Serie TV > Star Trek
Segui la storia  |       
Autore: MkBDiapason    05/08/2010    8 recensioni
[Storia Conclusa]“Dunque Bones…sai il motivo principale del perché sei qui?...è per via di questa mia irrequietudine che mi tormenta oramai da giorni!...Voglio riavere il totale controllo di questa nave!e voglio liberarmi di tutti coloro che in questo preciso istante cospirano contro di me!Il vanesio e pretenzioso piano di Spock per usurpare il mio posto non avrà l'illogico esito che si aspetta!" “Ed io?cosa dovrei fare?”domandò McCoy“ Mi aiuterai…semplicemente mi aiuterai a liberarmi di lui…per sempre.” Nel medico crebbe così un inquietudine allarmante. In parte probabilmente era conscio di non poter tenere fede al piano del capitano...
Genere: Dark, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: James T. Kirk, Leonard H. Bones McCoy, Spock
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Ed eccomi di nuovo qua  a rifilarvi ancora questa roba.XD Fortunatamente per tutti noi, questo è l'ultimo capitolo!!!!(la considero una fortuna persino per me. Finalmente da domani potrò fare sogni tranquilliXDDD)

Malgrado la stranezza di questo capitolo, spero vivamente che possa essere di vostro gradimento e spero che non sia troppo "disorientante" ><  o confusionario >< è solo che essendo l'ultimo capitolo ho voluto esagerare!XD

Quindi siate buoni.*v*

Ora (purtroppo)vi lascio alla lettura.XD 

A dopooo

 

- In a Mirror, Darkly -

6


 

“Come hai potuto, Bones?...Perchè?!Non provi alcuna vergogna?!”

Vergogna.
Una parola marchiata a sangue.
Eppure credeva di non doverne più sentire il peso, da allora...

***

“Qual è il suo nome?”
“Leonard Horatio McCoy.”
“Sono spiacente, comandante Kirk, ma il terminale m’indica che il nominativo in questione è sospeso dal servizio.”
“Sospeso?”
“Si, comandante.”
“Ed è possibile sapere il perché?”


***


Leonard McCoy sedeva in un angolo remoto del bar, lontano da occhi indiscreti. Sedeva in completa solitudine. Una mano era impegnata a far ballare il drink che avrebbe dovuto sorseggiare e quella danza, il moto placido di quel liquore serviva ad intrattenere i suoi occhi esausti.
Il bar era oramai saturo di schiamazzi sguaiati, un assordante concerto di note dissonanti che fortunatamente avevano un’intensità tale da sovrastare la stessa sgradevolezza dei suoi pensieri, stridenti e logoranti.
Così, quel concerto permise al medico di dimenticarsi.
 Almeno sino a che una voce non lo ricordò.
“Leonard Horatio McCoy...finalmente ti ho trovato!”
“Uh...non ricordarmelo...”

Il dottore cercò di distinguere la figura nell’ombra, ma i suoi occhi, avvezzi all’oscurità, faticarono a riconoscere l’uomo.
“Jim...?”
“Sì!”
“Perché mi stavi cercando?”

Il comandante abbozzò un sorriso cominciando a cantilenare.
“Sospeso dal servizio, accusato di omicidio, presunta infermità mentale...”
“Conosco la mia vita!” sbottò l’imputato posando bruscamente il bicchiere sul tavolo.
“Sono accuse gravi.”seguitò l’altro.
“E’ stato un triste incidente...”
“Ma...non era tua moglie?...”
“Era.”
precisò.
“L’hai...”
“Forse...non ricordo. Non voglio ricordare.”sussurrò supplichevole.
“Bones...”
“Tradimento...mi è stata infedele.”la voce s’inasprì.
“Ma non voglio ricordare. Voglio solo essere un uomo libero!” la sua testa piombò sulle sue mani pronte a sorreggere la disperazione.
“Rivoglio la mia vita, Jim!”
Kirk posò una mano amichevole sulla spalla del suo compagno.
“Vieni con me, Bones. Riavrai la tua vita.”
L’altro fece emergere i suoi occhi da sotto le mani per incontrare quelli risoluti dell’amico.
“Nessuna vergogna macchierà oltre la tua vita. Laveremo via ogni ignominia. Faremo decadere tutte le accuse e sarai prosciolto. Libero.”
“Cosa devo fare?”
“Sarai il medico ufficiale dell’Enterprise, ed io sarò con te. Il capitano Pike mi ha permesso di esprimere una scelta. Ed io ho scelto te.”
“Perché?”
“Perché sei un mio amico, e so che mi sarai fedele.”

Kirk protese l’altra mano.
“Ho bisogno di te, Bones...Tanto.”
Il medico sgranò gli occhi mentre una delle sue mani avanzava incerta verso l’altra amica.
Quando le due mani si strinsero caldamente, le labbra di Kirk s’incurvarono in un sorriso radioso e  l’altra mano raggiunse la gemella per suggellare ulteriormente il patto.
Le calde mani del comandante carezzarono la sua come nessun altro prima.
“Vedrai, Bones...quando comanderemo la nave...io e te. Insieme.”
“Insieme.”ripeté.
“Sì, Insieme. Sarai al mio fianco.”
“Non...mi abbandonerai?”
“No, mai. Saremo fedeli l’uno all’altro. Indivisibili.”

Nessuna vergogna...

E quella parola aveva perso vigore da quando Kirk lo trasse dal fango della sua vita.

Ma poi...
Lui.


“Lei è il nuovo ufficiale medico?”
“Si...sono io. Leonard Horatio McCoy e lei sarebbe...”
“Il primo ufficiale scientifico.”
“Spock,giusto...?”
“Affermativo.”




La sua vergogna...ed il suo peccato...

***


“Perché, Bones?!” tuonò la voce di Kirk.
“Non lo so...”
La mia colpa, il mio peccato è stato ascoltarlo. Non sono riuscito a sottrarmi a lui...e tutto ora sta crollando.
Tradimento...di nuovo.
O cielo!come ho fatto a precipitare così?

“Non lo sai?!” lo strattonò bruscamente sbattendone la testa al muro.
“Per favore, Jim, ascoltami...”
“TACI!”
Il grido del capitano fu così prorompente, un tuono doloroso e furioso di una dilaniante prepotenza tale che il dottore credette di sanguinare non per il colpo fisico ricevuto, ma per quella semplice parola infertagli.  
“Ora andiamo in infermeria...” gli ringhiò in un orecchio costringendolo poi a lasciare celermente la stanza.

Fu come trascinarsi al patibolo. Doveva trattarsi di un incubo, non vi era altra spiegazione, eppure tutto appariva chiaramente nella sua terribile concretezza: la voce irosa di Jim, il phaser incerto che sfiorava la sua colonna vertebrale, il peso della realizzazione di quell’onta. Un fardello insostenibile.
Era nuovamente piombato nel baratro. Stavolta fu un demonio a trascinarcelo e non le vampiriche belle, floride, calde labbra di una donna, causa della precedente condanna.
Perché?
Perché tutta questa sfortuna?
Lanciò qualche sporadica, cauta e supplichevole occhiata in direzione del suo superiore, voltandosi, nutrendo la speranza di vedere sul quel volto scuro una qualche parvenza di luce. Invano. James T. Kirk era furente. Il suo viso un abisso gorgogliante di disprezzo.
Questa volta nessun perdono.
Doveva pensare questo, il suo capitano.
L’amico un tempo amato, odiato.
E tradito.


“Bene. Entra.”gli ordinò pungolandolo con l’arma.
“Dio mio,Jim... non farai sul serio?” gli rivolse uno sguardo avvilente e implorante, ma gli occhi del capitano non vollero sentire ragione, e non fu necessario un ulteriore incitamento da parte del phaser a costringerlo ad entrare, furono sufficienti quegli occhi dardeggianti a scaraventarlo dentro.
Quando entrambe si trovarono nel luogo incriminato, il primo a mostrare sorpresa fu il medico.
Nell’infermeria non c’era corpo alcuno.
Nè vivo né morto.
Jim perlustrò il perimetro lanciando una serie di vigili occhiate in ogni direzione, mostrando una certa accortezza nei movimenti.
Infatti aveva sempre quella dannata arma su di sé, McCoy.
Il dottore credette persino che quella mano non avesse nulla a che vedere con il suo proprietario; che avesse una propria autonomia:
Quella mano armata così ritta, sicura e severa. Emblema di condanna.
Rappresentava senz’altro un monito preludio del processo alla sua persona.
Perennemente puntata verso la sua ignominia che andava estirpata e non lavata.
L’occasione di redimersi gli era stata concessa allora...e sempre allora aveva ottenuto assoluzione.
L’attesa, il silenzio...quale tensione poteva essere più straziante?
Lo sguardo di Kirk era implacabile nella sua avidità, non aveva pace.
“Dimmi Bones...Cos’altro non può fare un morto?...camminare,giusto?”
“Si,Jim...”
“E allora come lo spieghi questo?”
Si arrestò al centro e le sue braccia incredule si allargarono per mostrare al medico la bizzarria di quel vuoto.
McCoy si grattò la fronte nervosamente “Non lo so,Jim...non lo so proprio.”
“Non lo sai?...” la risposta doveva averlo divertito molto perché la domanda fu seguita da una risata alquanto sguaiata.
“Non lo so, davvero” replicò l’altro con risentito vigore.
La testa nevrotica del capitano annuì ripetutamente mentre le sue mani si serravano sempre di più per contenere lo sdegno e la rabbia.
“D’accordo...se proprio non lo sai, sarò costretto a stanarlo. Proprio come un topo...” prese ad avviarsi celermente verso il comunicatore.
McCoy d’istinto gli si parò davanti.
Oramai era condannato, l’unica cosa che poteva fare era proseguire per la strada imboccata.
Altro non poteva fare. Se proprio doveva tradire, tanto valeva completare l’opera...
Non sarebbe tornato sui suoi passi, perché alla luce di tutto non c’era nulla su cui tornare tanto era profonda l’onta.
Avrebbe semplicemente rivendicato la giustezza delle sue azioni. Avrebbe salvaguardato con il sangue ciò che restava della sua dignità.


Jim non fece un passo. Rimase lì davanti al suo compagno a fissarlo, mentre le sue labbra s’incurvavano lentamente in un ghigno e ancora lentamente poi si lasciò andare in una risata.
“Davvero, Bones...sei patetico...non avrei mai immaginato che saresti potuto cadere così in basso...Dio,Bones...”. La sua testa si agitava come a voler rifiutare tutto.
I loro sguardi poi si scontrarono.
McCoy era semplicemente stanco. Disperato.
“Vado verso la vita, Jim...oramai sei arrivato alla frutta...”
“Dunque credi veramente di avere più valore di una puttana per lui?”
“Stà zitto...”
“Sei alla stregua di una puttana...Ma sì..non potrebbe essere altrimenti...”
“Finiscila!”
Kirk lo afferrò scuotendolo con vigore.
“Ma non capisci che non sei altro che un pedone sacrificabile? L’unica cosa che ti ha sempre distinto dagli altri è che sei sempre stato il favorito del Re!”
Questa volta fu il medico a ridere.
Il “Re”...
Il capitano non mancava davvero mai di amor proprio. Il suo Ego era spropositato.
Guardava sempre tutto da un’unica prospettiva che escludeva tutte quelle che non avessero come principale punto di fuga la sua persona. Una prospettiva che rendeva le altre prive d’importanza e rilievo.
Kirk era solamente troppo pieno di sé. Una pienezza che campeggiava dentro e fuori e che costituiva la causa della sua incapacità di vedere oltre sé stesso.
Persino la sua paranoia trovava il suo epicentro in lui e lì sostava, senza indagare attorno. Era consapevole di tutto pur non essendolo. Tutto intorno a lui era un segno della sua fine, ma non né coglieva mai il senso profetico.
Come un Re dominava sì la scacchiera, ma solo una metà.
E oltre la fila dei suoi adepti il suo sguardo non andava.
Era cosciente del rischio che correva eppure rumoreggiava soltanto, solo perché certo della sua intoccabilità.
Quando però qualcosa di lui è stato toccato, quando Spock è giunto a McCoy, allora cominciò a percepire qualcosa. Allora capì che il suo Regno era al collasso.
Erano due i Re che veramente dominavano il palcoscenico. E solo uno di loro infine avrebbe trionfato.
Ed il medico, come singolare pedone, ha avuto la sfortuna di essere sempre stato il punto grigio tra quelle estremità.
In costante bilico tra il bianco e il nero.
Aveva operato per l’uno e per l’altro senza tendere troppo dall’una o dall’altra parte.
Ma alla fine è stato costretto a scegliere. A schierarsi.
E aveva scelto.

Ora non voglio più ascoltarti, Jim...

“Falla finita, per favore...” ringhiò.
Jim allentò la presa distogliendo poi lo sguardo dall’altro, disgustato. La sua sola visione cominciava a nausearlo.
Tutta la situazione era rivoltante. E’ ciò che la rendeva ancora più ripugnante era che sapeva.
Una condizione prevedibile, pertanto prevista.
Se solo fosse uscito da sé quel poco che bastava per accorgersi di tutto...
Se solo avesse prestato più attenzione...
“Dio,Bones,Dio,Bones...Sei proprio diventato la puttana di quel demone in tutto e per tutto...”

In tutto e per tutto.
Certo...era meglio quand’ero la tua, vero?


Il pedone favorito del Re.
Alla stregua di una puttana...

Ti odio...

Ora è diverso. Le condizioni sono cambiate.


“Lui mi ha scelto...ed io ho scelto lui. Perché manterrà la sua promessa...”
Il dottore lo costrinse a rivolgergli di nuovo la sua attenzione strattonandolo per un braccio.
 “...mi renderà la libertà. Cosa che non hai fatto tu!”
Il Re nero. Aveva scelto di battersi per quella parte di scacchiera.
Perché tra i due, era il male minore e, in quello schema, come pedone sembrava rivestire un’importanza notevolmente maggiore.
“Ho avuto bisogno di te!!queste erano le condizioni, dannazione!!!Sei sempre stato indispensabile!!”
Per McCoy, però, quell’indispensabilità aveva diversa natura:
Per Jim contava perché aveva bisogno di lui.
Spock aveva bisogno di lui perché contava.
Il primo era un rapporto che si fondava sull’utilità, sul bisogno.
Il secondo un rapporto di collaborazione dove il bisogno si fondava sul suo valore.
Spock considerava McCoy un suo pari ed era utile perché aveva valore.
Kirk al contrario attribuiva a lui lo stesso valore che si attribuisce ad un animale da compagnia che allevia la solitudine con la fedeltà incondizionata e con l’amore idolatrico che si riserva al proprio salvatore - padrone.
Sì. Kirk non aveva altri da biasimare che sé stesso per non essere riuscito a trattenerlo. Per non essere riuscito a vederlo come un suo simile.

Le loro voci lottavano prepotentemente in quella stanza in un crescendo di amarezza.
Il capitano lo spintonò con quell’urlo sino ad una delle teche di vetro dietro di loro. Il suo corpo sull’altro. I loro volti che si sfioravano ed il soffio bollente della sua voce sulle sue labbra.
“IO ti ho salvato!!Ti ho permesso di riniziare una vita lontana dal lerciume del tuo passato!Ti ho dato una possibilità, ti ho dato un lavoro, ti ho protetto nel bene e nel male, sono stato tollerante e paziente. Molto paziente... ma è evidente che ho commesso più di un grave errore...ti ho concesso troppo....No, Bones. Ti ho concesso fin troppa libertà. Ecco il mio più grande errore!!”
McCoy si lasciò scappare una risata lugubre.
“Davvero... non ti smentisci mai...”
Troppa Libertà?
Questo è il colmo...certo!la Libertà di scegliere da quale parte schierarmi.

“Ti sei preso gioco di me...Mi hai tratto fin quassù con l’inganno, ti sei approfittato di me...Io ho sempre fatto tutto quello che mi hai detto di fare, ho obbedito in silenzio per molto tempo perché credevo di doverti molto...e in effetti, è così. Io ti dovevo molto,Jim...e ho dato. Ma la situazione è cambiata...e solo poco tempo fa ho capito di non doverti più nulla.Che avevo saldato il mio debito, che ero sostanzialmente libero, libero finalmente...ma da te,Jim...da te. E sì!è così...mi hai concesso troppa libertà, ho colto la palla al balzo e così mi si è presentata la possibilità di scegliere...”
Kirk digrignò i denti.
“Stai commettendo un errore madornale...Spock non ti darà quello che vuoi...fidati, sono IO il più sincero dei Re.”
“E’ troppo tardi per tornare indietro...io ho scelto.”
Il medico protese le sue labbra verso un orecchio del capitano.
Le parole che seguirono ne squarciarono il timpano.
“...Ho scelto il mio Re, James...e NON sei tu.”
Il modo in cui l’aveva dichiarato. Il suo sguardo limpido e incurante del suo interlocutore e un ghigno affilato.
Kirk vacillò e le sue mani lentamente scivolarono abbandonando le spalle dell’altro. Quella libera si serrò bruscamente in un macigno di nervi pronto a scagliarsi contro il viso che aveva di fronte.
“STRONZO!”
McCoy osservò prima quel pugno caricarsi e poi distolse lo sguardo attirato da ben altra cosa.
Jim dovette interrompersi quando notò che la limpidezza degli occhi del compagno si era silenziosamente inquinata di scuri riflessi.
Una voce profonda alle sue spalle lo intimò poi di voltarsi lentamente.
“Mi rincresce dover interrompere la vostra discussione, ma devo.”
Il vulcaniano sostava nella sua marmorea immobilità, poco lontano da loro, con un phaser saldato in una mano e puntato nella direzione del “Re”.
Kirk ridacchiò abbassando il braccio e scrollandolo per sciogliere la contrazione di quei muscoli. Poi avanzò cautamente verso l’altro. Le sue braccia per nulla intimidite dall’arma avversaria penzolavano ora pigramente ai fianchi. La sua di arma invece volò via sul pavimento.
“Ed ecco il nostro morto vivo e vegeto...dunque, ora quale sarà la sua prossima mossa?”
Spock lanciò un’occhiata fugace verso il medico e poi un’altra al capitano. Un’espressione compiaciuta si dipinse sul suo volto. I suoi lineamenti ne uscirono ridisegnati tanto sembrava essere la soddisfazione.
McCoy era incredibilmente nervoso.
“Qualunque cosa lei decida di fare...crede davvero di passarla liscia?”
“Decisamente, sì.”
“E cosa glielo fa credere?”
“E cosa fa credere a lei che la situazione possa volgere in suo favore?”
Kirk annuì divertito.
“Ha perfettamente ragione...”
“Lei ha perso, capitano.”
Il capitano incrinò le labbra in un’acida smorfia e lanciò uno sguardo aspro al medico dietro di lui dai nervi tesi. Lo flagellò con lo sguardo non potendo fare altro per punirlo e lui, inconsciamente, come ad aver inteso e accolto quella penalità, si martoriò le labbra con i denti.
Ma perché sentiva bollire dentro di sé il rimorso?
Non aveva alcun senso.
Kirk rivolse poi tutta l’attenzione al vulcaniano. Con aria diplomatica, come non lo era mai stato, gli si avvicinò con cauta curiosità.
“Mi dica Spock...cosa farà adesso, esattamente?”   
Un angolo della bocca di Spock s’incurvò impercettibilmente verso l’alto mentre tutta la sua figura  fiera e impettita appariva visibilmente, ma silenziosamente esultante.
“Prenderò il suo posto.”
Il capitano affilò lo sguardo.
“I miei uomini la fermeranno.”
“Mi creda. Non avranno motivo di farlo.”
“Lei è molto sicuro di sé, Spock. Ma credevo che una mente fervida come la sua potesse ideare e inscenare uno spettacolo migliore di questo. Ora lei mi sparerà...è un finale alquanto banale e controproducente, non trova?”
“Certamente.” Concordò il vulcaniano.
Occhi decisi, fermi, intrepidi, solidi. Nessun movimento fuori controllo. Tutto nella sua regolare e regale imperturbabilità. Doveva averlo innervosito molto, il capitano, la cui figura invece era perennemente attraversata da continui guizzi nervosi.
Ciononostante cercava di nascondere questa sconveniente sensazione nevrotica attraverso il suo incessante gesticolare teatrale e la sua parlantina. In questo modo avrebbe potuto tener a bada e distratto quell’avido ed importuno osservatore quale era l’ufficiale scientifico.
“Forse non ha giocato bene le sue carte. O semplicemente mi ha sottovalutato. Lei non credeva che avrei scoperto il vostro stupido gioco, vero?”
Domandò baldanzoso.
“Le confesso che mi ha sorpreso.”
Un tono artificioso. Lo assecondò. Perché certo non poteva definirsi una confessione veritiera.
“Visto? Dunque ha commesso qualche errore di valutazione...”
Continuò il capitano gongolante.
“Posso considerarlo tale, sì. Un errore di valutazione. Non ho considerato a dovere l’imprevedibilità umana. E’ un fattore che non risponde ad alcuna logica...”
Spock seguitava in quel tono calcolato.Ricercato.Studiato.
“Quindi è uscito allo scoperto così? Un’imprudenza notevole...”
“Considerato come si sono sviluppati gli eventi ho ritenuto logico accelerare i tempi.”
No. Non era un’imprudenza.
Spock sembrava totalmente a suo agio con il tempo. Era come se ne fosse sceso a patti. Come se le sue lancette si fossero piegate al suo volere.
“In pratica mi sta dicendo che ora ha fretta di vedermi morto? Lo sa che la fretta è cattiva consigliera, Spock? Lei sebbene appaia così spavaldo, mi sembra uno che non ha la minima idea di come finire questa storia...”
“Conosco quel detto terrestre. Devo dire però che, contrariamente alla veridicità di questa massima, in questo contesto, la fretta ha disposto le pedine nella giusta posizione.”
Frena un secondo.
“Pedine??perché il plurale..?!”
Sbraitò il medico.
I due Re voltarono la loro attenzione sulla domanda del Pedone.
“Perché è un bastardo.Perché si è preso gioco di te. Perché nel grande schema tu hai l’obbligo di sacrificarti, perché a lui non gliene frega un accidenti di te. Ti avevo avvertito, Bones...”
La voce del suo vecchio sovrano risuonò in tutta la sua durezza.
McCoy sentiva i suoi pensieri stonare in accordo con quelle parole. La verità doveva senz’altro trovarsi in mezzo a quella cacofonia. Una nota tra quelle avrebbe urlato e allora forse avrebbe compreso tutto. Ora come ora, la confusione ed il dubbio rumoreggiavano pesantemente nella sua testa... Dove era la verità?
No. Non posso credere a questo. Non ora. Non ora ad un passo dalla mia libertà. Spock manterrà certamente la sua promessa. E’ un vulcaniano, che motivo ha di mentire ad un povero, pazzo uomo?
Non può sacrificarmi.

“Dimmi che si sbaglia!” urlò in direzione del Re Nero.
“Si sbaglia.” si sentii in risposta.
Gli credette.
 Le sue orecchie dovevano essersi crudelmente abituate a quell’artificiosa inclinazione vocale, o meglio dovevano sentire ciò che volevano.
“Spock, allora come funziona questo suo gioco perverso?”
Domandò Kirk incuriosito e spazientito.
“Ad un’azione, una reazione.”
Criptiche le parole dell’altro.
“Ah!...cos’è?una lezione di fisica?”
Una volgare risata e una domanda sardonica.
“No. Una lezione di vita.”
Gli occhi di Kirk s’incendiarono e con voce di belva la sua intera figura si scagliò contro il vulcaniano. Lo disarmò con uno slancio furioso. Le sue mani lo colpivano ed infierivano su di un corpo che accusava colpi ed imprecazioni con la calma sottile e l’accettazione di un chiaroveggente che conosce ogni mossa e irride il fato e chi lo ignora.
C’era qualcosa di sbagliato in quella reazione, e poco dopo il Re comprese che c’era qualcosa di sbagliato nella sua azione, qualcosa che, al contrario, il Re Nero riteneva giusta.
Quando una delle sue mani riuscii ad impossessarsi del coltello, era ormai chiaramente troppo tardi.
Il Pedone si frappose fra i due Re. Intervenne per proteggere il Suo.
Gli occhi di Kirk lo fulminarono, lo ammonirono, lo sgridarono. Lo supplicarono.
Gli occhi di McCoy lo condannarono, lo soffocarono. Lo uccisero.
“Imbecille!!!!”
ringhiò il Re.
I loro corpi lottarono, i loro volti contratti e fissi l’uno sull’altro ed entrambi fissi a loro volta sulla lama scura di sangue morto che danzava pericolosa tra le loro spasmodiche mani.
“Smettila!!!”
Lo pregò l’altro.
“Sei un povero pazzo!!!!”
“Almeno sarò un pazzo libero!!!”
“Non capisci che è quello che vuole?!? Questo era il suo piano, sin dall’inizio!!!!Metterci l’uno contro l’altro!!!Condurci a questo!!!”
“Finiscila!!Sta zitto!!!!”
“Stupido Idiota!!Ci vuole far ammazzare a vicenda!!Così lui ne uscirà trionfante e pulito!!!E avrà il suo bel Trono!!!E avrà questo solo grazie a te e al nostro sangue!!!”
Si schiantarono sui tavoli attorno. Opponendo resistenza, cercando disperatamente di sopraffarsi. Il coltello alto sulle loro teste.
“Smettila,Jim!!!!”
Non ti ascolterò.
“Uccidimi e verrai ucciso!!!”
“NO!!”
Ebbe così la meglio.
Le sue mani vinsero le altre.
Scattarono.
Colpirono.
Affondarono.

Ed il Re crollò a terra.

“L’ ho...l’ho ucciso...”
Oddio, l’ho fatto sul serio.
“E’ stato un ottimo capitano, malgrado i difetti umani. Ma come ha voluto lei stesso sottolineare prima, era oramai alla frutta. E’ stato necessario. Logico. Debbo complimentarmi con lei, ha svolto un eccellente lavoro, dottore.”
Divertimento, sarcasmo. Le sue orecchie iniziarono ad udire le parole di quella bocca nel modo corretto. Cominciò chiaramente a distinguere le intonazioni che rendevano quei discorsi terribili.
Intanto osservava il corpo del capitano.
Il sangue di Jim scorreva come un fiume ramificandosi tra la fitta trama della divisa. Si districava tra i suoi fili sino a scendere vivo e silenzioso sul pavimento.
Sangue come fuoco liquido tanto era vivo.
Fu come se improvvisamente si fosse infranto un sortilegio. Quel sortilegio che all’inizio trovava delizioso.
Era come se la verità si fosse liberata, rivelata a lui attraverso quel sangue.
La verità fluiva davanti ai suoi occhi in veste rossa.
Dio, che cosa ho fatto.
“Non si biasimi per questo.”
Lo rimproverò il vulcaniano.
McCoy non sentiva ragioni. Si avvicinò a quel corpo ancora caldo e ne estrasse l’arma del delitto.
Contemplò incredulo quel coltello e una delle mani incriminate che l’avevano condotto ad uccidere il Re.
Le ombre delle sue dita proiettate sul coltello come sbarre del Tartaro e la sua immagine appena riflessa tra di esse.

Sono fottuto.

“Kirk aveva ragione...non è così?”
“Riguardo a cosa?”
“Si è preso gioco di me, sin dall’inizio.”

“Sì.”

Sono fottuto.

“Mi aveva detto che si sbagliava.”
“Era quello che voleva sentirsi dire,no?”

“Qual è la verità, Spock?”
“La verità? Kirk credeva che lei fosse un inetto. Ma io, al contrario, ho creduto in lei. Nelle sue capacità. Il capitano credeva anche che lei fosse un inguaribile ingenuo, una qualità a suo parere. E concordo pienamente...”
“E allora?”
“Vede, ciò che mi affascina dell’animo umano è la sua versatilità. La capacità di adattamento agli eventi. Un uomo può essere spietato e amorevole secondo il caso. Machiavellico e ingenuo. Una capacità notevole e imprevedibile. Malgrado tutto, nonostante la sua bellezza, ha in ogni modo i suoi difetti... Lei dottore. Lei mi è stato incredibilmente d’aiuto. Aveva in lei questa versatilità, decisamente più accentuata però. La sua capacità di concepire inganni è stata grande tanto quanto la sua incapacità di smascherarli.”
“Tutte queste stronzate per darmi dell’ingenuo?”
“La sua ingenuità è stata comunque funzionale.”

Spock aveva mosso i fili di tutto sin dal principio.
Calcolato ogni variabile umana.

Sono veramente, terribilmente, tristemente fottuto.


Il vulcaniano gli si avvicinò.
McCoy teneva quel coltello ancora tra le sue mani vedendo in esso riflessa la sua fine.
Rabbrividii quando le braccia del demone circondarono il suo corpo. Le sue labbra chine sul suo orecchio a sibilare giocosamente.
“Lei è un perfetto esemplare di homo sapiens sapiens, dottore... Il fior fiore dell’Umanità.”
Le sue mani strinsero la lama. Il Re Nero lo chiuse in un altro abbraccio. I loro petti ora respiravano all’unisono l’uno contro l’altro.
La sua bocca lo ringraziò dei suoi servigi.
Un ultimo amaro, mortale saluto.
Il medico si lasciò manipolare per l’ultima volta. Le sue stesse mani furono poi lentamente, inesorabilmente guidate dal Re verso il sacrificio ultimo.
“Nessuna libertà potrà eguagliare questa. Con quest’atto io adempio al mio dovere verso di lei e con questo si conclude un capitolo della ISS Enterprise.”

Ed anche il sangue del Pedone fu così versato.



***

“Davvero non capisco...”
Borbottò distrattamente Chekov chino sulla console.
“Cosa?”
Domandò Sulu sospirando.
“Il capitano Kirk e il dottor McCoy.”
“Ancora con questa storia?”
“Certo!Insomma. Un omicidio, suicidio? Chi l’avrebbe mai detto!”
“E lo so. Certe azioni sono davvero imprevedibili...”


FINE.

 

 

*************************************

Ed eccoci qua. Siete davvero arrivati fino a qua?ma davvero?vi adoro!qualunque sia la vostra opinione a riguardo!!*A*Se vi ho fuso il cervello vi chiedo perdono!T_T .

Comunque sia. La fine di questa storia è veramente deprimente XD, ma non c'era altra soluzione>< ma sono "contenta" che sia finita. Sì, sono contenta perché sono riuscita a portare avanti e concludere una storia a più capitoli. Davvero, si tratta di un evento straordinario nella mia vita.Non è mai successo prima. E tutto questo lo debbo a voi!!Si,si!!Non smetterò di ringraziarvi,mai!A tutti voi che leggete e commentate questa roba!!T_T.

Devo essere sincera. Il Mirror World mi mancherà. Ma tanto scriverò ancora di questo universo visto che ho aperto delle finestre di vita passata su Horatio e Tiberius. Ne usciranno certamente degli Spin-Off, per capire meglio come si è evoluto il loro rapporto secondo la mia personale visione e spero sinceramente che sarete ancora qui, quando scriverò ancora di loro.^^

Grazie di tutto!!!! E alla prossimaaaaa!!!!


   
 
Leggi le 8 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Star Trek / Vai alla pagina dell'autore: MkBDiapason