…Ma l’orco aveva
appena cominciato con le cattiverie…sebbene non lo sapevano
…loro avrebbero
sofferto ancora e ancora…quasi per mille
anni…
Vorrei che la mamma fosse qui.
Vorrei tanto che ci svegliasse con il suo bellissimo
canto.
Che ci preparasse la colazione,come
solo lei sapeva preparare.
Che mi dicesse che mi vuole bene…
Mi manca…
Vorrei che papà fosse qui.
Vorrei che giocasse ancora con me a calcio,nel nostro bel giardino.
Che mi insegni a vincere a
braccio di ferro.
Che mi dicesse che mi vuole bene…
Mi manca…
I gemelli sognavano. Rispettivamente,sognavano
quello che li mancava.
Il calore di mamma e papà.
Il petto di 6 era caldo,sì,ma
nulla poteva sostituire l’abbraccio della mamma,
che ogni volta le scioglieva il
cuore.
Nulla poteva sostituire il divertimento che si provava a
tastare la barbetta ruvida
di papà,ogni mattina,prima che se la
rasasse.
L’androide non dormiva.
I suoi occhi fissavano il soffitto,vuoti
come il deserto.
Dietro quelle pupille di vetro,si
poteva ancora scorgere il bambino che era in lui.
Soffriva.
Non era più umano.
Molte emozioni gli mancavano,ma
poteva ancora soffrire.
Nella sua mente sentiva le urla di dolore che il suo
subconscio emanava.
Un urlo di un bambino,che era
diventato un mostro.
Non voglio che
diventino come me. Pensò guardandoli dormire.
Non voleva diventassero mostri come lui. Esseri
abominevoli.
Non voleva.
Non potevano.
Quei bambini potevano ancora fare in tempo a tenersi la
loro umanità.
Prima che fosse troppo
tardi,potevano salvarsi.
Ma come?
Mentre questi pensieri gli imprigionavano la mente,Gero uscì dalla sua stanza
e si mise a due metri da lui.
“Ciao,numero 6. I bambini hanno
fatto un buon sonno accanto a te?”
domandò questi con tono ironico.
“Suppongo di si,dottore…”. rispose 6,alzandosi.
“Svegliali.” ordinò lo scienziato
dandogli le spalle.
L’androide obbedì.
Con un gentile gesto scrollò i bambini,e
si svegliarono lentamente.
Una volta che videro l’orco,si
misero subito in piedi,nel timore di venir picchiati.
“Buongiorno dottor Gero…” mormorarono all’unisono.
“Ciao,bambini…” sorrise questi.
“…Oggi vi porterò in un bel posto,non
ne siete contenti?”.
Il suo tono di voce era quanto di più maligno potessero immaginare le loro giovani menti. Ma annuirono.
Dovettero farlo.
“Molto bene…allora preparatevi!”.
17 e 18 si vestirono,e 6 si mise
la sua giacca.
“Dove vuole portarci?” domandò 18 mentre si infilava la maglia.
L’androide non seppe rispondere.
“Voglio stare vicino a te,6!!!”
supplicò 17 seguito poi dalla sorella.
Il loro unico amico annuì.
“Vi seguirò anche io…non abbiate
paura…”.
Le sue parole davano un leggero sollievo ai due,ma erano ancora tesi.
E per un buon motivo.
“Siete pronti,voi tre?” domandò
Gero,indossando una giacca nero pece.
Su di essa era presente un
vistosissimo marchio simile ad un ficco rosso,con una
doppia erre bianca.
Un emblema assai insolito.
Sia 6 che i gemelli annuirono
rispettosamente.
“Bene,allora andiamo!”.
L’androide portò in spalla i
bambini,seguito a ruota dal dottore,che volava con
un moto-jet. Atterrarono in uno
spiazzo di verde,apparentemente deserto.
“Qui ci ho allenato 6,miei cari
bambini. Oggi dovrete ascoltarmi molto attentamente,senza
storie,ok?”.
“Va bene…” mormorò 18,con il
fratello a farle da eco.
“Dovete sapere che io provengo da un grandioso esercito,il Red Ribbon.
Mi occupavo della stessa cosa di cui mi occupo
oggi,ossia la cibernetica.
Purtroppo,circa quattro anni
fa,qualcuno ha distrutto l’esercito.
Il nome di costui è Son Goku. Vedete di non dimenticarvelo.”
Così dicendo prese una foto dalla tasca e la mostrò ai
bambini.
Nella foto c’era un bambino,non
molto più grande di loro.
Sul suo volto era impressa un’espressione ingenua e dolce.
“Ma è lui questo Son Goku?” chiese 18 dubbiosa.
“Sì. Ha solo qualche anno in più di voi,ne
ha 13,ma questo moccioso ha una forza
inimmaginabile. Da solo ha distrutto il Red Ribbon,non
dovete sottovalutarlo.”
Ci fu un silenzio inquietante dopo la frase di Gero.
La vocina di 17 lo ruppe.
“Ma…cosa dovremmo fare noi…?”.
Il volto dell’orco sfigurò in un ghigno insano.
“Addestrerò voi due alla guerra,e
poi,quando sarete grandi…
VI MANDERò
DA LUI PER UCCIDERLO!!!”
I gemelli sussultarono.
“P…perché noi?Come possiamo uccidere qualcuno che non
conosciamo nemmeno? E poi che ti ha fatto di male?”
domandò sconvolta la bimba.
“Questa mia vendetta la dovrete compiere voi! Che cazzo ve ne frega se
non lo conoscete o no? Dovrete
ucciderlo e basta!!!CHIARO??!”.
La voce del dottore tuonò nella pianura,e
fece abbassare lo sguardo ai due.
“V…va bene,dottor Gero…”
mormorarono flebilmente.
Questi sorrise compiaciuto e carezzò la testa bionda di
18.
“Bravi,bambini miei…dovete
obbedire,così.”
6 lo guardava impietrito.
Aveva chiesto ai bambini e non a lui di uccidere?
Cosa aveva nel cuore?
Perché non lo aveva chiesto a lui?
Perché?
“Ora,piccoli,venite qui vicino a
me. Vi darò un bel regalo…” ghignò
incitando con un gesto della mano i
fratelli.
Una volta che furono abbastanza vicini, si mise a frugare
nella tasca,e ne tirò fuori
un fazzolettino,che racchiudeva
qualcosa.
“18…ti piacciono i gioielli,vero?
Sei una femminuccia,quindi suppongo di sì…”.
così dicendo tirò fuori un paio di
orecchini d’oro,ad anello.
Sebbene fossero davvero belli,la
bimba percepiva qualcosa di maligno in quegli
oggetti. Maligno,e inspiegabile.
“Sono belli…” commentò timidamente.
Allora Gero prese un arnese simile ad una pistola,con un chiodo acuminato sulla
punta. Una pistola simile a quella che si usa per fare i buchi
alle orecchie,ma molto più inquietante.
“Allora porgimi l’orecchio,te li
metto…” ridacchiò questi,in modo inquietante.
La bambina si fece lentamente avanti,con
aria spaventata,e fece come ordinatogli.
Allora Gero prese il lobo destro e pigiò il grilletto.
Il chiodo scattò quindi in avanti,e
bucò da parte a parte il lobo.
18 urlò di dolore,e si tenne la
parte,che iniziò a sanguinare.
“Ora l’altro orecchio,piccola!”
ordinò l’orco,con aria compiaciuta.
“Dottore!!!Fa così male…non
voglio!!!” supplicò la bimba mentre sentiva il lobo
bruciare come se andasse a fuoco.
“OBBEDISCI!!!”
L’intimazione zittì 18 all’istante. Quindi
gli porse l’orecchio sinistro.
Anche quello venne bucato dal
chiodo,e iniziò a sanguinare.
Lei tratteneva stento le lacrime,e
si teneva le orecchie tra le mani,cercando di
lenire il dolore.
17 osservò allibito la scena,così
6.
Gero si chinò verso la bimba e le porse gli orecchini.
“Mettiteli. Così l’emorragia si fermerà.”
18 li prese,e con grande
fatica,riuscì ad infilarseli. Iniziò effettivamente a sentirsi meglio…
Poi l’orco si voltò verso 6,sempre
con la pistola in mano.
“17! Vieni subito qui!!!Li metto
anche a te!!!” urlò con aria minacciosa.
Il bambino non poté fare altro che sottomettersi,e, come sua sorella,venne
bucato da quel arnese infernale.
Ora entrambi indossavano quei bei
gioielli,ma le loro orecchie erano gonfie,ed
arrossate,quindi la loro bellezza risultava
vana.
“Perché li ha messo quei
gioielli?” domandò 6 senza riuscire a muoversi.
Il suo creatore mise via la pistola,e
gli appoggiò la mano sul petto.
“Non sono semplici orecchini. Quei gioielli contengono un
minuscolo macchinario. Esso permette di rilevare la posizione di chi li indossa
per un
raggio di oltre 300 km. Inoltre,se sollecitati,possono attaccarsi saldamente al
lobo,impedendone la rimozione.
Graziosi,no?”.
Si voltò poi verso i bambini,per
spiegare loro la medesima cosa.
“Ora che indossate gli orecchini,dovunque
andiate,io potrò tenervi d’occhio.
Come una sorta di cimice. Se solo pensaste di fuggire,io vi troverei comunque,chiaro? Ah,e
un’altra cosa…se inoltre cercaste di levarli,loro
si attaccherebbero ancora di più,e
toglierli sarebbe impossibile.
L’unico modo di rimuoverli è un codice speciale,che vi darò solo se ve lo
potrete guadagnare…mi sono spiegato?”
I gemelli rimasero sconvolti dalla crudeltà di quel uomo.
Li aveva etichettati con quegli orecchini.
Come dei bovini.
Come carne da macello.
Se solo li fosse venuta l’idea di fuggire,non sarebbe servita.
Erano prigionieri.
“Benissimo” abbozzò poi guardando il posto.
“Ora che vi ho sistemati,inizierò
a darvi delle lezioni. Innanzitutto,dovrete
fortificare il corpo,poi vi darò lezioni di teoria. Sono molto premuroso con
i miei giocattoli…”
Giocattoli?
Li aveva chiamati giocattoli?
6 rimase molto più sorpreso del solito. Quasi sconvolto,direi.
Pochi minuti fa li chiamava bambini…e ora…giocattoli?
Per quel uomo quei bellissimi
bimbi,bravi e buoni, valevano quanto un burattino?
L’androide vide negli occhi la
sofferenza dei due gemelli.
Ci si specchiava perfettamente.
Perché ora Gero li considerava uguali.
Per il dottore,lui non era altro
che una bambola assassina. E ora i gemelli…giocattoli.
Ma 17 e 18 non capivano tutto ciò.
Forse credevano che quel termine fosse un soprannome, che
di solito si da ai
bambini piccoli. Si sbagliavano
amaramente.
Per lui ora loro non erano altro che oggetti.
Oggetti. Oggetti,come quelli che,
quando ci si stanca,li si butta via…
Gero si allontanò e tornò dai fratelli. Sorridendo,li carezzò sulla testa,e disse
“Allora…cominciamo?”.