Di
Angurie Indigeste e
Babysitter Molesti
Mikoto
sapeva che, se avesse mai avuto problemi di sorta per cui avesse dovuto
lasciare, sfortunatamente, le mura domestiche e il più
piccolo dei suoi figli,
ci sarebbe sempre stato il solerte Itachi a fare le sue veci.
Certo,
sapeva benissimo che il figlio maggiore era ancora, relativamente, un
bambino,
ma il carattere serio e pacifico faceva si che potesse riporre in lui
tutta la
sua fiducia.
Anche
perché il burbero Fugaku si era categoricamente rifiutato di
prendere il suo
posto ( << Il Capo Clan degli Uchiha non può
fare la ‘casalinga’
>> ) ed era quasi
sicura che non sarebbe stata affatto una buona idea nemmeno quella di
lasciare
il secondogenito nelle goffe mani, decisamente poco avvezze alla cura
infantile, dello scorbutico e orgoglioso papà orso
genitore.
Però
non aveva messo in conto la possibilità che il suo
giudizioso ometto potesse
essere irreperibile, e soprattutto, la causa del suo allontanamento
dalla
dimora famigliare.
<<
Kaa-san,
kaa-san devi proprio andare?
>>
Il
pigolio sommesso del piccolo attaccato alla sua gamba, fece alzare gli
occhi al
cielo alla donna che si destreggiava a preparare il borsone e
trascinarsi
dietro quella buffa appendice in pigiamino blu con gli orsetti.
<<
Per la ventottesima volta, si, Sasuke. Itachi ha bisogno di me in
ospedale >>
Era
stato davvero uno strano ‘incidente’.
Alla
festa di compleanno di Kirimi-obaa-san
il ragazzino aveva mangiato da solo un intera anguria finendo,
ovviamente, per
fare indigestione.
L’avevano
trovato sotto un albero che si teneva il ventre con le braccia, cereo
in volto,
con inquietanti sfumature verdastre sulla pelle opaca e lucida di
sudore
freddo.
Quando
Mikoto era corsa a saggiarne le condizioni, aveva fatto in tempo a
sentire un
indistinto “Shisui, me la paghi”
prima che il pupillo degli Uchiha rigettasse davanti
all’arzilla matrona del
Ventaglio la cena e ciò che restava del frutto incriminato.
La
donna era stata quasi contenta per lui quando era svenuto con un
rantolio,
mentre veniva scrollato da un imbarazzatissimo e indignato Fugaku.
Conoscendo
il marito e il figlio, era più che sicura che
quell’increscioso fattaccio –
come l’aveva definito una divertita Kirimi il giorno dopo
– sarebbe finito per
diventare un onta che solo il seppuku sarebbe
stato in grado di lavare.
<<
Demo, proprio proprio?
>>
Chiese
lamentoso il bambino, tirandola per un lembo della maglia nera che
indossava, i
grandi occhi onice lucidi pericolosamente vicini alle lacrime.
Mikoto
si bloccò un attimo, sospirando tra se e se, per poi
chinarsi sul figlio e
tirarlo su.
Sasuke
si abbarbicò fra le braccia della madre come un piccolo
koala imbronciato,
strofinando il visetto rotondo sul suo petto come faceva sempre quando
voleva
arruffianarsela.
<<
Proprio proprio scoiattolino mio >>
Il
piccolo gonfiò le guanciotte, offeso.
Non
amava molto che la madre gli ricordasse l’imbarazzante
significato del suo nome
– anni
dopo si sarebbe chiesto quale
assurdo colpo in testa avessero dovuto aver preso i genitori per dare
ai figli
nomi tanto infausti –.
<<
Kaa-san … >>
<<
E poi … >>
Continuò
lei uscendo dalla stanza, borsone in spalla, sistemandosi il bambino su
un
braccio.
Arrivati
in cucina, Sasuke quasi non si strozzò con la saliva vedendo
il ragazzino
seduto compostamente al tavolo vicino all’impassibile Capo
Clan impegnato nella
lettura di qualche rapporto della
Polizia di Konoha.
<<
… Shisui-kun si è offerto di farti da babysitter
per questi tre giorni!
>>
L’interessato
scattò all’impiedi con un sorrisone da guinness,
la zazzera di scompigliati
capelli corvini e il nero sguardo malandrino made in Uchiha.
In
realtà Mikoto, che ai suoi tempi d’oro era stata
una kuinochi niente male, non
aveva tardato a imputare il malessere di Itachi al suo scapestrato
nipote –
chissà perché, poi, Shisui c’entrava sempre
in tutto – e l’aveva
‘costretto’ tramite moine e psicologia
indiretta a proporsi di buona lena e senza fiatare per
l’infausto compito, se
non voleva che la sua kaa-san scoprisse accidentalmente
che parte avesse avuto nel misfatto.
<<
Certo oba-san, puoi contare su di me! Sasuke-chan è in buone
mani >>
La
donna per un istante parve ripensare alla punizione impartita al
ragazzino,
dubitando di quel suo tono così impudentemente sfacciato che
nascondeva, dietro
una patina di galanteria, una costante presa in giro.
Ma
poi si ricredette, limitandosi a sorridere di rimando, dicendosi che,
infondo,
cosa mai poteva combinare un tredicenne da poco chunin?
<<
Mh. Mi raccomando. Su Sasuke-kun, giù! >>
Esclamò
allegramente prendendo il piccolo, che si era ostinatamente attaccato a
lei, da
sotto le ascelle e posandolo a terra.
Il
bambino accettò il suo bacio caldo e un po’ umido
senza fiatare, guardandola
rialzarsi e portarsi alla porta con un certo terrore nello sguardo
nero, senza
voler accennare a girarsi verso il cugino ora alle sue spalle.
La
Signora Uchiha guardò accigliata il marito che non aveva
mosso un muscolo,
schiarendosi nemmeno troppo
disinvoltamente la voce.
<<
Fugaku io sto andando >>
Per
tutta risposta l’uomo alzò le spalle, voltando
pagina.
<<
Nh, saluta Itachi >>
Una
fugace scintilla omicida attraversò lo sguardo solitamente
calmo della donna,
ma poi, memore del fatto che non poteva certo aspettarsi di
più da quello
scontroso shinobi – per di più ora sicuramente
offeso per dover essere
abbandonato a se stesso a beneficio dell’infermo figliolo
– lasciò perdere,
annuendo fra se e se, andando via, non prima di aver salutato i
presenti con
un:
<<
Ok. A dopodomani >>
<<
Fai il bravo Sasuke, mi raccomando >>
e
<<
Lo stesso vale per te, Shisui >>
Quando
anche l’ultimo dei lunghi capelli corvini della madre fu
sparito dalla sua
visuale, il piccolo Uchiha si permise di voltarsi, tremante, verso il
terribile
consanguineo, indietreggiando istintivamente quando il viso di Shisui
fu un po’
troppo vicino al suo.
<<
Ne, Sasuke-chan, ci divertiremo
un mondo insieme! >>
Le
ben poco gentili pacche sulla schiena del cugino, che lo fecero finire
gambe
all’aria, servirono come ulteriore conferma al piccolo Sasuke
dell’inizio di un
incubo da cui difficilmente avrebbe potuto risvegliarsi.
§
Il
secondogenito del Capo della Polizia Konohana –
nonché stimato Capo Clan del
Ventaglio, valoroso shinobi e bla,bla,bla – aveva dato fondo
all’ultimo
briciolo di dignità infantile rimastagli quando, avvertiti i
due ragazzini
della sua uscita, si era gettato in ginocchio aggrappandosi a una gamba
del
padre e implorandolo di non andare a lavoro, quel giorno.
Un
Fugaku a
disagio si era scrollato di dosso il pargolo, il viso stranamente
congestionato, e un espressione decisamente più burbera del
solito a voler
salvare la facciata di integro uomo d’azione senza macchia ne
paura.
<<
Non
dire sciocchezze Sasuke, e rimettiti all’impiedi. Un Uchiha
non si abbassa mai
a pregare … >>
La tiritera
sul cosa e cosa non un Uchiha dovesse fare, aveva del tutto azzerato le
speranze che il bambino aveva riposto nel genitore, così il
piccolo si era
ritrovato da solo con il temuto Shisui che lo osservava in silenzio con
quel
suo indecifrabile sorrisetto da stregatto.
<<
Sasuke-chan? >>
Il bambino
deglutì, indietreggiando verso la porta aperta della cucina
che, in quel
momento, significava salvezza.
<<
C-cosa vuoi Shisui-kun? >>
Chiese di
rimando il piccolo, adocchiando il corridoio, pronto a uno scatto da
centometrista se la situazione si fosse fatta pericolosa –
per lui –.
L’Uchiha
maggiore dovette intuire i suoi pensieri – insomma, era pur
sempre uno shinobi –
perché si mosse con studiata nonchalance, scivolando alle
sue spalle e
appoggiandosi di schiena allo stipite della porta, bloccandogli
così ogni
possibile via di fuga, le braccia incrociate pigramente al petto.
<< Che
ne dici di fare un gioco? >>
Se Sasuke
avesse avuto qualche anno in più e si fosse ricordato di
tutti i guai passati
da Itachi proprio per colpa del volpino cuginone e le sue brillanti
idee,
avrebbe negato energicamente e si sarebbe andato a barricare in camera
sua per
i tre giorni seguenti.
Ma Sasuke
era, per cognizione di causa, ancora un marmocchio e la sola parola
‘gioco’ era
bastata a fargli abbassare la guardia e incuriosirlo.
Grave
errore.
<<
Che
tipo di gioco? >>
Shisui
sorrise più ampiamente, chinandosi verso il cuginetto e
passandogli un braccio
attorno al collo, guancia contro guancia, incurante del colorito
bluastro
sintomo di un inizio d’asfissia che aveva colorato le
guanciotte pallide del
piccolo.
<<
Oh
vedrai pidocchietto, vedrai >>
§
Shisui
aveva
parlato di nascondino, ma, conoscendolo, Sasuke avrebbe dovuto
immaginare che
la sua spiccata – e pericolosa – fantasia
l’avrebbe portato a modificare quel
gioco innocuo in una prova di sopravvivenza tutt’altro che
tale.
Rincantucciato
nel vano sotto le scale che portavano al secondo piano della villa, il
morettino si chiedeva cosa mai avesse fatto di male in cinque anni di
vita per
meritarsi una simile punizione.
Si abbracciò
le gambette magre, gli occhioni sgranati e i sensi all’erta,
protesi a captare
qualsiasi scricchiolio o ombra sospetta che avrebbe rivelato
l’avvicinarsi del
malefico parente.
Sfortunatamente
il suo arsenale annoverava solo shuriken di legno e kunai di plastica,
ed era
quasi sicuro che dei giocattoli non sarebbero bastati a fermare un
eventuale
assalto.
E poi,
purtroppo, aveva lasciato tutto nella sua cameretta, facendosi
scioccamente
convincere dal mellifluo ragazzino che non ci sarebbe stato bisogno di
nessuno
dei suoi balocchi per quel gioco.
<<
Sasuke-chaaaaan! >>
Un brivido di
terrore attraversò la schiena del bambino, che
indietreggiò contro la parete,
quasi sperando di sparirci all’interno.
<<
Sasuke-chan sto venendo a preeeendertiiiii! >>
Cantilenò con
sadico divertimento il chunin, facendo roteare con un dito un kunai che
era
rimasto nel fondo del suo tascapane dopo che, sotto minaccia di
Mikoto-oba-san,
l’aveva dovuto svuotare di tutte le sue armi che aveva poi
lasciato a casa – o beh,
quasi tutte –.
Sasuke si
fece forza, dicendosi che l’unico modo per sfuggire al cugino
fosse raggiungere
la sua stanza.
Inspirò,
trattenendo il fiato, uscendo dal suo rifugio.
Aveva giusto
qualche secondo prima che il ninja s’accorgesse di lui.
Poteva
scorgere l’ombra, proiettata dal sole pomeridiano che
filtrava dalle finestre
aperte, allungarsi
sul muro del
corridoio precedendo il suo proprietario.
Indietreggiò,
salendo cautamente di spalle gli scalini di legno per tenere
d’occhio l’avanzata
del cugino.
Peccato che
Sasuke non fosse ancora un ninja, e , il suo onii-san
glielo ripeteva
sempre quando lo ripescava da terra dopo una delle sue mirabolanti
cadute, era
anche particolarmente goffo per essere un Uchiha.
Quindi non si
accorse, troppo preso a monitorare la situazione, del pupazzo di stoffa
che
spuntava da uno degli scalini, dimenticato lì quella mattina
mentre seguiva
come un pulcino mamma chioccia, che lo fece scivolare a sbattere
dolorosamente
il sederino sul duro legno, oltre a fare un gran fracasso.
Per un
istante, mentre tratteneva le lacrime mordendosi la lingua, il piccolo
erede
del Ventaglio credette che Shisui
non si
fosse accorto del baccano, ma, quando vide il furbesco ghigno del
ragazzo
brillare a qualche metro da se, si ricredette.
E si impose
di svignarsela.
<<
Tanto non mi scappi marmocchietto! >>
Il bambino
correva, arrancando e aiutandosi con le mani e i piedi, senza
più voltarsi a
guardare ciò che faceva l’altro, con solo la sua
risata da pazzo psicopatico –
solo di questo poteva trattarsi – nelle orecchie.
Raggiunto il
pianerottolo, la porta della sua stanzetta sembrava decisamente troppo
vicina
per lasciarsela sfuggire, o pensare a cosa fosse lo strano filo
traslucido che
spuntava da un capo all’altro del corridoio, attraversandolo.
Il piccolo si
fece forza, gettandosi in avanti alla conquista della maniglia, quando
si
ritrovò, senza sapere come, a penzolare dal soffitto a testa
in giù.
Shisui si
avvicinò con un ghigno ferino, calmo e pacifico, guardando
il cuginetto legato
come un salame che oscillava davanti alla porta con occhio critico.
<< Te l’avevo
detto che tanto non mi scappavi >>
Proferì, con
immenso divertimento, prima di muovere velocemente il pugnale che
teneva in
mano e far baluginare la lama davanti al visetto terrorizzato di Sasuke
che,
temendo il peggio,chiuse gli occhi.
<< Ahia! >>
Quando li
riaprì era nuovamente culo a terra, seduto ai piedi del suo
aguzzino che aveva
tranciato con un colpo secco la corda che lo teneva sospeso a qualche
decina di
centimetri dal pavimento.
<< Ho
vinto io >>
Il
bambino
cincischiò qualcosa, prima di cadere lungo disteso, svenuto
per le troppe emozioni,
mentre il cugino se la rideva, soddisfatto.
§
<<
Allora, uhm, cosa avete fatto pomeriggio? >>
Sasuke seduto
ben lontano dal cugino sbuffò qualcosa, ostentando un
cerotto su buona parte
del lato destro del viso.
Shisui
sorrise ampiamente, scrollando noncurante le spalle e servendosi
un’altra
porzione di pomodori ripieni.
<< Oh
le solite cose oji-san, abbiamo giocato e ci siamo divertiti davvero
tanto,
vero Sas’ke-chan? >>
Il piccolo
interpellato alzò lo sguardo dal suo piatto, guardandolo in
tralice, ma poi
riabbassò il capino e si limitò ad annuire.
<< Hai,
tou-san, Shisui-kun ha ragione >>
Fugaku guardò
i due bambini perplesso; Sasuke in particolare non sembrava molto
contento,
oltre che a essere conciato davvero male – chissà
che dovevano aver combinato
quei mocciosi mentre non c’era –.
Ma poi
scrollò anche lui le spalle, evitando di indagare oltre,
tornando a mangiare.
Oh,
beh, avrebbero avuto altri due
giorni interi per divertirsi.
Angolino
di R e d_V a m p i
r e
Che
dire?
Uscita così, di getto, mentre guardavo mio fratello
invogliare i miei cugini a
una gara di ‘chi mangia più anguria’.
Ovviamente qualcuno di loro è finito male
( un po’ come il povero Itachi xD ) ma non sono qui per
raccontarvi di questo.
Visto che ho
notato che nel fandom non si da molto spazio ai due cugini ( di solito
vediamo
Itachi e Shisui, o, al più, Itachi Shisui e il marmocchietto
a presso ) ho
voluto pensare a questo Missing Moments come a un pezzo
dell’infanzia del nostro
scoiattolo.
Alquanto
traumatico, vero? xD
Ma io Shisui
me lo immagino così’, non ci posso fare niente.
Quindi …
quindi nulla, spero che vi abbia fatto almeno un po’
sorridere e ( esageriamo )
scappare qualche risata.
Un bacio a
tutti.
Ciaossu!