L'evento qui raccontato non è
immaginario, anzi, perciò vi prego di non lasciare commenti troppo offensivi.
Non pretendo nè che mi capiate nè che la pensiate come me, vi chiedo soltanto
di rispettare questo testo così come avete sempre rispettato quelli degl'altri
giacchè qui parlo di un argomento che mi ha vista coinvolta in prima persona.
Grazie
Prigione di pioggia
Prima o poi capita a tutti.
C'è chi diventa prigioniero
mentre si annoia, chi mentre passegia in campagna e chi quando stacca gli occhi
dallo schermo del computer e si accorge che fuori è nuvoloso. Perchè è così che
funziona. Prigionieri si diventa, lo si diventa quando si sente di esserlo.
Capita in momenti e situazioni diverse, e sono eventi diversi a svegliarci, a
renderci consapevoli.
Prima o poi capita a tutti.
Personalmente, la prima volta
in cui ho 'visto' questa condizione è stato in un giorno di pioggia.
Ero proprio seduta alla
scrivania con gli occhi fissi sullo schermo, concentrata sulla letture di una
fanfiction probabilmente. Fuori era nuvoloso e pioveva, ma il rumore della
pioggia che batteva sui vetri per me non c'era (in effetti non sono nemme no
sicura che stesse piovendo in quel momento). Poi, finito di leggere la storia o
il capitolo, avevo spostato lo sguardo e guardato la finestra.
Non so perchè l'avevo fatto,
forse l'istinto mi diceva di accorgermi di qualcosa, ma in quel momento
qualcosa era cambiato.
I vetri erano completamente
ricoperti d'acqua. La maggior parte era lì ferma, quasi stesse osservando un
avvenimento meraviglioso che non ricapiterà più, ma altre gocce scivolavano
verso il basso lasciando una traccia trasparente colma di riflessi. Non era
certo la prima volta che vedevo una cosa simile, però quel giorno era stato
diverso. Non avevo visto le solite righe di pioggia che si estendevano e si
intrecciavano come le stradine di Venezia, no. In quelle scie senza forma avevo
visto delle sbarre.
Era successo così
all'improvviso ed era la prima volta che accadeva, e anche l'ultima fin'ora. Era
la realizzazione di qualcosa che avevo sempre considerato un gioco. Una verità
che mi colpiva senza preavviso, come un pugnale conficcato nella schiena. In
una frazione di secondo una catena dentro di me si era spezzata, facendomi
perdere qualcosa di cui non conoscevo l'esistenza.
Dubito che riavrò indietro
indietro quel pezzetto mancante, e anche se succedecce non me ne accorgereri,
perchè non lo avevo conosciuto, quindi non saprei riconoscerlo. Se ci penso mi
assale un po' di tristezza, però c'è una consapevolezza che mi consola: siamo
anche ciò che abbiamo perso.[1]
Tutto questo era successo in
una frazione di secondo.
Ripenso spesso a quel
momento, mi osservo mentre lascio stare la finestra e torno al computer,
fregandomene altamente di quello che è appena successo. Ci penso molte volte,
ma questa è la prima in cui approfondisco la questione e mi trema la mano ora
che sto mettendo tutto su carta.
Prima o pio capiterà a tutti,
di sentirsi prigionieri. Nonostante questo continueremo a vivere facendo finta
di niente e sperando di trovare qualcosa o qualcuno che, almeno per un po', ci
faccia sentire liberi. Qualcuno che cancelli quelle sbarre d'acqua e quelle
lacrime di vetro.
Adesso guardo quei segni
sulle finestre e vedo solo sentieri immaginari.
Pas la force de crier
Prisonniere sans to voix
(Najoua Belyzel - L'écho du bonheur)
[1] Frase tratta dall'album
Primavera in anticipo - Laura Pausini