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Autore: whinydreamer    05/08/2010    7 recensioni
"Lui c’era sempre stato per lei. E per quanto il suo carattere solitario glielo avesse concesso, l’aveva fatto capire a tutti, compresa la sua famiglia."
Forse non è molto come introduzione, ma può far capire qualcosa meglio di mille parole. A voi la lettura!^^
Genere: Avventura, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hinata Hyuuga, Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha | Coppie: Hinata/Sasuke
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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I »●~ L'inizio ●



Uno scalino dopo l’altro, una ragazza saliva instancabile le scale che portavano al terzo piano dell’edificio. Fare questo per quattro anni di fila, quattro volte al giorno a parte gli straordinari, sei giorni su sette, tutte le settimane per circa 9 mesi l’anno, avrebbe stancato chiunque, sicuramente. Ma lei continuava tranquilla, adagio, un passo dopo l’altro, con costanza, a salire ogni gradino a piccoli passi. Tutto per raggiungere un’auletta illuminata da grandi vetrate, che affacciavano alle attrezzature esterne della palestra.
«Buongiorno Sasuke-kun!» esordì allegra una moretta entrando nell’aula molto prima dell’inizio delle lezioni. «Perché oggi non mi hai aspettata?»
«’giorno Hina-chan. Non ti ricordi che giorno è oggi?» replicò prestando attenzione all’arrivata.
«Mmm…» mugugnò lei, poggiandosi una mano sotto il mento e concentrandosi per un secondo. «Martedì, giusto?»
«Giusto.» confermò lui con leggero sorriso, uno di quelli che si fanno quando si fa notare ad una persona una cosa ovvia, e si crede che questa abbia capito ricevendo un’illuminazione.
«… e quindi?» chiese lei più confusa. Evidentemente, non aveva ricevuto l’illuminazione. Forse hanno staccato la corrente in città, fu sul punto di pensare Sasuke.
Con una smorfia un po’ irritata, il ragazzo rispose scostante: «Oggi si riunivano gli ex-rappresentanti prima delle lezioni.»
«Ah! E’ vero! Me l’avevi detto anche ieri…» si ricordò lei imbarazzata. Come aveva potuto dimenticarsene così?
Intanto Sasuke si stiracchiava sulla sedia, rilassandosi.
Hinata riusciva sempre a mostrare la sua sbadataggine di fronte a lui, sin da quando era bambina. Ma lui, nonostante la sua impacciataggine, non l’aveva mai abbandonata. Cosa che alla ragazza aveva fatto parecchio piacere, dato che a causa del suo carattere, nella sua famiglia era considerata una vergogna.
L’infanzia della mora non era stata una di quelle più felici: aveva perso la madre quand’era molto piccola e i rapporti con la sua famiglia erano i peggiori che si potessero immaginare.
Lei, primogenita del clan principale, era il perfetto contrario di quello che la casata Hyuga riteneva un’erede perfetto: era sbadata, timidissima e sognatrice. A nulla serviva il suo carattere dolce e gentile: per gli Hyuga, soprattutto per suo padre, non era un bene; anzi, era un’altra dimostrazione di come la ragazza non sarebbe potuta sopravvivere a capo del clan, poiché troppa bontà non l’avrebbe fatta ragionare con la testa di un leader, e in poco tempo, qualcuno l’avrebbe potuta facilmente sopraffare.
L’unica cosa che tutti le riconoscevano era il suo bel fisico e la capacità di intrattenere brillantemente i suoi interlocutori una volta superata la timidezza e l’imbarazzo iniziale. Questo la rendeva la perfetta accompagnatrice e padrona di casa, persona silenziosa e impercettibile, fiore che colmava i presenti con la sua bellezza, donna intelligente e rispettosa e spirito capace di confrontarsi con tutti, dispensando modestamente il suo parere senza superbia. Doti indispensabili per mantenere buoni rapporti con le altre famiglie d’alto rango. Non c’era nulla da dire: la bella presenza della dolce signorina Hinata era dovunque e sempre ben accetta.
La situazione era quindi abbastanza stabile: Hinata faceva la sua parte nella famiglia ed il resto dei parenti si limitava il più delle volte ad ignorarla.
Ma la storia con Sasuke era diversa: lui non l’aveva mai disprezzata, anzi, l’aveva sempre sostenuta. Lui c’era sempre stato per lei. E per quanto il suo carattere solitario glielo avesse concesso, l’aveva fatto capire a tutti, compresa la sua famiglia, che ora aveva un motivo in più per non maltrattare la fanciulla, dato che era nelle “grazie” del moro.
Si conobbero da piccoli, per un’affare tra le loro famiglie, che, in quanto a nobiltà, non ne possedevano una più dell’altra: potevano benissimo essere in competizione a pari grado, e la loro grande amicizia nacque quasi per caso.
Era un tramonto infuocato a villa Hyuga, quando Sasuke stava tornando dal bagno tramite il corridoio che sbucava sul giardino, per tornare nella sala dove i suoi genitori stavano discutendo con i signori Hyuga. Lui ed il fratello Itachi li avevano accompagnati volentieri: avevano sentito grandi cose sul clan Hyuga e incuriositi, volevano darci un’occhiata.
Il piccolo Uchiha camminava silenziosamente, e la sua attenzione fu subito colta da una bambina che piangeva singhiozzando… poverina! Chissà cosa doveva esserle successo!
Deciso a farla smettere, le porse con un sorriso gentile un fiorellino raccolto dal verde praticello per l’occasione. Forse, quella semplice margheritina le avrebbe regalato un sorriso. La bimba, sorpresa, lo guardò con occhioni lucidi, e anche se non riusciva a smettere di singhiozzare, accettò quel semplice gesto che le rimase per sempre nel cuore.
Non riusciva ancora a credere che, grazie ad una delle sgridate del padre, aveva incontrato il suo attuale miglior amico.
Inoltre, Sasuke fu l’unico ad aiutarla durante e dopo la morte della madre, quando per lei iniziarono i problemi maggiori. Troppo grande per essere trattata come una bambina, troppo piccola per essere considerata un’adulta, la ragazza era stata lasciata in balia di se stessa. I componenti della sua famiglia la circondavano, ma nessuno di essi aveva osato addentrarsi nel cuore di quella ragazzina che aveva appena perso la persona che amava più al mondo. Nemmeno il padre seppe che fare: sconvolto dalla perdita della consorte, con due figlie da educare, un clan intero da gestire e un impero economico in aumento. L’uomo, distrutto, cercò di dedicarsi a tutto, ma finì per sbagliare le priorità, classificando all’ultimo posto la felicità delle proprie figlie e il loro bisogno d’affetto.
Ovviamente, il costante frequentarsi dei due non era passato inosservato, nascevano sempre più voci, che il padre lasciava correre solo in considerazione della posizione sociale occupata dagli Uchiha. Questi, avevano preso in simpatia la dolce ragazza, che si dimostrava un vero angelo a differenza di tutto quello che il clan Hyuga diceva di lei.
In particolar modo, la signora Uchiha vedeva in lei la figlia mai avuta: tra Itachi e Sasuke aveva proprio bisogno di una ragazza! E siccome la signora, per alcuni problemi non poteva più concepire figli, faceva le veci alla meglio della madre della ragazza, sua amica d’infanzia.
Fugaku Uchiha era un uomo solitario, taciturno, burbero: o almeno questo appariva all’esterno. Ma con il tempo, Hinata aveva imparato ad apprezzarlo: anche se non lo dava a vedere, il capofamiglia era una persona buona, che nascondeva con modi rudi il suo amore per le persone care: Mikoto, Itachi e Sasuke, e da poco anche la nuova arrivata Hinata, sarebbero stati sempre protetti da quell’uomo che voleva sempre il meglio dagli altri. Forse solo come esempio per dare il meglio di se stesso.
Itachi, un ragazzo sotto molti punti di vista indifferente, aveva subito accolto a braccia aperte la ragazza, mostrando un carattere solare e amichevole. Hinata aveva stretto una buona amicizia con lui, che ad ogni occasione, non faceva che vezzeggiare e viziare la timida adolescente, trattandola come una sorellina minore da accudire, o meglio, come una bambolina di porcellana dotata di accessori. Eh si, spesso Itachi la viziava parecchio e la faceva sentire proprio di famiglia.
E per quanto riguarda Sasuke… bhe, lui era semplicemente Sasuke.
I due andavano così d’accordo, per quanto entrambi silenziosi e riservati, che Mikoto riuscì a convincere Hiashi Hyuga a far frequentare ai ragazzi le migliori scuole private insieme.
Ma durante il primo anno di liceo, avvenne qualcosa che non sarebbe mai dovuto accadere.
   
 
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