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Autore: Annette85    09/08/2010    2 recensioni
Le ruote dell’Espresso per Hogwarts cigolarono quando il macchinista azionò il freno mentre stava giungendo alla stazione di Hogsmeade, segno che il viaggio degli studenti della Scuola di Magia e Stregoneria era quasi giunto al termine.
«Siamo arrivati», sorrise Andromeda, rivolta più a se stessa che a qualcuno in particolare del suo scompartimento.[...]
Genere: Commedia, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Andromeda Black, Sirius Black
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Nota: Nell'attesa di poter pubblicare un'altra storia su Sirius che sta partecipando a un concorso, pubblico questa, che ho scritto in questi giorni e che mi pare sia uscita piuttosto bene. Non penso di aver mai scritto una one-shot così lunga XD
Alcune cose prima di lasciarvi alla lettura:
» ho inserito tra gli avvertimenti "What if?" in quanto ho descritto in modo diverso il primo viaggio di Sirius a Hogwarts;
» facendo alcuni calcoli per un'altra ff che ha personaggi simili (non svelo altro, visto che l'altra storia è per un contest), ho pensato che Andromeda potesse avere solo sei anni in più di Sirius, quindi in questa storia lui inizia il primo anno, mentre lei il settimo.
Scusate le precisazioni, ma penso fossero doverose per darvi un quadro migliore per cosa state per leggere.

Buona lettura^^


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Changes

Le ruote dell’Espresso per Hogwarts cigolarono quando il macchinista azionò il freno mentre stava giungendo alla stazione di Hogsmeade, segno che il viaggio degli studenti della Scuola di Magia e Stregoneria era quasi giunto al termine.

«Siamo arrivati», sorrise Andromeda, rivolta più a se stessa che a qualcuno in particolare del suo scompartimento.

Sirius per tutto il viaggio aveva guardato fuori dal finestrino, curioso di studiare i cambiamenti della natura da Londra a Hogwarts. Non aveva voluto perdersi neanche un particolare di ciò che lo stava allontanando sempre di più dalla prigione di Grimmauld Place, che la sua famiglia si divertiva a chiamare casa. L’oscurità, però, era scesa dispettosa e si era impadronita di tutto il paesaggio.

Si voltò verso Andromeda, intenta a prendere i bagagli dalla retina sopra i sedili. «Sei pronto per entrare a scuola?» chiese sentendo lo sguardo del cugino su di sé.

«Penso di sì», rispose alzandosi e prendendo il proprio baule. «È vero che nel lago vive una creatura che mangia gli studenti del primo anno che cadono là?»

Andromeda rise di gusto per la curiosità di Sirius. «Chi ti ha detto una cosa simile?»

«Narcissa», rispose quasi schifato, incupendosi improvvisamente consapevole di essere caduto nella trappola dell’altra cugina.

«Ti svelo un segreto che avrei dovuto dirti molto tempo fa», iniziò Andromeda risedendosi sul sedile, per avere la possibilità di guardare Sirius negli occhi. «La Piovra Gigante, questo è il nome di quella creatura, mangia solo chi è cattivo e racconta le bugie».

«E perché Narcissa non è ancora stata divorata?» chiese lui ridendo.

«Perché non si è ancora avvicinata abbastanza al lago», rispose la ragazza continuando a reggere lo scherzo a Sirius.

Una voce dalla banchina si levò, interrompendo la conversazione dei due: «Primo anno! Primo anno! Tutti qui i ragazzi del primo anno!»

«Vai», disse Andromeda dando una piccola spinta a Sirius. «Ai bagagli ci penso io».

«Grazie. Ci vediamo a cena», sorrise il ragazzino uscendo di corsa nel corridoio del treno ancora pieno degli studenti più grandi.

Schivò qualche baule, saltò un piede uscito dallo scompartimento a tradimento e si fiondò sulla banchina, prima che il proprietario della voce se ne andasse senza di lui. Guardò davanti a sé e ciò che vide lo fece restare a bocca aperta: in alto, su una collina, si ergeva un mastodontico castello, illuminato solo dalle torce e dalla luce della luna.

«Casa», disse quasi senza fiato dopo quella visione.

Un ragazzino della sua stessa età, con gli occhiali e dai capelli neri scompigliati, attirò la sua attenzione: stava parlando con un altro del primo anno e, a guardarli, sembrava che si conoscessero da una vita. Il secondo era leggermente più alto del moro, dall’aspetto un po’ malaticcio e stringeva al petto un libro.

Sirius si affiancò ai due come se avesse fatto quello da sempre e quando il ragazzino moro tacque, allungò una mano e si presentò: «Ciao, io sono Sirius», sorrise ai due.

«Molto piacere, io sono Remus», rispose cordiale quello più alto.

«E io James», sospirò quello con gli occhiali, odiava essere interrotto quando parlava con qualcuno, anche se si fermava solo per riprendere fiato.

«Per caso sapete già cosa ci aspetta?» chiese Sirius, nonostante conoscesse già la risposta, visto che Andromeda gli aveva raccontato molte volte la propria serata iniziale a Hogwarts.

«Dobbiamo nuotare fino all’altra riva del lago», rispose pronto James, ripetendo ciò che gli aveva raccontato un suo lontano parente.

«A me hanno detto che dobbiamo superare un test di ammissione e in base al risultato verremo smistati nella Casa che più ci si addice», disse Remus indicando il libro che stringeva a sé.

Sirius mascherò un sorriso: per fortuna sua cugina gli aveva svelato il piccolo segreto che si nascondeva dietro lo smistamento, così misterioso per tutti i ragazzi del primo anno.

«E in che Casa vorreste essere smistati?» chiese ancora curioso.

«Grifondoro», rispose fiero James, quasi senza lasciare finire la domanda a Sirius.

«Sinceramente non lo so», iniziò Remus, più riflessivo. «James e io ne abbiamo discusso prima: per quanto mi riguarda potrei finire in qualsiasi Casa, non ne ho una preferita».

«Tu, invece?» chiese James, curioso di sapere cosa si aspettasse il nuovo amico.

«I miei sperano che io, come tutta la mia famiglia, finisca tra i Serpeverde», disse il moro amareggiato e schifato al tempo stesso.

«Sei un Black?» domandò Remus, interrompendo il discorso di Sirius.

«Sì», rispose stringendo i pugni. Perché dovevano sempre riconoscerlo per la sua stupidissima famiglia? Perché grazie ai suoi odiosi familiari veniva additato come se fosse un appestato?

«Ma spero di deludere fortemente le aspettative dei miei parenti», ghignò Sirius, immaginandosi la faccia sconvolta e arrabbiata di sua madre quando avrebbe ricevuto la notizia.

«Molto bene, ragazzi, scegliete una barca. Mi raccomando: solo quattro per barca, altrimenti affondano», disse un gigante con la barba folta che li aveva guidati fino alla riva del lago vicino alla stazione di Hogsmeade.

«C-cosa dovremo fare, poi?» chiese un piccolo ragazzino dall’aria impaurita che avrebbe di sicuro preferito essere a migliaia di chilometri da lì.

«Niente paura, si deve solo attraversare il lago», disse l’omone cercando di rassicurarlo, ma ottenne l’effetto contrario, tanto che il piccolo andò a nascondersi dietro a Sirius.

«Se vuoi, puoi salire sulla nostra barca, così se dovesse succederti qualcosa ti aiuteremo», propose Remus guardando il ragazzino che cercava di fondersi con la veste del moro.

«E poi la piovra mangia solo chi è stato cattivo o ha raccontato bugie», intervenne Sirius. «Tu hai mai fatto una di queste cose?»

«U-una volta ho detto alla mamma che mi ero lavato i d-denti, ma non era vero», ansimò l’interpellato ancora più spaventato.

«Complimenti Sirius, bella tecnica consolatoria», disse James cercando di scollare il piccolo dall’altro. «Come ti chiami?»

«P-Peter», rispose ancora impaurito l’altro.

«Bene, Peter, ora saliremo sulla nostra barca e se la piovra cercherà di afferrarti, faremo in modo che resti a bocca asciutta», propose James con un sorriso. «Ci stai?»

Peter annuì non molto convinto, ma si lasciò aiutare e finalmente anche la loro imbarcazione prese il largo.

Sirius si perse ancora una volta a guardare il castello, questa volta si ingrandiva sempre di più man mano che si avvicinavano e lui non vedeva l’ora di iniziare l’esplorazione di quel luogo tanto affascinante quanto misterioso.

Alla sinistra della colonna di barche, quasi sull’altra sponda del lago, la piovra si palesò: i tentacoli uscirono pian piano dal pelo dell’acqua e si mossero come a salutare i nuovi arrivati a scuola. Peter si appese al braccio di Remus, nascondendosi impaurito, mentre gli occhi di James si illuminarono vedendo la creatura.

«Peter, non aver paura, la piovra ci sta solo salutando», disse Sirius ridacchiando e agitando la mano anche lui, per rispondere al presunto saluto della creatura che abitava il lago.

«Ne sei sicuro?» chiese il ragazzino staccandosi un po’ da Remus e notando che, effettivamente, la piovra non faceva così paura. Anzi sembrava quasi simpatica.

«Certo», sorrise il moro, mentre Peter iniziava a sciogliersi un po’.

***

Andromeda trascinò i bauli fino alla fermata delle carrozze trainate da creature invisibili, si fermò un attimo a riprendere fiato: possibile che Sirius si fosse portato a scuola tutta la casa? Il suo baule pesava sicuramente il triplo di quello della cugina.

«Non dovresti fare da serva a quell’ingrato», disse all’improvviso una voce alle sue spalle.

«Mi fa piacere dargli una mano», rispose Andromeda non voltandosi neanche per vedere sua sorella che le si affiancava. «Almeno non vado in giro a raccontare idiozie sulle creature che popolano Hogwarts».

Narcissa la guardò altezzosa com’era stata abituata a fare fin da bambina, ponendosi al di sopra di chiunque, anche della sorella maggiore. «È evidente che il piccolo mostro ti ha fatto il lavaggio del cervello», sibilò lanciando l’ennesimo insulto al cugino.

«Meglio il lavaggio del cervello che andare in giro come se trovare marito fosse la mia unica aspirazione», rispose pungente Andromeda, salendo sulla prima carrozza che arrivò.

«Interessante punto di vista», disse un ragazzo alla sua sinistra, alludendo all’ultima affermazione della strega.

«Beh, mia sorella mi spinge a dare sempre il peggio di me», scherzò lei dopo essersi ripresa dallo spavento: non si era accorta che la carrozza fosse già occupata da qualcuno, per la precisione da un ragazzo di Tassorosso.

«Quindi è bene non farti mai arrabbiare. Buono a sapersi», rispose il mago sorridendole. «Mi chiamo Ted Tonks, molto piacere».

«Andromeda Black», disse lei stringendogli la mano che lui le aveva porto presentandosi.

«Ora si spiega ogni cosa: solo un Black potrebbe rispondere in quel modo a qualcuno. Parente o meno che sia», continuò a scherzare il mago.

«Qualche volta vorrei far parte di qualche altra famiglia», disse amareggiata la strega, pensando a come tutto sarebbe stato più semplice senza Narcissa o Bellatrix, così piene di sé e altezzose.

«Tutte le famiglie hanno le proprie fissazioni e manie», cercò di risollevarle il morale Ted. «L’importante è riuscire a trovare il proprio spazio e il proprio equilibrio, indipendentemente dalla famiglia da cui si proviene».

«Forse», ne convenne Andromeda sorridendo di nuovo.

«Come mai due bauli?» chiese il mago, cambiando discorso. «Se non sono indiscreto».

«Uno è del mio cuginetto, anche lui vittima della nostra famiglia, è al primo anno», scherzò la strega. «Probabilmente l’unico con cui riesca a parlare tranquillamente, senza insultarci a vicenda».

«Speri che venga smistato anche lui in...», Ted si sporse a vedere lo stemma sul mantello di Andromeda. «Anche lui in Serpeverde?»

«Se da una parte mi piacerebbe avere un alleato contro mia sorella, che delle volte è veramente pesante, dall’altro spero che interrompa la tradizione», constatò la strega abbassando lo sguardo.

«Sicura di essere una Serpeverde?» domandò ancora il mago, guardandola incuriosito.

Andromeda rise: Ted non era il primo a farle quella domanda. Anche Sirius ogni tanto si divertiva a prenderla un po’ in giro per quella sua predisposizione a pensare a cosa fosse bene per gli altri.

«Purtroppo sì, sono sicura di essere una Serpeverde in tutto e per tutto», rispose dopo aver smesso di ridere.

Mentre il cancello della scuola si avvicinava inesorabile, la strega sperò che la compagnia di Ted continuasse anche dopo aver varcato la porta di Hogwarts, dove lei sarebbe ritornata una dei discendenti della nobile e antichissima casata dei Black e non semplicemente Andromeda. Forse per la prima volta sentì il peso di quel cognome così ingombrante che la faceva isolare dai ragazzi più normali della scuola e apprezzare solo dai Serpeverde.

«Hai bisogno di una mano con uno dei due bauli?» chiese Ted, scendendo per primo dalla carrozza e recuperando il proprio bagaglio, per poi aiutare Andromeda.

«Grazie», sorrise la strega, felice di passare ancora un po’ di tempo col compagno di scuola.

***

Il grande portone d’ingresso della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts si presentò davanti ai nuovi arrivati: vederlo così, dal basso era sia impressionante, sia bellissimo. Soprattutto per Sirius, ansioso di iniziare la nuova vita che lo aspettava dentro quelle mura.

Finalmente avrebbe potuto essere se stesso, senza costrizioni, senza le urla di sua madre. L’unico problema era Narcissa, di sicuro avrebbe spifferato tutto a Walburga nel tempo in cui Sirius sarebbe riuscito a far dire “In punizione!” a un professore qualsiasi.

“Ma chi se ne frega. Narcissa non mi fa paura”, pensò il ragazzino con un ghigno stampato sul volto.

Una volta entrati, qualcosa cadde davanti all’omone che li aveva accompagnati fino a lì, tutti alzarono lo sguardo verso l’alto, verso la gradinata della Sala d’Ingresso: un Poltergeist era già pronto a scagliare contro i nuovi arrivati un altro palloncino ripieno d’inchiostro.

«Razza di mostriciattolo, prima o poi ti prendo!» un uomo magro, un po’ anziano e dall’aspetto unto, sbucò da uno dai corridoi e imprecò in direzione della creatura.

James e Sirius, dopo aver visto la scena, si scambiarono un’occhiata d’intesa come a stabilire che, o si sarebbero fatti amici quella strana creatura, o avrebbero iniziato una lotta “Maghi contro Poltergeist”.

«Mastro Gazza, non si può fare nulla?» chiese una strega alta, apparsa come dal nulla, mentre il Poltergeist ridacchiava, lanciava il palloncino in direzione dell’ingresso e se ne andava saltellando qui e là. «Ci sono i nuovi studenti e non mi sembra un bel biglietto da visita».

«Mi scusi, professoressa. Ho cercato di rinchiuderlo nei sotterranei, lontano da qui, ma è stato tutto inutile», si giustificò Gazza.

«Faccia in modo che non si presenti in Sala Grande durante lo smistamento. Il Preside potrebbe arrabbiarsi molto», disse la McGranitt seria a mo’ di minaccia.

«Non si preoccupi, appena lo prendo lo riduco in poltiglia», ghignò il custode, già assaporando il momento della propria vendetta sul Poltergeist.

«Molto bene. Ora le consiglio di andare, altrimenti Pix combinerà qualche altro danno», continuò seria la professoressa, sperando di non ricevere altre spiacevoli interruzioni quella sera.

«Professoressa, questi sono i nuovi arrivati», intervenne l’omone quando Gazza se ne fu andato.

«Grazie, Hagrid», sorrise la strega. «Ben arrivati, ragazzi. Ora entreremo tutti insieme in Sala Grande dove verrete smistati nelle rispettive Case», Peter tremò leggermente alla parola “smistati”, impaurito da cosa sarebbe potuto accadere. «Seguitemi, vi prego».

I ragazzini si disposero in una fila ordinata e le grandi porte della Sala Grande si aprirono: Sirius sussultò alla vista di quell’enorme stanza adornata a festa con i colori delle quattro Case, le grandi tavole che ospitavano gli altri studenti sembravano non finire mai, mentre loro si avvicinavano al tavolo dei Professori per compiere il primo passo verso la nuova vita che li attendeva. E poi c’era il soffitto, dal quale si poteva ammirare la volta celeste ricolma di stelle.

James, Remus e Peter si guardarono intorno un po’ nervosi per capire cos’avessero dovuto fare, mentre Sirius si alzò leggermente sulle punte per vedere meglio lo sgabello davanti a loro.

Finalmente lo vedeva: il Cappello Parlante di cui Andromeda gli aveva raccontato un sacco di storie. La professoressa McGranitt stava parlando e poi il Cappello aveva iniziato a muovere alcune aperture della propria stoffa, ma Sirius non sentì né l’una né l’altro preso com’era a contemplare la magia che si nascondeva dietro a quell’oggetto.

«Black, Sirius», esclamò la professoressa a un tratto. Il ragazzino non si era neanche accorto che lo smistamento fosse iniziato.

Percorse la strada che lo separava dal Cappello a testa alta, per nulla spaventato di ciò che stava per succedere e sentì Peter mormorare qualcosa alle sue spalle. Si sedette sullo sgabello e il Cappello Parlante gli fu poggiato sul capo.

«Un altro Black», disse quello a mo’ di saluto. «Decisamente interessante, diverso da quelli che ho smistato gli scorsi anni. Sì, molto diverso», si prese una pausa per riflettere meglio. «Direi che c’è proprio una Casa che ti si addice».

«Serpeverde?» chiese quasi preoccupato Sirius.

«No, Grifondoro!» urlò il Cappello alla sala.

Il gelo calò nella Sala Grande: il tavolo dei Serpeverde, pronto per esultare al nuovo arrivato, si bloccò di colpo; quello dei Grifondoro, invece, ebbe un attimo di esitazione, ma poi esplose in un boato di gioia.

Sirius ancora incredulo scese dallo sgabello, lanciò un’occhiata ai suoi tre nuovi amici e si diresse al tavolo della sua Casa. Prese posto accanto ai ragazzini del secondo anno, sorpresi e felici di avere un Black tra le proprie fila.

Poi si voltò verso il tavolo dei Serpeverde, notò che Andromeda gli stava sorridendo raggiante e non poté fare a meno di farle un occhiolino d’intesa: la speranza di entrambi era stata fortemente ripagata.

***

«E così il piccolo mostriciattolo ce l’ha fatta a rovinare la famiglia. Zia Walburga non sarà affatto contenta che lui sia finito in quella feccia», disse Narcissa a voce alta quando vide la sorella passarle accanto per andare in Sala Comune.

«Cissy, piantala», sbottò Andromeda infastidita. «Sono convinta che il Cappello Parlante abbia fatto la scelta più giusta».

«Non so come tu sia finita a Serpeverde, allora, sembri proprio una di loro», continuò l’altra.

Andromeda per nulla scalfita dalla frase della sorella continuò a camminare con le proprie amiche, diretta nei sotterranei. Quella era stata una giornata lunga e non vedeva l’ora di poter stare da sola, nel proprio letto e dormire, lasciandosi alle spalle qualsiasi problema.

Intravide Sirius ridere e scherzare con gli altri del primo anno che seguivano il Prefetto di Grifondoro nella prima esplorazione di Hogwarts e si compiacque per lui: finalmente aveva la possibilità di vivere una vita diversa dalla sua.

Lei si era sempre trincerata dietro la famiglia, aveva seguito le idee razziste dei parenti solo per compiacerli, nascondendo il suo vero io a chiunque, tranne che a Sirius, e non permettendosi così di essere felice.

“È ora di cambiare definitivamente”, pensò mentre vide Ted Tonks che la stava salutando da lontano.

***

Sirius spalancò la porta del dormitorio che avrebbe diviso con James, Remus e Peter; si buttò a peso morto sul letto accanto al quale c’era il proprio baule e sospirò felice.

«Carina come stanza», disse James rompendo il silenzio che era calato tra loro. «Forse un po’ piccola».

«Non dire sciocchezze», intervenne Sirius alzando la testa per guardare negli occhi il nuovo amico. «Questa stanza è meravigliosa».

«Se lo dici tu», sospirò James guardandolo dubbioso, visto che si sarebbe aspettato tutt’altra reazione da uno che aveva sempre vissuto nel lusso.

“Meglio di quella prigione a Londra”, pensò sistemandosi meglio sul letto e chiudendo gli occhi. “Ora sì che mi divertirò”.


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Se siete arrivati fino a qui, complimenti, mi rendo conto che probabilmente non sia stato molto facile seguire la storia, ma spero che vi sia piaciuta^^
Colgo l'occasione per ringraziare chi ha letto e commentato "Veritaserum" (risponderò in modo più dettagliato in fondo a quella one-shot^^) e lascio la parola a voi riguardo questa... l'ho già fatta troppo lunga XD

Ciao ciao

   
 
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