Come promesso, ho fatto presto
presto ^^…
Tanto x cominciare ringrazio subito
Fire Angel (nn mi hai mai abbandonato, cara, che pazienza ç___ç!), miele (che
carina che 6, grazie 1000 ^\\^!), Malahisa (spero che ti sia piaciuta cmq la FF
^^”, cmq ho scritto una nota nella testata della storia, spero che ogni dubbio
sia chiarito ^-^) tutte le raga del forum e il mio Jolly Mask che m’incoraggia
sempre (TVTRB AMORE ^\\\\^!!! – Oddio fermatela… -___-“” ndKei – RIA IN ESTASI
AMOROSA, STOOOOP!!!! NdTakao – Cattivi XP! NdRia).
Ehm, ^\\^, comunque… Qsto nn sarà
l’ultimo capitolo (COOOOSA O___O?! ndTutti_terrorizzati) ma il penultimo
(Fiuuuu, che spavento! – Brutti… >___<** ndRia): l’ho deciso quando mi sn
resa conto che qsto cap da solo è lungo 26 pag di Word ^^”! (CHE O___o?!
ndSerjey – Ma 6 scema?!? NdBoris – 26 pag di questa rumenta?!? NdYuri – Da
quand’è che parli genovese Yuri -__o? ndJM - Un’altra parola e finite a fare
una Yaoi cn triangolo, mi sn spiegata?!? >___<*** ndRia – Chiediamo sommo
perdono padrona ^___^””” <- terrorizzati – E poi nn rompetele le balle sl
xkè in qsta Fic nn ci siete! NdTakao – Ma chi vuole essere protagonista in
qcosa fatto da ‘sta stu… NdTutti_e_3 – Ehm, ehm, YAOOOIII… - …peeeenda
creatura? Nn siamo proprio degni… veri pensieri -> “Possiamo ucciderla?
NdBoris – No, ha la tastiera dalla parte del manico ç___ç* ndYu – T_____T
ndSerj”).
Cmq sia, il prox cap sarà
praticamente un epilogo, xciò un po’ + corto, ma spero che vi piaccia, cm spero
vi piaccia qsto cap, è un po’ contorto ma credo di aver fatto un buon lavoro!
Alla prox XDD!!!
Cap. 35
Dopo l’incidente, di
Kuroi non si seppe più nulla. La polizia indagò a lungo sulla zona
dell’esplosione, scovando anche i resti di uno strano macchinario, del quale
non era però possibile recuperare le parti più consistenti, rimaste sepolte in
una zona inaccessibile.
Gli Psaico, intanto, si
erano dispersi. Tutti quanti erano scomparsi senza lasciare traccia, ma i
ragazzi seppero, circa due mesi più tardi, che uno strano gruppo di blader
stava creando non poche grane ai partecipanti dei tornei a cui si iscrivevano,
e l’unico indizio era quello del loro capitano, un tizio grande, grosso e con
una strana capigliatura azzurrina.
Questo, però, era un
fatto ancora lontano; per il momento, finalmente, quella storia era finita.
E, come spesso accade,
con la fine della storia arrivò l’ora degli addii.
Dal diario del
professor K, 4 novembre
Cortile di casa
Kinomiya
Sono passati
ormai tre giorni da quando i ragazzi hanno battuto Alfa e gli Psaico;
finalmente, riusciamo a goderci un po’ di tranquillità!
Dopo l’incidente
Alfa è scomparso assieme agli altri, mentre Margot è stata ricoverata in
ospedale, e pare non abbia ancora ripreso i sensi; anche Omega si era
leggermente ferito ad una gamba, così Takao gli ha offerto ospitalità finchè
non si sarà completamente ripreso.
Quasi tutti gli
altri sono tornati a casa; solamente i Baihuzu sono ancora qui, assieme a Rei,
Kei, e Max, che vengono ancora ospitati da nonno J. Naturalmente, anche le
ragazze sono ancora qui. Mi chiedo solo cosa… … … Non importa. Adesso è meglio
che mi riunisca agli altri. Dai rumori che sento venire dal cortile sul retro
direi che si stanno divertendo!
- Ciao Eve! – esclamò il
Prof, passando di fronte allo shoji(*) aperto che dava sul giardino.
- ‘Ao Prof…
Su un futon un po’
sgualcito Eveline sospirava, annoiata: Doc le aveva concesso di non rimanere in
ospedale, ma l’aveva obbligata al riposo assoluto.
- Che c’è, Eve? – le
chiese Ruka, che guardava Daniel e Daichi giocare assieme nel cortile alla
lotta, mentre gli altri ridevano.
- Mi annoio, Ru-chan –
disse, sconsolata – e poi, ad essere sincera, sono un po’ preoccupata.
- Preoccupata? – chiese
la rossa, mentre Takao, dispettoso, attaccava briga coi due lottatori.
- Sì… Voglio dire,
adesso che tutto è finito… Sì, insomma…
Fuori, Takao venne messo
al tappeto. Ruka scrutò l’amica, credendo di capire come voleva continuare:
“Adesso… Che ne sarà di noi?”.
- RAGAZZI! – la voce di
nonno J, forte, distolse le due ragazze dal discorso.
- Che c’è… AHI! Che c’è
nonno? – rispose Takao, staccandosi letteralmente Daniel dal collo.
- Ci sono delle persone
che vi cercano qui fuori.
- Delle persone? –
chiese Rei, stupito.
- Già ^^. – sorrise
l’uomo – E vogliono vedere Eveline e il piccolo Daniel, venite forza!
I due fratelli si
guardarono, stupiti, ma non obbiettarono. Seguiti dagli altri andarono fino
nell’ingresso, dove l’anziano uomo fece segno a due persone di accomodarsi,
sorridendo: una era una donna magra di media statura, con setosi capelli neri e
un viso ovale molto cordiale, l’altro era un uomo alto coi capelli appena
brizzolati… e due occhi azzurro.
- Ah… - appena li vide,
Daniel sbiancò, come avesse visto un fantasma; anche Eve rimase a bocca aperta.
- M-ma…
- IL SIGNORE E LA
SIGNORA YOSHIJY?!? (E’ il cognome di Eve ndRia) – esclamarono Ruka e Midori,
all’unisono.
- MAMMA!! – urlò il
bambino, gettandosi in lacrime tra le braccia della donna – MAMMA, MAMMA!
- DANIEL! EVELINE! –
mormorò la donna, piangendo – Tesori miei…
- Papà…! – fece la
ragazzina, abbracciandolo.
- Il presidente mi ha
detto che lo hanno contattato appena è cominciato il torneo e hanno
riconosciuto Eveline alla televisione – disse nonno J, guardando le espressioni
confuse dei ragazzi – Ma, visto come poi è precipitata la situazione, non sono
riuscito a farli venire qui…
- Oh, per fortuna state
bene! – fece la signora Yoshiji, abbracciando anche la figlia – Meno male, meno
male…!
Daichi fissò un istante
i due coniugi, sorridendo, erano proprio i genitori di Eve, le somigliavano
moltissimo! Soprattutto la madre, anche se gli occhi erano diversi, di un bel
verde pallido.
- Vi ringrazio, ragazzi.
– fece il signor Yoshiji – Davvero.
- Uh? – Takao non capì
subito.
- Certo! – esclamò la
donna – Il presidente ci ha raccontato tutto, grazie davvero!
I ragazzi sorrisero, un
po’ impacciati.
*_____________________
Il mattino successivo il
gruppo si ritrovò dalla stazione, per un ultimo saluto ad Eveline. I suoi non
volevano aspettare ancora, e avevano deciso di partire con i figli per la loro
nuova casa, per stare tutti assieme.
- Treno per Kyoto in
partenza dal 1° binario tra quindici minuti… treno in partenza…
- la voce metallica dell’altoparlante, assieme al brusio della gente, suonava
fastidiosa e confusa.
- Non so quando riuscirò
a tornare a trovarvi – disse Eveline, la voce un po’ tremante, reggendo sei
bigliettini tutti uguali – comunque… Papà mi ha dato l’indirizzo e il numero
della casa nuova, perciò…
Ruka, facendole
l’occhiolino, agguantò uno dei foglietti:
- Tranquilla, non
lascerò che ti disfi di me, ragazzina ;P!
- Idem! – esclamò Takao,
ridacchiando. Anche Mao e Max, imitandoli, ne afferrarono uno a testa,
sorridendole.
Alla fine, ne prese uno
anche Midori, anche se quasi con riluttanza; Takao notò che aveva gli occhi
lucidi.
- Allora… Ci salutiamo?
– chiese la rosina, guardando il fogliettino distratta.
- Già…
Rimasero immobili e in
silenzio per un po’. Poi Midori, senza preavviso, abbracciò forte l’amica:
- Mi mancherai,
Eve-chan! – fece, con voce tremula; la ragazzina annuì, come a dire “anche
tu!”, stringendola forte. Anche Ruka, che sembrava aver preso bene quella
separazione, andò ad abbracciare le due amiche con aria triste.
I ragazzi le lasciarono
stare per qualche istante. In fondo, pensava Takao, era normale quella
reazione: ne avevano passate tante, ma stando sempre unite; adesso, anche se
tutto si era risolto, non sapevano se si sarebbero riviste: Ruka era orfana e
sempre in giro per il mondo, Midori doveva cercare il padre, Eve sarebbe andata
a vivere coi suoi… Chissà quando sarebbe arrivata l’occasione per un
incontro!
- Treno per Kyoto in
partenza dal 1° binario tra dieci minuti…
- B-beh… - disse Eve,
lasciando le altre e asciugandosi una lacrimuccia – E’ meglio se terminiamo i
saluti ^^…!
Le altre due annuirono.
- Allora, a presto… Tak…
Max… Rei… Mao, ragazzi…
Mano
a mano che gli chiamava, i ragazzi le andavano vicino, stringendola veloci o
dandole il cinque.
- A presto anche a te,
Hilary…
- Eveline…! – la
brunetta la cinse così forte da soffocarla, odiava gli addii!
- E Kei… - la ragazzina
incrociò lo sguardo del russo, facendo un sorriso a trentadue denti; Kei piegò
appena la testa, ricambiando con un sorriso appena accennato.
In quel momento, però,
Eve cominciò a guardarsi attorno, spaesata.
- Che c’è, Eveline?
- Ma… Lui dov’è? Ah! –
il suo sguardo andò dietro le spalle del platinato, fissandosi su qualcosa.
E quel qualcosa,
nascosto dietro una colonnina della stazione, non era che Daichi.
Il ragazzino non
riusciva proprio ad accettare l’idea di “salutare per l’ultima volta Eve”, non
ci riusciva! Contemporaneamente, però, il pensiero che lei se ne andasse e lui
non potesse parlarle, lo rendeva incredibilmente triste.
- C-che ha-hai da
r-ridere >\\\< ?!
- Niente… Senti un po’
ti sei già dichiarato o aspetti il giorno del giudizio?
“Dire cosa?! – pensò con rabbioso imbarazzo –
I-io non ho proprio niente da dire!”.
Bugiardo…
Disse una vocina dentro di lui. Avanti, cosa aspetti? Potrebbe essere
l’ultima occasione!
- Lo so! – disse, a
nessuno in particolare. “Però… Io…”.
- “Sai” che cosa,
Daichi?
La vocina allegra di
Eveline, spuntatagli magicamente da dietro, fece compiere al ragazzino un salto
olimpico:
- E-E-E-EVE?!
Qu-qu-quando sei arrivata?!
- Adesso! Ah, per
fortuna ci sei! – disse, con tono sollevato; Daichi non capiva – Credevo non
fossi venuto a salutarmi…
- M-ma che dici?! Certo
che venivo a salutarti ‘\\\’! Ti pare?
La ragazzina lo guardò,
un pò sorpresa dal tono così deciso:
- Grazie, allora ^\\^!
- … … -\\\- … …
I due rimasero lì,
imbarazzati e silenziosi, guardandosi quasi di soppiatto. “Che fai, scemo?! –
si rimproverò il rosso – Avanti! Che cavolo stai facendo?!”.
- Treno per Kyoto in
partenza dal 1° binario tra cinque minuti… I signori passeggeri sono pregati di
recarsi al binario…
- OH…! – sobbalzò
Eveline, triste – E’ l’ora…
“NO! – pensò Daichi –
No, aspetta, resta ancora un po’! Ti prego!”.
- E-Eveline!
- Uh?
“Adesso, avanti! Che
aspetti?!”.
- E-ecco, io… - “No, non
ce la faccio, non ci riesco!” – N-niente…
La ragazzina lo fissò un
attimo, confusa.
- A-allora ci si vede,
eh? – e così dicendo le porse timidamente la mano, meccanicamente, come fosse
l’unica cosa che potesse fare; lei sembrò volergliela stringere senza
obbiettare.
“Che saluto penoso… -
pensò, tristissimo, il ragazzino – Sono davvero un imbecille!”.
Ma la morettina,
inaspettatamente, scostò la propria mano, gettando le braccia attorno al collo
del ragazzino. Daichi trattenne istintivamente il fiato, arrossendo sino alla
punta delle orecchie ed irrigidendosi come una statua.
- Mi mancherai!
>\\\< – disse lei, a bassa voce – Tantissimo!
“E’ troppo… Vicinaaaaa
@\\\\\\\\@!!!!!! – pensò Daichi agitatissimo, la faccia che quasi gli affondava
nei capelli neri di lei – Omammaomammaomammamiaa >\\\\\\\\\\< !!!”.
- Mi hai sempre dato una
mano… Grazie infinite! Di cuore… -\\\\\-
- Eh … o\\\o? – Eve
aveva un tono strano, sembrava stesse per piangere
- N-noi comunque –
balbettò lei, guardandolo in faccia – Ci rivedremo, vero?
Daichi sussultò, aveva
davvero gli occhi lucidi! Per un secondo ebbe il fortissimo impulso di
abbracciarla, ma le sue braccia sembravano paralizzate.
- Certo! – esclamò,
quasi più per rassicurare se stesso che lei – Dopotutto, siamo amici, no?
“No, ma che cavolo
dico!- si rimbrottò contro – Non dovevo dire questo!”. Eve lo fissò; gli
strinse le mani con un sorriso:
- Sicuro ^^! Allora… Ci
vediamo, ok?
Sorridendo, scappò via,
entrando di corsa nel treno.
- Sbrigati sorellina! –
la rimbrottò un poco Daniel – Adesso parte!
- Eccomi, eccomi, Danny!
Le porte si chiusero con
uno schiocco, mentre l’altoparlante annunciava al definitiva partenza. I
ragazzi guardarono il treno allontanarsi sempre più velocemente, mentre Daichi,
ancora un po’ confuso, li raggiungeva; nel pugno stringeva uno dei foglietti di
Eve, che la ragazzina gli aveva messo in mano in tutta fretta.
- Dov’eri sparito? – gli
chiese Hilary, vedendolo – Credevo fossi rimasto a casa! O come minimo, che ti
fossi perso!
- Non sono così idiota,
sai? – sbottò acido.
- Dai, lascialo stare –
ridacchiò Takao, ghignando – Ha appena dovuto salutare la sua ragazza, lascialo
in pace ^^!
- PROVA A RIPETERE
QUELLO CHE HAI DETTO E TI DISTRUGGO, CRETINO >\\\\< !!! – urlò Daichi,
gesticolando come per acchiappargli il collo.
- OOOP, spiacente XP! –
rise l’altro, scappando – Ma sono più veloce di te!
Il ragazzino cominciò ad
inseguirlo, tra i sospiri degli altri e i rimproveri di Hilary, rosso come un
pomodoro.
- Allora… Ci vediamo,
ok?
“Stanne
certa. – pensò, sorridendo, mentre si voltava a guardare ancora il treno, ormai
lontano – E la prossima volta, ti dirò la verità.
Lo prometto!”.
*_________________
Dal diario del
Professor K, 11 novembre
Camera mia.
La partenza di
Eve è stata decisamente improvvisa per tutti noi; purtroppo, il presidente ha
dovuto risolvere alcune questioni riguardanti il PSO Tournament e non è
riuscito ad avvisarci per e-mail. Nell’ultima che mi è arrivata, però, ho
scoperto anche il motivo di tanta segretezza: a quanto mi ha detto, il signor
Daitenji ha fatto un piccolo “regalo” ad Eveline, come pegno di averlo aiutato
mentre era imprigionato dagli Psaico.
Pare fosse anche un rifiuto alla proposta di lei di essere bandita dalla BBA…
Ma non ho capito bene perché questo dovesse accadere.
Questa mattina
abbiamo dovuto salutare un'altra persona. Omega, infatti, ha deciso
di partire.
- Sei sicuro di non
voler rimanere qui ancora un po’? – gli chiese Takao, mentre il ragazzino,
sacca in spalla, stava per uscire dalla porta.
- Sicurissimo, Takao. –
rispose Omega, a mezzavoce – Ora che non sono più uno Psaico, potrò dedicarmi
al bey liberamente.
Il giapponese lo fissò,
poco convinto.
- Omega… Dove andrai? –
fece Ruka, guardandolo. Lui fece spallucce:
- Mah… Forse in Europa,
non so ancora bene… Ho chiesto a Daitenji se potesse aiutarmi, credo che mi
abbia già trovato un posto.
- Aha… Beh, allora,
riguardati, ok? – Ruka sembrava dispiaciuta. A vederla far così, Omega si sentì
le farfalle nello stomaco: dovette trattenersi dal fare un sorriso a trentadue
denti.
- C-certo… ^\\\^…
A-allora ciao… - uscì dal cortile a
passo rapido, incrociando un istante lo sguardo di Lai: “Te l’affido.” Sembrò
dire. Il cinese lo fissò di rimando, un po’ perplesso.
In strada Omega si
guardò bene dal voltarsi indietro, stringendo forte la sua sacca: ora non
doveva più pensare a loro, né agli Psaico, né tanto meno a Ruka.
I ragazzi lo guardarono
allontanarsi, una figurina gracile con uno strano e scompigliato mucchietto di
cappelli rossicci.
- Dite che lo rivedremo?
– chiese Max; nessuno rispose.
Neanche io mi
aspettavo partisse così all’improvviso, probabilmente aveva progettato questa
cosa da giorni; credo che Omega non si sia mai sentito troppo a suo agio in
casa di Takao, anche se è stato proprio lui ad offrirgli un posto dove stare.
Ad essere
sinceri, credo che mi avrebbe fatto piacere se quel ragazzo fosse entrato in
squadra: mi sembrava in gamba, e oltretutto decisamente abile col bey, ma
chissà se tornerà! Per la verità non ne sono molto convinto.
Ma non si sa mai!
*______________________
Dal diario del
Professor K, 25 novembre
Sta ancora
piovendo. Sono ormai giorni che non smette di piovere. Sarà per questo che mi
sono così spaventato, quando è comparsa oggi pomeriggio nel cortile di Takao!
A dire il vero,
sapevo già che era scomparsa, il presidente ci aveva mandato un’ e-mail dicendo
che due giorni fa era scappata dall’ospedale, andando chissà dove.
Comunque, non mi
sarei mai aspettato una cosa del genere da lei!
Midori fissava fuori
dalla finestra il lento scorrere della pioggia, come fosse uno spettacolo
sconosciuto e fantastico; e qualcuno avrebbe potuto pensarlo, se il suo sguardo
annoiato non fosse stato vacuo e con la palpebra a mezz’asta.
Odiava le giornate piovose!
Per più di un motivo, ma in special modo perché odiava stare chiusa in casa! Il
non far niente la rendeva pigra e lenta, cosa che la infastidiva
incredibilmente: le passava la voglia di fare qualunque cosa, perfino i suoi
sensi sembravano assopirsi pian piano.
Forse proprio quel
motivo si accorse solo dopo cinque minuti che, più in basso, un bey stava
ronzando nel cortile, a neanche mezzo metro dal porticato.
- Ra-ragazzi! – esclamò
stupita – Ragazzi, venite!
Rei, Max e Takao, che si
trovavano lì, si affacciarono un po’ svogliati.
- Un bey?! – esclamò
Max, come risvegliandosi – Apparso dal nulla da solo?!?
- Ma non è possibile! –
disse Rei – Senza ombra di dubbio, qualcuno lo manovra… Ma chi è il pazzo che
usa il bey all’aperto con un tempo del genere?!
- Ma soprattutto, che
cavolo ci fa nel mio cortile?! – brontolò Takao, confuso.
In quel mentre, come si
fosse accorto che qualcuno lo fissava, il bey si allontanò, correndo attorno al
perimetro della casa.
- Ehi, sta scappando
verso l’ingresso!
- Magari il proprietario
l’ ha richiamato…!
- Andiamo! – esclamò
Midori e, senza aspettare risposta, si fiondò verso l’ingresso, seguita dagli
altri tre.
La ragazza arrivò
trafelata dalla porta, bloccandosi: effettivamente, davanti all’ingresso, a
fissarla impalata sotto la pioggia c’era qualcuno, grondante d’acqua, che
riprese in mano il bey senza fiatare, come fosse la cosa più naturale del mondo
in quell’istante.
- Tu?!
Anche gli altri
arrivarono, seguiti da Hilary e dai ragazzi:
- Gente, ma si può sapere
che vi prende?! – chiese un po’ scocciata la brunetta – Che succede per…
Ma anche lei si bloccò:
- Mar… Margot?!
La mora annuì.
- Ma che stai facendo?!
– le chiese Midori – Non dovresti essere all’ospedale?!
In effetti, la ragazza
non sembrava molto in forma: dalla maglia rossa a maniche lunghe spuntavano
delle candide bende che le fasciavano completamente il busto, probabilmente
per coprire la ferita sulla schiena; era
decisamente pallida, e anche sulla fronte aveva una fasciatura, ormai zuppa
come i capelli, stranamente scompigliati, che vi cadevano confusamente sopra.
- Ormai riesco a
muovermi perfettamente. – disse Margot, con voce debole – Cosa credevi, io sono
una donna con una ripresa di salute miracolosa!
- Non fare la sbruffona!
– le rimbeccò Ruka – E’ un miracolo se cammini!
- Vedi di badare ai
fatti tuoi! – le rispose, acida – E, comunque sia, non potevo restare là. –
cominciò a frugarsi in tasca, lentamente – Dovevo prendere una cosa dalla sede
prima di partire, mi ci è voluta tutta per trovarlo!
- Cosa?
La mora gettò in mano a
Midori un pacchettino; sembrava un regalo, largo e sottile, fasciato con della
carta colorata che, Midori ebbe quest’impressione, era stata usata già un paio
di volte.
- Mi è stato detto di
consegnartelo tempo fa – disse, atona – ma, alla fine, l’ ho nascosto senza mai
dartelo…
- M-ma cos’è? – chiese
Midori, confusa.
- E io che ne so?! –
rispose l’altra, seccata – Mica è da parte mia!
Midori fissò ancora il
pacco, indecisa: “Di chi mai potrebbe essere?”.
- Beh… addio, pivellini.
– sussurrò Margot – E, davvero… Perdonatemi.
- Margo… - ma quando
Midori fece per fermarla, la ragazza era già sparita.
- Uff… - al solito,
quella tipa era scomparsa come fumo al vento. “Non la capitò mai!”.
- Ma è davvero un regalo
per te, Mi? – le chiese Takao, sedendosi assieme alla ragazza.
- Credo… - rispose lei,
titubante – Ma mi chiedo come mai Margot me l’abbia consegnato solo adesso…
- Probabilmente –
concluse Ruka, incrociando le braccia – Capendo di aver sbagliato stando con
Kuroi e Co., ha deciso di rimediare come poteva.
L’altra annuì, aprendo
il regalo.
- Ehi, ma questa…!
Dentro, un poco
inzuppata d’acqua, c’era una foto, o meglio, un collage di foto con cui
qualcuno aveva ottenuto un’immagine di gruppo.
- Io, te, Eve-chan, Omega
e Shiro da piccoli! E c’è anche Margot!– esclamò Ruka, prendendola all’amica –
Ma cosa diavolo…!
- Guarda, c’è un
biglietto! – disse Lai, raccogliendo un pezzetto di carta giallastra. Midori
trattenne il fiato, anche se mezza cancellata dall’acqua, riconosceva benissimo
la calligrafia:
- Shiro!
- Eh?
Magari non è un granchè,
ma spero che ti accontenterai come regalo di compleanno.
Auguri per i tuoi 11
anni,
Shiro
- Un regalo… Di Shi per
i tuoi undici anni?! – balbettò Ruka, scioccata – M-ma… Shi… Quel giorno non
c’era già…
- Lo so… - sussurrò
Midori – Probabilmente, l’ ha dato a Margot mentre era ricoverato dopo il
duello di Alfa…
- M-ma se è così e
Margot l’ ha lasciato tra la sua roba, significa che è andata a riprenderlo
alla sede dov’eravamo in quel periodo… A quindici chilometri da qui!!!
-
CHEEEEE O__o?! A piedi in quello stato?! – esclamò il Prof, scioccato. Midori
annuì meccanicamente.
- Tzs, ma quella è
proprio fuori! – sibilò Hilary, tra lo scocciato e il sorpreso.
Midori emise una sorta
di borbottio, stringendo il regalo di uno dei suoi più cari amici al petto: per
una volta, non si trovava per niente d’accordo con la brunetta.
“Grazie mille, Margot…”.
Intanto, lungo una via
deserta, Margot camminava rapida; fece un sorrisino furbo:
- Tzs – disse, sentendo
i pensieri di Midori – non sperare che lo rifaccia, mocciosa!
*_________________
- Perciò domani
partirete anche voi, Rei? – chiese Takao, mentre il cinese stava controllando
la sua sacca.
- Sì. – rispose – Ormai
siamo qui da te da settimane, non credo che reggerai ancora due giorni. Mica
puoi ospitarci a vita!
- Già, - aggiunse
Mystel, che stava giochicchiando tenendosi in equilibrio sulle braccia – se
rimaniamo ancora, tra te, Daichi e Gao manderete in bancarotta tuo nonno con
tutto quello che vi mangiate ^^!
- Beh, in effetti hai
ragione ^\\^… EHI! (Scemo… ndtutti).
- Scusate ragazzi… -
chiese Lai, sbucando in quel momento dalla porta – Avete visto Ruka?
- Noi no. – rispose Rei.
- Neppure noi! – dissero
Gao e Kiki dal cortile, comparendo dallo shoji aperto.
- Cavolo, ma dove s’è
cacciata?! Neppure Midori la trova…
- Lai, forse l’ ho
trovata! – esclamò Mao, arrivando dietro le spalle del fratello – Credo sia di
sopra!
In quell’istante si udì
dalla stanza delle ragazze un tonfo ed un fracasso sordo, come di oggetti non
meglio identificati che cadevano.
- Ma che diavolo era?!
Incuriosito, il gruppetto
salì le scale di corsa, arrivando dalla porta della camera che Midori e le due
cinesine condividevano.
- Ruka? – bussò Lai –
Ruka, ci sei? Possiamo entrare?
- Prego, AHI… - si
lamentò lei – Ma fate attenzione, ok?
I ragazzi si guardarono
confusi; il cinese fece spallucce e, un po’ preoccupato, aprì la porta:
- EHI, MA CHE CAVOLO…!
- Accidenti, che
macello!
La stanza sembrava una
biblioteca dopo il passaggio di un tifone: mappe, atlanti e opuscoli erano
sparsi per tutto il pavimento, assieme a penne e cartoline che uscivano dallo
zaino della rossa, abbandonato in un angolo; in mezzo a quel pandemonio,
affiancata dalla fila di libri che probabilmente, alcuni secondi prima, aveva
fatto crollare, c’era Ruka, le gambe incrociate e lo sguardo corrucciato in riflessione
mentre si massaggiava la testa:
- Cavolo, che male…
Dovevo averne messi troppo impilati! – probabilmente, nella caduta, aveva preso
due o tre libri sulla zucca.
- M-ma che hai
combinato?! – esclamò Mao
- Sembra ci sia stata
una guerriglia qui dentro! – disse Gao, tentando di entrare.
- Esagerati, poi
guardate che metto in ordine!
- Ma che diavolo è tutta
‘sta roba?! – chiese Takao, allibito.
- Ma non lo vedi? Sono
libri!
- Fin qui ci arrivo
>\\<* ! – disse stizzito – Volevo dire: uno, come te li sei procurati?
Due, cosa diavolo vuoi farci?
- Me li ha presi Hitoshi
– rispose tranquillamente, alzandosi – Gli ho detto che mi servivano, visto che
dovevo partire…
- Come?
- Certo! – fece,
stiracchiandosi – Devo decidere dove farmi spedire da Daitenji. Mica posso
restare a vivere qui!
- E non potresti - chiese Kiki, ingenuamente - più
semplicemente tornare a casa tu… AHIA!!!
Prima che finisse la
frase, Mao gli rifilò una gomitata sul braccio: “Stupido! – lesse il labiale
della ragazza il cinesino – Dove vuoi che torni?! Non ti ricordi più che non ha
una casa?!”.
- Ops…
- No, non posso proprio
^^. – continuò Ruka, facendo finta di niente – Sono troppo grande per vivere
dalla maestra Mayu. Oltretutto, visto che sono tanti anni che non riesco ad
andare a trovarla, mi sembra scortese piombarle così tra capo e collo ^^!
- S-sì, però… - disse
Mao, sottovoce – Non puoi mica continuare a girovagare così…
La rossa sembrò non
averla sentita e riprese il suo lavoro, attenta.
Lai la guardava preoccupato:
“Mia sorella ha ragione, non può andare avanti così! Ha bisogno di una casa…”.
- Sei gentile, simpatico e bravo, forse un po’
cocciuto… Ma forse è per questo che mi piaci ^-^.
– Tu… non le hai dato una risposta?
- E che cosa dovevo dirle, scusa \\\\\?!
- E lo chiedi a me? Se
non lo sai tu ^^…
- … … … -\\\- … …
- Fratellino, che hai? –
gli chiese Mao, vedendolo così taciturno; ma lui non la sentì neanche:
- Perché non vieni
assieme a noi?
La proposta del cinese
fece voltare tutti verso di lui.
- Eh?
- Con noi?
- B-beh, Rei – disse –
In fondo, è una nostra amica e ha bisogno di un posto dove vivere… E poi,
insomma… -\\\\\- - “Ma perché accidenti parlo?! Hanno ragione gli altri, mamma
ha dimenticato di farmi il cervello connesso alla lingua!”.
L’amico lo guardò, senza
chiedergli altro e sorrise.
- Mi sembra un’ottima
idea! – esclamò Gao.
- Anche secondo me ^^. –
aggiunse Mystel – In fondo, avete accolto alla tribù me, dove c’è posto per un
amico c’è posto per due!
- Allora approvato? –
chiese Rei e tutti annuirono. – Allora Ruka, ti va di venire a vivere con noi
^^?
- Con… Voi? – chiese la
rossa, ancora un po’ confusa – Tornare… In Cina… E diventare un membro della
tribù della Tigre Bianca °\\°?
Il gruppo annuì. Alla
ragazza si formò sul viso un sorriso così grande e luminoso che Takao pensò
avrebbe cominciato a far luce.
- MA E’ FANTASTICO
XDDD!! Certo che mi va bene!! – urlò, saltellando come un grillo – Ti è venuta
un’idea fantastica, Lai ^\\^! – strepitò, balzandogli al collo – Grazieeee,
graziegraziegrazie XDDDD!!
- E-EHI X\\\O! –
sobbalzò lui, arrossendo – Guarda che mi stai soffocando! Dai, lasciami
>\\\\o!
- Neanche morta
^\\\\\^!!! – e cominci a ridere, stringendolo forte.
*_________________
Seduto alla sua
scrivania, il Prof accese il suo fedele
portatile, aspettando che si caricasse. Una volta pronto, inserì il floppy e
digitò la password, aprendo la cartella più recente.
Diario, 27
novembre
Questa è l’ultima
pagina che scrivo: l’allegherò a tutti i dati che ho raccolto in tutto questo
tempo, da quando il presidente ci ha informato di quel misterioso PSO
Tournament, poco meno di un mese fa.
Oggi abbiamo
accompagnato all’aeroporto sia i Baihuzu che Max, che sono così partiti
rispettivamente per la Cina e per l’America. Lungo la strada di ritorno abbiamo
lasciato Kei all’ingresso della sua scuola e anche Hitoshi si è fermato alla
stazione, pronto per raggiungere nuovamente i suoi allievi di beyblade in un piccolo residence fuori
Tokyo; Daichi, invece, credo resterà ancora un po’ a casa di Takao.
Il ragazzino sospirò
profondamente, passandosi due dita sugli occhi: “È tardi, mi fanno male gli
occhi. Credo che andrò a riposare.” Pensò massaggiandosi la fronte. Cliccò
nuovamente col mouse e spense tutto, chiudendo il PC con uno scatto.
“Finirò di scrivere
domattina. – pensò – Tanto, adesso abbiamo tutto il tempo che vogliamo.”.
*________ Qualche
settimana dopo…
Il giorno era sorto da
neanche mezz’ora, ma nonno J era già sveglio e pimpante; camminando per casa a
passi felpati, in quella fredda mattina di dicembre, si diresse verso la stanza
del nipote, che ronfava beato assieme a Daichi, che stava quasi per cadere dal
letto che il nonno aveva preso apposta per lui.
“Ma guardali, sembrano
due bambini…”.
In silenzio e sfoderando
un sorrisino perfido, l’uomo sollevò la katana che si portava appresso:
- TAKAOOOOOOOO!!!!!!!
Il ragazzo si svegliò di
colpo e, gettando un urlo, si prese un colpo di spada sul cuscino, a neanche
cinque centimetri dalla testa; per lo spavento cadde anche dal letto!
- NONNO! – sbraitò lui –
M-ma che cavolo fai >___<**?!
- Avanti, alzati! –
rispose imperioso – Il sole è già sorto!
- Yahm… Ma che succede?
– biascicò Daichi, aprendo appena gli occhi.
- Su, alzati anche tu! –
gli disse il nonno – non è da te dormire tanto! E’ l’ora!
- Ma è presto… -
mugugnarono i due ragazzi.
- Dai, nonno! –
piagnucolò Takao, issandosi sul letto – Sono iniziate le vacanze invernali,
fammi un po’ dormire!
- Neanche per sogno! –
ribattè l’uomo – E poi, solo voi due siete dei dormiglioni! Midori è già
sveglia da un pezzo!
- Uff… - Takao sbuffò,
non era mica colpa sua se la ragazza era sempre ultra-mattiniera!
- Avanti, tirati su! E
prendi esempi da lei, anche tu, Daichi! Le vacanze non sono una scusa per
dormire, non devi farti influenzare da questo lavativo!
Il ragazzino emise uno
strano borbottio, che il nonno tradusse come un “sì”.
Takao, di malavoglia,
uscì dalla stanza, già arrabbiato: da quando Midori era lì a casa sua, il nonno
la elogiava sempre!
Beh, non che fosse colpa
sua, lei cercava solo di ricambiare.
Infatti, dopo la
partenza di Hitoshi, lei aveva iniziato a vivere coi Kinomiya, utilizzando la
stanza del fratello maggiore; per ricambiare l’ospitalità, aiutava il nonno in
casa, cucinava e faceva la spesa (incombenza che era sempre toccata a Takao e
che lui, palesemente, faceva di malavoglia). Aveva persino convinto, con la
complicità di Hilary, a mandare Daichi a scuola!
- Il fatto che ti alleni
col bey non deve impedirti di andarci. – aveva detto la brunetta – E poi, ormai
hai dodici anni, devi cominciare a frequentarla regolarmente!
Purtroppo, siccome anche
nonno J era d’accordo, le proteste del rosso non servirono a molto.
“Capisco che sia
decisamente straordinaria, ma il nonno esagera… -___-“.
Continuò a camminare, le
palpebre a mezz’asta e i capelli arruffati: “Hmn… Dal prossimo trimestre, se
rimarrà con noi, anche Mi verrà nella mia scuola – pensò, ancora mezzo
addormentato, mentre andava in bagno – Chissà come sarà divertente ^^!”.
Soprappensiero aprì la
porta del bagno, senza accorgersi che dentro c’era ancora Midori, che stava
finendo di cambiarsi, mettendosi la maglia.
- Ops… O\\O (gocciolone
immenso)!
- Ah… o\\\o
Nel giro di tre secondi
netti, la ragazza si portò la maglia attorno al petto, prese il primo oggetto
che le capitò sottomano e lo scagliò in testa al ragazzo, che rotolò
letteralmente fuori dalla stanza.
- TAKAO,
CRETINOOOOOO >\\\\\\\< !!!!
- Ma insomma, perché sei
così arrabbiata? – mugugnò Takao, a tavola – Ti ho già detto che non l’ ho
fatto apposta!
La ragazza non rispose,
furibonda ed imbarazzata, continuando a fare colazione; siccome Takao l’aveva
fatta arrabbiare, se ne stava dalla parte opposta del tavolo, sotto lo sguardo
attento del nonno e di Daichi che assistevano allo “scontro”.
- Sei un idiota comunque
>\\\<* ! – rispose Midori – Non ti hanno insegnato che si bussa?!
- Uffaaaaa, io stavo
ancora dormendo! – rimbeccò il ragazzo; poi fece un ghignetto furbo – Manco ci
fosse qualcosa da vedere…
Si sentì un secco colpo.
La ragazza, furiosa, gli lanciò la scodella vuota del riso, colpendolo sotto il
mento:
- SEI UN IDIOTA
>\\\\< !!! Tu e le tue battute volgari! E cretine, per di più! Cafone
>\\\<** !!
I due presero a
bisticciare di nuovo, mentre il nonno e Daichi mangiavano tranquilli:
- Secondo te, Gnam, chi
vince nonno?
- Mah, stamattina Takao
mi sembra abbastanza agguerrito, ma l’ ha fatta grossa…
- Sei davvero scemo! –
sbraitò la ragazza, sedendosi offesa
- Tzs, parla l’altra… -
disse l’altro, sbuffando.
In quell’istante la
porta si spalancò ed entrò Hilary, a passo di marcia:
- INSOMMA, MA CHE
SUCCEDE?!
I due risposero in coro:
- Succede che questo qui
è un maniaco >\\\< !
- Succede che questa qui
è permalosissima e non ascolta mai nessuno!
… … … Silenzio…
- COS’ HAI DETTO?! – si
urlarono contemporaneamente.
- Guarda che non sono io
che sono entrata in bagno mentre eri senza maglia!
- Ma ti ho detto che non
l’ ho fatto apposta! – rimbeccò lui – E comunque, chi è che mi ha lanciato il
baratto del sapone e la scodella del riso in testa?!
- Perché tu oltretutto
fai battute stupide!
- Ragazzi, basta! –
esclamò Hilary, esasperata – Mi, tu non arrabbiarti così! Dai, lo sai che al
mattino è già tanto se trova la testa!
- Uff… -\\\-
- Ti ringrazio, Hilary…
-___-***
- E tu, Takao, non
potresti stare più attento?!
I due sbuffarono, come
dei bambini che sono stati sgridati dalla mamma.
- Uhm… Ho un’idea ^^! –
disse la brunetta – Per farti perdonare, Takao, adesso andate a farvi un giro e
magari le offri una cioccolata calda, ok? Tanto fuori si gela!
- Cioè, alla fine,
sarebbe colpa mia -__-* (gocciolone)?!
La bruna annuì.
- Ma, visto che un po’
di colpa ce l’ ha anche Mi, dopo andrete a fare la spesa per casa.
- CHE COSA?!
- Hila, ma che dici? L’
ho fatta ieri…
- Ti ricordi che qui in
casa hai i signori Sumeragi e Kinomiya che non hanno uno stomaco, ma una
lavatrice?
- Grrrrrrazziee…
>_____<**** - ringhiarono i due ragazzi.
- Beh, ha ragione. –
fece Midori, acida
- Che vorresti dire?! –
disse Takao fulminandola con uno sguardo.
- Ti senti chiamato in
causa?
- INSOMMA, FINITELA! –
sbraitò stavolta il nonno. I due ragazzi si zittirono, un po’ mortificati
dall’urlo.
- Comunque sia –
continuò Hilary – Come punizione andate a farvi un giro. Su, su, avanti ^^! –
disse – Tutti e due fuori! E non tornate prima di oggi pomeriggio, siamo
intesi?!
E, senza troppi
complimenti, li cacciò letteralmente fuori casa.
- … … Ma che cavolo ha
stamattina?! (Gocciolone doppio).
- Uff, che fatica! –
esclamò Hilary – Credevo avrebbero continuato a scannarsi fino a domani!
- Già… - disse Daichi,
finendo di mangiare.
- Sono davvero
incredibili! – continuò la brunetta – Vanno d’accordissimo, ma poi litigano per
delle scemenze. Eh, che fatica…
- Allora, è tutto
pronto? – le chiese nonno J, alzatosi.
- Sì. Dobbiamo solo
chiamare gli altri ^^.
- Perfetto! Hilary sai
cosa devi fare, Daichi, corri a chiamare il Professor K, d’accordo?
- Agli ordini! – rispose
lui pronto, uscendo.
- Dobbiamo preparare
tutto prima che tornino.
*_________________
Takao e Midori
camminavano per le strade poco affollate della città, silenziosi. Avevano
finito di fare la spesa e avevano anche pranzato con dei panini fuori, ma era
ancora presto per tornare: così si erano ritrovati a girare senza meta da soli.
(^^)
- Aaah, mamma che
freddo! – disse Takao, massaggiandosi le braccia – Anche se non c’è la neve,
sembra di essere al Polo! (Esagerato… ndRia).
- Senti Tak…
- Uhm? – se lo chiamava
Tak, voleva dire che non era più arrabbiata. Buon segno!
- E-ecco… Scusa se ho
reagito così, prima… -\\\-
- Ma no! – rispose lui –
E’ normale! Anzi, scusa per non aver bussato e, sì, anche per la mia
battutaccia -\\\\-.
- Niente… Comunque, ti
volevo dire, se non ti va non sei costretto a fare come dice Hilary, possiamo
anche tornare indietro…
Il ragazzo rimase
qualche istante in silenzio.
- Ma và. – sorrise –
Nessun problema…! - “E poi così… Posso stare un po’ solo con te… ^\\\^”.
- Che c’è?
- N-niente… Senti, però
se a te non va uscir… Cioè, venire con me, p-puoi anche tornare… -\\\-.
Midori lo fissò, mentre
lui si fregava la testa, impacciato: sbagliava o aveva quasi detto “uscire con
me”? Lei arrossì:
- Certo che mi va ^\\\^!
– rispose – Dai, muoviamoci!
Così dicendo afferrò un
braccio al ragazzo e cominciò a trascinarselo dietro, ridacchiando.
- Ehi, facciamo a gara?
– propose Takao, cominciando a correre.
- Aspetta, non vale, sei
partito prima!
Takao rise, felice,
mentre lei gli correva dietro.
Vorrei poter fare così
per sempre.
Svegliarmi al mattino
sapendo che ci sei anche tu, qualche volta bisticciare e poi fare pace.
Voglio continuare a d
essere così felice in eterno…
*_________________
Quando Takao e Midori
tornarono a casa, era ormai pomeriggio inoltrato e cominciava a soffiare una
brezza leggera.
- ETCI ’!
- Salute! Senti freddo?
- Un po’… Snif…
- E’ perché ti vesti
troppo leggera. – la rimproverò il moretto – Non hai freddo tutto l’anno con
quella gonnellina?
- Ma và, sono una
ragazza, ci sono abituata ^^. Comunque, siamo arriv… Uh?
- Che c’è?
- Non ti sembra ci sia
un po’ troppo silenzio? – chiese la ragazza, entrando nel giardino.
- Effettivamente, non si
sente nessuno… Magari sono usciti anche loro.
- Uhu…
I due entrarono, in
punta di piedi, guardandosi un po’ attorno: però era strano che a quell’ora non
cui fosse nessuno in casa.
- Magari il nonno è in
palestra ad allenarsi. – propose Takao, poco convinto.
- Beh, basta guardarci!
I due si diressero verso
la palestra, ma non sentirono nessuno rumore, solo qualche brusio sommesso. “Ma
che cavolo succede ora?!”.
Con un colpo secco, i
ragazzi aprirono la porta scorrevole, facendo un balzo all’indietro quando
videro cosa c’era dietro.
- SORPRESA!
La palestra era stata
preparata di tutto punto con sedie e un lungo tavolo pieno di salatini, dolci e
bibite; ad accoglierli c’erano tutti gli amici e i vicini di casa di Takao,
compresi il Prof, Hilary, perfino i suoi compagni di classe!
- V-voi?! M-ma che è?!
-
Sorpresa, ve l’abbiamo detto! – esclamò il nonno, arrivando al fianco dei
ragazzi – C’è un ospite speciale che deve incontrarvi, perciò abbiamo preparato
questa festa per accoglierlo.
-
Aaaah…
-
Ehi, Takao, è una vita che non ci si vede! – esclamò un ragazzo alto con il
mento e le labbra pronunciate, prendendogli il collo.
- Akira! – esclamò il
moretto – E ci sei anche tu, Nobuo! Ma è fantastico! – e si rivolse ad un
ragazzo grassoccio coi capelli neri e l’espressione allegra. (sn i due amici di
Tak che giocavano a bey e aiutavano il giapponese nella 1° serie, ve li
ricordate? NdRia).
-
Già! – rispose Nobuo.
-
Gli ho chiamati io. – disse il Prof – In fondo, loro non avevano ancora
conosciuto Midori, così, visto che era un’occasione speciale…
-
Ah, giusto! Ragazzi, lei è Midori. Mi, questi sono due dei miei migliori amici,
Akira e Nobuo.
-
Molto piacere ragazzi ^^.
-
Yo!
-
Oh, allora sei tu la famosa ragazza di Takao, vero?
-
CHEEEEEEEEEEEE O\\\\\\\\\\\\\O?!?! – Midori lanciò un urlo tale che tutti i
presenti si girarono.
-
Ma…M-maccheccavolo dici, Akira >\\\\\< ?!? – balbettò Takao, più rosso
della sua giacca.
-
Perché, scusa, non è vero? – chiesero il nonno e Daichi in coro (‘sti due li
faccio andare troppo d’accordo… -__-“).
-
Ma certo che non lo è, nonno >\\\\< ! – balbettò lui, a voce bassa –
C-che cavolo metti in giro ‘ste voci?!
-
Eddai, Tak – fece il rosso, prendendolo in giro – non fare il timido…
-
Pensa per te, scimmia >\\\< !
-
Che?
- Insomma, Takao!! – esclamò Hilary – Prima
litighi con Mi poi con lui?! Ma sei incredibile!
-
Ma come, litigate? – chiese Nobuo.
-
Eh? B-beh, ogni tanto, ma per scemenze… - rispose vagamente Midori, ancora un
po’ rigida.
-
Allora perché non provi ad uscire con me? – le chiese Akira, sorridendo
(Ommamma ma che sto scrivendo…!).
-
Eh O___o”?
-
Dai, sono sicuro che sarò meglio del tuo ragazzo ^^.
-
Ma Tak non è il mio ragazzo >\\\\\\\\\< !!
-
Tanto meglio per me, allora ^^!
-
Akira, piantala ora! – fece Takao, irritato.
-
Eddai, - rise – sto scherzando! Non te la rubo mica per davvero!
-
Ma non sono la sua ragazza… -\\\\\-“” - mormorò Mi.
La
festa riprese tranquilla. Takao rideva coni ragazzi, facendo una gran
confusione, mentre Hilary accompagnava Midori tra gli invitati, per farglieli
conoscere un po’; in fondo, anche se non ne sapeva ancora il motivo esatto,
erano lì per lei.
“Sembra
che si stia divertendo. – pensò un attimo Takao, voltandosi a guardarla - Sono contento.”.
-
Ehi, ehi, che stai facendo Takao? – gli chiese con un ghigno Akira.
-
Secondo te, Akira? – rispose Nobuo per lui – Ammira il paesaggio…
-
La battuta era orribile e il doppio senso anche, la volete piantare?! – fece
Takao con stizza – Midori non è la mia ragazza >\\\\< !
-
E chi ti ha detto che stavamo parlando di lei? – risero i due.
-
UH… (gocciolone di proporzioni atomiche) – “Mi sono fregato da solo…!”. (Lo
sempre detto, Tak, che 6 un genio… ndRia).
In
quel momento il nonno, che era uscito un attimo, rientrò nel dojo, assieme al
presidente Daitenji.
-
Presidente? – reclamò Takao – Ma che ci fa lei qui?
-
Sono venuto per salutare Midori anch’io – sorrise l’uomo, mentre anche il prof,
Hilary e Mi gli andavano vicino – e ho una piccola sorpresa…
-
Una sorpresa?
L’uomo
sorrise nuovamente, annuendo.
-
Prego, entri…!
A
quelle parole, da dietro il presidente apparve qualcuno.
Era
un uomo alto, molto alto, con le braccia possenti e le spalle larghe; indossava
abiti leggeri su cui sembrava aver messo in fretta e furia una giacca a caso,
giusto per non morire di freddo: evidentemente, era appena arrivato
dall’estero. Quest’idea diventava più forte notando l’espressione stanca e
sbattuta che aveva sul viso tondo, con un velo di barba bruna, dai tratti
maturi, ma che sembrava molto giovane; anche i capelli erano bruni, appena più
lunghi dietro e legati in un codino sottile. La cosa che colpiva di più era,
però, il suo sguardo, l’espressione di due cupi occhi azzurri, così malinconici
e profondi da sembrare una porta per l’oceano.
Ma
quello sguardo si illuminò non appena vide Midori, che era rimasta come
pietrificata.
-
Ciao… - mormorò l’uomo, con voce tremante – Come stai, tesoro?
-
P-Papà…
-
COSA?!?
-
PAPA’!!
-
MI!
La
ragazza gli si gettò al collo, stringendo tanto forte da parer volerlo
stritolare.
-
E’ davvero… Suo papà? – mormorò Takao, ancora incredulo. Il presidente annuì:
-
Il signor Hiroyuki Takamura. Lo rintracciato con non poca fatica – disse –
Purtroppo, si trovava proprio nell’entroterra brasiliano, era quasi impossibile
comunicare con lui.
-
M-ma c-che ci facevi in Brasile? – balbettò Midori, staccandosi un secondo dal
padre.
-
Beh… - il padre le accarezzò la testa – Da quando ho saputo che eri scomparsa,
ti ho cercata ovunque, perfino quando la polizia aveva deciso di archiviare il
caso, ma purtroppo, da solo, non ho ottenuto nessuno risultato. –
E’
stata durissima! Finchè un giorno, la signora Mayuko mi ha spedito una lettera
dicendo che stavate bene sia te che le tue amiche, ma che per la nostra
sicurezza era meglio se non vi cercavamo più. –
Ovviamente,
mi sono rifiutato. Ho ricominciato a cercarti, seguendo le tue tracce. –
ridacchiò - Piccola, ma accidenti, che hai fatto?! Ho girato mezzo mondo
seguendoti!
“Ma
certo! – pensò Takao – Spostandosi di continuo per scappare dagli Psaico e
contemporaneamente per trovare il padre, lui e Mi non hanno fatto altro che
giocare a rimpiattino senza mai incontrarsi…”.
-
L’ultima tua traccia è stata in Brasile.
-
Ah, già! – si illuminò Midori – Avevo partecipato ad un torneo lì.
-
Infatti. – continuò – Lì, però, ho incontrato un appartenente ad una piccola
tribù indigena che viveva lontano, nella foresta. Era venuto in città perché,
purtroppo, alcuni suoi compaesani avevano contratto una malattia non molto
grave, ma incurabile per le loro medicine. –
Siccome
avevamo stretto amicizia, decisi di andare con lui ad aiutarlo, ed in cambio,
mi insegnò varie cose, tra cui una cosetta che avevo cercato disperatamente per
tanto tempo.
Midori
ebbe un sussulto:
-
Un sistema per farmi tornare la voce!
-
Esatto. – sorrise lui – Non sapevo che fossi riuscita a superare quello stato
da sola, perciò sono rimasto lì fin’adesso.
-
Cioè fino a quando il presidente non ti ha chiamato.
Lui
annuì. Midori lo fissò un secondo in silenzio, emettendo poi un gemito come
stesse per piangere.
-
E-EHI! – si preoccupò il padre – C-che succede?!
La
ragazza, per risposta, lo abbracciò di nuovo scoppiando in lacrime dalla gioia:
-
Mi sei mancato, papà! – singhiozzò, felice – Tanto, tanto!
Il
signor Hiroyuki sorrise, abbracciando la figlia, che non sembrava assolutamente
intenzionata a smettere.
-
Ma sorridi o piangi, Mi? – le chiese Takao, andando vicino ai due.
-
E io che ne so ^^? – continuò lei, gli occhi zuppi mentre sorrideva – Sono
felice e basta!
-
Hilary, non scoppierai a piangere anche tu? – le chiese il Prof, mentre la
brunetta si fregava gli occhi.
-
M-ma no… - mormorò – Figurati…
-
Dai, Midori, piantala di frignare! – le disse scherzosamente Daichi – In questo
caso devi solo essere contenta!
La
ragazza annuì, fregandosi gli occhi con la manica: il ragazzino aveva ragione,
doveva solo essere contenta, era davvero fortunata! Lui, ad esempio, suo padre
non l’avrebbe visto più.
-
E allora… BENTORNATO PAPINOOOOOOO!! – Midori cacciò un urlo incredibile,
saltando letteralmente addosso al padre, che capitombolò per terra.
-
EHI, EHI!
-
Mi hai fatta piangere dalla commozione, VENDETTA! – rise – Adesso me la paghi!
-
Ma guarda questa mocciosa! – fece Hiroyuki – Ma non sei cresciuta in questi
anni?!
-
No XP!
Tutti
scoppiarono a ridere, mentre padre e figlia giocavano come bambini.
Sono
contento, sai?
E’
tanto che non ti vedevo ridere così, forse non ti ho nemmeno mai vista.
Se
sei così felice, lo sono anch’io, sai?
Vorrei
essere così per sempre…
*_________________
Quella sera a casa Kinomiya la festa continuò,
stavolta in maniera più “famigliare”. Midori raccontò al padre quasi tutto
quello che le era successo in quei sei anni che lui se n’era andato
(tralasciando alcuni eventi avvenuti con gli Psaico che credeva l’avrebbero
fatto preoccupare e basta). Raccontò anche, con l’aiuto di Takao e Daichi, del
PSO Tournament, di come si erano tutti conosciuti, di Ruka, di Eveline, insomma
tutti e tre parlarono tanto che, quando fu l’ora di andare a dormire, era già
notte fonda.
Nella sua stanza Midori stese due grossi futon per
lei ed il padre, canticchiando: le sembrava incredibile che lui fosse lì!
Mentre stava sistemando le pieghe del lenzuolo, la
porta si aprì ed entrò Hiroyuki con addosso un suo vecchio pigiama tutto stropicciato;
l’uomo si sedette sul suo futon, lasciandosi andare all’indietro come un sacco
vuoto, sospirando.
- Ma papà! – sbuffò lei – Non avevo ancora finito,
insomma!
- Su, su, Midi – disse lui, sbadigliando –
E’ tardissimo, va bene così com’è…
- No, invece! – ribattè lei, fintamente arrabbiata
–E non chiamarmi Midi, papi, non ho mica più quattro anni!
- Ma ti ho sempre chiamata così, non sei in fondo
la mia bambina? – sorrise lui.
Midori strinse il cuscino, facendogli una
linguaccia, poi s’infilò nel suo futon a velocità supersonica, prendendo il
pigiama e cambiandosi lì sotto.
- … (gocciolone) Midi, non potresti andare a
cambiarti in bagno, se ti vergogni così tanto di fronte a me?
- No ^^. Dai, che male c’è? Da piccola lo facevo
sempre ^^.
- Lo so… Ma adesso non sei un po’ grandina? E
anche per dormire con me, non capisco perché hai insistito tanto.
- Perché è tanto che non ti vedevo! – esclamò,
sbucando da sotto il futon – E volevo assolutamente fare come quando vivevamo
insieme a casa!
Sorrise e Hiroyuki fece altrettanto di rimando.
Gli sembrava talmente incredibile vedersi davanti la figlia, così cresciuta,
che temeva di svegliarsi da un sogno da un momento all’altro.
- ALL’ATTACCO!
- Eh o_o?
Hiroyuki non fece in tempo a voltarsi che Midori
lo colpì in piena faccia col cuscino, scoppiando a ridere:
- Non ci credo, papà, non l’ hai schivato! Ti avrò
fatto questo scherzo mille volte!
- Mi hai solo preso alla sprovvista! – esclamò lui
– Adesso mi vendico!
Hiroyuki l’afferrò per la vita, mettendosela su una
spalla:
- EHI!
- Gente, qui c’è un sacco di patate! – disse ad
alta voce – Chi vuole un sacco di patate?!
- Papà, piantala >\\\\< !
L’uomo all’ora la rimise seduta sul futon, mentre
lei lo guardava arrabbiata. I due si fissarono un istante, poi scoppiarono a
ridere.
- Ah, come sono contenta che sei tornato, papà! –
esclamò, mettendosi a gambe incrociate – E devo ancora presentarti tante
persone!
Ascoltando quel discorso, Hiroyuki divenne serio.
- Ci sono Max e Rei, che adesso sono in Cina ed in
America. Non so se Rei potremo vederlo, ma Max è, sai, è incredibile, il figlio
della signora Judy Mizuhara, sai quella scienziata del PPB? Scommetto che
possono collegarsi al computer del Prof con la webcam! Poi, beh, c’è Eve, non
vive tanto distante da qui, potremmo andare a trovarla!
- Midi…
- Ah, già, c’è anche Kei! Non è molto simpatico,
ma devo ammetterlo, è bravissimo col bey, e poi è uno molto leale…
- Midori.
- Uh?
- Senti… - il tono di Hiroyuki era molto calmo e
basso. A Midori sembrò davvero strano, cos’aveva? – ecco, sai quel villaggio in
Brasile di cui ti ho parlato?
- Sì, e allora?
- Beh… - prese una pausa, sembrava insicuro se
continuare – Vedi, io, come biologo, ho anche cominciato una ricerca, laggiù.
Al momento non mi sono rimasti molti soldi, ma alcuni scienziati di Rio de
Janeiro mi hanno fatto un’offerta molto generosa.
- E… Cioè? – quel discorso non piaceva per niente
a Midori, ma di cosa stava parlando?!
Contemporaneamente, nel corridoio, Takao stava
passando proprio di fronte alla stanza, che aveva la porta socchiusa.
- Dovrei continuare a fare quel lavoro e tornare
perciò in Brasile. – disse Hiroyuki, in un silenzio innaturale – E vorrei
portarti con me.
Takao si irrigidì dov’era, cominciando poi
indietreggiare, come avesse visto un fantasma. No, non era vero…
Vorrei che rimanessi qui per sempre.
Vorrei essere così felice per sempre… Ma vorrei
che anche tu lo fossi.
Vorrei veder quel tuo sorriso di oggi, sempre,
sempre…
… Ma ti prego…
Midori lo fissò inespressiva. Hiroyuki sospirò:
- Ovviamente devi decidere tu cosa fare. –
mormorò, piatto – Capisco che tu vorresti rimanere coi tuoi amici, ma per il
momento, credo che sia impossibile per noi rimanere in Giappone.
“Ti prego, dì di no! – pregò il giapponese,
origliando fuori dalla stanza – Dì di no! Convincilo a restare qui! Per favore,
dì di no!”
- Ho due biglietti per Rio per il volo che c’è tra
due giorni. – continuò Hiroyuki - Dovrai decidere tu cosa fare. Io non…
… Ti prego, non andare via da me!
- Certo che vengo…! – balbettò Midori, ma il tono
era poco convinto. – Verrò… Con te…
Takao spiccò una corsa ne corridoio, infilandosi
nella stanza del padre, che era la prima stanza vuota sul suo cammino. Chiuse
la porta con uno schiocco, tirandoci poi un pugno secco. Non era giusto, non
voleva crederci!
Per favore, non lasciarmi!
Io… Ti…
*_________________
Due giorni dopo l’aria era diventata più
pungente; un venticello gelido e umido
accarezzava le strade, quasi non volesse portare il suo freddo saluto
invernale.
Coi raggi obliqui del sole ormai al tramonto, Mi
uscì dal dojo, quasi trascinandosi la borsa appresso; ad aspettarla,
dall’ingresso, suo padre con una valigia marrone tutta rovinata, nonno J,
Hilary, il Professor K e perfino Daitenji.
- Ciao… - mormorò, facendo fare al suo bagaglio un
ultimo balzo fin dalla valigia del padre.
- Pesante? – chiese Hilary, fissando la borsa
colorata.
- Non tantissimo… Più che altro ingombra.
- Ho fatto chiamare un taxi che vi porti
all’aeroporto. – disse il presidente – Dovrebbe essere qui a momenti…
La ragazza annuì. Suo padre la guardò ansioso:
- Sei sicura di voler venire? – chiese – Puoi
sempre rimanere, il signor Kinomiya ha detto che…
- Papi, stai tranquillo! – gli sorrise – Va tutto
bene…
Ma non era del tutto vero.
Da quella sera di due giorni prima era rimasta in
una specie di stato di trance, con la testa pesante come un pallone: non capiva
bene cosa faceva, né quanto tempo realmente fosse trascorso. In realtà, Mi non
capiva neppure perché non avesse minimamente protestato alla proposta del
padre. Forse le sembrava naturale il fatto di doverlo seguire ovunque andasse.
Ma, nonostante questo, e nonostante fosse felice
di poter di nuovo stare con lui, si sentiva inquieta e dispiaciuta per dover
salutare tutti gli altri. Ma soprattutto si chiedeva perché, da ormai due
giorni, Takao la stava evitando.
Eppure, quando il mattino, dopo che Hiroyuki le
aveva detto la sua idea, aveva annunciato agli altri la notizia, non aveva
avuto nessuna reazione. E, ad essere oneste, la cosa l’aveva abbastanza ferita:
“Sembrava che la cosa non gli interessasse minimamente…”.
Comunque fosse, adesso gli avrebbe chiesto tutto.
“E forse… Gli dirò anche quella cosa…”.
- Eddai, ormai l’ hanno capito anche i sassi! –
- Ma cosa, Ru-chan?
- Stiamo parlando di una cosetta per un morettino
rompiscatole, testone, un certo campione del mondo…
“Sì, io… Glielo…”.
- Oh, ecco il taxi! – esclamò il Prof.
A quelle parole, Midori sussultò: “Devo già
partire…”.
- Nonno J, dov’è Takao? – gli chiese Hilary,
girandosi.
- Uh? Ma come, non lo sapete voi?
- Cosa?
- E’ uscito stamattina all’alba dicendo che voi
sapevate dove andava…
- Noi invece credevamo che fosse in casa! E
comunque, non l’abbiamo visto.
“C-COSA?!”.
- Uhm, è un bel problema, dove può essere andato quello
zuccone di mio nipote?!
“N-non c’è?! Ma come…?! – Midori ebbe la
sensazione che qualcuno le avesse dato un pugno nello stomaco – Allora… Allora
lui…
Mi sta evitando davvero!”.
Sentiva che stava quasi per scoppiare in lacrime,
quando Hilary le prese un braccio.
- Accidenti a quell’idiota! – esclamò la bruna –
Forza Mi, andiamo a cercarlo!
- N-no, aspetta Hi… - mormorò lei – Magari non
vuole che lo troviamo…
- Ma smettila! – le rimbeccò lei – Cos’è
quest’atteggiamento?! Non è da te!
- Eh?
- Avanti ;)! – le disse, facendole l’occhiolino –
Devi salutarlo assolutamente!
La ragazza arrossì un pochino, annuendo.
- Forza, andiamo, vieni Prof! – ordinò Hilary,
prendendo per un braccio anche il ragazzino
- Sbrigatevi ragazzi! – disse il presidente -
Avete 20 minuti, poi Midori e suo papà
devono partire o perderanno l’aereo!
- Ok!
Il terzetto cominciò a correre sempre più veloce
per le vie, chiamando il Giapponese a gran voce:
- Ma dove accidenti è andato… TAKAOO!
Midori cominciava ad essere nervosa, si stavano
allontanando sempre di più da casa ed il tempo era sempre meno: “Takao, ma dove
sei?!”.
- Ehi, HILARY!
Da un piccolo spiazzo, davanti ad un campo di gara
tutto blu, c’ero Akira e Nobuo, che giocavano tranquilli a bey.
- Che ci fate qui? – gli chiese Akira
- Stiamo cercando Takao. – disse Hilary un po’
acida – Midori oggi parte con suo padre, ma quell’idiota è sparito!
- Davvero parti? – esclamò Nobuo, guardando la
rosina.
- Già…
- Sentite ragazzi, non è che l’avete visto? –
chiese il Prof, con tono sbrigativo.
- Sì, qualche ora fa. Si stava dirigendo al fiume.
- Fantastico! – esclamò Hi – Magari è ancora lì…
- Ormai c’è poco tempo, vado io a vedere! – disse
Midori, cominciando a correre – Voi andate ad avvisare mio padre di venire al
fiume!
- D’accordo!
Midori accelerò, correndo a più non posso,
cercando di prendere la via più breve per il lungofiume, e sperando con tutta
l’anima che Takao fosse ancora lì.
*__________________
Quando ormai mancavano solo dieci minuti alla
partenza, Mi stava ancora correndo lungo il fiume, ormai stravolta. Si guardava
attorno freneticamente, gli occhi socchiusi perché aveva il sole ormai dritto
orizzontalmente negli occhi; non aveva più fiato, le tremavano le gambe e si
sentiva sempre più agitata: e se non l’avesse trovato prima che suo padre
arrivasse? Sarebbe dovuta partire senza salutare Takao?!
“No, non voglio, no!”. Proprio quando ormai stava
per rinunciare, lo vide.
In piedi su una riva del fiume Takao stava immobile,
come una statua, fissando inespressivo l’acqua; teneva le mani in tasca e si
era tirato su il colletto della giacca per non farsi entrare l’aria nel collo.
- TAKAO! – urlò lei, vedendolo.
Lui si girò appena, sorpreso; Mi corse giù per gli scalini a perdifiato,
arrivandogli davanti così esausta che dovette prendere due bei respiri prima di
poter parlare.
- Ma che hai combinato?! – le chiese Takao,
andandole vicino – Sembra che tu abbia fatto la maratona di New York!
- Anf… No è… Panf… Solo… Panf… Che volevo
salutarti…
- Salutarmi?
- Già… Puff, che fatica… - sorrise forzatamente,
guardandolo – Beh, meno male che… Panf… Ti ho trovato, eh ^^?
Lui la guardò senza mutare espressione. Rimasero
in silenzio per un po’, con solo lo scorrere dell’acqua attorno a loro.
- … … Senti, Tak… - il moro la guardò: sorrideva
ancora, ma meno allegra, e anche il suo tono era più basso – Io… Insomma, ho
fatto qualcosa?
- Eh?
- Ti… Ti ho fatto arrabbiare? E’… E’ per questo
che non volevi salutarmi?
- Ma no! – esclamò lui. Poi voltò lo sguardo di
lato, incupendosi – E’ solo che… Io…
Non voglio accettarlo, non è giusto!
Perché devo perderti così?!
Non voglio rivederti chissà quando!
Non è giusto…
La ragazza, nel frattempo, aveva chinato il capo,
e aveva cominciato a piangere.
- E-ehi, Mi, cosa c’è?!
- … Glio… - mormorò piano.
- Eh?
- Non voglio partire, non voglio andare via! –
disse, con le lacrime agli occhi, aggrappandosi letteralmente al ragazzo –
Voglio restare qui… -
Voglio restare qui con te…
Disse l’ultima frase in un sussurro, ma Takao la
sentì comunque, arrossendo.
- Eh o\\\o? M-Mi, ma che stai dicendo?
Ma lei fece finta di niente, abbracciandolo più
forte: non le importava cosa avrebbe pensato, la verità è che si era
affezionata da morire a quel ragazzo, gli voleva un bene pazzesco! Non c’era
nulla da fare.
La ragazza continuò a piangere, il viso sul petto
di Takao, che rimase fermo; mosse solamente un braccio, dopo qualche minuto,
prendendola per le spalle, mentre si portava l’altra mano sulla testa.
Non voglio che tu parta!
Io… Io ti…
Però… Devo smetterla…
Mi fa arrabbiare… Il fatto che devo perderti mi fa
infuriare…
Ma è da egoista, non devo fare così!
Non devo renderti triste.
Quel sorriso che avevi l’altro giorno…
Vorrei che lo avessi sempre.
Anche se…
- Tra poco dovrai andare, vero? – chiese il
ragazzo, senza muoversi. Midori annuì freneticamente con la testa.
- Senti Tak! – esclamò lei, lasciandolo andare e
guardandolo in viso – Io… Io…
Il ragazzo non le lasciò completare la frase,
posandole il suo capello addosso.
… … Anche se questo vuol dire vederti andar via.
- Tienilo. – le disse. Mi lo guardò preoccupata:
- NO! Questo… questo cappello è importante, è un
regalo, me l’ hai detto tu! Io non…
- Per favore. – sussurrò Takao – Tienilo.
I due si fissarono un istante; Takao sorrideva
appena, mentre Midori era arrossita, il cuore che le martellava nel petto come
un tamburo.
- Però… Io…
Midori si morse il labbro, incerta se continuare.
E se le avesse detto di no? Come avrebbe fatto ad andarsene in quel modo
orribile?
- Midori…
- Eh o\\\o? – la ragazza lo guardò, uno sguardo
stranito. Takao sospirò:
- … … No, niente…
Non devo dirlo, renderei tutto più difficile.
Non voglio più vederti triste!
Voglio che tu sorrida!
Io ti amo.
Midori lo guardò con gli occhi spalancati,
fremendo appena:
- Takao, tu…
- MIDORI!
La voce di suo padre, dalla strada, arrivò
improvvisa, facendola trasalire.
- Mi, è tutto a posto?
- I-io…
- Sì, signor Hiroyuki! – disse Takao. Poi si
rivolse di nuovo a Mi – E’ l’ora…
La ragazza lo guardò, annuendo poi, triste. Lo
abbracciò di nuovo:
- E-ehi >\\\o! – esclamò lui – Dai, Mi, non
davanti a tuo padre >\\\< !
Midori rise, fregandosi gli occhi:
- Ci vediamo presto, però, ok? Così te lo riporto
^^.
- Promesso? Guarda che lo rivoglio! – cercò di
scherzare lui.
- Promesso ^^!
Ti amo.
Ma te lo dirò un’altra volta… Quando avrò un’altra
occasione…
E sono certo che si sarà!
- Ehm… Midi…
- Sììì, eccomi papà!
La ragazza salì sul taxi, scusandosi con l’autista
del ritardo, poi fece ancora una volta un cenno a Takao che, salendo le
scalinate, guardava la macchina partire.
“A presto…”.
- TAKAO!
- Prof! Hilary! Ma
che ci fate qui?!
- Abbiamo… Puff… Seguito il taxi… - biascicò K
senza fiato.
- Ma dov’è?
- E’ già ripartito. – disse Takao sottovoce,
girandosi verso la macchina ormai distante.
- Oh…
Proprio in quell’istante, però, Midori,
inconfondibile nella sua maglia gialla, si affacciò dal finestrino, cominciando
a gesticolare in segno di saluto:
- Mi mancherete, vi voglio bene! – urlò – Vi
prometto che tornerò a trovarvi presto!
- Ci contiamo! – urlò Takao di rimando.
- Torna presto! – fecero Hilary e il Professore.
Takao portò una mano lungo il fianco, mentre
l’altra passava sulla testa; Mi lo vide, sorridendo, indicò il cappello che
aveva e poi di nuovo il ragazzo: “Te lo riporterò!”.
Takao annuì.
Io ti aspetto.
(*) E’ la porta scorrevole, fatta di legno e carta
tipica delle case giapponesi