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Autore: samek    12/08/2010    2 recensioni
C’è qualcosa di miserabile, eppure giusto, nella figura di Mocciosus impalato davanti al quadro della Signora Grassa, che si è appena chiuso alle spalle della Evans.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai, Slash | Personaggi: Remus Lupin, Severus Piton, Sirius Black
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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C’è qualcosa di miserabile eppure giusto nella figura di Mocciosus impalato davanti al quadro della Signora Grassa, che si è appena chiuso alle spalle della Evans

Fandom: Harry Potter;
Pairing: Severus/Sirius;
Rating: Pg13;
Genere: Angst, Introspettivo;
Warning: Era dei Malandrini, Pre-Slash;
Beta: Narcissa63;
Summary: C’è qualcosa di miserabile, eppure giusto, nella figura di Mocciosus impalato davanti al quadro della Signora Grassa, che si è appena chiuso alle spalle della Evans.

Note: Scritta per il GFE Challenge di shinu con prompt: Severus/Sirius – “Sometimes you can barely tell the difference between darkness and light” (J. Siberry). La frase in corsivo alla fine della fic è il prompt tradotto.

 

DISCLAIMER: I personaggi ed i luoghi citati non appartengono a me, ma a J.K. Rowling.

 

 

Litografia

 

Trovarsi davanti a un pazzo sapete cosa significa?

Trovarsi davanti a uno che vi scrolla dalle fondamenta tutto quanto avete costruito in voi,

attorno a voi,

la logica di tutte le vostre costruzioni *

 

C’è qualcosa di miserabile, eppure giusto, nella figura di Mocciosus impalato davanti al quadro della Signora Grassa, che si è appena chiuso alle spalle della Evans.

Sei rimasto per tutto il tempo nascosto dietro una colonna ad osservarlo, da quando l’hai visto seduto di fronte all’entrata della tua Sala Comune, intirizzito ma determinato a non muoversi, sino a che la sua migliore amica non avesse deciso di parlargli. Poi hai assistito al litigio tra i due, l’ultimo atto di una tragedia banale e vuota.

E c’è davvero qualcosa di bellissimo nell’espressione angosciata di Piton; gli si è spaccato il cuore, è chiaro, e ti sorprende pensarlo, perché fino ad ora non credevi che lo avesse o che fosse capace di usarlo.

Ha un fascino oscuro quella sua tristezza, che ti accende una fiammella piena di malvagia soddisfazione al centro del petto, poiché sai che per buona parte è stata causata dalle tue azioni, e ne sei fottutamente fiero!

Hai sempre detestato l’espressione fredda e sufficiente che di solito gli dipinge il viso. Sembra avere costantemente una montagna di sterco di drago sotto il  naso adunco, specie quanto guarda te. Ed è così simile a quella dei tuoi familiari, che ti manda in bestia come nient’altro al mondo e ti suscita dentro una voglia di lacerare, distruggere, umiliare tutto di lui.

Forse è per questo che non puoi fare a meno di provocarlo costantemente: faresti qualunque cosa per destare in lui una qualche reazione. E magari è sempre per lo stesso motivo che, nemmeno adesso, sei capace di rimanertene dove sei, buono e zitto, finché non se ne andrà, e senti il bisogno di uscire allo scoperto e goderti a pieno tutto il suo dolore.

Al suono dei tuoi passi si volta di scatto, come un cervo sorpreso da un Lumos, e quel moto spontaneo ti arcua le labbra in un sorriso lento ed irrefrenabile.

Tuttavia si riprende in fretta. «Black!» sputa fuori con disgusto. Ammiri davvero la sua capacità di pronunciare il tuo nome come fosse un insulto. L’odio verso quella parola è probabilmente l’unica cosa che condividete al mondo.

«Mocciosus» replichi a mo’ di saluto. «Sembra sia finita» aggiungi impietoso «Hai intenzione di rimanere qui ad infettare la soglia della nostra Sala Comune ancora per molto?»

Ha sguainato la bacchetta non appena ti ha riconosciuto ed ora la mano che la tiene, nascosta tra le pieghe dei vestiti, trema convulsamente di rabbia.

«Davvero uno spettacolo patetico» concludi derisorio ed un attimo dopo Piton ti è addosso. Completamente dimentico della magia, ti si è gettato contro con tutto il proprio peso e, per quanto sia più leggero di te, prendendoti di sorpresa è comunque riuscito a sbilanciarti e buttarti a terra.

Ti tempesta il petto di pugni e tu cerchi di ricambiare colpo su colpo, almeno sino a che qualcosa di bagnato non ti piove sul viso.

Sta piangendo in silenzio, digrignando i denti per non farsi sfuggire alcun suono. Un’altra lacrima gli scivola lungo il naso e ti precipita sul mento, per poi rotolare giù lungo il tuo collo, causandoti un fremito. A quel punto ti fermi e, senza nemmeno accorgertene, porti una mano al suo viso.

Hai visto tante volte quegli occhi nerissimi bruciare di odio e collera, ma mai, mai prima d’ora ha pianto di fronte a te. Qualcosa di paragonabile ai fuochi d’artificio ti esplode nello stomaco, una gioia feroce e velenosa che ti scivola in ogni vena.

«Sei proprio un moccioso piagnucolante» sussurri soddisfatto e ti ritrovi a leccargli una guancia, avido di sentire il sapore di quella disperazione. «Delizioso» bisbigli sulla sua pelle bagnata.

Lui si scosta bruscamente da te, rimanendo a cavalcioni sui tuoi fianchi, e si asciuga il viso con il dorso di una mano. «Disgustoso. Sei peggio di un cane, Black» sibila senza fiato e tu non puoi fare a meno di buttare la testa indietro e ridere di una felicità folle, che fa rabbrividire quello stupido Serpeverde. Non può nemmeno immaginare quanto sia vicino alla verità.

La tua reazione, però, scatena in lui una nuova ondata d’ira. «Bastardo!» sbraita, piazzandoti un cazzotto proprio sullo sterno e mozzandoti il fiato. «Ci godi a vedere la sofferenza altrui, vero Black? Il Cappello Parlante è proprio rincoglionito, tu dei Grifondoro hai solo l’idiozia» bercia con cattiveria, prima di sputarti in faccia e rimettersi in piedi.

Per qualche attimo rimani congelato da quelle parole. “Non è vero, non sono io il malvagio, non sono io! È lui l’apprendista Mangiamorte, è lui ad amare la Magia Oscura!” strilli nella tua testa, prima di registrare la saliva che ti cola su uno zigomo e tirarti su per placcarlo e gettarlo sul pavimento, con un ringhio che risale dalle radici del tuo petto. E stavolta sei tu a colpirlo come fosse un sacco da box, ma non solo Mocciosus non ricambia, non fa nemmeno il cenno di coprirsi il volto con le braccia. Resta lì – immobile sotto di te come un Cristo immolato – freddo, distante, apatico, senz’anima, come se volesse morire, quasi fosse superiore a tutto quello. Perché non si muove? Non lo sopporti. Non lo sopporti!

«Reagisci!» gli gridi in faccia, afferrando i suoi vestiti per scrollarlo, «Reagisci, codardo!», ma non ottieni nessun risultato. Piton resta inerte come una bambola di pezza, il volto riverso di lato, inespressivo. Ed è allora che perdi completamente il controllo.

Afferri il suo viso in una mano, stringendolo tra pollice ed indice, e premi con violenza la bocca sulla sua, tenendo gli occhi aperti, nel tentativo di suscitare qualcosa, qualunque cosa! Ma tutto ciò che lui fa è spalancare le palpebre per la sorpresa, e non si ribella nemmeno quando gli mordi le labbra, forzandolo ad aprirle, per poi infilare brutalmente la tua lingua all’interno di esse.

Trema, lo senti distintamente fremere sotto di te – non sai se di rabbia, paura o cos’altro – ed infine ti poggia i palmi sul torace, nel tentativo di allontanarti, però tutto ciò che riesce a fare è aumentare il contatto. Solo allora ti accorgi di come i vostri corpi combacino ed ardano, vibrando l’uno in risposta all’altro come le due estremità di un diapason.

Poi qualcosa ti distrae: una luce improvvisa ed il suono ovattato di passi v’interrompono, e ti scosti da lui quando senti una voce familiare chiamare il tuo nome.

«Sirius?» domanda perplesso Remus, di ritorno dal suo giro di ronda. Poi registra la presenza di Mocciosus e le sue sopracciglia si corrugano con disappunto. «Non ti è bastata la punizione di stamattina? Vuoi farti espellere prima della fine dei G.U.F.O.?» t’interroga duro, poi dichiara: «Venti punti in meno a Grifondoro, per aver aggredito un compagno. E cinque in meno a Serpeverde, per averti trovato fuori dal tuo Dormitorio dopo il coprifuoco, Severus».

«È stato lui a cominciare!» non puoi fare a meno di ribattere, ma Lunastorta non sembra disposto a concederti il beneficio del dubbio.

«Non m’interessa. Per qualunque motivo lo abbia fatto, sono certo che abbia avuto le sue buone ragioni. Ed ora lascialo andare» ti ordina.

L’Idiota Untuoso non lo ringrazia neppure e se ne va senza guardarsi indietro. Non puoi fare a meno di osservarlo, sentendoti ancora bruciare, anche se non sai bene per cosa; i sentimenti precedenti si sono mescolati al risentimento per Remus. Dai tuoi occhi deve di certo trasparire qualcosa, perché il tuo amico ti scruta allarmato.

«Che ti prende, Felpato? Non sembri più nemmeno tu».

«Mocciosus mi fa ammattire» rispondi conciso.

Lui sospira. «A volte si può a malapena individuare la differenza tra il buio e la luce» sussurra, e quella frase ti percuote lo stomaco come un maglio.

 

FINE.

 

*La frase d’introduzione è tratta dall’ “Enrico IV” di Luigi Pirandello.

 

   
 
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