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Autore: Elanor89    03/08/2010    1 recensioni
Quando Andrea si sveglia con entrambi i polsi legati non ricorda neanche il proprio nome. La sua mente è una tabula rasa e ogni cosa le è estranea. Sarà Logan a raccontarle la sua storia, sarà Adam a rivelarle la verità. Ma è da sola che dovrà imparare ad accettare se stessa per andare avanti e non commettere di nuovo gli stessi errori.
Un intreccio di vite, sentimenti e bugie: "perché la bellezza nasce dagli ostacoli, sempre."
Genere: Fantasy, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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*

 

Prologo

 

 

 

I miei passi echeggiavano nel vicolo, susseguendosi veloci al ritmo del mio respiro irregolare. I palazzi torreggiavano tetri su entrambi i lati, accarezzati dagli ultimi raggi del sole al tramonto, senza lasciarmi possibilità di scelta. Tracciavano il mio percorso, ininterrotti, designando la via della mia ritirata.

Non potevo lasciarmi prendere dal panico. Non avrei dovuto... Eppure il battito del mio cuore mi assordava, impedendomi di udire null'altro. Il mio olfatto si acuiva, portando alle mie narici odori che nulla avrebbero dovuto avere a che fare col cibo. Inciampai nei miei stessi passi, resa goffa dalla paura, ma non mi fermai.

Il dolore mi annientava, mi toglieva le forze, eppure sapevo, lo sentivo dentro di me, che dovevo continuare a correre.

Cos'altro avrei dovuto fare?

Ero pericolosa, per me e per gli altri, ero cattiva...

Per quella ragione dovevo tornare a casa immediatamente. Per quella ragione avevo bisogno di lui. Per quella ragione non sarei mai dovuta uscire, quel pomeriggio.

Guardai le mie unghia crescere, mentre una folata di vento muoveva le nubi sulla mia testa, rivelando una luna pallida appena sorta.

La gola mi doleva, mentre gli arti cominciavano a distendersi, allungando la mia ombra sull'asfalto.

Ma non potevo fermarmi, non adesso. Impiegai le mie forze residue in quello che avrebbe dovuto essere lo scatto finale.

I miei capelli mi impedivano di vedere alcunché, ondeggiando selvaggi davanti ai miei occhi.

E finalmente imboccai la strada di casa, l'unico posto in cui fossi al sicuro in notti come quella.

E lui era già sulla porta, con lo sguardo preoccupato e l'espressione tirata.

Ero un'irresponsabile, meritavo il senso di colpa e il dolore che sarebbe arrivato a fiotti, di li a qualche secondo. Ma non c'era spazio per quel pensiero.

Mi lanciai all'interno dell'edificio, facendo leva sulle mie gambe, e mi accasciai a terra. Le sue dita mi tastarono il collo. Il solito pizzico, poi il torpore, familiare come una ninnananna.

- Scusa, Andy...- gli sentii dire al mio orecchio, mentre mi sollevava da terra tra le sue braccia.

Con la testa reclinata all'indietro vedevo solo le file di neon susseguirsi sfuocate come comete. L'antidoto stava cominciando a fare effetto, divampando nel mio organismo come fuoco tra le sterpaglie. Bruciava tutto dietro di sé, lasciandomi inerme, indifesa. Mi privava della forza di urlare, di pensare a qualcosa che non fosse quel dolore totalizzante che mi rendeva schiava della mia natura, succube di me stessa. Ma stava funzionando, come sempre del resto: sentivo le mie membra arrestare la loro inumana crescita, la mia schiena rilassarsi, non più preda degli spasmi della trasformazione.

Poi percepii lenzuola fresche, la sua mano a scostarmi i capelli dalla fronte.

Una porta che si richiudeva, una serratura che scattava, una, due volte. Silenzio.

E sola nella mia prigione, compresi cosa provasse la principessa Sherazad nel rimandare l'inevitabile di una notte ancora.

Quella notte ero ancora Andrea. E il merito era solo suo.

 

 

*



  
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