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Autore: elyxyz    05/08/2010    33 recensioni
“Gaius! Aspettate! Cosa...?” esclamò il mago, squadrandolo come se fosse impazzito.
L’uomo ricambiò lo sguardo. “Perdonate l’ardire, ma... potrei sapere chi siete?”
“Sono
io!” sbottò allora, allargando le braccia “Gaius! Che scherzo è mai questo?!” domandò retorico, battendosi il petto. “Non mi ricono-” Merlin boccheggiò incredulo, accorgendosi di colpo del florido seno che stava toccando, e lanciò un gridolino terrorizzato. Fu per istinto che raccattò il lenzuolo e si coprì alla bell’e meglio.
Gaius se ne stava sull’uscio, sbigottito anche lui.
“Merlin?” bisbigliò alla fine, come se dirlo ad alta voce fosse davvero
troppo.
“Sì, sono io!” pigolò l’altro. “O almeno credo!”
“Che diamine ti ha fatto Ardof?!” l’interrogò l’archiatra.
(...) Merlin si coprì gli occhi con le mani, mugolando. “Come spiegherò questo ad Arthur?”
[Arthur x Merlin, of course!]
NB: nel cap. 80 è presente una TRASFORMAZIONE TEMPORANEA IN ANIMALE (Arthur!aquila) e può essere letto come one-shot nel caso in cui vi interessi questo genere di storie.
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Slash | Personaggi: Merlino, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: What if? | Avvertimenti: Gender Bender | Contesto: Prima stagione, Contesto generale/vago
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Nuovo traguardo da condividere con voi: questo è il 301° capitolo che carico su EFP

Nuovo traguardo da condividere con voi: questo è il 301° capitolo che carico su EFP!

(Sì, ho voluto superare la soglia, prima di dirlo, per scaramanzia… XD)

 

E un grazie di cuore a tutti quelli che mi hanno fatto gli auguri di compleanno! ^__^

 

Note: il seguente scritto inizia a contenere lievi (e confusi XD) riferimenti slash; più avanti si avrà lo slash più definito.

 

Riassunto: Merlin è abituato a salvare la vita all’Asino Reale senza che questi se ne accorga, ma stavolta non tutto va per il verso giusto. Colpito dall’incantesimo del malvagio Ardof, il nostro mago farà i conti con una sconvolgente novità: egli si risveglia trasformato in una donna.
Solo Gaius conosce il suo segreto e, finché non troverà il modo di tornare normale, dovrà inventarsi delle scuse plausibili e prendere il posto di se stesso al servizio del principe. Come riuscirà a conciliare questa ‘nuova situazione’? Come si evolverà il suo rapporto con Arthur?

 

 

Grazie di tutte le recensioni ricevute. *inchin* Spero che la storia rimanga all’altezza delle vostre aspettative!

Vorrei dedicarla a quelle persone che hanno recensito il precedente capitolo:

bilancina92, miticabenny, Yuki Eiri Sensei, Archagel06, angela90, Benzina, _Saruwatari_, Dasey91, chibimayu, Aleinad (Ciao! Benvenuta!^^ grazie per le tue bellissime parole, spero che la fic continui a piacerti), Orchidea Rosa, LaTuM, damis, saisai_girl, GiulyB, Tao, mistica, _ichigo85_, bollicina, GiuLy93, mindyxx e Rozalia.

E a quanti commenteranno (SE vi va di recensire anche dei capitoli più indietro di questo, il vostro parere non andrà perduto!).
Ai vecchi e ai nuovi lettori.

Grazie.

 

The He in the She

 

(l’Essenza dentro l’Apparenza)

 

 

 

Capitolo XXI           

 

 

Erano più di due settimane, che il principe non perdeva occasione per trascinarsi la sua entusiasmata valletta a caccia. La stagione venatoria era particolarmente propizia, quell’anno, e lei sembrava finalmente dargli le soddisfazioni che col suo cugino idiota non aveva mai avuto.

 

Ma non era ancora l’alba, quel dì, e Merlin dormiva il meritato ‘sonno dei giusti’, benché fosse un sonno alquanto agitato.

“No… no, Sire… la gogna… di nuovo… no!” piagnucolava, in quello spiacevole delirio onirico.

 

Arthur squadrò Linette alquanto sorpreso.

Ignorava il fatto che la sua presenza popolasse gli incubi della sua serva. Soprattutto considerando che lui non l’aveva mai messa alla gogna, fino a quel momento.

 

Ad ogni modo, riacquisendo l’aria furtiva con cui era giunto fin lì, le toccò una spalla per destarla.

 

La ragazza, però, continuando a mugugnare, si girò dall’altra parte, borbottando un assonnato “Gaius… ancora… due minuti… per pietà…”

 

Ma Arthur non era Gaius, e non si fece impietosire. La scrollò di nuovo, stavolta meno gentilmente.

 

Lin, aprendo gli occhi e trovando il suo signore lì, di fronte a sé, scattò a sedere, guardandosi attorno spaesata. “Maestà!” ansimò, scombussolata. “Va a fuoco il castello?!” domandò, senza accomodare la veste che Gwen le aveva fatto comprare per costrizione.

 

Guardandole il seno che si intravvedeva dalla scollatura slacciata, per la prima volta da che era sgattaiolato lì, il principe realizzò che, forse, non era stata un’idea veramente geniale recarsi lì dentro, come gli era parsa così, su due piedi, quando l’aveva formulata.

Si raschiò la gola tossendo, distogliendo lo sguardo da lei, e lanciando un’occhiata vaga al caos mostruoso che regnava tutt’attorno.

Anche in quello, si accorse, Lin era identica a Merlin.

 

“Uhm… no, veramente no. Non brucia niente. Volevo andare a caccia e sono venuto a chiamarti.” Le spiegò, decidendo che le aveva concesso abbastanza tempo per rendersi presentabile e che quindi poteva tornare a guardarla senza pudori.

 

Linette però era rimasta ferma, tale e quale. Con i capelli sciolti e la spallina della camicia da notte che penzolava dalla spalla. “Caccia?” ripeté ella, strofinandosi il viso minuto in modo poco femminile. “Ma Sire! Non è neppure l’alba!” protestò, sbadigliando, senza mettersi una mano davanti alla bocca.

 

“Esattamente.” Concordò lui, in un tono forzatamente entusiasta. “E quando le prede usciranno dalla tana, noi saremo già lì ad attenderle.” La persuase, muovendo le sopracciglia in modo significativo.

Ed era un peccato che la sua interlocutrice fosse così insonnolita da non cogliere quelle sottigliezze; la sua regale arguzia, purtroppo, veniva in tal modo irrimediabilmente sprecata.

 

“Forza, alzati e vestiti!” le ingiunse. “Ti… ti aspetto fuori casa.”

 

Merlin scosse il capo, facendo ondeggiare i lunghi capelli sciolti.

“Sire, temo sarebbe alquanto compromettente per voi, se le guardie reali vi scoprissero qui davanti a quest’ora.” Gli appuntò. “Potete aspettarmi di là, anche se Gaius sta dormendo…”

 

Arthur dimostrò immediatamente la sua ritrosia. “Ma… quello sul letto dell’infermeria non è Sir Leonard?”

 

“Sì, Maestà. Non abbiamo ancora capito cos’abbia. Il poveretto soffre di terribili febbri…”

 

Il principe allora ansò. Poi tossì il suo nervosismo. “Preferisco dover affrontare le allusioni delle mie guardie, piuttosto che…”

 

“D’accordo, Vostra Altezza.” Eruppe il mago, alla fine. “Potete restare qui. Ma abbiate la decenza di voltarvi mentre mi preparo.”

 

E prontamente l’erede al trono si girò di schiena e, afferratala malamente, si stravaccò sull’unica sedia della stanza, fissando con interesse le crepe del muro spoglio di fronte a lui. Ma il silenzio gli pesava. Minuto dopo minuto. E i movimenti attutiti di lei non aiutavano a placare la sua fantasia, così vivacemente incagliata nel ricordo recente e vivido della veste scollata.

Tossicchiando per l’ennesima volta, propose un “Gradirei che Merlin non venisse a sapere di questo fatto.”

 

“Io gradirei che nessuno lo venisse a sapere, Sire.” Precisò l’altra, cercando a tentoni la propria bandana. “Ora potete girarvi.” Gli disse, ricevendo in cambio un sospiro che sapeva di… di sollievo?

 

Arthur osservò la propria attuale valletta personale, vestita con gli abiti del suo precedente valletto personale, e boccheggiò. Con i capelli ancora dentro alla maglia da sembrare quasi corti, il profilo di Lin era identico a quello di Merlin.

Per un istante, il nobile fu quasi certo che davanti a lui ci fosse il suo servo idiota, non sua cugina.

Poi però il momento svanì e lui si diede dello sciocco. Probabilmente era colpa della penombra che giocava strani scherzi, oppure del sonno, o dell’ora bizzarra.

 

A-andiamo?” domandò, meravigliandosi del suo tono incerto che stupì pure se stesso.

 

Mentre Linette cercava di farsi una treccia approssimativa, gli lanciò una scarsa polemica. “Io preferirei che tornassimo a letto, ma se ci tenete tanto… andiamo.” Concesse.

 

Fu solo dopo averla detta, che i sottintesi di quella frase divennero palesi.

Merlin arrossì di botto, fingendosi impegnato a cercare chissà cosa sotto al materasso, per nascondere l’incredibile imbarazzo e il principe, non sapendo bene come rispondere a dovere, lo aveva preceduto fuori da lì, incurante del paziente infermo che, in quel momento, era diventato il male minore per lui.

 

 

***

 

 

Quel giorno di caccia era stato fin troppo tranquillo, quasi noioso.

Arthur aveva ucciso già cinque lepri senza la minima fatica e si era lamentato che così non c’era gusto.

Merlin comunque si era guardato bene dal consigliargli di tornare a casa, benché si fossero allontanati parecchio da Camelot – complice la bella giornata dopo tanta pioggia e la voglia di rimanere ancora nei suoi comodi abiti per un po’.

Ad un certo punto, però, mentr’erano in mezzo al bosco, sentirono un grido femminile raccapricciante.

 

Il principe, allarmato, si voltò sulla sella verso Linette e le intimò di stare attenta: “Resta qui, fuori dai guai!”

 

Ma l’urlo atroce si ripeté e lui, senza attendere risposta dalla valletta, lanciò il cavallo al galoppo.

Merlin, come ovvio, non pensò minimamente ad assecondarlo e gli andò dietro, benché altrettanto agitato e con i sensi all’erta.

 

Il rumore, scoprirono, proveniva da una casa di legno, una cascina.

Era seminascosta dalla folta boscaglia e solo all’ultimo la si scorgeva, dietro una collinetta.

 

Mentre smontavano da cavallo e si armavano in fretta – non prima che il giovane Pendragon l’avesse fulminato con un’occhiataccia per la sua disubbidienza – lo strepito si ripeté, più angosciante perché ravvicinato.

 

Che ci fossero dei banditi? Dei malintenzionati di passaggio? O un marito violento?

Lo stregone temette il peggio, per quella donna che forse…

 

Il principe non gli diede modo di riflettere oltre, perché se lo trascinò dietro nell’ispezione che dovevano fare, percorrendo – accucciati e guardinghi – il perimetro dell’umile edificio.

Niente. Nessun segno di effrazione o di attacco estraneo. Ma forse il pericolo era dentro...

 

E l’ennesimo gemito disumano lo confermò. Dio, la stavano torturando?

 

Arthur entrò com’era nel suo stile, abbattendo la porta con la spada sguainata, pronto a difendere l’indifesa… donna sul letto.

 

C’era solo una donna nella stanza, raggomitolata su un giaciglio malconcio, in evidente stato di gravidanza e di dolore.

Merlin entrò dopo di lui, ingoiando – a quella vista – qualunque cosa stesse per dire.

 

Capirono all’istante cosa stava avvenendo, tuttavia la cosa non li rincuorò.

Per pura, superflua precauzione, l’erede al trono fece il giro delle due minuscole stanze in perlustrazione, ma non v’erano nemici né pericoli.

 

Il mago intanto si era chinato al fianco della partoriente, spaventata e stordita dalla loro invasione e dalla sofferenza che sembrava provare.

 

“Signora… mi sentite?” le disse, in tono calmo e rassicurante.

 

Ella sbatté le palpebre, per metterlo a fuoco, rantolando ansimi angoscianti.

 

“Non… non abbiate timore,” la incoraggiò. “Non vogliamo farvi del male.”

 

Dopo aver atteso un cenno del capo da parte della contadina, egli proseguì. “Mi chiamo Linette, ed egli è il principe Arthur Pendragon. Qual è il vostro nome?”

 

La poveretta lanciò uno sguardo stralunato all’uno e all’altra, poi si inumidì le labbra riarse e sussurrò: “Suzanne.”

 

“Oh, è un piacere conoscerti, Suzanne.” S’intromise il Regale Asino, senza tante cerimonie. “Di grazia, dov’è il tuo sposo?”

 

La donna lanciò un grido lancinante che fece rabbrividire entrambi; poi, spossata, spiegò loro che il parto era prematuro di quasi un mese, e che la comare che avrebbe dovuto assisterla ovviamente non sarebbe arrivata prima della prossima luna crescente.

Perciò suo marito, Sigmund, era andato a piedi a chiamare la levatrice nel villaggio più vicino.

 

‘Vicino’ era un eufemismo, visto che erano in mezzo al nulla!, si disse Merlin, ma era certo che anche il suo signore pensasse la stessa cosa, considerando l’espressione sconcertata sul nobile viso.

 

La strada inoltre era impraticabile col carro, a causa delle piogge torrenziali dei giorni scorsi.

Spostarla da lì era impossibile.

 

“Se ha le doglie dall’alba…” ponderò lo stregone, preoccupato. “Temo che… che  non manchi molto.”

 

Il principe ingoiò un’imprecazione.

Oh, fantastico! Fantastico!

Una partoriente, in procinto di scodellare, tutta sola. Completamente sola.

Arthur avrebbe preferito combattere contro un’intera banda di criminali o qualche mostro magico, piuttosto.

E non sembrava certo che la sua serva fosse molto più entusiasta di lui.

 

Facendole un cenno con la testa mentre rinfoderava la spada, egli si fece seguire fuori dalla casupola, nell’aia antistante.

 

“Se è davvero partito alle prime luci, suo marito oramai sarà di ritorno, è questione di poco.” Premise, come se volesse illustrare alla sua servitrice un piano di guerra. “Non dobbiamo necessariamente aiutarla… Le femmine hanno sempre partorito da sole, fin dalla notte dei tempi!”

 

Merlin lo squadrò sconcertato. “Solo gli animali lo fanno, non le donne!”

 

“Non importa! Lasceremo che la Natura faccia il suo corso!” reiterò il nobile, ansioso di andarsene. “E tutto andrà benissimo!”

 

“Oh, benissimo!” gli fece il verso la ragazza. “Avete una vaga idea di quanta gente muoia durante il pa-

 

Arthur lo fulminò con lo sguardo e lo stregone si zittì di colpo.

“Perdonate.” Biascicò poi, muovendosi a disagio sull’erba del prato. “Ma non ho intenzione di abbandonarla al suo destino!” precisò battagliero, qualche istante dopo, ritornando dentro per assistere la donna sofferente.

 

Il principe inveì tra sé e rimpianse di non essersi girato dall’altra parte del letto quando, quel mattino, gli era nata quella bizzarra idea, fuori programma, di andare a caccia.

Ma a questo punto erano lì, e la sua valletta si aspettava una risposta appropriata da lui.

 

D’accordo. Qualcuno doveva prendere in mano la situazione, no?

 

Linette!” esclamò solenne, rientrando anch’egli, rivolgendosi alla sua servitrice che stava passando una pezzuola umida sul viso stravolto della signora.

 

“Sire?”

 

“Occupatene tu!” le ordinò, perentorio. “Io sono un cavaliere! Io uccido Grifoni! Io combatto Bestie Erranti! Io non faccio nascere bambini! E’ una cosa da donne! Sì, Linette, occupatene tu!” ripeté, risoluto.

 

Merlin strabuzzò gli occhi.

“Siete per caso impazzito?!” saltò su, fronteggiandolo.

 

E Suzanne gemette nuovamente con alte grida, ma a quel punto nessuno dei due le dava retta, mentre discutevano a gran voce.

 

“Tu sei l’apprendista del medico di corte e sei una ragazza, avrai già avuto queste esperienze al villaggio!” le sputò contro l’Asino Reale.

 

“No che non le ho avute! Ci sono le levatrici, per queste occasioni!” gli abbaiò addosso, infervorandosi. “E comunque ne ho assistito solo uno, parecchio tempo fa, aiutando Gaius!” il principe era così concentrato e preoccupato che non si accorse della gaffe di Merlin. Altrimenti avrebbe potuto chiedergli dove e quando. “E ho passato tutto il tempo a bollire acqua nella stanza accanto, perciò-”

 

Scu-scusate…” ansimò Suzanne, interrompendoli. “Ma i-io credo che…” interruppe la frase, piegata in due dal dolore e dall’urlo che fuoriuscì.

 

Arthur sventolò una mano fra sé e Linette.

“Come dicevo… Non è opportuno che io resti qui. Un uomo non deve…” e indietreggiò piano, verso l’uscita scardinata.

 

Merlin gli afferrò il mantello, strattonandolo. “Non osate abbandonarmi qui, intesi?!”

 

L’erede al trono sgranò gli occhi, impressionato da quel ruggito.

“Io veramente… Il marito!” esclamò. “Andrò a cercare il marito e la levatrice! A cavallo, ci metteremo molto meno tempo!”

 

“Col cavolo!” sibilò il mago, rafforzando la stretta sulla stoffa che li teneva uniti.

 

Linette!” si scandalizzò il nobile. “Una fanciulla non dovrebbe-”

 

Un altro grido disumano di Suzanne li interruppe, facendoli azzittire.

 

“D’accordo. Non mi muovo.” Esalò il principe, alla fine. “Ma non voglio altre madri sulla coscienza.” Si lasciò sfuggire.

 

Il servo gli lanciò uno sguardo comprensivo. Poteva intuire il suo disagio, però aveva davvero bisogno di lui.

“Insieme ce la caveremo, vedrete.” Lo rincuorò, dimostrandosi più sicuro di quanto in realtà non fosse. “E ora datevi da fare, c’è un fuoco da accendere e dell’acqua da far bollire, dei panni puliti da cercare… fingete di essere bivaccato in un accampamento e che il vostro incompetente valletto sia sparito, come sempre, quando avete bisogno di lui…” scherzò, per stemperare l’ansia.

 

Arthur stiracchiò le labbra in riflesso.

“Questo non mi è difficile immaginarlo.”

 

“Bene!” ne convenne, un po’ meno entusiasta della suddivisione dei lavori che si era dato egli stesso. “E ora io, che sarei la donna, vado ad occuparmi di questioni da donne…”

 

“Oh, adesso sì che si ragiona!” si esaltò Sua Maestà, afferrando frettolosamente un secchio vuoto, smanioso di andarsene da lì. “Il pozzo, grazie a Dio, è dietro la casa!”

 

Merlin lo osservò allontanarsi con una contentezza quasi fuori luogo e sbuffò, scuotendo il capo.

Oh, dannazione! Sempre a lui i lavori più ingrati, eh?

 

 

 

Continua...

 

 

 

Disclaimer: I personaggi citati in questo racconto non sono miei; appartengono agli aventi diritto e, nel fruire di essi, non vi è alcuna forma di lucro, da parte mia.

 

Ringraziamenti: Un abbraccio a Tao, che sopporta i miei scleri. X3

 

Note: D’accordo. Probabilmente è una precisazione inutile, ma sento il bisogno di spiegare il perché del comportamento assai poco nobile di Arthur.

Secondo me, ci sono due ragioni ben precise: la prima è che lui non ha mai superato la morte della madre, di cui si ritiene responsabile e si colpevolizza. (E’ impossibile non pensarlo, dopo il suo sfogo della seconda serie, no?). 

Io sono convinta che tutta la faccenda “nascita e parto” siano per lui un tabù. Per questo, preso dal panico, per prima cosa pensa di scappare a gambe levate da lì. Ma ho la certezza che alla fine non l’avrebbe mai fatto. Se anche Merlin l’avesse assecondato, anziché opporsi a lui, io credo che il principe sarebbe tornato sui suoi passi. Magari avrebbe fatto anche 100 metri in fuga, ma poi avrebbe fatto retromarcia. Non avrebbe mai lasciato deliberatamente una persona in difficoltà al suo destino. Punto.

Secondariamente (e qui mi sono fatta un mazzo tanto così, documentandomi ovunque), bisogna analizzare il concetto di ‘parto’ nel suo contesto medievale. Nessun uomo si sarebbe MAI sognato di avvicinarsi ad una partoriente di sua volontà, il parto era una prerogativa esclusivamente femminile. I medici maschi intervenivano solamente in rarissimi casi di gravità.

La gravidanza veniva considerata alla stregua di una malattia e quindi bisognava stare alla larga dalle donne incinte, almeno fin dopo la loro purificazione.

Beh, ho immaginato che l’Asino non fosse immune dalla mentalità dell’epoca, tanto più essendo un nobile, perché nelle corti queste cose venivano estremizzate.

Ma poi i fatti prendono il sopravvento, e a lui non resta che adeguarsi! ^__= (insomma: è un idiota, ma dal cuore tenero!), in tutto questo mi vien da dire: per fortuna che c’è Merlin!

 

L’argomento “Due disgraziati che, loro malgrado, devono assistere ad un parto” è un tema che ho già trattato secoli orsono, con mio grande divertimento, su di un altro fandom.

Questa, in realtà, sarebbe la terza volta, ma la seconda fic non l’ho mai pubblicata, perciò non vale.

(E di sicuro non sarà l’ultima, visto che sono circondata da donne gravide che stimolano la mia vena ispirativa XD).

 

Precisazioni al capitolo precedente e domande varie: (a random)

- L’accettazione dei rispettivi sentimenti per i due pucci non sarà lineare, perché credo che sia l’evoluzione più realistica; perciò avremo ancora dei capitoli di involuzione o di stallo, mescolati alla naturale prosecuzione.

- Morgana ha atteso Linette allo sbarco, e presenziare sarà inevitabile, stavolta XD

Morghy è stata molto insistente con Lin per una ragione ben precisa. Ma non ve la dico, la leggerete nei capitoli dedicati al Raduno di Cucito (che arriveranno presto^^).
E non posso anticiparvi nulla: posso solo dire che, a lei, Linette sta simpatica e che considera una buona cosa la vicinanza della valletta ad Arthur, magari il suo fratellastro si ammorbidirà un po’.

- Sì, il momento ‘pulizia della camera’ è d’ispirazione disneyana, dalla Spada nella Roccia.

- Ebbene, Merlin dorme ancora vestito da donna, perché teme gli agguati di Gwen XD
E tutta la manfrina del ‘vengo a tradimento e ti (ac)concio io’ della cara Guinevere, è servito solo al puro scopo di far intravedere la scollatura di Merlin ad Arthur. Ebbene sì, sono contorta! XD

- Vorrei precisare che Arthur è un asino, ma la sua patetica scusa sulla “caccia all’alce fuori stagione” è volutamente una sua scelta idiota. Come hanno ipotizzato alcune di voi tra i commenti, il pretesto è penoso, perché il principe ha lanciato alla sorellastra un messaggio diverso e ben preciso: Linette è la sua serva e gliela concederà in prestito solo se andrà a lui… insomma, Arthur ha volutamente fatto un dispetto a Morgana (assicurandosi che lei lo colga) e nel contempo ha messo in chiaro le cose.

Se avete altre domande, chiedete pure^^

 

 

Un’ultima cosa: un grazie enorme a chi ha letto e commentato le mie ficTrue love’s kiss” su Merlin e la RPS Bradley/Colin “Gossip Kiss (Qualcosa di cui sparlare)”.

E un grazie di cuore a chi commenterà.

 

 

Infine: Ho raggiunto stamattina le 275 preferenze come autrice tra gli utenti di EFP, e molti vengono da questo fandom.
Grazie della fiducia. *inchin*

 

 

 

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Come sempre, sono graditi commenti, consigli e critiche.


Grazie (_ _)

elyxyz

 

   
 
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