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Autore: Ryta Holmes    29/09/2005    8 recensioni
“Ogni tanto il ricordo di quell’esperienza le riaffiorava alla mente, facendole rivivere le strane emozioni che aveva provato e che l’avevano tanto sconvolta. Ma durava solo un attimo, perché quando la vita la riportava al presente, le ricordava con la stessa intensità, un concetto fondamentale, che ormai non poteva più cambiare le cose… Lui, era il suo nemico.”
Genere: Avventura, Azione, Fantasy, Malinconico, Mistero, Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Ginny Weasley
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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*Piccolo avviso! Non ho letto il Sesto libro, Harry Potter e il Principe Mezzosangue! Perciò in questa fic non ci sarà nessuno spoiler (anche perché non li conosco, nè li voglio conoscere ^^’’’) Mi raccomando perciò, non ditemi nienteeeee!*

Sei Il Mio Nemico

Capitolo 11

Donna o Auror?

Da quanto tempo non entrava in quella rilassante saletta della base?

Non lo ricordava nemmeno più. O meglio erano passate quasi tre settimane, ma a lei era parsa una vita. Ginny si rilassò su uno dei divanetti che costeggiavano la stanza e cacciò un sospiro che ruppe quel solitario silenzio.

Chiuse gli occhi, posando il capo sui cuscini e liberando così la mente da qualche preoccupazione.

Era così stanca, ormai non faceva altro che porsi problemi e domande da quando aveva iniziato quella missione. Quando aveva iniziato era così entusiasta e piena di vita e adesso sperava che finisse presto.

In sole tre settimane erano accadute così tante cose che nemmeno lei riusciva a capire come avessero fatto a starci dentro tutte.

Persino i suoi amici, che avrebbero dovuto restare fuori da quella faccenda avevano subito un cambiamento inaspettato. E c’erano stati i suoi sentimenti.

Si era innamorata, anzi si era ri-innamorata. E ancora di lui.

Per anni si era sempre data della stupida per aver potuto pensare di associare l’amore a quello che aveva provato per Malfoy quella volta alla Stamberga, ma forse ripensandosi adesso aveva compreso che i suoi sentimenti erano stati frutto di una lunga serie di pare mentali da sedicenne e di auto-convincimenti.

Aveva creato un mito, un amore ideale che l’aveva aiutata a spiegare in primis il motivo di quella folgorante passione per quello che credeva un suo nemico e che poi era diventato parte di sé, forse una sorta di incoraggiamento a non perdere mai la speranza. Perché quella guerra per cui combatteva non era inutile, perché avrebbe potuto riportare la pace ma anche la libertà a chi ne era stato coinvolto suo malgrado.

Tutto questo finché non lo aveva incontrato di nuovo. Era stato a quel punto che quell’amore finto si era tramutato in un sentimento reale e così forte da confonderla.

Draco e Magnus erano sempre stati la stessa persona e il motivo per cui lei si era innamorata di Degat era stato solo perché dietro di lui si celava la vera personalità di Malfoy.

Adesso sorrideva se pensava alle battute maliziose, al modo con cui la riprendeva e la derideva, alle maniere possessive con cui si prendeva quei baci e quella intimità.

Ginny non si era innamorata di Magnus Degat. Si era infatuata follemente di Draco Malfoy. E questa volta per davvero.

Risolto questo, bisognava affrontare l’altro problema, forse quello più grande, al momento.

Draco Malfoy cosa provava per lei?

Era impossibile che lui l’avesse amata quella notte ad Hogsmeade e avesse continuato a farlo per tutti quegli anni. No, su questo non ci pioveva.

Ma quando l’aveva avvicinata la prima sera in hotel e quando aveva preso a frequentarla e a corteggiarla fino a fare l’amore con lei, a quel punto aveva sempre sentito indifferenza? O magari divertimento nel prenderla in giro a quel modo, ingannandola?

Queste erano state le cose che aveva pensato immediatamente, in preda alla rabbia. Ma poi Malfoy le aveva urlato in faccia quelle parole inaspettate

“Sei tu la stupida Weasley! Non ti rendi conto nemmeno di cosa si cerca di farti capire!”

Di farle capire cosa?

Ora, lei non era una stupida, anche se negli ultimi tempi aveva avuto serie occasioni per pensarlo. Quello che lui le aveva detto era che…

…voleva farle comprendere che la sua scelta non aveva a che fare solo con se stesso?

Probabile… e allora con chi aveva a che fare… con suo padre? Figurarsi… Con Voldemort? Ah, che battuta… con…

Lei?

E se aveva a che fare con lei, allora significava che…

“Ginny!”

La rossa aprì gli occhi di scatto e sollevò il capo, scorgendo il volto luminoso di Zoe venirle incontro. Sospirò mentalmente e le sorrise, lasciandosi abbracciare quando la raggiunse.

“Mi sei mancata…” continuò allegramente la moretta. “Come mai, qui?”

La ragazza scrollò le spalle. “Niente di che. Il Comandante Gladstone doveva informarci sulle ultime decisioni prese in consiglio.”

“Informarci?” chiese non troppo sorpresa l’altra.

Il volto di Ginny si adombrò per alcuni istanti. “Sì, io e… Malfoy.”

Zoe sospirò lasciandosi andare sui cuscini, poi incrociò le braccia e fissò con attenzione l’amica. “Ne sei innamorata persa.”

Non era una domanda, ma una semplice constatazione della realtà. Iniziò seriamente a preoccuparsi, se era così evidente che amasse quell’uomo.

“Sì, ma ormai non ha più importanza.” rispose con durezza. “Si è preso gioco di me, per non parlare del fatto che è un mio nemico! Sono un’Auror e come tale non posso permettermi certe debolezze!”

“Ma sei anche una donna e con dei sentimenti.” sentenziò Zoe. Aveva sul volto un’aria decisa come poche. Quando Ginny la notò, si rese conto che non avrebbe potuto fare niente per farle cambiare idea.

“Ma Zoe, è un Mangiamorte! E poi non mi rivolge più la parola, da quando abbiamo litigato. E’ chiaro che ora che il gioco è finito, non gliene importa più niente di me.” tentò comunque.

Lo sguardo dell’amica si fece più attento. “Se avete litigato, ci sarà stato un motivo.” iniziò pensosa. “Insomma, uno come lui ti avrebbe tranquillamente ignorato o peggio ancora umiliato con qualche cattiveria… non avrebbe litigato con te.”

Quelle parole entrarono così a fondo nel cervello di Ginny, da lasciarla perplessa per alcuni istanti. Il ragionamento della ragazza sembrava non avere pecche. O forse era solo la sua mente a costringerla a crederci. Eppure… che Zoe avesse ragione?

Stanca di quella situazione, decise di cambiare argomento. “Però, sei diventata un’esperta, ormai, in problemi di cuore.” buttò sul ridere.

Sorrise infatti, quando vide la moretta arrossire di botto e cambiare totalmente atteggiamento. Le scompigliò i capelli, constatando quanto la sola presenza di quella ragazza, riuscisse ad alleggerire il suo animo in subbuglio.

“Sono contenta per te e per Harry. Sapevo che prima o poi vi sareste svegliati. E adesso, mi raccomando, voglio un bel matrimonio e tanti nipotini!”

Se possibile, il viso di Zoe si fece ancora più rosso. “M-m-m-ma sei matta?!” esplose sconvolta, con un tono di voce un po’ più alto del normale. Chinò subito lo sguardo, prendendo a torturarsi le dita. “C-ci siamo appena avvicinati... e poi lui è impegnato in questa guerra... è-è troppo presto per parlare di... matrimonio.” soffiò l’ultima parola, come se stesse parlando di una cosa impossibile.

Ginny rise. “Ma certo, sciocchina! Era solo per scherzare!” la abbracciò, stringendola forte. “Però mi raccomando, dagli tu, la forza di cui ha bisogno, sono sicura che con te potrà affrontare tutto.”

Zoe ricambiò il contatto sospirando. “Mi impegnerò, te lo prometto. E fallo anche tu.”

*   *   *

La grande stanza delle riunioni era gremita di Mangiamorte. Un leggero brusio aleggiava tra le file degli incappucciati e aveva un’inquietante nota eccitata.

Al centro, un ampio tavolo ovale, ospitava la cerchia degli eletti in attesa che il Signore Oscuro, seduto assieme a loro su un elaborato trono in legno scuro, iniziasse a parlare.

“Miei fedeli Mangiamorte.”

La sala si fece immediatamente silenziosa. “Come ben sapete, domani è il giorno che attendevamo da tempo. Attaccheremo alcuni dei più alti funzionari Babbani e metteremo in ginocchio le loro stupide istituzioni.”

Gli occhi sanguigni si spostarono lungo il perimetro della stanza, nella pausa di silenzio che seguì. “Avrete carta bianca, visto che a quanto pare, mancheranno anche i nostri cari amici dell’Ordine.” non mancò di dare un tono ironico alle ultime parole.

Gli assensi non si fecero mancare tra tutti i presenti. E Lord Voldemort ne parve alquanto soddisfatto.

“Bene, vi voglio comunque pronti a qualsiasi cambiamento di programma, non sia mai che i miei fedeli servitori si lascino prendere in contropiede per qualche incidente di percorso.” l’aria minacciosa dell’essere lasciò immaginare quali sarebbero state le conseguenze in quel caso.

“Ora potete andare. Riposatevi per domani, mentre il gruppo che deve controllare il posto ci torni immediatamente.”

Gli incappucciati si allontanarono dalla sala piuttosto velocemente, mentre per ultimi rimasero i favoriti dell’Oscuro.

Lo sguardo di questi si concentrò su uno di loro. “Lucius, tu resta un attimo con me. Devo parlarti di alcune cose.” tornò a rivolgere l’attenzione agli altri. “Andate anche voi.”

La porta della sala delle riunioni si chiuse prima che qualcuno potesse udire il loro discorso.

*   *   *

“... le uniche uscite sono ai lati del giardino... due a destra e altrettante a sinistra...”

“Conta anche quelle finestre.”

Ginny sollevò il viso dal foglio su cui da diverso tempo aveva preso a segnare tutte le informazioni necessarie che richiedeva la base dell’Ordine.

Non incontrò gli occhi in quel momento azzurri di Draco, perché questi distolse immediatamente lo sguardo e prese a misurare a grandi passi il giardino in cui si sarebbero tenuti il party e la battaglia.

Sospirò senza far troppo rumore, reprimendo l’impulso di afferrare il labbro inferiore tra i denti. Ormai Draco si comportava così dalla sera in cui si era trovata la porta della sua stanza, chiusa in faccia.

Parlava solo se costretto e per il minimo indispensabile. Evitava di incontrarla, se non per gli incarichi che gli erano stati affidati a forza e quando le si rivolgeva, usava un tono freddo e distaccato.

Ginny non ricordava più quante volte aveva aperto la bocca con l’intenzione di parlargli e di chiarirsi con lui, ma sapeva perfettamente che l’aveva poi sempre richiusa, senza dir niente. Dov’era andato a finire tutto il suo coraggio Grifondoro?

Tornò al suo foglio da compilare, segnando quello che le aveva appena ricordato sulle finestre. Poi lasciò cadere lungo il fianco la cartellina che sorreggeva, assieme ad un braccio, e tornò ad osservarlo.

Si stava guardando intorno, cercando di memorizzare bene ogni punto del luogo in cui l’indomani si sarebbe svolta la battaglia. Forse avrebbe dovuto farlo anche lei, o forse avrebbe fatto meglio a non parteciparvi allo scontro. Aveva già causato abbastanza problemi, non voleva di certo crearne ancora con la confusione che continuava a regnare nella sua mente.

Sollevò il capo portando lo sguardo verso il cielo ormai scuro per l’arrivo della sera. L’estate era arrivata quasi alla conclusione ormai, perciò le serate non era più afose come prima. Fece per stringersi nelle spalle, quando avvertì un violento strattone e prima che riuscisse a capacitarsene si ritrovò dietro un enorme vaso contenente una pianta dalle foglie piuttosto ampie e robuste.

“Ma che-”

“Fa silenzio.” gli intimò in un soffio Draco, tappandole la bocca con una mano.

Dopo un primo attimo di smarrimento, Ginny cercò di regolare la respirazione, quindi portò l’attenzione, verso il punto in cui Malfoy aveva iniziato a guardare con insistenza.

Allargò lievemente gli occhi, notando un uomo di mezza età, dalla capigliatura corta e scura, aggirarsi nello stesso giardino.

Premette contro la mano di Draco posata sulle sue labbra in modo da rassicurarlo a che la lasciasse libera di respirare. Quando l’uomo si scostò da lei, Ginny avvertì un brivido di freddo. Non la toccava più da quando aveva scoperto chi fosse in realtà. E mai come in quel momento si rese conto di quanto le mancasse.

“C-chi è?” chiese però, cercando di trovare un po’ di contegno.

“Un Mangiamorte. Lo riconoscerei tra mille.” rispose Malfoy più concentrato su quello che su di lei.

Ginny chinò lievemente il capo, guardando per terra. “Capisco.” arretrò di un passo, cercando di avvicinarsi alla porta finestra che portava dentro l’albergo.

“Dobbiamo andar via, allora. Abbiamo l’ordine tassativo di lasciar andare chiunque si avvicini alla zona. O Voldemort potrebbe sospettare di noi.” spiegò in modo che solo lui potesse udirla.

Draco finalmente le rivolse uno sguardo, anche se parve ironico. “Abbiamo l’ordine tassativo?” iniziò a seguirla, senza farsi vedere dall’intruso. “Sono costretto, vorrai dire.” la corresse acido, mentre imboccavano uno dei corridoi e poi la hall del Grand Hotel, finalmente al sicuro.

“Preferisci tornare dal tuo signore?” ribatté lei, preferendo guardare avanti che al suo fianco. Le venne da sorridere: finalmente si scambiavano qualche parola in più dei soliti convenevoli degli ultimi giorni.

Draco sbuffò ficcandosi le mani in tasca. “Ormai non ho più vie d’uscita. Anche se tornassi, probabilmente morirei.” rispose piatto.

Ginny sapeva quanto avesse ragione, ma evitò di dirglielo. Anche lei preferiva saperlo vivo piuttosto che assassinato dallo stesso Voldemort. Tornò a guardare la cartellina. “Dobbiamo mandare questi dati alla base.  Ci metteremo in contatto dalla mia stanza.”

Per quanto Ginny si aspettasse una replica a quella velata proposta di seguirlo, o anche una semplice battutina, dovette constatare con un certo disappunto, che il ragazzo non batté ciglio e la seguì in silenzio fino alla sua camera.

Dopo aver ricordato mentalmente di essere ancora un’Auror in servizio, una volta varcata la soglia, pronunciò l’incantesimo per colloquiare con il Capitano Potter.

Harry fu molto professionale e tranne che per qualche occhiata minacciosa all’indirizzo del biondo, evitò accuratamente di fare commenti. La conversazione non durò molto, tanto che in pochi minuti tornarono nuovamente soli.

E Ginny iniziò ad agitarsi. Si mosse verso la scrivania, con la scusa di riassettare i fogli, mentre il cervello aveva preso a lavorare e a formulare un numero impressionante di pensieri.

Erano soli, in una stanza e finalmente avevano ripreso a parlare civilmente... secondo i loro canoni, ovviamente. Era quello il momento adatto per parlargli. Dovevano chiarire, finalmente la possibilità le era stata concessa...

“Io me ne vado.” la sua voce risuonò limpida nel silenzio teso della stanza.

Ginny si voltò di scatto verso di lui, trovandosi già le sue ampie spalle davanti. Aveva raggiunto la porta troppo velocemente e presto sarebbe sparito, l’occasione stava sfumando...

“Malfoy, aspetta... Draco.”

L’uomo si fermò solo quando la rossa lo chiamò per nome. Restò però, fermo in quella posizione.

Ginny abbassò lo sguardo, sentendo il coraggio mancare di nuovo e il nervoso aumentare. Deglutì avvertendo la gola secca.

“Aspetta cosa...?” fece lui, spazientito, reputando troppo prolungato quel silenzio.

La donna prese un forte respiro. “Voglio capire. Per una volta vorrei che mi dicessi...”

“Ti ho già spiegato abbastanza, mi pare. E non mi va di sprecare ancora parole.” la interruppe, avanzando quindi verso la maniglia.

Ginny strinse i pugni, avvertendo adesso rabbia dentro di sé. “Parla chiaro, Malfoy.” Draco si voltò. “A me sembra che tu abbia soltanto sprecato parole ma ancora non mi abbia detto il perché ti sia comportato in quel modo.”

Fece un passo in avanti, avvicinandosi a lui, mentre prese a fissarlo con decisione in quegli occhi, adesso estranei a quel particolare grigio che solitamente li caratterizzava. Avrebbe preferito che davanti a lei ci fosse l’aspetto di Draco Malfoy, non quello di Magnus Degat.

“Ti ho detto che mi sono sentita umiliata, ma tu mi hai rinfacciato di non aver capito niente. Cosa avrei dovuto capire allora? Che non è stato un gioco il tuo? Dimmelo con franchezza. Ti sei solo divertito con me?”

Forse fu il suo tono di voce secco o la sua aria dura, che lo convinsero a rilasciare il fiato con un sospiro e a rilassare le spalle.

“E’ iniziato come un gioco, questo è vero. Ti ho visto lì in mezzo quella sera e quanto ti sei avvicinata senza renderti conto che quello che ti fissava ero sempre io, ho pensato che sarebbe stato divertente prenderti un po’ in giro.”

Il suo tono di voce parve tranquillo, l’esatto opposto dello stato d’animo che imperversava dentro Ginny. La prima cosa che provò fu umiliazione. E poi tanta rabbia. Voleva sedersi, visto che le forze stavano per abbandonarla, ma la voce di Draco le fece scordare quel desiderio.

“Ma quello che è accaduto dopo e anche la mia scelta. Quelli non fanno parte di un gioco. Tranne che per quella sera, posso assicurarti che non sono mai stato così serio in vita mia.”

Dopo aver richiuso la bocca, si voltò nuovamente ed uscì dalla stanza, lasciando la rossa sconvolta e da sola.

Fissava il legno bianco dell’uscio senza in realtà vederlo, mentre le sue ultime parole le ronzavano in testa come un vortice d’acqua. Sentirsi dire dalla sua stessa bocca, quello che aveva sperato in quegli ultimi giorni era più di quanto si aspettasse in realtà. Una volta tanto era stato franco con lei. E ancora una volta lei gli stava permettendo di sfuggirgli via.

Scosse la testa con forza, avventandosi contro la porta e aprendola con violenza.

“Aspettami!” esclamò andandogli incontro lungo il corridoio, senza preoccuparsi di incespicare nel tappeto rosso che percorreva il pavimento.

Dapprima lui non reagì a quel richiamo, ma quando si vide arrivare addosso quella furia rossa, non poté non allargare gli occhi per la sorpresa.

Ginny lo afferrò prima per un braccio e poi gli si parò davanti. “Aspetta...” mormorò ancora, agitata e con un po’ di fiatone. Si lasciò andare leggermente sorreggendosi con le sue braccia, quindi sollevò lo sguardo su di lui.

Non attese risposte o reazioni di alcuni genere. Si sollevò sulle punte e premette le labbra contro le sue, prendendo a baciarlo con foga.

Sperò che capisse con quel gesto che si sentiva solo una grande stupida, che voleva il suo perdono e che sapeva di aver sbagliato a non fidarsi di lui. Sperò che quel bacio significasse un nuovo riavvicinamento e un modo per abbandonare i propri sentimenti fino a quel momento repressi.

Ma forse aveva chiesto troppo.

Draco si scostò da lei, pochi attimi dopo. Respirò contro le sue labbra ancora qualche istante, ma poi si allontanò afferrandole delicatamente il polso della mano che si era insinuata sulla sua nuca, e abbassandoglielo.

La fissò negli occhi con aria seria, ma non lesse freddezza in quegli occhi. “Non è così semplice, Weasley.”

Quello che accadde dopo, fu solo una corsa verso la sua stanza e un pianto furioso. Non volle sapere quale sguardo le avesse rivolto Draco, mentre scappava via.

*   *   *

La brezza notturna sfiorava il volto di Zoe con leggerezza. Si strinse nelle spalle, tenendo posati i gomiti sulla ringhiera del loggione della base e continuando ad osservare la campagna notturna.

Sospirò preoccupata. La battaglia era ormai alle porte. L’ultimo vero scontro in cui si sarebbe deciso il futuro di tutti, amici e nemici che fossero. Harry si era preparato negli ultimi giorni, sapendo di doversi scontrare contro il potente Lord Voldemort e nonostante lei fosse rimasta in silenzio per tutto il tempo, il suo animo era stato scosso continuamente da mille dubbi.

E se non ce l’avesse fatta? Se il Signore Oscuro si fosse rivelato più forte di lui e lo avesse ucciso, come avrebbe fatto? Come avrebbero fatto tutti?

Socchiuse gli occhi reprimendo un brivido di freddo. L’aria lassù era particolarmente fresca a quell’ora e lei non indossava altro che una maglietta di cotone. Ignorò quella sensazione, scrollando le spalle. Al momento erano altri i pensieri che aveva in testa.

Si era riscoperta innamorata di Harry Potter, o meglio del ragazzo semplice e spontaneo che si celava dietro quel nome famoso. Ma in tanto tempo che lo aveva osservato timorosa da lontano, aveva sempre avuto piena fiducia in lui e nelle sue capacità. Non si era mai posta il problema: Harry non può farcela.

Eppure il suo cervello pareva dire il contrario al momento. Possibile che avesse perso la fiducia nei suoi confronti? O forse era il fatto che lo amasse ancora di più che gli rendeva impossibile l’idea di perderlo?

Sobbalzò quando avvertì qualcosa di caldo e morbido improvvisamente posato sulle sue spalle. Si voltò per riconoscere il proprietario di quel gesto gentile, mentre si sistemò meglio la giacca di lana. Sorrise: eccolo, il suo sole.

Si lasciò abbracciare, affondando la testa tra il braccio e la spalla e gli cinse la vita aggrappandosi alla sua maglia. Respirò a fondo il suo profumo, avvertendo acuirsi quella sensazione di inquietudine.

“Ce la farò.” bisbigliò Harry con calma, come se non volesse rovinare l’atmosfera tranquilla con la sua voce. Strinse maggiormente la presa sulla ragazza.

Zoe si rilassò riscaldandosi di più con quelle parole, che con la lana che la avvolgeva. “Lo so.” mentì con lo stesso tono di voce.

Harry le posò un bacio sulla testa. “Dico sul serio. Ce la farò. E d’ora in poi saremo liberi di vivere la nostra vita.”

C’era sicurezza nella sua voce. Decisione che fugò in parte i dubbi che la attanagliavano. Mentre stringeva forte il suo Harry e gli donava un lungo bacio appassionato, sperò con tutto il cuore di rivederlo sano e salvo.

Doveva chiudere quella parentesi. Non per la salvezza del mondo e per la pace. Ma per se stesso e per loro due. Solo questo aveva senso ormai.

*   *   *

Quando per Ginny suonò la sveglia il mattino seguente, l’intenzione di alzarsi e di affrontare la giornata era praticamente pari a zero.

Il solo pensiero di cosa la aspettava e per di più lo stato d’animo che aveva addosso le fecero desiderare di scappare via e di abbandonare ogni cosa.

Per quel che le riguardava di lì a quella sera sarebbe potuto anche morire in quello scontro. E per quanto si sentisse depressa e triste, aveva sempre dato un enorme valore alla vita e di certo non voleva perderla.

Abbandonò il letto un po’ più tardi degli altri giorni, ricordando che in quell’ultimo giorno non ci sarebbe stata la solita riunione e che tutto si sarebbe concluso con il party serale.

Tuttavia il resto della giornata passò molto velocemente, prima quando venne chiamata dall’ambasciatore in persona, e poi quando dovette aiutare i suoi compagni a preparare il contrattacco.

Quando finalmente venne la sera, uscì dalla sua camera, prendendo un forte respiro. Avrebbe preferito restarsene lì. Una volta tanto non voleva scendere in battaglia, nonostante fosse sempre stata la prima a farlo.

Si guardò nello specchio del corridoio sistemando l’acconciatura un’ultima volta. Aveva un abito rosso scuro, stretto e lungo, ma sapeva che sarebbe durato molto poco, perché non appena sarebbero arrivati i Mangiamorte, avrebbe dovuto usare un incantesimo per cambiarsi e indossare la divisa.

Nel giardino risuonava una musica allegra da un’orchestrina posta in un angolo, e tutti gli ambasciatori e i loro dipendenti, discorrevano chi animatamente, chi con tranquillità, sorseggiando champagne e assaggiando caviale offerto da eleganti camerieri.

Sbuffò divertita. Chiunque vi avrebbe creduto. In realtà tutti, dall’orchestra  al segretario inglese erano Auror camuffati. Una bella idea quella di nascondere durante la notte precedente e la giornata i veri Babbani che dovevano essere lì in quel momento e sostituirli con maghi pronti ad attaccare. Iniziativa di Hermione ovviamente, come tutte le belle trovate.

Se anche questa volta, ci aveva visto giusto, i Mangiamorte avrebbero attaccato quelli che credevano ignari Babbani e si sarebbero trovati in un’imboscata che lasciandoli sorpresi, ne avrebbe dovuto far strage. Ginny si augurò mentalmente che accadesse.

“Eccola qui, la nostra assistente. Davvero un ottimo elemento.” la voce di colui che le aveva parlato nel pomeriggio la distolse dai suoi pensieri. Si voltò trovandosi di fronte il delegato inglese che le sorrideva dietro i baffoni grigi.

Inarcò un sopracciglio, ma finse un sorriso. “La ringrazio.” rispose.

L’uomo la osservò attentamente dietro i suoi occhi verdi e le mostrò un’espressione eloquente. “Spero che avrà trovato positiva questa esperienza, signorina, e che ne faccia frutto per il futuro.”

Ginny annuì illuminata. “Vedrò che posso fare, signore. Ma le garantisco che non mi arrenderò.”

Scosse la testa allontanandosi. Avrebbe dovuto capire subito in chi si sarebbe camuffato Harry. La persona che avrebbero colpito per prima. Quella più importante e di conseguenza con più probabilità di incontrare il suo nemico di sempre.

Gli rivolse un’ultima occhiata, leggermente preoccupata. Harry era sempre in pericolo da quando era iniziata quella guerra. Ma non riusciva ad abituarsene, ogni volta temeva che lo avrebbe visto per l’ultima volta. Credeva in lui, questo sì. Ma gli voleva un gran bene e aveva paura che Lord Voldemort fosse troppo forte.

Notò una cameriera che lo fissava con insistenza, lasciando persino che lo champagne fuoriuscisse dai bicchieri che reggeva su un vassoio. Le si avvicinò posandole una mano sulla spalla e prendendo uno dei recipienti.

“Andrà bene, Zoe.” sussurrò nell’orecchio.

Quella messa in scena purtroppo doveva essere fatta, perché c’era la possibilità che già qualche Mangiamorte controllasse la zona. Ma sarebbe durata poco comunque.

Difatti Ginny aveva appena ricevuto un sorriso incoraggiante dalla sua amica, che un fischio e poi uno scoppio riempirono l’aria. Il momento era arrivato.

Nel cielo comparvero decine di Mangiamorte e molti di loro si Materializzarono nel giardino. Dapprima di scatenò una certa agitazione, ma quando gli incappucciati iniziarono ad attaccare, ognuno smise di recitare.

Il burbero ambasciatore spagnolo e la sua timida segretaria tornarono ad essere Ron e Hermione, Remus Lupin scese dal piedistallo su cui suonava una chitarra e seguì gli altri pseudo-musicisti  nella mischia. Harry lanciò prima una Maledizione Senza Perdono ad un nemico che stava tentando di ucciderlo e poi tornò alle sue sembianze.

Ginny vide per un attimo Draco tornare al suo aspetto di sempre, prima di pronunciare l’incantesimo e indossare la divisa. Non c’era tempo per pensare a lui. Adesso aveva un compito che doveva assolvere.

Si gettò nella battaglia che ormai infuriava violenta. Molti Mangiamorte erano già al suolo per via dell’effetto sorpresa, altri avevano cercato di Smaterializzarsi, ma Harry aveva compiuto un incantesimo che lo impedisse, come gli era stato ordinato da Silente nella riunione della sera precedente.

Le venne da sogghignare al pensiero che finalmente avrebbero dato un sonora lezione ai loro nemici, ma il suo sorriso durò molto poco. Quando infatti si rese conto che molti suoi compagni erano improvvisamente caduti, era già troppo tardi.

Vide un uomo dall’aspetto elegante, sferrare un incantesimo contro uno degli Auror. Si abbassò velocemente, quasi rischiando di farsi beccare da una Cruciatus, e poi continuò ad osservare quello che a prima vista sembrava l’omicidio di un compagno.

Poi qualcosa scattò nella sua testa. Arretrò di qualche passo, prendendo ad urlare sconvolta. “Sono tra di noi! Fate attenzione, sono tra di noiii!!”

Una terribile sensazione di angoscia la pervase. Non aveva ancora iniziato a combattere seriamente e non aveva intenzione di farlo. Si guardò intorno, non sapendo come muoversi, aveva paura che colpendo avrebbe potuto ferire i suoi colleghi.

E da quello che aveva notato, molti Auror si erano lasciati prendere dallo stesso sconforto. Evidentemente sapevano della loro imboscata e si erano premuniti confondendosi tra i Babbani. Qualcuno aveva parlato... o forse più semplicemente, Voldemort non si era fidato di Draco.

Restò immobile per alcuni istanti; alla fine optò per la soluzione più semplice. Avrebbe iniziato dagli avversari riconoscibili. Si lanciò contro un Mangiamorte che l’aveva puntata poco più in là e che aveva appena atterrato una recluta. Si spostò a destra evitando un suo Schiantesimo, e poi ne lanciò uno lei di attacco.

“Diffindo!”

Il colpo si scagliò contro il petto del nemico andandolo a squarciare. L’uomo si accasciò al suolo esanime, ma Ginny si era già voltata da un’altra parte. Combatté contro altri cinque incappucciati, ma venne ferita più volte alla famosa spalla che si era lussata quel giorno contro Draco e ad una gamba.

Dopo aver dato un colpo alla nuca di uno dei nemici camuffati da Babbani, facendolo cadere privo di sensi, si voltò verso il centro del giardino, dove scorse la figura di Lord Voldemort e di fronte a lui quella di Harry.

Si morse il labbro, decidendo di avvicinarsi. Lo scontro tra i due, non poteva avere interruzioni e già un paio di volte alcuni Mangiamorte avevano cercato di attaccare l’amico di spalle. Colpì con un poderoso calcio sullo sterno un avversario che si era fatto troppo vicino a Potter e poi puntò la bacchetta coprendogli le spalle.

“Guai a chi osa avvicinarsi!” urlò con rabbia. Al suo fianco aveva Hermione, Zoe e Ron che circondavano la zona, creando una barriera impenetrabile.

Con un’enorme preoccupazione, lasciò che Harry compisse il suo dovere e quello della profezia e continuò a combattere, nonostante fosse quasi al limite delle forze.

Purtroppo quei giorni di totale tranquillità non avevano giovato molto al suo fisico. Erano tre settimane che non si allenava come avrebbe dovuto e sentiva la stanchezza prendere il sopravvento.

Con tutto lo sforzo di cui era capace però, iniziò un corpo a corpo contro quello che riconobbe come Mcnair. L’uomo le diede un pugno sul viso che lei schivò solo in parte, ma che restituì con un perfetto laterale nello stomaco. Non risparmiò nemmeno le sue gambe, perché gettò un incantesimo ad entrambe che le fratturò con un colpo secco.

Quando Mcnair si ritrovò al suolo, lo finì con uno Schiantesimo e fece per riprendere fiato. Grave mossa, pensò in seguito.

Aveva abbassato la guardia per un attimo, solo un secondo e quel lampo di luce verde era partito. Aveva avuto appena il tempo di voltarsi oltre la sua spalla e poi tutto era accaduto così in fretta che aveva fatto fatica in un primo momento a mettere a fuoco la situazione di quello che era accaduto.

Una forte onda d’urto, arcane parole pronunciate da una voce familiare e poi il suo corpo pallido, i suoi capelli biondi per terra, contro il suolo bagnato di sangue.

Dapprima scioccata, allargò gli occhi. La prima cosa che realizzò fu la risata orribilmente divertita di Lucius Malfoy davanti a lei e poi suo figlio Draco privo di sensi ai suoi piedi.

“Draco!” esclamò terrorizzata, accostandosi a lui. Lo prese per le spalle e provò ad agitarlo. Non si accorse nemmeno che Zoe aveva lanciato un attacco contro Malfoy Senior e che questo colto di sorpresa era stato costretto ad allontanarsi, tuttavia tronfio del suo operato.

Sentì a malapena le sue parole di scherno. “E’ così che finiscono i traditori!”

Si accasciò contro di lui, senza nemmeno essersi accorta delle lacrime che avevano preso a bagnarle il viso, copiose.

“No... no no! Draco!”

Lo richiamò più volte, senza ottenere risposta. Ormai il dolore aveva preso il sopravvento e tutto quello che la circondava, il sangue,  i feriti che si lamentavano, le urla di chi ancora combatteva e i rumori degli incantesimi, era divenuto lontano e sfocato.

*   *   *

“Finalmente... era da una vita che aspettavo questo momento...”

Harry ghignò in direzione del Signore Oscuro non appena se l’era trovato di fronte. Non appena la battaglie era iniziata, si era subito gettato nella sua ricerca e per sua fortuna lo aveva trovato quasi subito verso il centro del giardino.

Pensava sul serio quello che aveva appena detto. Dentro di sé avvertiva una carica di adrenalina molto elevata ed era eccitato al pensiero che anni di lotte e di allenamenti finalmente avrebbero avuto una fine quella notte. Era esaltato e pronto a combattere contro il suo nemico di sempre... e a vincere, ovviamente.

Voldemort lo osservò come se fosse un essere insignificante. Puntò i suoi occhi rossi prima sulla sua figura e poi negli occhi speranza e sbuffò divertito.

“Sei incauto, giovane Potter.” replicò con voce dura.

“E tu non hai ancora capito con chi hai a che fare.” fece al contrario Harry, innervosito. Odiava quell’essere con tutte le sue forze. Col tempo il suo astio si era acuito, soprattutto a causa di quella guerra in cui tutti erano stati trascinati. Aveva visto amici e persone fidate andarsene cadendo durante quegli scontri senza vincitori. Aveva letto sofferenza e stanchezza nei volti di tutti e terrore in quello degli innocenti coinvolti senza volerlo.

Ed era stanco di tutto ciò. Adesso il suo unico desiderio era quello di chiudere quella guerra con un attacco definitivo al cuore del male.

Serrò la presa sulla bacchetta, quando Voldemort ribatté ancora con cattiveria. “E’ proprio perché so chi ho davanti, mio povero, piccolo, stupido ragazzo. Sapevo che sarebbe stata divertente questa serata e non mi sbagliavo. La tua morte darà un tocco speciale a tutto ciò.”

Il ragazzo strinse gli occhi e serrò la mascella. “Perché stupirsi... a te diverte tutto questo scempio. Tu gioisci nel vedere queste cose...” una semplice constatazione di quello che caratterizzava il Lord Oscuro.

Fu il turno di Voldemort di sorridere maligno. “Ma come, Potter, non comprendi la bellezza di questo spettacolo?” fece un gesto con la mano pallida e sottile, per indicare lo scenario attorno a sé. “Guardati intorno. Guarda i volti dei tuoi compagni confusi e disorientati perché non sanno più chi colpire. Nemici o colleghi? Che dilemma...”

Strascicò le parole come a voler aumentare nell’animo di Harry la sua rabbia.

Ma la reazione del moro fu di piena sorpresa. Sgranò gli occhi, quando si accorse che i suoi amici combattevano tra di loro. O meglio quando capì che decine di Mangiamorte con le sembianze dei suoi colleghi si accanivano contro gli Auror troppo sconvolti per capire cosa stesse accadendo. Tornò a guardare il suo nemico con furia.

“Cosa hai fatto...” mormorò con la voce che tremava.

Voldemort cacciò una risata che si mescolò alle urla e alla confusione del giardino. “Ti vedo sorpreso! Ebbene, non mi fidavo del figlio di Lucius e ho pensato bene di correre ai ripari. Non potevo permettere che voi e Silente intralciasse i miei piani.”

“La pagherai, anche per questo.” furono le ultime parole di Harry, prima di scagliarsi contro di lui. Fece un salto in avanti ma scomparve subito dopo, riapparendo al fianco del Signore Oscuro. Questi schivò senza difficoltà il colpo che il ragazzo tentò di infierirgli, facendosi indietro.

Puntò la bacchetta contro di lui e pronunciò una Cruciatus, che il moro evitò scomparendo di nuovo. Riapparve poco più a destra e fece altrettanto, ma anche questa volta l’incanto andò a vuoto.

Harry imprecò senza ritegno, ma appena posato piede per terra, tentò un altro attacco. Lanciò un’altra maledizione, e questa volta fu in contemporanea con lo stesso Oscuro. Le loro bacchette si incatenarono, ma il loro legame durò poco perché il ragazzo lo interruppe bruscamente, nel tentativo di un assalto in contro piede.

Sfiorò una guancia del Lord Oscuro con un Diffindo e trattenne a stento un urlo di rabbia, al pensiero che avrebbe potuto lanciargli contro un’Avada Kedavra invece di quel misero incantesimo. Lo vide ancora ghignare apertamente e aggredirlo con una maledizione che quasi non lo beccò.

Digrignò i denti infuriato, stringendo maggiormente l’arma. Perché non riusciva a batterlo? Possibile che fosse ancora troppo potente per lui?

Attaccò ancora una volta, scagliando due incantesimi molto velocemente. Voldemort evitò il primo, ma poi usò come scudo uno dei suoi sottoposti per non essere preso dal secondo. La mossa destabilizzò Harry a tal punto che l’Oscuro riuscì a fermarlo pronunciando una strana formula con il braccio disarmato.

Potter avvertì una dolorosa stretta sul collo che gli impedì di respirare correttamente. Provò a muovere le mani, come a voler scacciare quell’intrusione, ma l’unico spostamento fu quello dell’aria pregna dell’odore acre del sangue.

Vide il sorriso diabolico di Voldemort farsi più aperto, mentre la bacchetta scivolava via dalle sue mani con un Experliarmus. Il suo sconforto durò solo qualche istante, perché passò al contrattacco, proferendo alcune parole in runico.

La sua gola tornò finalmente libera, lasciando che si accasciasse al suolo tossendo. Ebbe solo alcuni attimi per riprendersi e poi corse in direzione dell’arma per recuperarla. Il Lord lo attaccò ancora con una maledizione, ma questi riuscì ad abbassarsi in tempo e a raggiungere con una capriola la sua bacchetta.

La sollevò contro un mucchio di macerie facendole arrivare contro il nemico. Scagliò poi un incanto Senza Perdono, sperando di riuscire a colpirlo. Grave errore fu il suo.

La visibilità, già difficoltosa per via della battaglia che imperversava, si fece ancora più ridotta quando Harry utilizzò quei massi per indebolire l’avversario. Quello che non vide fu la sparizione dell’Oscuro e la sua ricomparsa proprio alle sue spalle.

Un attimo dopo giaceva a terra in preda a forti spasmi che lo lasciarono ancora senza fiato.

Voldemort aveva preso a torturarlo con una Cruciatus senza pietà. Sorrideva nel vederlo prostrato ai suoi piedi e incapace di rialzarsi.

“Come vedi non mi sbagliavo, Potter. Tu non sei in grado di battermi.”

Parole due ma vere che risuonarono nelle orecchie del giovane, demoralizzandolo ancora di più. Strinse i pugni con quanta forza lo permettesse in quel momento e tentò di vincere la maledizione inutilmente.

Soffriva come non mai, ma certamente il dolore che provava dentro di sé, nell’ammettere che l’Oscuro stava per sconfiggerlo, era ancora più intenso di quello fisico.

Voldemort lo liberò dalla maledizione, ma approfittando del fatto che fosse ancora dolorante, gli lanciò alcuni incantesimi di taglio che andarono a ferirlo in più punti del corpo. Non uscì un gemito dalla sua bocca, nonostante il sangue prese a sgorgare a fiotti dalle ferite profonde.

Serrò i denti con così tanta forza da farsi male, mentre piegato per terra, cercava inutilmente un sostegno o un modo per liberarsi dalla quella condizione che lo avrebbe solo condotto alla morte.

In quegli istanti, rivide i suoi amici, i suoi colleghi e poi Zoe e maledisse la sua incapacità. Non li avrebbe rivisti più ma soprattutto loro avrebbero perso l’unica speranza. L’ultimo miraggio che ancora dava la forza a tutti di andare avanti.

Un miraggio inutile però, da quello che poteva constatare. Un miraggio stupido e davvero incosciente come aveva suggerito lo stesso Voldemort.

Con la vista annebbiata dalla debolezza, causata anche da un’altra Cruciatus, sollevò lo sguardo proprio quando l’Oscuro si preparò a lanciare l’ultimo incantesimo, quello che avrebbe posto fine a tutto.

Trattenne il respiro, nell’istante in cui sulla punta della bacchetta comparve un raggio di luce verde. Ma poi la stanchezza e il dolore prevalsero.

Non seppe più niente di quello che accadde dopo, tranne che avvertì una presenza che si frappose tra lui e la morte e poche parole sussurrate da una voce tanto familiare quanto stanca.

“Avranno più bisogno di te, che di me.”

Poi, tutto buio. E niente più.

Continua…

«««»»»«««»»»«««»»»«««»»»«««»»»«««»»»«««»»»«««»»»«««»»»«««»»»«««»»» 

Saaaaaaaaaaalveeeeee a tuttiiiiiiii! Nonostante quello che si pensi, non sono resuscitata dai morti... o meglio.... sono resuscitata tra i vivi, visto che ho avuto un’estate parecchio caotica. Prima esami e pc pieni di virus, poi partenze e pc senza internet (ho un pc sfigato... ha rischiato di essere gettato dalla finestra però...), insomma in gran casino!

Ma! C’è un Ma. Finalmente ho postato. Doveva essere l’ultimo capitolo a dire la verità, ma.... era troppo lungo perciò ho deciso di spezzettarlo (il prossimo arriverà moooolto presto, visto che è quasi scritto, tranquilli). Spero vivamente di non rischiare la morte per come è finito. Tutto verrà spiegato nel prossimo capitolo, tranquilli... e vedremo anche che fine fanno tutti ^^

E adesso vi ringrazio! Come sempre adorabili!^___^

Florinda: ti ringrazio, ma vedi, non sempre gli aggiornamenti dipendono da me. Per scrivere ci vuole concentrazione e taaaanta ispirazione. Spesso con tutto il da fare che ho queste cose tendo a perderle... e sinceramente scrivere qualcosa forzata che poi non sarà mai allo stesso livello di quello che mi esce fuori quando sono ispirata, mi spiace. Non solo per me, quanto per voi. Cqm grazie per i complimenti ^^

Nisi Corvonero: ehehehehe Draco è un bell’angelo decaduto, non c’è che dire... e poi...ç_ç cos’ha fatto per Ginny...

Marcycas – The Lady of Darkness: *Draco si solleva da terra, dove giace e solleva il braccio in direzione di Lady e Marcycas* G-g-g-grazie.... certo potevate accorgervene prima... ho rischiato di morire... e adesso.... *Non finisce la frase perché torna ad accasciarsi al suolo*.... ehehehehehhe... me bastardaaaaaaaa, me sadicaaaaaaaaaaaa..... ahhhh, cosa non fanno le incazzature, mi divento di un maligno! :*

Stellina: ‘azie!=^^=... allora... beh... ehehehehe <--- risata nervosa.... Draco e Ginny dovevano chiarirsi... poi però lui.... e poi in battaglia... ok, la smetto, peggioro le cose mi sa...^^’’’

Opalix: allora.... grazie innanzitutto per la storia del capitolo^^... poi... a dire la verità, come avrai letto, Draco in realtà si è avvicinato a Ginny non per amore ma per gioco. Solo dopo averla frequentata, si è reso conto di provare qualcosa per lei che aveva avuto in passato con la storia della Stamberga, una piccola scintilla. Ron... è Ron. Ho voluto che aiutasse la sorella invece di reagire come farebbe il solito Ron. Diciamo che è maturato..... però non ho idea di cosa abbia potuto fare quando Ginny ha lasciato la base quella sera.... chi lo sa, lascio all’immaginazione ^^..... quanto alla promessa è quella che Ron fa a Ginny quando vanno in gelateria; lui le dice che non si sarebbe più messo in mezzo nella sua vita. Perciò resta coerente con la sua promessa. Ed è tutto! ^^ un bacio!:*

Gea Kristh: ti ringrazio per il pensiero^^ ehm... son passati un po’ di mesi, chiedo umilmente perdono ^^’’’

Ellie: ehm.... *Ryta osserva la versione mummificata di Ellie che a furia di aspettare è diventata così* Ne sono passati altri tre di mesi...eh..... chiedo veniaaaaaa! Mi ha fatto penare sto capitoloooo! ç_ç scusate, mi dovrei fustigare da sola... cmq graziegraziegrazieeeeee!^___^

Serena: °.° sei stata fortunata... c’è gente che aspetta questo capitolo da sei mesi... cmq ‘azieeee! Purtroppo non ho letto il sesto libro (e sto fremendo... maledetta Salani!!! Proprio a Gennaio doveva pubblicarlo in italianooooo?!), perciò non ho idea di cosa accada ç_ç un bacio!:*

Ed è tuuuutto! Un grazie ancora a tutti e anche a quelli che non commentano! Ci sentiamo nel prossimo e ultimo chaaap!

Ryta Holmes

Titolo del prossimo capitolo: "Boh... non l’ho ancora deciso...^^’’’"

   
 
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