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Autore: Sheep    02/08/2010    7 recensioni
Un ragazzo coi capelli rossi e una sorellina troppo intelligente in una famiglia troppo grande e troppo strana. Una coppia di gemelle, avvolte in un’ombra di riservatezza e mistero. Un prestigioso attore americano che si reca a Londra per recitare a Broadway. Cosa succederebbe se i loro destini s’intrecciassero? E se il famigerato attore, in più, avesse seri problemi con suo fratello?
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Bene. Rieccomi.

Avevo già detto che gli aggiornamenti sarebbero stati irregolari –ovvero, come mi gira quel giorno- e ora voglio già pubblicare il primo capitolo, pur con solo due recensioni. E vi dico anche il perché: E’ un capitolo d’introduzione, piuttosto inutile ai fini della storia, che ho ribaltato dal secondo capitolo in poi.

Altra cosina: Non mi importa tanto che i lettori siano uno o cinquanta, però, se ci siete, vorrei chiedervi un piccolo favore: Datemi un segnale. Non per forza una recensione, potete anche mettere la storia tra le seguite/ ricordate o semplicemente scrivermi in privato. Poi, se non volete, ok. Vivrò lo stesso :3

E ora i ringraziamenti.

 

Maggie_Lullaby: Una mia graditissima Lettrice Fedele, che piacere vederti anche qui! Spero sul serio che ti piaccia la storia, e ti ringrazio dieci, mille, cento volte per la recensione, anche se eri stanca e non hai potuto scrivere molto. Questo primo capitolo è tutto per te dato che gli altri l’hanno già letto. Quindi spero doppiamente che soddisfi le tue aspettative.

 

Titty90: Beh, che dire? *-* Ti sposo (Anche se so che preferiresti sposare Lui x°D). La tua recensione, comparsa proprio adesso a far compagnia a quella di Maggie, è piacevole almeno quanto la sua. Quindi grazie anche a te. Il capitolo l’hai già letto, c’è qualche insignificante modifica a livelli di vocaboli, niente di più.

 

Minako_86: Anche se sei in vacanza, ti ringrazio lo stesso per aver pensato di recensirla- perché lo so che l’hai fatto *punta pistola*. Hahaha. Siccome la connessione non ti consente di visualizzarla te la faccio passare, ma solo perché sei tu!

 

Capitolo 1

 

I Fawn erano una famiglia numerosa. Abitavano in una graziosa casa a due piani di mattoncini rossi e color corda ed erano ciò che i vicini più educati definivano una famiglia non esattamente tranquilla. Andrew, meglio conosciuto come Drew, era il terzo di cinque figli ed aveva già diciannove anni. Molti credevano che fosse un “ragazzo complicato”; Era piuttosto solitario, si muoveva spesso su uno skateboard malandato e teneva la chioma rosso fiamma sempre coperta dal cappuccio di una felpa grande di almeno due taglie più del dovuto. Era silenzioso, assente … c’erano molte dicerie riguardo ai suoi stati d’animo; Alcuni credevano che avesse sorriso per l’ultima volta alla festa dei suoi dieci anni, quando ancora era un bambino spensierato. Quando ancora aveva amici, e, soprattutto, organizzava feste di compleanno. In realtà Drew aveva maturato col tempo l’idea che l’amicizia-o meglio, il concetto odierno che la gente aveva di quel sentimento- fosse soltanto una bella fregatura. Le uniche persone a cui era legato indissolubilmente erano i suoi famigliari.

Oh e, beh, poi c’era Charlie. Charlotte era una buffa sedicenne che odiava il suo nome intero e faceva la cameriera due volte alla settimana in un localino di proprietà di suo zio, in periferia. Drew l’aveva conosciuta a scuola, quando urtandola involontariamente in corridoio le aveva fatto cadere una pila di libri per terra.

Stringere in un’amicizia profonda per loro due era stato inevitabile; Difatti vivevano entrambi isolati dal resto dei compagni, immersi lui nell’i-POD e lei nei suoi libri. Il loro profondo disprezzo per i coetanei si era trasformato in una grande complicità. A Drew piaceva Charlie perché poteva starsene in silenzio anche per ore intere. Si divertiva standola a guardare mentre trafficava con grossi volumi polverosi, seduto alle radici di una quercia, e trovava conforto nei suoi abbracci insicuri. Era una ragazza riservata, silenziosa –a parte quando lavorava troppo, allora sì che scoppiava- ed Andrew oramai aveva imparato a conoscerla bene.

Quel pomeriggio, come ogni volta che era nervoso, se ne stava rinchiuso in camera, il silenzio della casa irrotto solo da una melodia soave al piano di sotto; Sua sorella maggiore, Malice, viveva letteralmente di quel pianoforte – un C. Bechstein del 1980 ereditato da suo nonno, che era un maestro. Tutto sommato Mal e suo fratello si somigliavano, e non solo a livello di chioma. Anche lei era sempre stata un tipo piuttosto introverso, che sfogava la sua apparente frustrazione in Mozart, Chopin, Beethoven e Schubert, i suoi compagni più fedeli.

Erano un po’ tutti strani, i figli di Cecil; Lei stessa era etichettata come una “donna assolutamente pericolosa, con più di una rotella fuori posto”. Aveva una strana fissazione per i gatti e i bouganville rossi, con cui aveva adornato il giardino, e folti capelli ricci. I ricchi abitanti delle villette a schiera tra le quali spiccava quella dei Fawn, sostenevano che fosse talmente fuori di testa da rifiutarsi di accettare la morte di suo marito, un militare in missione che oramai non tornava a casa da circa sei anni. Inoltre molte ipotesi raccapriccianti erano scaturite dai dubbi su tutti i soldi che quella famiglia dimostrava di avere: Erano troppi, visto e considerato che lei non lavorava. Decisamente troppi.

Intanto in camera di Drew, che stava contando le crepe sul soffitto, aveva fatto irruzione la piccola di casa, Sophie. Era una bambina bionda curiosa e spigliata, ma soprattutto intelligente e impossibile da separare dal suo coniglietto di pezza rosa, Mr. Carrot. Ed era l’unica a cui il fratello permettesse di entrare in quella stanza senza autorizzazione, l’unica a sapere esattamente cosa contenesse...

Non molto, in realtà; Era una camera luminosa e decisamente ordinata per un maschio della sua età. Sulla destra c’era il letto, accuratamente rivestito con una trapunta blu, sul muro troneggiava un arazzo con due lupi al tramonto. Accanto, appeso a una mensola, oscillava un acchiappasogni. Sulla sinistra, subito dopo l’ampia finestra, una scrivania su cui era sistemato un MacBook di ultima generazione, non lontano da un’immensa libreria che Sophie si fermava spesso a osservare. Ovviamente non avrebbe mai capito i titoli d’avventura sistemati con precisione maniacale, ma le copertine colorate di rosso, arancio, verde, viola attiravano inevitabilmente la sua attenzione.

«Non piove più.» Annunciò la bambina con la serietà di un messaggero che porta al suo re notizie di guerra.

Drew, affondato nel suo letto, la ignorò. Conosceva Londra e il suo maledetto clima e ci avrebbe messo la mano sul fuoco che il temporale sarebbe scoppiato nuovamente nel giro di mezz’ora. Tuttavia …

Un frastuono proveniente dal corridoio li fece sobbalzare; Diana, la primogenita, aprì la porta sfoderando un gran sorriso.

«Sto bene!» Disse agitando i capelli lunghissimi. «Quello stupido tappeto! Comunque mamma ha detto … »

Ma il fratello non la stava più ascoltando. Si alzò di scatto, attraverso la camera e, schivando prima Sophie e poi Diana, si lanciò giù per le scale.

«Che modi!» Lo apostrofò la voce della maggiore dalla cima.

Scrollò le spalle e afferrò le chiavi; Fu in strada nel giro di pochi secondi. La brezza fredda gli graffiava il viso e un sole debole filtrava attraverso le nuvole, incapace di riscaldare quell’ostile atmosfera novembrina. L’aria era ancora impregnata dell’odore aspro della pioggia, che, per qualche motivo, a Drew diede un gran senso di sollievo, come se si fosse liberato di un gran peso.

Quando arrivò, Charlie aveva appena ripreso fiato da un’intensa giornata lavorativa. Lo salutò con un sorriso appena riconobbe la sua andatura ciondolante.

The Old Moon” era un posticino niente male. Le pareti dovevano esser state tinte da poco di un intenso color pervinca, che ben si accostava al pavimento in legno scuro. Sul muro in fondo alla stanza era stato dipinto un murales raffigurante fate che danzavano. I tavoli –non più di dieci- erano coperti da tovaglie bianche, ricamate con lo stesso colore delle pareti; Anche i camerieri, o meglio, l’unica cameriera di quel giorno, Charlie, indossava un grembiule azzurrino.

«Menomale che sei arrivato, non ne posso più.» Confidò a Drew quando si fu avvicinato. « Nadine, l’altra ragazza, è in maternità e zio Oscar non ne ha voluto sapere di assumere qualcun altro per un paio di giorni, così mi son beccata lo straordinario. » Drew piegò lievemente le labbra in senno di assenso. « Però ho … oh, accidenti! »

I suoi occhi si sgranarono in un’espressione di panico puro, puntati verso l’entrata. Mentre l’amico si voltava a vedere chi fosse appena arrivato –nessuno che conoscesse, solo un ragazzo con i capelli ricci e uno con gli occhiali- Charlie si abbassò, nella speranza che il bancone la nascondesse del tutto.

«Mio Dio, tu non sai chi è quello.» Gemette, mordendosi il labbro.

«Chi?» Chiese Drew interessato, e si guardò intorno nella speranza di scorgere qualcuno d’importante. Vide solo una ragazza intenta a scrivere qualcosa su un quaderno stropicciato e una coppia d’innamorati che ridacchiavano. D’altronde, pensò, lanciando un’occhiata all’orologio a parete, erano appena le sette e mezza.

«Quello … quello riccio.» Sussultò, come scossa da un ricordo che solo lei poteva conoscere. «Io … non sai che figura ci ho fatto! E- ero completamente fuori di me … qualche settimana fa … lui … mi avevano fatto un brutto scherzo, con tutta quella vodka … e poi ero rimasta tutta la notte sveglia a studiare … Con che faccia mi presento adesso a prendere le ordinazioni?»

Drew sospirò.

«Charlie … vodka?» Sgranò gli occhi, realizzando improvvisamente ciò che stava dicendo l’amica, che non era certo un tipo da wild life. «Comunque, ehm , ascolta … »

Ma lei scattò in piedi, illuminata. «Idea! Ci andrai tu. »

«No, non credo proprio.»

«Oh ti prego, che ti costa?» Aveva già acchiappato un altro grembiule e ora glielo stava schiaffando in mano. « Dai, è questione di minuti! Mettiti questo e sarai perfetto. A parte forse … » Tirò giù la zip della sua felpa e se ne appropriò, ignorando i suoi brontolii di protesta. « Beh, uhm … Bene» Disse, lanciando uno sguardo non troppo convinto alla fila di cerchietti d’argento sull’orecchio destro di Drew, che si stava sistemando la “divisa” . «E ti servirà questo.» Gli porse un piccolo block notes scarabocchiato e lo spinse con foga verso i tavoli.

Drew si morse il labbro inferiore e tirò su le maniche della maglia leggera. Osservò i due ragazzi che parlottavano sommessamente, la faccia preoccupata del riccio, il sorriso incerto dell’altro, alzò la testa e si diresse a grandi passi verso di loro. Aveva come la strana sensazione di conoscerli.

«Che vi porto?» Domandò, sforzandosi per mantenere un tono di voce che fosse udibile, dato che era abituato a grugnire, più che parlare. Si bloccarono e gli parve che il ragazzo con gli occhiali lo stesse letteralmente squadrando.

«Per me una birra.» Rispose pronto, con un sopracciglio alzato. L’altro, però non era evidentemente intenzionato a rispondere. Visibilmente incazzato, sembrava che non si fosse minimamente accorto di Drew e fissava ancora l’altro, accigliato, come in attesa di una risposta.

«Joe … »

«Facciamo due birre.» Si affrettò ad aggiungere quello. «Anzi, cambia la seconda birra con una Red Bull.» E con una sola occhiata gli fece intendere che era meglio squagliarsela.

Andrew tornò al bancone sbuffando per il sollievo, gli occhi azzurri sgranati. «Ma tu, come fai a fare questo per tutta la giornata?» Domandò a Charlie quando la vide ricomparire sommersa dai piatti.

*

Eppure, forse per la presenza dell’amica che era rimasta per cena o perché suo fratello Keith dopo cena tracannò proprio una Red Bull, quegli assurdi pensieri non abbandonarono Drew per tutto il resto della serata.

Era certo di aver già visto quei ragazzi, ma non ricordava quando. Stava diventando una questione di orgoglio, e se c’era un punto debole di Drew era esattamente l’amor proprio. Nella sua testa qualcosa c’era qualcosa di molto simile a un bombardamento; I pensieri correvano, esplodevano, si dimenavano … ma non morivano mai.

Strano? Insolito? Di più. Andrew Lewis Fawn era noto per essere un ragazzo menefreghista e anche un po’ svampito, non per fissarsi a quel modo su questioni futili riguardo un ragazzo riccio e uno con gli occhiali di nome …

«… Joe.» Mormorò senza accorgersene.

«Cosa?» Charlie sembrava stupita. Abbandonò il cubo di rubik che teneva in mano sul tavolo e lo fissò, curiosa. «Che hai detto?»

«Niente» Balbettò Drew, ma un lieve rossore comparsogli d’un tratto in viso, evidenziando le lentiggini, lo tradì.

«Niente Charlie balzò in avanti con l’agilità di un felino per guardare l’amico bene in faccia. «Certo. E io sono Marylin Monroe.»

« Ehi, che fine ha fatto la ragazzina timida e dolce che balbetta quando gli parlo? »

«Temo che tu le abbia dato troppa confidenza.»

Si fissarono, annegati in un silenzio ansioso, finché Diana non irruppe in camera con due grosse coppe di gelato.

 

 

  
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