Prologo
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Memories warm you up from the inside.
But they also tear you apart.
(Murakami, Kafka on the
shore)
Prima che il piede tocchi terra ritiro la gamba e
mi richiudo nell’abitacolo. Stringo le mani sul volante, mentre gli occhi si
perdono lungo il viale alberato.
Tutto è rimasto come all’ora, all’ultimo giorno di scuola, in quella mattina di
giugno.
Il cruscotto custodisce il biglietto arrivatomi la settimana scorsa; mi mordo
il labbro e recupero quella lettera.
“Ritrovo Classe ’98”
27 luglio 2010, ore 20:00
Dice il balloon in
rilievo, da uno sfondo colorato.
Rileggo più volte le tre righe. Smetto quando mi sale un groppo in gola. Avrà
ricevuto anche lui l’invito?
Sì, e i suoi occhi si sono poggiati sulle stesse identiche lettere.
Ripongo il cartoncino nella pochette e cerco di regolare il respiro. Preso
coraggio, attraverso il prato del mio vecchio liceo e mi fermo all’ingresso. La
vetrata riflette una donna in abito da sera. Sono io. Resto immobile, per dare
al vetro il tempo di riconoscermi, di sovrapporre l’immagine della vecchia me
(una ragazzina in divisa) con la nuova.
Quanto tempo è passato? Sedici anni… e ancora mi sembra di vederlo scendere le
scale. Se solo mi fossi accorta subito di lui avrei risparmiato molto tempo,
evitando alla mia mente di inciampare nel suo ricordo ogni santo giorno da
allora.
Chissà, cosa avrà fatto in questi anni?
Un gruppo d'invitati ride al mio fianco. Non li conosco… o forse non li
riconosco, ad ogni modo m'ignorano e le loro risa si perdono tra le mura
dell’atrio.
Afferro la porta prima che si richiuda, lo stesso gesto fatto in molte mattine
di ritardo. Zittisco una strana sensazione passando la soglia.
Mi sento di nuovo insicura, come non lo sono mai stata tra queste mura.
Andiamo, che mi prende? E’ solo una stupida festa, e avrà una fine come ogni
cosa. Scrollo la corta zazzera azzurra.
Con pesanti passi raggiungo la palestra, attraversando gli spogliatoi. Il
ticchettio dei miei tacchi a spillo si arresta prima di varcare la soglia.
Possibile che l’idea di rivederlo mi condizioni tanto?
«Ciao Bulma!»
Il saluto allegro di un uomo contento di rivedermi. Non ho bisogno di guardarlo
in faccia per capire chi sia. «Ciao Yamcha! Sei
venuto anche tu?»
Mi sorride ed è sincero.
Certamente non abbiamo lo stesso mal d’animo. Se gli spiegassi il motivo della
mai titubanza non capirebbe. In fondo non mi ha mai capito.
Continua…
Ps: scusate se come primo capitolo è molto corto, ma
trattandosi solo di un prologo non ho voluto aggiungere altro. Comunque i
prossimi capitoli saranno più lunghi.
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