CAPITOLO
VENTIDUESIMO
Merry e
Pipino, nella loro disperata corsa verso Sud (o era verso Nord? Beh, scusatemi
se non ho detto loro di consultare una bussola, mentre scappavano!), si
trovarono bloccati. Bloccati nel senso, molto elementare, che c’erano Orchi
dappertutto, tutto attorno a loro.
Una
decina di metri più in basso, perfettamente ignaro del casino che stava succedendo,
Boromir aveva preso una decisione (questi sono i capitoli delle Grandi
Decisioni, che dire?).
Aveva
analizzato e rianalizzato il “Problema Konstantin”. Era stato convinto di aver
trovato una soluzione ma poi Andael (che sempre fosse maledetto!) gli aveva
scombinato tutti i piani. Ciò che
l’Apprendista gli aveva detto, l’aveva fatto pensare.
Forse si
stava davvero preoccupando per un problema inesistente.
Forse
Konstantin era davvero più forte di quanto lui potesse immaginare.
E forse
ci sarebbe stato un lieto fine, una volta tanto.
Quindi,
c’era solo un modo per decidere cosa fare, se tentare ancora una volta con la
donna della sua vita oppure se rassegnarsi al fatto che non avrebbe mai potuto
funzionare, che lui avrebbe sempre rovinato tutto con le sue pare mentali di
dubbia fondatezza.
E questo
modo era maturo, ponderato, oserei dire… superiore.
Boromir
estrasse una moneta
- Testa,
la lascio.- disse, a sé stesso – Croce, la riprendo.-
La lanciò
in aria.
Seguì
ansiosamente i volteggi, provando ad indovinare.
La guardò
ricadere.
La moneta
toccò terra.
Girò un
paio di volte. Poi cadde su un fianco.
Testa.
Dannazione.
(26
febbraio 3019, Guadi dell’Isen)
- Tuo
cugino non è affatto puntuale.-
disse Spiritylla, più o meno per la ventesima volta.
Thèodred
non fece neppure la fatica di risponderle. Tanto, a che sarebbe servito?
Dopo tre
minuti l’avrebbe detto di nuovo!
Il
giovane era allo stremo delle forze. Tutto stava diventando sfocato, davanti ai
suoi occhi.
Gli
dispiaceva ammetterlo, ma le speranze che se la cavasse erano ormai sotto ai
minimi storici.
- Spero
che tuo cugino non sia particolarmente incline alla collera profonda, perché
appena lo incontro gli faccio una lunga predica su perché non si può arrivare sempre tardi.-
Thèodred
abbozzò un sorriso.
Quanto
sarebbe stato strano, vedere suo cugino fare la conoscenza di Joiandra. Si
sarebbero sopportarti vicendevolmente? Lui le avrebbe staccato la testa? Lei lo
avrebbe definitivamente fatto impazzire con le sue trovate del tutto illogiche?
Ah, come
avrebbe voluto essere una mosca… …
Ormai era
quasi sera, e il sole stava tramontando melodrammaticamente.
Improvvisamente,
una nube di polvere si alzò, all’orizzonte.
- Sono i
nostri?- chiese Joiandra, perplessa
-
Parrebbe di sì.- annuì Thèodred, poco prima di perdere conoscenza.
- Con
quasi tre ore di ritardo!- puntualizzò Joiandra, alzandosi in piedi per
attirare l’attenzione. Un gruppo di cavalieri, capeggiato da uno che aveva
proprio l’aria incazzosa, la raggiunse in fretta, constatando anche la carneficina
compiuta dagli Orchi.
Il bello
fu che, in tutta la compagnia, nessun cavaliere diede cenno di averla vista.
Solo dopo
che il capo (quello incazzoso) ebbe trovato Thèodred, qualcuno si degnò di
rivolgerle la parola.
(Amon Hen, boschetto di)
Boromir
stava ancora guardando la moneta, quell’oggettino insignificante che sembrava
avere il potere di decidere la sua vita.
Rivide
Konstantin, il suo sorriso, la sua voglia di scherzare, le dubbie perle di
saggezza, i dispetti, gli scherzi, il suo modo assurdo di tenere in mano una
spada, i danni provocati, il suo modo di non reggere assolutamente l’alcool, le
sue smorfie quando cercava di non ridere, la sua mania di ballare sotto la
pioggia.
Rivide le
sue stupide camice da notte, i suoi libri, i suoi occhi dolci, le sue mani
fragili, i gesti lenti ed ariosi, volti a significare chissà cosa, lo strano
suono che aveva la lingua elfica, quando usciva dalla sua bocca. Le sue labbra
scarlatte, il suo irresistibile buonumore.
… era la
sua Konstantin.
Quindi,
Boromir fece una cosa assolutamente assurda e, viste le circostanza,
profondamente romantica. Raccolse la moneta, la guardò per una manciata di
secondi e poi la scagliò lontano, più lontano possibile.
- Era
croce.- decretò – E non ci sono testimoni che possano contraddirmi.-
E fu solo
allora che si rese conto degli Orchi, che avevano circondato i due Hobbit.
Per un
attimo si domandò se la moneta fosse atterrata su un cranio orchesco, per fare
la sua piccola parte in quella grande guerra per la salvezza del mondo, poi si
rese conto che era un pensiero a dir poco delirante.
Sfoderata
la spada, si lanciò contro i nemici.
-
Vanamir?-
Konstantin
tirò un lungo sospiro.
Impossibile.
Tutti
sembravano cercare tutti, tutti erano spariti, tutti se n’erano andati e lei
era rimasta da sola a fare da sentinella ad un accampamento deserto, a due
barche di cui una distrutta e, naturalmente, a Vanamir che, ubriaco fradicio,
russava in suddetta barca, inneggiando all’amore universale fra i sassi e le
serpentesse di lana.
- Vanamir?-
la ragazza scrollò l’amico, cercando di riportarlo al mondo coerente.
- Sillo
Camillo…- rispose lui, socchiudendo gli occhi
- Ah,
siamo messi bene…-
Con un
mezzo sorriso, la ragazza si sedette ai piedi di un albero. L’aria era fresca,
il fiume scorreva placido davanti a lei, gli uccellini… gli uccellini, chissà
perché, se ne stavano belli che zitti. Neanche ci fosse qualcosa di cui avere
paura, no?
Eppure,
anche se la natura intera sembrava dirle “Suvvia, Konstantin, non lasciarti
turbare da niente”, la ragazza sentiva un presentimento. Come qualcosa di
sconosciuto e fastidioso, come la mano (zampa?) di Gollum che s’infila fra i
tuoi vestiti.
- Gollum
fa cosa??- tuonò Konstantin, che aveva letto per sbaglio la mia intelligente
metafora.
- Ah, era
una metafora.-
Tuttavia,
stringendosi nella sua mantella, la giovane sospirò.
Qualcosa
stava per andare storto. Se lo sentiva.
Abbassò
gli occhi, e il suo sguardo cadde sullo scudo di Boromir (“Misericordia divina, deve assolutamente lavarlo, un giorno di questi”).
Per un
secondo, il cervello di Konstantin si costrinse a ragionare con coerenza.
Il
presentimento, ciò che aveva visto nello specchio di Galadriel, gli uccellini
che tacevano, tutti che sparivano, gli Orchi che prima o poi avrebbero
attaccato…
- Bene.-
si disse, alzandosi in piedi e raccogliendo una spada, abbandonata lì vicino –
Andiamo a cercare gli altri.-
Guardò
Vanamir, che ronfava beato
- Beh,
ok.- scherzò, con un sorriso – ci vado da sola!-
-
Signorina, vuole che l’accompagni?- Konstantin sobbalzò
- SAM!
Non… non immaginavo che ci fossi anche tu.-
- Mi ero
appisolato.-
- Bene.
No, tranquillo, non seguirmi. Resta qui e… e bada al campo. Bada al campo,
Sam.-
- Sì,
signorina. Baderò al campo.-
- Bene.
Io torno presto.-
FINE CAPITOLO
VENTIDUESIMO
Questi aggiornamenti,
come si fanno sospirare…
Ma, sapete, è sempre
complicato, quando bisogna fare tre esami di riparazione e… e decidere della
sorte (o della morte) di un personaggio…
E sappiamo tutti di
chi sto parlando vero?
(di me? ndVanamir)
(Povera me. Ma chi
me l’ha fatto fare di creare questo imbecille? ndAutrice)
(Ne deduco che non
parlavi di me. ndVanamir)
(Bravo cosino.
ndAutrice)
Ringraziamenti
Beh, un caloroso abbraccio a chi legge senza recensire!
Vi voglio bene lo stesso!
Comunque, un po’ di bene in più lo
voglio ad Evening_Star!! Un grosso
bacio e, per rispondere alla tua recesione… farò i complimenti agli Orchi da
parte tua, soprattutto perché, da non credere, sono riusciti a formulare un
pensiero. Un pensiero COERENTE!! E’ spaventoso!
KISSES!
Char--