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Autore: minimelania    09/08/2010    4 recensioni
Inghilterra, 1880. Una ragazza bella e intelligente. Un disastro improvviso. Un uomo che sarà la sua salvezza.
Genere: Sentimentale, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Capitolo Ventinovesimo -


- Complimenti per la mascherata, Norma ha fatto un ottimo lavoro.
Eileen, nella sua stanza alla locanda, si stava giustappunto districando dal complicato marchingegno del vestito. Se indossarlo era stata una passeggiata (bastava stare attenta ai pizzi ed infilarlo dalle braccia come un tubo), un'altra cosa era slacciare tutto il complicato ambaradan di lacci che adesso le serrava la vita. In un contesto del genere, con metà testa fuori e metà dentro, una voce che ti prende alle spalle non è il massimo della simpatia. E infatti Eileen si volt
ò di scatto e fissò la porta come un fantasma.
Il Signor Thompson, ancora in abito da festa, se ne stava inquadrato tra gli stipiti con l'aria più serafica del mondo.
- Avreste fatto meglio a rimanere - disse muovendo un passo avanti - vi siete persa la parte migliore: quella in cui hanno caricato Prescott sulla carrozza dei gendarmi. Istruttivo, davvero istruttivo, non c'è che dire.
Eileen rimase ammutolita. Che ci faceva Thompson da quelle parti? E soprattutto cosa …
- Cosa ci faccio a quest'ora nella stanza di una signorina rispettabile? - sorrise lui - Lo so, lo so. Avrei dovuto bussare. Ma stasera è sera di sorprese, cos
ì ho pensato che visto che c'ero ... potevo fare i complimenti anche a voi, per l'interpretazione. Siete stata una splendida Catherine. Quasi quasi ci cascavo anche io.
Eileen, con il bustino mezzo slacciato, allung
ò una mano alla sedia per prendere la vestaglia.
- Pardon - disse Thompson e si copr
ì educatamente gli occhi per tutto il tempo che lei ci mise a sistemarsi.
Poi, andando verso il davanzale della stanza, scost
ò una tenda e guardò sotto, la strada.
- Non mi chiedete perché sono cos
ì calmo? Per essere uno a cui avete appena mandato a monte amicizia e matrimonio … beh, direi che la sto prendendo bene, non vi pare?
Ad Eileen, che adesso trafficava con il lungo laccio della vestaglia, venne voglia di mettersi a piangere. Perché non riusciva mai a trovare il buco dove andava infilato. E soprattutto, che ci faceva Thompson a fare dell'ironia in camera sua?
- Non dovreste essere a piangere in un angolo? Alla fine hanno appena arrestato il vostro migliore amico per aver sedotto e abbandonato vostra sorella, nonché aver tentato di fuggire alle sue responsabilità. Non mi sembra una cosa da niente. E poi io non vi ho mandato a monte nulla. Sua sorella non c'entra niente, no? Potete benissimo sposarla.
- Dopo che suo fratello è rovinato e non potrà mai più apparire in pubblico senza arrossire, ammesso che abbia sufficiente senso dell'onore per vergognarsi?
Eileen lo fiss
ò incredula.
- Dunque non sposerete Aurora soltanto perché ha la colpa di essere sua sorella? Non c'è che dire, un bel comportamento! Vi fa onore, e poi venite a dire che sono io a mandarvi a monte …
- Voi speravate di mandare a monte tutto questo dal momento esatto in cui avete saputo che io e Aurora ci saremmo sposati.
- Ma senti! Io …
- … e ci siete riuscita benissimo - la zitt
ì Thompson . Poi sorrise - Meno male che lo speravo anche io, altrimenti sarebbe stata dura da digerire.
Eileen lo fiss
ò senza capire.
- Lo sapevo - esal
ò lui come se stesse rivelando un tremendissimo arcano - Lo sapevo dal primo minuto e vi ho lasciata fare.
Eileen apr
ì e chiuse la bocca.
- Come, lo sapevate? E come potevate … non potevate sapere, la lettera, la cappelliera, Norma, Nibbles, io …
Il Signor Thompson si gir
ò di nuovo verso la stanza. Alla luce incerta delle due candele che rischiaravano la stanza dal camino, sembrava stranamente alto e incredibilmente distante. Ma non era qualcosa di spiacevole.
- Norma mi aveva avvertito- spieg
ò scandendo le parole -  Non appena è stato ritrovato il biglietto. C'era scritto abbastanza chiaro che il mio carissimo amico Prescott aveva dato appuntamento a Catherine in un certo luogo ad una certa ora. Combacia con il giorno della scomparsa. E lo sciocco lo aveva anche firmato.
- Lo sapevate - mormor
ò Eileen - lo sapevate, e quindi …
- Credete forse che avrei permesso a una bambina travestita da fantasma di rovinarmi le nozze se questo non fosse stato già nei miei piani?
Lei lo fiss
ò con odio estremo. Prese il laccio della vestaglia e cominciò a rigirarselo tra le mani, attorcigliandolo.
- E quindi sarei stata una vostra pedina? Lo sapevate? Davvero? Oh, che peccato, se avessi saputo che Aurora non era di vostro gradimento, mi sarei trattenuta dal fare qualsiasi cosa per togliervela di torno. Non volevo fare certo un favore a Vostra Altezza.
Thompson rise, le and
ò vicino e le tolse il laccio dalle mani.
- Non vorrei che vi feriste. Questo coso pu
ò essere pericoloso.
- Forse avete paura che vi strangoli?
- Conoscendovi non sarebbe un'ipotesi da trascurare. Comunque, per quanto riguarda o scompiglio di stasera,  vi ho già detto che era nei miei piani. Da quando ho capito che Prescott poteva essere l'autore di tutto, tanti piccoli indizi a suo carico, tante lievi reticenze sono andare al loro posto magnificamente. Mi è bastato fare qualche controllo per capire dove poteva essere stato negli anni in cui ci eravamo persi di vista, subito dopo la laurea e ho scoperto … beh, ho scoperto che i conti tornavano.
- E Norma vi aveva avvertito.
- Esattamente.
- Anche della notte in cui sono salita in soffitta.
Thompson fece una piccola smorfia ironica.
- Se non ci foste arrivata penso proprio che non se ne sarebbe fatto di nulla. L'avrei smascherato in un altro modo. Non potevo permettervi di sapere, ma visto che ormai la vostra innata propensione a mettere il naso dove non dovreste proprio metterlo aveva agito … beh, a questo punto potevamo includervi.
Eileen lo fiss
ò incredula.
- Includermi? Razza di sciocco, testa d'uovo, rimbambito! - scatt
ò in avanti, cercando di riafferrare il laccio che ora teneva Thompson. Lui alzò la mano e lotenne stretto in pugno mentre lei lo aggrediva - Se io non fossi salita voi vi sareste tenuto al fianco per una vita l'amico che vi aveva ucciso la sorella senza saperne niente!
- Ohi, ohi, non è il caso di aggredire - disse lui prendendole i polsi e fermando le sue unghie già vicine alla sua faccia - Ho detto solo che siete stata utile. Ma in effetti siete stata … necessaria.
Eileen si rabbon
ì tutto di un colpo. Come il mare quando viene la bonaccia. Il fatto è che era molto stanca e cominciava a confondere le cose. Per esempio, un istante prima, era stata quasi contenta che il farabutto le afferrasse i polsi, invece di infuriarsi e cominciare a gridare, come sarebbe stato forse più saggio fare.
- Ah, meno male - disse solo - E adesso, che cosa ne farete della vostra bella ape? Pensate di sposarla domani o rimandate il matrimonio a quando avranno processato suo fratello? Oppure adesso che lui è rovinato non avrete più niente da dirle? Che farabutto, se ci penso, io …
Thompson rise.
- Siete sempre lo stesso piccolo folletto canaglia travestito da ragazza perbene che mi è stata scaricato in casa appena due mesi fa. Neanche la febbre è riuscita a rabbonirvi? E' incredibile come si possa giudicarvi, a prima vista, una ragazza di buone maniere!
- Forse perché siete un presuntuoso prendete di queste cantonate.
- E voi siete una piccola ficcanaso che non si mostra per quello che è.
- Sempre meglio di un orrendo essere che gronda presunzione dovunque.
- Piccola ficcanaso.
- Presuntuoso. E lasciatemi andare le mani.
- Solo se promettete di non graffiarmi. E di non adoperare questo laccio. Ha l'aria di non fare troppo bene, intorno al collo.
- Solo se promettete di non dire altre scemenze. E di permettermi di allacciarmi di nuovo la vestaglia. Non è decente usare questi trucchetti per cercare di sbirciare qualcosa.
Thompson non volendo abbass
ò gli occhi sulla vestaglia anche troppo scollata. Sotto soltanto un camiciola di lino separava le spalle di Eileen da tutto il resto. Si arrese subito.
- Va bene - disse tendendole il laccio e fissando gli occhi da un'altra parte - E, andiamo, adesso facciamo la pace.
- Che pace posso fare con voi? Abbiamo forse litigato?
- No - disse Thompson, fissando il caminetto. Era un tantino arrossito - per
ò vi ho fatto prendere un bello spavento.
- In che senso?
- Nel senso che stavo quasi per sposarmi.
- Perché? Adesso non vi sposate più? Siete davvero cos
ì poco costante?
- Voi cosa dite?
- Non ne ho idea. E non credo che mi interessi affatto.
Lui sospir
ò, e si aggrappò al caminetto con una specie di voluttà da naufrago.
- E se vi dicessi che Aurora era sua complice? L'ho scoperto quando ho fatto queste indagini. E' stata lei a prenotare i biglietti su quella nave, usando il falso nome di Aurora Mason. Era il nome di sua nonna, lo stesso.
Eileen fece una faccia compita. Ma non riusc
ì a fare in modo che un sorriso, un trionfale sorriso di vittoria le irraggiasse per un istante tutti, ma proprio tutti i lineamenti. Dalla piega del mento alla punta estrema delle lunghe trecce.
- Oh, come mi dispiace, signor Thompson. Davvero.
- Come a Nerone dispiacque dell'incendio. Ma avete fatto bene, del resto.
- Non scherzate.
- Non sto scherzando.
- Ah no?
- No - disse lui - Davvero. Avete fatto bene ad evitarmi un matrimonio di cui forse mi sarei stancato il giorno stesso delle nozze. Anche se lei non fosse stata colpevole esattamente come lo era suo fratello.
Eileen, in piedi anche lei, cerc
ò con gli occhi la poltrona e si sedette. Improvvisamente sentiva le gambe essersi fatte di ricotta. Probabilmente l'enorme stanchezza di tutta la mascherata.
- Ah, meno male - disse solo, lasciandosi andare contro l'altro schienale.
- Meno male cosa? - chiese lui, voltandosi.
- Meno male che lo riconoscete.
Ci fu un silenzio lungo un minuto. Poi Thompson riprese, sorridendo come lei non lo aveva mai visto sorridere. In effetti la stava prendendo bene.
- Voi lo sapevate già, vero? Non si sfugge all'infallibile intuito della nostra piccola Eileen Thomps… Merriott. C'è un mio amico in città, un certo Sir Conan che di sicuro amerebbe conoscervi. Siete in tutto e per tutto simile ad una sua creatura letteraria.
- Ah s
ì? E chi sarebbe questa creatura?
- Un tizio bizzarro e diffidente che ficca il naso sempre dove non dovrebbe.  E che alla fine risolve ogni cosa.
- E io cosa dovrei risolvere?
Thompson la fiss
ò con una strana aria.
- Avete risolto il mistero di chi stava chiuso in soffitta. E mi avete aiutato ad incastrare il colpevole della morte di Catherine. Non mi sembra poco, e ora spero bene che non continuerete. Che vorrete prendervi anche voi un po' di riposo.
- Voi ve lo prenderete?
- Non lo so. Non sono tipo da stare molto fermo, ma … forse potremmo prendercelo insieme.
Eileen gir
ò lo sguardo intorno e cercò in tutti i modi di frenare il rossore che le saliva alle guance. Certo Thompson voleva dire una cosa innocente, non voleva certo implicare che ..
- Signor Thompson?
- Ora potete anche chiamarmi Nicholas. In fin dei conti mi avete salvato da un'impostura.
- Va bene. Signor Nicholas?
- Ditemi cara.
- Posso farvi una domanda?
- Tutto quello che volete, bambina. Basta che non chiediate al povero vecchio Thompson di fare un'altra serata come questa - rise.
- Non volevo chiedervi questo.
- Allora dite.
- Sentite - disse Eileen tormentando con le dita una stecca del bustino. Si fece male ma non se ne accorse - Sentite, Nicholas. Se lo sapevate, se Norma vi aveva detto tutto prima, già quando io ero malata, perché non avete fatto tutto da solo? Perché avete aspettato che guarissi?
Thompson sorrise.
- Potrei dirvi che era per il piacere di vedere la mia piccola, coraggiosa indagatrice gettarsi a testa bassa contro un'ingiustizia. Ma non sarebbe tutta la verità.
- Ah no?
- No.
- E quale sarebbe allora la verità?
Thompson sorrise e la guard
ò negli occhi.
- Volevo vedere se sceglievate me.
- Che cosa?
- Esattamente. Visto che Prescott vi aveva fatto una proposta precisa. Volevo vedere se l'amore per quell'idiota bellimbusto vi avrebbe accecata tanto da proteggerlo. Non sapevo se fidarmi di voi, volevo mettervi alla prova.
Eileen, in piedi davanti al camino, si appoggi
ò con due mani alla poltrona.
- Mi avete messo alla prova? Farabu …
Ma Thompson lo la fece finire. Le and
ò vicino e le prese una mano.
- Avanti, Eileen, ora non vi arrabbiate. Tanto più che è finita …
- Come?
- … è finita come doveva finire. Spesso le storie hanno un lieto fine. Questa, io spero, ce l'avrà.
- In che senso, Signor Nicholas, se posso?
- Nel senso che ora so che di voi mi posso fidare ciecamente.
Eileen lo fiss
ò dalla poltrona. So sentiva veramente stanca.  
- E a che vi serve ora la mia fiducia? - mormor
ò.
Thompson sorrise:
- A fare s
ì che questo imbarazzante momento - disse buttandosi in ginocchio vicino al bracciolo della poltrona - rimanga sempre e solo tra noi due. E ora state a sentire.
Eileen fiss
ò il Signor Thompson ai suoi piedi come se fosse in un'altra dimensione.
- Eileen Merriott - scand
ì lui, sempre tenendole la mano - Ai vostri piedi sta uno sciocchissimo essere che risponde al nome di Nicholas. E' un vecchio burbero di trentaquattro anni - era il mio compleanno, la settimana scorsa - orso, bisbetico e che dorme già con la maglia di lana per il freddo. Praticamente un rudere. Bene. Questo rudere, bifolco, caustico, certe volte sinceramente intollerante vi sta chiedendo in ginocchio (badate bene, in ginocchio, madamigella) di perdonarlo umilmente per tutte le volte che vi ha dato fastidio con la sua spocchia e di accettare - così dicendo trasse fuori di tasca un piccolo astuccio foderato - questo minuscolo pegno del suo affetto.
Eileen, in piedi, non credeva ai suoi occhi. Prese l'astuccio dalle mani di Thompson e lo apr
ì, senza spiccicare parola. Dentro c'era un minuscolo anello con un brillante e due bellissime perle.
- Io non … cioè …- cerc
ò di alzarsi, ma lui la trattenne.
- Era di Catherine - disse - Penso vorrebbe che lo teneste voi. Su, avanti, infilatelo al dito.
Eileen obbed
ì come in sogno. L'anello le scivolò all'anulare come se quello fosse il suo posto da sempre.
- E adesso? - fu l'unica cosa che riusc
ì a balbettare, dopo qualche tempo.
- Adesso direi che se non vi dispiace posso anche rialzarmi - fece Thompson - Sono vecchio, ricordate, e tutto questo in stare in ginocchio non mi fa bene. Comunque - disse rialzandosi e guardandola negli occhi (aveva stupendi occhi verdi che adesso rifulgevano di qualcosa che Eileen non aveva mai visto) - adesso che avete fatto l'errore di accettare il mio anello, dovrete sottostare a tutti i miei capricci.
Eileen, senza mollargli la mano, lo guard
ò sorridendo.
- E quali sono? - chiese.
- Prima di tutto vi toglierete questo brutto abito che non sopporto di vedervi indosso, Rimetterete quello delizioso che usate per andare a cavallo …
- Ma è orribile …
- E' delizioso! Dicevo … rimetterete il vostro abito da viaggio e scenderete giù dalle scale. Vi aspetter
ò alla porta della locanda. E vedete di non metterci molto. Al massimo cinque minuti.
- Perché mi aspetterete l
ì?
- Sono impaziente di condurvi in un posto. E voi dovete obbedirmi, ricordate? Dovremo forse cavalcare tutta la notte. Ma è una serata molto strana, questa. Cos
ì succedono cose molto strane. E adesso, avanti, preparatevi. Vi aspetto giù alle stalle. Su, coraggio. E cercate di non rompervi la testa con le domande. Per una volta mi seguirete e basta.
Eileen sorrise e fece s
ì con la testa. Era stanca, ma non si sarebbe persa il resto di quell'incredibile serata per nulla al mondo. E poi Thompson le aveva appena messo un anello con brillante al dito … probabilmente stava sognando, e voleva continuare a farlo finché qualcosa non l'avesse svegliata. Annuì.
Thompson sorrise, e dopo averle stretto la mano per un'ultima volta, si avvi
ò verso la porta della stanza.
Se era un sogno era proprio un bel sogno, si disse Eileen mentre cercava di alzarsi e di andare in contro al suo destino con indosso qualcosa di meglio di una vestaglia.

 

  
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