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Autore: GT 18    28/09/2005    2 recensioni
Da piccole le bambine credono nel Principe azzurro. Questa convinzione,in realtà, serve a mascherare i dolori che si nascondono dietro certi eventi. 18,da piccola,per me rappresenta l'icona ideale: "Sin da quando ero una bimba piccola,i miei genitori mi raccontavano che se un giorno io fossi stata presa dall’orco cattivo, di sicuro il principe sarebbe giunto a salvarmi…"
Genere: Drammatico, Malinconico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: 17, 18, Altri, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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…Ma l’orco aveva appena cominciato con le cattiverie…sebbene non lo sapevano

…Ma l’orco aveva appena cominciato con le cattiverie…sebbene non lo sapevano

…loro avrebbero sofferto ancora e ancora…quasi per  mille anni…

 

Vorrei che la mamma fosse qui.

Vorrei tanto che ci svegliasse con il suo bellissimo canto.

Che ci preparasse la colazione,come solo lei sapeva preparare.

Che mi dicesse che mi vuole bene…

 

Mi manca…

 

Vorrei che papà fosse qui.

Vorrei che giocasse ancora con me a calcio,nel nostro bel giardino.

Che mi insegni a vincere a braccio di ferro.

Che mi dicesse che mi vuole bene…

 

Mi manca…

 

I gemelli sognavano. Rispettivamente,sognavano quello che li mancava.

Il calore di mamma e papà.

Il petto di 6 era caldo,sì,ma nulla poteva sostituire l’abbraccio della mamma,

che ogni volta le scioglieva il cuore.

Nulla poteva sostituire il divertimento che si provava a tastare la barbetta ruvida

di papà,ogni mattina,prima che se la rasasse.

L’androide non dormiva.

I suoi occhi fissavano il soffitto,vuoti come il deserto.

Dietro quelle pupille di vetro,si poteva ancora scorgere il bambino che era in lui.

Soffriva.

Non era più umano.

Molte emozioni gli mancavano,ma poteva ancora soffrire.

Nella sua mente sentiva le urla di dolore che il suo subconscio emanava.

Un urlo di un bambino,che era diventato un mostro.

 

Non voglio che diventino come me.  Pensò guardandoli dormire.

 

Non voleva diventassero mostri come lui. Esseri abominevoli.

Non voleva.

Non potevano.

Quei bambini potevano ancora fare in tempo a tenersi la loro umanità.

Prima che fosse troppo tardi,potevano salvarsi.

Ma come?

Mentre questi pensieri gli imprigionavano la mente,Gero uscì dalla sua stanza

e si mise a due metri da lui.

“Ciao,numero 6. I bambini hanno fatto un buon sonno accanto a te?”

domandò questi con tono ironico.

“Suppongo di si,dottore…”. rispose 6,alzandosi.

“Svegliali.” ordinò lo scienziato dandogli le spalle.

L’androide obbedì.

Con un gentile gesto scrollò i bambini,e si svegliarono lentamente.

Una volta che videro l’orco,si misero subito in piedi,nel timore di venir picchiati.

“Buongiorno dottor Gero…” mormorarono all’unisono.

“Ciao,bambini…” sorrise questi.

“…Oggi vi porterò in un bel posto,non ne siete contenti?”.

Il suo tono di voce era quanto di più maligno potessero immaginare le loro giovani menti. Ma annuirono.

Dovettero farlo.

“Molto bene…allora preparatevi!”.

17 e 18 si vestirono,e 6 si mise la sua giacca.

“Dove vuole portarci?” domandò 18 mentre si infilava la maglia.

L’androide non seppe rispondere.

“Voglio stare vicino a te,6!!!” supplicò 17 seguito poi dalla sorella.

Il loro unico amico annuì.

“Vi seguirò anche io…non abbiate paura…”.

Le sue parole davano un leggero sollievo ai due,ma erano ancora tesi.

E per un buon motivo.

 

“Siete pronti,voi tre?” domandò Gero,indossando una giacca nero pece.

Su di essa era presente un vistosissimo marchio simile ad un ficco rosso,con una

doppia erre bianca.

Un emblema assai insolito.

Sia 6 che i gemelli annuirono rispettosamente.

“Bene,allora andiamo!”.

 

L’androide portò in spalla i bambini,seguito a ruota dal dottore,che volava con

un moto-jet. Atterrarono in uno spiazzo di verde,apparentemente deserto.

“Qui ci ho allenato 6,miei cari bambini. Oggi dovrete ascoltarmi molto attentamente,senza storie,ok?”.

“Va bene…” mormorò 18,con il fratello a farle da eco.

 

“Dovete sapere che io provengo da un grandioso esercito,il Red Ribbon.

Mi occupavo della stessa cosa di cui mi occupo oggi,ossia la cibernetica.

Purtroppo,circa quattro anni fa,qualcuno ha distrutto l’esercito.

Il nome di costui è Son Goku. Vedete di non dimenticarvelo.

Così dicendo prese una foto dalla tasca e la mostrò ai bambini.

Nella foto c’era un bambino,non molto più grande di loro.

Sul suo volto era impressa un’espressione ingenua e dolce.

Ma è lui questo Son Goku?” chiese 18 dubbiosa.

“Sì. Ha solo qualche anno in più di voi,ne ha 13,ma questo moccioso ha una forza

inimmaginabile. Da solo ha distrutto il Red Ribbon,non dovete sottovalutarlo.”

Ci fu un silenzio inquietante dopo la frase di Gero.

La vocina di 17 lo ruppe.

Ma…cosa dovremmo fare noi…?”.

Il volto dell’orco sfigurò in un ghigno insano.

“Addestrerò voi due alla guerra,e poi,quando sarete grandi…

VI MANDERò DA LUI PER UCCIDERLO!!!

 

I gemelli sussultarono.

“P…perché noi?Come possiamo uccidere qualcuno che non conosciamo nemmeno? E poi che ti ha fatto di male?” domandò sconvolta la bimba.

“Questa mia vendetta la dovrete compiere voi! Che cazzo ve ne frega se

non lo conoscete o no? Dovrete ucciderlo e basta!!!CHIARO??!”.

La voce del dottore tuonò nella pianura,e fece abbassare lo sguardo ai due.

“V…va bene,dottor Gero…” mormorarono flebilmente.

Questi sorrise compiaciuto e carezzò la testa bionda di 18.

“Bravi,bambini miei…dovete obbedire,così.”

 

6 lo guardava impietrito.

Aveva chiesto ai bambini e non a lui di uccidere?

Cosa aveva nel cuore?

Perché non lo aveva chiesto a lui? Perché?

 

“Ora,piccoli,venite qui vicino a me. Vi darò un bel regalo…” ghignò

incitando con un gesto della mano i fratelli.

Una volta che furono abbastanza vicini, si mise a frugare nella tasca,e ne tirò fuori

un fazzolettino,che racchiudeva qualcosa.

“18…ti piacciono i gioielli,vero? Sei una femminuccia,quindi suppongo di sì…”.

così dicendo tirò fuori un paio di orecchini d’oro,ad anello.

Sebbene fossero davvero belli,la bimba percepiva qualcosa di maligno in quegli

oggetti. Maligno,e inspiegabile.

“Sono belli…” commentò timidamente.

Allora Gero prese un arnese simile ad una pistola,con un chiodo acuminato sulla

punta. Una pistola simile a quella che si usa per fare i buchi alle orecchie,ma molto più inquietante.

“Allora porgimi l’orecchio,te li metto…” ridacchiò questi,in modo inquietante.

La bambina si fece lentamente avanti,con aria spaventata,e fece come ordinatogli.

Allora Gero prese il lobo destro e pigiò il grilletto.

Il chiodo scattò quindi in avanti,e bucò da parte a parte il lobo.

18 urlò di dolore,e si tenne la parte,che iniziò a sanguinare.

“Ora l’altro orecchio,piccola!” ordinò l’orco,con aria compiaciuta.

“Dottore!!!Fa così male…non voglio!!!” supplicò la bimba mentre sentiva il lobo

bruciare come se andasse a fuoco.

“OBBEDISCI!!!”

L’intimazione zittì 18 all’istante. Quindi gli porse l’orecchio sinistro.

Anche quello venne bucato dal chiodo,e iniziò a sanguinare.

Lei tratteneva stento le lacrime,e si teneva le orecchie tra le mani,cercando di

lenire il dolore.

17 osservò allibito la scena,così 6.

Gero si chinò verso la bimba e le porse gli orecchini.

“Mettiteli. Così l’emorragia si fermerà.”

18 li prese,e con grande fatica,riuscì ad infilarseli. Iniziò effettivamente a sentirsi meglio…

Poi l’orco si voltò verso 6,sempre con la pistola in mano.

“17! Vieni subito qui!!!Li metto anche a te!!!” urlò con aria minacciosa.

Il bambino non poté fare altro che sottomettersi,e, come sua sorella,venne

bucato da quel arnese infernale.

 

Ora entrambi indossavano quei bei gioielli,ma le loro orecchie erano gonfie,ed

arrossate,quindi la loro bellezza risultava vana.

Perché li ha messo quei gioielli?” domandò 6 senza riuscire a muoversi.

Il suo creatore mise via la pistola,e gli appoggiò la mano sul petto.

“Non sono semplici orecchini. Quei gioielli contengono un minuscolo macchinario. Esso permette di rilevare la posizione di chi li indossa per un

raggio di oltre 300 km. Inoltre,se sollecitati,possono attaccarsi saldamente al

lobo,impedendone la rimozione. Graziosi,no?”.

Si voltò poi verso i bambini,per spiegare loro la medesima cosa.

“Ora che indossate gli orecchini,dovunque andiate,io potrò tenervi d’occhio.

Come una sorta di cimice. Se solo pensaste di fuggire,io vi troverei comunque,chiaro? Ah,e un’altra cosa…se inoltre cercaste di levarli,loro

si attaccherebbero ancora di più,e toglierli sarebbe impossibile.

L’unico modo di rimuoverli è un codice speciale,che vi darò solo se ve lo

potrete guadagnare…mi sono spiegato?”

 

I gemelli rimasero sconvolti dalla crudeltà di quel uomo.

Li aveva etichettati con quegli orecchini.

Come dei bovini.

Come carne da macello.

Se solo li fosse venuta l’idea di fuggire,non sarebbe servita.

Erano prigionieri.

 

“Benissimo” abbozzò poi guardando il posto.

“Ora che vi ho sistemati,inizierò a darvi delle lezioni. Innanzitutto,dovrete fortificare il corpo,poi vi darò lezioni di teoria. Sono molto premuroso con

i miei giocattoli…”

 

Giocattoli?

Li aveva chiamati giocattoli?

 

6 rimase molto più sorpreso del solito. Quasi sconvolto,direi.

Pochi minuti fa li chiamava bambini…e ora…giocattoli?

Per quel uomo quei bellissimi bimbi,bravi e buoni, valevano quanto un burattino?

L’androide vide negli occhi la sofferenza dei due gemelli.

Ci si specchiava perfettamente.

Perché ora Gero li considerava uguali.

Per il dottore,lui non era altro che una bambola assassina. E ora i gemelli…giocattoli.

 

Ma 17 e 18 non capivano tutto ciò.

Forse credevano che quel termine fosse un soprannome, che di solito si da ai

bambini piccoli. Si sbagliavano amaramente.

Per lui ora loro non erano altro che oggetti.

 

Oggetti. Oggetti,come quelli che, quando ci si stanca,li si butta via…

 

Gero si allontanò e tornò dai fratelli. Sorridendo,li carezzò sulla testa,e disse

“Allora…cominciamo?”.

 

 

  
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