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Autore: Seiren    04/08/2010    1 recensioni
L’autunno era alle porte e la notte infreddoliva le stanche membra di Diane. S’accovacciò il più possibile per trattenere più calore per sé e si addormentò, ignara di quale sfortuna sarebbe stata vittima.
Il caso o il destino aveva in serbo per lei una fuga ben diversa da quello che si era aspettata e dopo non molto tempo fu in grado di rendersene conto.
Genere: Dark, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Buonasera a tutti! Volevo anticipare che questo è più o meno il prologo della storia... Spero che vi incuriosisca abbastanza da aspettare anche il secondo (o primo, come volete ^^) capitolo! Chi avesse qualcosa da ridire o da commentare può lasciare un qualsiasi commento... Spero di riuscire a continuare, perché (lo ammetto) mi scoraggio e mi sfufo facilmente -.-

Un grazie speciale a tutti quelli che hanno almeno aperto la mia ff! :’) *lacrimuccia*

Seiren

 

 

Il cielo limpido e freddo lasciava ancora un piccolo angolo per il sole morente, lasciandosi tingere di rosa acceso.

Diane sollevò il naso verso quello spettacolo di colori, scrutando quel rosa poetico abbracciarsi con il blu più buio della notte, sfumandosi in deliziose tonalità proprio sopra la città. Le stelle comparivano già luminose ad est, mentre il sole si mostrava per gli ultimi secondi.

Quella giornata era morta, nulla l’avrebbe fatta rinascere. Diane sospirò. Doveva solo sperare in un nuovo giorno, in una nuova nascita di quel disco di luce. Ormai i suoi genitori dovevano aver già dato l’allrame della sua scomparsa. Forse no. Nemmeno Diane sapeva cosa l’avrebbe fatta sentire meglio.

Sicuramente suo padre aveva ben capito che quella era una fuga. Probabilmente anche sua madre, che in fondo non era una stupida. Ciò che la faceva dubitare maggiormente era la reazione: avrebbero chiamato la polizia? Diane non li vedeva proprio i suoi genitori preoccupati mentre contattavano gli agenti. Assolutamente no.

Ormai erano due ore che era fuggita, prendendo il primo autobus a scrocco che la portasse il più lontano possibile. Il momento peggiore arrivava proprio con la notte: trovarsi un posto siuro dove dormire era necessario.

Attorno a lei il traffico si snodava nelle squallide squadre urbane. Sopra gli sporchi marciapiedi delle scrostate cabine telefoniche accompagnavano i cartelli stradali a decorare il meraviglioso quartiere. Ovviamente di meraviglioso quel quartiere non aveva assolutamente niente, ma il paesaggio suggeriva a Diane che nei paraggi si trovava una stazione ferroviaria. Mentalmente calcolò di prendere un treno il giorno dopo per arrivare più lontano che poteva. Tutto senza pagare ovviamente: aveva fin troppi pochi soldi per permettersi di non violare una legge tanto stupida. Già, quelle leggi andavano bene per i ricchi e agiati, non per le ragazze in fuga. Per di più i soldi che si portava dietro erano i risparmi che aveva sottratto sotto il cuscino della poltrona di suo padre; tutto denaro guadagnato da sua madre, ovviamente, ma era sicura che lei avrebbe investito quel gruzzolo mille volte meglio di come avrebbero potuto fare quei due.

La notte fu annunciata con una gelida e lunga ventata che avvolse il magro corpo della ragazza.

La proccupazione si fece finalmente viva e reale nella mente di Diane: se non trovava un posto sicuro dove dormire quella notte, era spacciata. E non l’avrebbe trovato, era certo, anche se lei in fondo ci sperava ancora.

Quel quartiere malfamato non era di certo una prospettiva invitante, perciò l’idea migliore in quel momento era dirigersi verso il centro città, in un quartiere più sicuro. Nei suoi piani di fuga Diane aveva ben accettato dormire sulle panchine. Lì attorno non c’erano panchine e anche se ci fossero state, Diane era sicura che l’idea di dormire in quel posto era forse troppo.

Doveva dirigersi in centro, quel progetto era il migliore che le veniva in mente. Ma  dov’era il centro città? Si guardò in giro in cerca di indicazioni stradali, ma nessuna segnaletica segnava il luogo dove voleva andare.

Si era fermata sul marciapiede e guardando le automobili muoversi in tutti i sensi qunado pensò di chiedere informazioni fermando qualcuno. Chiedere non costava nulla, giusto?

Stava per gesticolare di fermarsi a qualche macchina, quando, con sua sorpresa, un accostò in fretta verso di lei. La superò di diversi metri. Diane osservò la scena da poco più lontano e comprese subito che per poco non aveva commesso un grosso sbaglio.

La donna vestita con una gonnellina striminzita, almeno quanto lo era il top che portava, dopo aver scambiato qualche parola con il conducente, salì sulla vettura, la quale partì con una fretta esagerata.

La fine della prostituta non era affatto quello che voleva ottenere da quella fuga, così s’incamminò in tutta fretta nella direzione dove il maggior flusso di auto le sembrava che andasse.

Diane non sapeva con esatezza dove si trovasse, ma la lunga camminata le fece capire che quella era una grande, molto grande città.

Ormai la notte era scura e le strutture si facevano meno povere e meno di periferia. Anzi, il quartiere in cui era capitata pareva più antico di una moderna grande città. Guardandosi attorno, Diane comprese che quella notte avrebbe dovuto fermarsi in quel luogo a dormire: non avrebbe trovato di meglio. Cercò un luogo non illuminato dai lampioni e riparato dal vento.

L’autunno era alle porte e la notte infreddoliva le stanche membra di Diane. S’accovacciò il più possibile per trattenere più calore per sé e si addormentò, ignara di quale sfortuna sarebbe stata vittima.

Il caso o il destino aveva in serbo per lei una fuga ben diversa da quello che si era aspettata e dopo non molto tempo fu in grado di rendersene conto.

  
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