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Autore: boss    11/08/2010    4 recensioni
un incontro casuale in una biblioteca,un'incontro che nasconde qualcosa, qualcosa che non ti saresti mai aspettata o sognata. Sul filo della morte, riuscirai a salvare al persona che hai scoperto di amare?? ps: ho dovuto fare una modifica dei capitoli, mi dispiace di aver perso due recensioni :(
Genere: Commedia, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 3

"Sei una stupida McKenzie"

 

TOK TOK.

Stavo comodamente seduta nella mia macchina, nascosta dietro a degli occhiali a mosca neri. In appostamento vicino la biblioteca. Era da tre giorni che andavo avanti così. Arrivavo alla biblioteca finito di lavorare, e rimanevo lì senza il coraggio necessario per entrarci, a vedere lei che entrava e usciva. E ora la mia copertura stava per essere mandata in frantumi, da questo tipo che da ben mezz'ora cercava di vendermi fazzolettini, o pulirmi il parabrezza. Così abbassai nuovamente il finestrino.

- Senti amico, non mi serve nulla ok? - ma penso che non capisse molto la mia lingua, perchè cominciò a dire cose senza senso, o almeno per me. Così ritentai.

- Non-mi-serve-nulla – e dicendolo chiusi il finestrino. Riprendendo ciò che avevo interrotto. Bere il mio caffè nero, mentre fisso l'entrata della biblioteca.

TOK TOK.

Ok, ora, esagerava. - Ma che diavolo.. - la bestemmia mi morì in gola. Fuori dal mio finestrino non c'era il ragazzo dei fazzoletti. No, perchè infondo la sfiga non ha mai fine. C'era colei che occupava i miei pensieri. Mrs Riley Davis.

- Salve – sfoderai il mio sorriso migliore, cercando di scusare la mia poca educazione. Diamine! Come dovrò essere patetica ai suoi occhi.

- Salve a lei.. Mrs McKenzie? -

- Ehm...si – perchè continuava a sorridermi, infondo era la medesima figura che facevo, dovrebbe essere irritata, o che ne so... scocciata da questa ragazza che continuva a disturbarla.

- Senti, non per interrompere il tuo momento zen... - disse, dando un occhiata all'interno della mia macchina, completamente piena di bicchieri di caffè. - … ma è da tre giorni che ti fermi qui davanti alla mia biblioteca, e i miei clienti cominciano ad aver paura, pensano che stai pedinando una persona per poi ucciderla. Quindi per cortesia, o scendi dalla macchina ed entri, oppure cambia luogo di meditazione – sbianco. Mi aveva sorriso, questo è certo, ma era quel sorriso enigmatico dove non riesci a capire se è vero o fasullo. Fatto sta, che se ne era accorta dei miei appostamenti. O che fosse una battuta, o la verità mi lasciò senza parole. Infondo cosa potevo mai dire in mia discolpa?

Fatto un ultimo sorriso, se ne andò, entrando nella sua biblioteca. E io da codarda, me la diedi a gambe.

Guidavo senza una meta. Cavolo che figura. Ora davvero non sarei più ritornata. Ero in macchina da un ora, quando mi accorsi di essere nel quartiere di Marck. Così decisi di farci un salto.

Parcheggiai l'auto alla meglio,e mi precipitai alla sua villetta con il portone rosso e bussai.

- Arrivo – sentii vari rumori provenire dall'interno, quando la porta si aprì mostrando il mio migliore amico mezzo nudo se non per i pantaloni della tuta.

- Amore, non ti aspettavo – si sporse per baciarmi la guancia, e poi mi lasciò entrare.

- Infatti, passavo di qui. Ti disturbo? -

- Certo che no! Accomodati, vuoi qualcosa da bere? -

- un po d'acqua grazie - e sorridendomi, scomparì nella cucina per il mio bicchiere. La casa di Marck l'avevo sempre trovata accogliente. Era semplice nell'arredamento. I divani in stoffa rossa, con un tappeto sul marrone. Un mobile in legno, ma in stile moderno, con un televisore al plasma, e uno stereo. Tra il mobile e il divano c'era un tavolino basso, dove erano appoggiati i telecomandi e una rivista che molto probabilmente leggeva prima che arrivassi. Alle spalle vicino ad una pianta d'appartamento c'era una libreria colma.

- Dopo un po' Marck ritornò nella stanza con il mio bicchiere d'acqua. Si sedette, e cominciò a fissarmi, mentre io bevevo avidamente l'acqua. La gola era secca. Arida.

- Allora... cosa è successo? -

- Niente, ero da queste parti e sono venuta a salutarti – cavolo, parlavo troppo velocemente.

- Certo! E io invece ho scoperto di essere etero -

 -Davvero? -

- La smetti di prendermi per il culo?Parla - stavo per raccontare tutto, quando il mio telefonino cominciò a squillare. Così lo presi e chiedendoli un minuto risposi.

Ehi Baby, come va?” in sottofondo c'era molto casino, ma la sua voce era nitida e inconfondibile.

Amore! Va benissimo, a te?” e anche Marck, alla parola amore, capì con chi stavo parlando. Era Steven.

Alla grande Baby. Ora sono ad una festa della vittoria. Mi manchi tanto.”

Anche tu mi manchi” e queste mie parole notai il mio cosiddetto migliore amico fingere un conato di vomito, e mentre Steven parlava di come aveva fatto vincere la sua squadra, Marck si divertiva a fare scenette davanti ai miei occhi. A ogni mia risata o “bravo amore” lui si inventava una morte diversa. Si tagliava le vene, si impiccava, pugnalava, e io mi ritrovai molto presto a ridere per le sue facce che per quello che sentivo al telefono.

sono contenta amore. Non vedo l'ora di vederti, ti amo anche io, ciao” e così finalmente chiusi la chiamata.

- Dio Elis! È peggio di una piaga di Egitto.. “football di là, football di qua” e poi quel suo “ehi Baby” ma insomma! Il mare è pieno di pesci – quante volte avevo sentito questo discorso. Fin troppe.

- Marck smettila ok? Io ci tengo -

- E' questo il fatto Elis. Ogni volta che parli con me, e devi proteggerlo dalle miei ingiurie, anche se vere, tu non mi dici “Lo AMO” ma “ ci TENGO” bhè Elis anche ad un cane ci puoi tenere, ma questo non significa che lo porterai all'altare! - ansia. Troppa. Le parole non uscivano. Ed ero arrabbiata. Ma non capivo con chi. Così sbuffando, cambiai discorso.

- Sono andata in biblioteca oggi – e lui, capendo le mie intenzioni mi lasciò fare.

- Ah si? Allora ti piace! - il suo sorriso mi convinse a svuotare il sacco. Andiamo è il mio migliore amico.

- Si, mi piace. Ma non ci sono andata per quello. - il suo sorriso si spense lasciando posto ad una faccia confusa.

- Spiegati – e così fatto un respiro, raccontai tutto. Dalla prima figura che avevo fatto, lasciando perdere la descrizione sulla scossa e il resto dei miei pensieri, a quella fatta poco prima di venire da lui. Il risultato fu una fragorosa risata senza termine.

- La vuoi smettere? Guarda che è una questione seria – ero insispettita.

- Andiamo ahahah Elis.. hahahah. Ti avrà preso ahahahah per una spiona ahahaha -

- Cosa devo fare? - ero disperata. E forse sentendo questa vena nella mia voce, cercò di tranquillizzarsi.

- Vai lì... e chiedile scusa. Semplice-

- Semplice un corno – come no entravo dicendo “ ehi scusami se ti ho fissata, ma sai, in quel momento i miei occhi non si volevano staccare” ma che figura ci avrei fatto.

- Invece si Elis. Tu entrerai lì dentro, chiederai scusa e... - e cosa? Perchè mi guardava così.

- E... - lo incitai a continuare.

- ..e le chiederai se le va un caffè. - Cosa???

- Cosa? Ma sei pazzo? Mi prenderà per una pervertita -

- Elis, Elis, Elis,... fidati. - sembrava così convinto, che per un momento convinse me.

- No ! Per le scuse ok, ma non le chiederò di andare a prenderci un caffè! Non la conosco nemmeno! -

- Ok! fa come vuoi. -

Quando uscii da casa sua, era buio pesto. Perciò me ne ritornai a casa tranquillamente. Sarei andata dalla Signorina Davis il giorno seguente, e avrei risolto, o almeno spero, questi incresciosi equivoci.

Così mi misi nel letto. Domani era venerdì, e ciò significava giornata libera. Perfetto. Mi addormentai subito, forse dovuto a quella tisana bevuta da Marck, fatto sta che dormì tranquilla per tutta la notte.

 

Il giorno dopo mi svegliai che erano le 10.30, sorridente entrai in bagno per questioni diuretiche. Bevvi il mio caffè nero, e mentre ritornavo in bagno per lavarmi, attivai la segreteria per ascoltare i messaggi, lasciati ieri sera.

Diin.

Hai ricevuto due messaggi. Primo messaggio:

- Elizabeth sono tua mamma...-

alla parola mamma, cominciai a sbuffare, sapevo perchè aveva chiamato, e non mi piaceva affatto.

- … ti ricordo che domenica, c'è una cena a casa. Non mancare e porta anche quel tuo amico, il signor Cooper. A domenica” già anche alla mia sofisticata mamma piaceva Marck. Sorrisi a quel pensiero.

Secondo messaggio”

- Elis. So che stai fissando la segreteria, e pensi perchè mi sta lasciando un messaggio, bhè ti rispondo cara. Vai dalla Signorina Davis oggi! È un ordine “Baby”. Ti adoro. -

Hai finito i Messaggi”

Cavolo! È vero! Oggi sarei andata da lei. Cavolo cavolo cavolo! Altro che migliore amico! Quello era la mia coscienza. A pensare che mi ero alzata con il sorriso. Rovinata la giornata mi vestii, scesi dal mio appartamento e mi rimisi in macchina. Cosa le avrei detto? Aaah non ci voglio pensare! Sicuramente mi riderà in faccia, o peggio non mi farà neanche entrare... che amarezza.

Arrivata davanti la biblioteca, troppo presto per i miei gusti, feci un grosso respiro e scesi dall'auto e mi avviai all'entrata. Davanti alla porta mi bloccai di nuovo. Che imbarazzo! Un altro respiro e sono dentro.

Era come mi ricordavo, gli odori e la familiarità nel posto.La sensazione di sicurezza.Comincia ad aggirarmi per gli scaffali alla sua ricerca; finchè non la vidi. Stava su una scala intenta a sistemare dei libri. Mi avvicinai e aspettai che si accorgesse della mia presenza. Infatti mentre scendeva da quella scala, i suoi occhi incrociarono i miei. Di nuovo quella scossa. Non andava affatto bene, e inoltre i suoi occhi erano così... sofferenti, si non potevo trovare altra parola che sofferenti. E turbata da tanta sofferenza mi dimenticai di salutare, dimenticai il mio scopo lì, ci mancava che scordassia anche il mio nome!

- Thò guarda. La mia guardona preferita – colpita, a quella battuta mi ripresi e un po' offesa per quelle parole e la seguii.

- Non sono una guardona! -

- Ah no? - era pura ironia la sua. Mi prendeva in giro amichevolmente. Così mi rilassai. Infondo non ero venuta per chiedere scusa?

- Ok un po' ti guardavo! -

- Oh! Davvero.. e io che pensavo che volessi fare un attentato – simpatica lei.

- Senti mi dispiace davvero! Non era mia intenzione.... tutto - si fermò un attimo, girandosi a guardarmi. Forse non si aspettava delle scuse. Mi guardò molto senza rispondermi, così un pò nervosa per l'attesa, mi ritrovai a parlare di nuovo - .. allora? Perchè mi guardi e non rispondi? - mi guardò un altro po' intensamente.

- Niente, volevo ripagarti con la stessa moneta – rimasi lì impalata di nuovo, mentre lei andava al bancone. Continuava a prendermi per il culo.

- Senti mi dispiace veramente per aver spaventato i tuoi clienti-

- Stai tranquilla. Scherzavo – da quando siamo passate al tu?

- Ah per fortuna, ora mi sento molto meglio. - ed era vero.

- Ok, sono contenta per te, ora se non ti dispiace.. dovrei inserire dei dati nel computer, spero di rivederti -

- Certo. Ciao.- stavo per andarmene, quando una forza sconosciuta mi fece fermare,e nella mia testa, la voce di Marck rimbombava fino ad assillarmi arrivando alle orecchie. Cavolo ma cosa stavo per...

- Un'ultima cosa..-

- Certo dimmi pure – McKenzie cavolo combini?

- Ti andrebbe ti prendere un caffè un giorno di questi? - mossa da stupida,ma che dico? Stupida è niente, diciamo pure da cogliona! Era lì che mi fissava, anzi scrutava, mentre io sudavo freddo e pensavo che questa volta il nomignolo “pervertita” avrebbe preso il posto di “guardona”.

- Dai. Perchè no -

- Davvero? Cioè.. voglio dire... ok – ammattirò, oddio le polveri sottili!

- Ok – e rise. Forse della mia espressione o per la mia goffagine. Ma rise. E sta volta era allegria quello che vidi nei suoi occhi. La divertivo.

- Ti va bene, ehm lunedì pomeriggio dopo il lavoro? -

- Ok, per me va benissimo. Ci vediamo qui? -

- Si, ok... allora ehm a Lunedì -

- Ok, ciao Elizabeth – il mio nome, si ricordava il mio nome.Lo so che era comune, ma se lo ricordava, presa dalla sorpresa che risposi solo con un ciao frettoloso, mentre uscivo quasi di corsa da quella biblioteca, prima di fare qualcos'altro di stupido e avventato.

Mi sedetti nella mia automobile, e appoggia la fronte sul volante. Ma cosa mi saltava in mente? E perchè lei aveva accettato? La situazione mi confondeva sempre di più. Non riuscivo a capirci niente. Ma sorrisi. In quella macchina difronte quella biblioteca io risi di cuore. Sei una stupida Elizabeth McKenzie.

 

 

spaceeeeeeeee:

 

Amy_Dobe : Grazie a te per le puntuali recensioni :D sono curios+ di sapere qual è la tua storia preferita :D spero che questo capitolo ti piaccia... ciau ;)

 

reby94: 'azie mille :D

 

Asterope : Eilà, essi io amo Marck, è quello che ogni donna desidera v.v comunque la nostra Elis non si confiderà molto facilemente, perchè infondo non sa nemmeno lei cosa confidare :D

grazie per la recensione spero continui a seguirmi :D

 

un grazie e ciao a tutti quelli/e che leggono senza recensire ^^

  
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