Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: faithandmisery    03/08/2010    3 recensioni
Norah, una semplice ragazza di sedici anni, una studentessa modello del liceo classico, un carattere dolce e curioso ma aggressivo e diffidente. Una strana normale ragazza. O almeno, fino a quella sera.
Quando esci di casa la sera, immagini che dopo tornerai a casa, che l’indomani vedrai la luce del giorno, che riprenderai la tua vita di sempre.
Quando esci di casa la sera, non ti puoi immaginare di morire.
Non ti puoi immaginare di morire, e poi ritornare a vivere.

P.S.: le risposte alle recensioni saranno postate nei capitoli successivi ad essi =)
Genere: Romantico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Morire e ritornare a vivere_4

Ciao!

Volevo dire… Grazie a tutti quelli che mi stanno seguendo ^^

E mi scuso per il ritardo imperdonabile… Ma sapete, siamo d’estate, e in Sardegna, per una ragazzina di 13 anni è normale uscire a vedere il mare ^^”

Un grazie speciale a priscy, che ha inserito la storia tra le seguite *-*

Un altro grazie a Lion E Lamb, che invece ha inserito la fic tra le ricordate ^^

 

JustLele, ecco il seguito, spero perdonerai il ritardo ^^” Ok, spero che ti piaccia il capitolo ^^ E grazie per la recensione!

Hinata_Chan, grazie per la rece ^^ Davvero ti piace tanto? Sono felice allora *-* Spero che anche questo ti piaccia ^_^ Tvtttttb anch’io =] kiss

cherfifina96, grazie per la recensione ^^ Oddio, davvero ti sei messa a piangere? Wow… Grazie, sono contenta che ti abbia coinvolta così tanto il chappy *-* Spero che anche questo ti piaccia =)

Deby92, grazie per tutti questi complimenti, non sai quanto mi rendi felice *-* Spero che questo capitolo ti piaccia, l’ho scritto un po’ di fretta, spero di non aver  fatto errori ^^” Grazie per il commento ^^ Bacio, ciao!

_Valina_, ciao Vale! Grazie per la rece =) Grazie, non pensavo ti potesse piacere così tanto la fan fiction ^^ Ora scusa, ma devo scappare, kiss ciau! Ti voglio bene ^^

MirkoCullen96, grazie per il commento ^^ Sono contenta che ti piaccia la storia, e spero che questo capitolo non sia “banale”, ho scritto di fretta xD Ora scappo ciao!

 

Scusate per le risposte sbrigative, sono impegnatissima e devo scappare! La famiglia si è allargata ^^

Un bacio a tutti ciao!

Ecco il capitolo… Spero vi piaccia, l’ho scritto un po’ male, data la fretta…

Un bacio

Eri_chan

 

Morire e ritornare a vivere

Brothers and Emotions

 

 

Un mese.

Due mesi.

Tre mesi.

Il tempo passava leggero, veloce come il vento.

Un giorno era troppo corto, così come una settimana, così come un mese…

Riuscivo a controllarmi di più però. Prima, se trovavo un uomo o una donna, o anche un bambino, nelle vie malfamate della città, era fatta, io mangiavo –anzi, bevevo- e loro morivano.

Ora invece riuscivo a controllarmi di più, anche se trovarmi con una persona per bene, col sangue pulito, era una tortura, e alla fine la uccidevo.

Difatti non mi muovevo mai così tanto da arrivare nella zona “buona” del centro abitato, rimanevo in periferia.

Quella notte ero andata a caccia con Dean, diceva che non beveva da circa due settimane.

Non ci credevo, lui usciva ogni notte. A far cosa, se non cacciare?

Non lo sopportavo, odiavo la sua voce, il suo volto, il suo modo di camminare e di parlare. Odiavo tutto di lui.

Molte persone l’avrebbero preso in simpatia, al posto mio, poiché mi aveva salvato la vita, quella volta, in campagna.

Ma io no.

Io non gli ero affatto grata, poiché avrei preferito morire, che trascorrere una vita così.

Sembravamo due Spider-Man, da come ci arrampicavamo sui tetti degli edifici. Anzi, mi correggo, sembravamo un Team di supereroi, pronti a fare del bene.

Solo che noi non saremmo mai stati un Team, mai.

E non avremmo mai fatto del bene: il contrario.

Non era nella nostra natura salvare la gente, noi uccidevamo le persone.

Notai che Micke si aggiunse a noi, e mi affiancò: aveva un’agilità innata nel scalare i palazzi.

Rimasi indifferente, continuando per la mia strada, e arrivai in una via nella quale non ero mai passata, almeno fino a quel momento.

Lui si era allontanato, forse aveva fiutato una preda, mentre Micke rimase con me.

«Dove abitavi?» mi domandò il castano, con aria curiosa.

Io lo guardai e inarcai un sopracciglio «Vicino al parco qui vicino»

«Anche tu sei di queste parti?» chiesi, dopo qualche secondo.

Lui annuì, mentre io adocchiavo colui che poteva essere un mio potenziale pasto. Il suo profumo era pulito: che fosse una persona per bene?

Mi avvicinai di più, e vidi quello che non avrei voluto vedere.

I suoi occhi erano verde smeraldo, i suoi capelli erano neri, e la pelle olivastra.

Non poteva essere lui.

E invece sapevo proprio bene chi fosse, solo che speravo che la mia mente l’avesse immaginato, che non fosse reale.

Micke lo aveva agganciato, lo vedevo pronto per andare all’attacco.

Dovevo fermarlo.

Il bruno si lanciò verso quello che voleva uccidere, mentre io mi lanciai verso di lui, cercando di utilizzare tutta la potenza che avevo.

Lo atterrai.

«Non farlo» sussurrai.

Lui si infuriò poiché gli avevo impedito di uccidere, si vedeva lontano un chilometro, e non aveva intenzione di fare ciò che gli avevo chiesto.

Il ragazzo si spaventò, alla reazione del castano, che mi sbatté a terra, per poi avvicinarsi pericolosamente a lui.

Io mi rialzai e lo presi da dietro, cercando di usare la maggior forza possibile, per non farmi scaraventare nuovamente sulla strada, e per tenerlo fermo.

Inevitabilmente mostrai il mio viso, che l’altro riconobbe subito.

«Norah…» mormorò, mentre io stavo iniziando a piangere, come l’altra volta.

«Non ti avvicinare, stupido!» gridai, non sapendo quanto avrei potuto controllarmi ancora.

La sete saliva.

Micke si agitava troppo, era più forte di me, e si dimenò dalla mia presa, andando verso il corvino.

Notai i suoi canini sporgenti che secernevano quella sostanza strana, notai i suoi occhi rossi, pieni di desiderio di sangue.

Ma non mi accorsi che la “mutazione” non era avvenuta solo in lui, anche in me.

Mi misi davanti a lui, ringhiando, per sembrare più spaventosa e pericolosa possibile.

Come una tigre che avverte il nemico di non oltrepassare il suo territorio, come un serpente a sonagli che avverte di non avvicinarsi o si verrà morsi.

Un serpente a sonagli, ecco a cos’assomigliavo.

Un serpente a sonagli, in un regno di cobra.

I cobra erano gli altri vampiri.

«Non ti avvicinare, Micke!» esclamai, sperando di incutergli un po’ di terrore.

Ma non funzionò, sembrava che io lo separassi dalla sua droga preferita, di cui non poteva fare a meno. E sembrava che quella separazione incrementasse la sua sete.

«Se uccidi lui, poi ti uccido io» la mia voce era tagliente, cattiva, malvagia. Esprimeva possessività, ed era proprio quello che provavo.

Esitò un momento, mentre io ringhiavo sempre con più rabbia.

Se in quel momento mi avesse attaccato, non avrebbe avuto scampo, tanta era la furia che provavo, e lui doveva saperlo bene.

Occhi-smeraldo –come lo chiamavo io- era rimasto in silenzio, non capiva cosa stesse succedendo.

«Perché lo proteggi?!» proteggerlo… Sì, era proprio quello che stavo facendo.

«Non ti permetterò mai di torcere un solo capello a mio fratello!» urlai, in preda alla furia, convinta di averlo spaventato.

Infatti avevo visto giusto, era impaurito, ma quello non bastò a fermarlo, e decise di seguire il suo istinto assassino.

A quel punto mi fiondai su di lui, e morsi con tutta la mia forza il suo collo, per poi contrarre le dita, infilzandolo con le unghie, e con un calcio gli feci fare un violento volo.

Mi girai verso Luke, che guardava la scena esterrefatto, mentre il desiderio di bere il suo sangue si faceva sempre più grande.

Strinsi i denti, e mi concentrai su quello che avevo appena attaccato.

Si stava rialzando, ma Dean ci aveva raggiunti e lo aveva bloccato, dicendogli di lasciare in pace mio fratello.

Sempre con il suo tempismo perfetto, quello che non sopportavo.

Ma in quel momento l’avrei ringraziato a non finire.

Una lacrima decorò la guancia di mio fratello, che fu un lasciapassare per le altre, che arrivarono poco dopo.

Non l’avevo mai visto piangere. Cercai di reprimere il mio istinto, per lui, per la persona a cui più tenevo.

«Norah, torna a casa, ti voglio bene…» sussurrò, mentre la tristezza assaliva il mio cuore, rimasi in silenzio.

Fece per avvicinarsi a me, con un abbraccio, ma io subito mi allontanai, e saltai su un palazzo «Vattene subito!» esclamai, cercando di trattenermi.

Un altro minuto, e l’avrei ucciso.

«Norah…» mi osservava tristemente, incrementando la mia sete.

«Ma non capisci? Non ti rendi conto che se rimani un altro secondo qui, potresti morire?» gridai verso di lui, mostrando, mentre parlavo, i miei lunghi canini.

Lui si spaventò a quella vista «Che cosa ti è successo?»

Non resistetti e gli saltai addosso, non rendendomi conto nemmeno di ciò che avevo appena fatto «Sono una vampira, Luke, guardami, sono un’assassina! E ora ti prego… Vattene e fai finta che non sia successo nulla!»

Lo morsi, ma prima di iniziare a succhiare il sangue del suo corpo, mi allontanai di scatto, stringendo i denti.

Un gemito di dolore straziante uscì dalle sue labbra, mentre sgranava gli occhi.

«Non parlarne con nessuno»

Lo lasciai lì, e me ne andai, in cerca di qualche preda, sicura del fatto che Dean avrebbe fatto la stessa cosa, portando con sé Micke.

Speravo vivamente che dal mio morso non nascesse un’emorragia… Non sopportavo il fatto di averlo ferito.

 

Ero stesa sul letto, e osservavo il soffitto nero.

Notai solo in quel momento che c’era qualcosa, lì appeso. Mi alzai in piedi, per cercare di prendere l’oggetto, ma non ci arrivavo, ero troppo bassa per arrivarci, e il muro troppo alto. Quindi eseguii un piccolo salto, riuscendo nel mio intento.

Ma il risultato fu deludente, visto che l’“oggetto misterioso” non era altro che un filo della luce che sporgeva dall’intonaco.

Scesi dal materasso, e andai nella camera di Dean, dovevo parlargli.

Bussai alla porta, e lui mi disse di entrare, così mi sedetti sul letto.

«Dean… Micke non sarà più una… Minaccia… Per Lucke…?» domandai, un po’ imbarazzata, mentre lui portava la sua attenzione su di me.

Scosse il capo, sembrava molto tranquillo, quasi stanco. Ma non poteva essere stanco, dato che sicuramente aveva bevuto molto, prima.

Quel suo comportamento mi aiutò a levare ogni barriera, superando persino quella di odio che provavo verso lui.

«Grazie» gli rivolsi il mio primo sorriso, anche se mi aveva uccisa, aveva salvato mio fratello, e questo non l’avrei certo dimenticato. Ovviamente, non significava che l’avessi perdonato, quello no, ma aveva contribuito a renderlo… Come dire… Sopportabile.

La sua espressione era sorpresa, così inarcò un sopracciglio, e fece uno di quei ghigni che odiavo. Sentivo che se fossi rimasta lì un altro secondo, l’avrei sicuramente picchiato.

«Tuo fratello... Occhi verdi… Ha il tuo stesso odore» affermò, con il suo solito tono di voce strafottente.

«E con questo?»

«Io stesso non ho resistito alla tentazione di ucciderti»

Voleva dirmi per caso che ero stata brava?

Me ne facevo poco dei suoi complimenti.

Intanto la rabbia cominciava a salire. Non avrebbe dovuto toccare quell’argomento.

«Nh…» cercai di mostrarmi calma, reprimendo la voglia di spezzargli le ossa.

Si stese sul suo letto, con le braccia incrociate dietro la testa.

«Quanti anni hai?» domandai, visto che erano mesi che lo volevo sapere.

«Diciotto» rispose semplicemente, per poi aggiungere «Più novanta»

Wow… Aveva più di un secolo… Chi l’avrebbe mai detto.

Dai suoi modi di fare… Sembrava il tipico ragazzino stronzo del ventunesimo secolo.

Probabilmente aveva vissuto la Prima e la Seconda Guerra Mondiale.

«E chi ti ha… Trasformato?» visto che ero in vena di domande, allora tanto valeva approfittarne.

Il mio carattere curioso si stava facendo spazio tra il mio lato amareggiato e pieno di rancore, avendo la meglio.

Mi guardò qualche secondo, forse sorpreso della domanda.

Esitò un attimo, prima di rispondere.

«Mio zio» rimasi sbalordita.

Un parente. Come aveva potuto fare una cosa simile?

L’aveva condannato ad una “vita” piena di dolore.

«Perché?»

«Non ne ho idea» il suo tono di voce stava diventando sempre più freddo, gradualmente.

«E dov’è adesso?» domandai, ancora.

«Morto» la sua voce era ancora più gelida.

«Chi l’ha ucciso?» il mio spirito indagatore mi suggeriva di continuare, con le domande, ma il mio buon senso no. Ma non l’ascoltai.

«Io»

La sua voce era congelata.

Conoscevo il modo per uccidere un vampiro: staccargli la testa e bruciarla.

Secondo Dean –e presupponevo fosse  vero- i vampiri avevano una rigenerazione molto rapida, e questa non poteva avvenire se la testa non c’era più.

Non avevo capito bene il motivo, ma pareva che nella testa ci fosse come un “motore” che permetteva al corpo di rigenerarsi. Quindi, se quella veniva bruciata, con essa moriva anche il “motore”.

«Perché?» chiesi, ancora, come se porgli quelle domande fosse vitale, per me.

Si sedette a gambe incrociate sul materasso. Mi aspettai la solita espressione derisoria, ma il suo viso non esprimeva niente.

Non trasmetteva la minima emozione.

Poi rispose con delle parole che parevano dei pezzi di ghiaccio.

«Uccise la mia fidanzata, incinta di mio figlio, tre mesi dopo aver trasformato me»

A quel punto la gola mi parve secca, le parole che volevo pronunciare morirono.

Nel Novecento era normale avere bambini sui diciassette – diciotto anni, strano però, che non fosse sposato con quella ragazza.

Era praticamente un reato a quell’epoca, avere figli senza essere sposati. Gli sposi dovevano essere vergini.

Ma forse era quello il motivo per cui suo zio l’aveva uccisa.

L’onore della famiglia a volte contava più di essa.

Che persona orribile.

Dean ci soffriva, nonostante fossero passati novant’anni. Si capiva dal suo sguardo, e dalla sua voce.

Nonostante lui non mi andasse per niente a genio, provavo tristezza.

Mi domandai come avrei reagito se avesse ucciso Luke, o i miei genitori.

Probabilmente, in preda alla furia, l’avrei ucciso, come lui fece con suo zio. Era del tutto comprensibile.

Non avrei voluto toccare un argomento così. Ma lui non si era messo problemi a toccare quell’argomento, no?

Accidenti al mio carattere gentile!

«Tanto non m’importava niente, di loro. Era soltanto uno sfogo, ucciderlo»

Disse, ghignando.

Crucciai il volto. Bugiardo.

Diceva così soltanto per illudersi da solo, di non provare alcun dolore.

Era evidente, almeno per me.

Stavo studiando per diventare psicologa, dopotutto.

Era sempre stato un dono, il saper riconoscere umore e personalità delle persone, con un solo sguardo.

Capivo ciò che provava, ma volevo non poterlo fare, perché in fondo, volevo che lui non potesse provare sentimenti, in modo che il mio odio potesse sopravvivere.

Ma invece no, lui aveva emozioni, e la mia sensibilità mi impediva di odiarlo come prima.

Il mio sguardo era puntato sui suoi occhi, grigi, che con quell’espressione sembravano veri e propri pezzi di ghiaccio.

Che maschera inutile.

Me ne andai, tornando in camera mia.

Volevo dormire.

Volevo sognare.

Ecco una pena dell’essere vampiri: non poter dormire, non poter catapultarsi in un mondo nostro, dove tutto è come vorremmo che fosse.

La nostra anima sarebbe stata condannata all’Inferno, dopo la nostra vera morte. Ma secondo me il vero Inferno, era quello.

Ma mi dovevo rassegnare, ormai non ero più umana, e mai più lo sarei stata.

Chiusi gli occhi, e mi misi in posizione fetale, come generalmente riuscivo a prendere sonno.

Simulai una dormita, ma non dormivo affatto.

Con la mia mente cercai di immaginare come sarebbe potuto essere un mio sogno, in quel momento.

Immaginai di tornare a casa, di tornare una normale ragazzina di sedici anni, di uscire con gli amici e di tornare a scuola.

Già, a scuola.

Anche se prima l’odiavo, in quel momento avrei pagato con tutto l’oro del mondo, per tornarci.

Un fulmine mi fece spaventare, svegliandomi da quell’universo parallelo che stavo ripercorrendo con la mente.

Osservai il vetro della finestra della mia camera, e quasi urlai, quando vidi quella sagoma.

Andai in iperventilazione –un impulso che mi era rimasto dalla mia precedente vita- e corsi di nuovo in camera di Dean.

Mi sembrava quasi di sentire il cuore che tamburellava forte, mi sembrava che il sangue ricominciasse a scorrere nelle mie vene…

  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: faithandmisery