Prologo – La cosa giusta
<<
Baggianate Harry! Malfoy è troppo giovane per essere
stato reclutato dalle forze oscure! >>, sbottò Hermione
per l’ennesima volta, facendo passare il dito indice sullo strato polveroso di
un libro di incantesimi.
Harry la
guardò sconvolto, agitando freneticamente le mani mentre cercava in tutti i
modi di farle cambiare idea, seguendola fino al tavolo della biblioteca dove
aveva preso posto e aveva iniziato a sfogliare il suo tomo di trecento pagine.
<<
E’ di un Malfoy che stiamo parlando, Hermione! I suoi genitori…
>>
<<
Sono Mangiamorte. Si, Harry, lo so. Ma questo non
significa per forza che lo deve essere anche Malfoy!
>>
<<
Ti sei resa conto tu stessa dei suoi strani comportamenti; non è forse vero? >>, chiese
lasciandosi cadere sulla sedia di fronte.
<<
Intendi che non ci insulta più quando ci incontra per i corridoi della scuola?
Dopo sei anni, si sarà stufato >>, rispose Hermione
con voce tranquilla, voltando pagina.
<<
Per risolvere i nostri dubbi, sai benissimo che…
>>
<<
Per tutte le cavallette, Harry! Non tornare su questo discorso. No, no e ancora
no! >>, sbottò. << Non spierò Malfoy solo
perché tu pensi sia un Mangiamorte! Non posso!
>>
<<
Non te lo chiederei se non fosse importante >>, disse con tono
supplichevole. Hermione cercò di concentrarsi sulla
pagina logora del libro. << Lo farei io, se non fossi impegnato per la
maggior parte della giornata con le lezioni di Silente e Ron non credo sia la
persona più adatta per un compito come questo >>, continuò Harry, facendosi
più vicino ad Hermione, che sbuffò sonoramente
voltando ancora una volta pagina. << A chi mai potrei chiedere
altrimenti? Sei la strega più brillante che conosca >>, la elogiò
chiudendole il libro per catturare la sua attenzione.
Hermione sentì le gote infiammarsi. <<
Che tu sia maledetto Harry! >>.
Harry
stese le labbra in un sorriso. << Grazie, grazie, grazie! >>,
recitò mentre iniziava a saltellare verso l’uscita della biblioteca. <<
Non ho detto che lo farò! >>, gli urlò Hermione
dietro, ricevendosi un’occhiataccia da Madama
Prince, la bibliotecaria. Raccolse le sue cose e con il pesante libro sotto
braccio seguì Harry fuori dalla biblioteca.
<< Ci sono problemi ben più
grossi a cui pensare e dar retta ad un ragazzino
la cui unica preoccupazione è quella di mettersi al centro dell’attenzione mi
sembra una gran perdita di tempo, Harry >>, concluse Hermione,
utilizzando un tono di voce leggermente più alto del solito.
<< Una settimana, non chiedo di
più. Seguilo una settimana e poi giuro che non ti
chiederò più niente >>, la pregò unendo le due mani come se fosse in
preghiera. Hermione portò lo sguardo al cielo, mordendosi
il labbro. << Una settimana, non un minuto di più! >>,
lo accontentò superandolo con grandi falcate, cercando di rimanere indifferente
ai gridolini di felicità dell’amico.
Hermione
non aveva idea di come agire. Seguirlo per i corridoi, origliare i suoi discorsi
e riferire ad Harry ogni suo movimento sospetto era un compito tutt’altro che
facile. Era consapevole del rischio a cui andava incontro, ma ormai non poteva più
tirarsi indietro. E non voleva, perché in cuor suo era forte il desiderio di
dimostrarsi ancora una volta superiore alla situazione. Mostrarsi capace e
adatta.
Si strinse nel mantello rabbrividendo
per la fredda aria invernale che soffiava tra le mura della torre di
Divinazione e mentre saliva i gradini della lunga scalinata, con lo sguardo si
perse nell’immenso cielo bianco che minacciava neve. << Dicono che
nevicherà nel fine settimana >>, Hermione
sobbalzò a quella voce, prima di girarsi e trovarsi davanti Luna Lovegood che la fissava con i suoi profondi occhi argentei.
<< Sarà divertente andare ad Hogsmaede con la
neve! >>, cantilenò superandola senza degnarla più di uno sguardo. Hermione rimase a fissare i suoi lunghi capelli dal biondo
quasi sporco, poi serrò per
una frazione di secondo gli occhi e prese la
sua decisione definitiva. Doveva farlo. Doveva sapere se Draco
Malfoy nascondeva qualcosa e avrebbe iniziato dalla
gita ad Hogsmaede, quello stesso fine settimana. E
mentre continuava l’arrampicata verso la classe di Divinazione, cercava di
convincersi che quella era la cosa giusta da fare.