Ciao! Sono di nuovo io! Dato che Nient’altro che noi ho
finito di scriverla (devo solo continuare a pubblicarla!), ho deciso di
cominciare con questa! Si intitola Peccati d’amore ed è il classico triangolo
tra Harry, Hermione e Ron. Ne ho già scritta metà. Insomma sono a buon punto,
però credo che sarà più lenta per quanto riguarda gli aggiornamenti. Una cosa:
i titoli dei capitoli sono tutti titoli di canzoni dei Nomadi ( avendo a
disposizione un repertorio di quasi 300 canzoni!!) e iniziano con piccoli versi
tratti dai testi! Beh, spero vi piaccia l’idea e la storia. Questo è un
capitolo breve ed è un prologo. Buona lettura e mi raccomando…recensite!
Peccati d’amore!
Prologo:
“Crescerai!”
“Crescerai,
imparerai,
Crescerai,
arriverai,
Crescerai,
tu amerai,
Il
rimpianto rimarrà
Di
quell’età…di quell’età!”
“Crescerai” – Nomadi
Harry Potter, un bambino di sei anni, apparentemente uguale
a qualsiasi altro bambino della sua età. Aveva capelli neri e ribelli,
straordinari occhi verdi e, da poco, portava gli occhiali da vista…usati.
Usati? Sì, beh…i suoi zii cercavano sempre di spendere il meno possibile per
lui: risparmiavano per il loro bambino, Dudley.
Ma come
mai Harry viveva con gli zii? Per quanto ne sapeva lui, i suoi genitori erano
morti in un incidente d’auto, quando lui aveva solo un anno di vita. Così,
Harry era stato affidato alla sorella di sua madre, Petunia. La zia aveva un
marito, Vernon Dursley, e un figlio della stessa età di Harry, Dudley. Gli zii
non lo trattavano molto bene e questo si poteva facilmente notare paragonando
Harry e Dudley. Il primo era piccolo, mingherlino, viveva nel sottoscala della
casa degli zii e vestiva con gli abiti smessi del cugino; Dudley, invece, era
già piuttosto alto per la sua età e anche grassoccio, aveva una camera tutta
per sè, piena di giocattoli con cui i genitori lo viziavano.
Quel
giorno, Harry era ai giardini pubblici. In quella giornata d’estate, la zia
Petunia stranamente aveva deciso di portare anche lui ai giardinetti. Dudley
giocava con i suoi amici che prendevano in giro Harry e la zia Petunia si era
seduta su una panchina, parlottando con le mamme degli amichetti di Dudley.
Harry odiava stare con suo cugino e con i suoi amici: lo perseguitavano e lo
schernivano. E il piccolo Harry, anche quel giorno, preferì stare da solo. Si
sedette sotto ad un albero, giocando con quei tre, quattro pezzi di costruzioni
che Dudley aveva smesso di utilizzare.
Mentre
giocava da solo, si avvicinò a lui una bambina: era alta come lui e, forse,
aveva la sua stessa età. I capelli biondo scuro erano particolarmente mossi e
le arrivavano alle spalle, mentre i suoi occhi erano marroni.
“Ciao!”
disse la bambina.
“Ciao!” la
salutò Harry.
“Perché
giochi da solo?”
“Perché
non mi piace giocare con mio cugino!”
“E chi è
tuo cugino?”
“Quello
grasso, là dietro!”
La bambina
guardò dietro l’albero e, vedendo Dudley con i suoi amici, disse: “Oh…fanno
proprio paura!”
“Ma qua
dietro non ci possono vedere!”
“E’ vero!”
disse la bambina, sedendosi accanto a Harry.
“Come ti
chiami?” chiese Harry.
“Io sono
Hermione Granger, e tu?”
“Harry
Potter!”
“Come mai
hai quel segno sulla fronte?”
“La zia ha
detto che è una piccola ferita…si chiama…ci…cicatrice! Me la sono fatta quando
i miei genitori sono morti nell’incidente d’auto!”
“Tu non
hai i genitori?”
“No!”
“Oh…poverino!
Mi dispiace!”
Hermione
gli diede un bacio sulla guancia e Harry la guardò curiosamente. Lei sorrise
provocando la stessa reazione in Harry.
“Harry,
sai tenere un segreto?” chiese Hermione.
Harry annuì: “Sì!”
“Sai che
qualche volta faccio cose strane?”
“Cosa?”
“Non lo
faccio apposta, ma a volte riesco a sollevare gli oggetti!”
“Ehi,
anch’io lo faccio!”
“Davvero?”
“Sì! Però
non capisco perché ci riesco!”
“Forse
tutti i bambini sono capaci di farlo!”
“Hai
ragione, i grandi non lo sanno fare! Ma…i tuoi genitori lo sanno?”
“No!”
“Neanche i
miei zii! A me capita quando sono tanto arrabbiato!”
“Anche a
me!”
Poi, dopo
un momento di silenzio, Hermione disse: “Giochiamo insieme!”
“Sì!”
Così i due
bambini cominciarono a giocare insieme. In quei momenti Harry si divertì
moltissimo: erano andati a giocare sullo scivolo e sulle altalene e poi
andarono ad arrampicarsi su quella grande costruzione fatta di scale, corde e
scivoli. Non c’era nessun altro, solo due bambini, Harry e Hermione.
“Ehi, Harry!”
lo chiamò Hermione che si era già arrampicata.
“Che c’è?”
“Giochiamo
a fare i maghi?” chiese la piccola Hermione.
Harry la
guardò e sorrise.
“Che
bello…sì!”
Prendendo
due bastoncini da terra, i bambini fecero finta di usarli come bacchette
magiche.
“Faccio
come la fata turchina di Cenerentola…bib…ehm…bidi…uffa, non mi ricordo!”
esclamò Hermione con il broncio.
Harry
rise: “Forse la tua bacchetta magica non funziona più, Hermione!”
“E’ vero!
Devo cambiarla!”
Perciò la
bambina lasciò cadere il bastoncino e corse a prenderne un altro: “Adesso
faccio come mago Merlino!”
E agitò in
aria la “bacchetta magica”.
“Chi è
mago Merlino?” chiese Harry.
“Come fai
a non conoscerlo? Mia mamma mi racconta sempre la sua storia!”
“Mia zia
non mi racconta mai nulla!”
Hermione
si avvicinò a Harry: “Allora te la racconto io!”
Così,
Hermione racconto a Harry la storia di mago Merlino, di re Artù, la spada nella
roccia e i cavalieri della tavola rotonda.
“Oh…che
bella!-esclamò Harry alla fine del racconto- E’ una storia fantasticissima!
Voglio essere anch’io un cavaliere della tavola rotonda!”
“E io
voglio essere mago Merlino!”
“Allora
possiamo giocare con questa storia!”
“Sì!”
Harry e
Hermione cominciarono a inventarsi strane formule magiche e agitare le loro
“bacchette magiche”. Ogni tanto dalle punta dei bastoncini uscivano scintille
rosse, gialle…e ciò faceva divertire molto i bambini.
Ma, ben
presto, il sole cominciò a tramontare e la mamma di Hermione chiamò la figlia.
“Hermione,
tesoro…è ora di andare!”
“No,
mamma! Ti prego, ancora un attimo!” esclamò la piccola Hermione.
“Niente da
fare, Hermione! Papà ci aspetta a casa!”
“Uffa…va
bene. Arrivo!”
Hermione
guardò Harry dispiaciuta: “Devo andare!”
“Sì, l’ho
capito!”
La bambina
si avvicinò a Harry e gli diede un bacio sulla guancia.
“Spero
tanto di rivederti, Harry!”
“Sì,
anch’io voglio rivederti!”
“Mia mamma
dice sempre che se volgiamo veramente qualcosa, allora prima o poi questo
accadrà!”
“Allora,
io spero tanto che un giorno ci incontreremo di nuovo, così io ti sposerò!”
Hermione
rise divertita.
“Ti
sposerò veramente, te lo prometto!”
“Ok! Allora…ciao, Harry!”
“Ciao,
Hermione!”
I due
bambini vennero perciò divisi. Ma inconsciamente entrambi non dimenticarono mai
quella promessa, una promessa che rimase sempre nei loro cuori e che, forse, un
giorno li avrebbe fatti incontrare di nuovo.
Allora,
che mi dite? Carino? Vi sono sembrati abbastanza bambini?
Dovrete
abituarvi alla scarsa lunghezza dei capitoli: a differenza di nient’altro che
noi, qui ho deciso di farli più brevi. Bene, mentre aspettate l’aggiornamento
(il prossimo è “Amici miei!”) recensite! Ok?
Baci
Kia85