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Autore: Annette85    31/07/2010    2 recensioni
Il sole sembrava ormai un ricordo lontano: la coltre di nubi e la nebbia la facevano da padrone, anzi, dopo la morte di uno dei più grandi maghi di tutti i tempi, erano diventate così opprimenti che non si distingueva il giorno dalla notte. [...]
Storia vincitrice al contest Quello che gli altri non sanno... indetto da Il Sigillo
Genere: Generale, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Nota: Storia scritta un anno e mezzo fa (ormai, e come sempre pensavo di averla pubblicata qui) e vincitrice del contest Quello che gli altri non sanno..., indetto da Il Sigillo.
Buona lettura^^


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Veritaserum

Il sole sembrava ormai un ricordo lontano: la coltre di nubi e la nebbia la facevano da padrone, anzi, dopo la morte di uno dei più grandi maghi di tutti i tempi, erano diventate così opprimenti che non si distingueva il giorno dalla notte.

Godric’s Hollow non era mai stata una cittadina particolarmente ricca di attrazioni – casa Potter a parte – quindi era strano vedere una giornalista del calibro di Rita Skeeter aggirarsi per il paese alla ricerca di qualcuno o, molto più probabilmente, di qualcosa; ma di sicuro doveva esserci un valido motivo se si trovava lì.

Rita controllò per l’ennesima volta un foglietto che teneva in mano, si guardò attorno per capire se la viuzza che stava imboccando fosse quella giusta e, quando comprese che effettivamente lo era, un sorriso compiaciuto comparve sulle sue labbra. Non si sfugge molto facilmente a una giornalista d’assalto, soprattutto se il suo nome è Rita Skeeter e la sua specialità è far trionfare la verità... anche se questa non è poi così vera.

Appena poche ore dopo la morte di Silente, Rita aveva iniziato a cercare quante più informazioni possibili per la sua biografia e, grazie alle sue fonti, aveva scoperto che l’autrice di Storia della Magia aveva conosciuto la famiglia Silente, perché loro vicina di casa. Da quel giorno aveva assillato l’anziana Bathilda Bath con i suoi gufi per chiederle un colloquio; naturalmente la storica aveva risposto più volte per le rime alla cronista: tutto ciò che aveva saputo, conosciuto e visto doveva rimanere sotto segreto, come aveva tacitamente concordato con Albus anni prima.

Più e più volte in quegli ultimi cinque giorni, Rita si era vista arrivare i gufi più disparati che riportavano le sue lettere scritte con l’inconfondibile inchiostro verde e corredati di velate prese in giro da parte di una alquanto indignata Bathilda. Quest’ultima, d’altra parte, aveva letto più volte gli articoli della giornalista e sapeva perfettamente cosa le avrebbe chiesto, dove avrebbe voluto infilare il naso, ma questa volta non avrebbe avuto soddisfazione.

Purtroppo, la storica non aveva fatto i conti con la tenacia della giornalista e questa bussava imperterrita alla porta di Bathilda, senza il minimo ritegno.

«Batty cara, so che ci sei, mi hai appena rimandato un gufo» Rita iniziava a spazientirsi: erano dieci minuti buoni che la sua mano bussava a quella porta che restava sprangata. «Non vorrai che usi un incantesimo per entrare, vero?» chiese poi, già armata di bacchetta, pronta ad aprire la porta.

Proprio mentre stava per fare un passo indietro e far fare il suo dovere alla bacchetta, la porta di casa Bath si aprì.

«La scortesia è di moda, ormai. Come sono passati i tempi» asserì Bathilda guardando l’ospite sgradita. «Signorina Skeeter, le mie risposte non le sono bastate, a quanto vedo. Beh, le do una notizia:» un sorriso di trionfo si dipinse sulle labbra della giornalista, non pensava sarebbe stato così facile estorcere qualche succulenta informazione a quella vecchia megera «ha fatto un viaggio a vuoto, io non le dirò proprio niente su Albus e la sua famiglia. Non sono argomento di pettegolezzi quali sono quelli che lei chiama articoli».

Il sorriso comparso poco prima sulle labbra di Rita si spense lentamente, trasformandosi ben presto in una smorfia di disgusto. La giornalista scrutò tutta la piccola figura della storica: non avrebbe mai pensato che in una persona così... vecchia potesse nascondersi tanta cattiveria. I suoi fan avevano il diritto di sapere qual era stata la vera vita di una delle sue vittime predilette: Albus Silente.

«Anch’io le do una notizia: non mi muoverò di qui finché non avrò avuto ciò che cerco. E lei me lo darà» il sorriso ritornò ad albergare sulle labbra di Rita.

Bathilda non si fece scalfire dalla risposta della giornalista, anzi si era aspettata una cosa del genere: Rita era decisamente prevedibile.

La storica non poté far altro che spostarsi dalla soglia per far passare la reporter, di sicuro si sarebbe stancata di non ricevere risposte e prima o poi se ne sarebbe andata, lasciandola finalmente in pace. Rita, da parte sua, fece il suo ingresso trionfale nella villetta; si guardò un po’ intorno ed entrò nel salotto.

«Molto bella questa casetta», disse gentilmente la giornalista spostando lo sguardo da un confine all’altro della stanza: alla destra della porta, una grande finestra faceva bella mostra di sé, sotto alla quale c’era un ampio davanzale con alcune piante magiche rigogliose, nonostante la poca luce solare a loro disposizione; sulla parete opposta a Rita, un’imponente libreria ricca di volumi di qualsiasi dimensione occupava l’intero muro, lasciando solo un piccolo spazio per il caminetto. Di fronte alla finestra, c’erano uno scrittoio e un cassettone pieno di fotografie. Molte di queste raffiguravano la stessa Bathilda sola o con maghi e streghe, alcuni dei quali famosi, in altre c’era Albus Silente in vari periodi della sua vita, con amici e conoscenti.

«Molto interessante» bisbigliò tra sé Rita.

«Le andrebbe una tazza di tè?» chiese Bathilda facendo sussultare leggermente la giornalista, intenta a osservare tutte le foto presenti nel salotto.

«Certo, molto volentieri» sorrise la Skeeter. «Davanti a una tazza di tè fumante sono sicura mi delizierà con i suoi racconti».

La padrona di casa si allontanò dalla stanza per preparare la bevanda e si maledì per aver aperto la porta, o meglio per non essersi smaterializzata in qualche posto inaccessibile alla giornalista. Intanto Rita era passata allo sbirciare le varie carte presenti sullo scrittoio “Questo è davvero molto interessante” pensò la reporter: i fogli scritti a mano con una calligrafia fitta, ma curata, indicavano che Bathilda stesse lavorando alla redazione di una nuova versione di Storia della Magia.

«Vedo che ha già scoperto il mio piccolo segreto» asserì Bathilda, appoggiando sul tavolo tra le due poltrone il vassoio con il tè.

«Penso che questo non sia il piccolo segreto, ma uno di essi» sorrise Rita, sedendosi in poltrona e prendendo in mano una tazza. «Oh, potrebbe andare a prendere un po’ di zucchero?» chiese poi, vedendo che mancava la zuccheriera.

«Ma naturalmente», rispose Bathilda con un falso sorriso di cortesia, lasciando per la seconda volta sola Rita, che si affrettò a far uscire dalla sua borsa la famosa penna autoscrivente color verde acido e il blocco per prendere appunti.

«Batty cara, posso chiamarla così vero?» chiese la giornalista quando la padrona di casa ritornò con lo zucchero.

«Gradirei signora Bath, ma penso che non sia tra le sue corde essere più educata» rispose stizzita per il nuovo nomignolo che le aveva affibbiato Rita.

«Molto bene, Batty cara, perché non mi parla un po’ di Albus?» domandò Rita affabile, mentre la penna era ansiosa di scrivere.

Bathilda sorseggiò un po’ di tè, non voleva dare l’impressione alla giornalista di essere troppo maleducata, e Rita sorrise: tra poco la storica avrebbe detto qualunque cosa, senza neanche rendersene conto.

Gli occhi di Bathilda si offuscarono leggermente e, come se una forza estranea al suo corpo la costringesse, iniziò a raccontare con voce quasi stanca.

«Ho conosciuto, non molto bene al principio, la famiglia Silente quando arrivarono a Godric’s Hollow. All’inizio non volevano dare confidenza a nessuno qui attorno, penso fosse per paura di essere giudicati per ciò che era successo a Percival, ma un giorno ho mandato un gufo ad Albus per i suoi successi scolastici», Bathilda continuò a raccontare la verità finora rimasta riposta nella sua memoria, rendendo molto contenta Rita, raccontando cose che neanche la stessa giornalista si sarebbe mai immaginata. Tra un sorso di tè e l’altro, tra un racconto e l’altro, Bathilda si alzava e prendeva foto o lettere conservate nei posti più nascosti del salotto e della casa.



A Rita sembrò di sognare e quando salutò Bathilda, questa era ancora piuttosto confusa. Con tutte le informazioni che le aveva dato la storica, la giornalista avrebbe potuto scrivere ben più di un libro sulla vita di Silente, ma avrebbe fatto una cernita delle informazioni una volta arrivata a casa.

Lanciò uno sguardo a ciò che ancora stringeva in mano: il Veritaserum aveva funzionato meglio di quanto avesse mai sperato e la fialetta vuota era una prova tangibile che niente sarebbe riuscito a fermare la giornalista.

Una risata argentina risuonò per qualche istante anche dopo la smaterializzazione di Rita: Vita e Menzogne di Albus Silente ormai era più che completo e non importava molto a come si era arrivati alle varie informazioni, l’importante era smascherare il più grande bugiardo di tutti i tempi.



O così doveva essere.


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Nell'attesa di riuscire a concludere un altro capitolo sulla storia di Romilda, ho pensato di pubblicare questa storia, scritta, come già detto, un anno e mezzo fa. È stata una delle prime storie di cui andare fiera, non solo perché ha vinto (XD), ma anche perché penso di ritenermi soddisfatta del risultato. Ovviamente se così non fosse potete dirlo liberamente, non mi offendo^^
Comunque ora lascio la parola a voi, spero che la storia vi sia piaciuta.
Alla prossima storia o al prossimo capitolo su Romilda^^

Ciao ciao

   
 
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