*Piccolo avviso! Non ho letto il Sesto libro, Harry Potter e il
Principe Mezzosangue! Perciò in questa fic non ci sarà nessuno spoiler (anche
perché non li conosco, nè li voglio conoscere ^^’’’) Mi raccomando perciò, non
ditemi nienteeeee!*
Sei Il Mio Nemico
Donna o Auror?
Da
quanto tempo non entrava in quella rilassante saletta della base?
Non
lo ricordava nemmeno più. O meglio erano passate quasi tre settimane, ma a lei
era parsa una vita. Ginny si rilassò su uno dei divanetti che costeggiavano la
stanza e cacciò un sospiro che ruppe quel solitario silenzio.
Chiuse
gli occhi, posando il capo sui cuscini e liberando così la mente da qualche
preoccupazione.
Era
così stanca, ormai non faceva altro che porsi problemi e domande da quando
aveva iniziato quella missione. Quando aveva iniziato era così entusiasta e
piena di vita e adesso sperava che finisse presto.
In
sole tre settimane erano accadute così tante cose che nemmeno lei riusciva a
capire come avessero fatto a starci dentro tutte.
Persino
i suoi amici, che avrebbero dovuto restare fuori da quella faccenda avevano
subito un cambiamento inaspettato. E c’erano stati i suoi sentimenti.
Si
era innamorata, anzi si era ri-innamorata. E ancora di lui.
Per
anni si era sempre data della stupida per aver potuto pensare di associare
l’amore a quello che aveva provato per Malfoy quella volta alla Stamberga, ma
forse ripensandosi adesso aveva compreso che i suoi sentimenti erano stati frutto
di una lunga serie di pare mentali da sedicenne e di auto-convincimenti.
Aveva
creato un mito, un amore ideale che l’aveva aiutata a spiegare in primis il
motivo di quella folgorante passione per quello che credeva un suo nemico e che
poi era diventato parte di sé, forse una sorta di incoraggiamento a non perdere
mai la speranza. Perché quella guerra per cui combatteva non era inutile,
perché avrebbe potuto riportare la pace ma anche la libertà a chi ne era stato
coinvolto suo malgrado.
Tutto
questo finché non lo aveva incontrato di nuovo. Era stato a quel punto che
quell’amore finto si era tramutato in un sentimento reale e così forte da
confonderla.
Draco
e Magnus erano sempre stati la stessa persona e il motivo per cui lei si era
innamorata di Degat era stato solo perché dietro di lui si celava la vera
personalità di Malfoy.
Adesso
sorrideva se pensava alle battute maliziose, al modo con cui la riprendeva e la
derideva, alle maniere possessive con cui si prendeva quei baci e quella
intimità.
Ginny
non si era innamorata di Magnus Degat. Si era infatuata follemente di Draco
Malfoy. E questa volta per davvero.
Risolto
questo, bisognava affrontare l’altro problema, forse quello più grande, al
momento.
Draco
Malfoy cosa provava per lei?
Era
impossibile che lui l’avesse amata quella notte ad Hogsmeade e avesse
continuato a farlo per tutti quegli anni. No, su questo non ci pioveva.
Ma
quando l’aveva avvicinata la prima sera in hotel e quando aveva preso a
frequentarla e a corteggiarla fino a fare l’amore con lei, a quel punto aveva
sempre sentito indifferenza? O magari divertimento nel prenderla in giro a quel
modo, ingannandola?
Queste
erano state le cose che aveva pensato immediatamente, in preda alla rabbia. Ma
poi Malfoy le aveva urlato in faccia quelle parole inaspettate
“Sei
tu la stupida Weasley! Non ti rendi conto nemmeno di cosa si cerca di farti
capire!”
Di
farle capire cosa?
Ora,
lei non era una stupida, anche se negli ultimi tempi aveva avuto serie
occasioni per pensarlo. Quello che lui le aveva detto era che…
…voleva
farle comprendere che la sua scelta non aveva a che fare solo con se stesso?
Probabile…
e allora con chi aveva a che fare… con suo padre? Figurarsi… Con Voldemort? Ah,
che battuta… con…
Lei?
E
se aveva a che fare con lei, allora significava che…
“Ginny!”
La
rossa aprì gli occhi di scatto e sollevò il capo, scorgendo il volto luminoso
di Zoe venirle incontro. Sospirò mentalmente e le sorrise, lasciandosi
abbracciare quando la raggiunse.
“Mi
sei mancata…” continuò allegramente la moretta. “Come mai, qui?”
La
ragazza scrollò le spalle. “Niente di che. Il Comandante Gladstone doveva
informarci sulle ultime decisioni prese in consiglio.”
“Informarci?”
chiese non troppo sorpresa l’altra.
Il
volto di Ginny si adombrò per alcuni istanti. “Sì, io e… Malfoy.”
Zoe
sospirò lasciandosi andare sui cuscini, poi incrociò le braccia e fissò con
attenzione l’amica. “Ne sei innamorata persa.”
Non
era una domanda, ma una semplice constatazione della realtà. Iniziò seriamente
a preoccuparsi, se era così evidente che amasse quell’uomo.
“Sì,
ma ormai non ha più importanza.” rispose con durezza. “Si è preso gioco di me,
per non parlare del fatto che è un mio nemico! Sono un’Auror e come tale non
posso permettermi certe debolezze!”
“Ma
sei anche una donna e con dei sentimenti.” sentenziò Zoe. Aveva sul volto
un’aria decisa come poche. Quando Ginny la notò, si rese conto che non avrebbe
potuto fare niente per farle cambiare idea.
“Ma
Zoe, è un Mangiamorte! E poi non mi rivolge più la parola, da quando abbiamo
litigato. E’ chiaro che ora che il gioco è finito, non gliene importa più
niente di me.” tentò comunque.
Lo
sguardo dell’amica si fece più attento. “Se avete litigato, ci sarà stato un
motivo.” iniziò pensosa. “Insomma, uno come lui ti avrebbe tranquillamente
ignorato o peggio ancora umiliato con qualche cattiveria… non avrebbe litigato
con te.”
Quelle
parole entrarono così a fondo nel cervello di Ginny, da lasciarla perplessa per
alcuni istanti. Il ragionamento della ragazza sembrava non avere pecche. O
forse era solo la sua mente a costringerla a crederci. Eppure… che Zoe avesse
ragione?
Stanca
di quella situazione, decise di cambiare argomento. “Però, sei diventata
un’esperta, ormai, in problemi di cuore.” buttò sul ridere.
Sorrise
infatti, quando vide la moretta arrossire di botto e cambiare totalmente
atteggiamento. Le scompigliò i capelli, constatando quanto la sola presenza di
quella ragazza, riuscisse ad alleggerire il suo animo in subbuglio.
“Sono
contenta per te e per Harry. Sapevo che prima o poi vi sareste svegliati. E
adesso, mi raccomando, voglio un bel matrimonio e tanti nipotini!”
Se
possibile, il viso di Zoe si fece ancora più rosso. “M-m-m-ma sei matta?!”
esplose sconvolta, con un tono di voce un po’ più alto del normale. Chinò
subito lo sguardo, prendendo a torturarsi le dita. “C-ci siamo appena
avvicinati... e poi lui è impegnato in questa guerra... è-è troppo presto per
parlare di... matrimonio.” soffiò l’ultima parola, come se stesse parlando di
una cosa impossibile.
Ginny
rise. “Ma certo, sciocchina! Era solo per scherzare!” la abbracciò,
stringendola forte. “Però mi raccomando, dagli tu, la forza di cui ha bisogno,
sono sicura che con te potrà affrontare tutto.”
Zoe
ricambiò il contatto sospirando. “Mi impegnerò, te lo prometto. E fallo anche
tu.”
* * *
La
grande stanza delle riunioni era gremita di Mangiamorte. Un leggero brusio
aleggiava tra le file degli incappucciati e aveva un’inquietante nota eccitata.
Al
centro, un ampio tavolo ovale, ospitava la cerchia degli eletti in attesa che
il Signore Oscuro, seduto assieme a loro su un elaborato trono in legno scuro,
iniziasse a parlare.
“Miei
fedeli Mangiamorte.”
La
sala si fece immediatamente silenziosa. “Come ben sapete, domani è il giorno
che attendevamo da tempo. Attaccheremo alcuni dei più alti funzionari Babbani e
metteremo in ginocchio le loro stupide istituzioni.”
Gli
occhi sanguigni si spostarono lungo il perimetro della stanza, nella pausa di
silenzio che seguì. “Avrete carta bianca, visto che a quanto pare, mancheranno
anche i nostri cari amici dell’Ordine.” non mancò di dare un tono ironico alle
ultime parole.
Gli
assensi non si fecero mancare tra tutti i presenti. E Lord Voldemort ne parve
alquanto soddisfatto.
“Bene,
vi voglio comunque pronti a qualsiasi cambiamento di programma, non sia mai che
i miei fedeli servitori si lascino prendere in contropiede per qualche
incidente di percorso.” l’aria minacciosa dell’essere lasciò immaginare quali
sarebbero state le conseguenze in quel caso.
“Ora
potete andare. Riposatevi per domani, mentre il gruppo che deve controllare il
posto ci torni immediatamente.”
Gli
incappucciati si allontanarono dalla sala piuttosto velocemente, mentre per
ultimi rimasero i favoriti dell’Oscuro.
Lo
sguardo di questi si concentrò su uno di loro. “Lucius, tu resta un attimo con
me. Devo parlarti di alcune cose.” tornò a rivolgere l’attenzione agli altri.
“Andate anche voi.”
La
porta della sala delle riunioni si chiuse prima che qualcuno potesse udire il
loro discorso.
* * *
“...
le uniche uscite sono ai lati del giardino... due a destra e altrettante a
sinistra...”
“Conta
anche quelle finestre.”
Ginny
sollevò il viso dal foglio su cui da diverso tempo aveva preso a segnare tutte
le informazioni necessarie che richiedeva la base dell’Ordine.
Non
incontrò gli occhi in quel momento azzurri di Draco, perché questi distolse
immediatamente lo sguardo e prese a misurare a grandi passi il giardino in cui
si sarebbero tenuti il party e la battaglia.
Sospirò
senza far troppo rumore, reprimendo l’impulso di afferrare il labbro inferiore
tra i denti. Ormai Draco si comportava così dalla sera in cui si era trovata la
porta della sua stanza, chiusa in faccia.
Parlava
solo se costretto e per il minimo indispensabile. Evitava di incontrarla, se
non per gli incarichi che gli erano stati affidati a forza e quando le si
rivolgeva, usava un tono freddo e distaccato.
Ginny
non ricordava più quante volte aveva aperto la bocca con l’intenzione di
parlargli e di chiarirsi con lui, ma sapeva perfettamente che l’aveva poi
sempre richiusa, senza dir niente. Dov’era andato a finire tutto il suo
coraggio Grifondoro?
Tornò
al suo foglio da compilare, segnando quello che le aveva appena ricordato sulle
finestre. Poi lasciò cadere lungo il fianco la cartellina che sorreggeva,
assieme ad un braccio, e tornò ad osservarlo.
Si
stava guardando intorno, cercando di memorizzare bene ogni punto del luogo in
cui l’indomani si sarebbe svolta la battaglia. Forse avrebbe dovuto farlo anche
lei, o forse avrebbe fatto meglio a non parteciparvi allo scontro. Aveva già
causato abbastanza problemi, non voleva di certo crearne ancora con la
confusione che continuava a regnare nella sua mente.
Sollevò
il capo portando lo sguardo verso il cielo ormai scuro per l’arrivo della sera.
L’estate era arrivata quasi alla conclusione ormai, perciò le serate non era
più afose come prima. Fece per stringersi nelle spalle, quando avvertì un
violento strattone e prima che riuscisse a capacitarsene si ritrovò dietro un
enorme vaso contenente una pianta dalle foglie piuttosto ampie e robuste.
“Ma
che-”
“Fa
silenzio.” gli intimò in un soffio Draco, tappandole la bocca con una mano.
Dopo
un primo attimo di smarrimento, Ginny cercò di regolare la respirazione, quindi
portò l’attenzione, verso il punto in cui Malfoy aveva iniziato a guardare con
insistenza.
Allargò
lievemente gli occhi, notando un uomo di mezza età, dalla capigliatura corta e
scura, aggirarsi nello stesso giardino.
Premette
contro la mano di Draco posata sulle sue labbra in modo da rassicurarlo a che
la lasciasse libera di respirare. Quando l’uomo si scostò da lei, Ginny avvertì
un brivido di freddo. Non la toccava più da quando aveva scoperto chi fosse in
realtà. E mai come in quel momento si rese conto di quanto le mancasse.
“C-chi
è?” chiese però, cercando di trovare un po’ di contegno.
“Un
Mangiamorte. Lo riconoscerei tra mille.” rispose Malfoy più concentrato su
quello che su di lei.
Ginny
chinò lievemente il capo, guardando per terra. “Capisco.” arretrò di un passo,
cercando di avvicinarsi alla porta finestra che portava dentro l’albergo.
“Dobbiamo
andar via, allora. Abbiamo l’ordine tassativo di lasciar andare chiunque si
avvicini alla zona. O Voldemort potrebbe sospettare di noi.” spiegò in modo che
solo lui potesse udirla.
Draco
finalmente le rivolse uno sguardo, anche se parve ironico. “Abbiamo l’ordine
tassativo?” iniziò a seguirla, senza farsi vedere dall’intruso. “Sono
costretto, vorrai dire.” la corresse acido, mentre imboccavano uno dei corridoi
e poi la hall del Grand Hotel, finalmente al sicuro.
“Preferisci
tornare dal tuo signore?” ribatté lei, preferendo guardare avanti che al suo
fianco. Le venne da sorridere: finalmente si scambiavano qualche parola in più
dei soliti convenevoli degli ultimi giorni.
Draco
sbuffò ficcandosi le mani in tasca. “Ormai non ho più vie d’uscita. Anche se
tornassi, probabilmente morirei.” rispose piatto.
Ginny
sapeva quanto avesse ragione, ma evitò di dirglielo. Anche lei preferiva
saperlo vivo piuttosto che assassinato dallo stesso Voldemort. Tornò a guardare
la cartellina. “Dobbiamo mandare questi dati alla base. Ci metteremo in contatto dalla mia stanza.”
Per
quanto Ginny si aspettasse una replica a quella velata proposta di seguirlo, o
anche una semplice battutina, dovette constatare con un certo disappunto, che
il ragazzo non batté ciglio e la seguì in silenzio fino alla sua camera.
Dopo
aver ricordato mentalmente di essere ancora un’Auror in servizio, una volta
varcata la soglia, pronunciò l’incantesimo per colloquiare con il Capitano
Potter.
Harry
fu molto professionale e tranne che per qualche occhiata minacciosa
all’indirizzo del biondo, evitò accuratamente di fare commenti. La
conversazione non durò molto, tanto che in pochi minuti tornarono nuovamente
soli.
E
Ginny iniziò ad agitarsi. Si mosse verso la scrivania, con la scusa di
riassettare i fogli, mentre il cervello aveva preso a lavorare e a formulare un
numero impressionante di pensieri.
Erano
soli, in una stanza e finalmente avevano ripreso a parlare civilmente...
secondo i loro canoni, ovviamente. Era quello il momento adatto per parlargli.
Dovevano chiarire, finalmente la possibilità le era stata concessa...
“Io
me ne vado.” la sua voce risuonò limpida nel silenzio teso della stanza.
Ginny
si voltò di scatto verso di lui, trovandosi già le sue ampie spalle davanti.
Aveva raggiunto la porta troppo velocemente e presto sarebbe sparito,
l’occasione stava sfumando...
“Malfoy,
aspetta... Draco.”
L’uomo
si fermò solo quando la rossa lo chiamò per nome. Restò però, fermo in quella
posizione.
Ginny
abbassò lo sguardo, sentendo il coraggio mancare di nuovo e il nervoso
aumentare. Deglutì avvertendo la gola secca.
“Aspetta
cosa...?” fece lui, spazientito, reputando troppo prolungato quel silenzio.
La
donna prese un forte respiro. “Voglio capire. Per una volta vorrei che mi
dicessi...”
“Ti
ho già spiegato abbastanza, mi pare. E non mi va di sprecare ancora parole.” la
interruppe, avanzando quindi verso la maniglia.
Ginny
strinse i pugni, avvertendo adesso rabbia dentro di sé. “Parla chiaro, Malfoy.”
Draco si voltò. “A me sembra che tu abbia soltanto sprecato parole ma ancora
non mi abbia detto il perché ti sia comportato in quel modo.”
Fece
un passo in avanti, avvicinandosi a lui, mentre prese a fissarlo con decisione
in quegli occhi, adesso estranei a quel particolare grigio che solitamente li
caratterizzava. Avrebbe preferito che davanti a lei ci fosse l’aspetto di Draco
Malfoy, non quello di Magnus Degat.
“Ti
ho detto che mi sono sentita umiliata, ma tu mi hai rinfacciato di non aver
capito niente. Cosa avrei dovuto capire allora? Che non è stato un gioco il
tuo? Dimmelo con franchezza. Ti sei solo divertito con me?”
Forse
fu il suo tono di voce secco o la sua aria dura, che lo convinsero a rilasciare
il fiato con un sospiro e a rilassare le spalle.
“E’
iniziato come un gioco, questo è vero. Ti ho visto lì in mezzo quella sera e
quanto ti sei avvicinata senza renderti conto che quello che ti fissava ero
sempre io, ho pensato che sarebbe stato divertente prenderti un po’ in giro.”
Il
suo tono di voce parve tranquillo, l’esatto opposto dello stato d’animo che
imperversava dentro Ginny. La prima cosa che provò fu umiliazione. E poi tanta
rabbia. Voleva sedersi, visto che le forze stavano per abbandonarla, ma la voce
di Draco le fece scordare quel desiderio.
“Ma
quello che è accaduto dopo e anche la mia scelta. Quelli non fanno parte di un
gioco. Tranne che per quella sera, posso assicurarti che non sono mai stato
così serio in vita mia.”
Dopo
aver richiuso la bocca, si voltò nuovamente ed uscì dalla stanza, lasciando la
rossa sconvolta e da sola.
Fissava
il legno bianco dell’uscio senza in realtà vederlo, mentre le sue ultime parole
le ronzavano in testa come un vortice d’acqua. Sentirsi dire dalla sua stessa
bocca, quello che aveva sperato in quegli ultimi giorni era più di quanto si
aspettasse in realtà. Una volta tanto era stato franco con lei. E ancora una
volta lei gli stava permettendo di sfuggirgli via.
Scosse
la testa con forza, avventandosi contro la porta e aprendola con violenza.
“Aspettami!”
esclamò andandogli incontro lungo il corridoio, senza preoccuparsi di
incespicare nel tappeto rosso che percorreva il pavimento.
Dapprima
lui non reagì a quel richiamo, ma quando si vide arrivare addosso quella furia
rossa, non poté non allargare gli occhi per la sorpresa.
Ginny
lo afferrò prima per un braccio e poi gli si parò davanti. “Aspetta...” mormorò
ancora, agitata e con un po’ di fiatone. Si lasciò andare leggermente
sorreggendosi con le sue braccia, quindi sollevò lo sguardo su di lui.
Non
attese risposte o reazioni di alcuni genere. Si sollevò sulle punte e premette
le labbra contro le sue, prendendo a baciarlo con foga.
Sperò
che capisse con quel gesto che si sentiva solo una grande stupida, che voleva
il suo perdono e che sapeva di aver sbagliato a non fidarsi di lui. Sperò che
quel bacio significasse un nuovo riavvicinamento e un modo per abbandonare i
propri sentimenti fino a quel momento repressi.
Ma
forse aveva chiesto troppo.
Draco
si scostò da lei, pochi attimi dopo. Respirò contro le sue labbra ancora
qualche istante, ma poi si allontanò afferrandole delicatamente il polso della
mano che si era insinuata sulla sua nuca, e abbassandoglielo.
La
fissò negli occhi con aria seria, ma non lesse freddezza in quegli occhi. “Non
è così semplice, Weasley.”
Quello
che accadde dopo, fu solo una corsa verso la sua stanza e un pianto furioso.
Non volle sapere quale sguardo le avesse rivolto Draco, mentre scappava via.
* * *
La
brezza notturna sfiorava il volto di Zoe con leggerezza. Si strinse nelle
spalle, tenendo posati i gomiti sulla ringhiera del loggione della base e
continuando ad osservare la campagna notturna.
Sospirò
preoccupata. La battaglia era ormai alle porte. L’ultimo vero scontro in cui si
sarebbe deciso il futuro di tutti, amici e nemici che fossero. Harry si era
preparato negli ultimi giorni, sapendo di doversi scontrare contro il potente
Lord Voldemort e nonostante lei fosse rimasta in silenzio per tutto il tempo,
il suo animo era stato scosso continuamente da mille dubbi.
E
se non ce l’avesse fatta? Se il Signore Oscuro si fosse rivelato più forte di
lui e lo avesse ucciso, come avrebbe fatto? Come avrebbero fatto tutti?
Socchiuse
gli occhi reprimendo un brivido di freddo. L’aria lassù era particolarmente
fresca a quell’ora e lei non indossava altro che una maglietta di cotone.
Ignorò quella sensazione, scrollando le spalle. Al momento erano altri i
pensieri che aveva in testa.
Si
era riscoperta innamorata di Harry Potter, o meglio del ragazzo semplice e
spontaneo che si celava dietro quel nome famoso. Ma in tanto tempo che lo aveva
osservato timorosa da lontano, aveva sempre avuto piena fiducia in lui e nelle
sue capacità. Non si era mai posta il problema: Harry non può farcela.
Eppure
il suo cervello pareva dire il contrario al momento. Possibile che avesse perso
la fiducia nei suoi confronti? O forse era il fatto che lo amasse ancora di più
che gli rendeva impossibile l’idea di perderlo?
Sobbalzò
quando avvertì qualcosa di caldo e morbido improvvisamente posato sulle sue
spalle. Si voltò per riconoscere il proprietario di quel gesto gentile, mentre
si sistemò meglio la giacca di lana. Sorrise: eccolo, il suo sole.
Si
lasciò abbracciare, affondando la testa tra il braccio e la spalla e gli cinse
la vita aggrappandosi alla sua maglia. Respirò a fondo il suo profumo,
avvertendo acuirsi quella sensazione di inquietudine.
“Ce
la farò.” bisbigliò Harry con calma, come se non volesse rovinare l’atmosfera
tranquilla con la sua voce. Strinse maggiormente la presa sulla ragazza.
Zoe
si rilassò riscaldandosi di più con quelle parole, che con la lana che la
avvolgeva. “Lo so.” mentì con lo stesso tono di voce.
Harry
le posò un bacio sulla testa. “Dico sul serio. Ce la farò. E d’ora in poi saremo liberi di vivere la nostra vita.”
C’era
sicurezza nella sua voce. Decisione che fugò in parte i dubbi che la
attanagliavano. Mentre stringeva forte il suo Harry e gli donava un lungo bacio
appassionato, sperò con tutto il cuore di rivederlo sano e salvo.
Doveva
chiudere quella parentesi. Non per la salvezza del mondo e per la pace. Ma per
se stesso e per loro due. Solo questo aveva senso ormai.
* * *
Quando
per Ginny suonò la sveglia il mattino seguente, l’intenzione di alzarsi e di
affrontare la giornata era praticamente pari a zero.
Il
solo pensiero di cosa la aspettava e per di più lo stato d’animo che aveva
addosso le fecero desiderare di scappare via e di abbandonare ogni cosa.
Per
quel che le riguardava di lì a quella sera sarebbe potuto anche morire in
quello scontro. E per quanto si sentisse depressa e triste, aveva sempre dato
un enorme valore alla vita e di certo non voleva perderla.
Abbandonò
il letto un po’ più tardi degli altri giorni, ricordando che in quell’ultimo
giorno non ci sarebbe stata la solita riunione e che tutto si sarebbe concluso
con il party serale.
Tuttavia
il resto della giornata passò molto velocemente, prima quando venne chiamata
dall’ambasciatore in persona, e poi quando dovette aiutare i suoi compagni a
preparare il contrattacco.
Quando
finalmente venne la sera, uscì dalla sua camera, prendendo un forte respiro.
Avrebbe preferito restarsene lì. Una volta tanto non voleva scendere in
battaglia, nonostante fosse sempre stata la prima a farlo.
Si
guardò nello specchio del corridoio sistemando l’acconciatura un’ultima volta.
Aveva un abito rosso scuro, stretto e lungo, ma sapeva che sarebbe durato molto
poco, perché non appena sarebbero arrivati i Mangiamorte, avrebbe dovuto usare
un incantesimo per cambiarsi e indossare la divisa.
Nel
giardino risuonava una musica allegra da un’orchestrina posta in un angolo, e
tutti gli ambasciatori e i loro dipendenti, discorrevano chi animatamente, chi
con tranquillità, sorseggiando champagne e assaggiando caviale offerto da
eleganti camerieri.
Sbuffò
divertita. Chiunque vi avrebbe creduto. In realtà tutti, dall’orchestra al segretario inglese erano Auror camuffati.
Una bella idea quella di nascondere durante la notte precedente e la giornata i
veri Babbani che dovevano essere lì in quel momento e sostituirli con maghi
pronti ad attaccare. Iniziativa di Hermione ovviamente, come tutte le belle
trovate.
Se
anche questa volta, ci aveva visto giusto, i Mangiamorte avrebbero attaccato
quelli che credevano ignari Babbani e si sarebbero trovati in un’imboscata che
lasciandoli sorpresi, ne avrebbe dovuto far strage. Ginny si augurò mentalmente
che accadesse.
“Eccola
qui, la nostra assistente. Davvero un ottimo elemento.” la voce di colui che le
aveva parlato nel pomeriggio la distolse dai suoi pensieri. Si voltò trovandosi
di fronte il delegato inglese che le sorrideva dietro i baffoni grigi.
Inarcò
un sopracciglio, ma finse un sorriso. “La ringrazio.” rispose.
L’uomo
la osservò attentamente dietro i suoi occhi verdi e le mostrò un’espressione
eloquente. “Spero che avrà trovato positiva questa esperienza, signorina, e che
ne faccia frutto per il futuro.”
Ginny
annuì illuminata. “Vedrò che posso fare, signore. Ma le garantisco che non mi
arrenderò.”
Scosse
la testa allontanandosi. Avrebbe dovuto capire subito in chi si sarebbe
camuffato Harry. La persona che avrebbero colpito per prima. Quella più
importante e di conseguenza con più probabilità di incontrare il suo nemico di
sempre.
Gli
rivolse un’ultima occhiata, leggermente preoccupata. Harry era sempre in
pericolo da quando era iniziata quella guerra. Ma non riusciva ad abituarsene,
ogni volta temeva che lo avrebbe visto per l’ultima volta. Credeva in lui,
questo sì. Ma gli voleva un gran bene e aveva paura che Lord Voldemort fosse
troppo forte.
Notò
una cameriera che lo fissava con insistenza, lasciando persino che lo champagne
fuoriuscisse dai bicchieri che reggeva su un vassoio. Le si avvicinò posandole
una mano sulla spalla e prendendo uno dei recipienti.
“Andrà
bene, Zoe.” sussurrò nell’orecchio.
Quella
messa in scena purtroppo doveva essere fatta, perché c’era la possibilità che
già qualche Mangiamorte controllasse la zona. Ma sarebbe durata poco comunque.
Difatti
Ginny aveva appena ricevuto un sorriso incoraggiante dalla sua amica, che un
fischio e poi uno scoppio riempirono l’aria. Il momento era arrivato.
Nel
cielo comparvero decine di Mangiamorte e molti di loro si Materializzarono nel
giardino. Dapprima di scatenò una certa agitazione, ma quando gli incappucciati
iniziarono ad attaccare, ognuno smise di recitare.
Il
burbero ambasciatore spagnolo e la sua timida segretaria tornarono ad essere
Ron e Hermione, Remus Lupin scese dal piedistallo su cui suonava una chitarra e
seguì gli altri pseudo-musicisti nella
mischia. Harry lanciò prima una Maledizione Senza Perdono ad un nemico che
stava tentando di ucciderlo e poi tornò alle sue sembianze.
Ginny
vide per un attimo Draco tornare al suo aspetto di sempre, prima di pronunciare
l’incantesimo e indossare la divisa. Non c’era tempo per pensare a lui. Adesso
aveva un compito che doveva assolvere.
Si
gettò nella battaglia che ormai infuriava violenta. Molti Mangiamorte erano già
al suolo per via dell’effetto sorpresa, altri avevano cercato di
Smaterializzarsi, ma Harry aveva compiuto un incantesimo che lo impedisse, come
gli era stato ordinato da Silente nella riunione della sera precedente.
Le
venne da sogghignare al pensiero che finalmente avrebbero dato un sonora lezione
ai loro nemici, ma il suo sorriso durò molto poco. Quando infatti si rese conto
che molti suoi compagni erano improvvisamente caduti, era già troppo tardi.
Vide
un uomo dall’aspetto elegante, sferrare un incantesimo contro uno degli Auror.
Si abbassò velocemente, quasi rischiando di farsi beccare da una Cruciatus, e
poi continuò ad osservare quello che a prima vista sembrava l’omicidio di un
compagno.
Poi
qualcosa scattò nella sua testa. Arretrò di qualche passo, prendendo ad urlare
sconvolta. “Sono tra di noi! Fate attenzione, sono tra di noiii!!”
Una
terribile sensazione di angoscia la pervase. Non aveva ancora iniziato a
combattere seriamente e non aveva intenzione di farlo. Si guardò intorno, non
sapendo come muoversi, aveva paura che colpendo avrebbe potuto ferire i suoi
colleghi.
E
da quello che aveva notato, molti Auror si erano lasciati prendere dallo stesso
sconforto. Evidentemente sapevano della loro imboscata e si erano premuniti
confondendosi tra i Babbani. Qualcuno aveva parlato... o forse più
semplicemente, Voldemort non si era fidato di Draco.
Restò
immobile per alcuni istanti; alla fine optò per la soluzione più semplice.
Avrebbe iniziato dagli avversari riconoscibili. Si lanciò contro un Mangiamorte
che l’aveva puntata poco più in là e che aveva appena atterrato una recluta. Si
spostò a destra evitando un suo Schiantesimo, e poi ne lanciò uno lei di
attacco.
“Diffindo!”
Il
colpo si scagliò contro il petto del nemico andandolo a squarciare. L’uomo si
accasciò al suolo esanime, ma Ginny si era già voltata da un’altra parte.
Combatté contro altri cinque incappucciati, ma venne ferita più volte alla
famosa spalla che si era lussata quel giorno contro Draco e ad una gamba.
Dopo
aver dato un colpo alla nuca di uno dei nemici camuffati da Babbani, facendolo
cadere privo di sensi, si voltò verso il centro del giardino, dove scorse la
figura di Lord Voldemort e di fronte a lui quella di Harry.
Si
morse il labbro, decidendo di avvicinarsi. Lo scontro tra i due, non poteva
avere interruzioni e già un paio di volte alcuni Mangiamorte avevano cercato di
attaccare l’amico di spalle. Colpì con un poderoso calcio sullo sterno un
avversario che si era fatto troppo vicino a Potter e poi puntò la bacchetta
coprendogli le spalle.
“Guai
a chi osa avvicinarsi!” urlò con rabbia. Al suo fianco aveva Hermione, Zoe e
Ron che circondavano la zona, creando una barriera impenetrabile.
Con
un’enorme preoccupazione, lasciò che Harry compisse il suo dovere e quello
della profezia e continuò a combattere, nonostante fosse quasi al limite delle
forze.
Purtroppo
quei giorni di totale tranquillità non avevano giovato molto al suo fisico.
Erano tre settimane che non si allenava come avrebbe dovuto e sentiva la
stanchezza prendere il sopravvento.
Con
tutto lo sforzo di cui era capace però, iniziò un corpo a corpo contro quello
che riconobbe come Mcnair. L’uomo le diede un pugno sul viso che lei schivò
solo in parte, ma che restituì con un perfetto laterale nello stomaco. Non
risparmiò nemmeno le sue gambe, perché gettò un incantesimo ad entrambe che le
fratturò con un colpo secco.
Quando
Mcnair si ritrovò al suolo, lo finì con uno Schiantesimo e fece per riprendere
fiato. Grave mossa, pensò in seguito.
Aveva
abbassato la guardia per un attimo, solo un secondo e quel lampo di luce verde
era partito. Aveva avuto appena il tempo di voltarsi oltre la sua spalla e poi
tutto era accaduto così in fretta che aveva fatto fatica in un primo momento a
mettere a fuoco la situazione di quello che era accaduto.
Una
forte onda d’urto, arcane parole pronunciate da una voce familiare e poi il suo
corpo pallido, i suoi capelli biondi per terra, contro il suolo bagnato di
sangue.
Dapprima
scioccata, allargò gli occhi. La prima cosa che realizzò fu la risata
orribilmente divertita di Lucius Malfoy davanti a lei e poi suo figlio Draco
privo di sensi ai suoi piedi.
“Draco!”
esclamò terrorizzata, accostandosi a lui. Lo prese per le spalle e provò ad
agitarlo. Non si accorse nemmeno che Zoe aveva lanciato un attacco contro
Malfoy Senior e che questo colto di sorpresa era stato costretto ad
allontanarsi, tuttavia tronfio del suo operato.
Sentì
a malapena le sue parole di scherno. “E’ così che finiscono i traditori!”
Si
accasciò contro di lui, senza nemmeno essersi accorta delle lacrime che avevano
preso a bagnarle il viso, copiose.
“No...
no no! Draco!”
Lo
richiamò più volte, senza ottenere risposta. Ormai il dolore aveva preso il
sopravvento e tutto quello che la circondava, il sangue, i feriti che si lamentavano, le urla di chi ancora
combatteva e i rumori degli incantesimi, era divenuto lontano e sfocato.
* * *
“Finalmente...
era da una vita che aspettavo questo momento...”
Harry
ghignò in direzione del Signore Oscuro non appena se l’era trovato di fronte.
Non appena la battaglie era iniziata, si era subito gettato nella sua ricerca e
per sua fortuna lo aveva trovato quasi subito verso il centro del giardino.
Pensava
sul serio quello che aveva appena detto. Dentro di sé avvertiva una carica di
adrenalina molto elevata ed era eccitato al pensiero che anni di lotte e di
allenamenti finalmente avrebbero avuto una fine quella notte. Era esaltato e
pronto a combattere contro il suo nemico di sempre... e a vincere, ovviamente.
Voldemort
lo osservò come se fosse un essere insignificante. Puntò i suoi occhi rossi
prima sulla sua figura e poi negli occhi speranza e sbuffò divertito.
“Sei
incauto, giovane Potter.” replicò con voce dura.
“E
tu non hai ancora capito con chi hai a che fare.” fece al contrario Harry,
innervosito. Odiava quell’essere con tutte le sue forze. Col tempo il suo astio
si era acuito, soprattutto a causa di quella guerra in cui tutti erano stati
trascinati. Aveva visto amici e persone fidate andarsene cadendo durante quegli
scontri senza vincitori. Aveva letto sofferenza e stanchezza nei volti di tutti
e terrore in quello degli innocenti coinvolti senza volerlo.
Ed
era stanco di tutto ciò. Adesso il suo unico desiderio era quello di chiudere
quella guerra con un attacco definitivo al cuore del male.
Serrò
la presa sulla bacchetta, quando Voldemort ribatté ancora con cattiveria. “E’
proprio perché so chi ho davanti, mio povero, piccolo, stupido ragazzo. Sapevo
che sarebbe stata divertente questa serata e non mi sbagliavo. La tua morte
darà un tocco speciale a tutto ciò.”
Il
ragazzo strinse gli occhi e serrò la mascella. “Perché stupirsi... a te diverte
tutto questo scempio. Tu gioisci nel vedere queste cose...” una semplice
constatazione di quello che caratterizzava il Lord Oscuro.
Fu
il turno di Voldemort di sorridere maligno. “Ma come, Potter, non comprendi la
bellezza di questo spettacolo?” fece un gesto con la mano pallida e sottile,
per indicare lo scenario attorno a sé. “Guardati intorno. Guarda i volti dei
tuoi compagni confusi e disorientati perché non sanno più chi colpire. Nemici o
colleghi? Che dilemma...”
Strascicò
le parole come a voler aumentare nell’animo di Harry la sua rabbia.
Ma
la reazione del moro fu di piena sorpresa. Sgranò gli occhi, quando si accorse
che i suoi amici combattevano tra di loro. O meglio quando capì che decine di
Mangiamorte con le sembianze dei suoi colleghi si accanivano contro gli Auror
troppo sconvolti per capire cosa stesse accadendo. Tornò a guardare il suo
nemico con furia.
“Cosa
hai fatto...” mormorò con la voce che tremava.
Voldemort
cacciò una risata che si mescolò alle urla e alla confusione del giardino. “Ti
vedo sorpreso! Ebbene, non mi fidavo del figlio di Lucius e ho pensato bene di
correre ai ripari. Non potevo permettere che voi e Silente intralciasse i miei
piani.”
“La
pagherai, anche per questo.” furono le ultime parole di Harry, prima di
scagliarsi contro di lui. Fece un salto in avanti ma scomparve subito dopo,
riapparendo al fianco del Signore Oscuro. Questi schivò senza difficoltà il
colpo che il ragazzo tentò di infierirgli, facendosi indietro.
Puntò
la bacchetta contro di lui e pronunciò una Cruciatus, che il moro evitò
scomparendo di nuovo. Riapparve poco più a destra e fece altrettanto, ma anche
questa volta l’incanto andò a vuoto.
Harry
imprecò senza ritegno, ma appena posato piede per terra, tentò un altro
attacco. Lanciò un’altra maledizione, e questa volta fu in contemporanea con lo
stesso Oscuro. Le loro bacchette si incatenarono, ma il loro legame durò poco
perché il ragazzo lo interruppe bruscamente, nel tentativo di un assalto in
contro piede.
Sfiorò
una guancia del Lord Oscuro con un Diffindo e trattenne a stento un urlo di
rabbia, al pensiero che avrebbe potuto lanciargli contro un’Avada Kedavra
invece di quel misero incantesimo. Lo vide ancora ghignare apertamente e
aggredirlo con una maledizione che quasi non lo beccò.
Digrignò
i denti infuriato, stringendo maggiormente l’arma. Perché non riusciva a
batterlo? Possibile che fosse ancora troppo potente per lui?
Attaccò
ancora una volta, scagliando due incantesimi molto velocemente. Voldemort evitò
il primo, ma poi usò come scudo uno dei suoi sottoposti per non essere preso
dal secondo. La mossa destabilizzò Harry a tal punto che l’Oscuro riuscì a
fermarlo pronunciando una strana formula con il braccio disarmato.
Potter
avvertì una dolorosa stretta sul collo che gli impedì di respirare
correttamente. Provò a muovere le mani, come a voler scacciare
quell’intrusione, ma l’unico spostamento fu quello dell’aria pregna dell’odore
acre del sangue.
Vide
il sorriso diabolico di Voldemort farsi più aperto, mentre la bacchetta
scivolava via dalle sue mani con un Experliarmus. Il suo sconforto durò solo
qualche istante, perché passò al contrattacco, proferendo alcune parole in
runico.
La
sua gola tornò finalmente libera, lasciando che si accasciasse al suolo
tossendo. Ebbe solo alcuni attimi per riprendersi e poi corse in direzione
dell’arma per recuperarla. Il Lord lo attaccò ancora con una maledizione, ma
questi riuscì ad abbassarsi in tempo e a raggiungere con una capriola la sua
bacchetta.
La
sollevò contro un mucchio di macerie facendole arrivare contro il nemico.
Scagliò poi un incanto Senza Perdono, sperando di riuscire a colpirlo. Grave
errore fu il suo.
La
visibilità, già difficoltosa per via della battaglia che imperversava, si fece
ancora più ridotta quando Harry utilizzò quei massi per indebolire
l’avversario. Quello che non vide fu la sparizione dell’Oscuro e la sua
ricomparsa proprio alle sue spalle.
Un
attimo dopo giaceva a terra in preda a forti spasmi che lo lasciarono ancora
senza fiato.
Voldemort
aveva preso a torturarlo con una Cruciatus senza pietà. Sorrideva nel vederlo
prostrato ai suoi piedi e incapace di rialzarsi.
“Come
vedi non mi sbagliavo, Potter. Tu non sei in grado di battermi.”
Parole
due ma vere che risuonarono nelle orecchie del giovane, demoralizzandolo ancora
di più. Strinse i pugni con quanta forza lo permettesse in quel momento e tentò
di vincere la maledizione inutilmente.
Soffriva
come non mai, ma certamente il dolore che provava dentro di sé, nell’ammettere
che l’Oscuro stava per sconfiggerlo, era ancora più intenso di quello fisico.
Voldemort
lo liberò dalla maledizione, ma approfittando del fatto che fosse ancora
dolorante, gli lanciò alcuni incantesimi di taglio che andarono a ferirlo in
più punti del corpo. Non uscì un gemito dalla sua bocca, nonostante il sangue
prese a sgorgare a fiotti dalle ferite profonde.
Serrò
i denti con così tanta forza da farsi male, mentre piegato per terra, cercava
inutilmente un sostegno o un modo per liberarsi dalla quella condizione che lo
avrebbe solo condotto alla morte.
In
quegli istanti, rivide i suoi amici, i suoi colleghi e poi Zoe e maledisse la
sua incapacità. Non li avrebbe rivisti più ma soprattutto loro avrebbero perso
l’unica speranza. L’ultimo miraggio che ancora dava la forza a tutti di andare
avanti.
Un
miraggio inutile però, da quello che poteva constatare. Un miraggio stupido e
davvero incosciente come aveva suggerito lo stesso Voldemort.
Con
la vista annebbiata dalla debolezza, causata anche da un’altra Cruciatus,
sollevò lo sguardo proprio quando l’Oscuro si preparò a lanciare l’ultimo
incantesimo, quello che avrebbe posto fine a tutto.
Trattenne
il respiro, nell’istante in cui sulla punta della bacchetta comparve un raggio
di luce verde. Ma poi la stanchezza e il dolore prevalsero.
Non
seppe più niente di quello che accadde dopo, tranne che avvertì una presenza
che si frappose tra lui e la morte e poche parole sussurrate da una voce tanto
familiare quanto stanca.
“Avranno
più bisogno di te, che di me.”
Poi, tutto buio. E niente più.
Continua…
«««»»»«««»»»«««»»»«««»»»«««»»»«««»»»«««»»»«««»»»«««»»»«««»»»«««»»»
Saaaaaaaaaaalveeeeee
a tuttiiiiiiii! Nonostante quello che si pensi, non sono resuscitata dai
morti... o meglio.... sono resuscitata tra i vivi, visto che ho avuto un’estate
parecchio caotica. Prima esami e pc pieni di virus, poi partenze e pc senza
internet (ho un pc sfigato... ha rischiato di essere gettato dalla finestra
però...), insomma in gran casino!
Ma! C’è un Ma.
Finalmente ho postato. Doveva essere l’ultimo capitolo a dire la verità, ma....
era troppo lungo perciò ho deciso di spezzettarlo (il prossimo arriverà
moooolto presto, visto che è quasi scritto, tranquilli). Spero vivamente di non
rischiare la morte per come è finito. Tutto verrà spiegato nel prossimo
capitolo, tranquilli... e vedremo anche che fine fanno tutti ^^
E adesso vi
ringrazio! Come sempre adorabili!^___^
Florinda: ti ringrazio, ma vedi,
non sempre gli aggiornamenti dipendono da me. Per scrivere ci vuole
concentrazione e taaaanta ispirazione. Spesso con tutto il da fare che ho
queste cose tendo a perderle... e sinceramente scrivere qualcosa forzata che
poi non sarà mai allo stesso livello di quello che mi esce fuori quando sono
ispirata, mi spiace. Non solo per me, quanto per voi. Cqm grazie per i
complimenti ^^
Nisi
Corvonero:
ehehehehe Draco è un bell’angelo decaduto, non c’è che dire... e poi...ç_ç cos’ha
fatto per Ginny...
Marcycas –
The Lady of Darkness: *Draco si solleva da terra, dove giace e solleva il braccio in
direzione di Lady e Marcycas* G-g-g-grazie.... certo potevate accorgervene
prima... ho rischiato di morire... e adesso.... *Non finisce la frase perché
torna ad accasciarsi al suolo*.... ehehehehehhe... me bastardaaaaaaaa, me
sadicaaaaaaaaaaaa..... ahhhh, cosa non fanno le incazzature, mi divento di un
maligno! :*
Stellina: ‘azie!=^^=...
allora... beh... ehehehehe <--- risata nervosa.... Draco e Ginny dovevano
chiarirsi... poi però lui.... e poi in battaglia... ok, la smetto, peggioro le
cose mi sa...^^’’’
Opalix: allora.... grazie
innanzitutto per la storia del capitolo^^... poi... a dire la verità, come
avrai letto, Draco in realtà si è avvicinato a Ginny non per amore ma per
gioco. Solo dopo averla frequentata, si è reso conto di provare qualcosa per
lei che aveva avuto in passato con la storia della Stamberga, una piccola
scintilla. Ron... è Ron. Ho voluto che aiutasse la sorella invece di reagire
come farebbe il solito Ron. Diciamo che è maturato..... però non ho idea di cosa
abbia potuto fare quando Ginny ha lasciato la base quella sera.... chi lo sa,
lascio all’immaginazione ^^..... quanto alla promessa è quella che Ron fa a
Ginny quando vanno in gelateria; lui le dice che non si sarebbe più messo in
mezzo nella sua vita. Perciò resta coerente con la sua promessa. Ed è tutto! ^^
un bacio!:*
Gea Kristh: ti ringrazio per il
pensiero^^ ehm... son passati un po’ di mesi, chiedo umilmente perdono ^^’’’
Ellie: ehm.... *Ryta osserva
la versione mummificata di Ellie che a furia di aspettare è diventata così* Ne
sono passati altri tre di mesi...eh..... chiedo veniaaaaaa! Mi ha fatto penare
sto capitoloooo! ç_ç scusate, mi dovrei fustigare da sola... cmq
graziegraziegrazieeeeee!^___^
Serena: °.° sei stata fortunata... c’è gente che aspetta questo capitolo da sei mesi... cmq ‘azieeee! Purtroppo non ho letto il sesto libro (e sto fremendo... maledetta Salani!!! Proprio a Gennaio doveva pubblicarlo in italianooooo?!), perciò non ho idea di cosa accada ç_ç un bacio!:*
Ed è tuuuutto! Un grazie ancora a tutti e anche a quelli che non commentano! Ci sentiamo nel prossimo e ultimo chaaap!
Ryta Holmes
Titolo del prossimo capitolo: "Boh... non l’ho ancora deciso...^^’’’"