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Autore: WhiteLight Girl    12/08/2010    2 recensioni
Terriermon correva a perdifiato sulla sabbia del deserto. Le grandi orecchie erano mosse dal vento che gli sferzava addosso, e spesso sfioravano il terreno quando lui si voltava di scatto a controllare ciò che aveva alle spalle.
Attorno a lui, immensi fasci di luce rosa si muovevano frenetici, e lui riusciva ad evitarli solo per pura fortuna.
Continuò a correre mettendo una zampa dietro l’altra anche se ormai gli facevano male entrambe. Il deserto sembrava essere infinito, ma sapeva che doveva uscirne, sapeva che era la sua unica possibilità di salvezza. Si voltò ancora a guardarsi le spalle e si rese conto di essere spacciato.
Genere: Avventura, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ryo Akiyama, Takato Matsuda, Un po' tutti | Coppie: Jianlinag Wong/Henry, Ruki Makino/Rika
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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4

Takato sospirò per l’ennesima volta. La matita, che fino ad allora era sorretta tra il naso e le labbra in fuori, cadde sul banco ticchettando. Scivolò verso il pavimento, e lui la afferrò con impeto prima che potesse rotolare giù.
L’insegnante gli lanciò un occhiata torva, e lui si ricompose. Aspettò che la donna tornasse a concentrarsi sulla spiegazione, poi lanciò l’ennesima occhiata all’orologio che stava affianco alla lavagna.
Era troppo presto, sempre troppo presto. Il tempo, quel giorno, sembrava proprio non voler passare mai.
Takato sbuffò, iniziando ad armeggiare con il cellulare sotto il banco. Non vedeva l’ora di uscire da scuola, di correre al parco a controllare per l’ennesima volta se il varco fosse aperto.
Era capitato spesso, in passato, che i ragazzi si alternassero a controllare; ma la luce del varco non era più ricomparsa davanti a loro fino a due giorni prima.
Il problema era che si era di nuovo richiuso, ne era uscito qualcosa che nessuno di loro era riuscito a definire.
Finalmente la campanella suonò, e Takato scattò in piedi mettendo via tutto e infilando i libri nella cartella alla rinfusa. Fu il primo ad uscire dalla classe e, in preda all’euforia, scese al piano inferiore.
Sulla scala incrociò Jeri, che gli sorrise. Lui le corse incontro la afferrò per le spalle e la baciò sulla bocca.
La ragazza ricambiò il bacio, finché un fischio alle loro spalle non li riportò con i piedi per terra.
Kazu li guardava malizioso, Kenta si sistemò gli occhiali sul naso, imbarazzato.
-Andiamo?- Propose Takato per sciogliere la tensione e cambiare argomento. E prima che gli altri potessero ribattere afferrò Jeri per il polso e si avviò verso l’uscita della scuola.

Rika scese in strada con passo strascicato. Aveva passato la notte a studiare e non aveva dormito quasi per niente.
La testa le ciondolava sul collo pesante, e lei avanzava quasi alla ceca sul marciapiede. Sobbalzò, quando una mano le si poggiò sulla spalla all’improvviso.
-Calma, sono io.- Esclamò Ryo allegro affiancandosi a lei.
-Che fai qui?- Gli domandò allora lei stordita.
-Dovevamo tornare insieme, non ricordi?- Rispose semplicemente lui spiazzandola. Lei sbatté gli occhi incerta, ma lasciò perdere.
Ryo allungò una mano e afferrò la sua cartella costringendola a mollare la presa. Stranamente, Rika lo lasciò fare, troppo stanca per protestare. Il ragazzo la guardò di sottecchi, preoccupato.
-Tutto bene?- Le chiese.
-Questa domanda sta diventando un punto fisso nelle nostre conversazioni.- Osservò la Regina dei Digimon.
-Meglio che litigare.- Ribatté Ryo convinto.
Lei lo guardò di sbieco, restando muta ancora per un po’. Poi disse: - Ho passato la notte a studiare, sono solo stanca.-
Il ragazzo sospirò, evitando commenti.
-Andiamo al parco? Dovrebbero esserci anche gli altri.- Propose Rika.
Ryo annuì, poi affermò: -Prima passiamo dal chiostro, ti offro un gelato.-
Rika restò spiazzata, si fermò un istante arrossendo inconsapevolmente. Poi gli andò dietro.
-Non ho voglia di un gelato. – Protestò.
-cos’è? Hai paura di ingrassare? – Rimbeccò lui.
A quel punto Rika, stizzita, puntò i piedi per terra. – Se davvero la pensi così sai allora che ti dico? Doppio, panna e cioccolato. – Esclamò.
Ryo si lasciò sfuggire un sorriso soddisfatto. – Due coni con panna e cioccolato, uno doppio. – Disse al gelataio, che era un ragazzo poco più grande di loro.
-Il doppio è per te o per lei? – Chiese il gelataio.
-Per lei. – Disse Ryo tranquillo.
-Caspita, la tua ragazza è una che non pensa alle calorie, non che ne abbia bisogno, sia chiaro. –
Rika sentì un brivido su per la schiena, Ryo arrossì. – Non è la mia ragazza. – Chiarì.
-Bene, allora se è libera – Iniziò il ragazzo, - Posso darle il gelato gratis in cambio di un appuntamento. –
Rika si voltò stizzita senza neanche guardarlo in faccia.
-Puoi provarci con lei se vuoi, - Disse Ryo – ma tanto per cominciare il suo cono lo pago io. – Diede al ragazzo i soldi, poi quasi gli strappò di mano il cono di Rika e glielo porse.
-Signorina, sarebbe un no? – Chiese il gelataio mentre porgeva il suo cono a Ryo.
-Andiamo, - Disse Rika a Ryo senza neanche calcolare l’altro – Siamo già in ritardo. –
Ryo la seguì, sembrava che un timbro gli avesse stampato un sorriso sulla faccia.
-E tu cancellati quel sorriso da ebete dalla faccia. – Gli ordinò la ragazza seria.
Osservava il suo gelato, era stato davvero azzardato chiederne uno doppio, l’aveva fatto per fare un mezzo dispetto a Ryo, ma ora capiva che non sarebbe riuscita a mandarlo giù tutto.
Eppure avrebbe dovuto, per non dare a lui la soddisfazione di vederglielo buttare, cosa che lui pensava sicuramente che avrebbe fatto, se era davvero convinto che lei si preoccupasse delle calorie.
Il gelataio poi, che tipo impertinente che era stato, come poteva averla scambiata per la ragazza di Ryo? Davvero un idiota!
La prossima volta che avrebbe preso un gelato con Ryo avrebbe dovuto dirgli di prenderlo da un’altra parte. Solo un momento però… Non ci sarebbe stata una prossima volta.
Queste riflessioni furono molto rapide, tanto che quando le ebbe finite il ragazzo non aveva ancora replicato al suo ordine, ma in fondo non sembrava averne intenzione, e questo la irritò non poco.
-Non credere che non l’abbia capito. – Gli disse.
Il ragazzo si fermò, strinse il manico della cartella di Rika convulsamente. – Hai capito cosa? – Le chiese incerto.
-Cosa dovrei aver capito? – Ribattè lei. Sapeva che lui aveva capito.
Il sorriso di Ryo si spense all’istante.
-Dai, forse ne riparliamo un’altra volta, ora gli altri ci aspettano. –
Raggiunsero il parco in silenzio, ognuno concentrato sul proprio gelato. Quando arrivarono al parco nessuno dei loro amici riuscì a capire cosa stessero pensando.
-Era ora – Disse Takato – Kazu aveva ipotizzato che ci aveste bidonati per un appuntamento. –
Ryo pensò che Rika lo avrebbe picchiato e temette per la sorte di Takato, ma lei lo fulminò con gli occhi e rispose:
-Se prendere un gelato si può chiamare appuntamento. –
Lì per lì restarono tutti confusi, poi Jeri spezzò il silenzio dicendo convinta:
-Dobbiamo risolvere un certo problema, catalogheremo gli appuntamenti un’altra volta. –
-Dobbiamo tornare a Digiworld – Disse Henry – Ho una pessima sensazione.
Certo, ma come?
I ragazzi non lo sapevano, avrebbero potuto aspettare che il varco si riaprisse, ma chi gli assicurava che lo avrebbe fatto presto, o che loro sarebbero stati pronti in quel momento?

Suzie scivolò convinta. Arrivo a terra e si rialzò, pronta a risalire sullo scivolo. Era cresciuta, ma non poi così tanto.
Il Digivice era nel suo zaino, che stava poggiato ai piedi della scala dello scivolo.
Suzie si guardò attorno, mentre una spiacevole sensazione si faceva largo in lei. Stava per succedere qualcosa.
La nebbia si alzò d’un tratto, i bambini al parco erano confusi. Ma Suzie sapeva che cosa fosse.
Il campo digitale si estese per pochi istanti, prima di ritirarsi.
Suzie aveva sentito parlare dei campi digitali da suo fratello e dagli altri ragazzi, dato che non ne aveva mai visto uno da vicino. Da quello che gli altri Tamers le avevano raccontato capì che qualcosa non andava. Qualcosa non andava, quale Digimon, se Digimon c’era, poteva essere bioemerso.
Suzie si guardò attorno, prese il cellulare dallo zainetto e compose a memoria il numero di Henry. Ma una vocina alle sue spalle la distrasse.
-Suzie! – Urlò Calumon saltandole in braccio.
La ragazzina lo strinse a se stupita.
-Ma come sei cresciuta Calù! – Esclamò il piccolo, poi divenne serio come non l’aveva mai visto e ritirò le orecchie. – Svelta calù, dobbiamo avvertire gli altri calù! –
Ma era già troppo tardi, e il Digivice di Suzie si attivò.


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Human Renamon: Ho trovato il Digimon che è uscito da lì, scoprirai qual è el prossimo capitolo, se mai riuscirò a scriverlo (spero di si) E spero anche che questo capitolo ti piaccia. XD FuriaBuia: Avrei dovuto dirti di mettere le iniziali del Nik in maiuscolo. Io e te, se vuoi metterti a scrivere fanfic dobbiamo lavorare un po’ sulla grammatica.

   
 
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