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Autore: charliebites    07/08/2010    2 recensioni
"Sono un vampiro" le parole di Damon ruppero quel breve silenzio. Uscirono dalla bocca del vampiro come se la sua confessione non fosse null'altro che pura normalità. Come se lui fosse stato sempre e solo un mostro senza umanità. Come se centoquarantacinque anni prima non fosse stato ancora un semplice essere umano.
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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She is your humanity

Just gonna stand there and watch me burn
But that’s alright because I like
The way it hurts


L'edificio era in fiamme. Lingue di fuoco divampavano ovunque, provocando le urla lancinanti dei vampiri. Si contorcevano, ricoperti di benzina e di fiamme, vittime della loro brama di vendetta. "Sindaco..E' lei?" Il sindaco Lightwood, poggiato ad una colonna ancora miracolosamente intatta, cercava debolmente di tenere lontane le fiamme. Si voltò di scatto, riconoscendo la voce familiare "Che ci fai tu qui?". Era ancora calmo. Inconsciamente sapeva che c'era un'unica ragione per cui Damon Salvatore si trovasse in quel luogo, ma dopotutto, non avrebbe avuto senso. "Sono un vampiro" le parole di Damon ruppero quel breve silenzio, confondendo ancor di più il sindaco. Uscirono dalla bocca del vampiro come se la sua confessione non fosse null'altro che pura normalità. Come se lui fosse stato sempre e solo un mostro senza umanità. Come se centoquarantacinque anni prima non fosse stato ancora un semplice essere umano.  "..La sua scusa qual è? Dico sul serio..La verbena non ha avuto effetto su di lei..Lei non è un vampiro" Damon Salvatore alzò appena il mento in direzione dell'uomo che gli stava di fronte, trascinandosi a tentoni verso di lui, sanguinante e stordito. L'uomo indietreggiò, risvegliandosi al suono di quelle parole che lo colpirono come frustate in pieno volto. "..Che cosa diavolo è?" aggiunse, sibilando, Damon, reprimendo un moto di dolore. La verbena era entrata oramai in circolo nel suo sangue e l'aveva indebolito, rendendo impossibile per lui la fuga. Osservò per un lungo istante il sindaco indietreggiare ancora, tra le braccia di uno dei vampiri della cripta, per poi morire, in un sol colpo. Sorrise appena. Era fatto così: la sofferenza altrui provocava in lui enorme piacere, e anche in punto di morte poteva gioirne. Dopotutto, anche il suo destino era segnato. Non c'era via di scampo da quell'inferno di fiamme, urla, dolore. Si poggiò nuovamente a terra, esausto, evitando prontamente di guardare alla sua destra, dove giaceva, immobile e privo di vita, il corpo di Anna. Non vittima delle fiamme, ma vittima del suo amore. Chiuse gli occhi. Avrebbe voluto salvarla. Nel momento in cui quel bastardo di John aveva piantato il paletto nel cuore della giovane vampira, un insieme di sensazioni oramai dimenticate aveva invaso Damon. Il dolore, la sofferenza. E non quello che da centoquarantacinque anni provava perchè privato di Katherine, l'amore della sua vita. La sofferenza genuina che proviene da immensa pietà, il dolore che può derivare solo dalla condivisione della sofferenza altrui. E odio. Aveva odiato John per quello che aveva fatto ad Anna, ma non come si era limitato ad odiare suo fratello Stefan per più di un secolo. Aveva odiato John per quello che era, per l'orrore che aveva visto nei suoi occhi. Inspirò profondamente per poi cacciare fuori l'aria asfissiante con un sospiro. Stava per morire, Damon lo sapeva. Le fiamme lo stavano circondando, e dunque poteva essere sincero almeno con sè stesso. Nessuno l'avrebbe salvato. Per un unico, misero secondo sperò vivamente che Stefan fosse in salvo. Non c'era nell'edificio, e dunque forse Elena era riuscito a salvarlo. Quel pensiero lo rincuorò non poco. Damon Salvatore aveva fallito, e avrebbe dovuto pagarne le conseguenze. Aveva provato a salvare Mystic Falls, a fare l'eroe per una sola sera, ma non ci era riuscito. E sarebbe morto per questo. Ecco quello che succede quando si rinnega la propria mostruosità. Aprì gli occhi con forza, ignorando l'immagine che la sua mente aveva più e più volte riportato a galla in quell'ultimo secolo, facendola emergere chiara e nitida tra i suoi pensieri. Generalmente, amava affogare nei ricordi, nell'immagine di Katherine che gli carezzava dolcemente il volto, che gli sorrideva, e i suoi capelli morbidi, ricci. Ma non quella volta. Cacciò via i contorni della ragazza, che puntuali e dispettosi si meterializzavano dinanzi ai suoi occhi allucinati. Perchè sapeva, sapeva che non era Katherine la ragazza che gli era venuta in mente. Non era la sua Katherine, col corpo incastonato nel suo corpetto legato forse troppo stretto, con l'ampia gonna verde e il medaglione color ambra. Provò a concentrarsi sulle urla di dolore degli altri vampiri, ma era troppo stanco per resistere. Troppo debole per non abbandonarsi al pensiero di Elena, quella mattina, con il suo abito color oro e il sorriso inconsciamente furbo di chi sa, dopotutto, l'effetto che può provocare in uno come lui. In uno come Damon. Sorrise appena, ricordando cosa le aveva detto solo poche ore prima. "Stai meglio così, sai? L'abbigliamento retrò non ti si addice" poteva quasi sentire il tono canzonatorio della sua stessa voce, anche solo ricordando la scena. E lei, non aveva capito. O forse si, forse aveva capito fin troppo bene. Una fiamma si avvicinò pericolosamente al suo volto. Sempre ad occhi chiusi, lamentoso, si scostò verso l'unico punto del pavimento privo di benzina. Lei non era Katherine. Quella mattina, Damon aveva visto Elena arrivare, nel suo vestito ottocentesco, e non aveva più scorto nulla di Katherine Pierce in lei. Aveva semplicemente visto Elena Gilbert in tutto il suo splendore. Sarebbe morto, ripetè a sè stesso, per farsi forza. La morte non gli sembrava che la soluzione più adeguata. L'aveva fermamente voluta centoquarantacinque anni prima, e non l'aveva ottenuta. Adesso, era a portata di mano. Non avrebbe dovuto convivere con il dolore di non potere avere la donna da lui amata, nè nel rischio di condannarla, per la rabbia, ad una semplice esistenza, succhiandole via la vita. Elena sarebbe vissuta, ed era questo ciò che contava davvero. Damon aveva provato a proteggerla, in tutti i modi. E aveva fallito, in parte. Ma suo fratello avrebbe fatto di meglio. Stava lasciando la sua esistenza senza troppi rimorsi, dopotutto. Le due persone che più amava al mondo sarebbero state felici, almeno per un pò. Provò a consolarsi con l'immagine di Stefan ed Elena sorridenti, mano nella mano, ma non ci riuscì. Un moto di rabbia lo prese, e fu invaso da un'improvviso desiderio di vita, che si placò non appena sostituì all'immagine di Stefan la propria, nella sua mente. Se solo avesse potuto, l'avrebbe amata. Ma non poteva. Sopravvivere a quell'inferno di fiamme sarebbe voluto dire accettare la propria umanità, e non poteva. Era Damon Salvatore, e questo comportava degli obblighi. Quindi, tanto meglio morire, perchè era stato fin troppo sincero con sè stesso, in quei pochi minuti. Non avrebbe mai sopportato il peso di quell'enorme verità. Rotolò su di un lato, avvicinandosi al corpo di Anna, privo di fiamme e benzina perchè già oramai senza vita. Non ebbe modo di rammentare a sè stesso che quella sarebbe stata la sua fine, perchè sentì improvvisamente una voce familiare alle sue spalle. Tossì, cercando di farsi sentire, e voltandosi a fatica. L'istinto di sopravvivenza era più forte di qualsiasi verità scomoda, purtroppo, e Damon non era mai stato un cuore di burro pronto a sacrificare sè stesso per la felicità altrui. Non di certo per la felicità di Stefan ed Elena. Il fratello lo prese tra le braccia, aiutandolo a rimettersi in piedi. E a Damon sembrò di essere tornati indietro nel tempo, quando erano ancora due ragazzi, quando ancora Katherine non li aveva divisi. E fu grato a Stefan. Si guardarono degli occhi per un lungo istante, sottintendendo parole taciute, anche con gli occhi, per troppo tempo. Uscirono dall'edificio in fiamme, e non appena Damon vide il cielo stellato, riempì i polmoni di aria pulita, finalmente. Era salvo. Una strana euforia lo prese a questo pensiero. Era ancora vivo, nonostante tutto. Nonostante fosse passato tutto quel tempo dal giorno della sua morte. Il suo sguardo si posò su Bonnie, e capì che era stata lei ad aiutare suo fratello a salvarlo. Avrebbe voluto ringraziarla, ma il tocco fresco della mano di Elena sul suo volto lo immobilizzò. Stefan lo mantenne più saldamente, vedendo le sue gambe quasi cedere, e accusando inconsciamente la verbena dell'improvvisa debolezza del fratello. Damon chiuse per un secondo gli occhi, lasciando che il profumo di Elena lo invadesse, e che le sue parole lo cullassero per un solo lungo minuto. Poteva permettersi un minuto, prima di tornare ad essere sè stesso. Le mani piccole e morbide della ragazza lo sfiorarono, e il tono pieno di preoccupazione gli fece sussultare qualcosa, dentro. Poi,  i suoi occhi incrociarono quelli di Elena. Non fece quella cosa con gli occhi, la stessa che lei gli aveva rimproverato al bar, ma lasciò che Elena, sempre e solo Elena, lo vedesse nudo, di fronte a lei. Nudo nella sua umanità, perchè adesso lo aveva capito. Aveva capito che Stefan aveva sempre sbagliato al riguardo: Katherine era stata la sua ossessione, il suo tormento, ma Elena era diventata la sua umanità.
Lei distolse lo sguardo per prima, e tutto finì, in pochi secondi.
Forse tornare ad indossare la sua maschera, questa volta, non sarebbe stato tanto facile per Damon Salvatore.

NOTE DELL'AUTRICE. 

Mi ritrovo a scrivere dopo parecchio tempo qui su EFP. Avevo un altro contatto, anni fa, e mi dedicavo prevalentemente a fanfictions su Harry Potter. E' passato molto tempo, anzi, molti anni direi, e ho deciso di tornare a scrivere qui. Non sono una novellina alle prime armi, questo ci tengo a sottolinearlo. Con ciò non voglio dire che sia una scrittrice, lungi da me appellarmi in tal modo, oppure una di quelle che sa scrivere bene. Ho molti difetti, e  il mio modo di scrivere ne risente, di questo sono ben consapevole. Il peggiore, sicuramente è l'incostanza. E forse anche la tendenza di scrivere in maniera un pò troppo melensa, alle volte. Torno a scrivere pienamente convinta di non riuscire a portare avanti una fanfictions a capitoli, e pubblicando una raccolta di one-shots, in particolare, in questo caso, su Vampire Diaries, e più precisamente sul personaggio di Damon. Il pairing non è necessariamente Damon/Elena, in quanto apprezzo molto anche  Katherine - sono sadica, lo so, prediligo il male - e quindi davvero non  ho un tema preciso. Tranne la voglia di parlare di questo personaggio che mi ha affascinata, e di cui la psicologia mi ha sempre intrigata. Ho provato a leggere i libri, ma devo ammettere che non mi piacciono molto, il telefilm invece l'ho trovato migliore sotto molti punti di vista. Spero di poter affrontare questo argomento con chiunque sia interessato, e spero di tornare presto con una nuova one shot.  Il titolo di queste mie poche righe incentrate sulle scene quasi finali della puntata 1x22 (Il giorno della Fondazione) è stato direttamente preso dalla canzone Love The Way You Lie., il cui video mi ha molto colpita e ispirata, facendomi venire immediatamente in mente la scena dell'edificio in fiamme. Volevo immagina quali fossero stati i pensieri di Damon prima di una morte che lui riteneva certa, e ciò che ha provato nel rivedere Elena e Stefan una volta in salvo. Ho iniziato dall'epilogo della prima serie, insomma, e il mio intento forse è quello di ricostruire quello che ha portato Damon ad innamorarsi di Elena. Il fatto che io prediliga questo pairing non vuol dire nulla, perchè mi baso comunque su ciò che ho visto, senza andare oltre. Il punto di vista è infatti quello di Damon, e non trapelano in alcun modo, almeno per il momento, i pensieri di Elena. Spero abbiate gradito, e se vi fa piacere commentate, poichè apprezzo moltissimo le critiche (sempre che siano fondate su di un qualcosa e costruttive).

Emme :3

  
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