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Autore: Aurora Barone    14/08/2010    1 recensioni
Reika una ragazza ricca e annoiata decide di aprire il club dei tuttofare trascinando le sue amiche in questa sua bizzarra iniziativa.
Natsuko, amica di Reika si innamora di Hideki il solito playboy.
Ma Natsuko fin troppo Inesperta in fatto di ragazzi si lascia completamente ingannare dalle apparenze,nonostante Reika la metta in guardia come se conoscesse fin troppo bene Hideki.
Inoltre al club di Reika si iscrive come al solito Ryueki definito da Natsuko un otaku fissato,ma forse finirà col ricredersi sul suo conto?E Reika e Hideki in realtà si conoscono già?
(storia narrata da tre punti di vista)
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Reika:
Il giorno seguente, al club vidi il nuovo iscritto arrivare in perfetto orario. Non c'era neppure Natsuko che molto probabilmente era a casa a pranzare con i suoi, mentre io non avevo affatto pranzato, i miei come al solito non erano in casa quindi mi passò la fame e preferii arrivare prima al club.
“Ciao!” disse Hideki sventolando la sua mano e poi si avvicinò a me.
Mi faceva rabbia, mi salutava come se non avesse fatto niente di male e invece mi aveva minacciato il giorno prima.
Non lo salutai neppure, ma mi limitai a guardarlo malamente, dopo mi avvicinai appena a lui per dargli i fogli che dovesse compilare per l'iscrizione.
Hideki prese quei fogli senza togliermi neppure per un attimo gli occhi di dosso, era come se mi stesse mangiando con gli occhi.
Io incominciai a sentirmi le gambe molli, ma mi sforzai di apparire disinvolta come facevo sempre, peccato però che il mio stomaco non fece lo stesso, ma incominciò a brontolare dalla fame.
Arrossii di colpo per la vergogna, mi sentivo di aver fatto una di quelle figuracce alla Natsuko che non si intonava affatto alla Reika disinvolta che volevo far credere di essere.
Hideki fece una fragorosa risata, era la risata che gli avevo sentito fare più volte da bambino, rideva di gusto, mi piaceva il modo in cui lo faceva e poi lo avevo visto ridere raramente così con le altre persone,ma molto probabilmente adesso lo faceva anche con le ragazze che si portava a letto.
“Hai fame da quel che vedo, anch'io non ho pranzato. Andiamo a mangiare qualcosa e poi torniamo al club?” propose con una tranquillità che mi spiazzò.
Cos'era povero di comprendonio? Non capivo che ce l'avessi a morte con lui?
“No!” affermai irritata.
“Reika non ti pare di esagerare?” ma più che una domanda mi parve una costatazione.
“Tu mi hai minacciato!” obbiettai incredula.
“Perché tu non mi lasci altra scelta!”affermò come se non potesse fare altrimenti.
“Sembra non esserti chiaro il concetto che mi devi lasciare in pace! In pace! T-U D-E-V-I LA-SCI-AR-MI IN PACE !” dissi scadendo le parole e non accorgendomi di aver alzato la voce più del dovuto e questo non era di certo previsto dalle mie buone maniere.
Lui mi osservò esterrefatto, era raro che perdessi le staffe in quel modo, solo una volta era successo, quel giorno in cui la nostra amicizia ebbe fine.
Dopo un po' la sua espressione tornò ad essere imperscrutabile, poi con disinvoltura e malizia disse:
“Racconterò tutto a Natsuko e Haruna essendo tue amiche avranno il diritto di sapere quello c'è stato fra di noi!”
“Fra di noi non c'è stato niente!” gli inveii contro, così il mio autocontrollo andò a farsi benedire ancora una volta.
“E allora che cos'hai da temere?” chiese con quell'espressione sadica e maligna che gli riusciva piuttosto bene.
“D'accordo mangiamo insieme” affermai in tono caritatevole come se volesi dargli il contentino.
Mi portò in un ristorante vicino la scuola, io lessi e rilessi il menù più volte per non incontrare il suo sguardo.
Non sollevai neppure per un istante lo sguardo dal menù, solo quando fu il momento di ordinare mi voltai verso il cameriere e nell'attesa che arrivassero le ordinazioni incominciai a smanettare con il cellulare.
“Qualche nuovo SMS?” chiese con noncuranza come se non si fosse accorto che stessi trafficando con il telefonino per non calcolarlo.
Non gli risposi neppure, ma continuai a leggere messaggi e a cancellare i messaggi vecchi dal telefonino, poi mi arrivò un nuovo messaggio, era di un numero sconosciuto.
“Principessa potrebbe degnarmi per un attimo della sua attenzione?”
Sollevai lo sguardo verso di lui e poi gli chiesi “Come fai ad avere il mio numero di cellulare?”
“Una delle tue cameriere è abbastanza corruttibile!” affermò con un espressione beffarda sul viso.
Dopo un po' il cameriere ci portò le nostre pietanze, mangiai rapidamente volevo uscire da quella situazione sconveniente, ma mi rimase il cibo in gola, tossii e bevvi di fretta un sorso d'acqua per deglutire.
“Da quando in qua ti ingozzi così di cibo?” chiese scioccato.
“Ehm...” dissi accorgendomi degli sguardi indiscreti della gente seduta agli altri tavoli, era tutta gente a modo ed io in quel momento non stavo affatto seguendo le buone maniere che mi erano state insegnate sin da bambina, perché volevo che quella situazione fastidiosa finisse presto.
Volevo tornare al club, sperando di trovarci Natsuko e Takeru a salvarmi dalle grinfie di Hideki.
Lo sentii ridere di gusto dicendo “ Mi hai ricordato Natsuko quando ha mangiato a casa mia, ha ingurgitato caviale bevendo tanta di quella acqua...le faceva schifo, ma non lo avrebbe mai ammesso...per farmi piacere”
“Smettila di prenderla in giro!” affermai prendendo le difese di Natsuko.
“Non volevo denigrarla..è solo buffa,ma non credo sia una brutta cosa...” esclamò rivolgendomi uno dei suoi sorrisi più belli, poi aggiunse con un po' di amarezza “ Sai in fondo ti invidio...tu sei riuscita a farti delle vere amiche, mentre io...”
Le sue parole mi colpirono molto, sembravano sincere e poi la sua espressione mi parve davvero piuttosto triste e così senza neppure accorgermene, come un gesto quasi istintivo gli strinsi la mano, lui rimase sorpreso dal mio gesto più di quanto non lo fossi io.
Stavo per riprendermi la mano, rendendomi conto della stupidità del mio gesto, ma lui non me lo permise, la stretta della sua mano era decisa e impetuosa e dopo un po' le sue dita giocherellarono con le mie.
“Don't let the moment pass!” disse con un accento inglese impeccabile e con un espressione carica di dolcezza.
Si stava riferendo ad una canzone che avevamo sentito da piccoli di “Eric woolfson-don't let the moment pass” e in effetti in quel momento quella canzone mi parve davvero adatta.
La sua mano che toccava la mia per un istante che sarebbe comunque passato, perché non poteva funzionare tra noi, non dopo tutto quello che mi aveva fatto passare. Non potevo dimenticare i momenti bui della mia esistenza che avevo passato a causa sua:
Vederlo parlare e ridere scherzosamente con le altre ragazze, mentre io venivo isolata perché lui non mi permetteva neppure di parlare con un altro ragazzo che non fosse lui.
No, non potevo perdonargli tutto questo e neppure quello che aveva fatto a Natsuko e poi lui ci provava con tutte, io ero solo una delle tante.
Dopo un po' tornammo al club così le nostre strade si separarono. Lui si sedette in un angolino mettendosi gli auricolari alle orecchie, lo vidi muovere il capo a suon di musica, mentre io e Natsuko parlavamo, mi stava raccontando di quello che era accaduto ovvero il prof Takazuma aveva chiamato sua madre riferendogli degli esercizi non svolti e così sua madre era pronta a metterla in punizione se non li avesse finiti.
Ryueki fingeva di leggere il suo numero di Naruto, ma ero certa che stesse in realtà ascoltando i nostri discorsi, perchè le piaceva Natsuko, era piuttosto palese, lo capivo dal modo in cui la guardasse e poi quando gli chiesi conferma, lui disse “Ma...non mi dispiace...” che però sembrava voler dire tutt'altro, ovvero, mi piace alla follia, ma non lo ammetterò mai.
Ryueki dopo un po' si decise ad intervenire, era ora che anche lui si desse una mossa pensai fra me.
“Devi solo fare gli esercizi per evitare che tua madre non ti faccia più venire al club , è più semplice di quanto tu creda!”affermò Ryueki guardando Natsuko in quel certo modo, che mi dava tanto da pensare.
“Già, ma lei è una vera schiappa in matematica!” gli feci notare.
“E comunque non sono affari tuoi, stavo parlando con Reika!” affermò Natsuko piuttosto alterata.
“D'accordo come non detto!” affermò con indifferenza riprendendo a leggere il suo volume di Naruto
“E poi è tutta colpa tua se mi avessi fatto almeno uno di quegli esercizi sicuramente non mi troverei in questo casino!” esclamò Natsuko provocata dall' indifferenza del ragazzo.
Rimanevo in silenzio ad osservare le dinamiche fra quei due, mi ricordavano vagamente quelle fra me e Hideki, ci provocavamo a vicenda, però nel nostro caso era diverso, c'erano delle vere e proprie motivazioni se il nostro rapporto era così.
“Aspetta stai dando la colpa a me di una tua inadempienza?” chiese scioccato, poi però disse “ Se hai così tanti problemi, potrei darti delle lezioni io!”
“Come, scusa?” chiese Natsuko stupefatta dall'offerta del ragazzo.
“Vuoi uscire da questa brutta situazione si o no?” chiese lui , facendole intendere che non avessi altra scelta che accettare.
Mi misi a ridere soddisfatta perché finalmente le acque sembravano muoversi verso la direzione giusta, mentre Takeru e Hideki continuavano a farsi i fatti loro.
Dopo un po' lui le chiese “Hai il quaderno di mate qui con te?”
“Si” rispose con titubanza, mentre io trascinai via Takeru e Hideki inventando una scusa come un'altra per creare l'atmosfera giusta fra quei due.
Trascinare Takeru fuori da lì fu abbastanza facile, ma per quanto riguardava Hideki, era stato piuttosto difficile, lo chiamai più volte poiché avesse gli auricolari,fui costretta persino a dargli una pacca sulla spalla, così lui si tolse le cuffie e mi stette a sentire, mentre gli dicevo sottovoce di andarcene.
“E perché?” chiese con un espressione incomprensibile, non capivo se non avesse davvero compreso la situazione o se lo facesse di proposito.
Alla fine lo afferrai per un braccio con violenza, ormai giunti fuori dalla porta disse “Ti metti pure ad organizzare fidanzamenti...ma che brava!”
“E in be che c'è di male?” gli chiesi scocciata, non sapevo neppure perché mi stessi perdendo in quei inutili discorsi con lui, forse solo per far passare il tempo.
“Tu pensi per gli altri, ma non per te stessa...un giorno avrai fatto fidanzare tanta di quella gente , ma poi ti accorgerai che quella a ritrovarsi sola sarai solo tu e allora te ne pentirai” affermò puntandomi il dito contro.
“Già meglio essere come te che vai a letto con tutte e non pensi mai al bene di nessuno!” lo rimproverai.
“ E tu non lo fai? Non mi pare che tu goda di ottima fama in questa scuola...ma io almeno ho buon gusto in fatto di ragazze, tu invece...non segui alcun criterio... sei andata....anche con i ragazzi più pessimi...” disse alzando la voce e con un espressione furiosa.
Sperai che Natsuko e Ryueki non lo avessero sentito, mentre per quanto riguardava Takeru era dinanzi a noi e ci osservava perplesso, ma dopo un po' ci salutò lasciandoci da soli.
Ci allontanammo dall'aula del club e quando fummo abbastanza lontani, gli sbottai contro “Mi sono fatta anche i ragazzi più pessimi e allora? Qual'è il tuo problema? Ti dà fastidio che sia andata con tutti tranne' che con te? Mi dispiace di aver ferito il tuo stupido orgoglio da latine lover!”
“Non era questo che volevo dire, avevo solo risposto alla tua di accusa dicendoti che tu non sei da meno...non sei migliore di me... perché io e te siamo uguali!” disse avvicinandosi pericolosamente a me, indietreggiai con preoccupazione, non volevo che mi baciasse un'altra volta, non doveva mai più accadere, nonostante la mia parte irrazionale ed emotiva desiderasse ardentemente assaporare ancora una volta il sapore delle sue labbra.
Poi FINALMENTE vidi il suo viso avvicinarsi al mio abolendo ogni distanza tra me e lui, no ma che stavo dicendo ma quale FINALMENTE? Indietreggiai ancora una volta fino a che non mi ritrovai a sbattere la schiena contro il muro.
Bene, adesso non avevo via di scampo!
Lo vidi avvicinarsi ancora, era troppo vicino, così vicino da causarmi le palpitazioni.
Dovevo respingerlo, dovevo dirgli di non azzardarsi a farlo, ma era come se avessi perso le parole e la forza di reagire.
Il mio corpo non rispondeva come avrei voluto, persino la mia voce non riusciva neppure a sillabare un no, mentre le sue labbra stavano per incontrare le mie.
Chiusi istintivamente gli occhi, ormai sconfitta dalle mie stesse emozioni, ma poi mi resi conto che non era accaduto nulla, forse dovevo aspettare, attesi per lungo tempo, ma questo bacio faticava ad arrivare.
“ Quindi non è vero che ti fanno schifo i miei baci!” disse trionfante.
Dannazione pensai tra me, gli avevo permesso di burlarsi di me, ma non sarebbe mai più accaduto pensai ormai pronta a tornarmene a casa.
“Dove hai intenzione di andare?” chiese lui stringendomi il polso con forza.
“Voglio andare a casa!” affermai seccata.
“Spiacente, se non vuoi che rovini l'intimità di quei due, ti conviene fare quel che ti dico!” affermò con irruenza.
Non ne potevo più delle sue minacce, ero arcistufa di dover sottostare ad ogni cosa mi chiedesse, era troppo snervante! Mi sentivo di esser tornata la Reika bambina che sottostava ad ogni suo ordine, lui tornava ad essere il mio padrone e questo non mi andava affatto giù, ma non volevo neppure che Hideki mandasse in fumo il piano far mettere Natsuko con Ryueki.
“Cosa dovrei fare?” chiesi risentita.
“Vieni a casa mia...” disse con un espressione bonaria che non mi piaceva affatto, perché ero sicura che fosse tutta una finta, erano piuttosto ovvie le sue intenzioni e stava cercando di camuffarle con quell'espressione da bravo ragazzo che non gli s'addiceva affatto.
Dopo pensai che poteva essere divertente dargli per un attimo quell'illusione, fargli credere che ben presto sarei stata nel suo letto e poi alla fine lasciarlo in bianco, così lo assecondai.
“Bene” disse con un espressione allegra e felice che non gli vedevo da tanto tempo, lo sentii persino fischiettare, poi mi prese ancora una volta per mano.
Mi tenne la mano fino alla macchina, poi mi aprii lo sportello per farmi salire con estrema galanteria, mentre io incominciavo a scervellarmi, tentando di capire se fosse felice perché pensasse davvero a quello, oppure perché dopo tanto tempo mettevo ancora una volta piede in casa sua.
Arrivati a casa sua, mi resi conto che era tutto rimasto lo stesso, non era cambiato niente, il giardino era tale e quale a come lo avevo lasciato,le statue marmoree e rinascimentali che ricordavo piuttosto bene che rappresentavano pittori e famosi artisti, anche i fiori erano gli stessi, i tulipani arancioni sparsi per tutto il giardino, poi le viole , i girasoli e moltissime altre distese di erba e di fiori.
Mi fece passeggiare per gran parte del giardino, poi mi condusse in casa, in cui ad accoglierlo c'era una cameriera sorridente e sensuale, ero certo che Hideki ci avesse fatto sesso, si intuiva dall' espressione calorosa e accogliente della cameriera, che si perdeva in esagerate accortezze e poi la sua espressione era cambiata non appena mi aveva visto.
Mi guardava come se fossi una sua rivale, ma la cosa invece di infastidirmi mi divertiva parecchio, perché era così sciocca, non si rendeva conto che Hideki non facesse altro che prendersi gioco di lei, prendeva ciò che voleva e poi passava ad altre ragazze.
E un'altra cosa che di certo non era da escludere era che uno della famiglia Sezunaki non si sarebbe mai e poi mai fidanzato con una cameriera, era fuori questione, né andava del buon nome della famiglia!
Dopo un po' incrociai gli sguardi delle altre cameriere, le sentii parlottare a bassa voce fra di loro, mi dovevano aver riconosciuto pensai tra me, dopotutto alcune di loro lavoravano da anni in quella casa e dovevano essersi ricordati di me, di quella ragazzina che teneva compagnia ad Hideki.
“Non ci posso credere che sia lei!” sentii dire ad una di loro, mentre Hideki sembrava non accorgersi di nulla.
Percorsi il lungo corridoio che poi dava alle scale e alla stanza di Hideki, ma ci scontrammo con il suo maggiordomo, che mi conosceva molto bene.
“Signorina Hanamei?” chiese piuttosto sorpreso nel vedermi.
“Ciao George, come stai? Quanto tempo che non ti vedo!” dissi esultante, ero davvero contenta di rivederlo, era sempre stato buono con me ed Hideki spesso giocava con noi e a volte ci aveva anche portato anche al lunapark, nonostante quello non facesse parte del suo lavoro, perché le babysitter assunte dalla famiglia Sezunaki spesso si rivelavano delle ladre oppure si limitavano soltanto a darci i giocattoli per farci giocare, mentre loro guardavano la TV o parlavano al telefono.
Solo una di loro, era stata una vera baby sitter con i contro fiochi, ma poi se ne andò poiché si era sposata ed era anche rimasta incinta.
Hideki pianse tantissimo quando se ne andò, era come se l'avesse idealizzata come madre, era sempre stata il suo punto di riferimento.
“Mamma mia quanto sei cresciuta!” disse squadrandomi con incredulità, ma poi si fece serio dicendo “Lei non dovrebbe essere qui!”
“E' venuta di sua spotanea volontà, non l'ho di certo rapita quindi non ti preoccupare...che la famiglia Hanamei non mi denuncerà!” affermò Hideki sbuffando e sicuro di quello che stesse dicendo come se fosse tutta la verità.
“ ma non è che io sia proprio venuta di mia spontanea volontà...” affermai ripensando alla sua intimidazione.
“E' stata una questione di affari, io ti ho posto le mie condizioni e tu hai accettato....” affermò serio, molto probabilmente stava imitando il padre che non faceva altro che parlare di questioni di lavoro.
“Non è che sia stato proprio un bell'affare!” esclamai con sarcasmo.
George si avvicinò ad Hideki e gli disse un qualcosa all'orecchio, ma non era così difficile da capire cosa si stessero dicendo quei due.
George lo stava mettendo in guardia, gli stava dicendo di non fare cretinate, perché se metteva le mani ad una della famiglia Hanamei di sicuro avrebbe potuto passare dei guai seri sopratutto dopo le denunce ricevute dalla mia famiglia, la sola cosa che non capivo era la risposta di Hideki, tentai inutilmente di leggere il suo labiale, ma non riuscivo a vederlo neppure bene perché aveva le labbra accostate all'orecchio di George.
Dopo mi portò nella sua stanza.
Non aveva affatto ascoltato il consiglio di George pensai tra me, ma se non altro, così era molto più divertente, lui ci avrebbe provato ed io lo avrei rifiutato. sarebbe stata una scena irripetibile e appagante.
La sua stanza era cambiata, aveva un arredamento più da ragazzo che da bambino, anche se di certo non poteva appartenere ad un ragazzo comune, quella stanza era piena di tutti i comfort e di tutte le cose che un ragazzo potesse desiderare, un po' per certi versi come la mia, solo che le cose che non utilizzavo alla fine le avevo regalate alcune a Natsuko ed altre ad Haruna.
Lui si sdraio nel letto, voleva andare dritto al sodo,così improvvisamente non mi sentii più tanto sicura di me ed incominciai a temere per la mia incolumità.
Era così dannatamente bello, di una bellezza quasi angelica, ma era tutto un inganno dietro quell'' aspetto si nascondeva un vero e proprio diavolo assettato di sesso.
Era così schifosamente lussurioso e pieno di sé, da non riuscirsi a porre un freno, dopotutto io e lui eravamo stati grandi amici d'infanzia almeno in memoria dei nostri bei ricordi, non poteva farmi qualcosa del genere, non poteva sconsacrare così tutto quello che avevamo passato insieme.
“Siediti!” disse facendomi spazio nel letto.
Io rimasi ad osservarlo ipnotizzata dal suo sguardo penetrante, quando invece avrei dovuto dire “Scordartelo che io mi segga lì accanto a te, non sono una di quelle puttanelle che ti scopi, mio caro, tu non mi avrai mai e poi mai!”.
Purtroppo le parole non mi uscirono di bocca, era come se avessi le labbra incollate e quando ci riuscii dissi frasi prive di significato e di senso compiuto “Io...non...non....”
“Che c'è hai forse paura che io ti metta le mani addosso?” chiese con disinvoltura.
“Non è ciò che hai in mente?” gli chiesi per trovare conferma alle mie idee.
“Ma ecco...sai non lo so...una parte mi me vorrebbe farlo ma l'altra no...”disse esitante.
Era un po' come me, in conflitto con se stesso!.
“Comunque se decidessi di metterti le mani addosso potresti anche rifiutarmi...oppure temi di non resistere al mio fascino!” disse con arroganza e superbia.
“Ma figurati...piuttosto la sola cosa che temo e che tu non riesca ad accettare di essere rifiutato...e che tu possa prenderla davvero molto male....” affermai con superiorità.
“Prima non stavi rifiutando il mio bacio” affermò ricordando quello che era successo nel corridoio di scuola.
Mi sedetti nel letto per dimostrargli che ero completamente padrona di me stessa e che ero perfettamente in grado di rifiutarlo, ma quella sfida sapevo che era più grande di me, nonostante volessi dimostrare tutto il contrario al mio avversario.
“Sdraiati” disse sogghignante.
Mi sdraiai con cautela, attenta ad ogni sua mossa, ma lui stranamente non si mosse rimase fermo dov'era.
Sentivo il cuore uscirmi dal petto, mentre cercavo di sembrare rilassata, non sapevo neppure perché quella situazione mi mettesse tanto in agitazione.
Da piccola mi ero sdraiata tante volte in quel letto, ma ero diverso, c'era un atmosfera priva di malizia poiché eravamo due semplici bambini, mentre adesso era come se persino l'aria che si respirasse in quella stanza sapesse di sesso e non mi parve tanto strano, con tutte le ragazze che si era trastullato in quel letto e in quella stessa stanza.
Aveva tentato di mettere le mani a Natsuko in quello stesso letto, ma lei non aveva ceduto alle sue avance.
Avrei tanto voluto avere la stessa forza di volontà di Natsuko che sentivo mancarmi, a causa di quel battito accelerato e a causa di quei maledetti ricordi che riguardassero Hideki e poi...era così bello, le sue delicate labbra, i suoi pettorali ben definiti che riuscivo a scorgere sotto la sua divisa scolastica e poi quegli addominali scolpiti che non avevo visto a nessun altro ragazzo, per non parlare di quelle braccia così possenti.
Ok, non dovevo guardarlo, era questo l'unico modo per potergli resistere!
Sentii la sua mano stringere ancora una volta la mia, aveva la mano molto grande rispetto alla mia, tanto da racchiuderla perfettamente nella sua.

Hideki:

Minacciai Reika ancora una volta, per potermi iscrivere al suo club perché mi sembrava un buon modo per poterle stare vicino.
La minaccia che avevo usato questa volta non si chiamava Natsuko, cioè lei centrava sempre, infatti se quella ragazza non fosse esistita non avrei mai saputo in che modo costringere Reika a fare quello che volessi.
Non era più una bambina, adesso ragionava più con la sua testa, anzi era diventata fin troppo testarda, non era più la Reika che il più delle volte mi assecondava, adesso era più battagliera e sapeva tenermi testa, ma questo nuovo aspetto del suo carattere non mi dispiaceva.
Mi ero limitato a dirle che avrei raccontato tutto a Natsuko e ad Haruna, riguardo il nostro intenso incontro in spiaggia, così lei mi diede la sua approvazione dinanzi gli occhi sbigottiti di Natsuko che osservava l'amica con un espressione interrogativa.
Io soddisfatto me ne andai, poiché avevo ottenuto ciò che volessi, ma nonostante tutto continuavo a sentirmi moralmente sconfitto da lei per qualche strana ed insolita ragione mi sentivo che lei mi avesse impugno.

Quella giornata trascorse come al solito, uscendo con i miei amici, poi mi incontrai con una ragazza.
Mi persi in sciocche frasi romantiche per poi andare dritto al sodo, lei gemeva sotto di me, mentre io pensavo a Reika, avrei tanto voluto che quella ragazza fosse lei.
Dopo un po' mi bloccai, come se avessi perso la voglia di farlo, ma la ragazza sotto di me, mi chiese delusa “Amore che ti prende?”
Ebbi per un attimo l'impressione di vedere in lei le iridi nere e violacee di Reika, anche la sua voce mi parve quella di Reika soave, dolce ma al contempo era anche impertinente.
Pensando a lei ripresi ciò che stessi facendo con una passione inaudita e sentii la ragazza sotto di me godere più di prima, sembrava molto sorpresa dalla mia improvvisa e travolgente passione.
Iniziai a provare un piacere estremo mai provato con nessun'altra ragazza, ma sapevo che non era quella ragazza a darmi godimento, ma era il pensiero vivido di Reika, l'idea di fare certe cose con lei a farmi arrivare al culmine dell'eccitazione, tanto da venire senza neppure accorgermene.
“Reika!” urlai forte mentre i rivoli di sudore colavano giù dal mio corpo.
La ragazza che fino ad un momento prima era eccitata più di me, mi guardò malamente respingendomi, si liberò dal mio corpo ed era subito pronta a rivestirsi.
“Che succede?” le chiesi stralunato, non mi ero neppure accorto di aver urlato a gran voce il nome di Reika, credevo di averlo fatto nei miei pensieri.
Mi mollò un formidabile schiaffo, non ne avevo mai ricevuto uno così forte, pensai ricordando tutti gli schiaffi ricevuti.
Tutte ci mettevano molta enfasi, ma lei ce ne aveva messa di più, poi pensandoci mi resi conto che non era stata la forza con il quale me lo avesse detto ad avermi fatto male, perché non era un dolore fisico, ma di tipo emotivo:
Quello schiaffo mi aveva risvegliato dal mio meraviglioso sogno in cui Reika lasciava che i nostri due corpi si unissero per sempre.
Se ne andò via sbattendo con violenza la porta della mia stanza, non trovai la forza di dire nulla e dopotutto non sapevo davvero cosa dirle, cosa potevo dirle che mi dispiaceva di aver pensato ad un'altra mentre scopavamo?
“Che serata del cazzo!” pensai tra me, mentre il maggiordomo mi chiamava per la cena, poi mi fece una delle sue solite ramanzina.
Il mio povero George si preoccupava sempre eccessivamente per me, cercava di portarmi sulla retta via, mi diceva di non ferire le brave ragazze, ma era tutto inutile, non sarei mai cambiato, almeno non fino a quando non avrei ottenuto ciò che realmente volessi.
“Ho visto Yuka uscire via di corsa, era molto agitata!” disse George con uno sguardo di rimprovero.
“Ah si chiamava Yuka...” dissi sbalordito, non me lo ricordavo affatto.
“Non cambierà mai, lei è davvero un caso disperato!” affermò accompagnandomi nella sala da pranzo.
Mangiai come al solito da solo, i miei lavoravano fino a tardi, così mi capitò di pensare per un attimo a Reika, forse anche lei stava mangiando da sola, dopotutto eravamo uguali io e lei.
Il giorno seguente mi affrettai ad andare a scuola, non perché ne avessi davvero voglia, ma perché sapevo che lì avrei incontrato la mia Reika.
Purtroppo però non era la sola che avrei incontrato, c'era anche la “mia meravigliosa” cerchia di amici tra cui il più viscido di tutti che non aveva che occhi per Reika.
“Che bocce, che culo...oddio che cosa farei a quel culo” disse non volendo risparmiarmi neppure quella mattina le sue fantasie infime verso la mia principessa, nonostante sapesse che la cosa mi infastidisse parecchio.
“Lasciala perdere, mi pare di averti già detto che Reika non è roba tua!” affermai con prepotenza.
“Non capisco perché ti scaldi tanto quando si parla di Reika!” affermò in tono canzonatorio, facendolo notare anche agli altri stronzi, cioè volevo dire...amici che mi ritrovavo.
“Forse è perché vorresti scopartela, ma non ci sei mai riuscito... ti dà fastidio se uno di noi ci riesca, dato che tu non ci sei riuscito!” disse un altro piuttosto divertito.
“Piantala!” dissi afferrandolo per il colletto della maglietta.
Non mi piacevano i loro discorsi squallidi nei confronti di Reika.
“Ma che ti prende, parliamo di tutte le ragazze così e non ti ha mai infastidito, ma quando diciamo Reika diventi una bestia feroce!” Affermò un altro dei quattro.
Erano tutti uguali, non capivano un accidente di me, non sapevano che io amassi Reika e la loro testa bacata non avrebbe mai potuto concepire una cosa del genere, anzi se lo avessero scoperto mi avrebbero sfottuto e di proposito mi avrebbero esposto i loro pensieri indecenti verso Reika per infastidirmi perchè era divertente vedere Hideki scaldarsi tanto per una ragazza. Di solito rimanevo sempre indifferente quando volessero provarci con una con il quale fossi uscita, anzi spesso li aiutavo io a fare conquiste, gli passavo le ragazze con il quale ero già uscito io, gli passavo gli avanzi.,quelle con il quale mi ero stancato e quindi doveva essere davvero insolito per loro vedermi così.
Soltanto il più normale del gruppo prese le mie difese dicendo “Basta smettetela, parliamo di qualcos'altro “ propose lui, ma era anche considerato il più debole del gruppo, infatti tutti se la presero con lui.
Io presi le sue difese e poi infuriato me ne andai lasciandoli di sasso, ero stanco di loro, di frequentare gente che non mi capiva affatto e che mi frequentava solo perché ero ricco ed affascinante, solo perché attiravo le ragazze verso di loro.
Dopo la scuola come di consueto feci le pulizie a scuola, non avevo ancora scontato la mia pena per i fotomontaggi fatti su Natsuko.
Non pranzai neppure volevo finire di pulire il più presto possibile, per poi andare in tutta fretta al club di Reika non vedevo l'ora di vederla.
Incominciai persino a pulire con entusiasmo, pensando che presto l'avrei vista lontano da occhi indiscreti che commentassero squallidamente il suo corpo.
Volevo essere il solo a poter fare certi pensieri su di lei o comunque se gli altri se li facevano non volevo saperlo, non volevo sentire certe cose sulla mia Reika, perché era Mia, solo e soltanto MIA.
Dopo aver pulito i corridoi della scuola, mentre alcune ragazze mi facevano certi sguardi del tipo “ ci vediamo dopo” che io non assecondai non questa volta, dovevo andare al club di Reika, di loro non mi importava.
Finalmente dopo tanta fatica riuscii ad andare al club, anche se era prestissimo, ero certo che dovesse essere chiuso a quell'ora, poi però sorpreso incrociai gli occhi corvini di Reika che si riflettevano al sole diventando violetti.
Ammirai il colore dei suoi occhi che mi ricordavano le viole che avevo nel mio giardino di casa, erano dello stesso enigmatico colore.
“Ciao” dissi facendole un cenno con la mano, gli sorrisi in modo piuttosto spontaneo, ero troppo contento di vederla, ma lei non mostrò il mio stesso entusiasmo.
Non ricambiò neppure il saluto,si limitò a guardarmi storto, lo trovai molto strano perché andava contro ogni norma della buona educazione e sapevo quanto lei fosse attenta a questo genere di cose. Del resto era figlia degli Hanamei, una famiglia ricca e rispettabile, certo non benestante quanto la mia, però in compenso loro erano più attenti alle norme della buona educazione rispetto alla mia famiglia che aveva si più soldi, ma per quanto riguardava il galateo, non eravamo da prendere tanto a modello.
Mia madre era molto irascibile e presuntuosa,voleva sempre prevalere sugli altri,non che glie ne volessi fare una colpa del resto quasi tutta la gente dell'alta società è fatta così, solo che lei non sapeva farlo con discrezione come la famiglia Hanamei.
Si ciò che la famiglia di Reika possedeva era la discrezione, sapevano celare antipatie e battibecchi dinanzi agli altri, anche con la mia famiglia si erano comportati allo stesso modo, mi avevano denunciato con la massima riservatezza, infatti in pochi erano al corrente di ciò.
Ma in quel momento Reika non contenne il proprio rancore nei miei confronti, come le era stato impartito dalla madre, anzi mi diede i moduli d'iscrizione quasi tirandomeli addosso.
La guardai ammirando la sua irruenza,mi piaceva anche così: La principessa che diventava una strega o una gloriosa Giovanna D'arco, be forse non tanto gloriosa pensai quando sentii il suo stomaco brontolare.
Adesso aveva acquistato un aspetto più comico, sembrava la protagonista di un qualche manga e anime, anche quel tipo di Reika, non mi dispiaceva affatto.
Feci una fragorosa risata udendo il brontolio del suo stomaco che aveva fatto un suono lieve quasi impercettibile, persino il suo stomaco era diplomatico.
“Hai fame da quel che vedo, anch'io non ho pranzato. Andiamo a mangiare qualcosa e poi torniamo al club?” le proposi.
“No!” affermò irritata.
Ecco, lo sapevo che lo avrebbe fatto, come al solito rifiutava ogni cosa le proponessi, mi evitava come se avessi la lebbra.
“Reika non ti pare di esagerare?”le chiesi seccato.
“Tu mi hai minacciato!” obbiettò sconcertata.
“Perché tu non mi lasci altra scelta!”
“Sembra non esserti chiaro il concetto che mi devi lasciare in pace! In pace! T-U D-E-V-I LA-SCI-AR-MI IN PACE !” mi sbraitò contro scadendo le parole , come se fossi povero di comprendonio.
Non mi lasciava altra scelta, dovevo giocarmi un'altra minaccia, un'altra ancora per tentare di riallacciare i rapporti con lei.
“Racconterò tutto a Natsuko e Haruna essendo tue amiche avranno il diritto di sapere quello c'è stato fra di noi!” le dissi in tono malevolo, più che altro non sopportavo che mi trattasse in quel modo.
“Fra di noi non c'è stato niente!” disse senza accorgersi di aver alzato la voce, pensai soddisfatto che solo io ero in grado di farla imbestialire in quel modo.. Non c'era poco da esserne soddisfatti, però in fondo provavo un perverso piacere nel farla infuriare, certo avrei preferito farla sorridere, ma siccome non c'ero riuscito mi dovevo pur accontentare.
“E allora che cos'hai da temere?” le domandai punzecchiandola.
“D'accordo mangiamo insieme” affermò come se stesse effettuando un gesto di carità nei miei confronti.
La portai in un ristorante vicino la scuola, lesse e rilesse il menù non so quante volte, che intendesse per caso impararlo a memoria?
Non sollevò neppure per un istante lo sguardo dal menù, solo quando fu il momento di ordinare si voltò verso il cameriere e nell'attesa che arrivassero le portate incominciò a smanettare con il cellulare.
“Qualche nuovo SMS?” le domandai, pur sapendo che lo stesse facendo di proposito per evitare che le dessi a parlare.
Non mi rispose e non mi guardò neppure, rimase con lo sguardo fisso sul display del cellulare, aveva deciso di abbandonare del tutto le buone maniere con me, così tirai fuori il mio cellulare e le scrissi un messaggio:
“Principessa potrebbe degnarmi per un attimo della sua attenzione?”
Sollevò lo sguardo verso di me chiedendomi “Come fai ad avere il mio numero di cellulare?”
“Una delle tue cameriere è abbastanza corruttibile!” affermai beffardamente.
Dopo un po' il cameriere ci portò le nostre pietanze, l a vidi ingozzarsi di cibo, infilava tutto in bocca senza masticare, mangiava in quel modo così rozzo per causarmi disgusto e farmi perdere qualsiasi interesse verso di lei?
“Da quando in qua ti ingozzi così di cibo?” chiesi allibito.
“Ehm...” disse guardandosi attorno, , in effetti la stavano guardando tutti.
Scoppiai ridere, mi faceva pensare a Natsuko, così glie lo dissi: “ Mi hai ricordato Natsuko quando ha mangiato a casa mia, ha ingurgitato caviale bevendo tanta di quella acqua...le faceva schifo, ma non lo avrebbe mai ammesso...per farmi piacere”
“Smettila di prenderla in giro!” affermò prendendo le difese di Natsuko.
“Non volevo denigrarla..è solo buffa,ma non credo sia una brutta cosa...” esclamai sorridendole, in effetti non avevo nulla contro la sua amica, poi aggiunsi con un po' di amarezza “ Sai in fondo ti invidio...tu sei riuscita a farti delle vere amiche, mentre io...”
Si, la mia era solo invidia perché lei aveva trovato delle amiche sincere, mentre io...ero rimasto solo, non ero riuscito a farmi nessun vero amico dopo aver compromesso la nostra amicizia.
Lei mi guardò con quei suoi occhioni dolci, dopo tanto tempo mi guardava ancora con quegli occhi, avevo atteso per troppo tempo quello sguardo.
Dopo sentii il tocco della sua mano stretta alla mia, rimasi piuttosto sorpreso da quel gesto, però ero contento.
Stava per riprendersi la mano tornando in sé, ma io non glie lo permisi, volevo tenerla stretta alla mia ancora un po'.
Volevo unire il calore della sua mano con il mio, pur sapendo che era come unire due fuochi che avrebbero generato un vero incendio.
“Don't let the moment pass!” dissi con dolcezza, ma anche con una certa amarezza, la mia era una supplica.
Mi riferivo ad una canzone che avevamo sentito da piccoli di “Eric woolfson-don't let the moment pass”
Dopo un po' tornammo al club così le nostre strade si separarono io mi sedetti in un angolino mettendomi gli auricolari alle orecchie, mentre lei e Natsuko parlavamo, ma potevo intuire dal labiale delle due che non stessero affatto parlando di me, così continuai a sentire Ayumi Hamasaki. E' ra le mie cantanti di musica pop preferita e poi come si faceva a rimanere indifferenti dinanzi ai suoi video musicali che trasudavano sensualità e fascino da ogni parte, per non parlare dei concerti in cui ti lasciava con il fiato sospeso, a volte metteva in atto anche le sue capacità recitative, fingendo di piangere e di dimenarsi disperatamente mentre cantava “ Memorial Address”.
Osservai Reika, ebbi come l'impressione che fosse più bella e sensuale di Ayumi Hamasaki, buffo no? Non avevo mai pensato nulla del genere prima d'ora, Ayumi era Ayumi, poi aveva il fascino della cantante ed era inafferrabile anche per un tipo come me, nonostante fossi ricco ero certo che una come Ayumi Hamasaki mi avrebbe di certo preso a pesci in faccia.
Continuavo ad ascoltare la sublime voce di Ayumi agitarsi e contorcersi sulle note di “memorial address”, era un canto disperato e mentre la sentii dire “sayonara”, mi venne spontaneo guardare Reika.
Ci eravamo detti addio tanto tempo fa, ma io quell'addio non lo avevo mai accettato e mai compreso, perché lei era sempre viva nei miei pensieri.
Cambiai canzone, accorgendomi che quella canzone mi metteva un po' di inquietudine, così passai ad ascoltarne una più movimentata “ Game”.
Muovevo il capo lasciandomi trasportare dalla musica e dalla voce di Ayumi, ma mentre facevo ciò sentii qualcuno toccarmi la spalla , odiavo essere interrotto mentre ascoltavo la mia adorata Ayumi e chiunque era non glie l' avrei fatta passare liscia!
Era Reika, mi tolsi subito gli auricolari non appena la vidi.
“Dobbiamo andarcene!”disse deludendomi, mi aspettavo che avesse da dirmi qualcos'altro, non sapevo neanch'io in cosa sperassi di sentirmi dire, sapevo solo che quelle non erano le parole che volevo sentire.
“E perché?” le chiesi seccato.
Dopo mi trascinò via con la forza, anche Takeru ci seguii, allora capii voleva lasciare Natsuko insieme a quel ragazzo, Ryueki.
Ormai giunti fuori dalla porta dissi “Ti metti pure ad organizzare fidanzamenti...ma che brava!”
“E in be che c'è di male?” MI chiese scocciata.
“Tu pensi per gli altri, ma non per te stessa...un giorno avrai fatto fidanzare tanta di quella gente , ma poi ti accorgerai che quella a ritrovarsi sola sarai solo tu e allora te ne pentirai” affermai puntandole il dito contro.
Era vero si impegnava tanto per far mettere la gente insieme, ma non faceva nulla per mettersi con qualcuno, per impegnarsi seriamente con qualche ragazzo, questa per me era anche una fortuna, però si notava lontano un miglio che non fosse felice.
“Già meglio essere come te che vai a letto con tutte e non pensi mai al bene di nessuno!” mi rimproverò.
In effetti, mi permettevo di fare la predica, ma alla fine razzolavo male, però lei non era poi tanto diversa da me.
A scuola i pettegolezzi su Reika erano tanti e molti ragazzi si facevano vanto di essere stati con lei anche solo per una notte e di averla fatta godere fino all'ultimo.
Ripugnato me ne andavo quando sentivo questi racconti, non volevo saperlo, non volevo conoscere le loro prodezze sessuali con la mia Reika, faceva troppo male.
“ E tu non lo fai? Non mi pare che tu goda di ottima fama in questa scuola...ma io almeno ho buon gusto in fatto di ragazze, tu invece...non segui alcun criterio... sei andata....anche con i ragazzi più pessimi...” dissi alzando la voce e con un espressione furiosa.
Takeru ci osservò con un espressione perplessa, poi se ne andò lasciandoci da soli.
Ci allontanammo dall'aula del club e quando fummo abbastanza lontani, mi sbottò contro “Mi sono fatta anche i ragazzi più pessimi e allora? Qual'è il tuo problema? Ti dà fastidio che si andata con tutti tranne' che con te? Mi dispiace di aver ferito il tuo stupido orgoglio da latin lover!”
“Non era questo che volevo dire, avevo solo risposto alla tua di accusa dicendoti che tu non sei da meno...non sei migliore di me... perché io e te siamo uguali!” dissi avvicinandomi a lei, la vidi indietreggiare, poteva correre re per quanto volesse tanto non sarebbe mai riuscita a scapparmi.
Ma la verità era ben diversa, ero io ad essere in trappola, era lei a non darmi pace, era lei ad insinuarsi nei miei pensieri e nel mio cuore.
Mi avvicinai ancora e ancora, volevo eliminare qualsiasi distanza che mi separasse da lei e dalle sue splendide labbra.
Lei continuava ad allontanarsi da me, mentre io continuavo ad avvicinarmi fino a che non fu in trappola, ormai senza via di scampo, ma non mi parve tanto dispiaciuta, anzi la vidi chiudere gli occhi come se non aspettasse altro che il mio bacio.
Rimasi ad osservare i suoi occhi chiusi e le sue labbra socchiuse che attendevano le mie, era troppo appagante vederla in quello stato.
Mi aveva sempre respinto, come quella volta in cui l'avevo baciata in spiaggia, mi aveva detto che non l'era piaciuto e mi aveva mollato uno schiaffo, ma adesso aspettava quel momento con ardore ed io non glie lo avrei dato perché questa era la mia vendetta.
Quindi non è vero che ti fanno schifo i miei baci!” dissi trionfante, cogliendola alla sprovvista.
“Dove hai intenzione di andare?” gli chiesi stringendole il suo tenero polso.
“Voglio andare a casa!” affermò seccata.
“Spiacente, se non vuoi che rovini l'intimità di quei due, ti conviene fare quel che ti dico!” affermai rivolgendole uno sguardo diabolico.
Sembrava tutto a mio favore, potevo ancora una volta ricattarla!
“Cosa dovrei fare?” chiese risentita.
Ci pensai un attimo e poi le proposi di venire a casa mia, era da tanto che non ci metteva piede.
Lei inizialmente non parve molto convinta, non aveva nessun intenzione di venire a casa mia, poi però alla fine si rassegnò e accettò il mio “invito”, non che fosse stato un vero e proprio invito, l'avevo costretta imponendogli le mie condizioni, però se non facevo così ero sicuro che lei avrebbe continuato a non considerarmi.
Contento della sua risposta, la presi per mano finchè non arrivammo in macchina, le aprii il finestrino e la feci accomodare sul sedile davanti.
Arrivati a casa mia, la portai in giardino, passeggiavamo in silenzio, sapevo che non aveva alcuna intenzione di rivolgermi la parola e in un certo senso mi andava anche bene così, forse mi bastava la sua semplice presenza per stare bene.
Dopo entrammo in casa, una delle mie cameriere ci accolse cordialmente, anche le cortesie sembravano più rivolte a me che a Reika, era stata una di quelle scopate che non avrei mai voluto ricordare, ero ubriaco fradicio e lei era lì, affettuosa e disponibile mentre soffocavo i ricordi di me e Reika con l'alcool.
In quel momento non sapevo cosa mi stesse passando per la testa, avevo portato Reika in casa mia, ma senza un fine ben preciso, anche se dovevo ammetterlo non mi sarebbe dispiaciuto se fosse successo qualcosa, però non volevo che si facesse delle cattive idee.
“Signorina Hanamei?” chiese piuttosto sorpreso il mio maggiordomo nel vederla.
“Ciao George, come stai? Quanto tempo che non ti vedo!” disse esultante, ero davvero contenta di rivederlo.
“Mamma mia quanto sei cresciuta!” disse squadrandola con incredulità, ma poi si fece serio dicendo “Lei non dovrebbe essere qui!”
“E' venuta di sua spontanea volontà, non l'ho di certo rapita quindi non ti preoccupare...che la famiglia Hanamei non mi denuncerà!” affermai sbuffando.
“ ma non è che io sia proprio venuta di mia spontanea volontà...” mi fece notare Reika.
“E' stata una questione di affari, io ti ho posto le mie condizioni e tu hai accettato....” dissi con disinvoltura.
“Non è che sia stato proprio un bell'affare!” esclamò con sarcasmo.
George si avvicinò al mio orecchio mettendomi in guardia, dicendomi di non n fare sciocchezze con Reika perché sarebbero stati guai seri.
“Tranquillo George, non sono quelle le mie intenzioni” gli risposi tranquillizzandolo.
Dopo la portai nella mia stanza, lei non ebbe nulla da ridire, il che era piuttosto strano, dato che portarla lì poteva sembrare piuttosto ambiguo e ad essere sincero i miei pensieri non erano affatto casti, ma le mie intenzioni, quelle non le comprendevo.
Volevo toccarla,leccare ogni parte del suo corpo, però allo stesso tempo non volevo, perché altrimenti avrebbe creduto che volessi trattarla come le altre.
Mi sdraiai sul letto in cui spesso avevo portato le ragazze, mente lei rimaneva in piedi ad osservarmi con un espressione indecifrabile.
“ siediti” le dissi lasciando vincere il desiderio sessuale che avevo di lei.
“Io...non...non....” disse lei come se non sapesse cosa dire e cosa fare, mi sembrava piuttosto agitata.
“Che c'è hai forse paura che io ti metta le mani addosso?” chiesi divertito, in fondo mi piaceva vederla in difficoltà perché di solito mi rifiutava sempre con decisione.
“Non è ciò che hai in mente?” mi chiese ritornando ad essere la solita Reika di sempre.
“Ma ecco...sai non lo so...una parte mi me vorrebbe farlo ma l'altra no...”dissi esitante.
“Comunque se decidessi di metterti le mani addosso potresti anche rifiutarmi...oppure temi di non resistere al mio fascino!” la stuzzicai,
“Ma figurati...piuttosto la sola cosa che temo e che tu non riesca ad accettare di essere rifiutato...e che tu possa prenderla davvero molto male....” affermò con superiorità.
“Prima non stavi rifiutando il mio bacio” affermai ricordando con soddisfazione quel momento.
Si sedette sul letto con atteggiamento di sfida per dimostrare che non era affatto attratta dalla mia persona.
Poi le dissi di sdraiarsi accettando di buon grado la sua sfida, ma vederla sdraiata accanto a me non mi lasciava per nulla indifferente.
Afferrai la sua mano. ancora una volta il calore delle nostre mani si univa per diventare un unico fuoco. poi la osservai, ma il suo sguardo evitava il mio.

Reika:

Sentivo il suo sguardo addosso e sentivo l'aria ai polmoni mancarmi, avevo sopravvalutato me stessa.
Pensavo che tra quelle sensazioni e il suo fascino da donnaiolo, avrei comunque vinto io e invece.... lo stavo lasciando fare, stavo lasciando che facesse il suo gioco.
Si era posizionato sopra di me ed io non avevo fatto resistenza, mi stavo completamente lasciando abbindolare da quel subdolo donnaiolo di Hideki.
Baciò i lembi delle mie labbra sfiorandoli con la lingua e poi le sue labbra accarezzarono le mie prima con dolcezza, poi con più ardore e dopo introdusse la sua lingua dentro la mia bocca cercando con determinazione la mia.
Le nostre lingue si toccarono con sfolgorante passione, come se fosse un momento che avevamo tutti e due atteso da troppo tempo.
Era una sensazione piacevole sentire la sua lingua morbida e umida toccare la mia, nonostante sapessi che fosse sbagliato perché stava approfittando di me come faceva con le altre.
Riaprii gli occhi decisa a porre fine a quel bacio, ma quando li riaprii notai i suoi occhi chiusi come se fosse completamente perso in quel bacio.
Avrei tanto voluto sapere se provasse un minimo di quello che stessi provando io, ma guardandolo in quel modo ebbi quasi l'impressione di aver trovato la risposta alle mie domande o comunque non volevo pensarci più perché ero troppo presa da quel bacio.
Nessuno mi aveva mai baciato così bene, dopotutto lui era un esperto in questo cose, chissà quante bocche aveva baciato prima della mia, ma anch'io non era da meno.
Avevo baciato tanti ragazzi, ma nessuno era riuscito mai a farmi sentire così appagata, così pensai che forse non ero caduta preda del suo fascino, ma stavo soltanto prendendo ciò che mi piaceva di lui, mi stava godendo il suo bacio e poi dopo di esso lo avrei lasciato in bianco o comunque anche se ci avrei fatto sesso, sarebbe stata solo una questione di godimento personale, nient'altro che questo.
Dopo un po' si allontanò dalle mie labbra e disse riprendo fiato “ Sei bellissima”
Lo diceva sicuramente anche a tutte le altre ragazze prima di portarsele a letto, ma io non ero una delle tante, mi stavo solo prendendo ciò che volevo e poi lo avrei abbandonato.
Dopo un po' allontanò il suo corpo dal mio e tornò a sdraiarsi verso l'altro capo del letto lasciandomi del tutto sbigottita.
Non voleva far sesso con me? Era incredibile si scopava tutte tranne me! Non ero abbastanza attraente per lui?
“Che significa? Gli chiesi perplessa.
Forse stava evitando di fare sesso con me perché George gli aveva consigliato di non fare sciocchezze, però lo conoscevo bene perché in quegli anni di liceo in cui lo evitavo, non ero mai riuscita a far meno di osservarlo da lontano e con attenzione.
Per tale ragione sapevo bene che lui ragionasse più col cazzo che con la testa e a causa di questo suo comportamento aveva ferito il cuore di tante ragazze.

“Sembra quasi che ti dispiaccia!” disse sogghignante.
Dopo un po' mi venne in mente una cosa che per me era davvero importantissima, ovvero c'era l'episodio di Gintama in tv che non volevo perdermelo per nulla al mondo.
“dov è il telecomando delle televisione?” mi affrettai a chiedergli.
“Perchè?” chiese con un espressione curiosa, non capiva perché in un momento come quello gli chiedessi il telecomando e sembrava pure essersi fatto delle idee strane per la testa che preferivo non sapere, ma lui me le illustrò lo stesso “ Guarda che il telecomando, non ti darebbe mai il piacere che ti darei io....”
IDIOTA! Lo avrei preso a pugni! Ma non era il momento di perdere tempo con lui, l'unica cosa che mi importava in quel momento era di vedermi Gintama in santa pace e non lo avrei di certo per colpa sua.
“ Voglio vedere Gintama!” mi affrettai a dire.
“Ah, cazzo è vero c'è Gintama in tv!” disse prendendo il telecomando che era poggiato sul mobile vicino a quel gigante schermo ultra piatto.
Accese finalmente la tv e poi mise il canale in cui trasmettevano Gintama, partii l'opening e poi finalmente l'episodio.
Era uno degli episodi migliori tra quelli che avevo visto, era il più esilarante, io e Hideki scoppiammo a ridere nel medesimo istante.
Gintoki ne passava di cotte e di crude in quell'episodio e tutto per acquistare un ventilatore, era troppo divertente, ma la cosa strana era che vederlo con Hideki era ancora più piacevole.
La sua risata era contagiosa, infatti a volte capitava che ridesse in delle parti che a me non facessero tanto ridere, poi però non appena lo sentivo ridere, era come qualcosa di automatico ridevo anch'io lasciandomi trascinare dalla sua insolita risata.
Finito l'episodio, lo guardai pensando che quell' Hideki che rideva in quel modo lo conoscevo, era l'Hideki bambino presente nei miei ricordi.
“Quindi piace anche a te Gintama?” gli chiesi contemplando il suo profilo.
“Si, ma non pensavo che a te potesse piacere, quando ho sentito il discorso del club sono rimasto piacevolmente colpito!” disse sorridendomi.
“Già peccato che il nostro club non sia divertente quanto Gintama, nella loro agenzia tutto fare accade di tutto, mentre il nostro club è una noia mortale!” dissi sbuffando. Avevo creato quel club pensando che sarebbe stato divertente e invece...non era stato un granchè, poi però pensai che se non altro stava servendo a Ryueki per poter fare breccia nel cuore di Natsuko.
Dopo di ciò si fece un po' tardi così Hideki si offrii di riaccompagnarmi a casa, dovevo ammettere che non era stato male stare con Hideki anche se non era successo quel che pensavo e non sapevo neppure se esserne delusa o meno, però una parte di me incominciava a sentirsi in sicura di se stessa.
Perché si era tirato indietro? Il mio orgoglio femminile era molto risentito da quel suo insensato gesto.

   
 
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