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Autore: piccolaelisewin    08/08/2010    1 recensioni
“Le notti, se sono quelle che vuoi io potrei darti tutte le notti e non ti chiederei nulla in cambio”
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nota dell'autrice: Ciao a tutti :) ecco il primo capitolo, a breve seguirà il prossimo... I hope you enjoy it!

 

Era una serata torrida, ero sola nella casa che condividevo con la mia migliore amica Anita, ancora una volta. Faceva caldo, una passeggiata sulla spiaggia non sarebbe stata una cattiva idea, la brezza del mare avrebbe lavato via l’afa e qualcuno di quei pensieri che negli ultimi tempi mi offuscavano la mente.

Mi incamminai lungo una stradina secondaria, incrociando di tanto in tanto qualche coppietta sorridente che si teneva per mano, mi mancava Luca ma mi sforzavo di non pensarci. Più mi avvicinavo alla spiaggia più rari erano incontri del genere, accelerai il passo.

Quando finalmente giunsi al limite tra asfalto e sabbia tirai un sospiro di sollievo, mi sfilai le scarpe e mi incamminai sulla sabbia, verso l’acqua. La sabbia era umida e calda, una sensazione piacevole e familiare che mi riportava a quando da bambina giocavo in spiaggia fino a sera inoltrata. La notte era serena, il chiarore della luna che si specchiava nel mare illuminava i miei passi.

Non arrivai alla riva, mi fermai a qualche metro di distanza e mi misi a sedere. Era stata una buona idea, il vento qui era forte e di tanto in tanto sentivo degli schizzi d’acqua bagnarmi il viso. L’aria era fresca, faceva quasi freddo. Affondai le mani nella sabbia calda e cercai di ricordare qual’era stata l’ultima serata che avevo trascorso con Luca, non ci riuscivo.

Mentre ero assorta in questi pensieri una voce che sembrava provenire dall’aldilà mi fece trasalire.

“È una bella serata non è vero?”

Rivolto verso il mare, in piedi, a poca distanza da me era appena apparso un uomo, non l’avevo sentito arrivare, mi capitava di rado, quando ero molto concentrata. Avevo sempre avuto una sorta di percezione forte di quello che si muoveva intorno a me.

“Bellissima davvero”

La figura che si stagliava nella notte annuì in modo quasi impercettibile, continuando a fissare l’acqua. Il chiarore gli illuminava il viso, la sua pelle era chiara, la luce della luna sembrava conferirle dei riflessi azzurrastri. I capelli erano lisci e di un intenso e scuro castano. La figura snella e asciutta sotto gli abiti scuri.

Chissà cosa faceva qui, aspettava la sua donna o forse aveva vagato senza sosta per un po’, forse avrei fatto meglio a salutare e sgaiattolare via il prima possibile, poteva essere un malintenzionato. Mentre ero assorta in tali pensieri parlò ancora.

“Ti dispiace se mi siedo qui a farti compagnia?” La sua voce era calda e inquietante allo stesso tempo, avvolgente e profonda.

Cosa avrei dovuto rispondere? Non sembrava poi così male il suo approccio, magari era solo una persona sola, come al momento lo ero anche io. Decisi che si poteva sedere. “No, non mi dispiace”. Ma a quanto pare non feci in tempo perché voltandomi lo vidi già seduto a meno di un metro da me, poggiato sui palmi delle mani, le gambe dritte davanti a sé. Sì voltò per sorridermi ed io quasi sussultai. Aveva un viso bello in modo raccapricciante, i lineamenti erano regolari, le labbra perfettamente scolpite. Ma ciò che più mi lasciò senza fiato furono i suoi occhi, azzurri, di ghiaccio che esprimevano sensualità e crudeltà allo stesso tempo. Il suo sguardo però non era crudele, ma amichevole, quasi dolce e il suo sorriso perfetto mi confermava quest’ultima sensazione. “Ciao” sussurrò.

Ricambiai incerta e un po’ impacciata il suo saluto e poi distolsi lo sguardo.

Avrei voluto voltarmi e guardarlo ancora, ma temevo che la mia morbosa curiosità mi avrebbe fatta passare per maleducata. Dovevo dire qualcosa ma non ero mai stata brava a rompere il ghiaccio con le persone appena conosciute. Ancora una volta fu lui a spezzare il silenzio.

“E’ una notte così romantica, come mai tutta sola, il tuo ragazzo ti ha dato buca?” la sua voce aveva un tono sarcastico che non mi piaceva. Mi infastidiva. Avrei voluto rispondere per le rime e invece non lo feci, mi aprii con un perfetto sconosciuto.

“Il mio ragazzo… sono solo l’amante, le notti romantiche non sono per me, posso avere le mattine, i pomeriggi, ma non le notti.” Era vero e quasi non riuscivo a ricordare del perché andasse così, poi quasi per confortare me stessa continuai “Succede quando si vive nel peccato” mi scappò una risata amara.

“Uomini… idioti” mi scrutava con uno sguardo che sembrava esprimere sincero dispiacere “mi dispiace, a volte va così”

Mi limitai a sollevare le spalle e a distogliere nuovamente lo sguardo. Non sapevo davvero cosa replicare a quella sua osservazione. Avrei potuto dire che a me non dispiaceva, che in fondo avevo scelto io questa vita e che ora non dovevo far altro che accettarne le conseguenze ma suonava falso anche il solo pensarlo.

Mi voltai nuovamente verso di lui e lo trovai a guardarmi, mi inchiodò con lo sguardo come se non aspettasse altro che lo ricambiassi, mi metteva a disagio ma era così bello che non osavo contraddire le sue intenzioni silenziose.

“Tu perché lo fai? Non ti senti all’altezza di avere un uomo tutto tuo o sei semplicemente innamorata?” restò a fissarmi a labbra dischiuse nell’attesa di una mia risposta.

Il ragazzo giocava allo psicanalista o cosa? Non ti senti all’altezza di avere un uomo tutto tuo? Che voleva dire? Decisi di sfidarlo “Magari la cattiva sono io, non ci hai pensato? Magari lui vuole troncare con l’altra ma io glielo impedisco perché per me è solo sesso” non sembrava molto convincente ma era plausibile. Quante ragazze conoscevo che avevano storie di sesso?

Sorrise divertito “Mi sembra abbastanza improbabile, hai l’aria di una brava ragazza” si fermò solo un attimo e poi continuò “e così è sposato eh?” non ne aveva ancora abbastanza di questo squallido argomento?

“No, ha una fidanzata da molti anni, noi ci vediamo soltanto da poco” nel momento in cui smisi di parlare mi resi conto di quanto fosse triste e patetica la nostra relazione ed ebbi quasi voglia di troncarla di netto. Eppure ne avevo parlato spesso con Anita, negli stessi termini di questa sera, e non mi aveva mai sfiorato l’idea che la nostra relazione fosse patetica. Io adoravo Luca.

“Beh… poco può essere meglio di tanto, ma devi riuscire a sentirlo”.

Mi dispiaceva ammettere che aveva ragione, anche io avevo sempre pensato che basta un solo attimo per scegliere la persona della vita quando la incontri eppure con Luca mi sentivo stranamente indulgente. Volevo sapere di più di quest’uomo. “Chiedi” mi disse “chiedi e ti risponderò”. C’era così tanta curiosità nei miei occhi che era riuscito a percepirla anche lui?

Feci uno sforzo enorme per scegliere la prima domanda da fare “Il tuo accento… non sei di queste parti, sei qui per lavoro o forse per una donna?” E sperai che non fosse per una donna.

“Negli anni il mio modo di parlare si è depurato di qualsiasi inflessione, ho viaggiato molto e questo mi ha aiutato”

Non aveva risposto. E poi, negli anni? Quanti anni poteva avere, trenta? Il suo viso non aveva note stonate, neanche l’ombra di una ruga, era quello che si definirebbe un volto senza tempo. Forse intendeva dire che viaggiava sin da quando era bambino. Perché non si limitava a rispondere alla domanda invece di concentrarsi su dettagli irrilevanti? Odiavo le persone così.

“Cosa fai, oltre ad essere l’amante di un imbecille e a guardare il mare di notte insieme a dei perfetti estranei?” sorrise e io gli sorrisi di rimando.

“Sono un medico, lavoro come Genetista in ospedale, sai patologie ereditarie e tutto il resto. E’ un lavoro che mi appassiona. E tu, cosa fai?” sperai che stavolta non svicolasse.

Non lo fece, non troppo in ogni caso “Diciamo che ho fatto qualche investimento azzeccato che mi permette di viaggiare parecchio” alzò un sopracciglio per lasciarmi intendere il significato di quello che aveva appena detto. Accidenti se era sexy!

“Quindi sei ricco, è questo il tuo lavoro”

“Sì, diciamo che è così” . A quanto pare avevo tratto la giusta conclusione. Decisi di incalzarlo con un’altra domanda, volevo sapere di più “E alla tua donna sta bene? Il tuo viaggiare in giro?”

Scoppiò a ridere “E’ proprio importante? Sapere se ho una moglie o una fidanzata? Donne!” scosse il capo a destra e a sinistra divertito “Sì a lei sta bene” mi guardò negli occhi riducendo un po’ la distanza tra noi “per il semplice fatto che non c’è nessuna lei” si aprì in un sorriso.

“Oh” esclamai ritraendomi “avrei giurato di sì”.

Ora mi sentivo in imbarazzo, strinsi le braccia intorno alle ginocchia e mi rivolsi verso l’orizzonte per sottrarmi al magnetismo di quello sguardo. Mi salvò dai miei pensieri giusto in tempo, restai ad ascoltarlo in silenzio, guardando dritto di fronte a me.

“Non ho un carattere facile, sono volubile e instabile e avvicinarmi può essere difficile. In più le donne che frequento sono tutte così superficiali.”

Lo sentii accarezzarmi i capelli, era una sensazione piacevole e il mio cuore accelerò un po’ i battiti, non avevo il coraggio di voltarmi, non volevo interrompere quel contatto ma temevo che ce ne fosse uno diverso ad aspettarmi. Così parlai, lo sguardo perso nell’orizzonte “Eppure non sembri uno di quei ragazzi belli e dannati”.

“Lo sono” la sua voce aveva una nota diversa, tristezza o forse rassegnazione.

“Perché sei qui, non in città, qui in spiaggia, adesso, con me?” era troppo? L’avrei scoperto in fretta.

“Mi piace il silenzio” sembrava sincero. Decisi di stuzzicarlo solo un altro po’ “Ma sei qui a parlare con me, non propriamente in silenzio” ritrasse la mano dai miei capelli e stavolta io mi voltai.

Stavolta era poggiato sul gomito e mi guardava, stava pensando a cosa rispondere probabilmente.

Lo guardai fisso in quegli occhi azzurri che sembravano non voler fare entrare nessuno e gli sorrisi, stavolta però era più di un sorriso di incoraggiamento, sorridevo con il cuore e neanche sapevo perché. Per quel che ne sapevo quegli occhi gelidi potevano nascondere macabri segreti eppure io sorridevo.

“E’ piacevole stare qui con te” era quasi un sussurro, pronunciato con una voce suadente e calda. Fu lui ora a distogliere lo sguardo.

Più lo guardavo e più avrei voluto avvicinarmi e seguire con un dito il profilo del suo viso, scendendo sul naso, e poi sulle labbra lievemente dischiuse, indugiando. Cosa diavolo mi stava succedendo? Doveva essere quest’atmosfera terribilmente romantica a farmi ragionare in quel modo. Io avevo Luca e anche se non era granché dovevo tornare a casa.

Io DOVEVO tornare a casa ma non avevo la forza di tirarmi su. La cercai con tutta me stessa ma qualche strana forza mi teneva inchiodata lì.

Feci un respiro profondo e parlai a raffica “Io, io ora dovrei proprio andare, si è fatto tardi e domani lavoro”

“Già” parlava senza guardarmi, ero certa che sentisse i miei occhi fissi su di lui “immagino che sia tardi”.

Si alzò in piedi e mi offrì la mano, forse era davvero un dannato playboy, gesti del genere avrebbero fatto impazzire qualsiasi ragazza e anche io in quel momento non ero del tutto fuori del suo raggio d’azione. La sua mano era fresca ed incredibilmente sicura, mi tirai su lentamente per prolungare quel contatto. Ormai ero in piedi ma mi teneva ancora la mano. Aveva un’espressione serissima, quasi concentrata. “Io potrei dartele”

Non capivo “cosa?”

“Le notti, se sono quelle che vuoi io potrei darti tutte le notti e non ti chiederei nulla in cambio”

Quello che avrei dovuto fare era sedermi e dirgli che sì, volevo tutte le notti che mi stava offrendo, invece ritirai la mano, gli voltai le spalle e mi allontanai. L’unica parola che riuscii a proferire fu un “ciao” a mezza bocca.

Camminai lentamente sulla sabbia, senza voltarmi e quando fui sicura di essere uscita dal suo campo visivo, ammesso che mi stesse ancora guardando, iniziai a correre. Corsi a perdifiato fino a casa, feci di corsa anche le scale e poi il breve tragitto fino alla mia stanza. La casa era ancora vuota come l’avevo lasciata, Anita sarebbe stata fuori tutta la settimana. Cominciai a spogliarmi in corridoio, smisi di muovermi soltanto quando mi trovai sotto il getto della doccia. Mi accovacciai e chiusi gli occhi restando per qualche minuto nel buio totale.

Mi lavai con lentezza, in modo quasi indolente, mi avvolsi in un asciugamano e mi diressi verso la mia stanza. Faceva molto caldo ma non ci badai. Accesi lo stereo senza ricordare cosa stessi ascoltando l’ultima volta, Michel Petrucciani, non ero sicura se fosse la musica adatta al mio stato d’animo ma la lasciai andare e sprofondai sul letto.

Ero sul punto di mettermi a rimurginare sulla serata appena finita ma mi presi ancora un momento. Cercai il cellulare nel caos della mia scrivania, speravo di aver mancato una chiamata, sbagliavo. Neanche un messaggio ad aspettarmi. Era notte e nessuna regola era stata infranta. Forse… avrei potuto chiamare ma scelsi una via più facile e con meno complicazioni, gli avrei mandato una email. Recuperai il mio notebook dalla borsa e andai direttamente al client di posta.

 

“Ciao Luca tesoro,

mi sei mancato stasera, com’è andata la tua serata? Non ho molto da raccontare, mi limito a darti la buonanotte. Domani sarà una giornata intensa al lavoro. Spero di riuscire a sentirti almeno nel pomeriggio. Un dolce bacio. C.”

Riposi il pc sul comodino, come sempre facevo la sera.

Non sapevo neanche il suo nome, tra tutte le domande che mi affollavano la mente in quei minuti di tensione non avevo scelto di chiedergli come si chiamasse. Era davvero più importante sapere se fosse impegnato sentimentalmente? Era probabile che non ci saremmo più rivisti eppure mi sarebbe piaciuto ricordarmi almeno del suo nome.

Non ero mai stata una persona socievole, non di quelle che fanno conversazione in modo brillante anche con uno sconosciuto alla fermata dell’autobus. Ero schiva, ma solo per timidezza, una timidezza che mi portavo dietro dalla più tenera età. E quell’uomo in spiaggia, lui era diretto e sicuro di sé e mi aveva fatto sentire a disagio.

Pensavo e ripensavo a lui, ai suoi movimenti, alle sue poche parole e avevo un’unica immagine nella mente, i suoi occhi gelidi, lame di ghiaccio in grado di trafiggerti.



  
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