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Autore: Wild Dragon    11/08/2010    1 recensioni
Vi presento quella che sarà una raccolta di pezzi d vita di diversi lupi mannari. La descrizione di una loro, singola, notte di luna piena, in cui tutti tenteranno d contrastare quella bestia che ogni plenilunio risponde al richiamo della luna. tutti...o quasi. (La maggior parte delle storie prende spunto dal testo della canzone "Full Moon" dei Sonata Arctica)
Genere: Dark, Drammatico, Horror | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Le ombre ed il silenzio abbracciano ogni cosa nella loro buia e cupa morsa;

Guardo la notte calare opprimente e fredda intorno a me.

Sento che un mostro dall’inesorabile furia mi ghermisce l’anima ardendomi violento nel petto. Sta per esplodere; sento che sarà incontrollabile, sento che la mia pelle sta per essere lacerata.

Volgo lo sguardo alla notte: argentea, eterea, crudele, sovrasta sul mondo:

la Luna Piena è nel cielo.

 

Correndo via da ogni cosa, mi lascio alle spalle la mia vita per non infettare ciò che mi circonda con la mia Maledizione.

Fuggo disperato,

mentre il Mostro mi batte nel petto tentando di dilaniarmi per uscire e distruggere ogni cosa.

La mia pelle trema nel tentativo di contenere la furia e la violenza di quella presenza oscura, crudele, selvaggia.

Il mio intero corpo prende a tremare violentemente,

scosso dalla Belva che cresce inesorabile in me.

Mi avvolge in una morsa soffocante tentando di trascinarmi nel buio.

Combatto con dolore, stremato. Cerco di oppormi agli istinti feroci del mio corpo,

della Bestia che mi dilania.

Il corpo mi diviene estraneo, nemico.

Tento di opprimere il Mostro con la sola volontà, ma non riesco.

Distrugge ogni mio sforzo,

calpesta il mio volere,

lacera il mio corpo,

ghermisce la mia anima trasportandola nell’oblio.

Contino a lottare, ma in cuor mio so che è tutto inutile.

Non si può controllare, mi dilania da dentro, sta per esplodere.

Continua sfrenata e disperata la mia corsa nell’ombra.

La Luna Piena mi guarda crudele e indifferente nell’abbraccio del cielo.

Nella foschia della notte, intravedo un vecchio capanno logoro.

Mi ci lancio, nella speranza di poter resistere alla mia Maledizione in quel povero rifugio.

Percepisco, la sento, la Luna Piena.

Mi richiama a gran voce, scatenando la Belva.

Devo resistere, se cedo sarà la fine.

La guardo con odio e rabbia, le pupille dilatate e folli.

Mi rifugio nel capanno avvolgendomi nell’oscurità più totale.

Forse fuori dallo sguardo argenteo della luna troverò la forza di resistere…

 

Sono dentro, al sicuro.

I raggi eterei non mi sfiorano più con la loro Maledizione.

E’ meno forte di prima, tuttavia la Belva persiste.

Sento che forse sarei potuto resistere alla notte lì dentro…

Non sono però libero dall’influenza della Luna,

ma respingo il Mostro nel profondo del mio essere, ove rimane ringhiante nell’ombra.

Potrei riuscire a mantenerlo incatenato per tutta la notte…?

 

La porta si spalanca e compare Lei.

Invadono il capanno i raggi maledetti della Luna,

facendo affondare nuovamente il mio senno nell’oblio.

Vedo Lei.

Come aveva fatto a trovarmi?

Perché?

Non aveva forse cara la vita?

Sento la mia ragione scivolare via mentre la Bestia ruggisce e mi spinge nel petto tentando di uscire.

Lei fa qualche incerto passo in avanti.

Ogni fibra del mio corpo freme all’idea di straziare il suo corpo…

Già in bocca assaporo il suo sangue caldo scivolarmi sulla lingua;

La sua debole carne sotto le mie zanne…

Scappa via, scappa via, scappa via… Urla l’ultimo briciolo di anima che mi rimane.

Ma lei non può.

La Luna Piena è nel cielo, ed io non sono più un uomo.

Ma non vede, forse?

Non vede cos’è diventato il suo uomo? Cosa sta diventando…?

In cosa la Luna lo sta trasformando?

Con un ultimo ruggito, il Mostro mi dilania e io esplodo.

Lei indietreggia, terrorizzata.

Mi avvicino a passo felpato, ringhiante.

Lei, paralizzata dal terrore, mi guarda tremante, ma non fugge.

Scappa via, scappa via, scappa via…

Come…fa a non…vedere?

Il suo uomo non c’è più, è scivolato nell’oblio e non può riemergere.

La coscienza e il senno scivolano via lentamente, ma non posso…uccidere…Lei…

Il pensiero di non averla più mi dà un ultimo, lieve, lampo di lucidità.

Lottando come un pazzo per non cedere, balzo in avanti,

ma non mi fermo a straziare il suo corpo e a farne strage come mi urla l’istinto, no.

Passo oltre e corro via, lasciandomi Lei alle spalle.

Il suo odore ancora mi invade le narici, tormentandomi, ma corro via…da tutto…

Più mi allontano, più si affievolisce, fino a scemare definitivamente.

A questo punto non c’è più motivo di lottare.

Mi lascio andare, finché la mia mente diviene quella di una bestia assetata di sangue.

Ma tanto ormai sono lontano.

Continuo a correre.

Non so dove trovo la forza di non seguire ogni minima traccia di odore umano colto dalle mie narici dilatate.

Correndo via da tutto…

Sento una furia crescere e divampare in me, distruttiva.

Seguendo il mio istinto, mi fermo e volgo il muso alla Luna.

In me non c’è più nulla di umano.

Sentendomi pervadere da un’improvvisa esaltazione, frenesia, euforia, prorompo in un lungo ululato.

Profondo e straziante, è il canto di un’anima dannata, la voce della mia Maledizione.

Si diffonde e riecheggia ovunque,

terrorizzando gli esseri le cui orecchie lo colgono e disturbando la quiete notturna,

Ululo e mi libero da ogni emozione;

Ogni fibra del mio corpo freme d’eccitazione.

Le mie candide zanne risplendono cangianti alla luce eterea della Luna.

Da qualche parte, nel folto del bosco, qualcuno risponde al mio canto straziante.

 

Riprendo la mia sfrenata corsa senza mai fermarmi.

La Luna disegna lenta, ma inesorabile, il suo arco nel cielo; ed io corro.

Ne passarono di ore, ma finalmente arrivò l’oblio del sonno a ghermirmi avvolgendomi nella pace e nella serenità.

 

Quando i raggi del sole mi sfiorano delicati il viso, riapro gli occhi e mi guardo attorno.

Ricordo appena quella fatidica notte.

Mi sento disorientato, confuso. Le cose non hanno senso, nulla lo ha.

Mi rialzo e volgo lo sguardo al cielo sereno.

Fissando l’orizzonte roseo, prendo a correre verso casa, per tornare da Lei.

Lei che era forse l’unica cosa che mi aiutava a resistere così tanto alla Belva dentro di me,

alla mia Maledizione.

Lei che mi dava l’impressione che forse, infondo, la mia anima non era del tutto dannata.

Lei e il suo folle, irrazionale, incondizionato amore.

  
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