Di
solito si dice che tutto
è bene quel che finisce bene. Per come la vedo io, tutto
è
bene quel che finisce. Punto.
-Paperinik
Trent LeBeau.
Tom Langston.
Ed Ramos.
Sean Holler.
Emily Prentiss stava facendo passare
fra le proprie dita lunghe e affusolate quei quattro fascicoli da
circa mezz'ora. Seduto scompostamente su una sedia dall'altro lato
del tavolo, Morgan faceva lo stesso. I quattro uomini, ritratti al
loro peggio nelle foto segnaletiche, condividevano, oltre a una
smorfia infastidita, un curriculum di malefatte invidiabile. La loro
carriera criminale era iniziata in tenera età,
perlopiù
durante l'adolescenza, e si era conclusa con i loro ultimi arresti
che riportavano accuse quali tentato omicidio, maltrattamenti e
violenza. Ma a parte questo particolare e sinistro talento, non c'era
molto altro che li legasse.
“Ho finito il nuovo profilo
geografico!” annunciò Reid, picchiettando due
volte il tappo
del pennarello sulla mappa di Washington DC che era appesa su un
pannello di sughero ad un lato della stanza.
All'udire quelle parole gli occhi
vigili di Emily e Derek si fissarono sul giovane collega, pronti a
sentire quanto aveva appena scoperto.
“L'area di azione di LeBeau e
Langston era il Settimo Distretto, quella di Ramos il Secondo mentre
quella di Holler il Terzo. L'SI agiva in questa zona.-
specificò,
quindi, circondando con un tratto vermiglio un'area della mappa
piuttosto estesa-Questo ci dovrebbe fare escludere gli agenti di
polizia, dunque, dato che chi si è occupato dei loro casi
apparteneva a commissariati diversi.”
Prentiss staccò la mano su cui
aveva appoggiato il mento in maniera pensierosa per agitarla a
mezz'aria “Quindi è più probabile che
si tratti di
qualcuno che agisce nel sociale.”
“Quelle aree sono assistite da enti
diversi.” puntualizzò Morgan, stringendosi nelle
spalle.
“Gli assistenti sociali operano anche
in distretti diversi.” ribattè la donna,
voltandosi verso di
lui.
L'agente di colore storse le labbra,
meditabondo “Questi casi però sono stati gestiti
da
operatori ed agenzie differenti.”
“Sì, ma tutte fanno
riferimento ad un database centrale comune a tutta la
città.-rivelò
Spencer, ricordandosi di quel particolare- Il nostro SI deve aver
scelto le proprie vittime da lì.”
Morgan si alzò, per avvicinarsi
alla mappa e analizzarla pensieroso “Quindi sarebbe una sorta
di
giustiziere.”
“Con problemi di gestione della
rabbia, per questo ha sbagliato ad agire.- confermò Reid,
annuendo e facendo così ondeggiare i suoi capelli castano
chiaro- È un uomo solo, che ha fatto della propria carriera
il
pilastro per la sua intera esistenza.”
Emily seguì immediatamente il
filo di pensiero degli altri due agenti “Probabilmente
è
stato messo in aspettativa o comunque esentato dal lavoro per motivi
di salute o di esaurimento nervoso e il fatto di aver perso, anche
solo momentaneamente, il proprio impiego ha fatto scattare questa
idea. Vuole continuare ad aiutare i più deboli e crede che
questo sia il modo migliore per farlo.”
“Ma perchè scegliere qualcuno
che è già stato processato?”
domandò Derek,
voltandosi verso di lei come se potesse ottenere la risposta dal suo
viso teso e concentrato.
“Perchè è fuori
servizio da un po', non sa di questo particolare.- rispose Reid al
suo posto- Probabilmente sono gli ultimi casi che ha visualizzato,
gli ultimi di cui si voleva occupare.”
“A quando risale l'ultimo arresto fra
i quattro prescelti?” chiese quindi il giovane, allungando il
collo
verso i fascicoli che non aveva ancora avuto modo di leggere.
“Tre mesi fa.” disse la mora, dopo
aver fatto un breve calcolo mentale.
“Quindi cerchiamo un assistente
sociale in aspettativa per motivi di salute da circa tre o quattro
mesi.” ricapitolò Prentiss, alzandosi in piedi.
Spencer annuì, muovendo qualche
passo verso la porta: sarebbero dovuti recarsi al databese centrale
per venire a capo di quel problema e parlare con qualche dipendente
governativo “Controlliamo quelli che sono stati ricoverati:
sarebbe
il motivo per cui ha tardato così tanto ad agire.”
Morgan aveva già messo mano al
cellulare mentre li seguiva fuori dalla sala riunioni diretti al
parcheggio per poi raggiungere Rossi e Hotch a DC.
“Hey, bambolina!- esordì-
Abbiamo bisogno della tua magia.”
Impiegò qualche
secondo di
troppo per raggiungere il proprio cellulare che squillava
insistentemente sul brillante tavolo anatomico e quando rispose la
sua voce risultava leggermente trafelata.
“Qui Alaska!” trillò, per
poi aggrottare la fronte al suono delle proprie parole.
“Cioè, volevo dire, qui
Ross.-specificò velocemente- Non sono in Alaska, come poteva
sembrare dalle mie parole, ma mi chiamo Alaska, che è una
cosa
piuttosto assurda, ma probabilmente se hai il mio numero di cellulare
sai che sono Alaska Ross e mi trovo a Quantico e...”
“Alaska!- la interruppe la voce di
Rossi dall'altro capo del filo- Perchè non rispondi
semplicemente dicendo Pronto?”
La ragazza si strinse nelle spalle
sorridendo, senza rendersi conto che l'uomo non poteva vederla
“Mi
sembra così impersonale...- per poi alleggerire il tono di
voce- Che posso fare per te, Dave?Avete scoperto qualcosa di
nuovo?”
“In realtà stavo per chiederti
la stessa cosa.” rivelò Rossi, con un sospiro.
“Siamo telepatici, allora!- commentò
l'antropologa, prima di iniziare a parlare di ciò che stava
facendo- Comunque, sto lavorando al modello della macchina e credo di
poterne venire a capo fra un po'. Almeno credo. Sai quanti modelli di
SUV, furgoncini, autobus e via dicendo
esistono?Un'infinità!Per
me le auto sono delle specie di cubi con le ruote, non so distinguere
un'auto sportiva italiana da un trattore...”
L'agente FBI si affrettò ad
interrompere quel fiume di parole “Sei sicura di riuscire a
trovare
il modello giusto da sola?”
Non potevano permettersi di perdere
altro tempo e, per quanto stimasse Alaska e sapesse quanto fosse
competente nel proprio lavoro, avevano una squadra di esperti pronta
a venire a capo di un problema come quello che stava affrontando la
giovane in una decina di minuti.
“Per niente.- rispose Ross,
confermando i suoi sospetti- È per questo che ho chiesto
aiuto
a Danny.”
“Danny?” ripetè Dave
interdetto. Non conosceva nessuno con quel nome ai loro uffici.
“Sì, lavora alla sezione di
crittografia ed è un vero esperto di automobili.-
spiegò
Alaska, ringalluzzita- Gli ho appena fornito la descrizione del
paraurti, l'altezza del cofano e la consistenza del corpo dell'auto
all'impatto e stiamo facendo delle ricostruzioni dei mezzi che
potrebbero aver causato quel tipo di fratture.”
“A quando raggiungerete dei
risultati?” si informò Hotch, che aveva assistito
a tutta la
conversazione tramite il vivavoce.
“Hey, Hotch!”disse Alaska a mo' di
saluto, prima di allontanare la cornetta e parlottare con Danny,
seduto al suo fianco di fronte ad uno dei pc del laboratorio di
crittografia.
Aaron e David aspettarono
pazientemente, non riuscendo a distinguere le parole che i due
esperti si stavano scambiando al di là del filo.
“Dunque- continuò la ragazza,
riprendendo le redini della conversazione- Dan dice che probabilmente
abbiamo un vincitore. Una specie di camioncino bianco, siamo ancora
incerti sul vero nome del modello perchè sia io che lui non
sappiamo nemmeno sbadigliare in tedesco, comunque è fra i
modelli registrati nel vostro database governativo.”
I due profiler si scambiarono
un'occhiata ricca di significato “Perfetto”
esalò Rossi.
“Puoi darci un nome?” si informò
immediatamente Hotchner.
“Certo, posso farlo.- assicurò
Alaska prima di fare una pausa in cui i due agenti poterono
distinguere il suono delle sue dita che picchiettavano sulla
tastiera- Devo solo chiedere a Penny di aiutarmi nell'identificazione
della targa. Devo solo trovare un modo per raggiungere il suo
ufficio.”
Dave aggrottò le sopracciglia,
confuso da quel commento “Alaska?”
“Eh?” ribattè la giovane
soprappensiero.
“Perchè stai bisbigliando?”
domandò, pensando a quanto fosse strano che non avesse usato
il suo solito tono di voce leggermente acuto.
“Oh, niente.-minimizzò, mentre
la sentivano camminare- Mi sto nascondendo.”
Hotch sapeva che il suo collega si
sarebbe pentito di aver fatto quella domanda, ma lo lasciò
fare “Da chi?”
“Dalla Tanaka. Pare che sia un
tantino arrabbiata con me...” Non c'era un minimo di senso di
colpa
nella voce dell'antropologa. Probabilmente, come l'imbarazzo e la
rabbia, era uno dei sentimenti di cui ignorava l'esistenza.
“Un tantino?- l'agente di origini
italiane alzò un sopracciglio-Che hai combinato?”
Alaska fece sventolare la mano con
noncuranza, mentre camminava veloci lungo i corridoi della sede FBI
di Quantico “Niente di particolare. Pare si sia verificato un
piccolo incidente con gli scarafaggi, roba da niente.”
Aaron aggrottò le sopracciglia
“Devo chiedere a Garcia di contattarti per sapere quello che
ti ho
chiesto?”
“No, no!- gli assicurò Alaska-
Ci sono, sto andando.”
“E' una decolorazione dovuta all'uso
di antibiotici durante il periodo di sviluppo dei molari.”
continuò
poi a dire.
“E questo che c'entra?” Per quanto fosse usuale
per la giovane fare commenti campati in aria, quello era decisamente
assurdo.
“Scusate, sono al telefono con il
laboratorio del Maryland.-rivelò, mentre si destreggiava fra
il proprio cellulare e quello del dottor Stein, che era suo compito
gestire- Comunque, ho qua le cartelle di chi ha subito maltrattamenti
dalle presunte vittime designate, se la cosa può esservi
utile: me le ha consegnate uno degli assistenti della Tanaka. Ve le
mando immediatamente via mail.”
“No, Carl, non a te.- la sentirono
dire, più distante- Come posso mandarti un campione dentario
via mail?”
Dave scosse la testa, esasperato
“D'accordo, Alaska, facciamo così: tu e Garcia
dovete
chiamarci immediatamente quando avrete quel nome.”
“Agli
ordini, capitano!” si congedò con un trillo,
contenta di
poter gestire solo una telefonata alla volta.
Alaska Ross
entrò nell'ufficio
di Penelope Garcia saltellando, con il pc portatile del laboratorio
sotto braccio e un sorriso a trentadue denti sul viso leggermente
abbronzato grazie alla recente permanenza in Guatemala. Nel reparto
di scienze forensi avevano ormai concluso tutte le analisi di
laboratorio, Stein aveva visionato le ossa che lei aveva ripulito e
aveva redatto un'analisi completa e dettagliata sotto la supervisione
della Tanaka. In effetti, era proprio per via del suo sguardo
penetrante ed indagatore che era fuggita via dai laboratori di
analisi forense dell'FBI, anzi, in effetti, era stata la stessa
patologa ad invitarla ad andarsi a farsi un giro piuttosto di
irritarla con la sua serenità inspiegabile. Il che, in
effetti, era stata una fortuna visto che aveva incontrato Danny e con
lui era riuscita a identificare finalmente l'auto dell'SI.
“Hey, Penny!- la salutò,
lasciandosi andare su una sedia- Sai che Washington Dc è lo
stato confederato in cui sono registrati i livelli di istruzione
più
alti, rispetto alla popolazione abitante?”
La bionda le rivolse un sorriso da
Stregatto, mentre si voltava verso di lei facendo ruotare di
centottanta gradi la sedia “Nocciolina, forse credo che non
sia una
grande idea che tu inizi a frequentare il nostro G-man. Sai, stai
iniziando già a caricare troppe informazioni in quel tuo
cervellino iperattivo.”
“In realtà l'ho letto sulla
mia guida della città.” rivelò Alaska,
dandosi un
colpetto sulla tasca dei jeans chiari, da cui sbucava il piccolo
libro.
“A che ti serve una guida quando hai
a disposizione la più grande risorsa informatica del
pianeta?”
protestò Garcia con un sorriso.
“Non dell'universo?” la assecondò
l'antropologa, l'espressione speculare a quella della tecnica
informatica.
“Accidenti, hai ragione, nocciolina!-
rise divertita, prima di porre la fatidica domanda riguardando la sua
presenza nel suo ufficio- Allora, cosa ti porta di nuovo
qui?Cioè,
lo so che la mia compagnia causa dipendenza a causa del mio carattere
amabile, ma che scusa hai usato per sgattaiolare fin qui?”
“Devo fare delle ricerche su delle
auto in base alle misure che ho individuato sullo scheletro di
Grimes. Ho pensato che iniziando qui la ricerca del tipo di auto poi
avrei potuto comunicarti più tempestivamente il modello e tu
avresti cercato subito la targa.” spiegò la mora,
indicando
con un cenno il proprio computer.
“Eccellente!- commentò
Penelope, tornando a voltarsi verso i propri schermi-Sono sicura che
ti crederanno, quando lo racconterai.”
“Tu che stai facendo?”
si informò l'antropologa, allungando il collo verso la
tastiera su cui la bionda digitava velocemente e senza sosta.
Lo sguardo di Penelope era determinato
“Cerco di scoprire l'identità di quel
mostro.”
“Come?” domandò Ross,
l'espressione interessata.
“Sto cercando qualcuno che lavori
nella polizia o nei servizi sociali e che si sia occupato di tutti i
casi in cui erano coinvolte le vittime, o che comunque abbia avuto
accesso a quei file. È un controllo incrociato piuttosto
lungo, però, visto che abbiamo informazioni
sommarie.”
“Beh, puoi aggiungere questo nella
lista delle caratteristiche da ricercare.- disse Alaska, mostrandole
l'immagine del mezzo sul proprio computer- Secondo le ricerche mie e
di un ragazzo giù al reparto crittografia, il killer che
cerchiamo guidava un furgoncino come questo.”
Garcia le rivolse un sorriso trionfante
“Direi che con queste informazioni avremo il suo nome in meno
di
cinque minuti!”
Luke Orson, quarantadue
anni, era un
uomo distinto. Il viso era serio, con una mascella prominente e le
labbra sottili. Gli occhi, più piccoli di due olive,
rivolgevano all'obiettivo uno sguardo privo di qualsiasi
vitalità.
Pessima foto per il tesserino di
riconoscimento, aveva commentato Garcia, quando i dati
sull'assistente sociale erano comparsi sullo schermo davanti a lei.
Orson era stato ricoverato per
esaurimento nervoso circa quattro mesi e mezzo prima, dopo di che
aveva continuato a inviare lettere sempre più insistenti al
proprio capo, per sollecitare un reinserimento che era destinato a
non dover mai verificarsi: gli episodi di crollo nervoso dell'uomo
erano troppo intensi per essere ignorati, perfino dopo il suo
reinserimento in società.
“Siamo dei geni.” disse Penelope,
che si era appena messa in collegamento al telefono con Derek.
“Siamo?” ripetè scettico
l'uomo di colore.
“Io e Alaska.- rivelò la
donna- Geni allo stato puro.”
“Che hai scoperto, bambolina?”
domandò Morgan, sotto lo sguardo incuriosito di Spencer ed
Emily, confortato dal fatto che la collega avesse un tono tanto
soddisfatto.
“Ho appena fatto un controllo delle
targhe e fra un po' ti riuscirò a dare quella dell'SI, che
non
è più un soggetto ignoto ma ha ormai nome e
cognome.”
rivelò Garcia allegra.
“Davvero?” In realtà non era
molto colpito: la donna era solita a quel tipo di miracoli.
“Uh, uh.- confermò tronfia
Penelope- Luke Orson, ti sto inviando tutti i dati.”
“Come avete fatto a trovarlo?” si
informò quindi, mentre passava le informazioni ai due
colleghi.
“Io ho fatto uno dei miei soliti
trucchetti, mentre Alaska è riuscita a risalire al modello
dell'auto calcolando il peso dell'abitacolo e la grandezza dei
pneumatici in base alla grandezza e la profondità delle
fratture.” snocciolò con tono saputo l'informatica.
Sulle labbra carnose di Morgan si stese
un sorriso “Siete due geni.”
“Come avevo detto io fin
dall'inizio!” continuò Garcia sorridendo.
“Mi fa paura immaginarvi a lavorare
insieme.- continuò con lo stesso tono l'uomo- Credo che
potreste ottenere il dominio del mondo con
facilità.”
“Io più che il mondo vorrei
Venere, lo trovo un pianeta delizioso.” scherzò la
bionda,
dondolandosi sulla sedia.
“Oh, oh!- intervenne Alaska con tono
allegro-Io voglio Saturno!”
“Andata.” assicurò Penelope
con una strizzata d'occhio, prima di rivolgersi nuovamente a Derek.
“Vuoi anche tu un pianeta,
zuccherino?”
“Forse, come premio, dopo che avrò
preso quel tizio.” ribattè il bell'agente, ormai
concentrato
su quanto avrebbe appena fatto coadiuvato dai colleghi.
“Certo, cioccolatino.- continuò
Garcia, prima di rivolgersi alla giovane antropologa- Che dici,
nocciolina, quale sarebbe il pianeta più adatto a
lui?”
Ci fu una pausa di pochi secondi, dopo
di che, le voci allegre delle due si fusero mentre pronunciavano la
stessa parola.
“Marte!”
Aveva fatto resistenza.
Molta.
Certo, non che servisse davvero, una
volta che Morgan l'aveva buttato a terra e ammanettato, ma il fatto
che continuasse a protestare veementemente per il proprio arresto e
che li accusasse di aver dovuto agire proprio perchè le
forze
dell'ordine non avevano fatto il loro lavoro era stata la conferma
che Luke Orson era il loro SI, oltre che di certo aveva ancora
bisogno di psicofarmaci.
Eppure, mettere finalmente la parola
fine a quel caso che aveva assorbito totalmente le loro energie aveva
fatto trarre a tutti i membri della squadra di Analisi Comportamentale
un respiro di sollievo.
JJ avrebbe tenuto una conferenza stampa
al più presto per annunciare l'arresto del serial killer che
operava a Washington: l'idea di affrontare un gruppo di giornalisti
bellicosi, stranamente, non la disturbava troppo, soprattutto
perchè
pensava che avrebbe avuto l'intera serata a disposizione da dedicare
totalmente alla propria famiglia, senza dover pensare, almeno per un
po', a criminali psicopatici.
Hotch aveva messo in conto di dover
rimanere in ufficio fino a tardi di nuovo, per quella sera, di modo
da compilare il rapporto sul caso e consegnarlo immediatamente, e poi
avrebbe finalmente un po' di tempo di qualità da dedicare a
Jack.
Rossi pensava alla serata libera che
gli si prospettava davanti: gli sarebbe piaciuto portare a cena
Alaska, per farle vedere la città e informarsi un po' sulle
novità nella vita della ragazza in seguito alla sua
spedizione
in Guatemala, ma sapeva che forse invitandola avrebbe tolto
un'occasione a Reid, e lui sapeva di quanto il giovane ne avesse
bisogno.
Prentiss si immaginava poltrire
placidamente nella vasca da bagno, a mollo fra sali profumati e acqua
calda.
Morgan stava già organizzando
nella propria mente una serata di celebrazione per la conclusione del
caso. Prima un ristorante cinese, magari, e poi un giro in qualche
pub o discoteca...
Spencer Reid cercava di tenere la
propria mente occupata con pensieri diametralmente opposti a quelli
che invece continuavano a bussargli in testa.
Ma proprio mentre stava elencando
mentalmente la tavola degli elementi, con tanto di pesi specifici e
via dicendo, salì sullo stesso ascensore che stavano
utilizzando una segretaria che indossava una camicetta blu. Non
riuscì a impedire ai propri pensieri di dirigersi verso
Alaska
Ross e ai suoi grandi occhi del color del mare.
Quando Derek gli diede amichevolmente
una pacca sulla spalla sobbalzò sul posto, guardandosi
intorno
stralunato.
Nemmeno si era accorto che erano
arrivati al piano dove si trovava l'open space del BAU.
“Allora, ragazzino, sei dei nostri?”
ripetè Morgan, vedendolo smarrito.
“Eh?” esalò Spencer, che
aveva perso completamente il filo del discorso.
“Stasera usciamo a festeggiare: prima
cinese e poi un giro fra i locali del centro.-ripetè la
propria proposta, che era già stata accettata dagli altri-
Non
puoi dire di no: pensiamo di invitare anche la fanciulla che sussurra
alle ossa!”
“Beh, ecco, io...” balbettò
di nuovo, cercando di riattivare le proprie cellule grige alla
ricerca di una scusa accettabile: non era pronto a passare la serata
con i propri colleghi e Alaska contemporaneamente. Soprattutto non
con Morgan e le sue continue battutine e allusioni.
Non ebbe il tempo di aprire bocca,
però, perchè non appena si avvicinarono alla
propria
postazione Garcia agitò ampiamente le braccia per poi fare
segno a tutti loro di tacere.
“Che c'è?- domandò
Emily alzando un sopracciglio- Siamo intercettati?”
La bionda fece roteare gli occhi
platealmente e poi indicò con un gesto del capo la sedia
dietro di lei. Alaska vi era seduta compostamente, ma con le braccia
e le gambe rilassate. La testa era reclinata in avanti, il mento
appoggiato al petto; non potevano vedere gli occhi chiusi, ma il
respiro regolare indicava nettamente che stava dormendo.
Fra i membri della squadra si alzò
una risatina sommessa.
“Da quanto tempo dorme così?”
chiese Hotch, scuotendo il capo incredulo.
“Cinque minuti.-disse Penelope, dopo
aver fatto un breve calcolo- Stavamo chiacchierando ed è
crollata all'improvviso e la cosa buffa è che stava parlando
lei.”
Sul bel volto di JJ si allargò
un sorriso materno “Era davvero esausta, non ha avuto un
attimo di
respiro ultimamente...”
Stava ancora parlando quando la giovane
antropologa rialzò la testa di scatto, ricominciando a
parlare
come se non avesse mai smesso di farlo.
“...e poi non è così
difficile come sembra e...- continuò, per poi interrompersi
e
far vagare il proprio sguardo interrogativo sugli agenti FBI che
l'attorniavano- Quando siete tornati voi?”
“Neanche due minuti.” rispose Dave,
con un sorriso sornione sul volto.
Alaska aggrottò la fronte,
scrutandoli perplessa.
“Direi che se quello era un provino
per la Bella Addormentata te la stai cavando alla grande!” la
punzecchiò Morgan, strizzandole l'occhio.
La giovane accennò a una risata,
prima di pensare agli avvenimenti degli ultimi giorni.
“L'avete preso?” domandò,
con la voce impastata dal sonno, mentre alzava le braccia e si
stirava la schiena.
“Sì.” confermò Aaron,
annuendo.
“Il che mi fa ricordare che stasera
pensavamo di andare fuori a cena, per festeggiare la conclusione del
caso.- intervenne Derek, mettendole un braccio intorno le spalle
esili- Sei dei nostri, Quarantanove?”
“Mi piacerebbe, ma non credo di avere
ancora finito qui.” borbottò imbronciata,
mordendosi il
labbro inferiore.
Le chiese Emily “Che altro devi
fare?”
“Appena all'accademia hanno saputo
della presenza del dottor Stein è stato allestito a tempo di
record un seminario sull'antropologia forense.” li
informò
Garcia, che aveva saputo di quella notizia in anteprima.
Stranamente, sapere che Alaska non
avrebbe cenato con loro, non portò a Spencer il sollievo che
si aspettava.
“In effetti mi è arrivato un
comunicato, stamattina.- ricordò Rossi, passandosi una mano
sul mento- Recupero dei cadaveri per i membri della squadra della
raccolta prove, giusto?”
“Già.- confermò
l'antropologa alzandosi in piedi, con un sorriso ampio sul viso- Devo
andare al Centro per la Ricerca e l'Addestramento nelle Discipline
Forensi e preparare una richiesta per i materiali che mi serviranno
per la lezione di domani, oltre che il permesso scritto per svolgere
un'esercitazione pratica nei boschi qua intorno durante i prossimi
giorni.”
Reid aggrottò la fronte “Ma il
relatore del corso non è Stein?”
Alaska alzò i palmi, facendo una
piccola smorfia rassegnata.
“Gli serve un'assistente per tenere
alla larga le reclute fastidiose,
diciamo.”ricapitolò JJ,
che aveva intuito immediatamente com'era la situazione.
“Esatto.- confermò radiosa- Lo
aiuterò nelle dimostrazioni e sarò disponibile
per le
delucidazioni alla fine delle lezioni, ma devo anche preparare la
dimostrazione pratica per dopodomani e i test di fine corso.”
“Sembra uno spasso.” ironizzò
Derek, alzando un sopracciglio.
“Certo- gli diede ragione Alaska, non
cogliendo il tono dell'uomo- ma credo che dovrò andare
immediatamente, prima che gli uffici chiudano.”
Fece un breve cenno di saluto e si
avviò verso gli ascensori, ma la voce titubante di Spencer
la
richiamò.
“Ci vediamo, allora.” balbettò,
sotto le occhiate divertite dei propri colleghi.
Gli occhi di Alaska si illuminarono
all'istante “Certo.- confermò contenta- Credo che
rimarrò
da queste parti per un pò!”
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Miracolo!Miracolo!Aggiornamento
direttamente dalla location estiva!Ho scoperto di essere una Garcia in
erba considerando che ho risolto da sola e senza distruggere il pc un
problema alla linea wireless, cosa che i tecnici mi avevano detto
impossibile senza una formattazione del portatile!Perciò,
eccomi qua: felice come una Pasqua per questo aggiornamento non
previsto!!Il capitolo è un pochetto corto e siamo in
dirittura d'arrivo (ancora due capitoletti) ma visto che ci sto
prendendo gusto ci sarà un sequel del
sequel!Olè!!Almeno, olè se l'idea piace anche a
voi!Fatemi sapere, cari lettori!E fatemi pure sapere che ne pensate di
questo aggiornamento estivo!!Un bacione e godetevi le vacanze!
JoJo
dizzyreads : Hey!!Wow quanti complimenti tutti in una recensione, me arrossisce!:) Sono contenta che la storia ti piaccia e anche i personaggi, spero che l'aggiornamento sia arrivato abbastanza in fretta per i tuoi gusti, addirittura con la conclusione del caso del picchiatore anonimo!Fammi sapere che ne pensi di questo capitolo!Besos
Luna Viola : Ecco il next chapter tanto
atteso!Sono contenta che anche il sequel ti piaccia!Che ne dici
dell'idea di un sequel del sequel?Non voglio abbandonare Alaska!!:)
Kisses