I Capitolo

Quando Kiba aprì quella porta, l'ultima cosa che si sarebbe sognato di trovare era un altro inquilino. Aveva acquistato da poco quel garage, dal momento che le scartoffie nella sua abitazione andavano moltiplicandosi di giorno in giorno e, a ben pensarci, aveva bisogno di un posto dove mettere l'Harley Davidson da poco acquistata – dopo anni di faticati sacrifici.

Lasciò cadere con un pesante tonfo uno scatolone, poi chiuse la porta dietro di sé: di tutta risposta, un uomo dall'aria piuttosto enigmatica lo fissò con astio, chiedendogli in seguito se avesse smarrito la strada.

Quando Kiba gli presentò la situazione – mantenendo la dovuta calma, pur conservando il tono aspro che, dopotutto, lo contraddistingueva – l'invasore lo fissò come se fosse un evaso di galera, prestandogli un attenzione pari a quella che dava alle inutili scartoffie che andava raccattando in giro.

«Signor Inuzuka, dev'esserci un equivoco»

Il signore in questione, un bigotto in giacca e cravatta, si aggiustò le spesse lenti nere per l'ennesima volta. «Questo garage è di mia proprietà»

Esordì, squadrandolo con aria di sufficienza. Un momento dopo cacciò fuori un foglio di carta, firmato e controfirmato, sul quale era scritto a chiare lettere che quella superficie apparteneva al signor Aburame.

Di tutta risposta, l'Inuzuka presentò il medesimo foglio: questa volta notò nell'espressione dell'uomo uno strano cambiamento, come un incurvarsi improvviso e pericoloso delle sopracciglia.

«Devo convenire con lei, signor Inuzuka. Si tratta di un grosso malinteso, evidentemente»

Poi gli diede le spalle, come a voler ignorare volutamente la sua opinione, dopodiché cacciò fuori dalla tasca della giacca un palmare.

«E... E se invece lo dividessimo?»

A quel punto, l'Aburame gli prestò la meritata attenzione, nonostante non fosse del tutto convinto. Kiba, però, doveva in ogni modo insistere sulle sue misere condizioni economiche – con il risultato di impietosirsi, sì, ma almeno ci aveva provato – cercando di contrattare con l'uomo.

«Non le darò fastidio, probabilmente nemmeno ci incontreremo! Sono sempre fuori e... studio!»

Esclamò, come a volersi giustificare.

Quell'ultima motivazione parve riportare a galla vecchi ricordi nella complicata mente dell'Aburame, ragion per cui decise di fermare la lunga lista di motivi che gli stava elencando quel ragazzo.

«Potrebbe andare» proclamò, con diplomazia. «Arrivederci.»

Lo liquidò un istante dopo.

Kiba, in quel momento, ebbe l'impressione di aver avuto a che fare con una lastra di marmo: una persona più fredda e glaciale non l'aveva mai incontrata nella sua vita, un tipo come quell'Aburame non era minimamente comparabile a lui.

Eppure, doveva solamente accettare di averlo come coinquilino di garage. Il ragazzo ghignò, poi poggiò lo scatolone sul lato destro di una parete.

Qualcosa gli diceva che quella non sarebbe stata un'ordinaria convivenza, eppure da una parte era curioso di scoprire cosa avesse in serbo il destino per lui.

***

E da qui inizia la storia vera e propria.

Ringrazio Sarhita per il commento: sì, era un sorta di introduzione il prologo... Qui inizia la storia, noterai che i capitoli sono brevi ma sono volutamente così u_u.

Ringrazio Black Elf e Sarhita per aver aggiunto tra le seguite *^*.

Al prossimo capitolo.

Kiki.