Cosa succederebbe se... i ruoli di Edward e Bella, dopo Breaking Dawn, si capovolgessero nel vero senso della parola? Cosa ne sarebbe dell'eterna storia d'amore? Cosa ne penserebbe loro figlia? Questo lo scoprirete...
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Niente è per
sempre... nemmeno gli amici durano per l’eternità.
Non puoi credere a nessuna dolce illusione perché prima o
poi finirà. A volte bisogna fare scelte dolorose, difficili
per te e per tutti. Non si può essere egoisti in certi casi,
ma nessuno ti vieta di soffrire, di piangere... di scappare.
Scappavo, come se la corsa avesse potuto farmi lasciare alle spalle
tutto quello che avevo vissuto: risate, giochi, battute... Dovevo
sapere che era tutto destinato a finire. Era solo finito più
presto del previsto, ma era pur sempre un argomento concluso.
Allora perché non riuscivo a lasciarmi alle spalle i bonari
occhi verdi del mio miglior amico?
Prima dell’incidente non avevo mai avuto un vero amico: i
miei familiari mi bastavano. Poi mio padre è tornato umano
per colpa mia e io ho iniziato a sentirlo come qualcosa di diverso da
un padre. Lasciati il passato alle spalle, vivi una nuova vita... mi
diceva il mio subconscio, ed era quello che stavo cercando di fare.
Quando entrai nella radura dove c’era la mia casa, non mi
fermai e proseguii per il mio cammino assaporando per
l’ultima volta l’aria fresca di quel posto. Le
lacrime continuarono a scendere: stavo soffrendo troppo per riuscire a
dimenticare.
Mi fermai qualche chilometro, più in là in uno
spiazzo vuoto, mi misi con la testa tra le gambe e piansi, piansi
quanto potevo, per chissà quanto tempo. Calò la
notte, poi tornò il giorno, poi di nuovo la notte e
finalmente mi addormentai sul terreno spoglio. Non ero sicura se mi
fossi semplicemente addormentata o invece fossi svenuta, ma
all’alba del nuovo giorno mi svegliai, sporca di terra e
foglie. Mi alzai a fatica, sbadigliando e mi incamminai verso la
foresta più folta... qualcosa mi attirava verso quel punto.
Sentivo che presto tutte le mie sofferenze sarebbero finite
lì.
“Reneesme?”
mi domandò una voce cristallina. Sobbalzai perché
non sapevo chi fosse. Dall’oscurità emerse una
ragazza con i capelli biondo rossiccio e un ampio sorriso dipinto sulla
faccia: Tanya.
Tirai un sospiro di sollievo.
“Tanya sei tu?” “Certo piccola, come
stai?” “Beh...” esitai io incerta se
dirle o no la verità. “Coraggio, sai che mi puoi
sempre dire la verità” mi disse in tono vellutato.
“E’ iniziato tutto quando Carlisle ha creato una
macchina che inverte il processo di vampirizzazione qualche mese
fa...” e così le raccontai tutto per filo e per
segno. Tanya rise, ma mi fece paura. Era un ghigno malefico che non
faceva pensare a niente di buono. La guardai negli occhi e con mio
orrore mi accorsi che erano rossi come il fuoco.
“Tanya ma...” lei mi interruppe.
“Così mi faciliti il compito Nessie...”
“Quale compito?!” domandai io impietrita.
“Ora ti racconterò la mia storia... La mia
creatrice morì tanti anni fa ed io rimasi con le mie sorelle
Irina e Kate. A noi si aggiunsero Carmen e Eleazar e come potresti
facilmente pensare la storia si conclude qui, ma no! Quando Irina ti ha
visto è andata a dirlo ai Volturi, perché lei
sapeva che tu sei qualcosa di sbagliato! Purtroppo per questo
è morta... Nemmeno le autorità dei vampiri hanno
capito che eri un pericolo. Poi Kate è fuggita con il suo
nomade, Garrett e Carmen se ne è andata con
Eleazar...” prese un respiro e poi tornò a
fissarmi con quegli occhi rosso cremisi. “Io sono rimasta
sola e lui.. lui ha preferito sin dall’inizio lei a
me!” urlò con un tono di voce crescente.
“Ora è il momento della resa dei conti... Non ti
preoccupare Nessie: sarà semplice e veloce. Del resto...
nessuno ti verrà a salvare!” in una frazione di
secondo si avventò su di me e mi fece sbattere violentemente
la testa contro un grande albero. Mi toccai la testa per analizzare la
ferita ma quando la ritrassi la mano era piena di sangue. Me la
strofinai sui jeans e cercai di scappare, ma il dolore era troppo forte
e Tanya mi piombò addosso. “Lo vuoi sapere il
finale della storia? Ho ricominciato a cibarmi di sangue umano e
adesso... adesso sto benone!” detto ciò sentii una
pressione straziante sulla gamba sinistra. Non riuscivo ad alzarmi.
Chiusi gli occhi in attesa della fine.
Reneesme sto arrivando!
Resisti!
Quella voce piombò nella mia testa sconquassata... Era da
tanto che non la sentivo: una voce dolce e vellutata. Serrai i pugni:
dovevo resistere... “Tu stai facendo tutto questo solo
perché sei gelosa...” dissi con tutto il fiato che
avevo in gola. Tanya sbarrò gli occhi rossi. Avevo trovato
il suo punto debole.
Continua così
Nessie... Sto arrivando al confine del Canada... dove ti trovi tu!
Ero al confine del Canada? Comunque dovevo continuare...
“Esatto... anche tu avresti voluto essere felice e avere una
famiglia, una figlia e un marito che ti vogliono bene... Tutte cose che
secondo te Bella ti ha sottratto!” “Come osi
ragazzina?!” in una frazione di secondo mi fu di nuovo
addosso, ma quando stava per sferrare il colpo finale ecco che risentii
la voce, ma stavolta era compatta, udibile anche fuori dalla mia testa.
“Lascia stare Reneesme, Tanya!” in piedi
davanti a noi ecco Edward Cullen, fiero e aggraziato com’era
prima dell’incidente. I capelli erano tornati al loro colore
bronzeo, il fisico più possente e slanciato e gli occhi
erano rossi come quelli di tutti i neonati.
Provai uno strano compiacimento a rivederlo così: di nuovo
il vampiro forte e veloce ma soprattutto sicuro di sé. Non
era più il pavido e ingenuo ragazzino quale Edward Masen.
In una frazione di secondo si lanciò su Tanya: i
suoi riflessi, la sua forza e la sua velocità erano di gran
lunga migliori rispetto a quelli di lei. In un attimo le fu al collo e
le disse immobilizzandola: “Ora tu vieni con noi”.
Lei annuì spaurita e si rannicchiò in un angolo.
Iniziai lentamente a perdere i sensi, un po’ per
l’emorragia e un po’ perché non mangiavo
né bevevo da due giorni. “Reneesme sono qui!”
diceva la voce cristallina. “Reneesme sono tuo padre, sono il tuo miglior amico!”
riuscii ad accennare un sorriso fiacco.
“Ti sei ricordato...” sussurrai.
Poi la vista venne meno e fui invasa dal buio, ma era un buio
piacevole perché sapevo che si ricordava, che c’era ancora il
mio amico.