Mi levai ogni titubanza e cominciai a camminare silenziosamente ( proprio in punta di piedi ), aprii lentamente la porta e mi diressi verso destra, cercando di abituare il più possibile gli occhi al buio regnante in casa: trovai il cartello con cui Hannah ci teneva lontani ( volete saperlo? E’ la faccia di Zac Efron che dice Occupied! ) e afferrai la maniglia. Mi accorsi purtroppo che era chiusa.
“Merda!” ( oh, scusate! ) pensai subito, con l’adrenalina ormai a mille, e cercai di inventarmi qualcosa; su un tavolino vicino trovai una molletta per capelli e decisi di provare ad usarla per forzare la porta. Sbaglio, o era stato proprio in Misery che il protagonista aveva dovuto usare una cosa del genere, vi verrà in mente? Già, ma questo non è un libro, è solo la mia malattia, le mie turbe psichiche, il mio NON ESSERE. Vi faccio paura? Perdono.
Comunque, stavo proprio sferruzzando con la mia arma, quando notai un movimento all’interno della camera: “Oh no …” dovevo nascondermi!
“ Che ci fai in atteggiamento da psicotico davanti alla mia camera?” Troppo tardi. Hannah era davanti a me in pigiama a braccia incrociate, e sembrava molto sorpresa; “Ah, stavi cercando di entrare” disse, notando solo allora la molletta, “devi farti curare, fratello”. “Posso spiegarti tutto” le risposi, e mi decisi a dirle tutta la verità: “Lo sapevo che non poteva essere un incidente, la ferita sembrava essere stata provocata da qualcosa di acuminato” stava riflettendo lei a voce alta. Possibile? Mia sorella sapeva qualcosa?
“Guarda che sono diversa da come credi, te lo avevo già detto” si difese lei accorgendosi della mia strana espressione e sbuffando, “Comunque, cosa ci portiamo dietro?”
Come, prego?
“No hai capito, Hannah, tu non puoi venire con me” ribattei, nervoso, “devo farlo io, e poi ti metterei in pericolo”. “Oh, certo, devi proteggermi dai gatti, fratellone: io ti seguo, e poi ricordati che potrei avvertire mamma e papà” mi ricattò sicura. E io non avevo scelta.
“Pfff, e va bene, vieni con me!”
Eravamo arrivati da poco al cimitero: provavo dei sentimenti contrastanti verso quei luoghi, da una parte mi affascinavano ma dall’altra mi facevano pensare spesso ai limiti tra vita e morte, e a come potessero comunicare questi due mondi.
“Allora, come lo troviamo il cimitero precolombiano?” Devo dire che da quando siamo partiti, mia sorella mi stupisce sempre di più: più affettuosa, intelligente, senza contare che in una situazione come questa me la sarei immaginata tremante di paura, e non impavida e coraggiosa.
Ah, le donne.
“Bè, non so come ci ero arrivato nel sogno .. Ehi, che è quello?”, anche Hannah si girò a guardare la cosa pelosa che stava scappando da noi … oppure no?
“Pensi anche tu quello che penso io?” mi comunicò complice mia sorella, e così cominciammo a seguire la nostra guida. Fu quando vidi le due statue rovinate che rappresentavano dei che capii di essere arrivato.
“Allora è questo … il cimitero degli animali” sussurrò estasiata Hannah, “wow .. Arte incas” aggiunse avvicinandosi. “A quanto pare qui seppellivano gli animali nella speranza che potessero rimanere immortali nelle menti degli uomini” le dissi io un po’ nervoso. Avvertivo una strana presenza, ma avrei potuto anche sbagliarmi.
“Ne sei sicuro, Carter?” stava chiedendo mia sorella. Si era spostata un attimo e così decisi di avvicinarmi.
“Perché allora c’è uno scheletro umano?”
NOTE: Scusate, farò in fretta. Ringrazio tutti coloro che seguono la fanfic, e VertigoBlu che l’ha inserita tra quelle da ricordare (Oltre che per la recensione, ovvio!)
Alla prossima