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Autore: Natalja_Aljona    03/08/2010    2 recensioni
Il resoconto della mia vacanza a Londra e a Liverpool...e del concerto di Paul!
25-6/29-6-2010
Indice dei capitoli:
PRIMO GIORNO~ Yeah, I'm going to London City!
SECONDO GIORNO~ There beneath the Liverpool's blue suburban skies
TERZO GIORNO~ IL CONCERTO
Parte prima- Hyde Park's Tales (Oh, I Feel Like Letting Go)
Parte seconda-Band on the Run
Parte terza-Close your eyes...and Paul is here!
QUARTO GIORNO~ The blue and yellow stripes pigeon...on the Abbey Road's stripes
QUINTO GIORNO~ All my loving(every single day of my life)
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Paul McCartney
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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I'm Looking Through You

Cronache da Londra e da Liverpool


2. There beneath the Liverpool's blue suburban skies

Part 1

26-6-2010


Non c'è che dire, gli inglesi sono davvero impeccabili in fatto di puntualità.

Sul biglietto c'è scritto:

Partenza ore 9.07.

Arrivo ore 11.15.

Alle 9.07 il treno per Liverpool è partito.

Adesso sono le 9.08 e siamo appena entrati in una galleria.

Ce ne sono tante, di gallerie, in questo tratto di strada.

Questo treno è fantastico! E, anzi, è di gran lunga più spazioso della nostra camera d'albergo(vabbè, non è che ci voglia molto).

E'nuovissimo, forse anche perchè siamo in primissima classe, in un vagone occupato solo occasionalmente da due o tre business man, che di tanto in tanto lanciano uno sguardo stranito alla ragazzina che, saltando sulla poltrona del treno, canta Here Comes The Sun a squarciagola.

In poche parole, la sottoscritta.

Ma che mettano pure via i loro bravi computerini: Martina sta andando a LIVERPOOL!

E poi... è un treno inglese!!

E questo mi fa tanto ricordare stamattina, quando, vicino alla metropolitana, ero a un centimetro dal centrare un palo.

-Non vorrai ammazzarti al tuo secondo giorno qui, eh?- mi ha ripreso mia madre.

Mio padre si è limitato a lanciarmi un'occhiata da sopra la cartina della London Tube che gli avevo afferrato al volo io prima di volare giù dalle scale(e qui, potrà sembrare strano, ma non sono volata giù nel vero senso della parola, soltanto ero così gasata che, ballavo sulla scala mobile insieme alla stessa, povera cartina della London Tube...uno spettacolo da non vedere).

-Ma...mamma! E' un palo inglese!-

-Contenta te...-

Sì, beh, in effetti di questo passo rischio di lasciarci la pelle, in questo meraviglioso territorio inglese!


C'è il sole e il paesaggio scorre velocemente sotto ai nostri occhi.


Paesaggio dal finestrino 1

Paesaggio 2


Little darling, it's been a long, cold, lonely winter.
Little darling, it feels like years since it's been here
Here comes the sun, here comes the sun
(And I say) it's all right...


Bene, ma forse è meglio raccontare tutto dall'inizio.

Stamattina(come tutte le altre mattine, mattine normali, ricordi ormai lontani di italiana quotidianità) mi sveglio con la seconda sveglia del mio cellulare, I Need You, esattamente dopo I'm Happy Just To Dance With You.

Chiaramente, la scelta delle sveglie non ha nessun fattore esterno (Voce fuori campo: dillo, dillo, vedrai che ti convinci!).

Alle 7.10 balzo in piedi sul letto(letto...non esageriamo!), afferro la maglietta con i colori dell'Italia, in onore dei mondiali(che abbiamo dignitosamente perso, ma questa è un'altra storia) e i jeans e mi fiondo in bagno.

Per pura casualità(e fortuna) non travolgo mio padre, che quando sono esco dal bagno, ascoltando “Band On The Run” all'i-pod(che ormai è la colonna sonora del viaggio) è già pronto e sul punto di andare.

E potremmo anche andare, se non fosse che mia mamma sta cercando chissà che cosa in quel buco di stanza.

Una cosa positiva di tutta la faccenda? Almeno per una volta, non sono io la ritardataria della situazione! Cosa che non è nemmeno poi tanto vera, perchè, approfittando della perdita tempo di mia mamma(e per sfogare la tensione), mi metto a saltellare per la stanza come un grillo impazzito, dimentica delle effettive dimensioni della stanza, e è quindi inevitabile che vada a sbattere da qualche parte.

Se poi questa “parte” è il piede di mio padre, che di colpi ne ha già presi abbastanza...beh, allora è un'altra storia.

-Martina. Se mi pesti un'altra volta il piede giuro che te lo stacco-

-All right, papino-

-Papino ti fa gentilmente(da notare il gentilmente) notare che la cosa potrebbe verificarsi anche se mi chiami di nuovo “papino”-

-Come vuoi, papuccio-

Papà mi lancia un' altra occhiataccia.

-Oh, ma che vuoi, papà, andiamo a LIVERPOOL!-

-Ma se voi due mi fate perdere il treno!!-

-Alt. Semmai è il treno, a perderci. Se il treno ci perde, cavoli suoi. Ha perso l'occasione della sua vita-

E qui, per amore della sensibilità dei lettori, è più opportuno sorvolare.

Papà diventa nervosetto quando c'è di mezzo un treno, un aereo o qualsiasi altro mezzo pubblico che comporti puntualità.

Sì, perchè papà è un maniaco della puntualità, mentre io e mia mamma...beh, io e mia mamma, siamo io e mia mamma.

Seconda parte della mattinata: California Girls.

Canticchiando sulle note dei Beach Boys, scendiamo in sala colazione.

-1231, 1235- dice papà alla ragazza del bancone.

Troviamo un tavolino libero in mezzo agli innumerabili sbafatori di bacon e ci sediamo.

Portare l'english tea bollente al tavolo è senza dubbio la prima grande impresa della mattina.

Una volta sistemati al tavolo con il mio thè, arriva la mamma con due scatoline di cornflakes.

E' ufficiale, le mini scatoline di cornflakes sono la seconda cosa che rivoluzionerà il mio futuro, insieme alle mitiche sterline.

A un tavolo poco lontano dal nostro, un ragazzo divora fish and chips a tutto spiano, mentre ancora un po' più lontano un signore si spolvera una porzione epica di funghi con salsa piccante.

-Ma lo mangia veramente...?- ho domando io, sconcertata.

Mio padre e mia madre si scambiano uno sguardo che fatico a interpretare, sorridendo.

-Direi!-

-Ah...ok, contenti loro. For the band on the run...band on the run...- dico senza scompormi, continuando a immergere cereali nello yogurt e mescolando il tutto con rara meticolosità.

Poi fisso la seconda scatolina di cereali, dubbiosa.

-E se esplode?-

-E se esplode, meglio per noi, no?- mi prende in giro mio padre, ma di tanto in tanto anche lui lancia occhiate diffidenti alla mela che mia madre gli ha messo nel piatto.

Mia madre ci osserva con aria frustata, alzando gli occhi dal suo croissant.

-Non morde! Martina...mangia qualcosa!-

-Sto mangiando!- bofonchio, sulla difensiva, ma in realtà sto assistendo da unica spettatrice alla conversazione silenziosa tra mio padre e la mela.

-Sai cosa avrebbe già fatto George in questo momento, pa'?-

-Certo che lo so!- e con queste parole, finalmente, si decide a dare un morso alla mela.

Io mangiucchio si o no qualche cucchiaino di yogurt, bevo il mio the, ma non ho per niente fame.

La colazione non c'entra, quella è pure buona. Insomma, è decente. Ma io...ma io...sono in Inghilterra! E che accidenti me ne frega della colazione, se sono in Inghilterra?! Tra neanche un'ora parte il treno e io...io...io lo prenderò, santissimo Agamennone!

Il treno per Liverpool...per Liverpool.

Grande, grande, grande giornata in arrivo.

My desire is always to be here...

Ad ogni modo, prendo altre due scatoline di kellogs e me le ficco nello zaino, balzo in piedi e...

-Andiamo??-

-Dove?- scherza mio padre.

-There, beneath the blue suburban skies!-

-Oh, yeah!-

-Io non vi capisco...- brontola mia madre, guardandoci di traverso.

Ma niente, io ho già selezionato “Penny Lane” sul cellulare e, cantando, partiamo alla volta della metropolitana.

Salto cinque a cinque i gradini dell'ingresso della metro, acchiappo l'ennesima cartina della London Tube e...viaaaa!!

She can take your breath away from Heaven...

Andiamo a ritirare i biglietti alla macchinetta, che papà ha ordinato circa una settimana prima di partire, e subito ci mettiamo a contarli.

Devono essere sei, andata e ritorno.

Poi però ci sono anche i ticket per il pullman (almeno per quanto ho capito, perché se si tratta di identificare biglietti -e non volete finire da qualche parte sperduta della Groenlandia- potete tranquillamente rivolgervi a qualcun'altro), insieme, quindi, dovrebbero essere...nove. O di più?

Giusto, c'è anche lo scontrino.

Ma come fa papà a non perdere la testa?!

C'è tutto?

Non c'è tutto?

Beh, sta di fatto che ci mettiamo subito in fila per raggiungere il nostro binario(una delle poche cose del viaggio che propio non ricordo), che dovrebbe essere il 3, il 9, o comunque un multiplo di 3.

Per andare sul sicuro, fate conto che sia un numero completamente diverso.


Ecco qua il mio fantastico biglietto-----> Biglietto


L'addetto ci controlla i biglietti e si mette a confabulare fitto fitto con mio padre.

Cerco seguire il più possibile il discorso, ma capisco solo qualche parola.

Train”, “station” e “go, go!”.

Cerco di mettere insieme le quattro parole.

When the train come in the station... I looked her in the eye... no?

Senza neanche accorgermene, mi metto a canticchiare “Love in Vain”.

Adesso accendo l'i-pod e la risento, io non me lo ricordo, ma se per caso dovesse esserci un sottofondo di “go, go!” da parte di Keith mentre Mick canta il resto...beh, allora capirei cos'ha detto il signore.

Ma dubito che qui (anche se, sì, l'Inghilterra è fantastica, fantastica oltre il limite di qualsiasi immaginazione) gli addetti ai biglietti si mettano a cantare i Rolling Stones davanti alla gente in partenza.

Beh, ma forse guardando me e papà ha capito che siamo grandi fans degli Stones e ha voluto farci un piacere... della serie, per cominciare bene la mattina.

Sì, ma ci sarebbe anche da dire che se la mattina fosse cominciata meglio di così, probabilmente sarei morta sul colpo. Come può essere tutto così fantastico?!

Conoscendomi, però, proprio non ci credo. Volete vedere che adesso il treno va fuori pista e mi mette sotto?? Magari due o tre treni contemporaneamente?

L'ottimismo, questo sconosciuto.

D'altra parte, secondo la versione della mia nascita raccontata da mio padre, sono nata gridando, tra le lacrime: “Dov'è il mio George?!”.

Sì, dev'essere andata così: alla nascita mi è stato “dato” George, ma non l'ottimismo.

Ed è inutile specificare quanto, in cuor mio, preferisca di gran lunga il primo.


Adesso, Martina, vuoi sapere un paio di cose? Nemmeno quando avevi tre anni ragionavi così!! E' proprio vero che con l'età il cervello degenera...

E' proprio vero 'sto paio di ciufoli, chi l'ha detto?!


-Papy...ehm...ma cos'è che ha detto il tizio?- chiedo timidamente, con un filo di voce.

-Non hai capito?- mi chiede lui, con una spaventosa faccia da funerale.

E no che non ho capito, scusate.

Parlava così veloce che nemmeno il mio cd di spagnolo quando va in tilt!

Beh, certo, avrei potuto fermarlo e fare come Micaela, la mia maestra di inglese delle elementari (la santa che mi fece conoscere i Beatles con “Lucy in the sky with diamonds”), che per ogni parola ci chiedeva sempre: “please, repete!”.

Oh, ma lasciamo perdere.

Papà mi guarda e poi risponde, sospirando.

-Spostati in quell'altra fila, Martina-

Oh, fantastico.

Abbiamo sbagliato fila. Di conseguenza, stavamo per sbagliare treno.

Lalalà, la felicità.

Ma di cosa mi stupisco?

Mi guardo intorno e chiedo: -Scusate, ci sarebbe una colonna abbastanza dura contro la quale potrei sbattere la stessa per qualche numero periodico di volte, grazie??-

Fortuna che non mi capiscono.

Un'altro dei vantaggi di essere in Ingilterra.

Non faccio in tempo a riformulare la domanda in inglese(ne a pensare altre cavolate simili), perchè mio padre mi afferra per una manica della maglietta e mi trascina nell'altra fila.

Ad ogni modo, ce l'abbiamo fatta.

Prendiamo il treno in perfetto orario...ed eccoci tornati al punto di partenza.

Il fantastico, incredibile, favolosissimo punto di partenza.

Ho quasi le lacrime agli occhi dalla felicità.

Qualche giorno fa, quando ero ancora a Crema, ho passato una notte intera a piangere, per l'emozione.

Stupidamente, maledettamente sensibile come mi ritrovo, temevo di non farcela a resistere a tutto questo.

Sarebbe stata la vacanza più superlativa ed emotivamente sconvolgente della mia vita.

Sarebbe stata e lo sta diventando.

E invece me la sto cavando alla grande.

Certo, perchè non sono ancora arrivata a Liverpool. Perchè è sabato e non domenica, e domenica c'è il concerto di Paul...AAAARGH! Domenica, ho detto??

Domenica è do...do...domani!

Marti', ma sei diventata balbuziente?!

Destino infame...ma se domani è domani (sì, e la matematica è un'opinione)...allora domani io... razza di ragionamenti contorti del cavolo.

Meglio chiudere il discorso qui.

Pensiamo a oggi.

Pensiamo a Liverpool.

Pensiamo, prima di ogni altra cosa, a respirare.


Qualche minuto più tardi passa l'addetta al carrello, con l'immancabile carrello colmo di sacchettini di biscotti, patatine, bustine di the e bottigliette d'acqua fresca.

Si ferma proprio davanti a noi.

Non c'è molta gente, nel nostro vagone.

Ci chiede se desideriamo qualcosa, e a quel punto io ordino un “hot tea”, stessa cosa fa mia madre, mentre mio padre preferisce optare per del caffè.

Poi prendiamo anche biscotti, patatine e acqua, tutto gratuito.

Sembra esserci un solo, piccolissimo problema: manca lo zucchero.

Non ce n'è neanche una bustina.

Mentre i miei riflettono sul da farsi, io, in tutta tranquillità, apro la bustina che mi ritrovo quasi inconsciamente tra le mani e la verso nella mia tazza.

Poi alzo lo sguardo, sentendomi osservata.

Entrambi mi guardano con gli occhi spalancati, neanche fossi il mago Houdini, finchè, confusa, non mollo la bustina di zucchero, spargendo miriadi di granellini bianchi sul tavolino.

-Ehm...non è che vi serviva, vero?-

Ricomincio a frugare tra le varie bustine nella ciotolina accanto al finestrino, finchè non trovo altre due bustine di zucchero di canna.

-Eh eh... SORPRESA!- mi rigiro un lembo della prima bustina tra le dita, facendola poi scivolare nel palmo della mano, con un sorriso raggiante, giusto in tempo per godermi con la coda dell'occhio quelli estasiati dei miei genitori.

Con la coda dell'occhio, perchè il 95% della mia concentrazione si sta lentamente bruciando nella contemplazione di una foto di Georgino sui foglietti stampati da mio padre con la cartina del Beatles Story.

-Oh, Brown Sugar!- esclamo con un sorriso.

Neanche a dirlo, mio padre comincia a canticchiare Brown Sugar degli Stones, una delle sue canzoni preferite.

-Dello zucchero?- chiedo allora io. -Cioè...dello shuuuuugar!- non lo so cosa mi sia passato per la testa, ma probabilmente l'Inghilterra mi da alla testa. Mi da molto alla testa.

L'Inghilterra deve essere il più grande centro di suicidio neuroni: sono così felici che impazziscono, si mettono a saltellare tenendosi per mano e finiscono per schiantarsi a vicenda e crepare durante i balli di gruppo a gruppi piramidali da cinque, con in sottofondo “I Wanna Be Your Man”.

Adesso che ci penso, anch'io potrei fare la fine dei miei neuroni.

-Magari!- risponde mio padre, che, veramente, lo starebbe aspettando da mezz'ora.

Poco dopo anche mia madre mi lancia uno sguardo della serie: “non so di cosa state parlando, ma se non mi passi lo shuuuuugar ti faccio ingoiare la Settimana Enigmistica!”.

-Sugar sugar, mammina?-

-DEOGRATIAS!-

-Eh?-

-Sì, certo, grazie- risponde lei, avventandosi sulla bustina.

E così consumiamo il nostro the in silenzio, come bravi veterani della cultura inglese, ma alle 9.30 della mattina.

Pff...dettagli!

Bustine di zucchero a parte, prosegue tutto abbastanza tranquillamente.

Passa un'ora, ne passa un'altra.

Ci fermiamo dapprima a Stafford, poi a Runcorn, e l'ora dell'arrivo si avvicina notevolmente.

Fuori dal finestrino, cavalli, erba quasi gialla e sconfinati prati.

In lontananza, le tipiche case inglesi, tetti neri e mattoncini rossi.

La prossima fermata è Liverpool.

Quando ripartiamo da Runcorn...è allora che lo realizzo: Liverpool è vicina, ormai.

Vicinissima. E io sono vicina a Liverpool. Così vicina che mi pare già di vederla...

Ed ecco che si comincia a vedere il Mersey, che manda bagliori luminescenti tutto intorno...il Mersey, il fiume che costeggia Liverpool.

Mi brillano gli occhi per la felicità, non posso vedermi ma so che è così, perchè sento quella strana sensazione di magica, incantevole beatitudine, talmente intensa da farmi rabbrividire dalla testa ai piedi e sento persino il sole di quella meravigliosa cittadina sulla pelle.

All'incirca venti minuti dopo, alle 11.15(precise, niente da dire), il treno si ferma alla stazione di Liverpool.

Liverpool. La stazione di Liverpool.


Il panorama appena fuori dalla stazione---> Panorama

Panorama 2: George's Hall...bel nome, eh? ;)

Panorama 3

Panorama 4


Sapete una cosa?

Liverpool è un Helter Skelter totale.

La Rivoluzione del cuore e dell'anima.

Non esagero.


I cieli sono azzurri come mi aspettavano, l'aria è fresca e appena pungente e c'è un'atmosfera fantastica, un'atmosfera inconfondibile... i Beatles sono nell'aria e l'aria vibra intorno a me come le corde di una chitarra...

Non siamo ancora in periferia, ma adesso capisco cosa intendeva John per “azzurri cieli suburbani”.

L'azzurro stordisce, tanta è la sua intensità, le nuvole galleggiano come appartenenti a un altro mondo, volando dolcemente sulle colline azzurre del cielo.

E lì dietro c'è davvero un altro mondo, il Loro mondo, il mio mondo.

Questo è il mio sogno.

Questa è la Loro Liverpool e forse un po' è anche la mia.

Sarai sempre nei miei sogni, Liverpool dai cieli azzurri.

Sarà per quello che mi sento dentro, come quei cieli mi fossero penetrati in fondo al cuore, per quello che riesco a percepire in quelle leggere, sfumate vibrazioni d'aria, sarà per tutto quello che riesce a trasmettermi e che riescono a trasmettermi Loro...io non ho più parole.

E non ho più parole davvero, questa volta.

E' la città più bella del mondo.

E' la città più bella per me.

Questa città è il mio sogno più bello.

Adesso capisco quello che non ho mai capito: per me Liverpool era la Favolosa città dei Favolosi, era ed è il sogno impossibile di ogni fan dei Beatles, è il Paradiso per chi trova il Paradiso in Loro, eppure, qualunque cosa sia, che forse non saprò mai dire esattamente, Liverpool è diventata parte di me.

Io non lo so se è per quello che hanno fatto e trasmesso Loro, se era così da prima, se questa città appare così perché è Leggenda o perché la città è magica di suo...ma io più in alto di così non potrei andare, davvero.

Non lo so se sono soltanto una delle tante.

Io forse sì, ma questa città è l'unica.

Se qualcuno me lo chiede, adesso, dirò la verità: il mio cuore è rimasto a Liverpool.

In un certo senso, io appartengo un po' a Liverpool, adesso.

Di quel giorno, adesso, mi è rimasto il riflesso di quei cieli suburbani...e, ve lo assicuro, tutto ciò che rimane...è molto, molto, troppo di più.


Sail me on a silver sun, for I know that I'm free
Show me that I'm everywhere, and get me home for tea

It's all to much for me to see
A love that's shining all around here
The more I am, the less I know
And what I do is all too much


Questa è stata la mia prima impressione e questa è rimasta.

Se avessi saputo, però, che quel vortice di emozioni che nemmeno io riuscivo a distinguere, comprendere e soprattutto descrivere, era solo l'inizio...


Anche se abbiamo i biglietti per salire su tutti di pullman di Liverpool e di Londra, prendiamo uno dei tipici taxi inglesi (nero, naturalmente) e ci facciamo portare all'Albert Doc.

Mentre mio padre va a richiedere i biglietti per il Magical Mystery Tour, mi vado a sedere su un gradino all'ingresso dei Beatles Center, da cui sento rimbombare la mitica “From Me To You”, seguita a ruota da “A Hard Day's Night”, “Across The Universe” e “You Know My Name (Look Up The Number)”.

I biglietti per il tour li hanno finiti, così compriamo quelli per il Beatles Story.

In un modo o nell'altro, il tempo che passeremo sarà fantastico.


Beatles Story

Cartello "The Fab 4 Store"


Prima, però, facciamo un salto al Beatles Center, dove giro con mio papà sottobraccio in modo che convinca la mamma a comprarmi (quasi) qualsiasi cosa.

Mia mamma si fionda come un'acquila nel reparto cancelleria, dove riesce ad accaparrarmi una gomma, una matita, il block-notes di Paperback Writer/Rain e alcune cartoline sfuse.

Io e mio papà, invece, siamo rimasti ipnotizzati al reparto dvd.

-Paaaapy...(probabilmente stavo cercando di emulare il canto delle sirene...con ben poco successo) Hai visto il dvd del primo tour negli USA??-

Consiglio di nonna Pina Martina: Per cominciare, è sempre meglio prendere la cosa alla lontana.

-Sì, certo, per vederlo l'ho visto-

Consiglio di mio padre: Da qualsiasi “distanza” cominci a “cantare” Marty, non cedete.

-Già...-

Quelli che seguono, sono solo sguardi...e un pizzico del mio segreto professionale.


-Portalo alla cassa e dissolviti!-

-Ci puoi contare!-


Gironzolando per il locale, faccio un secondo giro di cartoline.

La mamma sorride, papà lancia una strana occhiata al portafoglio e poi sorride anche lui, ma il suo sorriso sembra più sofferente.

Finito lo “shopping”, ci avviamo all'interno del museo.

Ci consegnano le audioguide, anche se pressapoco dicono cose che già sappiamo.

La prima cosa che incontrano i miei occhi è...lei, la prima chitarra di George.

A pochi centimetri di distanza, la foto dell'anthology.

E' la stessa che ho io, la riconosco subito. Questa, però, è in inglese(ma no??).

George, luce dei miei occhi!


La prima chitarra di Geo


-Papy! La chitarra di Geoooo!!- grido, saltellando e spaventando alcune coppie di turisti di gran lunga più tranquilli e silenziosi di me.

-Dovedovedove??- Gli occhi di papà scintillano, proprio come i miei.

-Qui, papy, quiii!!-

Mio padre sorride.

-Mitico grande George...-


Mitico grande George, già.

Queste sono le parole giuste.

Il mitico grande George, che per me, fino a questo tempo, era stato solo un'illusione.

Certo, la più bella delle mie illusioni, ma pur sempre un'illusione.

Beh...adesso non lo era più.

Non so di preciso che cosa abbia scatenato in me la vista di quella chitarra, questa è una giornata “senza parole” dall'inizio alla fine, ma credo che tutto quello che ammiravo e sognavo da lontano si sia di colpo materializzato e questo, più di ogni altra cosa, è impossibile da descrivere.


Questa non è solo una chitarra.

Questa è la chitarra.

E' la Sua chitarra.

Questa chitarra, o meglio, il suo proprietario, ha contribuito a cambiare il mondo.

Mi fa uno strano effetto vederla dietro la vetrina.

A poterla toccare, forse, capirei molto di più.

E sverrei subito dopo.

George non è più la mia fantastica, dorata illusione. I Beatles non sono più il sogno più sospirato che abbia mai avuto, talmente desiderato da sembrare irreale anche adesso che, piano piano, si sta realizzando.

Adesso loro sono più materiali e vivi che mai, insieme a me.

Attraverso di Loro, da casa mia, ho vissuto con Loro, per Loro.

Ma adesso, più che mai, sto vivendo come Loro.

E adesso? Adesso i Beatles sono qui.

Come non lo sono mai stati.

Quante volte ho parlato con le loro parole?

Quante volte le loro chitarre hanno inciso nell'aria di miei pensieri?

Già, chissà quante volte.

E adesso, sono più vivi e umani che mai, nei pavimenti che Loro hanno calpestato e nell'aria che scende dai cieli che Loro hanno respirato.

E questa volta io, nel mio piccolo, li calpesterò e respirerò anche per Loro.

E chissà che, calpestando e respirando il mio Sogno, io riesca a capire e a sentire che è reale.

Mi chiedo chi, adesso, possa cancellare il mio sorriso.

La frase più vera che mi viene in mente al momento?


The more I learn, the less I know.

Più imparo, meno capisco.


What I feel, I can't say.

Quello che sento, non posso dirlo.


E sapete perchè?

Perchè adesso io non capisco, ma va bene così.

E da questo mio non capire quello che sta succedendo, il motivo delle mie lacrime che però capisco fin troppo, e tutto quello che sento e che non saprò mai capire, ne tantomeno riportare su carta, forse l'emozione più grande di tutta la mia vita, senza esagerazioni, sono felice, felice quasi da star male.


Catch your dreams before they slip away.


Mio padre allunga una mano verso la mia e me la stringe in silenzio.

Grazie a tutti, davvero.


Che altro posso dire?

Liverpool? She's like a rainbow.


-Ehm...ragazzi? Io vado a vedere le foto di John...- dice timidamente mia madre, allontanandosi lentamente dalla vetrina.

-Vai, vai, che è primavera!- rispondiamo io e mio padre, ancora completamente assorti nella contemplazione della prima chitarra di George.


FINE PRIMA PARTE


BLUE JAY WAY


Buona sera a tutti!

Ooh, finalmente, dopo quasi un mese, riesco ad aggiornare!!

Questo capitolo l'ho diviso in due parti perché già ho scritto undici pagine fin qui (ed è solo l'inizio...xD), se scrivevo altro probabilmente raggiungevo le trenta xD

Della seconda parte ho già scritto quattro pagine e dovrebbe arrivare tra non molto...anche se, in effetti, è la più lunga, quindi preparatevi xD

Questo capitolo è stato di per se abbastanza complicato, anzi, l'ho scritto con le lacrime agli occhi per l'emozione... è inevitabile, quando ci ripenso...è stata davvero la vacanza più bella che abbia mai fatto e ci sono così tante cose da raccontare che non so neanche se mi basteranno tutti i prossimi capitoli, ma spero di sì...insomma, io ci sto provando ;)

Quando ho ricopiato l'ultima pagina del taccuino(che poi sarebbe l'undicesima di questo capitolo), ho tirato un sospiro di sollievo...xD

Spero solo che sia scorrevole, cosa su cui ho qualche dubbio...


Questo è quello che troverete nel prossimo capitolo...cioè, da dove ricomincerà la seconda parte: ----> Went to Hamburg...
Nel prossimo capitolo, inoltre, ci sarà tutto il resoconto del Beatles Story, la descrizione dettagliata di Speke Hall(quartiere meraviglioso) e soprattutto di Forthlin Road e Menlove Avenue interni compresi(anzi, soprattutto gli interni, direi xD)...e il triste ritorno a Londra (triste da un certo punto di vista, felice da un altro...) ;)

Purtroppo alcune cose proprio non sono riuscita a vederle, in una giornata, ma mi sto lavorando mio padre perchè mi riporti a Liverpool in breve tempo... In teoria me l'avrebbro promesso, ma ora che si riesce a organizzare il tutto...(e qui, nonostante il mio caratteristico pessimismo e tendenza al tragico, stavolta dico soltanto: ci si riesce, ci si riesce!) ;)


Passando alle recensioni...


Zaz: Eh già, l'importante è trovarsi a Londra...e a Liverpool! Liverpool, poi, è stata indimenticabile... e questo è stato tutto quello che ho scritto(più la seconda parte del capitolo che è ancora in fase di ricopiatura) PRIMA del concerto xD I taxi, hai ragione, sono bellissimi...a Liverpool, poi(di questo parlerò nel prossimo capitolo) abbiamo incontrato un tassista simpaticissimo, Charlie, che ci ha scarrozzato su e giù per i sobborghi di Liverpool...quello che pensava che andassimo a Speke Hall a cacciare! XD E' bastato immaginare i miei con il fucile da caccia...

Hyde Park è stupendo, sì...è sconfinato, è una cosa incredibile! Con il sole, poi... E l'Hard Rock Calling...insomma, è bellissimo tutto! L'hotel, invece...beh, non a caso il proprietario del ristorante siciliano(è incredibile come mio padre, messinese, riesca a trovare siciliani ovunque, persino a Londra!) ci ha detto che prima, quando non aveva ancora il ristorante, era un ostello con sole camere...(e non stento a crederci! xD) Ma...toglimi una curiosità. E' normale che gli inglesi creino camere ogni due metri quadrati?? No, perchè è impressionante... la camera dove stava mio padre era praticamente un corridoio, anche senza praticamente! XD

Ma l'hotel-hostel è passato subito in secondo piano, perchè...cavolo, l'hai detto, sono a Londraa!! Cioè, lo ero. Per me è come essere ancora là xD

Thief: Davvero ci sei stata da piccola?? Oh, beata te...io da piccola sono stata solo in Irlanda...che poi, l'Irlanda è bellissima, meravigliosa (anche di quel viaggio potrei scrivere un poema), ma l'Inghilterra...insomma, l'Inghilterra è l'Inghilterra! (Grande scoperta, eh?)...

Sì, mi sa che dopo quell'episodio mio padre è diventato ufficialmente “quello delle valigie”, perchè al ritorno, ogni volta che io e mia madre facevamo un passo, stava bene attento a distanziarci di almeno tre metri...xD Devo ammettere, però, che quando sono tornata dalla Sicilia sono stata io a beccarmele tutte sul piede! Sarà stato che, a Londra, ero sotto la protezione di Georgino...e mi è andato tutto bene xD Conoscendomi, se torno da un viaggio senza troppi lividi/graffi/et similia(l'elenco è lungo xD), l'hanno detto anche i miei, è davvero da attribuire a forze soprannaturali...come il nostro Gege!

Io ad Abbey Road ci sono stata il penultimo giorno...e pensa che siamo passati anche davanti a Cavendish Avenue, dove c'è l'attuale casa di Paul, e non ci siamo fermati! Ma noi l'avevamo visto il giorno prima, l'ho anche scritto sul muro davanti agli studios di Abbey Road! (Scritta 1

Scritta 2...poteva mancare una frase del genere?? xD) quel giorno, poi, ero anche abbastanza furiosa perché mi veniva la calligrafia tremolante...e dopo aver scritto quelle frasi, la mia penna ha smesso di funzionare! E' morta di morte dignitosa, almeno...forse era destino xD

Sono contenta di essere riuscita a rendere bene le immagini... Anzi, a questo proposito, avrei quaalche dubbio su questo capitolo...ho scritto così tanto che alla fine ho smesso di controllare se il testo fosse scorrevole o meno... Bah, speriamo! ;)

The: Theeee!! Bentornataaa!! Oddio, quando stavo leggendo la tua recensione stavo anche ascoltando “The cat came back”, una canzoncina che mi ha messo in testa mio padre che...se la ascolti una volta, vai avanti per tutta la sera a cantare “but the cat came back, the very next day”...un vero tormentone! Ok, non so cosa c'entri, comunque... Guarda, non dirlo a me, io stessa fatico a crederci, adesso, quando riguardo il concerto(di cui abbiamo fatto un dvd) e penso: ma IO ero LI'???! Pensieri intelligenti, insomma xD Come quando, al concerto, Paul ci ha chiesto: You are here...you know? ...you understand? E faceva morire... Ma a me è sembrato che lo dicesse a me più che ad altri... ero IO che non mi rendevo conto di essere LI'!

Ok, può bastare...mi sa che questo discorso non ha ne capo ne coda xD Comunque... spero che il seguito ti sia piaciuto! A volte ho scritto cavolate(per non dire sempre), ma era inevitabile...o meglio, alcune le potevo tranquillamente evitare, ma, conoscendomi...xD

Meglio che la finisca qui, va... ;)


Questa, invece, è la galleria fotografica del capitolo, soltanto che oltre a esserci tutte le foto di Liverpool, ci sono anche quelle dei giorni seguenti a Londra, tranne quelle del concerto, che ho messo in una galleria a parte nel precendente capitolo... ----> Photos Gallery!


A presto!!

Marty ;)

  
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