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Autore: Youko    19/07/2010    2 recensioni
Terza e ultima storia(anche questa non era prevista)che chiude la serie del 21. Questa è la storia parallela che si svolge prima, durante e dopo i due compleanni già trattati. Vi siete chiesti chi erano i famosi ladri e che fine abbiano fatto? Chi era la persona che Sendoh voleva conoscere e come sia andata a finire? Troverete qui tutte le risposte. AGGIUNTE terza e quarta parte conclusive.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Akira Sendoh, Yohei Mito
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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parte due tdob
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di T. Inoue; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro




15 febbraio

Una volta rientrati nel locale Mito aveva ripreso le distanze da Akira, trincerandosi ostinatamente dietro le barricate dell’indifferenza e del disinteresse che aveva eretto per proteggersi.
Evitò di voltare il capo nella direzione del giocatore e solo a fine serata quando dovettero salutarsi, si concesse di guardarlo ancora una volta.
Non che gli sarebbe dispiaciuto annoverare Akira Sendoh fra le fila dei suoi amici, ma sarebbe stato doloroso e controproducente.
In fondo non necessitava di averne altri, Hana e quei tre scalmanati dell’armata erano più che sufficienti per complicargli la vita, ma soprattutto non aveva bisogno di averne accanto uno che gli piaceva così tanto.
Continuare ad essere un perfetto sconosciuto per il giocatore gli sembrò la soluzione migliore e l’unica sensata. Prima o poi quell’infatuazione sarebbe scomparsa dal suo cuore e fino a quando non avrebbe potuto guardarlo senza che il respiro gli mancasse o che il batticuore lo accompagnasse, stare lontano da Sendoh era la sola opzione possibile.
Continuò a ripetersi mentalmente la propria decisione come fosse un mantra per tutto il resto della notte, rigirandosi nel futon caldo e accogliente, sperando che in quel modo la sua determinazione non avrebbe più vacillato.

Era stato così pericolosamente facile parlare con Akira, Yohei era stato catturato dalla tenerezza dei suoi occhi, si era lasciato avvolgere dal calore di quel sorriso, si era sentito così stupidamente felice tanto da ingannarsi e perdersi in un sogno.
Per un momento si era cullato nell’illusione che Akira fosse lì per lui, che lo avesse seguito appositamente all’esterno, non era forse proprio con quella piccola speranza che era fuggito fuori dal locale?
Per un fragile istante Yo aveva assecondato la sua fantasia dimenticandosi completamente di Midori.
Ma alla fine quando il mondo reale si era affacciato mostrandogli la verità lui si era destato, sentendosi un completo idiota per essersi perso dietro a stupide fantasticherie.
Ma la sua idiozia, per quanto faticosamente cercasse di scacciarla, aveva attecchito in profondità nella sua mente mettendo radici salde e robuste difficili da sradicare con una semplice imposizione di volontà, così alla fine di una nottata insonne e di una mattinata in cui aveva vegetato a letto aveva chinato il capo sconfitto.

Dichiararsi non era di per sé una cosa facile se in più ci si aggiungeva il fatto che il soggetto del proprio interesse appartiene allo stesso sesso la cosa risulta di gran lunga più complicata.
Eppure Yohei che si era sempre vantato di possedere un quoziente intellettivo superiore; almeno rispetto all’armata, e una mente pragmatica e razionale; al contrario di Hanamichi, trovava l’idea che gli era balzata in testa stranamente geniale per quanto in realtà comprendesse bene che fosse una colossale scemenza.

La verità nuda e cruda era che semplicemente aveva paura.
Il terrore di essere respinto seppur garbatamente; perché Yo di questo era più che sicuro, Akira non lo avrebbe preso in giro per la sua infatuazione né gli avrebbe rivolto un’espressione di disgusto o parole offensive, lo pietrificavano.
L’unica alternativa era continuare a tacere su quel sentimento che gli devastava l’animo attendendo che prima o poi si affievolisse e scomparisse fino a ridursi a un tenero ricordo.
Ma a discapito di ciò che si ostinava a ripetersi, il suo corpo tendeva ad avere la deprecabile abitudine di agire per conto proprio.
 
Per l’ultima volta, si ripromise con fermezza mentre muoveva un passo dietro l’altro in direzione dell’abitazione di Sendoh, dopo di ché non avrebbe più prestato ascoltato al diavoletto che gli sussurrava nelle orecchie né avrebbe più ripensato al giocatore.
La sua mente traviata da sogni d’amore adolescenziali si era fatta convincere dell’innocenza del gesto che stava per compiere, adducendo a spiegazione logica e razionale che solo esprimendo in qualche maniera quel sentimento se ne sarebbe potuto completamente scordare.
 

***
Akira tirò la linguetta della lattina di succo che aveva acquistato al supermarket in cui si era fermato per rimpinguare un po’ le scorte del frigorifero che ormai piangeva desolazione e miseria.
Sia le lezioni che gli allenamenti si erano svolti regolarmente anche per quel giorno senza nessuna sorpresa
piacevole, poco prima della pausa pranzo si era recato nei dintorni dell’edificio che ospitava la facoltà d’informatica e con suo sommo dispiacere non aveva incrociato la figura di Mito.
Aveva anche saltato l’ora successiva per addentrarsi nei corridoi dell’istituto senza avere alcuna fortuna, neanche in palestra il giovane si era visto, al contrario dei suoi tre amici che avevano fatto una capatina veloce.
Sendoh aveva ripensato a lungo alla stranezza del comportamento di Yohei giungendo ad unica soluzione possibile, ossia che non ci fosse assolutamente nulla di anomalo.
Sicuramente la sensazione di freddezza doveva essere stata una sua semplice sensazione dettata dai suoi sentimenti,dall’insicurezza dettata dal fatto non conoscere bene l’altro e dal non sapere bene come doversi muovere lo facevano dubitare e preoccupare per ogni minima inezia.    

Diede un altro lungo sorso e rallentò leggermente l’andatura quando vide la figura in lontananza socchiudendo leggermente gli occhi per acutizzare la vista.
Non si era sbagliato o confuso, quello fermo in direzione del suo cammino era proprio un panda, non un vero animale ma un uomo vestito da tale esemplare.
 Se ne vedevano spesso molti in giro per il centro, solitamente sponsorizzavano con costumi più o meno fantasiosi; per qualche strana regola riconducibile al marketing, vari esercizi commerciali, ma era strano vederne uno lì.
Quella era un quartiere scarsamente movimentato e frequentato, forse il dipendente non conosceva bene la zona e si era smarrito o semplicemente abitava da quella parti e stava rincasando, anche se certo vestito in quel modo dava nell’occhio.
Sendoh procedette indifferente, non voleva rischiare di imbarazzare l’uomo, magari era un povero disoccupato padre di famiglia che per mantenere e sfamare i suoi numerosissimi figli si era abbassato a un simile lavoro.
Dicendosi che doveva smetterla di vedere certi film strappalacrime alla tv procedette a superare l’orso gigante, ma proprio mentre stava per scostarsi a destra per non finirgli addosso, il peluche a grandezza uomo slittò su un piede bloccandolo.
Akira fissò la testa bianca con le macchie circolari nere rimanendo immobile e perplesso provò a spostarsi a sinistra per superarlo ma nuovamente il panda arrestò il suo cammino.
Stava per chiedergli se avesse bisogno di qualcosa e cortesemente di lasciarlo passare quando un braccio dell’uomo orso scattò in avanti verso di lui con il palmo aperto proteso verso l’alto.
Fra la pelliccia sintetica era adagiato una scatolina quadrata avvolta con carta rossa e oro chiusa da un bel fiocchetto dorato.
Sendoh fissò il regalo e poi la testa inespressiva poi nuovamente il pacchetto, la zampa pelosa si agitò nella sua direzione, in un chiaro segno silenzioso di afferrare il dono.
“Emh dunque…” tentò di dire, ma ancora l’arto si mosse sotto il suo naso in un gesto ancor più pressante, Akira pensò bene di non contrariare lo strano sconosciuto e allungò due dita e lentamente sfiorò il nastro.
Sembrava non corresse pericoli di farlo imbestialire e così si azzardò a prendere il piccolo regalo, il panda lo superò senza dire una parola o voltarsi nella sua direzione.
 
 Sendoh rimase a fissare la bizzarra creatura uomo- animale allontanarsi, infine staccò gli occhi dalla pelliccia e fissò il pacchetto indeciso sul da farsi, lo smosse un poco alzandolo fino all’orecchio e ascoltando il rumore di qualcosa che sbatteva al suo interno.
Si avviò a casa rigirandosi lo strano regalo fra le mani e anche una volta all’interno dell’appartamento lo scrutò pensieroso, poi si decise e lo scartò.
La scatolina era di una pasticceria alquanto rinomata del centro e al suo interno giaceva un unico cioccolatino a forma di cuore, ovviamente Akira era un ragazzo assennato e non si fidò a ingurgitare un singolo pezzetto del dolce.
Il panda poteva essere un folle serial killer che regalava cuori al cianuro o alla stricnina, richiuse la scatolina e la gettò nel cestino dei rifiuti, dimenticandosene due ore dopo.


***

Mito fermò i piedi e con un sospiro si voltò per tornare indietro di qualche metro per la quinta volta.
Come ogni venerdì dopo le lezioni si era diretto al lavoro part-time aveva indossato il costume noleggiato dal gestore del ristorante in occasione dell’apertura del ristorante, aveva afferrato il cartellone, i palloncini e i volantini che avrebbe distribuito fino a sera.
Una volta però che il sole aveva iniziato a compiere la sua discesa Yohei non si era diretto a liberarsi di quella fastidiosa e bizzarra divisa come solitamente faceva, ma si era invece recato nella direzione opposta.
Inutile dire che il suo corpo lo aveva condotto sotto casa del giocatore dietro cui sospirava in silenzio, come aveva supposto le finestre del suo appartamento non avevano le tendine tirate e la luce in casa non era stata ancora accesa.
Akira non era ancora rincasato come era logico che fosse, dato che sicuramente stava ritornando dalla palestra dove si era allenato fino ad allora.
Come aveva giustamente previsto lo vide avvicinarsi con la sacca sportiva a tracolla e la busta di un minimarket, sfiorò con le dita rinchiuse nella pelliccia il cioccolatino acquistato il giorno prima in pasticceria.

Si sentiva tanto una ragazzina delle medie alla sua prima cotta che tremante e rossa di vergogna voleva donare la cioccolata di san Valentino al ragazzo che gli piaceva, ancora non capiva dove avesse trovato il coraggio di varcare la soglia del negozio di dolciumi, mettersi in fila e silenziosamente indicare il cuore di cioccolata al latte.
E ora benché fosse totalmente irriconoscibile dentro la pelle di un finto panda made in Taiwan si sentiva tremare ogni fibra di corpo e pelliccia sintetica.
Dopo che Akira ebbe afferrato il pacchetto stranamente lui riuscì ad allontanarsi mantenendo un’andatura regolare, si era aspettato di scappare a gambe levate e invece così non era stato, alla fine era stato meno traumatico del previsto.

Una volta rincasato si tolse il costume a nolo e si fiondò sotto la doccia e rimase sotto il getto dell’acqua tiepida a lungo.
Ora poteva togliersi Akira Sendoh una volta per tutte dalla testa, decise sorridendo vittorioso alla sua immagine che si rifletteva nello specchio opacizzato dal vapore.


Più o meno a metà Marzo

Akira si rigirò la matita fra l’indice e il pollice mentre la testa si reclinava di più a sinistra sul palmo dell’altra,
fissava il professore senza ascoltare neanche una parola di quel che stava dicendo.
A lezione si lasciava vincere sempre da quella specie di apatia ormai da molti giorni e più nello specifico da quando, due settimane dopo il suo compleanno, Mito non si era più fatto vedere in palestra.
Aveva provato a incrociarlo casualmente per il campus, ma Yo sembrava dotato di radar e forse così era visto che Akira incontrava tutti tranne che lui.
Ormai stava finendo anche Marzo e il giocatore non aveva concluso proprio un bel niente, chiedere a Sakuragi era un’idea scartata già da tanto tempo, perciò stava valutando seriamente di lasciar perdere quello sfuggente ragazzo.
Oltre tutto, se mai le cose avessero dovute finire come sperava, non voleva ritrovarsi a iniziare una storia con uno spirito libero.
Praticamente Yohei era un fantasma non si sapeva mai dove o con chi fosse.
‘Ma sì, meglio metterci una bella pietra sopra e passare ad altro non so neanche se sia libero o quanto meno gay’ rifletté incrociando e afflosciando le braccia sul banco adagiandovi subito il capo.
Però il vecchio adagio gli turbinava sempre in testa ogni qual volta prendeva la decisione di lasciar perdere:
‘Tra dire e il fare c’è di mezzo il mare’ e lui non riusciva a dimenticarsi di Mito.
Probabilmente era perché rimaneva con troppi dubbi, se fosse stato possibile un approccio normale e Akira avesse avuto la possibilità di esporsi chiaramente ed essere respinto, non avrebbe continuato a rimuginarci sopra così tanto.
Il fatto di non essere riuscito ad andare oltre qualche semplice frase scambiata occasionalmente, non gli permetteva di arrendersi definitivamente.
In cuor suo bruciava ancora viva la speranza.
Sebbene non fosse altro che una futile illusione la sua, non aveva nulla di concreto a cui aggrapparsi, non voleva rinunciare tanto facilmente.
Era sempre stato un tipo molto determinato, ma in quel caso rasentava, una testardaggine che non sapeva di possedere, si stava incaponendo oltre il dovuto.  

 ***

“Ehi Yo!”
Mito si voltò verso quel richiamo riconoscendo subito la voce di Hanamichi, l’amico lo raggiunse eliminando con poche falcate la distanza che li separava poggiandogli poi una mano sulla spalla a modo di saluto.
“Ciao Hana, come mai da queste parti?” gli chiese con un sorrisetto impertinente, la biblioteca non era uno dei luoghi che Sakuragi frequentava solitamente se non proprio quando vi era costretto.
“Cercavo te – gli spiegò non curandosi degli sguardi infastiditi, dal tono alto della sua voce, degli studenti che sedevano a uno dei grandi tavoli messi a disposizione e che cercavano con solerzia di studiare. –E’ da parecchio che non riesco più a vederti” continuò Hana.
“Te l’ho detto anche l’altro giorno al telefono, sono piuttosto impegnato con i corsi e poi con il lavoro part time”    
Il giocatore lo fissò per qualche secondo senza dire nulla poi chinò il capo per far sì che i loro occhi si trovassero alla stessa altezza.
“Le lezioni non si tengono tutto il giorno e ora hai smesso di distribuire volantini e lavori qualche volta la sera come cameriere, perciò non inventarti scuse – riassunse Hana le attività dell’amico - Non è che mi stai evitando?” domandò diretto a brucia pelo.
Yohei sbatté le palpebre un paio di volte prima di scoppiare a ridacchiare “Scusa e perché dovrei?” chiese di rimando.
“E che ne so? Altrimenti mica ti venivo a cercare per chiedertelo” scattò Sakuragi ritornando al consueto tono di voce e meritandosi alcune occhiatacce ammonitrici.
“Ah così sei venuto solo per questo? E io che credevo che venissi a cercarmi solo per chiedermi un prestito però devo ricredermi” gli occhi di Hana si dilatarono e le guance si imporporarono leggermente.
“Che cavolo dici? Mi stai dando del parassita? Ritieniti fortunato di avere il tensai come amico, vuoi una testata?” s’infervorò piccato perché Yo non aveva poi tutti i torti.

“Ma insomma volete fare silenzio?”
“In biblioteca non si urla!”
“Se volete chiacchierare andate fuori”

Si lamentarono alcuni studenti e un paio di docenti, Hana trafisse gli scocciatori con uno sguardo al vetriolo digrignando i denti e prima che potesse rispondere a tono Mito lo trascinò per un braccio nel corridoio esterno.
“Non le sopporto le biblioteche” si lamentò Sakuragi fumando d’irritazione per non aver potuto inveire come avrebbe voluto.
“Sei il solito casinista”esalò Yo per prenderlo in giro.
“Piantala o ti stendo- lo bloccò Sakuragi - Allora mi dici che ti prende?” insistette incrociando le braccia al petto con fare battagliero.
“Troppo studio e mi si sta fondendo il cervello dato che, diciamocelo, non è che i miei neuroni siano tanto abituati a lavorare” la buttò sullo scherzo Mito evitando di rispondere.
“Dico sul serio Yo – fece Hana con una nota di preoccupazione – Non pranziamo più insieme, hai sempre da fare e non usciamo da un sacco di tempo, non vieni neanche in palestra” si lamentò visibilmente contrariato della sua costante assenza.

Yohei socchiuse leggermente gli occhi corrugando appena la fronte, indispettito da quella paternale che gli veniva proprio dall’amico.
“Si può sapere da quando mi devo giustificare con te dei miei impegni?- esalò a bassa voce – E poi parli proprio tu? Che in primo liceo ti è bastato vedere la gonna di Haruko e una palla da basket  per dimenticarti completamente di noi? Per non rinvangare il fatto che quando ti sei messo con Rukawa sei completamente sparito…”
“Sì vedo come non vuoi più ricordare l’accaduto – sbuffò Hana messo in difficoltà dal sentirsi ricordare i propri errori – Senti Yo proprio perché mi sono comportato in quel modo tenendo te e i ragazzi a distanza, ma soprattutto te, sono venuto a chiederti se ho combinato qualcosa che ti ha fatto arrabbiare” spiegò mettendo da parte ogni rammarico.
“Ma no, sono solo… molto impegnato” lo rassicurò Mito mentre il senso di colpo iniziava a pungolarlo fastidiosamente.
Era vero che lo stava evitando, ma non per colpa di Sakuragi o dei ragazzi dell’armata, semplicemente cercava di non incontrare Sendoh.
Aveva preso la decisione di restare il più lontano possibile da Akira finché il suo cervello non avesse smesso di pensare a lui, però ovunque si voltasse finiva per incrociarne la strada per questo motivo preferiva rintanarsi nel laboratorio d’informatica nelle ore di buco e non andare più a spiare gli allenamenti di Hanamichi.
“Yo se hai qualche problema…” disse Sakuragi con un filo di voce ed evitando di guardarlo negli occhi, in difficoltà su come esprimersi.
“Lo so Hana, tu ci sei sempre – lo trasse d’impiccio, fra loro non c’era mai stato bisogno di dirsi certe cose sapevano perfettamente che ognuno poteva contare sull’aiuto dell’altro – Ma davvero non ho nessun problema… beh a parte che sono incasinato per il test della settimana prossima”
“Mh per quello arrangiati da solo, devo già studiare per due esami e non ho ancora aperto un libro”
“Chissà perché non avevo dubbi in merito”
“Che vorresti dire?” chiese Hanamichi avvolgendo un braccio intorno al suo collo e stringendo pericolosamente.
La tensione di pochi minuti prima si era dissolta, così scherzarono per qualche minuto prendendosi in giro bonariamente a vicenda poi Hanamichi propose all’amico un’uscita pomeridiana. Insistette talmente tanto che Yohei, spinto anche dal volersi scusare per le parole dette prima, accettò .
Si misero d’accordo per il giorno seguente dato che Mito non doveva lavorare e acconsentì non molto entusiasticamente ad incontrarsi fuori della palestra alla fine degli allenamenti del club di basket.

Il giorno dopo…

Ad Akira non era sfuggito l’arrivo di Yohei né il fatto che Sakuragi, al termine degli allenamenti, avesse gridato all’amico che si sarebbe sbrigato subito a cambiarsi né tanto meno che Mito, gli avesse sorriso e indicato con l’indice la porta della palestra come a dirgli: Ti aspetto fuori.
Per qualche strana e oscura ragione, non più di tanto se si fosse soffermato a pensarci un attimo, tutto ciò indispettì Sendoh.
Il giocatore avrebbe voluto avvicinarsi e salutare il ragazzo che non vedeva da parecchio, ma venne bloccato da Ayako e dall’allenatore che lo ripresero aspramente per i continui ritardi.
Con la coda dell’occhio e senza prestare minimamente ascolto a ciò che gli veniva detto, Akira osservò la figura di Mito oltrepassare la porta.
Aveva sperato, invano, che Yohei si voltasse dalla sua parte così che lui avrebbe potuto sorridergli e salutarlo e invece nulla, appena la manager e il mister ritennero di essere soddisfatti lo lasciarono andare negli spogliatoi.

Varcando la soglia anche se soprapensiero colse uno stralcio di conversazione fra Rukawa e Sakuragi, che gli confermava quanto aveva giustamente ipotizzato, ciò che però catturò la sua attenzione fu lo sguardo pensieroso di Kaede.
Aprì il proprio armadietto recuperando con molta lentezza l’occorrente per la doccia, facendo finta di nulla e fingendo indifferenza totale Akira prese a chiacchierare con Kaede portando la conversazione dove voleva.

“Tu e Hana oggi non andate a casa insieme, giusto?” domandò Sendoh innocente come un angioletto.
“Nh, esce con un suo amico”
“E la cosa ti scoccia?” perché a dire tutta la verità ad Akira dava fastidio un bel po’, non che fosse geloso sia ben chiaro.
Lui non era il tipo da attacchi isterici e scenate teatrali se il suo ragazzo aveva un amico con cui usciva senza di lui figurarsi,  Sendoh era superiore a quelle cose.
‘Anche perché Mito non è il mio ragazzo’ si ricordò con fastidio spiegando alla faccia scura di Rukawa cosa intendesse dire.
“Sai essere gelosi è del tutto normale” fece ancora Akira con accondiscendenza cercando di mettersi nei suoi panni.
“Tzs è solo Mito, figurati se sono geloso di un tipo simile”
Nel sentire quelle parole Akira s’indispettì non poco, era vero che Yohei non era appariscente e non catalizzasse l’attenzione con la sua sola presenza come invece capitava a Rukawa, però dire ‘è solo Mito’ con quel tono di sufficienza liquidando così la faccenda non gli andò proprio giù.
“Ah sì? Mi sembra che Sakuragi passi un sacco di tempo con quel ragazzo” lo pungolò mettendo più malizia del dovuto nel tono della voce.  

‘ Se fossi in te staccherei gli occhi dalla palla da basket ogni tanto e mi guarderei attorno, non sai che bel panorama ti perdi… Pensandoci bene è meglio di no, non sia mai che Rukawa dovesse mettersi in testa di lasciare Sakuragi e provarci col mio Yohei ’

Il successivo sguardo, la risposta e il tono della voce di Kaede staccarono Akira da quei pensieri un po’ bizzarri: “Sono soltanto amici, tutto qui”
"Non volevo mica insinuare altro” mentì spudoratamente, anche se Rukawa non sembrò bersela evitò di continuare quella discussione e invece inaspettatamente prese a confidarsi con lui su ciò che realmente lo impensieriva.
Sendoh lo ascoltò con attenzione, inizialmente aveva attaccato bottone con l’intenzione di scoprire qualcosa sull’uscita di Mito e Sakuragi poi saputo il motivo della sua difficoltà il sincero desiderio di essergli  di aiuto ne aveva preso il posto.
Fu così che scoprì qualcosa che prima lo lasciò confuso e poi lo rese estremamente felice.

“Un’idea mi è venuta in mente però: primo non ho molti soldi e secondo l’idiota che si veste da panda…”
Akira neanche  ascoltò il resto della frase.
Appena il suo udito ebbe captato la parola panda aveva preso a riportargli alla memoria l’incontro bizzarro avvenuto in febbraio, quando poi una seconda parola amico si scolpì con kanji di fuoco nel suo cervello il cuore di Sendoh ebbe un sussulto.
Con un’agitazione che non era da lui chiese a Kaede maggiori delucidazioni in merito, una volta scoperto che la persona con tendenze zoofile fosse Mito, al giocatore dai capelli a punta sembrò di star toccando il cielo con un dito.
Ascoltò il resto del discorso di Rukawa e alla fine Akira gli rivolse il sorriso più scoppiettante di gioia e felicità che mai aveva provato prima affermando che lui possedeva la soluzione al suo dilemma.
Dopo ciò che aveva scoperto si sentiva magnanimo e con entusiasmo decise che avrebbe aiutato Kaede.

Non fece altro che pensare a quanto saputo per tutto il resto del pomeriggio, della sera e della notte, più rifletteva al fatto che fosse Mito ad avergli regalato quel cuore di cioccolata e più il cuore di Akira batteva forte, se lo avesse anche minimamente sospettato non avrebbe buttato via il dono in quel modo.
Mai neanche per un secondo il dubbio che il gesto compiuto da Yohei non avesse nessun legame con sentimenti romantici e amorosi lo sfiorò, anzi tutt’altro Akira si sentiva finalmente tranquillo in merito.
Per Akira quanto aveva fatto Mito era una chiara dimostrazione che il ragazzo provasse la stessa simpatia che nutriva anche lui.
Si sentì motivato a non arrendersi e prese la decisione che avrebbe prima messo Mito davanti al fatto che lui sapeva; Sendoh era più che sicuro che avrebbe visto gli occhi di Yohei sgranarsi e tingersi di stupore e imbarazzo, a quel punto Akira lo avrebbe rassicurato affermando a sua volta di provare per lui gli stessi sentimenti.
Immaginandosi le guance di Mito tingersi di un leggero rossore verginale, il giocatore si recò all’università non riuscendo a smettere di sorridere come un cretino.

Come era accaduto nei giorni precedenti Sendoh non riuscì a incontrare Mito e quindi il suo piano non poté essere attuato in breve tempo, al contrario di come aveva ipotizzato, l’occasione gli si presentò solo alcuni giorni dopo.

26 Marzo

Akira aveva proposto a Kaede di regalare a Sakuragi un romantico fine settimana fuori città organizzando lui il tutto, approfittando del fatto che avesse degli zii che gestivano un onsen  era riuscito a fargli avere uno sconto molto vantaggioso.
La sera prima aveva preso gli ultimi accordi con lo zio fornendogli i nomi degli amici e il giorno di arrivo, ora si stava recando a raggiungere l’edificio in cui Rukawa seguiva le lezioni per confermargli l’avvenuta prenotazione.
Una volta giunto chiese ad un paio di studenti fermi a chiacchierare davanti ad una delle macchinette dell’androne, quale fosse il piano in cui si trovava il laboratorio d’inglese in cui sapeva Kaede lo stava aspettando.

Fu una piacevole sorpresa quindi per lui intravedere nell’aula non solo il compagno di squadra, seduto ad una delle postazioni che si utilizzavano per l’ascolto dei cd di lingua, ma anche Mito in piedi di fronte a Kaede.
I sensi di Sendoh si allertarono notando il modo in cui i due si stavano guardando senza dirsi nulla, gli era chiaro che qualcosa di grave doveva essere accaduto fra i due.
Ipotizzando che fosse capitato in mezzo a un bisticcio salutò allegramente richiamando la loro attenzione, sperando così di smorzare la tensione che aleggiava nella stanza vuota a parte loro tre.
Capì di non aver preso una saggia decisione quando gli occhi di Mito si staccarono da Rukawa per posarsi un secondo su di lui, sembrava oltre modo scocciato anche se forse i termini più indicati per esprimere la sensazione che ebbe erano innervosito e infastidito.
Yohei senza dire neanche un ciao si incamminò verso l’uscita.

“E’ da un bel po’ che non ci vediamo” tentò di fermarlo in quel modo Akira spostandosi in maniera da mettersi sulla sua strada, Yohei non lo degnò né di risposta né di uno sguardo.
Il giocatore rimase confuso una volta di più da quell’atteggiamento così in contrasto con il carattere sempre allegro che Yo aveva dimostrato di possedere.
Lo osservò lasciare il laboratorio e quando lo vide scomparire in corridoio si voltò verso Kaede che era rimasto indifferente seduto al banco e stava svolgendo il filo di un paio di cuffie.
“E’ successo qualcosa?” gli domandò avvicinandosi, intuendo che la reazione di Mito dipendesse da quanto era capitato prima del suo arrivo.
“No, niente”
“Però Mito aveva una faccia e quando sono entrato sembrava che steste per saltarvi al collo da un momento all’altro” insistette deciso a scoprire cosa fosse accaduto.
Non poteva credere ed accettare tanto facilmente le parole di Kaede perché in quel caso l’unica spiegazione logica era che Yohei soffrisse di doppia personalità: una gentile, allegra e tranquilla l’altra diffidente, scostante e cupa.
Attesa la risposta di Rukawa mentre considerava comunque quella eventualità prendendo a riflettere, che si sarebbe iscritto alla facoltà di psicologia sperando di poter recuperare in fretta la maggior parte degli esami.
“Mh quell’idiota si è offerto di aiutarmi a organizzare una festa a sorpresa per il do’hao” esalò Rukawa mentre Akira poggiava le sue borse nella postazione accanto.
“Beh è stato gentile”
“Tzs poteva offrirmi il suo aiuto quando glielo chiesi tempo fa” controbatté sbuffando Kaede.
“Quindi avete discusso per questo?” indagò ancora Akira pazientemente, non escludendo di cambiare ramo di studi constatando che quella specializzazione poteva tornargli utile con più soggetti.
“No, gli ho detto di non azzardarsi a fare niente o gliel’avrei fatta pagare”
Sendoh prese un profondo respiro prima di chiedere ancora: “Quindi è per questo che avete discusso?”
Kaede lo fissò un secondo alzando un sopracciglio leggermente scocciato dalla sua insistenza, ma poi gli spiegò a grandi linee cosa fosse accaduto.  

“Quindi se ho capito bene è venuto a cercarti per sapere se avevi escogitato qualcosa per il compleanno di Hanamichi e tu gli hai dato ad intendere che non avevi organizzato nulla, al che Mito si è offerto di aiutarti a preparare una festa a sorpresa e tu gli hai detto di non azzardarsi a fare nulla o gliel’avresti fatta pagare. Esatto?” ricapitolò a sua volta ottenendo un cenno affermativo dall’altro giocatore.
Akira rimase in silenzio per alcuni secondi ponderando quanto saputo.
“Non gli hai detto niente perché te la sei presa per il fatto che quando gli hai chiesto un consiglio Mito ti ha risposto in quel modo, vero?”
“Tzs no! E’ amico del do’hao quindi cretino a sua volta, se glielo dicevo di sicuro spifferava tutto ad Hana” rispose Kaede dando la sua giustificazione in quella mezza verità, non avrebbe mai ammesso ad Akira Sendoh che ci aveva preso in pieno, aveva agito in quel modo per semplice ripicca.
“Mh… capisco- fece Akira non credendo neanche ad una parola- Tu e Mito non siete in buoni rapporti da quel che mi pare di capire”
Non sapeva bene il perché, ma a Sendoh dispiaceva, forse perché a lui Yo piaceva così tanto, anche se lo conosceva poco, da desiderare che tutti vedessero ciò che aveva intravisto lui.
“Mh non è che parliamo molto, ma neanche ci ignoriamo, ci siamo indifferenti tutto qui ”
“Però è il migliore amico di Sakuragi e di sicuro ci sarà rimasto male ora per quel che gli hai detto, credo che dovresti fare uno sforzo anche se capisco che col tuo carattere…”
Akira bloccò le successive parole quando si accorse che Rukawa lo stava fissando con gli occhi socchiusi, non capì se in maniera minacciosa o meno.
“E a te che importa se io e Mito non andiamo d’accordo? Mica sono affari tuoi”
“E’ vero però immagino che a Sakuragi dispiacerebbe scoprire che il suo ragazzo e il suo migliore amico si detestano”
“Vedi di non immaginare proprio un bel niente sul do’hao”
Le labbra di Akira tremarono un istante poi il ragazzo scoppio a ridere di gusto.
“Accidenti come sei geloso, pensavo fosse Sakuragi la testa calda fra voi due e invece”
“Tzs, dimmi quel che devi e poi vattene!” esalò Kaede tirando fuori dallo zaino un libro di testo inglese.

01 Aprile

Dai Yo, ormai vi ho scoperto”
“Hana davvero lo giuro, non so di nessuna festa. Se Rukawa ha organizzato qualcosa a me non l’ha detto e neanche agli altri lo sai come sono fatti quei tre, non riescono a tenere la bocca chiusa”

Yohei osservò gli occhi nocciola dell’amico riempirsi di tristezza e di dispiacere, strinse un pugno mentre sentiva la rabbia montargli dentro, era proprio per evitare di dover vedere il quell’espressione sul viso di Hana che si era deciso ad andare a parlare con Rukawa in merito al compleanno di Sakuragi.
Già quella mattina, quando aveva capito che Rukawa si era dimenticato di fare gli auguri ad Hanamichi, si era preoccupato un poco, conosceva l’amico e aveva intuito come si aspettasse qualcosa di speciale e infatti non aveva avuto torto.
Hana aveva atteso l’ora di buco per venirlo a cercare e tutto scoppiettante ed entusiasta gli aveva chiesto di rivelargli cosa avesse in mente la kitsune, a Yo si era spezzato il cuore dovergli ripetere più volte che lui non ne sapeva davvero nulla.
Certo non credeva possibile che Kaede fosse tanto smemorato o che non avesse organizzato niente, proprio per questa ragione c’era rimasto male quando Rukawa si era rifiutato di dirgli qualcosa.
La reazione di Kaede nell’intimargli di non preparare nessuna festa era stata troppo definitiva e violenta perché non fosse sospetta, nascondeva qualcosa che voleva tener nascosto anche a Mito e questo per Yo era stato un brutto colpo.
Si era sentito messo da parte, escluso dalla vita di Hanamichi, allontanato dal suo migliore amico, perciò si era tanto risentito tanto che quando era arrivato Sendoh, Yo, aveva scaricato anche sull’altro giocatore il suo risentimento.
Akira non c’entrava nulla in quel piccolo battibecco, però si era ritrovato nel posto sbagliato al momento sbagliato.
Mito in quell’istante ce l’aveva solo con Kaede ed era particolarmente nervoso, in più il rendersi conto che  nonostante tentasse di sopprimerlo con tutte le sue forze il semplice vedere Akira gli aveva fatto mancare il respiro, non aveva giovato e anzi lo aveva irritato maggiormente.
Si rese conto che nella testa di Hanamichi non stessero passando bei pensieri e cercò una soluzione logica per rassicurarlo e restituirgli il buonumore.

“Rukawa ti conosce bene, sa quanto sei curioso e come ti rovini sempre le sorprese per questo. Sicuramente ha pensato che saresti venuto a minacciarmi per farmi parlare, quindi non mi avrà detto nulla appositamente”

Sakuragi si riprese subito come si era aspettato, Hana era davvero innamoratissimo della sua volpe e aveva una fiducia totale in lui, per questo Yo volle concedere la stessa fiducia a Kaede per quanto gli ultimi avvenimenti fossero contro di lui.
Rukawa ricambiava i sentimenti di Sakuragi e non lo avrebbe mai e poi mai fatto soffrire, probabilmente voleva portarlo a cena in qualche bel posticino, soltanto loro due, Yo si convinse che fosse quella la ragione delle sue parole.
 

***

Akira si appoggiò al muro con le braccia incrociate al petto rimanendo a fissare Ryota con un sorriso entusiasta sul viso, Miyagi era accucciato sui talloni e dopo un secondo gli rivolse un ghigno divertito.
“Ci sto! Mi piace l’idea cha ha avuto Rukawa di far stare Hana sulle spine fino all’ultimo minuto. Certo però non credevo avrebbe chiesto proprio a te di aiutarlo”
“Perché no?” chiese Akira confuso, lui era un tipo affidabile e molto organizzato… se voleva.
“Mi aspettavo si rivolgesse a Mito o lo avrei capito di più se lo avesse domandato ad Ayako, insomma parliamoci chiaro a te non è che ti sopporta tanto”  spiegò schietto Ryota.
“La nostra è solo una tensione sportiva che si scatena esclusivamente sul campo da basket”
“Mh sarà così per te, ma non per Rukawa, fidati, il suo mondo è solo il campo da basket, non esiste nient’altro anche quando non è sul parquet ”
“Beh in effetti – convenne Akira con lui- No dai non è vero, c’è anche Sakuragi. Comunque  abbiamo pensato a te Ryo perché sei quello più legato ad Hanamichi in squadra e sei il tipo di persona che farebbe una proposta simile senza pensarci sopra due volte ”
“Avete fatto bene io e Hana siamo piuttosto in sintonia, non c’è problema e poi verrà anche la mia Ayakuccia” prese a gongolare tutto allegro, Akira sorrise scuotendo la testa ammirando la sua costanza e tenacia, fosse stato in lui si sarebbe già arreso dopo il primo anno di corte infruttuosa.
“Allora intesi, nasconditi dietro la palestra ed entra dopo Sakuragi, così poi negli spogliatoi puoi chiedergli della serata” riassunse il compito affidato a Ryota.
“Eh no!- lo interruppe Miyagi con un ghigno – Ci nascondiamo, non crederai che aspetti da solo? Se conosco Hanamichi verrà in ritardo per fare un’entrata trionfale da tensai”
“Ma io arrivo sempre tardi” gli ricordò Sendoh con un sorriso.
 “Perciò oggi vedi di essere puntuale o vi scordate il mio aiuto e poi te la vedi tu con Rukawa”

Come aveva ipotizzato Ryota il giocatore dai capelli rossi arrivò in ritardo.
Per il fatto che Myagi lo aveva costretto a fargli compagnia ad Akira non sfuggì l’espressione triste e molto delusa di Hanamichi quando l’amico gli chiese come avessero in mente di festeggiare lui e Kaede.
Fu per quella ragione che durante la partita di allenamento Sendoh si fece stoppare volutamente da Rukawa.  
“Hai portato con te il regalo per Sakuragi?” gli chiese in un bisbiglio mentre faceva sgusciare la palla fra le gambe cambiando mano.
“Nh” fece Kaede distogliendo per un secondo lo sguardo dalla sfera.
“Allora ti  consiglio di darglielo subito e di non aspettare, Sakuragi ci è rimasto proprio male”
“L’idea era proprio questa” esalò Kaede lasciandolo basito.
Era vero che il regalo effettivo che Hanamichi avrebbe ricevuto due giorni dopo lo avrebbe ripagato di quel piccolo dolore, però la sua espressione triste aveva molto colpito Sendoh.
“Sì però così si rovinerà la ser… Ehi!” fece ad alta voce quando la palla gli venne sottratta e Kaede corse a canestro indifferente a quel che diceva.   

Akira non riuscì più a terminare la frase e quando l’allenamento finì non ce ne fu più alcun bisogno,quando vide Ruawa porgere il pacchettino ad Hanamichi e poi il volto del ragazzo risplendere di felicità prima di buttarsi fra le braccia della sua amata volpe tutto felice.  

“Mito?” s’informò la manager e Sendoh tese le orecchie anche lui voleva sapere quando sarebbe arrivato, quella sera era la sua occasione d’oro.
“Non può venire, se ce la fa ci raggiunge dopo” rispose la voce di Hanamichi infrangendo la sua illusione, ma non si perse d’animo e prese a pregare con fervore perché il ragazzo facesse in tempo e li raggiungesse, ma così non accadde.

“Ehi porcospino- fece Sakuragi avvicinandosi a lui quando uscirono dal locale e si ritrovarono in strada.- Non sembri giù di morale”
“Mh in che senso?” domandò cercando di capire a cosa alludesse in particolare.
Hanamichi si ficcò le mani in tasca e lo squadrò a lungo in maniera un po’ minacciosa mentre intorno a loro, i compagni di squadra uscivano dal locale e li raggiungevano chiacchierando ad alta voce.
Hana smise di squadrarlo e non gli rispose voltandosi con un sorriso a salutare alcuni dei ragazzi, che dovevano andare nella direzione opposta alla loro per rincasare.
Sendoh corrucciò appena la fronte non capendo che cosa fosse appena successo né che cosa volesse Sakuragi di preciso, però uno sguardo simile Hanamichi glielo aveva già rivolto.
Era accaduto la sera del suo compleanno quando Hana e Ryota avevano interrotto la chiacchierata di lui e Mito, in quell’occasione Sakuragi gli aveva rivolto la stessa occhiata e come questa volta ad Akira non era piaciuto affatto.
Ripromettendosi d’indagare e chiarire qualsiasi cosa stesse succedendo col compagno di squadra Sendoh augurò la buonanotte al restante gruppo e si avviò a casa.

02 Aprile

Yohei era quanto meno furibondo si sentiva così dal pomeriggio prima e la causa era Kaede Rukawa e il grave torto che gli aveva fatto.
Kaede non solo aveva avuto il coraggio di non organizzare nemmeno una misera cena al fast food per il compleanno di Hanamichi, ma aveva anche vietato a lui, rabbiosamente a suo dire, di preparagli una bella festa a sorpresa.
Il risultato era stato che Mito quando aveva ricevuto la telefonata dal ristorante in cui gli chiedevano di sostituire un cameriere aveva accettato mancando così il festeggiamento di Hana. La cosa che gli faceva più rabbia era che lui fosse l’unico ad essere risultato assente.
Quando aveva incontrato i ragazzi dell’armata quella mattina gli avevano riferito della serata divertente e splendida che lui si era perso, infierendo ancor di più, informandolo che erano presenti anche alcuni compagni di classe di Hanamichi.
Inevitabilmente anche il nome di Midori era spuntato fuori acutizzando il suo nervosismo.
Da una parte si era sentito felice di non aver partecipato all’uscita; vedere Sendoh e la studentessa tubare di fronte a lui era l’ultima scena a cui avrebbe voluto assistere, ma quella in caso doveva essere una sua scelta non di Rukawa.
Yo capiva di essere estremamente irrazionale in quel momento ,era ovvio che Kaede non l’avesse fatto apposta, era solo un caso che lui avesse accettato di andare al lavoro, nessuno lo aveva costretto.
Certo c’era da dire però che se Yo avesse saputo che Rukawa non aveva organizzato nulla si sarebbe tenuto libero, alle brutte lui e i ragazzi dell’armata potevano presentarsi a casa dei due giocatori con qualche bibita e una torta e festeggiare Hana.
Invece era andata diversamente e in più poche ore prima aveva dovuto osservare la delusione e la tristezza sul volto dell’amico, se già aveva un buon motivo per avercela con Kaede ora il giocatore lo aveva definitivamente contro.
Yohei aveva chiesto ad Hanamichi di saltare un’ora di lezione per incontrarlo non solo perché voleva scusarsi di non essere stato presente la sera prima, ma soprattutto perché conoscendo bene l’amico sapeva come si sentisse in quel momento.
Hana aveva subito una cocente delusione, questo perché aveva sperato fino all’ultimo che Kaede avesse organizzato qualcosa di speciale per festeggiarlo, all’amico non interessava il gesto, in sé per sé qualsiasi cosa la volpe avesse escogitato gli sarebbe andata bene e l’avrebbe apprezzata dal profondo del cuore.
Il fatto che Rukawa non avesse mosso neanche un dito per lui aveva ferito Sakuragi che per quanto si sforzasse di non darlo a vedere non poteva nascondere la cosa a Mito.
Per questo motivo Yohei lo aveva voluto incontrare e sempre per la stessa ragione aveva cercato di tirarlo su di morale mettendo da parte l’irritazione che sentiva facendo notare all’amico, che comunque Kaede aveva fatto qualcosa per lui.
Yohei aveva convinto Hanamichi ad uscire con lui quella sera per rifarsi di essere mancato la sera prima e si misero d’accordo per incontrarsi al termine degli allenamenti.

Yo si recò in palestra deciso anche a dirne quattro come si doveva a Rukawa, dimenticò completamente il suo proposito di non recarsi più in palestra per non incontrare Sendoh e si avviò stringendo i pugni.
Neanche vide Akira che si allenava in campo con gli altri giocatori troppo concentrato a lanciare occhiatine fulminanti alla schiena di Kaede, quando l’allenatore mandò i ragazzi a farsi la doccia Yo decise di approfittare dell’assenza dell’amico e del fatto che Rukawa fosse rimasto ad eseguire una serie di tiri liberi per mettere le cose in chiaro.
Non voleva litigare col il ragazzo del suo migliore amico né impicciarsi dei loro affari privati, ma neanche Rukawa doveva intromettersi nella sua amicizia con Hana né azzardarsi a farlo soffrire.
Dire che Mito fosse nero era estremamente riduttivo.
Era riuscito a contenersi e a mantenere la sua solita aria tranquilla per tutto il tempo in cui Hana era rimasto presente, ma una volta che l’amico era sparito dietro la porta degli spogliatoi, Yohei aveva lasciato che sul viso trasparissero i suoi reali sentimenti.
Non dovette neanche aprire bocca per chiamare Kaede che il giocatore si avvicinò a lui di sua spontanea volontà.
“So che stasera esci col do’hao – aveva preso a dire Rukawa continuando senza aspettare risposta -  fallo dormire da te e domani alle nove rimandalo a casa, che c’è una lettera”
Yohei rimase un secondo interdetto e non ebbe il tempo di replicare che Rukawa si era già allontanato di corsa.
“Ehi!” lo richiamò indignato da quella frase che sapeva di ordine assoluto, il giocatore neanche si voltò e sparì negli spogliatoi.
Mito rimase a fissare la porta un secondo in più poi s’infilò le mani in tasca e stringendo le labbra uscì all’esterno.

“Mh vedo guai in vista” esalò la voce di Ayako al fianco di Akira.
Sendoh si era trattenuto qualche minuto in campo volendo approfittare della presenza di Mito per parlargli, era stato però preceduto da Kaede, ma quel che lo aveva in realtà fermato era stato lo sguardo di Yohei.
“Sembrava piuttosto arrabbiato” convenne il giocatore con la ragazza che stava terminando di scrivere qualcosa su un blocco.
“I tipi come Mito quando s’infuriano sono anche più spaventosi di quelli che perdono regolarmente le staffe” affermò la manager.
“Che vuoi dire?” chiese lui che sapeva che la ragazza lo conoscesse dal liceo.
“Beh Yohei è il tipo di ragazzo che ha un bel carattere allegro, solare, compagnone ma non eccessivamente, tranquillo e piuttosto assennato, quindi non ti aspetti che possa arrabbiarsi facilmente perciò quando un tipo calmo e mite come lui perde la pazienza risulta più…”
“Spaventoso” terminò per lei Sendoh.
 Anche lui era rimasto colpito dalla rabbia del suo sguardo, senza perdere tempo si recò negli spogliatoi. Sakuragi stava terminando di vestirsi mentre Rukawa era già sotto la doccia, attese perdendo tempo cercando nel borsone che il primo salutasse e uscisse e il secondo terminasse di lavarsi.
“Senti Rukawa che è successo poco fa con Mito?” chiese diretto a bassa voce accostandosi al suo armadietto.
“Nh?” domandò di rimando Kaede non capendo.
“Prima ti sei avvicinato a Mito e gli hai parlato”
“Stasera il do’hao esce con lui, così gli ho detto che non doveva far rientrare Hana stanotte e che domani mattina alle nove deve rispedirlo a casa”
Sendoh rimase a fissarlo a bocca aperta “Ma lui conosce il motivo? Voglio dire Rukawa, hai detto a Mito quello che hai organizzato a Sakuragi?” si spiegò meglio.
“No” Akira sbatté le palpebre un paio di volte.
“Ci credo che ti guardava in quel modo”
“Nh?”
“Sì insomma era chiaro che fosse furioso”
Rukawa non si era accorto di nulla o quanto meno non gli aveva fatto nessun effetto, Kaede non si impressionava facilmente per qualche semplice occhiata storta.
“Oh santo cielo, tu vuoi proprio litigare con lui” si arrese Sendoh di fronte all’evidenza inconfutabile.
“Nh?”
“Insomma non ti sembra di esserti comportato male nei suoi confronti?” chiese dispiaciuto per Yohei.
“Parli di Mito?” Kaede sembrava incredulo.
“Sì- esalò Akira alzando un secondo gli occhi al cielo- Insomma è il miglior amico del tuo ragazzo e non gli hai detto niente di quello che stai organizzando per Sakurag,i benché lui te l’abbia esplicitamente chiesto” Rukawa lo fissò dal basso, dato che era seduto sulla panca, con le mani immobili sul grembo che stringevano fra le dita i pantaloncini che stava piegando.
“Dì un po’, ma a te com’è che interessa tanto?” quella domanda Sendoh non se l’aspettava, ma fortunatamente era un tipo che sapeva dissimulare benissimo.
“Semplice curiosità, mi sembra più che chiaro che qualcosa ti spinge a comportarti così con lui mi domandavo se non fosse davvero gelosia- le dita di Kaede si fermarono di nuovo e il giocatore lo fissò socchiudendo gli occhi,  Akira gli sorrise spiegandosi meglio – E’ piuttosto evidente che Mito e Sakuragi hanno un rapporto molto forte che li lega e stavo ipotizzando che magari tu potessi sentirti…”
“Non ho quel tipo di paura, sono solo amici te l’ho già detto”
“E allora perché vuoi discutere a tutti i costi con Mito?”
“Nh? Ma che t’inventi?”
“Beh mi sembra che gli stai facendo i dispetti”
“Nh? Ma siete tutti do’hao allora- sbuffò Rukawa spazientito – Se dico a Mito quel che voglio fare di sicuro si fa scappare qualcosa con Hana, li conosco gli amici del do’hao tutti inaffidabili”
“Mito non mi sembra inaffidabile – rispose prima di potersi mordere la lingua, ma gli era venuto spontaneo prendere le difese di Yohei - Piuttosto sei sicuro che ora Mito farà come gli hai detto? Insomma visto che non gli hai detto per quale ragione deve rimandare a casa Saku…”
“Lo farà” disse semplicemente Rukawa convinto e sicuro.
“Scusa posso chiederti come mai ne sei tanto sicuro?” indagò colpito dalla sua tranquillità, Kaede che nel frattempo si era rivestito, terminò di allacciarsi le scarpe e prima di iniziare a riporre la propria roba diede un fugace sguardo al giocatore in piedi accanto a lui.
“Perché Mito lo ha capito che sto preparando qualcosa per Hana”
“Mh… - fece poco convinto Akira, non che non avesse fiducia nella perspicacia di Yohei – Non vorrei insistere Rukawa, ma non credi sia meglio avvertire Mito e informarlo? Secondo, il biglietto del treno, Sakuragi non ha a disposizione molte ore e se Mito non lo accompagna col motorino…” constatò la semplice realtà, ma venne interrotto una seconda volta.
“Tzs ora è col do’hao quindi anche volendo non posso dirgli nulla e comunque lo farà anche se non gli dico niente. Ho già in mente un messaggio da mandargli domani mattina e non potrà non rifiutarsi di aiutare Hana”
Akira era davvero colpito, non sapeva esattamente che rapporto intercorresse fra loro ma era fuor di dubbio che Kaede conoscesse bene sia il suo ragazzo che i suoi amici per avere tutta quella sicurezza nel fatto che si sarebbero aiutati in quel modo.  
“E che messaggio è?” indagò curioso di saperne di più.
Kaede tirò fuori il cellulare dallo zaino e cercò in rubrica, dopo un secondo gli porse il telefonino perché leggesse da sé il testo che aveva già scritto, Akira non ci impiegò che un secondo.
Si sedette accanto all’altro giocatore e lo fissò sorridendo “Mi stai prendendo in giro, vero?” chiese ridacchiando.
“No” lapidario, conciso e del tutto naturale Kaede non stava mentendo.
“Vuoi dire che hai davvero intenzione di inviargli questo?- Sendoh era allibito non poteva crederci – Se io ricevessi un simile messaggio ti manderei al diavolo e non farei quel che mi chiedi tanto gentilmente. Al do’hao serve un passaggio ma che messaggio è? Non gli spieghi nulla”
“Fortuna che Mito non è te ed è un’idiota, vedrai che lo farà” controbatté Kaede.
Akira sgranò gli occhi e gli ficcò il cellulare nelle mani “Non è un idiota”
“Tzs non lo conosci”
“E’ vero non lo conosco, ma non mi sembra uno stupido, comunque affari tuoi ma ti consiglio di frequentare un corso sulle relazioni interpersonali ” lo prese in giro scuotendo il capo.
“Non sono una persona che mente, se considero qualcuno idiota lo dico chiaramente e poi…” Rukawa s’interruppe e finì di infilare le ultime cose nella sacca prima di chiudere la zip.
“E poi?” lo spronò Akira a continuare rimanendo in attesa.
“E poi conoscendo Mito non serve scrivergli altro, basta dirgli che al do’hao serve una mano e lui si precipita, Hana è fatto allo stesso modo”
“Però sono davvero uniti – valutò piano Akira sentendosi un po’ invidioso – Sicuro che non ti dia fastidio?”
“A me no e a te?” esalò Kaede.
Sendoh lo fissò sorridendo allegro mentre gli rispondeva: “A me no di sicuro, il ragazzo è tuo”  
Kaede lo fissò a lungo senza fare una piega tanto che Sendoh decise di alzarsi per andarsene in doccia prima che il discorso peggiorasse.
“Sendoh dì un po’, ma a te Mito piace si o no?”
Il flacone del bagno schiuma scivolò un poco dalle dita che persero la presa per una frazione di secondo “Te lo ha detto Sakuragi e io che credevo che avesse tenuto la bocca chiusa” ridacchiò sentendosi un completo imbecille, Rukawa lo aveva fregato.
“Tzs non c’è niente che il do’hao non mi dica” sentenziò con orgoglio Kaede che andava molto fiero del rapporto che aveva con Hanamichi.
Sendoh riprese posto sulla panca accanto all’altro giocatore tirando un profondo respiro : “Sì, mi piace” ammise felice di poterlo dire ad alta voce.
“Mh lo avevo capito”
“Eh? E’ così evidente?”
“Tzs ti sei arrabbiato tanto solo perché ho detto che Mito è idiota”
“Non è vero non mi sono… - Akira preferì non continuare, si era scaldato eccome, non troppo, ma per i suoi standard era già molto – Così mi stavi stuzzicando apposta?”
“Mh, eri divertente - affermò tranquillo, mentre l’altro giocatore ridacchiava divertito – Ti do il numero di Mito così domani lo chiami e gli spieghi perché non gli ho detto niente” gli disse senza nessuna espressione particolare sul volto.  
 “Eh che dovrei dirgli? Non che non vorrei chiamarlo sia ben chiaro” chiarì subito quell’idea gli piaceva parecchio.  
“Gli racconti dove sto portando il do’hao e gli spieghi che non gli ho detto niente perché altrimenti Hana lo scopriva”
“E che volevi fargliela pagare per non averti aiutato” lo pungolò Sendoh ricevendo una sua occhiataccia.
“E che ti dovevo un favore e che in questo modo ricambio” terminò Rukawa
“Mh mi costerà parecchio di telefono”
“Tzs lo inviti fuori, siete tutti do’hao” sputò con saccenza malcelata Kaede.  
 “Certo e secondo te Mito non ha nient’altro da fare che uscire con me. Non che sarebbe splendido ma è improbabile”
“L’unico impegno che hanno gli amici del do’hao è uno solo, quello di ricordarsi di respirare”  
Akira rimase in silenzio prima di scoppiare a ridere, sarebbe stato bello chiamare Mito e incontrarlo da qualche parte e finalmente potergli parlare solo loro due senza nessuna interruzione, quella era l’occasione che stava aspettando con ansia avrebbe finalmente potuto capire cosa pensasse e provasse Yohei per lui.
“Dì un po’ – esalò ancora Rukawa – ma vuoi provarci con Mito, si o no?”
“Sì ” ammise sincero.
Kaede si piegò verso la borsa e ne tirò fuori dal taschino un foglietto di carta che gli porse.
“Allora datti una mossa – fece mentre raccoglieva le proprie cose, però prima di avviarsi all’uscita gli disse ancora – Non so che ne pensi Mito di te però so che se lo prendi in giro o lo fai soffrire per te è finita”
“Eh? Come siamo minacciosi, Rukawa non pensavo ci tenessi così tanto a Mito”
“Tzs non io, Hanamichi” fece prima di oltrepassare la porta.
Akira comprese con quella semplice frase perché aveva avuto quella strana sensazione tanto spiacevole quando in due occasioni Sakuragi lo aveva fissato, ma ad Akira piaceva davvero Yohei per quanto fosse una cosa talmente irrazionale da dire.
Non si conoscevano  e avevano scambiato troppe poche frasi, tanto da potersi dire che non avessero avuto una conversazione intera, eppure l’affetto che sentiva per lui non l’aveva mai provato prima di allora.
     
03 Aprile

Yohei sbadigliò per la quarta volta fissando Hanamichi salire gli scalini del tempio due alla volta, la sera prima aveva fatto tardissimo e lui aveva troppo sonno e un inizio di incipiente mal di testa prese a farsi sentire.
Puntò bene i piedi a terra allargando un po’ le gambe, piegò le braccia sul manubrio e vi poggiò sopra il mento socchiudendo gli occhi, il telefonino prese a trillare disturbandolo nel semi riposo che si stava concedendo, con uno sbuffò contrariato tirò il cellulare fuori dalla tasca del giacchetto.
Il numero che compariva sul display gli era sconosciuto, ma rispose ugualmente, poteva essere qualcuno del ristorante che lo cercava con urgenza benché per quella settimana non dovesse lavorare.
“Pronto?”  fece cercando di reprimere un nuovo sbadiglio.
“Ciao Mito, sono Akira Sendoh”     
Yo rimase in silenzio mentre pensando che stesse sognando e trovando assai grave il fatto che ora addirittura sognasse il giocatore, quella situazione invece che soffocarsi si stava aggravando.
“Emh Mito? Ci sei?”
Yohei raddrizzò la schiena e per sicurezza, dato che non si fidava, si pizzicò una coscia il dolore era reale e tangibile.
“Pronto Mito?” chiamò ancora la voce di Sendoh
“Sì, sono io… cioè ci sono” si corresse dandosi dell’imbranato, la risatina di Akira gli accarezzò l’orecchio.
“Ciao, scusa forse ti disturbo?”
“Mh no”
“Puoi parlare? Voglio dire in questo momento sei solo?”
Yo ci mise qualche secondo prima di rispondere : “Sì” confermò titubante.
“Ecco volevo chiederti se potevamo incontrarci avrei bisogno di parlarti”
Mito continuò a rimanere in silenzio mentre quelle parole continuavano a vorticargli in mente ripentendosi in un eco infinito.
“Mito?” la voce di Sendoh era un sussurrò incerto.
“Ci sono… scusa, ma di cosa devi parlarmi, ma soprattutto come hai avuto il mio numero?”  
 Si complimentò con sé stesso i pochi neuroni che ancora possedeva avevano ripreso a funzionare.
“In effetti le due cose sono collegate. Il tuo numero me lo ha dato Rukawa ed è per una cosa che riguarda lui e indirettamente Sakuragi che ti vorrei incontrare per parlare”
“E lui non poteva chiamarmi direttamente?”
“No- una pausa di silenzio poi la voce di Akira ritornò allegra e vitale come sempre – Mi sembra di capire che sei impegnato perciò non fa nulla. Te ne parlerà lui quando torna”
“Non sono impegnato! – lo bloccò temendo che stesse per riattaccare – Cioè in realtà lo sono, ma non so per quanto ancora, voglio dire che sto facendo l’autista per Hana e di preciso non saprei dire quando mi libererò, però non ho impegni”
‘Ma che cavolo sto dicendo? Ci manca solo che mi metta a balbettare’
“Ah benissimo allora fra un’ora avrai finito, se per te va bene ti và di incontrarci in un caffè vicino alla stazione centrale?”
“Ah? Sì, nessun problema ma tu…”
“Perfetto segnati il nome non so se lo conosci - riprese a dire Sendoh dandogli le indicazioni del caso, Yo conosceva il locale non c’era mai entrato ma ci era passato spesso davanti. - Bene ti aspetto fra un’ora allora. A dopo”
Akira riattaccò senza dargli il tempo di replicare e Mito si ritrovò a fissare il display chiedendosi come facesse Sendoh ad essere tanto sicuro che fra un’ora sarebbe stato libero, dato che nemmeno Hana  aveva la più pallida idea di quanto sarebbe durata la sua ricerca.
Come se il pensiero dell’amico lo avesse richiamato sentì la voce di Sakuragi chiamarlo a gran voce e con sgomento lo vide fiondarsi giù dalla scalinata del tempio.
“Metti in moto, sbrigati! – e poi gridare direttamente nel suo orecchio quando si sedette pesantemente dietro di lui -  Alla stazione! Vuoi mettere in moto?”
“Ma che…”
‘Come faceva Sendoh a saperlo?’ Si chiese Mito sempre più confuso.
“Parti! Ti spiego per strada” urlò Sakuragi controllando l’orologio con ansia.


***

Akira arrivò con qualche minuto di anticipo sull’appuntamento fissato, così decise di aspettare Mito all’interno del locale comodamente seduto ad uno dei tavolini.
Ne scelse uno libero sull’angolo di fondo e sul lato opposto alle vetrate, in modo tale da non dover avere il sole mattutino in faccia.
Si tolse il giacchetto ripiegandolo in due e lo adagiò nella parte libera del divanetto su cui era seduto, ordinò una tazza di caffè  e si mise ad aspettare paziente.
Non aveva voluto sperare che Yohei acconsentisse a vederlo e contro ogni sua più funesta previsione aveva un appuntamento proprio con lui, certo non era un appuntamento vero e proprio, ma per il momento decise di accontentarsi.
Se le cose si fossero svolte nel migliore dei modi quello poteva essere il primo di numerosi e piacevoli incontri che Akira già pregustava.

Nel punto in cui si era messo poteva tener d’occhio chi entrava e usciva dal locale così da poter intercettare Yohei al suo arrivo e fargli un cenno, come fece alcuni minuti dopo quando il ragazzo giunse accostando e fermando il motorino al marciapiede.

Mito lo individuò notando il braccio del giocatore levato a mezz’aria mentre sventolava la mano in segno di saluto sorridendo allegramente, lo raggiunse al tavolino camminando con calma e salutandolo a sua volta con un mezzo sorriso.
Si accomodò di fronte a lui sfilandosi la sciarpa dal collo, che lasciò cadere in un angolo, aprendo successivamente i bottoni del giubbino ad uno ad uno.
“Mi fa piacere che tu sia potuto venire” lo accolse Akira felice come non mai, finalmente dopo mesi di tortura in cui si era ritrovato a braccarlo senza alcun successo degno di nota avevano la possibilità di poter fare due chiacchiere in santa pace.
“Non avevo impegni – lo raggelò un poco Mito, ma Sendoh non fece caso al tono secco né al suo sguardo troppo serio e un po’ diffidente – Allora dimmi come mai Rukawa ha mandato te al suo posto per parlarmi e cosa c’entra Hana?” chiese diretto senza mezzi termini.
Yo era da un po’ di giorni che ce l’aveva con Kaede perciò, quando aveva sentito la motivazione che aveva spinto Akira a contattarlo si era indispettito ancor di più.

Il sorriso del giocatore universitario s’incrinò aveva intuito, a ragione, che l’atteggiamento tenuto dal compagno di squadra in quelle settimane non fosse andato a genio a Mito e ora lui rischiava di pagarne lo scotto, però Akira non era tipo da lasciarsi scoraggiare facilmente.
Attese che Yohei ordinasse un’aranciata alla solerte cameriera che era sopraggiunta e quando la ragazza si allontanò, poggiò i gomiti sul tavolo sporgendosi un poco verso di lui e iniziò a parlare a bassa voce perché nessuno li udisse.
“Rukawa è una persona dal carattere molto complesso non c’è bisogno che sia io a dirtelo lo sai di certo meglio di me visto che, frequentavate lo stesso istituto superiore ed è non solo compagno di squadra di un tuo caro amico, ma anche il suo ragazzo”

Yohei appoggiò a sua volta gli arti superiori sul piano lucido ascoltando attentamente le parole di Sendoh curioso di sapere dove volesse andare a finire.
“Tempo addietro, per uno strano caso, sono stato l’ascoltatore occasionale di uno sfogo personale di Rukawa – continuò Akira omettendo di specificare come era giunto a quella condivisione da parte del compagno di squadra – Era alquanto corrucciato ed impensierito per via dello sforzo estenuante delle sue meningi di architettare qualcosa di speciale – calcò volutamente su quella parola – per il compleanno di Sakuragi”
Il giocatore lasciò in sospeso la sua lunga spiegazione il tempo necessario perché la cameriera servisse l’aranciata a Yohei e si allontanasse per ritornare alle proprie faccende dietro il bancone.
“Quel giorno, e ne ho avuto conferma anche di recente, ho intuito che Kaede sia rimasto alquanto… infastidito diciamo dal tuo mancato aiuto”
“Eh?” esclamò Yohei alzando un sopracciglio giocherellando con la cannuccia e i cubetti di ghiaccio.
“Da quel che mi ha detto Rukawa ti ha chiesto consiglio su cosa potesse piacere a Sakuragi e tu gli hai risposto qualcosa di molto vago, del tipo: gli piacciono le sorprese.”

Mito si portò una mano dietro la nuca lasciandosi cadere all’indietro sullo schienale del divanetto.
“E lui visto che gli ho detto così si è offeso, giusto?”
“Esattamente” convenne Akira con un’alzata di spalle prima di perdersi nell’osservare le labbra di Yohei che si allungavano in un ghigno divertito.
“Che tipo permaloso” soffiò Mito riportando la sua attenzione al bicchiere di fronte a sé.
“Sì è vero” convenne con lui Sendoh allegramente.
“Però ancora non mi hai spiegato cosa c’entri tu – riprese a dire Yohei – non credo che solo perché avete parlato una volta Rukawa ti abbia eletto a suo miglior amico o confidente” obiettò giustamente conoscendo bene la rivalità che scorreva fra i due in campo.
“Il fatto è che gli ho dato una mano a risolvere il suo problema” ammise Akira prima d’iniziare a spiegargli dell’attività dello zio e di come aveva aiutato l’altro giocatore nella prenotazione del fine settimana alle terme.

Yohei ascoltò in silenzio sorseggiando la bibita attraverso la cannuccia rilassando infine i lineamenti del viso in un sorriso al termine del racconto, sentendosi sollevato nello scoprire che Rukawa non aveva ignorato il compleanno dell’amico come aveva fatto credere a tutti.
“Le terme eh? Beato Hana vorrei andarci anch’io” sbuffò con finta invidia, ma in realtà felice di scoprire che il tensai stava per ricevere un bellissimo regalo.
“Beh io sono a disposizione, posso organizzarti una vacanza quando desideri” si offrì prontamente Akira.
“Mh grazie, ma anche con un bello sconto per il momento non posso permettermelo” declinò Mito ridacchiando a come si fosse volatilizzato in un’ora il denaro accumulato in mesi.
Aveva appena speso tutto il compenso dei lavoretti part time per acquistare un personal computer di ultima generazione e una piccola suite di programmi base necessari per il corso di grafica che stava frequentando.

Sendoh avrebbe voluto indagare di più su quella frase che faceva supporre che Yohei avesse dei problemi economici, ma preferì non essere troppo indiscreto e tralasciare per il momento l’argomento per poterlo affrontare una volta che il rapporto fra loro fosse divenuto più stretto.
“Però ancora non capisco perché Rukawa ti abbia mandato a dirmi queste cose – riprese a dire Mito riacquistando un’aria seria e pensierosa –Poteva dirmele lui giorni fa o addirittura ieri”
Il tono della sua voce era più che chiaro per Akira che non aveva smesso per un secondo di osservarlo con attenzione dal suo arrivo nel locale, Mito non era più semplicemente indispettito o infastidito dal comportamento di Kaede, si leggeva certamente un velo di trattenuta seccatura nelle sue parole, ma sembrava che ci fosse più dispiacere che rabbia.
“Vedi Rukawa sa perfettamente quanto tu e Sakuragi siate amici e ha creduto che tenerti all’oscuro fosse la soluzione migliore per non rovinare la sorpresa” cercò in qualche modo d’intervenire Akira per risollevarlo e spezzare una lancia in favore di Kaede.
“Avrebbe comunque potuto dirmelo lui di persona non trovi? E poi crede che sia tanto inaffidabile? Ah scusa, tu non c’entri niente in questa faccenda e ora ti sto annoiando con delle polemiche infantili”
Quelle parole provocarono al giocatore una grande tristezza, era vero lui non aveva nulla a che fare in quella storia, ma era proprio per questo che si era dato tanto fare, certo anche per aiutare un compagno di squadra, ma soprattutto per poter far parte della vita di Yohei.
“Non penso che tu sia infantile – annunciò subito puntandogli gli occhi addosso con un’espressione seria e determinata – è normale che tu ti sia risentito. Rukawa ti ha praticamente messo da parte, ti ha escluso da tutta questa faccenda, ma non per una reale cattiva intenzione. Ok un po’ sì, l’ha fatto per ripicca, ma lui vuole bene ad Hanamichi e sa perfettamente quanto per Sakuragi i suoi amici siano importanti…”
“Questo lo so – lo interruppe Mito – e sono davvero contento che abbia fatto tutto questo per Hana, per stupirlo e renderlo felice e razionalmente capisco anche che non è che Rukawa mi abbia fatto chissà mai quale enorme torto però…”
“Ti fa star male” concluse per lui Akira con un piccolo sorriso triste.
“Beh ora non esageriamo, diciamo che mi ha fatto incavolare un bel po’ ” mise i puntini sulle i Yohei.
“Questo perché sei una persona gentile” disse Sendoh.

Yohei rimase a fissarlo confuso e imbarazzato senza riuscire a rispondere, quella piccola frase gli faceva immensamente piacere, non solo perché era un complimento, ma principalmente perché gliel’aveva rivolta Akira.
Per trarsi d’impaccio scrollò le spalle in un gesto di sufficienza e racchiuse fra le labbra la cannuccia sorseggiando il resto della bibita, senza staccare gli occhi dalle venature del tavolo.
In quel modo l’unica cosa che riuscisse a vedere era una mano del giocatore adagiata sul piano e le dita dell’altra che giocavano col cucchiaino facendogli compiere piccole piroette.
Erano lunghe, affusolate e sicuramente morbide e piacevoli da accarezzare, avrebbe tanto voluto allungare la proprie, togliere l’utensile d’acciaio lucido e intrecciarle assieme a quelle del giocatore, quanto desiderava afferrare e stringere la mano di Sendoh.
Chiuse i pugni non solo per impedirsi di realizzare la sua fantasia ma perché il pensiero successivo l’aveva riportato alla realtà delle cose, la mano che si univa a quella di Akira non era e non sarebbe mai stata la sua, ma quella più piccola e delicata di una ragazza quasi sicuramente quella di Midori.

Sendoh rimase in silenzio giocherellando soprapensiero col cucchiaino mentre osservava beatamente tranquillo Mito finire l’aranciata, aveva notato deliziato il suo imbarazzo gli era sembrato che Yohei non fosse molto abituato a sentirsi rivolgere dei complimenti e quello gli fece piacere, perché voleva essere lui l’unico a fargliene.
Oramai quel che doveva dirgli per conto di Rukawa era stato detto perciò Akira si fece coraggio, era giunto il momento di scoprirsi un poco e fare la prima mossa, ma non fece in tempo ad aprire la bocca per parlare che Mito lo batté sul tempo.
“Bene ho ricevuto il messaggio perciò ti saluto. Ci vediamo” disse lasciandolo sbigottito indicando il bicchiere in cui ora giacevano solo i cubetti di ghiaccio.
“In realtà c’è un altro motivo per cui ti ho chiesto di venire qui – esclamò velocemente Sendoh riuscendo a bloccarlo mentre, già recuperata la sciarpa, Yo si stava alzando –Vedi in questo locale servono delle torte molto buone e anche se siamo ad aprile e il White day è passato vorrei offrirti una fetta di dolce per ringraziarti del regalo di San Valentino”
Yohei rimase immobile così come quelle parole lo avevano raggiunto: la mano sinistra appoggiata al piano del tavolo,il corpo fermo a mezz’aria con le gambe flesse nell’atto di tirarsi del tutto in piedi, il capo girato per tre quarti verso Sendoh e sul viso un’espressione che non esprimeva assolutamente nulla.
Era rimasto talmente basito da ciò che aveva udito fuoriuscire dalle labbra del giocatore che non ebbe nessuna reazione, il suo cervello andò completamente in black out per alcuni lunghi infiniti secondi prima che le rotelle degli ingranaggi ricominciassero a girare correttamente.
Il suo primo pensiero fu: ‘Come cavolo lo ha scoperto?’
Il secondo : ‘Allora lui sa’
Il successivo: ‘Oh Kami!’
L’ultimo: ‘Aspetta… ha detto White day e ringraziarmi? Che significa? Che si sente in dovere di contraccambiare il dono per cortesia? Cos’è un contentino come il biscottino per i cani? Vuol dire che lo fa con chiunque gli dia la cioccolata per San Valentino? Così non sono altro che uno dei tanti nomi da spuntare in una lista, non dirmi che mi ha messo sullo stesso piano di quelle galline urlatrici isteriche che gli vanno dietro’
Appena ebbe formulato quel pensiero il panico momentaneo si dissolse socchiuse gli occhi e appoggiò anche l’altra mano, quella in cui stringeva la sciarpa fra le dita, al tavolo e si chinò leggermente su di lui imponendosi di restare calmo.

Akira restò a fissarlo comodamente seduto con un sorriso che pian piano sbiadiva sulle labbra, mentre rifletteva che forse poteva uscirsene con qualcosa di meglio di quello.
Era molto probabile che a Mito i dolci non piacessero in generale e non che detestasse solo ed esclusivamente la cioccolata, in fin dei conti non conosceva i suoi gusti gastronomici, o cosa più probabile che stesse pensando che fosse un cretino totale.
Dal modo in cui continuava a fissarlo senza battere ciglio doveva proprio essere così, prese a pensare a qualcosa di molto più intelligente da dire quando Yohei si mosse e parlò questa volta fu lui a rimanere congelato.     
 
“Scusa Sendoh, ma di che stai parlando?” domandò Yohei con l’aria più incredula ed innocente del mondo, complimentandosi con sé stesso per aver reagito in quel modo e non aver ceduto al panico.
Nessuno sapeva cosa avesse fatto perciò Akira non poteva avere la certezza assoluta che a nascondersi nel costume ci fosse proprio lui, nel caso contrario invece avrebbe negato fino alla morte l’evidenza, si sentiva già abbastanza idiota per aver compiuto un simile gesto ed essere stato scoperto e compatito.
Sì perché Yohei era più che sicuro che Sendoh lo stesse compatendo per la sua infatuazione quel volerlo invitare fuori, offrirgli una fetta di torta non era altro che il suo modo gentile e cortese di dirgli: ‘Scusami ma non posso accettare né contraccambiare i tuoi sentimenti.’   
Mito non aveva bisogno di sentirselo dire né di farsi dare una virtuale pacca sulle spalle dal ragazzo che non riusciva a togliersi dalla testa, lo sapeva benissimo da sé che era un vicolo cieco, che aveva imboccato una strada a senso unico,per quanto negli ultimi tempi sembrava esserselo dimenticato, lui aveva un orgoglio e non lo avrebbe calpestato per qualcosa di ovvio.

Akira non si era aspettato quella domanda perché lui era più che sicuro che fosse Yohei, per quanto fosse una semplice supposizione, si era convinto che non potesse essersi trattato di un’assurda coincidenza.
‘Insomma quanta gente esiste che conosco che si veste da Panda?’  si era detto saputo quale tipo di lavoro part-time svolgesse Mito.
“Il quindici di febbraio… casa mia… il panda… la scatolina… tu, non eri tu?” balbettò incoerentemente osservando il sopracciglio di Yohei scattare verso l’alto confuso e perplesso, quella reazione era troppo genuina per essere finta constatò con un crescente orrore.
Aveva atteso tutto quel tempo, agendo con i piedi di piombo solo per ritrovarsi a fare una simile figuraccia alla faccia del suo monito di agire con estrema prudenza.
“Non so proprio di che stai parlando Sendoh” fece Yohei scrollando il capo e piegando un po’ le labbra in un piccolo sorriso, si era sentito sollevato nell’osservare la sicurezza di Akira crollare, il suo segreto imbarazzante era al sicuro.

“Ah… - soffiò Sendoh prima di ridacchiare lasciandosi ricadere sullo schienale del divanetto – Scusami sono proprio un’imbecille, ho saputo che per un certo periodo lavoravi indossando il costume da panda per distribuire dei volantini e così ti ho collegato a quel che mi era capitato”
“Ah non preoccuparti errori che possono capitare a tutti”
“Beh non proprio a tutti” soffiò Akira a bassa voce, ma non così tanto perché Mito lo aveva udito e ora lo scrutava intensamente, tanto che il giocatore s’intristì intuendo cosa stesse pensando.

“Che vuoi dire?” indagò Yohei rimettendosi seduto, valutò che non era il caso di filarsela se non prima di aver dissipato ogni dubbio. Se Sendoh aveva sospettato che fosse lui l’artefice di quel regalo voleva dire che qualcosa lo aveva insospettito, se era così Mito non era stato tanto bravo a fingere indifferenza come aveva creduto e significava che i suoi sentimenti lo avevano raggiunto.
Doveva fargli credere ad ogni costo che era stata tutta una sua impressione o non avrebbe più avuto il coraggio di guardarlo in faccia o tanto meno rimettere piede in palestra, non che ci fosse qualcosa di cui vergognarsi in quel che sentiva, ma non sopportava l’idea che Sendoh sapesse e lo trattasse con condiscendenza.
 
“Beh ho pensato a te perché… - iniziò a dire il giocatore abbassando un secondo lo sguardo sulla tazzina ormai vuota prima di riportarlo su Yohei – perché volevo pensare che fossi tu”
Il silenzio ridiscese fra loro, ma venne presto spezzato dall’arrivo della cameriera che domandò ai ragazzi se poteva portargli altro.
Akira la fissò ricambiando il sorrise gentile della giovane indeciso se ordinare altro oppure no, poi lo riportò su Mito supponendo che era molto probabile che lo avrebbe osservato alzarsi e allontanarsi da lì a pochi secondi, invece lo vide continuare a fissarlo senza muovere un muscolo.
‘Accidenti è rimasto proprio scioccato’ valutò ordinando un altro caffè giusto perché la cameriera stava aspettando una risposta.

Perché volevo pensare che fossi tu, quelle parole continuavano a riecheggiare nella mente di Yo come se le avesse registrate, non fece neanche caso all’arrivo della ragazza né si degno di ascoltarla e risponderle, continuava a riascoltare quella voce che in sussurro quasi con rimpianto e melanconia gli dicevano: volevo pensare che fossi tu.
‘Ma che vuol dire? Non è quel che credo, vero? Ma allora perché l’ha detto?’ prese a domandarsi Yohei senza trovare una soluzione concreta a risolvere l’enigma.
“Che intendevi dire? Che significa volevi pensare che fossi io?” chiese incurante della ragazza che in piedi accanto al tavolo aspettava la sua ordinazione mentre il cuore prendeva a battergli veloce in petto.
Non voleva lasciarsi andare ad inutili fantasticherie eppure non poteva far a meno di sperare con tutto sé stesso di aver intuito il significato di quella frase.

“Emh… ci porti due caffè grazie” liquidò la cameriera Sendoh con un sorriso evitando così per il momento di rispondere a Mito, ma sapeva che non poteva farlo in eterno.
Dopo tutto se si era giunti a quello era a causa del suo madornale errore ed in fondo poteva essere un bene, meglio essere sinceri e togliersi ogni pensiero affrontando le conseguenze che continuare a rimuginare su quel che potrebbe o non accadere.  
“Oramai ho fatto una bella figuraccia perciò è inutile girarci troppo attorno – prese a dire una volta che rimasero soli – Tu mi piaci, ecco l’ho detto”    

Mito sbarrò gli occhi per la sorpresa e l’incredulità di udire le paroline magiche che tanto agognava sentire, però un pensiero si affacciò inopportuno non permettendogli di lasciarsi prendere dall’euforia.   
“Stai dicendo sul serio? – chiese di getto – Non lo stai dicendo per farmi confessare? E che mi dici di Midori?”
“Confessare?... Chi?” fece Akira ora maggiormente confuso.
“Come chi, la compagna di classe di Hana la ragazza che gli hai chiesto di presentarti mesi fa”
“Eh? Io?”
“Sì tu, non fare finta di niente, guarda che Hana mi ha detto tutto. So che per fargli quel favore al compleanno di Rukawa tu…”
Yohei interruppe la sua spiegazione perché lo scoppio della risata di Sendoh lo aveva lasciato senza parole, continuò a fissarlo ridere di gusto sbattendo gli occhi non capendo il perché di quella reazione per qualche secondo, poi quando Sendoh si piegò in avanti tenendosi la pancia Mito incrociò le braccia al petto e corrugò infastidito la fronte.

Akira continuò a sganasciarsi senza riuscire a capacitarsi da quanto sentito, trovando quel malinteso una situazione assolutamente assurda.
Anche quando la cameriera li raggiunse con le loro ordinazioni continuò imperterrito nel suo eccesso d’ilarità, scorgendo l’occhiatina perplessa che la ragazza gli lanciò si coprì la bocca con una mano continuando a sghignazzare, tentando senza successo di smettere.
“Hai finito?” gli domandò Yo una volta rimasti solo con i caffè fumanti, il suo tono di voce risultava insofferente e teneva un gomito appoggiato al piano così da sorreggersi il mento, mentre l’altra mano era impegnata a versare lo zucchero nella tazzina per poi girarlo.
“Scusa – disse Sendoh tentando di darsi un contegno, fortunatamente quella zona del bar non era affollata così non aveva attirato troppo l’attenzione – Rido perché non capisco come ti sia venuta in mente una simile idea. E’ vero ho chiesto a Sakuragi di presentarmi una persona, ma eri tu” si spiegò godendosi la reazione di Yohei a quella rivelazione mentre a sua volta procedeva a zuccherarsi la bevanda.
“Come io…” chiese incredulo Mito sbarrando gli occhi, mentre il cucchiaino interrompeva bruscamente il suo giro.
“Sì, proprio tu. Un pomeriggio sei venuto in palestra e mi hai colpito così volevo conoscerti, lo trovi tanto strano?”

Yohei non lo trovava strano, ma inconcepibile.
Aveva catturato il suo interesse, lui piaceva ad Akira Sendoh proprio lui che non era mai spiccato per  nessuna abilità, talento o dote particolare, proprio lui che era un ragazzo come tanti altri comune e banale nel carattere e nell’aspetto.
“E ora cosa pensi di me?” si ritrovò a chiedere con una punta di ansia.
Akira gli rivolse un sorriso gentile poggiò gli avambracci sul piano e si sporse verso di lui per sussurrare: “Che sei molto carino, simpatico, un buon amico, ma che in te c’è molto di più e io vorrei proprio tanto avere il modo e l’occasione per scoprirlo, se me ne darai la possibilità”
Mito rimase colpito da quelle parole e sfuggì il suo sguardo rifugiandosi nel liquido scuro contenuto nella porcellana bianca, Sendoh parlava sul serio.
“Sono stato sincero e ti ho detto ciò che sento – continuò a dire il giocatore – ora tocca a te confessare.- Aveva indugiato volutamente su quella parola che aveva captato pochi minuti prima fuoriuscire dalle labbra di Yohei  - Eri tu il ragazzo panda, è così?” sorrise appena constatando come lo sguardo di Mito si spostasse imbarazzato dal suo, sembrava fosse pentito dell’azione compiuta.
“E’ troppo tardi? – esalò in soffio Akira – C’è qualcun altro?” espresse il proprio timore a voce un poco più alta riflettendo che poteva benissimo essere così, dato che quello a cui si riferiva era un fatto avvenuto mesi prima. Il cuore di Yohei poteva già averlo dimenticato.

“No, tu mi piaci- rivelò Mito e con un leggero imbarazzo disse ancora – Ed ero io quel giorno, ho fatto una cosa molto stupida”ammise sentendosi un imbecille per la figuraccia.
 “Niente affatto è stato molto carino, solo avrei preferito sapere che eri tu- lo rassicurò prontamente osservandolo giocare con la tazzina ormai vuota. – Che carino sei arrossito” lo prese un poco in giro e come aveva sperato la reazione di Yohei fu immediata.
“Non è vero, non dire cavolate”
“Scusa – ridacchiò per nulla dispiaciuto – però avevi messo su una faccia tanto seria” spiegò il motivo della sua burla.
“Beh ho appena ammesso di essermi vestito come un’idiota”

La leggera tensione che si era creata tra loro si era dissolta grazie a quello scambio di battute, ora però un altro genere d’imbarazzo s’intromise fra i due ragazzi. Si erano reciprocamente dichiarati i loro sentimenti e ora non sapevano come comportarsi uno con l’altro né quale fosse la giusta reazione, fu Akira a sciogliere ogni dubbio.
Si sporse un poco verso Mito sorridendo gentilmente e in maniera rassicurante.
“Non mi hai più risposto – annunciò facendo inarcare un sopracciglio a Yohei – Mi darai la possibilità di conoscerti meglio?”
Yohei ci pensò un secondo su, poi annuì “Se ci tieni proprio” dichiarò con finta indifferenza prima di ricambiare apertamente il suo sorriso.

05 Aprile

Sakuragi si sentiva al settimo cielo, non solo la sua volpetta lo aveva stupito organizzando per lui una piccola caccia al tesoro, ma gli aveva anche regalato un fine settimana alle terme. La piccola gita era ormai finita e si era ritornati al solito e monotono tram tram della vita quotidiana.
Lui e Kaede anche quel lunedì mattina si alzarono, si prepararono e fecero una veloce colazione per ingranare prima di dirigersi all’università, varcarono il cancello del campus mettendosi d’accordo per incontrarsi e pranzare insieme alla mensa.
Fra le figure degli altri studenti che come loro si recavano a lezione, Hana scorse Yohei fermo accanto ad un albero della zona verde e indicandolo anche a Kaede richiamò l’attenzione dell’amico salutandolo a gran voce.
Afferrò una manica del giacchetto di Rukawa e senza prestare ascolto ai suoi sbuffi lo trascinò con sé a raggiungere Mito.
“Yo! – trillò entusiasta e scoppiettante gioia – Non indovinerai mai dove sono stato” lo sfidò allegramente certo che lo ignorasse, visto che Kaede gli aveva sequestrato il cellulare così non aveva potuto chiamarlo e informarlo.
“Alle terme” annunciò Yohei rovinando la sorpresa a Sakuragi.
“Eh? Ma come allora lo sapevi? Baka kitsune potevi dirmelo” protestò veementemente contro il compagno che alzò soltanto gli occhi al cielo esalando uno stanco “Do’hao” e dopo qualche secondo in cui il suo ragazzo si stava agitando protestando riuscì a distrarlo dicendo un’unica parola “Biscotti”
“Ah sì, li ho messi in borsa – dimenticò la sua sfuriata Hanamichi ficcando una mano nello zaino per trarla dopo avervi frugato dentro, accompagnandola con un pacchetto di biscotti secchi fatti in casa. – La signora che gestiva l’albergo ce li ha fatti per il viaggio e te ne ho portati un po’” spiegò allungando il dono all’amico.
“Grazie, sembrano proprio buoni” constatò ammirando la doratura perfetta dei dolci.
“Mia zia è famosa per fare dei biscotti squisiti” intervenne una voce alle loro spalle, Akira li raggiunse sbirciando il pacchetto nelle mani di Mito prima di salutare tutti e informarsi con i due viaggiatori appena rientrati se si fossero trovati bene.
“Sì è andato tutto alla grande, il posto è davvero spettacolare, la camera era magnifica e la cucina di tua zia superba”
“Sono proprio contento” ridacchiò Sendoh fregando uno dei biscotti di Yohei quando il ragazzo finì di aprire la confezione.
“Ehi potresti chiedere prima” lo sgridò lanciandogli un’occhiatina torva.
“Ah come sei permaloso, ti sei alzato male?” s’informò per nulla turbato Akira sgranocchiando il dolce.
“Mh non ho dormito granché dovevo finire un progetto” chiarì Mito servendosi a sua volta.
“Quello per il corso di grafica, il lavoro per cui sei già in ritardo di due settimane?”
“Ah non me lo ricordare, il professore mi ha dato una proroga e scade oggi”
“Yo– interruppe Hanamichi il discorso fra Sendoh e Mito richiamando l’attenzione dell’amico, li scrutava con le braccia conserte e con una leggera tensione negli occhi-  Se hai finito di chiacchierare è meglio che andiamo o facciamo tardi.”
Detto questo Sakuragi avvolse un braccio intorno al collo dell’amico e lo trascinò via, dato che i loro edifici erano vicini spesso facevano quel tratto di strada insieme.
“Ma non ho lezione adesso, Hana mi ascolti? Voglio andare in biblioteca” Hanamichi  ignorò bellamente le parole di Mito e continuò ad allontanarsi con lui.

***
“Senti Yo - fece Sakuragi dopo molto lasciando finalmente libero l’amico e arrestandosi, si erano allontanati di parecchio ed erano quasi vicini alle sedi dei rispettivi indirizzi di studi – E’ successo qualcosa? Insomma da quand’è che tu e Sendoh siete tanto amici?”
“Da sabato, quando mi ha chiamato per dirmi cosa aveva combinato il tuo ragazzo e che non dovevo prendermela se Rukawa non mi aveva informato”
“Mh… ho capito” sussurrò Sakuragi che però aveva quell’espressione tipica di chi vuol aggiungere altro ma è indeciso se farlo, non del tutto convinto che sia una saggia decisione.
“Perché non mi hai detto che ero io la persona che Sendoh voleva che gli presentassi?” domandò Yohei assumendo un’aria seria.
“Non erano affari miei, dopo tutto, voglio dire, era una cosa sua, personale e tu… io non sapevo che fare- ammise sincero Hana balbettando un poco.- Yo, ma a te lui piace?” si decise infine a chiedere.
“Sì”
 
***

“Ho il sospetto che Sakuragi ce l’abbia un po’ con me, mi ha guardato in un modo” notò Sendoh rivolgendosi a Rukawa che impassibile continuava ad osservare gli altri due che si allontanavano fra gli altri studenti.
Quella mattina Akira benché non avesse corsi fino alle undici, si era recato ugualmente presto all’università proprio per poter andare in biblioteca con Yohei.
“Gliel’hai detto vero?- domandò Kaede ricevendo un sorriso e un segno di assenso. – E lui?”s’informò ancora.
“Gli piaccio – annunciò Sendoh felice – per il momento ci conosceremo meglio e poi… beh vedremo”
“Mh… auguri – fece Kaede e prima d’incamminarsi nella sua direzione si girò verso l’altro giocatore per dirgli – Non farti spaventare”
Sendoh rimase un po’ perplesso da quelle parole che sapevano di avvertimento e consiglio, ne scoprì il significato solo quel pomeriggio al termine degli allenamenti del club.       
 

Akira aveva aperto il proprio armadietto tirandone fuori la sacca sportiva con una grande aria felice sul volto, Yohei quel pomeriggio era arrivato in palestra facendogli una gradita sorpresa.
Quando l’allenatore aveva decretato che potessero ritirarsi a farsi la doccia lui era corso da Mito.
“Non pensavo saresti venuto” sapeva infatti che il ragazzo doveva frequentare un corso pomeridiano.
“Mi sono liberato prima, senti che ne dici di venire da me? Passiamo al supermarket e ceniamo insieme ”
Gli propose e Sendoh accettò con entusiasmo, trascorrere il tempo con Yohei aveva scoperto gli piaceva davvero molto.   
Mentre tirava fuori il doccia schiuma un braccio si protese al lato del suo viso e poi una mano andò ad appoggiarsi con un rumore cupo, all’anta di metallo del suo armadietto. Akira si voltò incrociando gli occhi nocciola di Sakuragi resi affilati dall’espressione belligerante.
“Ti avverto porcospino – esalò vicinissimo al suo orecchio in un bisbiglio carico di minaccia – Se osi prenderti gioco di Yo, se lo fai soffrire o lo tratti male di te non resterà niente” terminato il suo annuncio Sakuragi girò i tacchi e si avviò alle docce stringendo con forza l’asciugamano fra le dita.
Akira si rese conto di avere la bocca spalancata e la richiuse con uno scatto secco non si era aspettato ne quelle parole ne quell’atteggiamento, che il compagno di squadra avesse qualche problema con lui lo aveva intuito, ma non pensava fosse quello il motivo.
“Tzs te l’avevo detto” esalò con sufficienza la voce di Rukawa a qualche metro da lui, Kaede era appoggiato con la schiena alla fila opposta di armadietti e teneva le braccia conserte e si era goduto tutta la scena.
“Però Sakuragi è molto protettivo” constatò Akira piegando le labbra in su.   
“Mito fece lo stesso con me a suo tempo – rivelò con uno sbuffo Rukawa - E ancora non lo sanno gli altri tre idioti” aggiunse prima di cambiarsi.

Sendoh finì di recuperare gli oggetti che gli occorrevano per la doccia ridacchiando da solo per quanto successo, avrebbe continuato a frequentare Mito, di sicuro a stare con lui non si sarebbe di certo annoiato. 
  
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