Slice of Life
I°
La prima volta che t’ho incontrata.
Itachi
non ricordava di preciso quando le due effervescenti sorelline Haruno
erano
entrante nelle loro vite.
Forse
era stato quel giorno al Parco, che Mikoto aveva voluto portare il
piccolo
Sasuke di nemmeno un anno a fare una passeggiatina all’aria
aperta, e , in
mancanza di meglio da fare – vedesi allenamenti et simili
– il primogenito
aveva deciso di unirsi alla madre per svagarsi un po’.
All’epoca
Konoha risentiva ancora della distruzione portata avanti dal terribile
cercoterio a nove code, ma, col passare del tempo, gli abitanti si
erano
adoperati per ricostruire quanto andato perduto alla morte del valoroso
Quarto
Hokage, e così il Villaggio stava lentamente tornando alla
normalità.
In
realtà del Parco della Foglia rimaneva ben poco, qualche
alberello spaurito,
terra bruciata e sporadiche panchine di legno per il riposo di chi
veniva lì a
passeggiare o rinvangare i bei tempi andati.
Ma
l’occhio attento ed allenato del piccolo Itachi era riuscito
a carpire la
flebile forza vitale che si sprigionava dalle piantine da poco
sotterrate, le
cui foglie tenere che ondeggiavano al dolce vento senza mai staccarsi,
parlavano di una nuova vita più forte della precedente,
difficile da estirpare
nuovamente.
Mikoto
portava il passeggino in cui era rincantucciato il bebè, un
ciuccio più grande
del suo visino paffuto nella boccuccia e vivaci occhioni neri aperti
alle
meraviglie del mondo.
Poi
aveva adocchiato una panchina libera e aveva fatto cenno col capo al
maggiore
dei suoi figli di andarsi a sedere.
Accomodato
vicino alla madre, che cullava avanti e indietro il passeggino per far
tranquillizzare il piccolo ospite, le gambette che dondolavano nel
vuoto coi
piedini che ancora non riuscivano a toccare terra, Itachi osservava
serio e
concentrato il visetto del fratello riempirsi di piegoline e gli
occhioni
restringersi, i pugnetti all’aria, tutti chiari segni di un
imminente crisi di
pianto.
Il
bambino sapeva bene che il suo otouto quando
attaccava a strillare era insopportabile, peggio di una sirena, e che,
se la
madre non l’avesse preso presto in braccio,
quell’eventualità si sarebbe
trasformata in una concreta tortura per le sue povere orecchie.
Ma,
quando oramai era preparato al peggio, successe il miracolo:
il
minore dei fratelli Uchiha si tranquillizzò di colpo,
osservando con pacato
interesse – per quanto un bebè potesse averne
– l’occupante del passeggino che
si era fermato accanto al suo.
La
bambina, forse più grande di qualche mese, si
aprì in un sorriso sdentato, i
grandi occhioni di un verde impossibile coperti da qualche ciocca di un
buffo
rosa pastello, battendo estasiata le manine paffute alla vista del
coetaneo.
La
donna che portava la piccola era minuta e graziosa, dai lunghi capelli
rosei
come quelli della figlia e sottili occhi acqua marina, gentili.
« Gome, è
occupato? »
Chiese
educatamente, indicando il posto libero di fianco alla donna mora che
scosse
negativamente il capo con un sorriso cordiale.
L’altra
mamma sorrise di rimando, sollevata, accomodandosi sulla panca.
« Arigatou, è una giornata che
non mi siedo un attimo! »
Sospirò
quella, accennando alla piccola che scrutava curiosa il nuovo compagno.
« Eh già, la
capisco. Piacere di conoscerla, Mikoto Uchiha »
Fece
la mora, porgendo la mano all’altra donna che
sembrò un po’ stupita al sentire
il cognome – famoso, gli Uchiha erano un clan talmente
importante … – ma che
ricambiò allegramente la stretta, sorridente.
« Piacere mio, Akira Haruno. E
lei è la piccola Sakura
… »
Fece,
chinandosi ad accarezzare i sottili capelli della sua bambina, mentre
si
guardava perplessa intorno.
Quando
poi adocchiò una figuretta che trottellava alacremente verso
di
loro si
tranquillizzò.
« … mentre
l’altra peste è Sachiko. Su
Sachi, saluta »
La
ragazzina ferma davanti al passeggino della sorella doveva avere giusto
un anno
in meno rispetto ad Itachi che la guardava con lo stesso interesse
infantile
che il fratello aveva riservato a Sakura.
Aveva
gli stessi occhi sottili della madre, ma i capelli legati in due codine
basse
erano leggermente più scuri, tendenti al porpora
più che al rosa.
« Konnichiwa! »
Salutò
con voce squillante e un sorrisetto appena accennato.
Mikoto
sorrise, entusiasta.
«Che amore di bambine! Invece questi due
ometti sono Sasuke e Itachi »
Presentò
a sua volta i figli, per poi girarsi verso il più grande con
un sorriso.
« Su Itachi-kun che ne dici di
giocare con Sachiko-chan? Potreste fare
amicizia »
Aggiunse,
speranzosa.
In
effetti il piccolo genietto del Ventaglio non aveva molti compagni
oltre il suo
pestifero cugino che poi era anche il suo migliore amico.
« Lei è una genin come me »
Buttò
fuori il piccolo, piccato, scrutando il sorrisetto della bambina, ora
saccente,
con diffidenza.
L’aveva
vista di tanto in tanto in Accademia, ma non ci aveva mai fatto troppo
caso.
Sapeva solo che era una neo diplomata come lui, perché
l’aveva incrociata tre
giorni prima alla festa che c’era stata per i nuovi genin.
Mikoto,
che aveva preso sulle gambe Sasuke che tirava una ciocca di capelli
della
piccola Sakura tutto interessato, sorrise più ampiamente.
« Oh allora vi conoscete
già! Meglio, meglio »
« Demo, veramente
… »
Iniziò
il giovane shinobi, accigliato, provando a spiegarsi meglio visto che,
evidentemente, la sua kaa-san non sembrava aver capito.
Ma
venne zittito dalla parigrado che, afferrandolo per un braccio, se lo
trascinò
via senza troppe cerimonie, sotto lo sguardo divertito delle due donne.
Quando
Itachi riuscì a frenare l’avanzata
dell’irruente ragazzina, liberando con uno
strattone il suo povero braccio, questa si voltò a
guardarlo, truce, le mani ai
fianchi.
« Che
c’è? »
Il
giovane Uchiha non era mai stato un tipo di molte parole, ma ora la
situazione
richiedeva che desse fondo a tutta la sua inusata capacità
d’eloquenza.
« Come ‘che
c’è’? Sbaglio o sei
tu quella che è impazzita, rapendomi?
»
Una
smorfia si disegnò sul viso della piccola Haruno che
però non perse quell’aria
marziale.
« Sbaglio o tu stai parlando un
po’
troppo,
Uchiha? »
« …! »
Gli
zigomi affilati del bambino si tinsero appena di roseo imbarazzo misto
a un
vago senso di irritazione, così come capitava una volta ogni
cent’anni.
Quella
bambina era persino più irrispettosa e attaccabrighe
– per non dire antipatica –
di Shisui.
« Mpf »
Sbuffò,
incrociando severamente le braccia al petto.
« Allora, cosa vuoi da
me? »
L’Haruno
lo guardò sorpresa, inclinando il capo di lato,
improvvisamente critica.
« Giocare, come ha detto la tua
kaa-san, no? »
Il
genin del Ventaglio assottigliò gli occhi scuri, facendo
risaltare i lunghi
segni neri simili a occhiaie sotto essi – sfido, chiunque le
avrebbe avute con
una sirena ambulante per fratello! –.
Quella
piccola, strana, kuinochi non gliela contava giusta.
« Cosa vuoi veramente »
Per
un attimo credette di aver sbagliato valutazione, ma Sachiko
cancellò quell’aria
di angelico svagamento che la faceva sembrare quasi
innocente per cedere il posto a un sorrisino di sprezzante
maliziosità.
« Non per nulla sei un genio,
Uchiha »
«
Itachi »
La
corresse nervosamente quello, senza mutare l’espressione
pacata sul suo visetto
fin troppo severo e adulto per i suoi sette e rotti anni.
Le
fini sopracciglia della bambina guizzarono un istante, donandole un
aria
comicamente confusa.
« Eh? »
L’Uchiha
le diede le spalle, appiattendo le labbra sottili. Gli seccava
immensamente
dove ripetere due volte la stessa cosa.
Già,
quella Sachiko ogni secondo che passava era sempre più
simile a suo cugino.
Una
catastrofe.
« Ho un nome: Itachi »
Quella
scrollò le spalle, indifferente.
« Come vuoi, ma sappi, Itachi,
che noi due saremo
nello stesso team! »
Un
brivido di terrore scosse la schiena del bambino, che si
voltò, impallidendo,
verso la piccola genin.
« Che … chi
… come lo sai? »
L’altra
scosse nuovamente il capo, chiudendo gli occhi con aria di importanza.
« Non me
l’ha detto nessuno, lo so e basta. E ora, giochiamo! »
§
Mentre
tornavano a casa dal Parco, Mikoto aveva sorriso a un Sasuke
addormentato dopo
il troppo giocare con la sua nuova amichetta, prima di voltarsi verso
l’altro
figlio che camminava al suo fianco, silenzioso, come un automa,
improvvisamente
memore di ciò che doveva dirgli.
«Akira è proprio simpatica,
sai? Domani ho invitato lei
è le sue bambine per un
tè. Rivedrai Sachiko, non sei contento? »
Il
ragazzino si era come congelato sul posto, costringendo la madre a
fermarsi e
voltarsi nella sua direzione, preoccupata.
« Itachi?! Itachi mi hai
sentito? Ho detto … »
« H-hai, kaa-san. Sono contentissimo »
Aveva
poi esalato il piccolo shinobi con un sorriso forzato e alquanto idiota
stampato sul viso.
La
donna aveva annuito, guardandolo critica, prima di riprendere a
camminare verso
il Quartiere Uchiha.
Itachi
si era affrettato a raggiungerla, in mente solo un pensiero;
Quella
si che era una vera catastrofe!
Angolino
di R e d_V a m p i
r e
Una
nuova raccolta, si lo so, sto male credo si fosse capito, vero? xD
Ma
oramai credo di essermi innamorata del mio OC, quindi ecco a voi una
raccolta
di piccoli pezzi di vita degli Uchiha ( Sasuke, Itachi e Shisui ) e le
sorelline Haruno ( Sachiko e Sakura ) dagli albori della loro
‘amicizia’
passando per le varie prove, gli anni, l’evoluzione dei loro
sentimenti, lo
sterminio del Clan che pone fine a tutto, il tradimento di Sasuke e
alla fine
la morte di Itachi e tutto ciò che ne consegue.
Per
far in modo che Sachiko sia parte integrante della storia, per vederla
come uno
dei personaggi di Kishimoto e non solo un OC ( speranza esagerata e
vana òwò ).
Spero
di riuscire a trattarli bene e non fare diventare Sachiko una Mary Sue.
Questa
è per chi sta seguendo “Maybe
a Dream” e
conosce già Sachiko Haruno ( anche se qui la vedremo solo
come Sachiko, e non
come Sachiko/Alessia ).
Un ultima cosa, da sabato partirò per una (meritata xD)
vacanza in Calabria e
tornerò fra quindici giorni. Sicuramente lì
non avrò possibilità di collegamento ad internet
( purtroppo non sono ancora
riuscita a convincere i miei a comprarmi un portatile .___. ) quindi
tra oggi e
domani posterò un nuovo capitolo della raccolta, e , se
c’è la faccio, anche
quello nuovo della long.
Al
prossimo capitolo, quindi.
Ciaossu!