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Autore: Fiamma Drakon_Pervinca Debois    05/08/2010    1 recensioni
La scuola, gli amici, la famiglia, tutto sembra normale agli occhi del giovane Roy Mustang, appena diciottenne.
I suoi rapporti con il padre non sono esattamente rose e fiori, e vorrebbe perciò riuscire dove lui, capo della polizia della città, continua a fallire: catturare un ladro che perpetra furti notte dopo notte.
Questo è l'obiettivo che si è prefissato e che vuole raggiungere, tuttavia la cosa prenderà poi dei risvolti per lui assolutamente inattesi...
- Fiamma... stai pensando a stasera, vero? - chiese Pervinca, il tono serio e concitato, tuttavia basso.
Negli occhi della rossa passò un fugace lampo di allarmismo che confermò i sospetti dell'altra.
- Fiamma... - la chiamò quest’ultima, pacata.
L’altra scosse il capo, sconsolata.
- Mi manca... - mormorò.
- Lo so... ma ormai ci sei dentro... ci siamo dentro. Non possiamo tornare indietro... -.

[possibile cambiamento di rating]
Genere: Generale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Roy Mustang, Un pò tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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3_L'Occhio di Lamia Il vellutato cielo notturno aveva sostituito l'azzurra e vivace volta celeste giornaliera già da più di un'ora.
Le stelle brillavano come minuscoli diamanti nel nero che ammantava tutto, rischiarando col loro tenue bagliore la città in procinto di spegnersi.
In molte case le luci erano già svanite e in altre le famiglie si scambiavano la buonanotte prima di dormire. Il rumore delle auto che correvano per le strade era l'unica cosa che spezzava quell'atmosfera quasi incantata.
Sulla sommità di un edificio, due figure nere sbucarono dalla porticina che conduceva al tetto, avvolte da un silenzio che nessuna delle due osò interrompere. Di comune accordo, saettarono verso il cornicione e saltarono oltre, atterrando senza alcun rumore sul tetto adiacente, continuando la loro corsa senza mai fermarsi.
Come ombre o tenebra solida, scivolavano attraverso la notte, dirette verso una meta precisa, situata alla periferia dell'agglomerato urbano.

- Detective Mustang, abbiamo accerchiato la villa -.
L'interpellato si rivolse verso il poliziotto e annuì con fare greve, quindi si portò alle labbra il bicchiere che teneva in mano e bevve un lungo sorso di caffè.
- D'accordo. Gli uomini lungo il perimetro sono tutti in posizione? - domandò.
- Sissignore. Tutti in posizione anche all’interno e in contatto - replicò formalmente il poliziotto.
- Molto bene, unisciti ai tuoi compagni -
- Vado subito -.
Il poliziotto se ne andò, lasciando da solo il detective Mustang con la sua tazza di caffè, vicino alla volante della polizia.
Da troppo tempo ormai era sulle loro tracce ma ogni speranza di catturarle era vana: troppo furbe, le loro mosse non venivano mai capite, troppo svelte da precedere o prendere sul fatto.
Però perdersi d'animo non era la soluzione, forse quella era la volta buona, chi poteva saperlo? Così restò in attesa, osservando ogni ombra scura in tutti i suoi particolari.
Intanto le due figure sconosciute, silenziose come gatti, si allontanavano cercando di non farsi vedere dai poliziotti.
- Ci stanno addosso... - bisbigliò una, lanciando occhiate veloci al suolo, dove a tratti si erano riunite le volanti.
- Non possiamo lasciarci prendere: la posta in gioco è troppo alta - replicò l'altra in un soffio, precedendo la compagna su di un altro edificio, sul fianco destro del loro obiettivo.
- Giusto - sentenziò l'amica - Come procediamo? - domandò poi.
Gli occhi dell'altra vagarono sulla congrega di poliziotti finché non individuò qualcosa che le fece scattare l'idea.
- Vieni, Pervinca - sussurrò, quindi scivolò fino alla grondaia e si calò al suolo con essa, imitata dalla compagna.
Arrivarono in uno stretto e buio vicolo rischiarato solo dai lampeggianti rossi e blu delle auto della polizia poste davanti all'imbocco.
La seconda si avviò verso l'imboccatura, ma venne trattenuta dalla prima: - Che hai in mente, Fiamma? Sei impazzita? Gli stai andando incontro! -.
La rossa si divincolò dalla sua presa e la fissò: - Fidati di me, okay? -.
E prima che Pervinca ribattesse, era già scivolata via costeggiando la parete. Con un piccolo sbuffo, anche lei la seguì.
Si acquattarono in un'ombra e la mora ebbe modo di notare che l'attenzione dell'amica era tutta concentrata sui due poliziotti intenti a discorrere animatamente proprio davanti all'accesso al vicolo.
A quel punto, l'idea parve banale oltremodo.
- Te prendi quello a destra - sussurrò in un orecchio a Fiamma, uscendo silenziosamente allo scoperto.
L'altra annuì e la imitò.
I due poliziotti furono presi completamente alla sprovvista dalle braccia delle due, che si avvinghiarono attorno ai loro colli. Le loro grida furono zittite dalle mani che si posizionarono, ferree, sulle loro bocche. Le due li trascinarono nelle semitenebre del vicolo, dove, con un unico colpo ben piazzato sulla nuca, li misero KO.
- Avanti, muoviamoci a spogliarli... - mormorò Fiamma, iniziando ad armeggiare con i bottoni della camicia della sua vittima.
Pervinca la imitò, cercando di essere il più rapida possibile e stando attenta a non fare rumore, sbirciando ogni tanto alle loro spalle: nessuno in vista.
Sfilò velocemente gli indumenti alla sua vittima indossandoli di fretta e cercando di sembrare il più convincente possibile, anche se la taglia non era proprio la stessa.
- Mi stanno larghi? Non vorrei destare sospetti... insomma sarebbe palese! - chiese preoccupata, gesticolando con le mani, indicando i vestiti appena indossati.
- No, non si nota più di tanto, sarà per poco - le rispose Fiamma, iniziando ad incamminarsi verso l'imbocco del vicolo.
- Per fortuna con il favore delle tenebre non dovrebbero vedere molto bene le uniformi. E poi, occupati come sono, non dovrebbero guardarci - aggiunse.
Annuì, seguendo la rossa, anche se un po' spaventata.
La cosa si rivelò essere più facile di quanto potesse sembrare all'inizio: la notte le mascherava quasi alla perfezione e ogni poliziotto, o quasi, era impegnato a tenere sotto controllo la villa, per cui si preoccupava poco di osservare con cura estrema i propri colleghi.
Fiamma stirò le labbra in un lieve sorriso: erano così idioti da non aspettarsi di certo un arrivo proprio da dove loro facevano la guardia come mastini. I poliziotti erano proprio una massa di imbecilli.
L'ostacolo finale da superare arrivò in fretta: per accedere alla villa, avrebbero dovuto camminare proprio sotto il naso di nientemeno che il detective Mustang, il poveraccio che continuava imperterrito a dar loro la caccia pur non avendo alcuna possibilità di riuscire a prenderle.
Fingendo l'austerità ostentata con tanta evidenza dalle forze dell'ordine, si avviarono verso il cancello.
- Ehi, voi due! -.
Il detective le fermò, rivolgendo loro uno sguardo di rimprovero.
- Che state facendo qui? Tutti devono essere ai loro posti! - sbottò, evidentemente arrabbiato.
- Stavamo raggiungendo la nostra squadra, signor detective! - replicò Pervinca con un convincente tono da donna.
L'uomo le fissò alcuni istanti, quindi esclamò: - Andate, presto! Non dobbiamo farci cogliere impreparati! -.
E mentre si allontanavano, finalmente dentro l'area della villa circoscritta da recinzioni elettrificate e protetta da qualsivoglia altro congegno tecnologico di sicurezza all'avanguardia, la giovane Debois non riuscì a far a meno di lasciarsi sfuggire una risatina sommessa: quel Mustang era proprio un pollo, tale e quale al figlio!
All'interno, molti altri uomini erano alle loro postazioni concentrati a non deludere il detective e fare un buon lavoro, ma soprattutto catturare le ladre.
Camminarono guardandosi intorno, ma senza esagerare, restando nel personaggio.
Distrarre tutte quelle persone sarebbe stato difficile, ma non per loro, che avrebbero trovato di sicuro il modo di uscirne anche quella volta.
E finalmente, giunte al primo piano, arrivarono nella stanza che le interessava, anch'essa ovviamente sorvegliata, più di ogni altra.
Restarono sulla porta, immobili come statue, in cerca di un buon piano.
- Che si fa adesso...? - bisbigliò Pervinca all'orecchio della compagna, sentendo la tensione crescere, con tutti quegli occhi puntati addosso.
Ma Fiamma era concentrata in una sorta di trance tra il personaggio e la sua missione.
Impettita, esclamò a gran voce: - Il detective Mustang ha ricevuto una chiamata. Le ladre hanno cambiato obiettivo: adesso sono dirette alla sala del secondo piano dove è custodita la statua dell'angelo e la monaca. Abbiamo ricevuto l'ordine di dirigerci immediatamente sul posto! -.
Le espressioni di tutti i presenti si allarmarono di botto e, in una gran agitazione generale, la stanza venne svuotata completamente.
Pervinca avanzò in essa, mentre la compagna correva a sistemare una foto della stanza con tutte le guardie al loro posto, scattata un istante prima, mentre parlava, dinanzi alla telecamera.
- Certe volte mi domando da dove ti vengono certe idee - esclamò la mora, scrollando le spalle e sorridendo all'amica.
- Improvvisazione - replicò la rossa, rispondendo al sorriso nel balzare giù dall'alto schienale della sedia che aveva utilizzato come scala per arrivare alla telecamera.
- Dici che si sono accorti di cosa è successo? - chiese la Debois.
- Non lo so, ma è meglio sbrigarci - concluse la Drakon, avvicinandosi alla teca che si trovava al centro della stanza, montata su una colonna: l'Occhio di Lamia riluceva della sua sfolgorante luce porpora sotto le brillanti luci al neon.
Era bellissimo, una pietra che valeva veramente un patrimonio. Il loro compito, come sempre, era uno soltanto: rubarla.
- Giusto, non si sa mai tornino indietro... -.
Pervinca girò attorno alla teca di vetro osservandola con minuziosa attenzione, per individuare qualsiasi sistema d'allarme, dopodiché tirò fuori un cacciavite con cui aprì il pannello nascosto all’interno della colonna, scoprendo moltissimi fili di diversi colori.
- Possiamo farlo in fretta? - chiese Fiamma, abbassandosi al suo fianco, osservando l’interno della struttura: tutti quei fili servivano a far scattare una trappola o un'allarme, ma loro non erano così stupide da non prevenire.
- Sì, non è molto complicato, lo abbiamo incontrato un sacco di volte... -.
E, sottovalutando ampiamente la faccenda, la mora smanettò con diversi cavi stringendo saldamente le tenaglie.
- Dovrebbe essere tutto a posto ora... prova - sussurrò all'altra, il cuore che come sempre batteva all'impazzata, troppa la paura di sbagliare: e se dopo così tanto si fossero fatti furbi e avessero cambiato qualcosa?
Tirò un lungo respiro, cercando di restare calma e aspettare il verdetto.
Fiamma estrasse un piccolo oggetto rotondo da una tasca e lo appoggiò sul vetro con cura, facendo sì che la ventosa sottostante aderisse bene, quindi premette il pulsantino rosso al lato del meccanismo.
Come una piccola zampetta metallica, un mini braccio meccanico si alzò dal centro del dorso e poggiò la punta sottilissima e acuminata sul vetro, tracciandovi un foro perfettamente circolare.
Il pulsante divenne verde e la zampetta si ritirò da dov'era venuta.
Fiamma l'afferrò e lo tirò via con delicatezza, trasportando pure il cerchio di vetro, quindi si guardò intorno, i nervi tesi al massimo.
Nessun movimento, nessuna sirena... nessun allarme.
Si rilassò e lanciò un sorriso scaltro alla compagna, mentre staccava dal vetro l'oggettino, frutto del genio di Pervinca e delle sue mani d'oro quando si trattava di armeggiare con meccanismi e similia.
Quest'ultima si affrettò a prendere l'Occhio, quindi rivolse uno sguardo alla compagna, che recepì l'implicita domanda: da che parte fuggire?
- Forse c'è una via libera... - sussurrò la rossa, cercando di ragionare, anche se in fretta e sotto la pressione di centinaia di poliziotti appostati intorno alla villa solo per loro, pronti a catturarle ad un minimo sbaglio.
La maggior parte, per fortuna, al secondo piano grazie alla piccola bugia inventata per avere campo libero, ma fuori ce ne sono altri. Avrebbero potuto pure riuscire ad uscire, ma il problema sarebbe venuto dopo.
- Forse ho un'idea... - mormorò Fiamma, non esattamente rivolta alla compagna.
Si affrettò verso la porta dall'altra parte della stanza, seguita da Pervinca e, oltrepassatala, continuarono per diversi metri attraverso un lungo corridoio, fino ad arrivare sul retro estremo della costruzione, dove sicuramente ci sarebbe stato un ingresso al tetto per fuggire dall'alto.
- Questa villa è gigantesca e con tutte le persone che sono concentrate all'interno e al piano terra esterno, guarderanno in alto? - domandò Pervinca, questa volta senza paura nella voce né timore: la parte più eccitante era scappare senza essere notate, come avrebbe potuto aver paura? L'unica emozione era l'adrenalina.
- Dipende da quanti sospetti hanno che noi fuggiamo dal tetto. Al momento non sanno nemmeno che siamo qui... per cui potrebbero pensare che arriveremo da là. Comunque, tentar non nuoce - disse Fiamma, varcando la soglia che si trovarono davanti.
Si ritrovarono così nella stanza estrema: non c'erano altre porte, solo una miriade di quadri appesi lungo le pareti e quello che pareva essere un ascensore all'altro capo della sala.
Il proprietario amava fare le cose in grande: tutto quel primo piano era occupato da una mostra di quadri e opere d'arte rarissime, così come il secondo, mentre il piano terra era quello che si era lasciato per casa.
Insomma, una sorta di museo domestico.
- Non ci sono altre strade: dobbiamo prendere l'ascens...! -.
Il suono di una sirena annunciò che erano state scoperte, probabilmente c'erano delle telecamere pure lì e qualcuno della sicurezza aveva dato l'allarme.
- Presto, nell'ascensore!! - esclamò Fiamma, correndo verso la porta di ferro, affiancata da Pervinca.
Premette il pulsante e la porta si spalancò.
Entrarono e Pervinca schiacciò il pulsante per il tetto. Con un sobbalzo, le porte si chiusero, mentre un fiume di poliziotti iniziava ad invadere il fondo del corridoio.
- Sapranno che siamo dirette al tetto? Avranno degli elicotteri? - domandò Fiamma, agitata, l'eccitazione e la paura che si mischiavano in un doloroso unico istinto a cavarsi dai guai, mentre le tempie pulsavano come sovraccariche di sangue.
- Non possiamo arrenderci proprio ora! È quasi fatta!! - esclamò di rimando Pervinca, stringendosi al petto l'Occhio di Lamia.
L'ascensore si fermò.
Tutto si arrestò un solo istante, poi le ante si aprirono e un vento intenso prese a frustar loro il viso, mentre l'assordante rumore delle pale dell'elicottero che avevano davanti riempiva loro i timpani e i fari le accecavano.
Saltarono fuori, ancora fianco a fianco.
- Ferme dove siete, ladre! - esclamò la voce di un uomo, amplificata da un megafono, ma loro, ovviamente, non gli diedero peso.
- Pervinca, spostati! -.
La Debois fece come ordinatole, scansandosi con un agile balzo, mentre la compagna estraeva dalla cintura una sfera di quello che pareva metallo.
La lanciò con tutta la precisione di cui disponeva verso il labile spazio che intercorreva tra le pale e la sommità dell'elicottero.
Entrando in contatto con esso, la sfera si ruppe e ne uscì fuori un cavo d'acciaio, che andò ad intersecarsi con le pale, fermandone il funzionamento. Il veicolo prese ad oscillare paurosamente, per poi precipitare.
- Sai quanto mi ci è voluto a trovare un cavo d'acciaio di quelle dimensioni per costruire quell'aggeggio? - esclamò Pervinca, indignata.
- Sono certa che ne troverai un altro, magari migliore! - replicò Fiamma, mentre ambedue correvano verso il cornicione dell'edificio, dalla parte opposta all'entrata.
- Potrei anche accettare il sacrificio, se ci aiuta a fuggire! Comunque, ottimo lancio! - commentò, ridendo, anche se non era proprio la situazione adatta per una risata.
- Grazie, ma ora pensiamo a sparire! -.
Pervinca sorrise, continuando a concentrarsi sui tetti e sulla direzione da prendere, le volanti sotto di loro erano svantaggiate dovendo rispettare segnali e civili che incontravano, anche se raramente, e senza un elicottero risultava tutto molto difficile.
Il detective Mustang era tentato di mangiarsi la giacca per il nervosismo: le ladre gli erano passate sotto il naso!
E lui stupido a non essersene accorto! Come avrebbero potuto entrare nella villa altrimenti?
Le due ragazze continuarono a correre fino a che, anche se solo per un istante, seminarono le volanti.
- Scendiamo? - chiese Pervinca, fermandosi sopra un vicolo buio e stretto adatto per nascondersi e cambiarsi, così da poter sembrare due normali ragazze.
- D'accordo - convenne Fiamma, annuendo.
Scesero assieme e, protette dall'oscurità, si tolsero gli indumenti da poliziotti, facendo venire allo scoperto il loro vestiario adolescenziale, anche se estremamente comodo e adatto a movimenti rapidi e corse prolungate.
Pervinca nascose la pietra in una piccola sacca che Fiamma aveva tenuta ripiegata accuratamente in una delle grosse tasche dei suoi pantaloni in stile militare, quindi uscirono allo scoperto, fingendo di essere comuni passanti.
Più di una macchina della polizia le superò sfrecciando e senza che i poliziotti scendessero a chieder loro alcunché.
Per ultima, la macchina del detective Mustang.
Fiamma e Pervinca non poterono trattenersi dal ridere notando chiari segni di una crisi di nervi ormai prossima sul viso tirato e nell'espressione decisamente poco gioiosa che portava dipinta in faccia l'uomo.
- E anche per stanotte, è fatta! - esclamò Pervinca, rilassata e sollevata.
Fiamma sospirò.
- Già... - disse.
- Ehi, tirati su! Ce l'abbiamo fatta! Ci siamo avvicinate di un altro passo alla sua liberazione! - la incoraggiò la mora.
La rossa, a quel punto, sorrise di nuovo e annuì.

Nel frattempo, in un altro punto della città...
- Signore, ce l'hanno fatta -
- Molto bene! Puoi andare -.
Colui che aveva appena parlato, mentre lo scagnozzo se ne andava, si volse verso una figura poco distante, intenta a fissare la luna attraverso la finestra.
- Sembrano decise a riaverla... - commentò questa con voce femminile e vagamente provocante.
- Sì, ma non devi preoccuparti: prima o poi falliranno... e a quel punto... -.
La prima persona rise in modo secco e malvagio, lasciando che la minaccia finale aleggiasse tacitamente nell'aria.
  
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