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Autore: Youko    02/08/2010    0 recensioni
Terza e ultima storia(anche questa non era prevista)che chiude la serie del 21. Questa è la storia parallela che si svolge prima, durante e dopo i due compleanni già trattati. Vi siete chiesti chi erano i famosi ladri e che fine abbiano fatto? Chi era la persona che Sendoh voleva conoscere e come sia andata a finire? Troverete qui tutte le risposte. AGGIUNTE terza e quarta parte conclusive.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Akira Sendoh, Yohei Mito
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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terza parte Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di T. Inoue; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro

Questa storia doveva finire lo scorso capitolo ma poi qualcuno, di cui non farò il nome ma solo il numero86, mi ha messo una pulce nell’orecchio, perciò ho deciso di riaprirla per darle un degno finale sperando che vi piaccia.
Non avendo la data del compleanno di Yohei ho scelto un giorno a caso.

Krikka86: Sappi che ti ho eletto a mia musa ispiratrice Xd, a parte gli scherzi spero che questi capitoli ti soddisfino. Per il San Valentino di Hana e Ru per il momento non ho belle idee, per il compleanno di Yo spero invece che tu gradisca quel che mi è venuto in mente anche se non è molto romantico .
La coppia Sendoh e Mito non è molto gettonata ma qualcosina si trova, ti segnalo qui su Efp la long di Dea73 ‘Guarda che ti servo’dove ce ne è un accenno non so se ce ne sono altre in questo archivio.
Hai ragione quel pezzo che mi hai segnalato sono tutte frasi dette dai vari giocatori.
Susyko: Grazie per i complimenti, anche per la altre recensioni, ecco il seguito spero ti piaccia. Baci anche a te^^
Moirainesedai: Tranquilla anzi devo farti i miei complimenti e ringraziarti perché dai una possibilità a qualsiasi cosa io scriva a prescindere dalle coppie, quindi è normale che tu segua quelle che ti attirano di più.
Grazie per le ricerche sei stata carinissima^^. Hai ragione Akira compie ventidue anni quindi con la serie del 21 non ci azzecca molto però compie gli anni nel mezzo dei compleanni di Hana e Ru perciò non potevo non sfruttarlo XD

Grazie a tutte le persone che hanno messo la storia tra le seguite, preferite o ricordate e a tutte quelli che l’hanno letta.





19 Aprile

La giornata era splendida, il sole brillava alto nel cielo terso, la leggera brezza che spirava era piacevole e aveva portato con sé numerosi petali di ciliegio, che ora tempestavano i viali del campus come fossero tante piccole pietre preziose rallegrando il grigiore dell’asfalto con il loro colore.
La maggior parte degli studenti però era immune a una simile vista, troppo intenti a chiacchierare allegramente fra loro o a dirigersi con fretta da un edificio all’altro.
Yohei e Hanamichi  in questo non si distinguevano dalla massa studentesca.
I due amici stavano passeggiando uno accanto all’altro con calma: il primo sbadigliando sonoramente e il secondo; con le mani ficcate in tasca lanciava occhiatine all’indirizzo dell’amico, Hana aveva l’aria di chi ha qualcosa sulla punta della lingua, che muore dalla voglia di dire qualcosa ma si trattiene dal farlo.
Alla fine Sakuragi aprì bocca e come se stesse parlando del tempo chiese: “Ultimamente vieni spesso in palestra” gli fece notare.
“Già” esalò Yohei stropicciandosi un occhio, sebbene fosse tarda mattinata e si fosse alzato già da parecchie ore, quella sonnolenza, causata dal non aver dormito a sufficienza, non voleva abbandonarlo.
“Non hai i corsi pomeridiani da seguire?” domandò Hana fissandolo di sbieco.
“Terminati” spiegò l’amico tenendo invece il proprio sguardo ben dritto davanti a sé.
“E non vai più a rintanarti in biblioteca o al laboratorio d’informatica?” chiese ancora Hanamichi.
“Ora ho il mio computer su cui posso lavorare a casa e al momento non ho bisogno di andare a spulciare i libri della biblioteca”
Mito sapeva benissimo dove volesse andare a finire l’amico con quella serie di domande.
Quando Yohei aveva creduto che a Sendoh interessasse una compagna di corso di Hanamichi aveva fatto di tutto per non assistere più agli allenamenti della squadra, ora che però conosceva a chi realmente era rivolta l’attenzione del giocatore non mancava mai di presentarsi e la cosa era stata notata da Sakuragi.
Non poteva farci nulla, a Yohei piaceva troppo stare in un angolino a fissare Akira in maglietta e pantaloncini scattare sul parquet, ad ammirare quel sorrisino beffardo che gli compariva in faccia ogni qual volta stava per fregare la difesa, lo mandava in estasi, per non parlare del mistero dei suoi capelli.
Yo non riusciva a capacitarsi di come la capigliatura del giocatore riuscisse a mantenersi svettante dopo ore di allenamenti estenuanti.
“E dimmi – intervenne la voce di Sakuragi a riportarlo con i piedi sul pianeta terra – come và fra te e il porcospino?”
‘Lo sapevo’ esalò mentalmente Mito prima di dire un semplice e snervante: “Và”
Hanamichi si fermò lungo il viale che stavano percorrendo, stringendo i pugni selvaggiamente e tremando letteralmente di rabbia, per buona educazione aveva mantenuto la calma fino a quel momento ma ora non ce la faceva più.
Detestava essere ignorato e odiava quando riceveva risposte tanto brevi e concise che non lo soddisfacevano.
“Yo  – esalò prima di alzare il capo di scatto – o apri quella stramaledetta bocca per dirmi qualcosa di più o preparati a subire la furia del tensai”
Mito, che si era arrestato quando aveva sentito pronunciare il suo nome con quel particolare tono che preannunciava guai, sventura e catastrofi  si voltò alzando gli occhi al cielo con rassegnazione prima di sospirare e riaccostarsi all’amico.
“Che vuoi che ti dica Hana, le cose vanno”
“In che senso? E dove vanno di preciso?” urlò afferrandolo per il colletto del giacchetto di jeans e strattonandolo un poco.
“Ma da nessuna parte, che domande fai? Oh al diavolo se vuoi chiedermi qualcosa di preciso fallo, ma non è detto che io ti risponda” ci tenne a precisare riaggiustandosi il giubbino una volta che venne lasciato libero.
Hana lo squadrò un attimo pensieroso poi lanciò un’occhiataccia ad alcuni studenti che si erano fermati ad osservarli incuriositi dai suoi strepiti, quando gli inopportuni si allontanarono frettolosamente ed impauriti allungò un braccio e arpionò il collo di Yohei.
“Allora dimmi come vanno le cose fra voi due”
Mito a quelle parole bisbigliate al suo orecchio smise di tentare di allentare la presa ferrea.
“Te l’ho detto procedono”
“L’ho capito imbecille! – gridò Hana direttamente nel suo padiglione auricolare prima di riacquistare il controllo e stringere maggiormente – Siete usciti parecchie volte non è così?” fece sapendolo per certo, li aveva visti lasciare l’università insieme spesso nelle ultime settimane.
“Mh sì” ammise titubante.
“E…” lo spronò a continuare.
“E niente, Hana che vuoi sapere di preciso?”
“Cavolo Yo state insieme sì o no? Sono il tuo migliore amico ho il diritto di saperlo” si alterò ancor di più alla sua reticenza nel confidarsi.
Yohei alzò uno sguardo indecifrabile verso di lui, poggiò le mani sul suo braccio e premendo le dita glielo fece scostare.
“Non stiamo insieme, ogni tanto usciamo a mangiare qualcosa o a berci un caffè e un paio di volte sono andato a casa sua per aiutarlo col computer. Ci stiamo conoscendo, tutto qui e se fossi in te non farei altre domande visto che tu sei il primo a non esserti confidato” chiarì una volta per tutte.
Non è che non gli facesse piacere l’interessamento di Sakuragi, erano le sue pretese a dargli un po’ fastidio, soprattutto visto che Hana per parecchio tempo si era ben guardato dal dirgli che usciva con Rukawa.
Sakuragi ingoiò a vuoto leggermente in colpa per il suo passato comportamento.
“Che vuol dire? Eravamo al liceo quando ho iniziato a uscire con la kitsune e…”
“Sì tranquillo, dai andiamo che ho fame e gli altri ci stanno aspettando per pranzare in mensa”
 Lo rassicurò battendogli una mano sulla spalla.

***
Akira guardò l’orologio sbuffando sonoramente, in quel momento avrebbe voluto raggiungere la mensa scolastica sperando di pranzare in compagnia di Mito e degli altri, invece aveva un appuntamento nello studio del professor Idhejì, il suo consulente universitario.
Bussò all’uscio e attese di sentire il consenso prima di girare la maniglia, dietro la piccola scrivania, sempre ingombra di carte e libri, vi era l’insegnante e con suo stupore seduto su una delle sedie poste di fronte vi trovò l’allenatore della squadra di basket.
“Ah sei puntuale, bene accomodati pure Sendoh” lo accolse l’insegnante con il classico sorriso increspato dalle rughe poggiando i gomiti sul piano e intrecciando le dita fra loro.
Akira salutò entrambi gli uomini e si sedette al fianco del coach, che ricambiò con un gesto del capo.
Il mister sembrava molto pensieroso, dato che teneva le braccia incrociate sul petto e si tamburellava le labbra con l’indice.
“C’è qualche problema?” domandò il giocatore preoccupato, forse stava succedendo quello che gli preannunciava sempre Ayako: i suoi numerosi ritardi gli stavano costando una sospensione forzata dal club.
“Non preoccuparti Sendoh – lo rassicurò il professore Idhejì sistemandosi gli occhiali, dalla montatura antiquata, sul naso – Non ti sei cacciato in nessun guaio. L’allenatore Murata è qui perché dobbiamo chiederti una cosa importante e vorremo che tu ci riflettessi per bene prima di darci una risposta”
A quelle parole il coach rivolse la propria attenzione al suo giocatore fissandolo intensamente come spesso faceva quando i suoi ragazzi si allenavano con poca convinzione o stavano disputando una partita difficile.
“Hai appena iniziato il penultimo anno dell’università – riprese a dire il docente più anziano – e l’anno venturo dovrai affrontare lo stage che ti immetterà nel mondo lavorativo- fece una piccola pausa  abbandonando il suo appiglio alla scrivania e adagiando completamente la schiena sulla sedia girevole – Ora ti consegnerò un foglio, è un semplice questionario che dovrai compilare con calma e consegnarmi quando sarà pronto, questo mi servirà per poterti indirizzare verso l’occupazione migliore per le tue capacità”
Akira sorrise impercettibilmente, aveva sospettato che il suo consigliere scolastico volesse vederlo in merito al questionario pre curriculum che tutti gli studenti del quarto anno erano tenuti a compilarlo, ma la presenza dell’allenatore gli aveva fatto temere una sgridata colossale, in realtà non capiva perché ci fosse anche lui.
Generalmente era una questione che riguardava solo lo studente e il professore designato come responsabile del corso di studi che seguiva, agli universitari che ottenevano i risultati migliori durante gli anni di studi veniva automaticamente proposto un periodo formativo presso qualche società importante e spesso al conseguimento della laurea venivano assunti in pianta stabile.
Tutti gli altri invece dovevano inviare curriculum su curriculum sperando di essere presi da qualche parte.
“I tuoi voti sono sempre stati molto buoni – riprese il consulente e Akira aumentò il sorriso, era sempre stato un bravo studente anche se ritardatario – e anche nelle attività extrascolastiche il tuo impegno è lodevole, anche se l’allenatore Murata è un po’ preoccupato dalla tua, come dire…”
“Incapacità di saper leggere l’ora” s’intromise la voce del mister rivolgendo a Sendoh un sorrisino e strappando una risatina al docente.
“Sei piuttosto famoso per la tua mancanza di puntualità” constatò il professore.
“Però arrivo sempre in tempo anche se per il rotto della cuffia” si schernì Akira.
Solo perché varcava la soglia dell’aula al suono della campanella o per il fatto di presentarsi in campo pochi minuti prima del fischio d’inizio della partita, non si poteva etichettarlo come ritardatario cronico o almeno così credeva lui.
“E’ proprio questa la mia preoccupazione” esalò il mister sistemandosi sulla sedia.
“Vedi Sendoh – riprese il professor Idhejì riportandosi in avanti e assumendo un tono di voce serio e profondo – la preoccupazione dell’allenatore Murata riguarda la struttura della squadra dell’anno venturo, molti altri titolari sono all’ultimo anno ad esempio il capitano Ryuchi, che benché non frequenti più nessun corso e stia lavorando in una società come impiegato si presenta puntualmente agli allenamenti ogni pomeriggio” gli fece notare il suo consulente scolastico dimostrando di conoscere molto bene la situazione dei giocatori del club.
“Quindi mi avete chiamato per dirmi che il prossimo anno devo lasciare la squadra?” ipotizzò Akira non riuscendo a capire dove volessero andare a finire.
“Assolutamente no, se pensi di riuscire a mantenere l’impegno che ti sei assunto fino in fondo” intervenne l’allenatore.
“Ciò che Murata vuole semplicemente farti capire è che questo sarà l’ultimo anno in cui i tuoi ritardi verranno tollerati Sendoh – riprese la parola il professore – Alla fine di quest’anno scolastico che tu lo voglia o meno o che te ne renda conto oppure no, dovrai assumerti appieno la responsabilità delle tue azioni come uomo adulto e maturo che inizierà a far parte attivamente della società giapponese”
“Quindi se ti renderai conto che non riuscirai ad essere un giocatore titolare puntuale ed affidabile per i tuoi compagni, sono convinto che sarai il primo ad ammettere la tua difficoltà per il bene della squadra- continuò il coach Murata con un tono più severo e senza il sorriso di poco prima. –Sei un giocatore di grande talento, ma questo non m’interessa, se non sarai puntuale o non potrai partecipare al torneo darò il tuo posto a qualcun’altro ”
“Ho capito – fece Sendoh con un sorriso per nulla turbato, giocare gli piaceva e lo rendeva felice, ma non era tanto orgoglioso da voler partecipare a tutti i costi ad ogni partita - cercherò di essere puntuale. L’anno termina a Marzo quindi prima di allora penserò attentamente se continuare a far parte del club di basket anche l’anno venturo o meno. Non è mia intenzione creare problemi alla squadra, perciò non si preoccupi mister se capirò di non poter essere un giocatore su cui i miei compagni possono contare lascerò il mio posto da titolare e andrò in panchina senza nessun problema”      
Murata lo fissò attentamente e poi annuì, sapeva che Sendoh avrebbe reagito in quel modo e avrebbe potuto benissimo affrontare quel discorso con lui anche in palestra, ma quando arrivava la consegna del test di indirizzo professionale bisognava seguire la politica del preside, il quale richiedeva sempre la presenza degli allenatori dei vari club sportivi per ogni studente che ne frequentasse attivamente uno.
“Ecco tieni Sendoh – fece il docente più anziano allungando al ragazzo un foglio – puoi andare e per scusarci del tono duro che abbiamo usato con te ti offriamo un biscotto” annunciò tirando fuori da un cassetto una confezione di plastica e porgendogli alcuni dolci fatti in casa  con un sorriso allegro.
Akira ne prese uno prima di alzarsi, salutare e avviarsi fuori.
Il professor Idhejì non si smentiva mai, aveva sempre i biscotti che gli preparava la moglie ogni giorno, per gli studenti che andavano nel suo ufficio.

Una volta in corridoio Sendoh guardò il quadrante dell’orologio e affrettò il passo, faceva ancora in tempo. Alla fin fine la sgridata l’aveva ricevuta lo stesso, diede un’occhiata veloce al foglio che teneva in mano prima di aprire lo zaino e infilarlo nel libro di diritto commerciale.
Fino a quel momento non ci aveva riflettuto seriamente, ma quello in definitiva si poteva considerare l’ultimo anno che frequentava l’università.
Come succedeva per gli studenti più anziani di lui, l’anno venturo non si sarebbero più svegliati la mattina per recarsi al campus a seguire le lezioni, ma bensì per rinchiudersi in qualche azienda davanti un computer o a fare fotocopie.
Quella prospettiva non lo spaventava né lo angosciava più di tanto, fu un’altra presa di coscienza a renderlo pensieroso, comprese che quando l’anno scolastico in corso si sarebbe concluso lui avrebbe visto Mito ancor meno di quel che accadeva normalmente.
Ogni volta che desiderava incontrare il ragazzo gli bastava saltare una lezione e raggiungere il suo edificio e incrociarlo in corridoio nel cambio di ora, spesso sfruttavano la pausa pranzo per mangiare insieme nella mensa scolastica oppure andavano in biblioteca a cercare dei testi utili e poi c’erano i pomeriggi in cui Yohei veniva alla palestra e lo aspettava fino al termine degli allenamenti per lasciare l’università insieme.
Ma la situazione sarebbe cambiata il prossimo anno, tutto quello sarebbe scomparso e non avrebbero più potuto fare niente di tutto ciò.
Certo potevano sempre vedersi la sera e nei fine settimana e ovviamente telefonarsi ogni giorno, non era poi la fine del mondo, inoltre era anche vero che al momento non stavano insieme e il problema era proprio quello.
Non poteva pretendere d’incontrare ogni sera Mito o tempestarlo di telefonate se continuavano ad essere semplici amici.
Anche se provavano qualcosa di più l’uno per l’altro avevano stabilito tacitamente di non sbilanciarsi, preferendo conoscersi meglio e procedere con calma, ma se Akira non fosse riuscito a conquistare il cuore di Yohei rischiava di vederselo portare via da qualche studente intraprendente quando lui non guardava, ossia il prossimo anno.
Ma per ovviare alla cosa aveva molti mesi davanti a sé e decise che non avrebbe perso tempo.

***
“La cucina della mensa fa ogni giorno sempre più schifo” esalò Okusu guardando male il curry nel proprio piatto.
“Ma che dici è squisito, si vede che non hai proprio gusto- lo riprese Takamiya mentre ripuliva il proprio cucchiaio – se quello non lo mangi… ” fece allungando la mano per impossessarsi del piatto dell’amico, ma Okusu la bloccò colpendola prontamente con la propria posata di plastica.
“Certo che oggi voi non siete di gran compagnia – intervenne Noma sventolando il panino piccante ad indicare Sakuragi, Rukawa e Mito seduti di fronte a loro sul lungo tavolo della mensa. – Non che di Rukawa mi stupisca certo, però voi due sembrate strani. Avete litigato?” continuò il ragazzo non curandosi dell’occhiata glaciale della volpe che ancora si domandava chi glielo facesse fare di dover dividere i suoi pasti con quei tizi, la ragione sedeva accanto a lui e si stava strafogando di onigiri.
“Chiudi il becco” ringhiò Sakuragi sputacchiando un paio di chicchi di riso.
“Hai fatto centro” convenne Okusu rivolto all’amico con i baffetti e senza guardare spostò il piatto prima che il cucchiaio di Taka ci finisse casualmente dentro.
“Non abbiamo litigato e per il vostro bene non dite altre scemenze” gli consigliò Yohei afferrando un pezzo di frittata.
“E’ logico che non abbiamo litigato, come si fa a discutere con qualcuno che non apre bocca?”  sussurrò Hana afferrando un secondo triangolino bianco e nero.
Rukawa inarcò un sopracciglio e fissò il do’hao, che fosse nervoso gli era parso chiaro da quando aveva visto come era entrato a passo di marcia e da come aveva sbattuto il proprio vassoio con poca grazia, ora intuì che era Mito il motivo del suo malumore e tirò un piccolo sospiro di sollievo.
Generalmente era lui a fare quell’effetto ad Hanamichi.
“Forse perché non c’è niente da dire? – rispose ironicamente Yohei a cui non era sfuggito il commento dell’amico – E poi chi per primo non apre bocca non dovrebbe lamentarsi degli altri” affondò il coltello nella schiena di Sakuragi per la seconda volta in poche ore.
“Va bene ho capito, ho capito.”
Ringhiò ancora il tensai afferrando la confezione di succo in scatola e inserendovi la cannuccia prima di sorseggiare rumorosamente in direzione dell’orecchio di Mito, quella era una cosa che mandava Yohei al manicomio e lui lo sapeva benissimo.

“Ciao ragazzi!- squillò allegra la voce di Akira avvicinatosi al loro tavolo con un vassoio fra le mani – Mi siedo con voi vi dispiace?” domandò per pura formalità adagiando il cibo sul tavolo, posando lo zaino in una delle sedie vuote e accomodandosi in quella accanto a Yohei.
“Sì” soffiò Hanamichi, ma nessuno, a parte Kaede, lo sentì.
“Certo” lo invitò Mito rivolgendogli un sorriso luminoso mentre gli amici salutavano il giocatore, tranne Hana che continuò a succhiare rumorosamente.
“Dì un po’ mangi tutto?” s’informò Takamiya adocchiando il riso al curry, la confezione di macedonia, la scatoletta di latte e fragola e il budino al cioccolato disposti ordinatamente sul vassoietto di plastica di Sendoh.
“Quella era l’idea” ridacchiò Akira iniziando ad aprire la confezione delle posate usa e getta fornite dalla mensa.
“Sei in ritardo” sussurrò al suo indirizzo Yohei approfittando del battibecco in corso fra Taka e Okusu.
“Un contrattempo…” stava rispondendo Sendoh a sua volta a bassa voce.
“Che c’è lo controlli Yo? Non mi sembra che tu lo faccia con tutti i tuoi amici o sbaglio?” s’intromise Sakuragi, che aveva ascoltato quello scambio di battute, catturando l’attenzione degli altri commensali.
Yohei fulminò l’amico con lo sguardo ed evitò di rispondere.
“Questo perché  da un po’ di tempo becchiamo spesso Sendoh a mensa” notò distrattamente Okusu ripulendo il piatto spiegando in che modo aveva inteso le parole appena dette da Mito.
“Però Yo ha ragione, di solito arriva insieme a noi- constatò Noma che sentiva puzza di pettegolezzo. –Dì un po’ ti ha trattenuto qualche bella studentessa?” domandò ghignando al giocatore.
“Ma no, avevo un appuntamento con un professore tutto qui ” si spiegò Akira prima che Yohei potesse fraintendere, non che avesse notato una particolare reazione da parte sua, aveva continuato a mangiare come non avesse sentito nulla.
Non che la cosa gli dispiacesse, anzi, significava che Mito aveva fiducia in lui e che credeva a ciò che gli aveva detto quel giorno alla sala da tè vicino alla stazione, ne era davvero felice.

In realtà Sendoh non aveva notato come Yo aveva infilzato la frittata con brutalità altrimenti avrebbe rivisto le sue considerazioni, a qualcuno invece l’arpionamento del rotolino di uova e verdure non era sfuggito.
 
“Che pizza, mi aspettano tre ore interminabili con un professore che mi odia” si lamentò Noma spostando di lato il vassoio ormai vuoto.
“Forse il fatto che gli hai dato dell’idiota incompetente perché ti ha messo un votaccio all’ultimo compito non ha giovato” Takamiya gli ricordò  il motivo dell’astio del docente nei confronti dell’altro rubando un po’ di frutta dalla porzione di Akira, che ormai era abituato ai suoi modi e non disse nulla.
“Noi invece abbiamo la professoressa Chikasa, è davvero bellissima: giovane, sexy, un sorriso dolcissimo, ha la voce di un angelo e poi è così gentile, per non parlare delle sue curve perfette, vero Yo?” sospirò Okusu che era iscritto alla stessa facoltà dell’amico.
“Già davvero carina” convenne con lui Mito terminando di mangiare e fissando la forchetta di Taka che si allungava continuando a servirsi impunemente, prima che Sendoh gli mettesse di fronte la coppetta quasi vuota.
“Sei sempre il solito Taka e a te conviene dirgli qualcosa o non te lo toglierai più dai piedi”  disse Yo prima rivolto all’ingordo amico e poi al giocatore.  
“Ah nessun problema, tanto non mi andava la frutta” lo rassicurò Akira trovando le attenzioni di Yohei nei suoi confronti molto dolci.
“Vedi? Gli ho fatto un favore altrimenti si sarebbe sforzato di mangiarla” affermò Takamiya ingoiando un acino d’uva.

“Beh ragazzi io mi avvio” li interruppe Noma recuperando borsa, giacchetto e il vassoio con gli incarti vuoti dei panini.
“Aspetta vengo con te” lo seguì a ruota Takamiya imitandolo.
“Ah dobbiamo andare anche noi Yo o faremo tardi per prendere i posti migliori in prima fila. Quando la professoressa spiega passeggia sempre avanti e indietro e da lì riesco a sentire il profumo del suo shampoo” fece Okusu con un magnifico sorriso raccogliendo tutto.
“Sembri un maniaco” fece una smorfia disgustata Sakuragi di fronte alle perversioni dell’altro.  
“Guarda che lo è - lo corresse Mito alzandosi a sua volta- Ha passato un intero pomeriggio ad annusare bottiglie di shampoo e balsamo come un cane da tartufi, finché non ha trovato quello che usa la professoressa”
“Certo, così quando mi faccio la doccia e sento quel profumo paradisiaco,  posso immaginare che lei sia con me… Beh? Perché mi guardate in quel modo?” chiese il ragazzo dalla chioma bionda perplesso dalle facce sconvolte e un po’ schifate di Sakuragi, Sendoh e Mito.
Rukawa aveva gli auricolari infilati nelle orecchie e si era perso la notizia, per sua fortuna.
“Dovrebbero rinchiuderti” disse Hana
“Credo che gli estremi per farlo ci siano tutti” ponderò Akira, afferrando il budino.
“Andiamo forza. A dopo, ciao!” intervenne Yohei incamminandosi.
“Ah oggi venite agli allenamenti ragazzi?” chiese Sendoh prima che i due si allontanassero troppo.
“Certo, come sempre” affermò Okusu, mentre Yohei neanche si voltò, consapevole degli occhi di Sakuragi piantati sulla sua schiena.

Una volta rimasti loro tre Rukawa si liberò delle cuffiette, i casinisti se n’erano andati, Akira era impegnato a ingozzarsi col budino quindi aveva la bocca impegnata e il do’hao aveva finito di fare le bollicine con il succo, visto che la scatoletta vuota era stata accartocciata sul vassoio.

Ad Hana non andava proprio giù di non sapere che stesse succedendo fra Yo e Sendoh quindi visto che non aveva avuto fortuna con l’amico tentò una nuova strategia.
“Porcospino – fece battendo una mano sulla schiena di Akira – Yo mi ha detto tutto” annunciò aspettando che l’altro cadesse nella sua geniale trappola.
“Eh? Che ti ha detto?” domandò Sendoh raschiando il vasetto di plastica.
“Tutto di voi due” affermò.
“Beh ma te l’ho detto anch’io tempo fa”
“Non fare finta di niente- lo interruppe Sakuragi togliendogli il vasetto e il cucchiaino dalle mani perché gli prestasse tutta la sua attenzione – io so” fece come fosse un Dio onnipotente sceso in terra. 
“Temo di aver perso qualche passaggio” ammise Sendoh sbattendo le palpebre perplesso.
“Mh do’hao- sbuffò Kaede più avvezzo a districarsi con le uscite del suo ragazzo – Mito ha detto al do’hao che tu e lui uscite solo come amici e il do’hao non ci crede. Pensa che stiate insieme, ma che non glielo diciate” ricapitolò l’intera situazione ignorando il ringhio basso e soffuso che proveniva dal suo amorevole compagno.
“Ah ma è vero” Akira si affrettò a confermare per distrarre Sakuragi prima che scoppiasse in una furia omicida.
“Ma non prendermi in giro porcospino! So che lo hai invitato a casa tua”
“E allora? Una volta sono stato anche io da lui – annunciò lasciando basito Hana che non sapeva nulla di quello - Io e Yohei ci siamo visti spesso nelle ultime settimane, ma come amici  e qualche volta l’ho invitato a casa per aiutarmi col computer”
“Non capisco, ma a te Yo piace sì o no?- domandò diretto Hana, era evidentemente confuso – Perché tu a lui piaci”
“Davvero? E ti ha detto qualcosa di preciso oppure è una tua impressione? No perché so di interessarlo ma se ti ha…” patì a ruota libera Akira gongolando di pura gioia.
“Non distrarti porcospino” lo riportò in carreggiata Sakuragi che aspettava una risposta.
“Mi piace molto, ma per quanto sentiamo un’attrazione reciproca ci stiamo frequentando prima di metterci insieme. Praticamente non sappiamo niente l’uno dell’altro” spiegò.
Sia Hanamichi che Rukawa lo fissarono senza dir nulla, il primo visibilmente confuso e il secondo indifferente all’ intera faccenda.
“Scusa ma lo trovi tanto strano?” chiese Sendoh al giocatore dai capelli rossi perplesso dalla sua espressione.
“Mah non saprei, forse è meglio così – rispose Hana dopo averci riflettuto un secondo - in fondo se Yo dovesse capire che non sei il suo tipo è meglio che non stiate insieme”
“Grazie sei molto incoraggiante” esalò Akira, però le parole di Sakuragi rispecchiavano le sue paure.
“Do’hao”  lo sgridò Kaede sistemando lo zaino sul tavolo prima di poggiarci la testa sopra e abbracciarlo come fosse un cuscino.
“ Beh è così!” puntualizzò veemente Hanamichi. 
“Ha ragione Sakuragi – intervenne Sendoh  – Fosse per me gli chiederei di metterci insieme anche ora, però mi sembra che lui non sia sicuro”
“Forse è una tua sensazione” ipotizzò Kaede.
“Mh forse- convenne Akira non molto sicuro – Beh ragazzi ora vi lascio o faccio di nuovo tardi. Ci vediamo oggi pomeriggio”
Si alzò riacquistando il buon umore e recuperate le proprie cose si avviò ad uno dei cestini dei rifiuti svuotandovi dentro il vassoio che poi lasciò impilandolo sopra ad altri prima di prendere l’uscita.

La prima e per ora unica volta che Akira era andato a casa di Yohei, avevano trascorso la serata seduti sul tatami a chiacchierare e ridere, mangiando zuppa precotta direttamente dalla scatola.
Si era divertito molto e si era sentito a proprio agio dopo i primi minuti di imbarazzo iniziali, avevano preso a domandarsi reciprocamente quello che gli saltava in mente sui propri gusti, hobby e passioni e poi Sendoh aveva toccato un argomento più personale: le loro precedenti esperienze amorose.  
Inizialmente Yohei era stato un po’ reticente nell’affrontare l’argomento e lui aveva temuto che avesse una tragica storia d’amore alle spalle che lo aveva fatto soffrire e a cui forse pensava ancora, non era niente di simile.
Semplicemente Mito si vergognava nell’ammettere che non era mai stato con nessuno e che quindi non aveva mai fatto niente.
Akira aveva così saputo della cotta di Yohei durante il periodo del liceo ed era stata quella storia, oltre al fatto che comprese che Mito era vergine, a fargli prendere la decisione di andarci con le dovute cautele.
Al contrario di Yo lui non aveva mai avuto dubbi sulla propria sessualità,  gli erano sempre piaciuti i ragazzi e aveva già delle esperienze, invece Mito aveva perso la testa prima per una ragazza e poi per lui e non aveva mai baciato nessuno, né uomo né donna.
Per quanto l’idea di essere lui a insegnargli come si baciava poteva essere molto esaltante, per Sendoh quello era anche un pensiero che gli creava molte preoccupazioni, lui interessava a Yo e di questo era più che sicuro, ma non era altrettanto certo che a Yohei interessassero le sue labbra.

***
“Senti Yo – richiamò la sua attenzione Okusu mentre si avviavano a lezione – Mi spieghi perché Hana se ne è uscito a quel modo poco fa?”
“Mah niente, sai come è fatto, chissà che aveva” liquidò la faccenda Yohei senza dargli importanza.
“Mh sarà, però sembrava che ce l’avesse con te”
“Non mi è sembrato” mentì spudoratamente di fronte all’evidenza.  Okusu si incrociò le braccia dietro la nuca sorridendo beffardo.
“Ah no? Comunque non ti sembra strano che ultimamente Sendoh capiti sempre in mensa quando ci siamo noi e che si sieda quasi sempre al nostro tavolo?”
“Non più di tanto, la pausa pranzo è comune a tanti indirizzi e poi lui Hana e Rukawa sono in squadra insieme”
“Sì però Sendoh non si autoinvita al tavolo degli altri giocatori né si unisce a quello dei suoi compagni di corso. Non lo trovi anomalo?” continuò Okusu imperterrito nel suo ragionamento.
“Che vuoi che ti dica? Avrà i suoi motivi, magari ha litigato con qualcuno. Se comunque ti scoccia dillo a lui non a me”
Yohei si stava irritando, Akira non si intrometteva nei loro discorsi né aveva mai fatto commenti o battute antipatiche quindi non capiva perché all’amico desse tanto fastidio che si unisse a loro.
“No lo dico a te perché sembrava che foste d’accordo per pranzare insieme” Okusu scoccò la freccia mortale dritta al cuore di Mito.
“Ma che t’inventi?” si schernì Yo continuando a fingere indifferenza.
“Hai detto tu che era in ritardo, no?” gli ricordò il biondino allegramente.
“E allora? E’ come hai detto tu prima, visto che lo incrociamo spesso ho notato che era…”
“Quello l’ho detto per gli altri, soprattutto per Hana che sembrava sul piede di guerra – gli chiarì fermandosi e facendo in modo che anche Mito si bloccasse lungo il corridoio – Per mesi ci hai dato buca ogni volta che andavamo in palestra a vedere gli allenamenti, ora vieni tutti i giorni e guarda caso ultimamente ti becco spesso in compagnia di Sendoh: la mattina prima che le lezioni inizino, in biblioteca e un paio di volte la sera sul tuo motorino che andavate chissà dove”
Yohei socchiuse gli occhi indispettito che ci si mettesse anche lui a fargli il terzo grado dopo Hana.
“L’ho beccato qualche volta in biblioteca e allora? Non è mica strano, sai quanti studenti ci vanno? Ci sei capitato dentro perfino tu. Chiacchierando ha saputo che cosa studio e mi ha chiesto aiuto un paio di volte per sistemargli il computer, ecco perché ci hai visti insieme sul motorino. Comunque: primo che fai? Mi spii? Secondo da quando parlare con qualcuno è un reato?”
Okusu piegò le labbra in un sorriso prima di ridacchiare alzando le spalle, Mito si era indispettito parecchio proprio come poco prima in mensa davanti all’allusione di Noma, ad Okusu infatti non era sfuggita la sua aggressività mostrata nei confronti dell’indifesa frittata .
“E chi ti dice niente? Ti ho beccato per caso e mi è sembrato strano tutto qui, però ti sei scaldato un po’ troppo non ti pare?”
“No, proprio per niente” rispose asciutto superandolo, ma una mano di Okusu lo bloccò afferrandogli il gomito.
“Dai Yo non te la prendere”
“E chi se la prende? Dai facciamo tardi, non vuoi sbavare in prima fila sulla tua professoressa?”
“Sbavo anche nell’ultima”
“Chissà perché non avevo dubbi”

Varcarono la soglia dell’aula dopo qualche minuto facendo il resto della strada in silenzio.
Era vero, si era scaldato troppo valutò Yohei e questo non gli andava giù, gli dava fastidio aver perso il sangue freddo, ma la colpa era di Hanamichi che lo aveva stressato non solo prima ma anche durante il pranzo.
L’aula era già affollata così i due ragazzi si dovettero accontentare, per il dispiacere di Okusu, di alcuni posti in quarta fila, si sedettero salutando alcuni compagni e tirando fuori tutto l’occorrente prima del sopraggiungere della docente.
“Comunque Yo – riprese a dire Okusu sussurrando, sporgendosi al contempo sul banco verso di lui e coprendosi la bocca con un braccio- Mi sa che Sendoh ti muore dietro”
Le mani di Mito si bloccarono a mezz’aria e il libro di testo precipitò con un tonfo sulla superficie lucida.
“Perché dici così?” chiese spalmandosi a sua volta verso l’altro ragazzo.
“Perché ho visto come ti guarda – Perché come mi guarda? Trillò la mente di Yohei. – Ed è lo stesso modo in cui tu guardi lui” concluse la voce di Okusu enormemente divertito.
Oh cavolo esalò il cervello di Yohei sotto choc.
“Ma che…”
“Yo se non vuoi dirlo mi sta bene, ma almeno non negare. Non è carino mentire ai propri amici”
Mito rimase a fissare gli occhi scuri di Okusu e la sua faccia seria. L’amico aveva ragione così annuì e riprese la posizione iniziale, ma l’altro lo afferrò per la manica e lo ricondusse ad abbassare  braccia e testa sul banco.
“Beh allora? Non mi racconti niente?”
“Hai detto che potevo non dire nulla” gli fece notare imbronciandosi.
“Vale per gli altri, dai dimmi che succede” lo punzecchiò con la matita che aveva in mano ficcandogliela in un fianco.  
“Niente…” iniziò a dire un po’ imbarazzato.
“Gli piaci te ne sei accorto? - Yohei annuì sempre più a disagio – E tu? Ti piace vero? Ci ho preso eh?”
“Sì bravo, ora lasciami il braccio e finiscila con quella matita o te la faccio ingoiare” lo minacciò Mito massaggiandosi il fianco dolorante, che era stato colpito ad ogni domanda, Okusu iniziò a ridacchiare.     
 “State insieme?” fece la fatidica domanda.
“No, a volte andiamo a mangiare qualche cosa insieme tutto qui” ammise con uno sbuffo.
“Eh? E perché no?”
“Perché no, non c’è nessun motivo particolare ci stiamo ancora frequentando per il momento”
Okusu mise su una faccia pensierosa e a Yohei sembrava di poter percepire il rumore dei suoi neuroni mentre si sforzavano di riflettere.
“Gli hanno spezzato il cuore? O sei tu che non ti butti per paura che ti pianti?” indagò Okusu dopo qualche minuto.
Yohei prese un sospiro profondo maledicendosi per non aver saputo evitare quella catastrofe.
“No, niente del genere solo ci andiamo piano. Lui mi piace e sembra che anch’io gli piaccia per ora, però magari col tempo più cose scopriamo uno dell’altro… insomma potremmo capire che poi tutta questa attrazione non è motivata. Quindi ci prendiamo un po’ di tempo per…”
“Per evitare di soffrire dopo – concluse per lui l’amico – Sai che hai detto una cretinata vero Yo? Questa idea di chi è stata tua o sua?- indagò ancora Okusu ora tremendamente serio. - Non mi rispondere ho già capito, sei tu che lo tieni lontano”
“Eh? Io? Ma che cavolo dici?” 
“Si capisce lontano un miglio che hai paura che Sendoh ci ripensi”
Yohei aprì la bocca per rispondere ma dato che non sapeva che ribattere la richiuse.
“Guarda che se una persona ti piace non dipende da quanto la conosci, è una questione di primo impatto come si dice si sente a pelle”
“Sì però lui…”l’arrivo della docente in aula e il seguente silenzio che si creò interruppero le parole di Mito ma solo le sue perché dopo qualche secondo Okusu si appiattì sul banco e gli fece segno di avvicinarsi, Yo roteò un secondo gli occhi con sofferenza e poi come nulla fosse si spalmò a sua volta.
“Lui cosa?” chiese l’amico.
“E’ già stato con qualcuno, io no”
“Ah... spiacente in materia di sesso non posso aiutarti, fosse stata una ragazza ti potevo fornire del supporto audiovisivo ma…”
“Sei un cretino- fece disperato Yohei chiedendosi perché si stesse confidando proprio con lui – Non mi riferivo a quello”
“Sesso, prova a dirlo, è facile, non ti morde mica a meno che non ti piaccia, ma questo è un altro…”
“O va al diavolo!” scattò Yohei a voce talmente alta che tutti si voltarono verso di lui compresa la docente che stava spiegando.
“Come ha detto prego?” domandò la professoressa furibonda dopo il primo istante di perplessità.
“Non diceva a lei ma a me” intervenne Okusu prontamente per spiegare l’equivoco mentre Mito recuperava le proprie cose e si avviava all’uscita.
“Dove crede di andare?” domandò l’insegnate confusa nel vedere Yohei abbandonare l’aula senza dire niente per scusarsi.
“Scusi professoressa – intervenne Okusu alzandosi in piedi e infilando i libri nello zainetto – il mio amico non si sente bene vado con lui, scusi ancora” urlò fiondandosi attraverso la porta all’inseguimento di Yohei.

Lo raggiunse dopo pochi metri nel corridoio affiancandolo e sbirciandone il volto, Mito non sembrava arrabbiato quanto più imbarazzato.
“Ehi Yo certo che hai fatto una bella figuraccia in classe” gli fece notare.
“Vuoi chiudere la bocca e connettere il cervello per qualche secondo?” gli chiese sbuffando disperato.
“Mh siamo nervosetti”
“Già, chissà come mai”
“Avrei un’idea, ma non credo vorrai sentirla, piuttosto –  Okusu riassunse il tono più serio – ritornando al problema Sendoh… ”
“Non ho nessun problema con lui” chiarì prontamente Yohei prima che l’altro si mettesse strane idee in testa.
“Ok scusa allora al tuo problema, meglio? E comunque qual è esattamente perché non l’ho capito”
“Mi sarei stupito del contrario” esalò Yo avvicinandosi al distributore del piano e tirando fuori le monetine dalla tasca.
“Allora che problema hai?” insistette Okusu inserendo una moneta e pigiando il tasto per un caffè.
“Che non sono mai stato con nessuno” soffiò Yohei  servendosi di una bottiglietta di tè da quella a fianco.
“E allora? Non capisco davvero”
Yohei tirò la linguetta della lattina valutando il volto dell’amico che si era seduto a terra poggiando la schiena contro il muro, lo raggiunse posizionandosi accanto a lui.
“Che forse hai ragione tu, forse ho paura di volergli bene, magari sono terrorizzato tanto da star male al pensiero che quando si accorgerà che non sono poi così interessante deciderà di lasciarmi”
“Beh primo potresti essere tu a mollare lui, secondo se ti lascia è un imbecille e verrà punito dal guntai, terzo se Hana scopre che ti ha fatto soffrire possiamo prepararci ad andare al funerale del porcospino e quarto secondo me hai un po’ paura anche del sesso” ricapitolò prima di dare un lungo sorso al caffè.
“Sì, forse anche di quello- ammise ridacchiando Mito. – So che quello che sto per dire sono parole al vento- continuò dopo qualche secondo – però ci provo lo stesso, eviti di dire questa cosa agli altri? Almeno per il momento”
“Nessun problema però ti avverto che Taka ha qualche sospetto”
“So già che mi renderete la vita un inferno” si lamentò Yohei.
“Naaa, lo sai che quello è un privilegio esclusivo di Hanamichi”

***
Alla fine Mito quel pomeriggio si era presentato in palestra insieme alla combriccola di amici, ignorando volutamente le occhiatine di Sakuragi.
Per lui quella situazione era già abbastanza complicata e difficile da capire e non gli serviva certo che il suo migliore amico non gli credesse solo perché riteneva impossibile che due persone, che hanno ammesso di provare un certo affetto l’una per l’altra, preferiscano frequentarsi come amici per qualche tempo prima di passare al livello successivo.
Anche ad Okusu però la cosa era risultata strana e Yohei iniziava a pensare che effettivamente qualcosa non andasse, probabilmente era per colpa sua come aveva ipotizzato l’amico.
Iniziò a riflettere sul suo comportamento valutando se facesse o dicesse qualcosa che teneva Sendoh a distanza, così non si accorse della fine degli allenamenti né di Akira che gli si avvicinava fino a quando non fu destato dalla sua voce.
“Ehi ciao!” lo salutò Aki allegramente con un po’ di fiatone.
Quel giorno l’allenatore li aveva fatti correre parecchio e Yohei rimase ipnotizzato dalle goccioline di sudore che scendevano lungo il collo del giocatore o dal suo petto ansante. 

“Hai da fare stasera?” domandò Sendoh con un sorriso gentile.
“No niente”
“Ti andrebbe di venire a casa mia? Devo inserire un grafico e alcune tabelle in una ricerca, ma non ho capito come si creano, non è che ti và di spiegarmelo?” propose congiungendo le mani in un gesto di supplica.
“Accidenti Sendoh sei davvero impedito col computer, quante volte è che Yo viene a casa tua a spiegarti le cose?” s’intromise la voce di Sakuragi avvicinandosi ai due e richiamando l’attenzione anche dei ragazzi dell’armata poco distanti.
“Do’hao” esalò Rukawa  continuando a palleggiare.
“Già forse ti sto scocciando troppo” convenne Akira in realtà lui non aveva nessuna difficoltà, però quella era una scusa come un’altra per vedere Yohei più spesso.
“Beh almeno lui sa come si accende, al contrario di te Hanamichi” lo prese in giro Okusu scatenando la risata degli altri e la rispostaccia di Sakuragi.
“Non ho problemi, vengo a patto che tu mi offra la cena” ne approfittò Yohei per dare concedere il proprio aiuto ad Akira.
“Nessun problema ho il frigo pieno”
“Allora ti aspetto, così andiamo insieme”decise Mito.
“Mi sbrigo in due secondi” promise Akira avviandosi negli spogliatoi.
“Fai con calma” gli urlò dietro Yohei prima di voltarsi verso il gruppo di amici che ora, si accorse, lo stavano fissando.

“Ok che sta succedendo? - chiese Noma- Gli dai lezioni e lui ti paga ho indovinato? Però non dite niente altrimenti Hana ti chiede un prestito, vero?” ipotizzò ignaro della faccia di Sakuragi.
“Gli do una mano ogni tanto e lui mi offre la cena, niente di che” liquidò la cosa Yohei con un’alzata di spalle.
“Mh non ci vedo chiaro- gli si mise di fronte Takamiya aggiustandosi gli occhiali sul naso – E’ da qualche settimana che noto uno strano comportamento fra te e Sendoh, sembrate essere diventati piuttosto amici e pare che lo incontriamo piuttosto frequentemente rispetto agli scorsi anni”
“Se non ci vedi pulisciti gli occhiali – intervenne la voce di Hanamichi con tono minaccioso – Gliel’ho detto io al porcospino di chiedere aiuto a Yo con il computer. Era piuttosto incasinato e mi ha fatto pena”        
“Già lo sapete come è fatto Hana ha il cuore tenero” gli diede man forte Okusu.
“Ma da quando?” controbatterono in coro Noma e Taka prima di fuggire fuori della palestra per scampare alle testate del tensai, Okusu si avviò al loro seguito dopo aver lanciato a Yo un sorrisetto criptico.
“Grazie” fece Yohei ad Hanamichi una volta rimasti soli
Fai con calma” gli fece il verso Hana con voce smielata prima di andarsene incavolato.
“Mh è un do’hao”soffiò Rukawa verso Mito palleggiando mentre lo superava e si avviava a sua volta agli spogliatoi.  

***

L’appartamento in cui Sendoh abitava era di grandezza simile a quello di Mito solo che a differenza del suo era tenuto in ordine ed arredato all’occidentale.
Il pavimento era sgombro da impicci, non c’erano pile di giornaletti, videogiochi o i fili della play che ti capitavano fra i piedi e rischiavano di farti cadere, l’angolo cottura era sempre pulito e mai un piatto o un bicchiere giacevano nel lavello in attesa di essere lavati.
Decisamente dopo aver visto quella casa Yo si era ben guardato dall’invitare nuovamente Akira nella propria.
Quel che Mito ignorava era che Sendoh non era un maniaco dell’ordine ma passava ogni volta la sera precedente, a sistemare e riordinare prima di inventarsi qualche problema col computer.
“Ecco poi una volta che hai selezionato questo ritorni alla schermata principale e lo inserisci” terminò di dare le proprie indicazioni Yohei cliccando col mouse.
Erano seduti al tavolino che fungeva da porta computer e scrivania messo in un angolo della stanza vicino alla finestra, Akira aveva preso una sedia e si era accomodato di fianco a Mito osservando distrattamente il monitor e ben più attentamente il ragazzo.
Erano tanto vicini che spesso i loro gomiti si sfioravano e quando questo accadeva Yohei interrompeva le proprie spiegazioni per qualche secondo, quando la mano di Akira afferrò il mouse per eseguire l’operazione da capo, per vedere se ricordasse tutti i passaggi, fu tentato di sovrapporvi sopra la sua.
“Con te sembra così facile” gongolò Sendoh
“Basta solo un po’ di pratica” gli assicurò Mito.
“Mh però se non ci fossi stato tu ad aiutarmi, non saprei proprio come avrei fatto” lo ringraziò ancora, in realtà aveva già completato la ricerca e quella non era altro che una bozza creata per l’occasione.
“Preparo la cena” esordì Akira decisamente di buon umore
“Ti aiuto?” si offrì Mito
“Non c’è bisogno, devo soltanto aprire un paio di scatolette e mettere una padella sul fuoco, faccio subito”  annunciò avviandosi al piano cottura.
“Ti spiace se intanto usufruisco della tua connessione per cercare una cosa?” domandò Yohei osservandolo trafficare nei pensili.
“Fa pure come fosse casa tua”
‘Magari’ pensarono entrambi all’unisono.

Mito si mise a cercare in rete il nome di un locale di cui aveva sentito parlare a scuola, stava tentando di visualizzare una cartina che gli indicasse la sua esatta ubicazione,  aveva intenzione infatti di invitare Akira quel sabato sera. Trovandola dopo qualche minuto di navigazione decise di salvarla per poterla stampare usufruendo di quel congegno che a lui mancava ma che Sendoh possedeva.
“Faccio una stampa se non ti dispiace”
“Fai pure”
Una volta accesa la periferica e inserita la carta si mise a cercare la cartella in cui era stato salvato il file, fu così che l’occhio gli cadde su una cartellina denominata ricerche università.

Akira non poteva che essere più che felice ogni qual volta Mito accettava di buon grado di venire a casa sua per aiutarlo, non solo potevano passare la serata insieme, ma aveva anche l’occasione di stargli vicino fingendo di sporgersi per vedere meglio il monitor.
Certo prima o poi avrebbe dovuto finirla con quel giochetto del non saper come si apre un file zippato o come si crea un grafico, rischiava di passare per un incompetente totale oltre che imbecille visto che la maggior parte delle indicazioni erano piuttosto semplici.
Però Mito sembrava molto felice di fargli da insegnate e chi era lui per poter togliere al suo tesoro quella gioia?
Aprì la confezione di cibo precotto e ne versò tutto il contenuto nella padella lasciando che si riscaldasse a dovere.
“Sai Mito stavo pensando che vorrei preparati il sukiyaki una sera di queste per ringraziarti delle lezioni che mi dai, ti andrebbe? O forse preferiresti qualcos’altro?” domandò voltandosi verso la scrivania, Yohei era intento a fissare lo schermo mentre la stampante terminava di effettuare la copia avviata.
“Ti ringrazio, ma non credo che dovresti offrirmi una cena per insegnarti ciò che è evidente già sai fare” annunciò Yo alzandosi dalla sedia e avvicinandosi.
“Ops sembra che mi hai scoperto” ridacchiò Sendoh un po’ imbarazzato.
“Si può sapere perché mi hai detto che non ci capivi niente?” domandò Mito leggermente triste.
“Perché così avevo la scusa per vederti e perché sei tanto carino e dolce quando mi spieghi le cose”
Yohei arrossì un poco a quelle parole e sfuggì lo sguardo di Akira però al tempo stesso era risentito col giocatore, lo aveva preso in giro.
“Ho fatto la figura dell’imbecille, vero?” chiese Yohei in un soffio.
“No, il cretino sono stato io che non ti ho invitato semplicemente a cena come avrei dovuto fare”
“Beh non c’è bisogno d’inventarti scuse, voglio dire che se ti và di uscire basta dirlo e si organizza qualcosa” gli disse ancora Mito mentre ritornava al computer e lo spegneva.
“Mi piace andare a bere qualcosa fuori o in giro per locali,  ma mi piace anche quando siamo io e te da soli a casa, anzi, a dire il vero lo preferisco” rivelò Sendoh sinceramente.
Yohei recuperò lo zaino e il giacchetto e si avviò all’uscita.
“Scusa adesso devo andare”  fece infilandosi le scarpe da ginnastica, Akira corse a bloccare la porta poggiandovi i palmi contro.
“Aspetta! Mi dispiace ma non prendertela così per…”
“Non sono arrabbiato – lo interruppe Mito rivolgendogli un sorriso – Solo devo andare a casa a studiare. Ci vediamo domani”
Sendoh liberò la porta e lo lasciò uscire nel pianerottolo, il sorriso di Yohei gli aveva procurato una fitta allo stomaco.

20 Aprile

Mito non aveva gradito la farsa e le bugie del giocatore, anche se aveva capito le buone intenzioni di Akira ma ugualmente quel comportamento non gli era piaciuto.
Yohei non si era fatto nessun problema  ad invitare Sendoh a mangiare cibo in scatola sul pavimento di casa propria; che oltretutto era una bettola quindi qualche problemino forse era il caso che se lo facesse,
Quindi non capiva perché Akira non poteva fare altrettanto ed invece si era inventato quella scusa.
Inoltre la sua frase finale lo aveva lasciato piuttosto perplesso.
Perciò aveva preferito ritornarsene a casa, per non correre il rischio di fargli vedere quanto ci fosse rimasto male, si era comportato come un vigliacco e la cosa non gli andava giù.

“Senti Okusu – bisbigliò chiamando l’amico dandogli una botta col gomito e facendogli fare una lunga riga sul quaderno. Il biondo si abbassò dopo averlo squadrato con cattiveria – Se una ragazza ti dice che preferisce stare in casa soli voi due invece che uscire e andare per locali secondo te che vuol dire?”
“Ci sono due possibilità o sono morto e sono finito in paradiso oppure che sto sognando” esalò l’amico aumentando la sua disperazione.
“Parlo sul serio idiota” fece tenendo il tono di voce basso per non farsi sentire dal professore.
“Mh allora vuole fare quello” rispose sicuro Okusu.
“Quello? Cioè intendi…?” chiese Mito sgranando gli occhi e domandandosi se fosse possibile che Sendoh avesse proprio quello in mente.
“Sì Yo, sesso. Quella parola che non riesci a pronunciare” lo sfotté l’amico.
“Io non ho nessun problema a dire sesso. Guarda sesso, s-e-s-s-o” scandì lentamente.
“Sono felice signor Mito che sappia fare lo spelling correttamente di quella parola e ora che ne dice di provare a seguire la mia lezione?” domandò Il professor Hikagi dall’alto del suo banco.
L’intera aula scoppiò in una sonora risata e Yohei Mito si ritrovò a fare una seconda figuraccia per colpa di Okusu.

Durante la pausa pranzo Yohei non fece altro che lanciare occhiate verso la porta della mensa, ma Sendoh non si fece vedere, suppose che si fosse risentito per il modo in cui era scappato da casa sua.
Yohei era letteralmente fuggito facendo così una figuraccia e dimostrandogli di essere un ragazzino infantile che se l’era presa troppo per quella che in fondo era una sciocchezza.
Mangiò svogliatamente prestando poca attenzione alle conversazioni degli amici.
Quando sia Noma, Takamiya che Rukawa si alzarono per raggiungere le proprie aule lui si apprestò ad alzarsi per recarsi in biblioteca, aveva due ore libere e voleva approfittarne per studiare un po’.
“Vado a fare un salto nel laboratorio d’informatica, ci vediamo dopo” salutò Okusu avviandosi all’uscita e lasciando da soli i due amici.

“Yo che hai?” chiese Sakuragi fissandolo attentamente.
“Senti Hana – iniziò Yohei parlando a bassa voce – se mettiamo il caso che Rukawa ti dicesse che preferisce restare il sabato a casa con te invece che uscire e andare per locali tu che penseresti?”
“Che è normale, mi stupirei se dicesse il contrario” espresse la pura e limpida verità, Yohei intuì che non si era rivolto alla persona più indicata. 
“Mettiamola in questo modo. Se un ragazzo che ti piace ti dicesse che vuole stare in casa solo con te invece che uscire e andare per locali a divertirvi, tu che penseresti?” tentò ancora.
“Yo – sibilò Hanamichi dopo qualche minuto di silenzio – mi stai dicendo che il porcospino ti ha fatto qualche proposta indecente?”
“Perché dici indecente? Pensi che intendesse quello?”
“A che altro poteva riferirsi? E’ chiaro cosa volesse fare, a ma quando lo becco gli faccio passare io i bollenti spiriti a quel pervertito” s’infuriò Hana.
“Primo non credo intendesse quello, secondo si può sapere perché te la prendi tanto?” chiese giustamente Mito. 
“Come perché? Perché… perché - Hana sembrava in difficoltà - Non lo so di preciso, ma non mi và giù”    
“Oh Kami salvami ti prego- implorò Yohei portandosi una mano sugli occhi e chiedendosi perché non potesse avere un amico normale e sano di mente-  Stai facendo tardi sbrigati” gli ricordò prima di avviarsi verso la biblioteca.
 
***
Akira non aveva fatto altro che pensare tutta la notte al volto triste di Yohei rivolgendosi i peggiori insulti che conoscesse per aver combinato un simile guaio.
Alla fine si era addormentato quasi all’alba e aveva finito per dormire troppo e non sentire la sveglia, col risultato di arrivare all’università giusto in tempo per l’inizio degli allenamenti di basket.   
Varcò la soglia della palestra trafelato e con sua somma gioia scoprì che il mister non era presente.
“Hai fatto tardi eh Sendoh?” lo prese in giro Ryota ghignando allegramente della sua faccia sconvolta e del fiatone prima che Ayako gli desse una sventagliata sulla testa.
“Vatti a cambiare Akira”  ordinò la manager.
“Non mi sgridi?” chiese Sendoh incredulo, forse la ragazza si era infine arresa.
“Per oggi ti grazio, hai la faccia di chi ha passato la notte in bianco, però non ti ci abituare” lo sorprese Ayako.
Akira la ringraziò e si avviò verso gli spogliatoi sbirciando l’angolo dove Mito e i ragazzi dell’armata erano seduti a chiacchierare fra loro.
Yohei non si era voltato dalla sua parte, segno per Akira che ce l’aveva ancora con lui, avrebbe tanto voluto andargli vicino e chiedergli nuovamente scusa, ma preferì posticipare alla fine degli allenamenti quando la palestra fosse stata sgombra dei compagni.
Sendoh ben presto scoprì di avere un altro problema più preoccupante in quel momento: ossia Hanamichi.

Quando raggiunse i compagni di squadra in campo Akira non fece caso alle occhiate penetranti e piene di astio che il giocatore dai capelli rossi gli rivolgeva, si mise in fila e prese a compiere i giri di riscaldamento intorno al perimetro della palestra.
Ogni volta che passava di fronte alla panchina in cui i ragazzi erano accomodati vicino al blocco di Ayako, Sendoh teneva il volto diretto verso di loro al primo giro salutò ottenendo risposta solo da Noma, Okusu e Takamiya ma da Yohei nulla perché stava cercando qualcosa nel proprio zaino. 
 
“Ehi Yo – lo chiamò  Okusu dandogli una gomitata nel fianco – Tira fuori la testa che Sendoh ti cerca con lo sguardo” lo avvertì.
Mito restò indeciso su cosa fare, ma poi richiuse la borsa e si mise ad osservare il campo e in particolare un giocatore.

Al secondo giro Akira sorrise sventolando la mano e ricevendo in cambio un gesto secco del capo da parte di Mito, non era propriamente esaltante, ma gli bastò per tirarlo su di morale.

Yohei continuò a fissare il volto di Sendoh che per tutti i restanti nove giri di campo continuò a sorridergli ogni volta che gli passava di fronte, inizialmente gli aveva risposto mantenendo il volto serio e scuro ma alla fine non aveva potuto impedire alle sue labbra di arcuarsi un po’.
“Yo – chiamò Taka sporgendosi  per guardarlo oltre Okusu – Ma Sendoh ce l’ha con te?”
Mito rimase impassibile pensando in fretta qualcosa da dire, udendo un risolino si sporse verso l’amico e gli disse: “Guarda dietro, sugli spalti”
“Ah quando sono arrivate quelle ragazze?” domandò Okusu voltando la testa in alto, tre studentesse erano affacciate al corrimano della tribuna degli spettatori.
Spesso capitavano degli studenti più o meno numerosi ad assistere alle partite di allenamento, il coach li faceva restare purché fossero silenziosi e non deconcentrassero i suoi giocatori.

Ayako fischiò la fine dei giri di campo e il capitano divise i giocatori in due squadre per una partita amichevole, mentre le matricole si sarebbero allenate nei fondamentali sotto la supervisione della manager.
Akira finì in squadra con Rukawa mentre Hanamichi in quella avversaria, il giocatore dai capelli a punta capì che c’era qualcosa che non andava quando Sakuragi gli si parò di fronte.
Solitamente se si trovavano in squadre diverse l’avversario prediletto di Hanamichi era Kaede, ma quel giorno ignorò totalmente Rukawa concentrandosi a marcare Sendoh, il quale non se ne preoccupò subito ipotizzando che forse i due innamorati avessero avuto qualche piccolo screzio.
 
Akira ritrovatosi in possesso di palla prese a palleggiare mentre il compagno lo stoppava agguerrito, forse un po’ troppo agguerrito valutò quando Hana commise fallo e lui finì lungo disteso.
Al quarto fallo consecutivo Akira capì che Hanamichi ce l’aveva proprio con lui.
“Sakuragi si può sapere che ti prende?” gridò Ayako da bordo campo che ne aveva visti soltanto due, dato che Sakuragi era stato bravo a coprire gli altri.
“Non è colpa mia se il porcospino oggi basta sfiorarlo perché cada” si difese il ragazzo lanciando però ad Akira uno sguardo per nulla dispiaciuto.
“Do’hao !” gli urlò contro Kaede quando non poté non vedere la gomitata in pieno stomaco che rifilò all’altro.
“Ora basta! – urlò la voce del capitano che fungeva da arbitro – Sakuragi sei fuori”
“Guarda che non l’ho fatto apposta” spiegò avviandosi però ubbidiente verso la panchina.
Akira si massaggiò lo stomaco chiedendosi che avesse mai fatto per farlo infuriare e quando vide Sakuragi sedersi accanto a Mito tutto gli fu chiaro.

“Non credi di aver esagerato?” gli domandò in un sussurro Yohei allungandogli l’asciugamano.
“Però che bel gioco scorretto, era da un bel po’ di tempo che non ti vedevamo commettere tanti falli” ghignò Noma andandosi ad affiancare sul lato opposto di Sakuragi.
“Già, ma come mai ce l’avevi tanto con Sendoh?” indagò Takamiya scrutando il tensai che si detergeva il sudore.
“Il porcospino è più lento del solito” esalò Hana come spiegazione.
“In effetti ha una faccia, non sembra che stia molto bene” convenne Noma rivolgendo la sua attenzione alla partita.

Al termine degli allenamenti Sakuragi si beccò una solenne lavata di capo sia dal capitano che da Ayako, Hana ascoltò indifferente la paternale evitando di rispondere, poi in silenzio si avviò agli spogliatoi quando gli diedero il consenso.
Kaede fissò Hanamichi varcare la porta e dirigersi al proprio armadietto visibilmente imbronciato, ma il do’hao era arrabbiato già dal suo arrivo in palestra e per quanto lui gli avesse chiesto quale fosse il motivo del suo umore nero Hana aveva negato ostinatamente.
“Do’hao si può sapere che…” s’interruppe quando lo sguardo di Sakuragi fu catturato dalla figura di Sendoh che fuoriuscito dalle docce raggiunse il proprio borsone passando di fronte a loro.
Hanamichi lasciò Kaede lì dove si trovava senza dirgli nulla e si diresse verso l’altro compagno di squadra, che solo con i boxer indosso si stava tamponando i capelli con un telo, del tutto ignaro di quanto stava per accadergli.
“Ascoltami bene – gli ringhiò Hana sulla faccia afferrando Akira per una spalla e spintonandolo contro la parete. Rukawa si spaventò per la forza con la quale il do’hao lo aveva strattonato e si avvicinò veloce per bloccarlo temendo che stesse per colpirlo, ma Hanamichi aveva alzato la mano libera solo per puntare l’indice sotto il naso di Sendoh – Non so che intenzioni hai, ma tieni le tue mani da pervertito giù da Yohei”
Non solo Akira anche Kaede era alquanto confuso.
“Che cosa?” domandò Sendoh esterrefatto mentre si chiedeva che cosa avesse raccontato Mito all’amico.
“Hn?” fece a sua volta Rukawa perplesso quanto il primo.
“Yo mi ha detto tutto. Ti avverto porcospino non ti avvicinare a lui” lo minacciò ancora Sakuragi
“Non so che ti ha detto Mito ma non gli ho fatto niente” si difese Akira cercando di liberarsi inutilmente dalla mano di Hanamichi che ancora lo teneva inchiodato al muro.
“E poi non sarebbero affari tuoi, do’hao!” se ne uscì Kaede ora era lui alquanto alterato.
Hanamichi rivolse a Rukawa i grandi occhi nocciola colmi d’incredulità per quanto gli aveva appena osato dire.
“Kitsune ma come puoi dire una cosa simile. Questo maniaco fa le proposte indecenti a Yo e io dovrei starmene zitto?” protestò allibito.
“Mito si sa difendere benissimo da solo, non sono affari tuoi do’hao o forse sì?” domandò Kaede ora furioso.
“Certo che sono affari miei, c’è da chiederlo? E’ di Yo che stiamo parlando mica di uno qualsiasi” snocciolò tutta la logica del suo pensiero Hanamichi per l’orrore di Kaede.
“Hn? Do’hao ma ti rendi conto di quel che dici?” chiese Rukawa non volendo dar voce alle idee che gli stavano saltando in testa in quel frangente.
“Kitsune ma che hai da fare quella faccia?” chiese Hana non capendo perché la volpe lo stesse interrompendo mentre stava per dare una bella lezione al porcospino.
“Lascialo do’hao- fece Kaede dopo un secondo cercando di riacquistare la calma, doveva esserci sicuramente una logica, strana e assurda tipica del do’hao per quanto stava dicendo e facendo. – Dimmi perché ce l’hai con lui” domandò sedendosi sulla panca dopo aver spostato il borsone di Sendoh.
Sakuargi dopo un minuto molto lungo acconsentì a lasciare Akira libero e si posizionò di fronte alla volpe con le braccia conserte.
Fortunatamente i compagni di squadra erano ancora sotto le docce oppure si erano già cambiati e usciti così nessuno aveva assistito a quella piccola aggressione.
“Oggi dopo pranzo, Yo, mi ha fatto una domanda strana dicendo che era una proposta del porcospino ovviamente lui non ha capito che fosse una proposta indecente, ma io sì” snocciolò confusamente Hanamichi.
“Eh?” fece Akira massaggiandosi la spalla mentre Kaede sbuffava stropicciandosi le tempie.
“Per bene do’hao” chiese Rukawa in un soffio simile all’ultimo respiro di un moribondo, Hana corrugò la fronte indispettito e spazientito che non lo capissero, ma poi prese a spiegarsi.
“Yo mi ha detto ‘se un ragazzo ti dicesse che vuole restare a casa con te invece che andare a divertirsi fuori tu che penseresti?’ Mi pare ovvio che cosa aveva in mente questo pervertito di porcospino” indicò accusatorio Sendoh.
“Non è andata così, gli ho detto che preferisco restare in casa che girare per locali, ma solo perché così possiamo parlare in tranquillità” si difese Akira, non che disdegnasse l’altra ipotesi sia ben chiaro, ma sapeva che Mito non era ancora pronto per nessuna avance.
“Che vuoi dire? Che non ci proveresti con Yo?”
“Certo che sì” si lasciò scappare Sendoh,  dopo tutto era umano, un ragazzo di ventidue anni nel pieno della giovinezza, mica era un Santo.
“Ecco lo vedi kitsune? E’ un maniaco pervertito!”  
 “Do’hao! – lo sgridò Kaede – Se anche fosse che centri tu?”
“Come che centro? Io devo difendere Yo”
Rukawa ebbe un piccolo tuffo al cuore ma decise di resistere.
“A Mito piace Sendoh che a sua volta ricambia, prima o poi Mito lo farà non ci hai pensato do’hao?  O vuoi impedirglielo? Non è che è per questo che sei incavolato con Mito invece che per il fatto che non credi che… - Kaede s’interruppe chiudendo gli occhi – Do’hao – chiamò in un sussurro – non è che a te piace Mito?” lo aveva chiesto, Rukawa non poteva crederci ma alla fine aveva dato voce a quello spaventoso pensiero, eppure non aveva nessun rimpianto preferiva sapere, riaprì gli occhi e li volse verso Hana.
Il volto di Sakuragi rimase impassibile poi gli occhi si sgranarono e la bocca si spalancò, un suono simile a un respiro asmatico fuoriuscì dalla sua gola prima che l’urlo giungesse.
“Ma sei scema volpe? – tuonò incredulo di fronte a quanto sentito – Ma che schifo! Tu ti innamoreresti di tuo fratello? Ma che mente perversa hai?”
Rukawa rimase impassibile : “Do’hao – soffiò rincuorandosi non poco, al momento non correva pericolo di perdere Hanamichi. – Mito non è tuo fratello” gli fece notare pazientemente.
“E’ lo stesso” controbatté Hana squadrandolo ancora per quanto sentito.
“Sei tu che fai tante storie do’hao”
“Bene sentite – s’intromise Sendoh che nel frattempo aveva allungato la mano recuperando i pantaloni e la maglietta e si stava sommariamente rivestendo – se è questo il motivo per cui ce l’hai con me Sakuragi mi spiace, ma è un problema tuo non mio. Mito mi piace e se non ti sta bene non so che farci, puoi anche massacrarmi di botte, ma io non gli starò lontano perché sei tu a dirmelo e ora se volete scusarmi vado a chiarire con lui” detto questo Akira s’infilò le scarpe senza neanche allacciarle e senza recuperare la borsa o il giacchetto e con i capelli umidi che gli ricadevano sul viso schizzò fuori dagli spogliatoi.

“Mh bella risposta” fece Hana sedendosi accanto a Rukawa con un sorrisetto divertito e tenero, prima di allungarsi a sfiorargli la guancia con le labbra.
“Che volpina stupida e paurosa che sei Kae” lo prese in giro con una dolcezza infinita nella voce.
Gli occhi di Kaede si dilatarono man mano che un’atroce e terribile dubbio si faceva strada nella sua comprensione.
“Do’hao era tutta una finta?”
“Non proprio tutto, mi sono incavolato davvero e le gomitate glielo ho rifilate sul serio” ammise con un ghigno soddisfatto, massacrare un po’ il porcospino lo aveva fatto sentire meglio.
“Mi spieghi perché ti sei tanto arrabbiato?” gli domandò Rukawa non riuscendo a capire quella sua reazione, la trovava esagerata e fuori misura degna di lui senza dubbio ma comunque eccesiva.
“Beh scusa Kae metti caso che il porcospino allungasse le mani sul tuo fratellino tu non ti arrabbieresti? Non andresti a dirgliene quattro?” gli chiese a sua volta.
“Mito non è il tuo fratellino e non è un ragazzino che bisogna difendere, ti ricordo che è un teppista che ti ha aiutato in numerose risse” gli rammentò il suo passato burrascoso.
“Kae ti ricordo che ti ho  preso a pugni parecchie volte, neanche io ho bisogno di essere difeso, però quando ci siamo messi insieme e Yo lo ha saputo non è venuto a minacciarti? Lui si preoccupa per me e io per lui, ci guardiamo le spalle a vicenda, semplice. Lo abbiamo sempre fatto e continueremo a farlo”
“E’ una cosa assurda” sussurro non riuscendo a capirli.
“Forse per te volpe, ma non per noi, se Sendoh non mi avesse tenuto testa si poteva anche scordare di avvicinarsi a Yo. Ora invece sono tranquillo”
“Allora non ti dispiace se allunga le mani?” gli chiese Kaede non fidandosi del tutto.
“Ora no, perché ho capito che ci tiene sul serio a Yo, non è solo per divertirsi che gli và dietro” gli disse ancora.
“Quindi se Mito a suo tempo avesse capito che io volevo solo una storia di sesso…” iniziò a capire Kaede.
“Ti avrebbe spaccato la faccia probabilmente e poi avrebbe picchiato me per farmi smettere di pensare a te” ipotizzò Hana.
“Tzs come se fosse facile riuscire a buttarmi giù” esalò Kaede, non era un tipo che andasse a cercarsi i guai ma se lo disturbavano reagiva.
“Sai Kae? Eri proprio carino tutto preoccupato che mi piacesse Yo” sghignazzò Hanamichi abbracciandolo stretto a sé quando Rukawa si sporse a nascondere il viso nel suo collo, Kaede si era spaventato davvero tanto e per un attimo aveva temuto di perderlo.

***

Akira corse in palestra, facendo balzare per lo spavento le matricole che stavano pulendo il pavimento per il modo in cui spalancò la porta degli spogliatoi.
Non trovando la figura di Mito in nessun angolo si precipitò all’esterno, si era deciso giusto in tempo a correre a cercarlo, lo individuò nel viale a molti metri di distanza.
Si mise a correre spiccando un balzo in avanti incurante del venticello invernale che gli accarezzava la pelle delle braccia scoperte e il collo bagnato.
Quando vide il quartetto svoltare l’angolo raggiungendo il cancello d’entrata chiamò il nome di Mito con quanto fiato aveva in gola, riuscendo a farli fermare.
“Ehi Sendoh, ma che succede?” chiese Noma una volta che il giocatore li ebbe raggiunti.     
“E’ successo qualcosa di grave?” domandò subito a sua volta Takamiya.
“Hana sta bene?” disse Yohei ottenendo che Akira annuisse.
“Sì, ho solo bisogno di parlarti un secondo” bloccò altre nuove domande.
“Bene allora noi andiamo, ciao Yo” salutò Okusu intuendo si trattasse di qualcosa di personale e afferrò gli altri due amici per un braccio ciascuno conducendoli oltre il cancello del campus.

Akira non sapeva come iniziare il discorso e si sentiva anche parecchio imbarazzato, allungò una mano per spostarsi una ciocca che stillava acqua dagli occhi.
“Ti prenderai qualcosa a stare così, va bene che è aprile e siamo in primavera ma la sera è un po’ freschino per uscire con i capelli zuppi” gli fece notare Mito.
“Già è vero ma dovevo parlarti subito”
“Senti, se è per ieri sera…” ma le parole di Yohei vennero presto interrotte dalla voce di Sendoh
“Mi dispiace Mito, non avrei dovuto raccontarti una frottola, ma mi sembrava così stupido dirti: Vieni a casa mia? Perché sai quando sei con me mi sento davvero bene” snocciolò tutto insieme.
“No è carina come cosa, un po’ sdolcinata forse” lo prese in giro Yo ridacchiando della sua occhiata perplessa.
“Mi piaci Mito, davvero tanto e se voglio stare a casa da solo con te, invece che girare per locali è perché mi piace sentire la tua voce”
“Che dici se torniamo in palestra così ti asciughi i capelli e finisci di vestirti?” gli propose Yohei rivolgendogli un sorriso, era felice che gli fosse corso dietro in quello stato per dirgli quelle cose.
“Direi che è una buona idea, inizio ad aver freddo” convenne Sendoh che si era tolto un peso dallo stomaco ed ora era tornato sereno e spensierato come sempre e s’incamminò al fianco di Mito.
“Mi spiace di averti lasciato in quel modo” ora toccava a Yohei scusarsi.
“A me è dispiaciuto di più di averti visto triste” soffiò piano Akira, Yo lo scrutò appena ma non replicò nulla
“Se vuoi ti do un passaggio col motorino” gli propose invece.
“Solo se ti fermi a mangiare”
“Hai fatto il sukiyaki?”
“Tagliolini in scatola basta aggiungere acqua calda e sono subito pronti” lo informò Akira recitando il testo della pubblicità.
“Bah mi accontenterò” ridacchiò Mito.

22 Aprile

Yohei varcò il cancello dell’università e parcheggiò il motorino nel solito angolo, stava tirando fuori la catena quando qualcuno arrivò di corsa a sbattergli una mano o meglio due, una ciascuno, sulla schiena.
“Buongiorno Yo!” trillarono in coro Noma e Okusu, il secondo sventolando uno degli arti che lo avevano colpito.
“Imbecilli mi volevate spezzare la schiena?” si lamentò piegandosi leggermente in avanti e mugolando di dolore.
“Ah esagerato” soffiò Noma ridacchiando prima di fare l’occhiolino a una studentessa che passava.
“La conosci?” s’informò con lui il biondo.
“Non ancora” annunciò l’amico lisciandosi i baffetti con l’indice e ghignando prima di lanciarsi all’inseguimento della fanciulla, che orripilata si voltò sbarrando gli occhi al suo grido: “Signorina sa che è una bellezza?”
“Buongiorno!” salutò la voce di Sendoh rivolgendo un sorriso a Yohei che ricambiò mentre era inchinato ad assicurare la catena al mezzo.
“Giorno!” ricambiò il saluto drizzandosi in piedi prontamente.
“Ah per favore contenetevi” esalò Okusu con una smorfia disgustata.
“Eh?” fece Akira non capendo.
“Niente non farci caso” lo rassicurò Yohei trafiggendo Okusu con un’occhiataccia.
“Mh vado a godermi lo schiaffo che si beccherà Noma, ci vediamo in classe Yo” si eclissò l’amico prima che rischiasse sul serio la vita.
“Sì prendimi il posto”

“Sembri piuttosto allegro stamani” notò Akira, lui lo era e solo perché lo aveva incrociato.
“Dici? In effetti è vero guarda – Yohei afferrò lo zaino e lo aprì rovistandovi qualche secondo dentro prima di tirar fuori un paio di biglietti colorati – Me li ha regalati il padrone del ristorante” annunciò festante.
“Ah… e cosa sono?”  s’informò Sendoh prendendone uno e leggendovi sopra Cyber space cowboy con tanto di immagine di quel che sembrava un robot munito di spada laser.
“Sono i biglietti per il nuovo video gioco che esce sabato. Con questi si può andare al punto vendita del centro commerciale e acquistarne una copia a metà prezzo” spiegò felice come una Pasqua, Akira aumentò il sorriso ma sinceramente non la trovava un’idea tanto esaltante.
“Ah capisco sembra magnifico” mentì spudoratamente.
“Bugiardo a te non piacciono i video giochi” lo riprese Mito sorridendo, avevano imparato molte cose uno dell’altro.
“Sì è vero” ammise sincero il giocatore.
“Ehi Hana guarda! ” urlò Yohei sventolando in aria i due biglietti.
Sakuragi si trovava poco più giù e li stava raggiungendo al fianco di Kaede, appena vide i foglietti colorati, che da quella distanza non erano altro che una macchietta scura si bloccò in mezzo al viale.
“Non dirmi che è quello che penso Yo” urlò a squarciagola.
“Sì, sono proprio loro” rispose di rimando Mito.
Sakuragi spiccò la corsa eliminando la distanza che li separava, afferrò i biglietti e se li ammirò per bene quando Rukawa li raggiunse sbadigliando vistosamente Hana glieli sventolò sotto il naso.
“Kitsune hai visto? Hai visto?”
“Do’hao no, se non fermi la mano” lo sgridò, inutilmente perché Hanamichi non lo stava più ascoltando.
“Ma come li hai rimediati?” indagò Hana con l’amico a cui aveva ridato completa attenzione.
“Me li ha dati il padrone del ristorante che li ha avuti da un cliente che lavora nel negozio – spiegò Mito il giro fatto dai rettangoli colorati per poi continuare nel racconto  – Me ne stava dando uno solo ma io l’ho pregato così tanto che sono riuscito a rimediarne uno anche per te” spiegò ottenendo di venir soffocato da un abbraccio entusiasta dell’amico.
“Ma io ti amo Yo!” esplose Hanamichi stritolandolo.
“Do’hao!” protestò Kaede assottigliando pericolosamente lo sguardo.
“Ah kitsune sei sveglia?- chiese Hana ridacchiando divertito della sua faccia scura prima di girarsi verso Yohei e proporgli - Beh allora sabato andiamo a prenderlo che dici?”
“Sì, nessun problema” acconsentì
“Kae dove vai?”csi rivolse Hanamichi  alla sua volpe che li aveva superati proseguendo verso il viale.
“In classe, è tardi” fece Rukawa sventolando una mano.
“Aspettami! Ci vediamo a pranzo Yo, ah ciao porcospino” si degnò di vedere finalmente anche Akira.
 “Allora sabato sei impegnato da quel che ho capito” notò Sendoh distrattamente dopo qualche secondo un po’ dispiaciuto dato che voleva invitarlo a uscire.
“Solo di mattina, perché non vieni anche tu? Magari dopo andiamo da qualche parte appena abbiamo fatto al negozio”  lo invitò Yohei la quale intenzione a dire il vero era proprio quella fin dall’inizio.
“Sicuro che a Sakuragi vada bene?”
“Tranquillo, di certo verrà anche Rukawa e neanche a lui piacciono i videogiochi a parte tetris che gli causa un effetto soporifero quindi vi terrete buona compagnia” lo rassicurò prontamente.
“Sai mi avevi convinto già al vieni anche tu” gli rivelò Akira facendolo sorridere.


  
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