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Autore: KikiWhiteFly    11/08/2010    2 recensioni
[Seconda classificata al contest "Il luogo e la citazione", indetto da Kris_piangente_minatrice][Completa][ShinoKiba, AU] "La verità è una sola: alcune porte le apriamo in modo naturale, il più delle volte con un semplice gioco di polso, mentre altre volte le porte si aprono davanti gli occhi, in modo del tutto indipendente; ed è in quel momento che non si percepiscono più con gli occhi, bensì con la mente."
Genere: Introspettivo, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Coppie: Shino/Kiba
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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III Capitolo













Non sapeva spiegarsene il motivo, eppure avvertiva una strana sensazione. Quando spalancò la porta Shino era già lì, seduto sul cofano dell'auto; gettò uno sguardo in sua direzione, poi gli disse semplicemente: «In anticipo, per una volta.»

Kiba deglutì, per poi esordire: «Sei più in anticipo di me. Mi stavi forse aspettando?»

Domandò, con un tono sinistramente ironico; l'uomo fece un cenno di diniego col capo, poi riaggiustò le spesse lenti nere che gli erano calate sul naso dritto. In mano teneva un paio di vecchie carte, che adesso stava esaminando con la coda dell'occhio.

Dopo qualche secondo, si decise a parlare: «Volevi il garage, no? Ora è tuo.»

Disse, con ovvietà.

Kiba non riusciva a capire: aveva tanto lottato per avere quel garage e adesso glielo rendeva così, come se fosse sempre stato suo. L'uomo gli porse quei fogli di carta, pieni di timbri e firme; non poteva crederci, Shino aveva agito alle sue spalle e senza nemmeno curarsi troppo delle conseguenze.

Allorché, Kiba intervenne inviperito: «Noi... eravamo d'accordo! E quando avresti fatto firmare tutte queste carte? Ehi, non sperare di fuggire...»

Lo strattonò per la manica della giacca, poiché Shino aveva deliberatamente fatto dietrofront, ignorando ogni sua contestazione.

Quando si voltò, Kiba lo trovò ad una spanna dal suo volto.

Per qualche ragione era seccato, infastidito, però non smetteva di fissarlo in volto, con la voglia di dire qualcosa ma senza la reale intenzione di farlo davvero. Eppure Kiba non mollava la presa, voleva sapere per quale assurdo motivo di punto in bianco gli aveva ceduto quel garage che aveva tanto difeso.

«Non mi hanno regalato proprio un bel nulla...»

Proferì l'Aburame, piuttosto seccato.

Quando parlava a monosillabi Kiba lo detestava davvero: non riusciva a capire a cosa si riferisse, doveva fare un ragionamento il più delle volte complicato per arrivare alla doverosa conclusione. Poi, fu come un fulmine, realizzò tutto: i biglietti lasciati sugli scatoloni, il vino d'annata, le sue battute sarcastiche e un po' fastidiose; ora, tutte le tessere del puzzle si componevano.

Sgranò visibilmente gli occhi, cercò risposta nello sguardo di Shino, ma lui sembrava solamente seccato e piuttosto amareggiato; allora Kiba mollò poco a poco la presa, distese le labbra e chinò un po' il capo.

«Tu sei davvero pazzo.»

Mormorò, costringendosi ad evitare il suo sguardo. Shino esordì con un ghigno di circostanza, dopodiché si aggiustò il nodo alla cravatta.

Ora, era davvero pronto per tornare indietro. Ma davvero non l'avrebbe più rivisto? Oltrepassata quella porta, davvero non avrebbe avuto più nulla da dire?

Niente più conversazioni via post-it, nulla più di cui lamentarsi... E cosa sarebbe stata la sua vita, il suo garage, il suo piccolo mondo?

Doveva essere una liberazione, quella, invece dentro sentiva solo un gran vuoto. Una sensazione amara, che lasciava in bocca il sapore del nulla.

Sentì bene il rumore della maniglia – come se i suoni d'un tratto fossero amplificati – e una luce stranamente accecante, uno spiraglio, che subentrava all'interno di quello spazio angusto, ristretto.

«Shino?»

Lo chiamò un'ultima volta, sperando che lui si voltasse.

Così fu: gli occhi – o, perlomeno, le lenti spesse – dell'Aburame si voltarono di scatto, ma lui non parlò.

«Io sono più pazzo di te.»

Vacillò alcuni secondi – preziosi attimi d'attesa – poi scattò in direzione dell'uomo che, d'altro canto, era incredulo di fronte a tali informazioni: un'ovale di stupore contornava la sua bocca ora, se anche avesse voluto esprimersi a parole non ce l'avrebbe fatta.

Fu con un bacio che suggellarono un patto di reciproca complicità: non c'erano bisogno di parole, commenti, falsi convenevoli... L'istinto, padre di ogni stirpe, li guidava entrambi, in un gioco di lingue, di attimi roventi, di ignara e reciproca voglia di aversi e di volersi.

Sentiva le labbra di Shino, bagnate di desiderio, che giocavano con le sue: era un tira e molla continuo, discontinuo, irregolare, regolare, finché uno dei due non s'interrompeva e poi ricominciava.

Una frase di biasimo, in seguito, più volte indugiò sulle labbra di ambedue: «Che stiamo facendo?»

Poi, d'un tratto, la camicia di Shino cadde. Fu un volo leggero – come le ali di una farfalla quando si liberava in volo. Kiba, sbottonando quella camicia, sentiva quasi di essersi liberato delle catene che lo tenevano prigioniero – il panno non fece rumore, danzò.

Ed erano ancora le labbra di Kiba quelle che guidavano, quasi avessero dimenticato i vecchi rancori e i gioviali imbarazzi e stessero rabbonendo le loro carni poco a poco.

Non sapeva se quello poteva definirsi amore, ma certo era che di indifferenza non si trattava; Kiba, audace, slacciava rapidamente la cintura e, d'un tratto dipendente dal sesso dell'amato, sentiva di volersene saziare, privo di ogni inibizione... costretto solamente dal proprio desiderio.

Sospirò affaticato Shino, lasciò cadere la preziosa montatura dal naso dritto e si aggrappò al collo dell'Inuzuka, sentendosi d'un tratto libero come non mai. Sì, perché per un uomo impegnato e talvolta borioso come lui, la libertà era fondamentale come l'aria che respirava... Da tanto tempo non sentiva quella genuina boccata d'aria fresca, qual era il puro e semplice amore dettato dall'istinto, senza freni, perché altrimenti avrebbe perso il suo incanto.

Sospirò nuovamente, stavolta in sincrono con Kiba.

I loro sguardi s'incontrarono solo allora e parevano volersi dire qualcosa ma, ambedue vigliacchi, rinunciavano ai buoni propositi.

«Inuzuka...»

Intervenne d'un tratto il cinico Aburame, voltandosi dalla sua parte. Entrambi erano proni sul pavimento, denudati di ogni veste, non c'era nessun imbarazzo, nessun pudore a colorar le guance dell'uno e dell'altro.

«Devo andare...»

Mormorò, piuttosto autoritario. Kiba levò lo sguardo in alto, per un attimo, poi fissò in modo truce l'interlocutore: «Adesso? Sei il solito bigotto, Shino.»

Lo derise l'Inuzuka.

«... Devo andare a New York.»

Poi, un attimo di silenzio. Stavolta Kiba non parlò – che avesse udito male? – furono le labbra di Shino a dialogare con lui: così morbide, delicate, cavalcavano le sue piuttosto sapientemente. E il cuore di Kiba galoppò tutta la notte, a più riprese, per i timori, le preoccupazioni, la gioia, il dolore, l'eccitazione e la consapevolezza.

Sì, proprio così.

Sapeva che il giorno dopo, dietro quella porta, sarebbe scomparso tutto: non voleva pensarci però, in quel momento voleva solo godersi il momento.

«Shino?»

Provò a chiamarlo con un fil di voce.

«Uhm?»

Mugugnò quello, con finta indifferenza.

«Prima di andare a New York... portami all'inferno.»

Shino ghignò, come a volerlo accontentare.

Poi si sentì una spinta più forte delle precedenti, le labbra serrate – solo un po' – dopodiché un acuto e dolore, dolore, dolore... L'inferno, era tutto lì.

Le labbra di Kiba ora si mordevano con veemenza, mentre cercava di soffocare in gola gemiti di piacere; Shino lo fissò, come a tracciare mentalmente un disegno del suo profilo, poi lasciò andare le sue labbra, il suo corpo, sebbene con molta difficoltà.





***





Bon, questa si può considerare la conclusione della storia.

L'epilogo chiarirà tutti i dubbi, sarà piuttosto introspettivo. Come avete notato questo capitolo è vagamente – ma nemmeno tanto vagamente XD – lime.

Spero che vi sia piaciuto, ringrazio ancora una volta Sarhita e Black Elf per le bellissime recensioni *_*. Grazie per il sostegno, poiché essendo la mia prima ShinoKiba e, tra l'altro, anche la mia prima long-fic yaoi, non credevo di appassionarvi così tanto :).

Ci vediamo con l'epilogo :).

Kiki.



   
 
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