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Autore: Malitia    05/08/2010    5 recensioni
Introduzione modificata. E' vietato l'uso del tag b se non in casi particolari, come per segnalare vittore (primo posto) in concorsi.
Rinoa81, assistente amministratrice.

La vita di Marguerite cambia quando, indotta dalla sorella, accetta all'età di 15 anni di diventare la moglie di un uomo maturo e senza scrupoli. Trasformata in una creatura rancorosa e furente, si trasferisce a Parigi tre anni dopo aver contratto il suo sfortunato matrimonio, e qui incontra per la prima volta l'amore. Ma potrà sfuggire dalle grinfie del marito?
Dall'ultimo capitolo:
Marguerite socchiuse gli occhi, confidando che il buio non rivelasse quell’attimo di debolezza. - Dei, santi, angeli, Madonne, papati…cosa ci danno? Ore di preghiere, false speranza, fiducie mal riposte. Bianco e nero, male e bene, inferno e paradiso, dov’è la giustizia? Un dio che permette le guerre, che chiude gli occhi davanti ad omicidi, truci dazioni, sangue, stupri! Un diavolo tentatore che diffonde i male, che si bea del dolore, che agisce impunito. L’unico modo per sopravvivere è cedere all’odio, corrompersi e dimenticare la coscienza, ma al prezzo della propria anima. Chi, in questo mondo, si mantiene ancora puro? Chi merita il paradiso? Bambine vendute a ricchi mercenari senza scrupoli, società ipocrite, sporche e sanguinarie! Bugia, non v’è altro che bugia in questo e quell’altro mondo, niente in cui credere, niente per cui valga la pena lottare. Il lercio contamina il puro, la notte eclissa il sole. Nè bene, né male, una sola unica creatura. Né inferno, né paradiso, soltanto questa terra meschina, e null’altra certezza se non quella della morte-. Marguerite continuò a tendere gli occhi chiusi, il battito incessante del proprio cuore che le assordava i timpani. Sentì che Lemaire si stava avvicinando e li riaprì controvoglia. Era a pochi centimetri da lei, evidentemente scosso. La sua fredda impassibilità si era sgretolata. - Niente per cui valga la pena di lottare, Madame? E l’amore?-.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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16 Marguerite lo guardò scomparire dietro una tenda dorata e rimase inerte al centro della sala. Le altre coppie si erano già disperse e chiacchieravano allegramente in piccoli gruppi. Rimase qualche secondo interdetta, senza pensare a niente. 
- Non c’è un gran caldo, Madame?-. 
Una voce allegra alla sua destra la riscosse. Si voltò e vide il faccino lieto di Mademoiselle Celine Lemaire sorriderle. Alle sue spalle, Hugo conversava amorevolmente con la più grande, sebbene i sentimenti del primo non corrispondessero a quelli della seconda. Louise era un perfetto esempio di buona educazione. Lo ascoltava, annuiva, diceva qualche parola ogni tanto. Il suo bel viso era persino concentrato nello sforzo di capire di cosa stessa parlando il logorroico interlocutore. 
Marguerite ebbe pena di quella povera ragazza, ma non si sentì in vena di andarla a salvare dalla perfidia del marito. 
Si ricordò del visino che la guardava attendendo una risposta ed annuì. 
- Tutto questo ballare mi ha messo un caldo enorme, nonostante sia solo marzo. Che ne direbbe di fare una passeggiata in giardino? E’ molto bello e sarei felice di conoscerla meglio-. 
Marguerite impiegò qualche momento per assimilare l’informazione. Giardino? Caldo? Conoscerla meglio? 
Valutò una possibile scusa per rifiutare. Aveva freddo? Stava male? Il fratello le aveva pestato un piede e non era nelle condizioni di poter camminare?, quando si chiese perché avrebbe dovuto eludere quell’invito gentile. Il fatto che da qualche parte anche lui gironzolasse per il giardino, non voleva dire niente. Che cosa le importava? Niente. Assolutamente niente. Chiederle il nome era stato solo…solo uno spunto di conversazione. Ecco. Uno spunto di conversazione. Sorrise soddisfatta della sua spiegazione. 
- Sì, penso che sarebbe piacevole-, le rispose. 
Mademoiselle Lemaire le porse il braccio ed entrambe uscirono all’aria aperta. 
Il giardino era ben illuminato, profumava di lillà. Celine le fece fare il giro della casa, e sul retro si avviava un boschetto di proprietà dei Lemaire. 
- Vi piace passeggiare, Madame?- le chiese. 
Marguerite ricordò il piacere di una volta, quando traeva godimento da ogni frammento della campagna. Amava fare lunghe passeggiate, respirare il tepore del sole, cogliere i fiori e cavalcare indisturbata. 
Sospirò. Da qualche tempo tutto era cambiato. 
- Molto-, rispose. 
- Eppure non mi sembrate felice. Pensavo di darvi un sollievo permettendovi di camminare un poco- 
Marguerite ne fu sorpresa. 
- Come mai?- 
- Beh, eravate un poco pallida. E non avete riso molto durante la serata. Sapete, i balli sono divertenti-. 
Le scappò un sorriso.- A Bordeaux i balli non erano molto divertenti, rappresentavano soltanto un modo diverso di passare la serata. Sapete, mio marito si interessa sempre di politica…-. 
- Oh, capisco. Beh, spero che questo ballo sia un’eccezione. Io e Louise abbiamo faticato molto perché riuscisse-. 
Marguerite si sentì in dovere di rassicurarla.- Posso garantirle che è un ballo divertentissimo, Mademoiselle-. 
Celine ne fu sollevata e per un po’ restarono in silenzio, ascoltando soltanto il frinire dei grilli. 
- Madame, posso farvi un domanda?-, disse ad un tratto.- Non mi permetterei mai di chiedervelo se non avessi la parziale certezza che siamo coetanee-. 
- Dite pure-. 
- Quanti anni avete? Siete molto giovane, signora, e mi ha sorpreso sapere che avete già un figlia-. 
Marguerite si sentì un attimo stringere il cuore. Se si fosse trovata con qualcun altro probabilmente avrebbe trovato il modo di sviare la domanda, o di rifiutarsi di rispondere. Aveva intuito che l’interesse della ragazza non riguardava tanto l’età, quanto il matrimonio e il fatto che avesse una “figlia”. Invece, per una volta, si sentì rispondere sinceramente. Pensò che in seguito avrebbe potuto pentirsene, ma scacciò dalla mente quella ipotesi e lasciò alla bocca il compito di liberarla. 
- Ne ho 18, Mademoiselle. Sono sposata da tre anni, e la piccola Charlotte ne ha soltanto uno-. 
Nella penombra, vide Celine sgranare gli occhi. 
- 3 anni? vi siete sposata a soli 15 anni?-. 
Marguerite annuì. 
- Avevo perso un anno prima i miei genitori. Io e mia sorella Georgette andammo a vivere con i nostri zii a Bordeaux, e lì incontrai Monsieur Rimbaud. Dopo qualche mese di corteggiamento, il giorno del mio compleanno mi chiese di sposarlo. E così mi ritrovai con la fede al dito a soli 15 anni-. 
- Perdonatemi, ma vostra sorella era più piccola?-. 
Marguerite scosse la testa.- No, aveva l’età che ho io adesso. Ma Monsieur Rimbaud voleva me, e io non potei far altro che acconsentire-. 
Celine guardò quella bellissima fanciulla e ne carpì l’assoluta infelicità. Pensò che Adrien non avrebbe mai permesso a lei o a Louise di sposare qualcuno che non amavano –perché era ovvio che lei non amava Hugo Rimbaud – e si disse che la vera tragedia di quella ragazza fosse che era sola al mondo. Fu colpita dalla terrificante quanto veritiera consapevolezza che Madame Rimbaud non aveva nessuno che l’amasse e nessuno che lei potesse amare, ad eccezione della figlia. 
- Oh, che sbadata!- esclamò.- Ho dimenticato il ventaglio!-. 
- Il ventaglio? Ma non c’è abbastanza fresco qua?-. 
- Oh no, no!si muore letteralmente di caldo! Perdonatemi, vado a prenderlo-. 
- Mah…-. 
- Ci metterò un attimo, ve lo prometto!-. 
Marguerite non ebbe il tempo di ribattere che Celine era già corsa via. 
Sospirò e si guardò intorno. Si trovava ai piedi di un portico di legno, nel cui centro la statua di un piccolo angelo sembrava invitarla ad entrare.
Marguerite si disse subito di uscire da quella costruzione e di attendere Mademoiselle Lemaire fuori. Ma i suoi piedi continuarono ad avanzare, facendo tutto l’opposto di ciò che le diceva le diceva la testa. Il portico circolare era decorato da fiori e piante, e ai lati vi erano due panchine. Sembrava un piccolo angolo di paradiso, un ritaglio fuori dal mondo. Si soffermò davanti l’angelo. 
Aveva guance paffute e riccioli morbidi che gli ricadevano sulla fronte. Con il viso tra le mani e le belle labbra imbronciate, i gomiti appoggiati alle gambine, osservava l’orizzonte. Nonostante le ali piumose, aveva un’aria buffamente umana. 
- Vi piacciono gli angeli, signora?-. 
Marguerite sussultò e si girò di scatto. Anche se da un paio di giorni, aveva imparato a conoscere ogni sfumatura di quella voce. Non lo vedeva chiaramente per via della penombra, ma sapeva che era lui allo stesso modo in cui sapeva che il su cuore batteva e le mani tremavano. Deglutì e risolvette di adoperare un tono di voce fermo ma distaccato. 
- Ho smesso di credere nel paradiso qualche anno fa, Monsieur Lemaire - . 
L’uomo fece un passo verso di lei, illuminato dal chiarore della luna. Marguerite non potè fare a meno di notare quanto fosse bello, con una mascella forte e le ciglia lunghe, e che sebbene il fisico o il viso fossero virili, qualcosa in quel volto sfuggiva all’eccessivo rigore. Un movimento accennato della bocca, forse, o un guizzo divertito degli occhi. Era qualcosa di molto simile ad un uomo, ma conservava ancora un brandello della propria fanciullezza. 
- E, di grazia, come mai?- chiese. 
Marguerite socchiuse gli occhi, confidando che il buio non rivelasse quell’attimo di debolezza. 
- Dei, santi, angeli, Madonne, papati…cosa ci danno? Ore di preghiere, false speranza, fiducie mal riposte. Bianco e nero, male e bene, inferno e paradiso, dov’è la giustizia? Un dio che permette le guerre, che chiude gli occhi davanti ad omicidi, truci dazioni, sangue, stupri! Un diavolo tentatore che diffonde i male, che si bea del dolore, che agisce impunito. L’unico modo per sopravvivere è cedere all’odio, corrompersi e dimenticare la coscienza, ma al prezzo della propria anima. Chi, in questo mondo, si mantiene ancora puro? Chi merita il paradiso? Bambine vendute a ricchi mercenari senza scrupoli, società ipocrite, sporche e sanguinarie! Bugia, non v’è altro che bugia in questo e quell’altro mondo, niente in cui credere, niente per cui valga la pena lottare. Il lercio contamina il puro, la notte eclissa il sole. Nè bene, né male, una sola unica creatura. Né inferno, né paradiso, soltanto questa terra meschina, e null’altra certezza se non quella della morte-. 
Marguerite continuò a tendere gli occhi chiusi, il battito incessante del proprio cuore che le assordava i timpani. Sentì che Lemaire si stava avvicinando e li riaprì controvoglia. 
Era a pochi centimetri da lei, evidentemente scosso. La sua fredda impassibilità si era sgretolata. 
- Niente per cui valga la pena di lottare, Madame? E l’amore?-. 
Marguerite si lasciò andare ad una risata isterica, coprendo la bocca con una mano e asciugando le lacrime che le spuntarono agli angoli degli occhi con l’altra. 
- L’amore, Monsieur?- disse,- l’amore non esiste, non è altro che l’illusione di poveri sciocchi! Mi faccia un esempio di vero amore, Monsieur Lemaire, coraggio! Nemmeno l’amore di un figlio verso un padre, di un fratello per una sorella è disinteressato, figuriamoci quello di un marito per una moglie! Esiste la passione, ve lo concedo. Ma quella svanisce presto e cerca altrove il suo alimento. Niente è incontaminato, e in questo luogo non vi è posto per l’amore, e non vi è mai stato-. 
Lemaire strinse le labbra. 
- Non è così, Madame. Il mondo è certo un luogo ignobile, ma esistono persone che credono in alti valori, che sopravvivono grazie all’amore. Dite così perché siete stata ferita in passato-. 
Marguerite contrasse la mascella, indignata. 
- Ferita? Come fate a dire che sono stata ferita? Mi conoscete, forse?- 
- No, ma…- 
- Siete comparso nella mia vita da due giorni, Monsieur, e pretendete di sapere tutto di me. Tralasciando il fatto che finora mi avete sempre messo i bastoni tra le ruote, trovo i vostri modi arroganti, e la vostra personalità si impone a forza nei pensieri della gente-. 
- Mi avete pensato?-, sorrise. 
Marguerite arrossì. 
- No, certo che no, perché avrei dovuto? Ma non siete altro che un impiccio, signore, di gradevole avete solo questa villa e le vostre sorelle. Mi dispiace essere franca, ma devo confessarvi che non vi sopporto-. 
Quelle parole, anziché scatenare ira o rammarico, produssero l’effetto di far sorridere il ragazzo. Marguerite ignorò lo spasmo al ventre e cercò di continuare imperterrita. 
- E in un momento del genere, voi sapete solo sorridere! Ecco, come dicevo prima! Siete un arrogante, un presuntuoso, un…-. 
Lemaire si avvicinò pericolosamente a lei. Marguerite non potè far a meno di fissare la bocca sinuosa del ragazzo, ma cercò di indietreggiare. 
- Un…-. 
Niente. Aveva dimenticato tutto. Il filo del discorso, cosa stava dicendo…cosa diavolo stava dicendo? 
Lemaire era vicino, troppo vicino. Sentiva quasi il suo respiro sulla pelle, e quel che era peggio era che aveva voglia di sentirlo. Lui alzò il suo mento con le dita e la fissò negli occhi. Avrebbe dovuto staccarsi, andarsene, fuggire da quell’uomo, ma assisteva alla scena senza poter far niente, come se si vedesse da lontano e non potesse controllare il suo corpo. 
- Voi non sapete quel che state dicendo, Marguerite – sussurrò. 
La ragazza sgranò gli occhi sentendolo pronunciare il suo nome di battesimo –chi diamine gli aveva dato quella confidenza?!-, ma non si sentì la forza di protestare. 
- Io…lo so benissimo-, riuscì a dire. 
Adrien Lemaire le accarezzò il viso con il dorso della mano, e Marguerite socchiuse gli occhi e schiuse involontariamente le labbra. 
- Oh, no invece. Non sapete che io vi amo, Marguerite, più di quanto ami qualsiasi altro essere su questa terra, che la mia passione, come la chiamate, mi ha dato torture indicibili, e da soli due giorni. Chi siete voi, ragazzina così altera, così terribile, così invitante? Chi siete voi per avere questo potere su di me, per farmi perdere il controllo delle mie facoltà, per gettarmi nella disperazione e resuscitarne subito dopo come il più felice degli uomini? Mai in vita mia avevo incontrato una donna tanto bella e tanto forte, pensavo che non ne esistessero. Mi amerete, Marguerite, e forse un poco mi amate già, o impazzirò, morirò di dolore-. 
Marguerite non riusciva a capire ciò che Lemaire le stava dicendo, ciò che volesse da lei, e tremò all’idea che qualcun altro bramasse il suo corpo. Questa volta, però, non era Hugo. Era ipnotizzata da quegli occhi scuri, da quelle labbra, dal profilo del naso, da tutto ciò che derivava da Lemaire. Deglutì, aveva la gola secca. 
- Voi…voi siete pazzo…- 
- Shh…- 
Adrien posò lievemente la sua bocca su quella di Marguerite e non vi indugiò più di qualche secondo. Vedendo però che la ragazza non rispondeva, né lo rifiutava, la prese tra le braccia e bevve da quelle labbra rosse. 
Marguerite non sapeva cosa stesse succedendo, ma il suo corpo agì immediatamente. 
Le mani esplorarono i capelli di Adrien, lo attirarono a sé, volevano sentirlo più vicino. L’incontro delle lingue divenne frenetico, fin quando la bocca di lui si spostò sul collo di lei, quel collo pallido ed esile. 
Marguerite tenne chiusi gli occhi, non voleva vedere, non voleva sapere che quell’uomo, quell’uomo che la baciava come non aveva mai fatto nessuno, di cui sentiva la tenerezza e l’ardore fino alla punta dei capelli, non fosse suo marito. Lo abbracciò, mentre lui le copriva il viso di baci, ma seppe che era una favola destinata ad infrangersi. Quell’uomo non era suo, né per amore, né per capriccio. 
Si scostò e gli vibrò un sonoro ceffone sul viso. 
- Sono una signora, Monsieur. Vi prego di non importunarmi-. 
Lo supplicò con gli occhi di non seguirla e scappò via dal portico, fuggendo il raggio di luna che rischiarava Adrien Lemaire intontito sulla soglia.







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Grazie Miky per avermi dedicato il tuo tempo ^^
  
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