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Autore: Minako    28/09/2005    0 recensioni
I pensieri e i timori di Rodolphus durante l'ulitma notte con la sua amata. Questa fanfiction è stata scritta per un Concorso Letterario dell'Archivio Dama Verde (” http://www.damaverde.net/public/fanfictions/index.php) :“Remember Me” e le prime parole sono la traccia scritta dalla Dama.
Genere: Dark, Drammatico, Malinconico, Triste, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bellatrix Lestrange, Rodolphus Lestrange
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Era morto

Questa fanfiction è stata scritta per un Concorso Letterario dell'Archivio Dama Verde (” http://www.damaverde.net/public/fanfictions/index.php) :“Remember Me” e le prime parole sono la traccia scritta dalla Dama.

 

 

 

THEN THE NIGHT COMES

 

“Era morto.
Lui era morto.
Il sole tramontava oltre le colline: un immenso disco di fuoco rosso, ardente al di là dei confini neri del suo mondo.
Il Mago strinse convulsamente le dita intorno alla bacchetta: ormai era uno strumento inutile, inerte, privato della sua magia.
Senza neanche rendersene conto la spezzò, con gli occhi vuoti.
La donna che era rimasta in disparte gli sfiorò la spalla, con una dolcezza composta. Una strana, malinconica tenerezza.
- Non preoccuparti... - sussurrò.”

 

 

Non preoccuparti?!

Come poteva non preoccuparsi?!

Scagliò a terra ciò che rimaneva della sua bacchetta e lanciò uno sguardo denso di odio alla donna dai capelli neri che gli stava dietro, lei gli sorrise, divertita da quel barlume di odio che vedeva lampeggiare nei suoi occhi, e si passò una mano tra i lunghi capelli neri sorridendo.

-          Non preoccuparti.- ripeté, e senza aggiungere altro si voltò, facendo svolazzare il lungo mantello nero e l’abito di un rosso scuro, il colore del sangue coagulato.

Lui rimase inebetito, lo sguardo che vagava sulle macerie che li circondavano mentre lei, tranquilla e sicura come sempre, andava dritta per la sua strada; poco importava se era giusta o sbagliata, seguiva sempre le sue idee, lei, fino in fondo.

Un alito di vento le scompigliò i capelli quando si voltò a chiamare l’uomo.

-          Rodolphus! Insomma! Vuoi venire o no? Dobbiamo andarcene da qui!

L’uomo la guardò intimidito dalla sua impassibilità e finalmente mosse dei passi verso di lei.

Si sentiva come un bambino sperduto che muove i primi passi verso la madre, sicuro che li troverà amore e protezione.

E così era.

Certo, Bellatrix Black Lestrange non era la più affettuosa delle figlie, tanto meno delle mogli, ma sapeva che, a modo suo, l’amava.

Lei si voltò di nuovo, verso quell’orizzonte rosso e secco che lentamente si tingeva di blu e allungò una mano dietro di sé, senza voltarsi, in attesa che l’uomo la prendesse.

Era lei a condurre in gioco, dal primo giorno che si erano conosciuti, e mai lui aveva fatto obiezione.

Lei nuotava sempre contro corrente, spingendo e spintonando per farsi largo nella vita che voleva e lui non faceva altro che farsi trascinare nella sua scia, incapace di allontanarsi da lei, di  liberarsi dal suo magnetismo.

La donna si passò una mano tra i lunghi capelli neri per allontanarli dal volto, senza però interrompere la sua decisa marcia verso l’orizzonte.

-          È finita Bellatrix… è morto…- mormorò l’uomo ancora nella salda presa della moglie.

-          Non preoccuparti, non finirà così! Lui ritornerà!

-          Ascoltami!- urlò strattonando la donna e obbligandola a fermare la propria marcia serrata- L’abbiamo visto entrambi! Non c’era nulla! Non c’era più nulla di lui!

-          Lui non si fa sconfiggere da un lattante Rodolphus!

-          Invece così è stato! E noi finiremo in galera per il resto dei nostri giorni!

-          Devi smettere di preoccuparti amore mio… non finirà così.

-          Come può non finire così? Ci hanno visti! Tra maghi e babbani ci hanno visti in molti! Non possiamo sfuggire al processo!

-          Ce la caveremo Rodolphus, ce la siamo sempre cavata.- rispose lei con un sorriso di sfida.

-          Questa volta è diverso!

Lei lo guardò senza capire.

Fin da quando era piccola era sempre riuscita a tirarsi fuori dai guai grazie al suo fascino malvagio e al sottile magnetismo che emanava, nessuno ne rimaneva immune, perché ora non avrebbe dovuto funzionare?

Guardò l’uomo che aveva sposato, piccole gocce di sudore gli imperlavano la fronte e le tempie; lei lo prese per il bavero e lo avvicinò a sé, baciandolo con passione.

Quando si separarono lui rimase immerso in quell’oceano oscuro che erano i suoi occhi, neri come il fondo del mare.

-          Bellatrix… mia bellissima Bellatrix…- gli sussurrò sulle labbra, mentre con una mano le toglieva un rametto secco dai capelli.

Più la guardava e più si rendeva conto che mai e poi mai si sarebbe lasciato separare da lei e che mai avrebbe permesso a qualcuno di farle del male, fosse stato anche l’Oscuro Signore in persona.

Si pietrificò di colpo, quel nome lo aveva fatto sprofondare di nuovo nella più cupa disperazione.

Lei sorrideva, felice come una bambina.

Una bambina, ecco che cos’era la sua sposa, una bambina dal corpo di donna, l’intruglio più sensuale ed accattivante che mai avesse messo piede su questa terra.

Come si poteva condannarla per gli efferati delitti che aveva commesso?

Non era che una bambina! E uccideva con la stessa cattiveria di un bimbo che strappa le ali ad una farfalla.

-          Ti sei incantato?- domandò divertita, poi di nuovo si diresse a passo svelto verso la casa che condividevano da anni.

Lui rimase come inebetito a guardarla da dietro, mentre lei si allontanava lungo il viale alberato che portava a casa loro diventando di attimo in attimo più piccola, fino a scomparire dentro l’antico palazzo della famiglia Lestrange.

Il marito la seguì titubante e preoccupato, a nulla erano valse le parole d’incoraggiamento della donna, sentiva la paura serpeggiargli sottopelle.

Avvicinò nervosamente la mano al braccio sinistro e strinse il tessuto proprio lì dove sapeva essere l’oscuro marchio che gli deturpava la pelle, poi lasciò la presa e nervosamente riprese a camminare lungo la strada che diveniva di attimo in attimo più oscura.

I suoi passi sembravano riecheggiare all’infinito, sollevando di volta in volta un po’ di terra che andava a depositarsi confusamente sulle scarpe e sui pantaloni dell’uomo.

Alzò il capo di scatto, come sorpreso da un rumore improvviso, ma non intorno a lui non c’era nulla e tutto ciò che si poteva udire era il respiro della città che diveniva pian piano più regolare,come se fosse sul punto di addormentarsi.

Lasciò vagare lo sguardo sulle case vicine. Una famiglia era riunita davanti alla tavola e i bambini vociavano correndo per tutta la cucina mentre la madre continuava ad alzare lo sguardo preoccupata e dirigerlo verso il camino, situato  in fondo alla cucina; probabilmente aspettava il marito in ritardo, si disse Rodolphus notando il posto vuoto a capotavola.

In un'altra stanza due giovani erano abbracciati davanti alla finestra della loro camera e osservavano il giorno che lentamente moriva.

Rodolpuhs Lestrange inspirò profondamente cercando di incanalare un po’ di quella calma nel suo corpo così scosso.

Calma… quiete… immobilità… morte…

Queste parole giravano con insistenza nella sua mente, senza ch’egli riuscisse a sottrarsi a questo circolo vizioso, eppure la morte era proprio tutto ciò a cui non voleva pensare!

Il Lord Oscuro era morto… ne era sicuro… l’aveva visto coi suoi occhi! Sua moglie sbagliava a credere che da qualche parte fosse ancora vivo… no… non lo era… era stato sconfitto da un bambino… un innocente e innocuo bambino.

La porta di casa sua si aprì mentre ancora era immerso nei proprio pensieri e un piccolo elfo domestico malconcio fece la sua apparizione.

-          Il padrone non mangia?- domandò il piccolo essere con lo strano accento degli elfi.

-          Dì alla padrona che arrivo subito.

L’elfo annuì e si diresse velocemente in una delle tante sale del palazzo, nel frattempo Rodolphus salì in camera sua e si tose il lungo mantello nero lasciandolo cadere al suolo, poi estrasse dalla tasca la maschera bianca e la buttò sul letto con un gesto di stizza.

Era finita.

Era decisamente finita.

Si diresse in bagno per farsi una doccia veloce, poi si rivestì con i capelli ancora bagnati che gocciolavano sul completo nero che indossava.

-          Avevi fretta di mangiare?- gli domandò la moglie, seduta a capotavola dall’altra parte del lungo tavolo di vestro.

-          No.

-          Potevi asciugarti i capelli allora, hai l’aria in disordine e sai che non mi piace il disordine.

Il candeliere barocco illuminava la stanza con strani giochi di luci ed ombre che rendevano Bellatrix ancora più affascinante e crudele.

Cercò gli occhi della sua sposa, ma ciò che vi trovò furono solo contegno e dignità.

Sempre all’altezza della situazione… questa era lei.

La osservò portarsi il cibo alla bocca con le posate d’antico argento della casa continuando a guardarlo infastidita.

-          Non ti siedi?- domandò, ma il marito sapeva bene che la sua non era una domanda… era un ordine.

Sorrise e si sedette di fronte a lei, ma aveva osato avvicinare la sua sedia a quella di lei.. quello era il suo territorio e lui sapeva che mai ci avrebbe posto piede fino al giorno in cui lei non l’avesse deciso.

L’uomo non si fece neanche portare da mangiare, ma rimase a guardare la moglie, appoggiando il mento sulle mani intrecciate.

-          Non sta bene tenere i gomiti sul tavolo.- disse lei senza alzare lo sguardo dal suo piatto.

Sua moglie era davvero incredibile.. presuntuosa, dispotica, crudele e sadica… eppure era così pura…

Era il male puro.. quel male che si compie senza sapere perché… quel male che è male già per il solo fatto che esiste!

Non doveva fare niente per far del male… bastava un suo sguardo perché la gente si allontanasse impaurita, un suo gesto per ferire una persona… eppure lei non sapeva e non capiva come tutto ciò potesse accadere.

Lei sospirò.

-          Non capisco perché ti preoccupi così tanto! Andrà tutto bene… in un paio di giorni la situazione si risistemerà vedrai!

-          Uhm…

-          Non fare quella faccia Rodolphus! Sai che sarà così! Insomma! È sempre stato così! L’Oscuro Signore non ci abbandonerà!

-          L’Oscuro signore CI HA GIA’ ABBANDONATI!- sbraitò l’uomo incapace di contenersi.

-          Non è affatto così!

-          Perché non lo capisco Bellatrix! Dobbiamo scappare! Nasconderci! Andarcene! Dobbiamo fare qualcosa!

-          Non fino a che Lui non lo ordinerà!

-          Non ordinerà più niente!

-          Smettila Rodolphus! Se ti sentisse sarebbe molto amareggiato dal tuo comportamento!

L’uomo voltò il capo cercando di trattenere la furia cieca che scorreva nelle sue vene con il sangue che affluiva con vampate al suo volto.

-          Andiamo a dormire Rodolphus… siamo stanchi tutti e due… è stata una lunga giornata.- gli sussurrò sulle labbra, poi lo prese sottobraccio e salì con lui la scalinata di marmo scuro.

Lui si lasciava condurre da lei, annegando nel profumo intenso dei suoi capelli e reggendosi a lei come se fosse la sua unica ancora di salvezza in quel maremoto che era la vita.

Lei sorrise accompagnandolo al letto e svestendolo con calcolata lentezza, carezzandogli voluttuosamente il petto e infilando le dita sottili tra i capelli ancora umidi.

-          Ti prenderai un malanno…- sussurrò divertita.

Lui l’abbracciò d’impulso e affondo il viso suo seno, respirando il profumo della sua pelle, poi la lasciò andare e la guardò muovesi, selvaggia ed elegante come una nera pantera.

La osservò svestirsi senza accennare un minimo di pudore, sicura di sé come sempre; la seguì con lo sguardo fino a che non finì i suoi rituali per la notte e si sdraiò al suo fianco.

Le lenzuola leggere frusciarono nel silenzio di quella notte e pochi attimi dopo la donna si rilassava in attesa di coricarsi tra le braccia di Morfeo.

L’uomo continuava a fissarla, incapace di cogliere perfettamente la bellezza della donna… voleva imprigionare tutti i particolari della sua figura aggraziata e decisa, voleva imprimerli con forza nella sua mente come erano impressi nel suo cuore.

La donna si girò nel sonno rivolgendo il suo volto verso di lui che rimase ad osservare, rapito, le curve nette delle sopracciglia, il reticolo quasi invisibile di rughe i espressione, le ciglia lunghe e morbide e le labbra. Sarebbe morto per quelle labbra! Mai ne aveva viste di così dolci e morbide, succose come un frutto, rosse e turgide come un fiore sbocciato da poco.

Lui meglio di chiunque sapeva cosa poteva uscire da quella bocca… eppure ne era attratto irresistibilmente!

Si sporse leggermente e sfiorò quelle labbra con le proprie.

La donna aprì gli occhi divertita.

-          Ancora non dormi?

-          Non ancora…

-          Vuoi aspettare che faccia l’alba per scacciare i tuoi incubi?

-          Sì… voglio vedere la luce di domani.

-          C’è sempre un domani.

-          Ne voglio conferma…

-          Tutto questa notte non è che una parentesi… tornerà il sole vedrai! Nel mondo come nella nostra vita! Tornerà!

-          Sì… dopo il buio viene la luce…- mormorò l’uomo- Dopo la notte viene il giorno…

-          Il giorno.. ho sempre odiato il giorno…- mugugnò infastidita, ma l’uomo non diede segno di aver udito il suo lamento, preso com’era dai suoi pensieri.

-          Poi viene il giorno…- sussurrò ancora, ignaro che fuori dalla sua abitazione si stavano riunendo numerosi Auror.

 

 

Fine

 

  
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