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Autore: Noni    14/08/2010    0 recensioni
Nonostante il mondo fosse appena crollato, le uniche macerie che Henry vedeva erano quelle dentro di sé. Fuori tutto era rimasto immutato, niente in quella casa si era unito alla sua disperazione.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nonostante il mondo fosse appena crollato, le uniche macerie che Henry vedeva erano quelle dentro di sé. Fuori tutto era rimasto immutato, niente in quella casa si era unito alla sua disperazione.

- Sid, ti prego, non farmi questo.
- Me lo sentivo che non dovevo dirtelo. Dovevo farlo e basta, e lasciarti un biglietto, magari.

Un biglietto. Aveva considerato persino l'dea di andarsene e lasciare uno stupido biglietto, pensò tristemente Henry.
Ma in fondo, perché no? Del resto, le poche parole che Sidney gli aveva detto sarebbero potute stare comodamente su un foglietto, inoltre così si sarebbe risparmiato il sentirgliele pronunciare con quella voce fredda e incolore che il suo amore sapeva tirar fuori quando voleva.
Sì, un biglietto sarebbe stato preferibile, avrebbe rappresentato un epilogo meno crudele. Henry lo avrebbe letto e riletto centinaia di volte, pensando alla voce di Sidney, immaginandola incerta, spezzata dal pianto. Nella sua fantasia, il ragazzo era quasi più sconvolto di lui all'idea di abbandonarlo.
Invece la realtà dei fatti era molto diversa. Sidney non aveva mostrato il minimo segno di sofferenza o dispiacere mentre gli annunciava la sua decisione, e anche ora, nei suoi occhi verdi, non si leggeva che indifferenza.
Con i bei lineamenti immobili, sosteneva il suo sguardo senza tradire nessun genere di emozione.

- Dimmi almeno perché.
- Deve esserci per forza un perché?
- Dimmelo tu.
- Bene. Non c'è. Semplicemente non va, punto.
- Cosa non va?
- Che io stia qui. Non funziona più.

Che qualcosa non stesse funzionando per Henry rappresentava una novità assoluta. Per quanto lo riguardava, tutto stava andando a meraviglia.
Ogni sera poteva addormentarsi stringendo il ragazzo che amava. Ogni mattina lo ritrovava al suo fianco, ancora addormentato, e, rimandando il più possibile il momento in cui avrebbe dovuto svegliarlo, poteva osservare teneramente l'espressione distesa e rilassata che il sonno disegnava sul suo viso, resistendo a fatica alla voglia di accarezzare quel viso che durante il giorno era quasi sempre imbronciato.
Quando, dopo averlo poco volentieri strappato ai suoi sogni, il ragazzo abbandonava il letto per trascinarsi con poco entusiasmo verso una mattinata di studi, sotto le coperte non restava che il calore del suo corpo. Ma svaniva troppo presto per poter fungere da consolazione.
Senza fare nulla di particolare, Sid gli aveva regalato i sei mesi più belli della sua vita, e non sembrava rendersene minimamente conto.
Henry aveva imparato ad amare tutto di lui, persino i dettagli più banali ed insignificanti. Per esempio, a volte lo spiava mentre pigramente sedeva con gli occhi sui libri, e quando lo vedeva con quell'espressione a metà tra l'assorto e l'annoiato, avrebbe voluto stringerlo a sé per ore. A volte lo aveva fatto, ma l'altro non era riuscito a capire il perché, e probabilmente non avrebbe capito del tutto nemmeno se glielo avesse spiegato.

Come svuotato della propria energia, Henry si lasciò cadere lentamente su una delle poltrone del salotto. Sidney, lontano qualche passo, non sembrava intenzionato ad abbandonare la sua posizione pericolosamente vicina alla porta.

- Dove intendi andare?
- Tornerò a casa mia.

Se non altro, la decisione avrebbe fatto felici i genitori di Sidney, che dovevano essere da tempo in attesa di un suo ritorno.
Negli anni avevano sperimentato che il modo migliore per far sì che quel loro figlio fuori controllo si irrigidisse nella sua posizione era mostrarglisi apertamente ostili e tentare di esercitare un'autorità che lui, comunque, non aveva mai riconosciuto.
Compreso questo, gli era stato chiaro che con il ragazzo si poteva trattare in un solo modo: non provando nemmeno a farlo. Del resto, sapevano che le sue manie del momento non duravano mai troppo, e che alla fine tornava sempre in seno alla famiglia. Nel frattempo, attendevano pazientemente e continuavano a passargli un congruo mensile, lo stesso che accordavano a ciascuno dei loro figli.
E comunque, era meglio saperlo nella casa di un uomo rispettabile e rispettato, piuttosto che chiedersi continuamente dove fosse e con chi, come era diventata la norma da che il ragazzo aveva raggiunto la maggiore età. Nella disgrazia dovevano sentirsi fortunati.
Certo, difficilmente avrebbero invitato Henry ad una delle loro feste, e tantomeno lo avrebbero presentato al resto della famiglia. Ma non potevano fare a meno di provare una certa solidarietà per lui, perché sapevano cosa significasse avere a che fare con una persona capace di cambiare umore nello spazio di un minuto.
Anche Henry lo sapeva benissimo, ormai. Sidney poteva essere dolce ed affettuoso un attimo, e completamente l'opposto un attimo dopo, a seconda di cosa gli suggeriva quel suo carattere mutevole. Improvvisamente, qualcosa lo rendeva scontroso e sgarbato con tutto e tutti, e non era raro che inalberasse bronci contro i quali il carattere conciliante e paziente di Henry non poteva nulla.
Quest'ultimo, in talune occasioni, aveva la sensazione che gli fosse stato affidato un bambino, e si sorprendeva a pensare che forse questi avesse più bisogno di un'educazione che di essere amato.

- Avevo creduto che sarebbe potuta diventare questa, casa tua.
- Non è possibile.
- Perché?
- E' così, e basta.

Almeno apparentemente, non c'era mai una motivazione precisa dietro le azioni e le frasi di Sidney. Le cose stavano sempre in un certo modo perché era così, e non ci si poteva fare niente.

- C'è qualcun altro, vero?
- Sei totalmente fuori strada.
- Chi è? No, anzi, non voglio saperlo. Non mi interessa.

Henry gli si fece vicino e prese una delle sue mani tra le proprie con tutta la delicatezza della quale era capace. Era talmente più alto del ragazzo che quest'ultimo poteva continuare a tenere lo sguardo fisso davanti a sé senza mai incontrare i suoi occhi.
Sid lasciò che le dita dell'uomo risalissero fino al suo viso ad accarezzare uno degli zigomi. Quella pelle appariva così sottile e chiara che si aveva l'impressione che il minimo tocco potesse segnarla.

- Hai sentito? Non mi interessa, puoi fare quello che vuoi, come sempre. Solo... Non andare.
- Non c'è nessuno, te lo ripeto. Dio, mi dispiace che tu la stia prendendo così.
- Come dovrei prenderla, secondo te? Sono uscito di casa che tutto era nella norma, e rientrando ti trovo che stai facendo i bagagli.
- Volevo dirtelo stamattina, ma poi non ne ho avuto il coraggio.
- Da quanto lo hai deciso?
- E' un po', ma aspettavo il momento giusto per dirtelo.
- E sarebbe questo? Strano, non me ne sono accorto.
- Infatti. Credo che non esista un momento giusto, quindi uno valeva l'altro. Ti prego, non fare così.

Così dicendo, indietreggiò quel tanto che bastava per sottrarsi alla presa di Henry, che stava assistendo impotente allo sgretolarsi delle puerili convinzioni alle quali era solito aggrapparsi.
Pur sapendo che su Sidney nemmeno lui poteva pretendere di avere l'esclusiva, aveva creduto che l'averlo in casa rappresentasse una significativa posizione di vantaggio nei confronti del resto del genere maschile.
Era tragicamente consapevole del fatto che l'altro non ricambiasse in nessun modo i suoi sentimenti, ma ciò non gli impediva di confidare che la convivenza avrebbe posto rimedio a questo inconveniente.
Questo non era successo, ed era inutile continuare a nutrire speranze, ora lo vedeva chiaramente.
Gli amici di Henry avevano avuto ragione su tutto. Fin dal primo momento avevano sostenuto che tutto quel trasporto, quella passione fossero sprecati per quel ragazzino capriccioso, insensibile e distaccato. Anzi, si stupivano che un uomo normalmente ragionevole come Henry potesse perdere la testa per qualcuno la cui unica attrattiva, sempre che si apprezzasse il genere, risiedeva nei lineamenti regolari e nel corpo esile ma ben modellato, che era però decisamente indietro con lo sviluppo fisico rispetto a quello dei suoi coetanei.
E se avessero conosciuto i dettagli più privati di quel rapporto, il loro stupore sarebbe stato persino maggiore. Per esempio, non sapevano che Sidney, nonostante le esperienze accumulate durante la sua giovane vita, non era un granché quando si arrivava ai fatti.
Non si impegnava minimamente nell'atto amoroso, era come se lo osservasse dall'esterno anziché parteciparvi attivamente.

- Sid, nessuno può amarti come ti amo io.
- Lo spero, non voglio far soffrire nessuno in questo modo.
- Se tu rimanessi, non succederebbe.
- Voglio solo stare da solo, Henry. Tu non hai nessuna colpa.

Sidney afferrò il manico della sua valigia, la stessa con la quale aveva fatto il proprio ingresso appena sei mesi prima. Allora, Henry non si era accorto che fosse così piccola, di certo non poteva contenere troppe cose.
Si chiese se non costituisse un segnale che avrebbe dovuto metterlo in allarme sin dal primo momento.

- Dio... Non posso credere che tutto sia finito.
- Non è finito niente, perché non è mai cominciato niente.

Henry sentì qualcosa spezzarsi dentro di sé. Quelle parole erano nell'aria da quando quella conversazione aveva avuto inizio - o forse, addirittura, avevano accompagnato l'intero corso di quella relazione -, ma fintanto che non venivano pronunciate, potevano essere ignorate.
In quel preciso istante seppe che era veramente la fine, e fu come svegliarsi bruscamente da un bel sogno.
Perché si era lasciato convincere così facilmente a vivere con lui, se dentro di sé sapeva che presto si sarebbe stancato?
Forse la convivenza gli era sembrata un'esperienza eccitante nella quale tuffarsi. Fare l'amore con un uomo non era certo una novità, per lui, ma condividerci la quotidianità sì.
O magari si era chiesto come sarebbe stato farsi cullare per un po' da qualcuno che non fosse mamma o papà.
Entrambe le risposte ad Henry andavano più che bene. Lui non chiedeva altro che di occuparsi di lui, di viziarlo, di sottostare ad ogni sua intemperanza. Era disposto a tollerare col sorriso sulle labbra anche le occasioni in cui egli, al colmo delle sue fasi ribelli, arrivava a negargli ad oltranza qualunque genere di intimità.
Avrebbe sopportato questo e anche altro per sempre, e dentro di sé pregava che l'altro gliene desse la possibilità.
Ma 'per sempre' è un'espressione da adulti, pensò amaramente.

- Per favore, non cercarmi.

La porta si chiuse lentamente, con Sidney dalla parte sbagliata. La serratura scattò producendo un rumore appena percettibile.
Non rimase che il silenzio, e una profonda, familiare sensazione di angoscia che stava crescendo nel petto di Henry.
Un rapido giro di ricognizione per le stanze gli chiarì che non c'era più un solo segno della presenza di Sidney. Era come se non fosse mai entrato in quella casa. Henry avrebbe voluto poterlo cancellare con la stessa facilità dal suo cuore e dalla sua testa.
Il letto dove quella notte, senza saperlo, lo aveva amato per l'ultima volta, non era stato rifatto. Sul cuscino di Sidney era ancora visibile l'impronta lasciata dalla sua testa, ma ora le coperte erano fredde e poco accoglienti. Nessun letto al mondo sarebbe stato meno invitante di quello.
Il panico e l'angoscia si stavano dileguando, rimpiazzati prontamente da una cupa e dolorosa tristezza che, sapeva, non se ne sarebbe andata. Il dolore della sua anima si stava trasformando in una ferita fisica, ed era stato Sid ad infliggergliela. Gli aveva trafitto volontariamente il cuore e poi lo aveva abbandonato, sordo alla sua sofferenza.
Le ore si susseguirono, l'una uguale all'altra. Tutte allo stesso modo vuote e inutili.
Solo una o due delle frasi che Henry aveva sentito pronuciare poco prima sarebbero dovute bastare ad ucciderlo, in teoria. Evidentemente aveva sottovalutato la sua capacità di sopportazione, perché si scopriva ancora insopportabilmente vivo.
C'era bisogno di una soluzione, e sapeva che nell'armadietto dei medicinali in bagno ne avrebbe trovate in abbondanza.
Eppure gli sembrava di ricordare che c'era stato un tempo per niente lontano in cui aveva condotto un'esistenza serena. Aveva conosciuto relazioni ed amicizie sane, e soddisfazioni sul lavoro.
C'era stata tutta una vita prima che Sidney facesse la sua comparsa. Ma a nessun patto poteva essercene una dopo.
Henry stette per un po' ad osservare i flaconi ordinatamente allineati sul ripiano, in attesa che un'eventuale voce dentro di lui gli imponesse di fermarsi. Nessuno parlò.
Anzi, pillola dopo pillola la sua convinzione di stare facendo la cosa giusta risultò rinsaldata.
Quando tutti i flaconi furono vuoti, si sentì sollevato. Presto non avrebbe sentito più nulla, né dolore, né amore.
Se intendeva lasciare un messaggio a qualcuno avrebbe fatto meglio a sbrigarsi, perché di lì a poco non sarebbe più stato in grado di scrivere.
Prese in mano una penna per poi accorgersi con dispiacere che i mille pensieri che aveva in testa erano tutti rivolti a Sidney, come se egli avesse preteso così tanto amore che non ne era rimasto per nessun altro, né per la famiglia che adorava, né per gli amici che aveva sempre considerato una parte fondamentale di sé.
L'unica persona alla quale avrebbe voluto lasciare alcune righe di certo non sarebbe stata interessata a leggerle.
Prima di quanto avrebbe mai immaginato, tenere gli occhi aperti cominciò a costargli una fatica troppo grande. Quando si fu disteso, le immagini e i suoni che la sua mente un po' intorpidita gli propose ebbero un unico protagonista. Visualizzò gli occhi verdi del suo amore, il suo raro sorriso, il suo naso rivolto all'insù, e provò smarrimento all'idea che non avrebbe mai più potuto vederli.
Dopo una lunga attesa, tutto si fece confuso. Continuò a vedere il volto di Sidney, ma non era più in grado di distinguerne i tratti nemmeno sforzandosi.
Quando finalmente ebbe rinunciato a rincorrere il filo logico sempre più labile dei suoi pensieri, un profondo sonno che sembrava quasi naturale si impadronì di lui.
Fuori stava per sorgere il sole, ma nessun raggio di luce era riuscito a penetrare in quella stanza dagli scuri chiusi. Se Henry fosse vissuto, nelle ore che sarebbero seguite avrebbe dovuto ingegnarsi per trovare dei modi di anestetizzare il suo dolore, per poi rendersi conto che niente riusciva a ridargli un po' di pace.
Era il principio di un nuovo giorno, un giorno che il destino avrebbe voluto fosse il primo di una lunga serie da affrontare senza Sidney, e che proprio per questo non valeva la pena di essere vissuto.

  
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