Ragazzi abbiate pietà, è la mia prima storia, il primo capitolo!
"La caduta" rappresenta una metafora, ma penso che lo capirete da soli leggendo questo capitolo ed il successivo con il quale si concluderà la storia.
Diciamo che non è una vera e propria storia, i nomi dei personaggi neanche si conoscono, non ho pensato a questo, ma piuttosto a dare vita ai sentimenti ed alle sensazioni di una giovane ragazza vittima di quel sentimento che ci sovrasta tutti, l'amore.
E' un viaggio interno nei cuori di due persone.
Ora smetto di annoiarvi e vi lascio alla mia prima creazione. ^^
Ero solamente una ragazzina quando accadde, ma quel fatto mi segnò per sempre.
Successe che quella torrida estate, cercavo un po' di fresco e quel giorno pensai di averlo trovato: ero davanti a te e mi sembrava di essere rinata, mi sentivo invasa da un'inebriante e sconvolgente sensazione, qualcosa di mistico e misterioso mai provato prima.
Nonostante solitamente io fossi abbastanza razionale, quella volta non riuscii a fare a meno di voler scoprire di più, di voler scavare in te, a fondo.
Fu così che mi sporsi troppo e caddi, caddi in te. All'inizio fu piacevole, mi sentivo cullare, nuotavo nell'acqua fredda e ti scoprivo pian piano. Poi incominciai a sentirmi intrappolata in una melma gelatinosa, quasi incollata a te; mi scrollavo ma non riuscivo a liberarmi, come una libellula appiccicata ai fili di una ragnatela, che si divincola sapendo di andare incontro ad una morte sicura.
Avevo trovato il fresco, ma non mi bastava più. Ero finita troppo in te, troppo a fondo e non riuscivo più ad uscirne. Ora il calore del sole mi mancava, mancava alla mia pelle che si sentiva raggelare, mancava a me che mi sentivo soffocare.
E dimmi tu, che avrei potuto fare? Laggiù immersa in te, fino a scomparire, fino a sentirmi mangiare viva dalla tua anima.
Avrei voluto essere più temeraria e cercare di uscire, di andarmene, però da sola non ce la facevo: avevo bisogno di una spinta, ma tu molto probabilmente non eri neppure conscio della mia gracile presenza.
Superai la prima parte di te, quella più sporca e raggrinzita, quella che usi come scudo, quella per cui la maggior parte della gente dice di conoscerti, quella che in realtà non vale nulla perché l'hai riempita di inutili bugie. Arrivai così al secondo strato, beh sono sicura che tutti siamo fatti a strati, un po' come le cipolle, però tu ne avevi infiniti, non si arrivava mai a qualcosa di concreto. Continuavo a scavare, mi facevano male le dita, ma non arrivavo mai al tuo ultimo strato, avevi sempre qualcosa da nascondere, qualche timore, qualche mistero.