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Autore: Haydee    29/09/2005    3 recensioni
"Non smettere mai di sognare Pearl, e lotta tutta la vita per realizzare i tuoi sogni. Non lasciare che qualcuno si metta sulla tua strada e blocchi le tue ali, sei libera come un'aquila"... "Non è mai passato un solo, dannatissimo, giorno in questi 6 anni durante il quale non mi sia chiesto cos’avrei potuto fare per aiutarlo!"
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Six years later

Six years later

 

“Perciò noi dichiariamo il signor Alfred Pitman COLPEVOLE dei reati a lui imputati da questa corte, riguardanti la frode fiscale, il riciclaggio di denaro sporco, il falso in bilancio…”

 

La voce del presidente della giuria proseguì l’elencazione dei capi d’accusa contro l’uomo, ormai accasciato sul banco degli imputati col volto cinereo e gli occhi spenti, ma alla giovane non importava.

Si alzò altera e uscì dall’aula di tribunale a testa alta, gli occhi immediatamente nascosti da un paio di lenti scure e un sorriso che aveva ben poco di allegro le aleggiava sulle labbra.

Non si preoccupò di fare silenzio e di evitare che i tacchi delle sue eleganti decolleté non producessero rumore, con tutto il chiasso che i giornalisti stavano facendo nessuno si sarebbe accorto di lei.

 

Eh già, l’aula era zeppa di giornalisti.

Perché?

Semplice: Alfred Pitman era l’imputato numero uno del processo dell’anno, l’uomo d’affari più in vista della città era appena stato schiacciato dal peso delle sue responsabilità.

Fino a un mese prima si vociferava che fosse tra i primi dieci uomini più ricchi del paese, miliardo più miliardo meno. Adesso stava per fare una lunghissima visita, pagata fior di multe, nelle patrie galere.

 

Ora vi starete chiedendo cosa c’entra la ragazza di cui sopra, giusto?

È una storia lunga, ma tenterò di abbreviarla: diciamo che ha dato il via alle indagini sul signor Pitman.

Dovete sapere che questo signore sguazza nell’alta finanza già da tempo, in sostanza è uno di quegli “squali” di cui tanto si parla. Orbene, quest’uomo da una vita ricicla il denaro della malavita locale in cambio di un’esosa percentuale che molti suoi clienti definiscono “da strozzino”, ma nessuno si è mai sognato di dirglielo. Dopotutto lavorava in monopolio, nessun altro oltre a lui voleva farsi carico di denaro così mal reperito, quindi il nostro signor Pitman ha proseguito indisturbato le sue attività, più o meno losche, fino a qualche mese fa.

Cioè fino a che il rappresentante dei soci di minoranza della società di cui è fondatore, dietro avvertimento da parte di un piccolo azionista di cui non si è mai capito il nome, non ha convocato un’assemblea straordinaria per alcune questioni poco chiare riguardanti l’ultimo bilancio redatto.

Ebbene, non lo indovinerete mai: ne è uscita una storia infinita, più si andava a scavare più si scopriva del marcio, tra somme incalcolabili provenienti dal nulla e ammanchi sempre più grandi nelle casse sociali.

 

Perché forse voi non sapete che se investite i soldi di questi signori malavitosi e sbagliate completamente investimento, perdendo fior di quattrini, il gentile mafioso non si accontenta di un cesto di frutta accompagnato da un elegante biglietto di scuse.

Eh, no!

L’ometto in questione rivuole indietro tutto, e con gli utili stellari che gli avevate promesso anche!

Quindi se voi foste nei panni di questo Alfred Pitman che fareste? Tirereste fuori i soldini di tasca vostra?! Ma quando mai??! Naturalmente prelevereste contanti dalle casse sociali, tanto chi se ne accorge? Basta far falsificare i bilanci da un revisore dei conti al quale pagate una nutrita parcella non prevista dagli accordi assembleari e tutto fila liscio!

Sì, ma solo fino a quando il revisore in questione non viene scoperto con una valigetta piena di contante non autorizzato, e soprattutto quando a pescarlo in flagrante sono due agenti delle finanze dello stato, giunti alla sede della società su richiesta dei soci di minoranza di cui sopra per un controllo sugli ammanchi di cassa.

 

Vedete com’è facile far saltare un’intera società finanziaria? Basta una stupida richiesta da parte di un azionista anonimo…

Beh, anonimo secondo gli inquirenti, ma io posso tranquillamente dare un nome a questo fantomatico soggetto.

Lo indovinereste?

Vi facilito il compito confessandovi un piccolo segreto: Gill Porter.

Non vi dice nulla, eh?

E se io aggiungessi che è un nome falso?

 

Dall’inizio: la signorina Porter ha acquistato le azioni della società finanziaria A.P. (gli economisti sono gente poco fantasiosa) tramite una postazione bancaria in collegamento diretto con la borsa, naturalmente non a nome suo ma di una fantomatica micro-società ubicata in una cittadina non meglio identificata; alcuni dicono che si trovi all’ovest, ma niente di certo.

Comunque, la signorina ha acquistato le azioni e immediatamente ha richiesto tutti i bilanci degli anni precedenti, dopotutto era diritto della società che rappresentava vederli in quando consociata. Nel giro di pochi mesi della A.F. ne sapeva più la ragazza di tutti i soci storici messi insieme, compreso il vecchio Pitman!

Fatto sta che un bel giorno il rappresentante dei soci detentori di una minima parte delle quote azionarie si è visto recapitare una busta bianca contenente un lungo fascicolo da parte della società sconosciuta, che parlava tramite Gill, e gettando un’occhiata ha subito capito il valore esplosivo di quelle rivelazioni.

Un mese dopo era stata convocata l’assemblea che aveva dato il via al patatrac.

 

Ma ancora non vi ho detto il vero nome della Porter.

Con calma, che impazienti! Non siete curiosi di sapere come ha fatto la signorina a capire che c’era qualcosa di losco sotto la copertura della sana società finanziaria?

La risposta a questa domanda richiede che vi narri una lunga storia, cominciata una decina di anni fa, quando un certo Vincent Garner ha stipulato il contratto costitutivo di una società finanziaria insieme ad altri tre personaggi, tra cui Alfred Pitman.

Questa società in poco tempo, grazie alla competenza e bravura dei quattro soci fondatori, nonché detentori della maggioranza delle azioni, spadroneggiava sul mercato borsistico accaparrandosi le migliori occasioni di investimento e moltiplicando il proprio capitale a vista d’occhio.

 

I quattro soci sembravano andare d’amore e d’accordo, ma naturalmente il destino, bestia subdola e meschina, c’ha infilato la zampaccia.

Buoni, adesso arrivo al dunque!

 

Dunque, i quattro soci un brutto giorno (mi spiace ma non trovo termine migliore, anche se fa tanto favola della buonanotte) hanno avuto un grosso dissidio: si trattava dell’acquisizione di una piccola società in fallimento, loro avrebbero dovuto risanarla e rivenderla al miglior offerente guadagnandoci fior di quattrini, e fin qui nulla di anomalo direte voi.

Il fatto è che la società in questione non godeva di una buona nomea, nel senso che nell’ambiente circolavano strane voci su affari poco leciti e su debiti incalcolabili con qualche criminale.

Insomma, la verità è che la società da anni riciclava il denaro dei grossi commercianti di droga e simili, poi un regolamento di conti andato male ha coinvolto i soci e i sopravvissuti se la sono squagliata, lasciando tutto in pasto alla finanza.

 

Tornando ai nostri diretti interessati, Pitman già allora cominciava ad interessarsi di “finanziamenti alternativi” e aveva creduto di poter facilmente convincere i suoi soci a fare l’acquisizione, allargando così i suoi… orizzonti, o come li volete chiamare.

Purtroppo il caro Alfred aveva fatto i conti senza l’onestà di Vincent, che fin dalla prima volta in cui aveva sentito parlare dell’acquisizione era stato più che contrario al mischiare la loro reputazione irreprensibile con quella pessima della piccola società.

A Pitman naturalmente quell’opposizione non era piaciuta per niente, lui era abituato ad ottenere sempre quello che voleva, e se questo voleva dire eliminare Garner, beh… peggio per lui!

 

Conclusione: dopo aver pagato profumatamente un contabile, Pitman ha fatto in modo che qualcuno si accorgesse di un ammanco di cassa, e da un’indagine da lui stesso pilotata ha fatto in modo che risultasse che Vincent rubava regolarmente denaro alla società da quando era stata costituita.

Tutto questo in accordo con un altro socio di cui ancora non vi ho parlato, tale Bart Cohen, che lo aveva sempre seguito come un cagnolino, esaudendo ogni suo desiderio.

Una volta indetta un’assemblea e fatti sbucare chissà come i registri falsificati il gioco era fatto. Garner venne accusato da tutti i soci di essere un ladro e un approfittatore, venne sbattuto fuori dalla società e la sua faccia apparve su tutti i quotidiani economici per almeno i due mesi successivi.

Tutto questo sotto gli occhi del quarto socio di maggioranza, Damon Rush, un giovane arrampicatore fresco di università, all’epoca dello scandalo Garner infatti non aveva che 27 anni.

Pare che lui non sia stato coinvolto direttamente nel piano per liberarsi di Vincent, ma in ogni caso non ha fatto nulla per aiutarlo e per questo la figlia di Garner ritiene anche lui responsabile del tentato suicidio del padre, un anno dopo essere stato buttato fuori.

 

Adesso voi mi chiederete: cosa diamine c’entra la figlia di Garner?

Ma come, ancora non l’avevate capito?! È lei Gill Porter!

Quanto siete lenti di comprendonio, Pearl Garner non poteva usare il suo vero nome per vendicarsi di quello che hanno fatto a suo padre, così si è inventata uno pseudonimo!

 

Cos’è successo a Vincent? Ha tentato il suicidio gettandosi in una scarpata con la sua auto, ma gli è andata male.

È finito in coma, fortunatamente ne è uscito dopo vari mesi ma non è più l’uomo energico e tuttofare di prima. L’unico lato positivo è che non pensa più a morire, ha capito di doversi lasciare tutto alle spalle e ora si gode il tempo che passa con sua moglie e sua figlia. La sua invalidità (cammina a fatica, preferisce usare la sedia a rotelle) però è motivo di grande rabbia per Pearl.

 

Se voi foste sua figlia ve ne sareste stati lì a guardare?

Io, probabilmente, no. Forse anch’io sarei impegnata in una vendetta terribile come quella di Pearl: far fare ai tre ex soci di suo padre la stessa fine.

Inutile dite? Forse, ma a lei non sembra per niente così. Lei ne ha fatto la sua personale crociata.

 

Soprattutto ora che sono passati 6 anni da quel terribile incidente, e che suo padre non è più riuscito a riacquistare l’energia e la vitalità, è sempre più convinta che il suo compito è di rendere giustizia a suo padre e che lo deve portare a termine.

 

Per raggiungere il suo scopo si è laureata in economia a pieni voti e con 6 mesi di anticipo, ha seguito un master in alta finanza per entrare nel mercato con tutte le carte in regola e ha cambiato nome, Gill Porter per l’appunto. Beh, non è che l’ha proprio cambiato, la sua situazione è un pelino strana… in sostanza ha due identità, una palese e una occulta. Non so se sia lecito, anzi probabilmente non lo è, ma tanto è Gill solo sul lavoro.

 

Comunque, tornando a Pearl, il secondo anno di università ha deciso che aveva bisogno di un hacker per potersela cavare in ogni situazione, e per questo motivo un giorno si è presentata davanti alla facoltà di ingegneria informatica.

Ha bazzicato le aule computer per giorni, andando a osservare anche i ragazzi nelle sale studio con i portatili, poi ha selezionato il soggetto che faceva per lei.

 

Tarik O’Connor, il classico ragazzo che credete sia frutto di una vostra fantasia proibita: bello, simpatico e intelligente a livelli eccelsi, il miglior hacker della facoltà di informatica.

 

Quel giorno d’autunno Pearl gli si è piantata davanti con una mano in tasca e l’altra a stringere il mento:

- Mi hanno detto che sei il migliore del tuo corso, è vero? – lui le ha fatto un sorriso da svenimento istantaneo che l’ha lasciata impassibile:

- Certo bella che è vero! Io sono Tarik, e ho l’onore di parlare con… - lei gli ha stretto la mano con forza insospettabile:

- Pearl Garner. Ho bisogno del tuo aiuto Tarik. – il ragazzo non si è lasciato scoraggiare e ha rinnovato lo spettacolo sulla sua dentatura perfetta:

- Tutto quello che vuoi, bellissima! – ma per quanto da allora si sia impegnato ronzandole attorno fino allo sfinimento non è mai riuscito ad arrivare a qualcosa di più affettuoso che non fossero gli auguri di Natale. Tosta la ragazza!

 

Dobbiamo aggiungere che Tarik ha una sorella gemella, la dolce e simpatica Aileen, a quel tempo studentessa di economia come la nostra eroina.

Le due ragazze si sono conosciute tramite Tarik e da allora sono amiche per la pelle, tanto che Pearl in un momento di particolare depressione le ha raccontato la sua storia e il motivo per il quale ha bisogno di Tarik.

Aileen naturalmente ha deciso di entrare a far parte del piccolo gruppetto di vendicatori, così da 5 anni collaborano per aiutare Pearl a farsi giustizia.

Questi giovani d’oggi, quanta poca fiducia ripongono nella giustizia degli uomini e nei tribunali!

 

Dunque, mi sembra di avervi dato tutte le informazioni del caso…

Ah, no! Ho dimenticato di dirvi che dopo l’incidente occorso a Vincent la vecchia società alla quale partecipava si è smembrata.

Pitman ha proseguito su quella strada facendo la fine che ormai ben sapete.

Cohen è già nel mirino di Gill, gestisce una piccola società finanziaria ma con solo fondi di sicura provenienza.

Rush invece è al timone di una società di intermediazione mobiliare, ma di questo parleremo più avanti.

 

Quello che adesso mi preme farvi sapere è la destinazione di Gill/Pearl.

 

La ragazza ha parcheggiato davanti ad una palazzina di nuova costruzione, nel centro della città.

Una volta scesa si è avvicinata al portone di ingresso ed è entrata con le sue chiavi, dovete sapere che la sede operativa dei suoi affari è esattamente qui, in casa di Aileen:

- Aileen ci sei? – ha urlato dall’ingresso appena infilato dentro il suo bel nasino alla francese. Una voce lontana le ha risposto un assenso squillante, così si è diretta con decisione ad una stanzetta in fondo ad un corridoio. Una volta sulla soglia si è trovata di fronte un macello pauroso:

- Che diavolo è successo qua dentro? – la biondina al computer si è girata con un sospiro:

- Tarik: aveva bisogno del mio programma di contabilità e in meno di due ore ha ordinato da mangiare almeno tre volte, tra pizze e take-away. Quel ragazzo è un pozzo senza fondo! – Pearl annusò l’aria disgustata:

- Già… e che buongustaio! Cos’ha mangiato, ratti in decomposizione?! – Aileen sghignazzò divertita:

- Può darsi, adesso mi disfo subito di quella roba prima che mi contamini la casa… il processo com’è andato? – vide il viso di Pearl contrarsi in una smorfia soddisfatta:

- Come volevo, credo che il caro Pitman avrà tutto quello che si merita! – Aileen annuì:

- Anche il virus da inserire nel sistema informatico della società di Cohen è a buon punto, Tarik sta facendo un ottimo lavoro… spero che finiremo presto… - mormorò assorta:

- Perché? – chiese la mora sorpresa:

- Perché è ora che tu pensi a qualcosa di diverso che alla vendetta! Non puoi buttare la tua vita così! – esclamò piantandosi le mani sui fianchi:

- Ma davvero… e a cosa dovrei pensare secondo te? -

- Che ne so, a quello che ti pare!! A trovarti un lavoro vero, a qualche hobby… e perché no, ai ragazzi! – Pearl roteò gli occhi scocciata:

- Ma per favore… - borbottò uscendo dalla stanza e ponendo fine alla loro conversazione.

 

 

Many thanks to:

 

Lady Aria: Grazie dell’incoraggiamento, spero che continuerai a seguirmi! ;)

 

Devil_90: Grazie anche a te, farò del mio meglio perché continui a piacerti!

 

Elenim: Oh, che carina, quasi mi commuovo!! Beh certo, forse sono stata un pelino dittatrice, scusami! Non so perché, ma vista la mia storia precedente ho come l’impressione che questa sarà un fiasco…

 

Earine: Grazie di essere passata, e scusami anche tu non volevo essere così drastica! Farò del mio meglio, e i suggerimenti sono sempre ben accetti!

 

Damynex: lo so, è una storia parecchio triste… non so perché ma mi vengono tutte disastrate le protagoniste! Bah… ah, dovrei cambiare rating?

 

AyLa: eccomi qua, ti avevo detto che aveva qualcosina in mente!! Speriamo che venga bene, ma è difficile con tutte le buone idee che ho messo nell’altra! Anche per te, e comunque per tutte vale il discorso: se volete collaborare con qualche suggerimento contattatemi via mail!

Sempre: tarn5@libero.it

 

 

 

 

 

 

Ditemi quello che non capite, nel prossimo capitolo avrete tutte le spiegazioni che volete.

  
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