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Autore: Tsu_Chan    15/08/2010    1 recensioni
Non ho mai avuto problemi con le donne, ho sempre avuto chiunque mi fosse passato per la testa, tranne persone morte ovviamente... dicono che posso conquistare anche un uomo... ma questo fino a che mi sono interessato a ragazze piccole, dolci, gentili e delicati... fino a quando non sono stato io ad essere messo al muro. Fino a quando non ho incontrato una come te...
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Reita
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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4 Aprile 2010... 10° giorno

Avere molto tempo a disposizione per pensare è sempre stato un bene dal mio punto di vista: è utile per schiarirsi le idee e per riorganizzarsi dopo una giornata impegnativa. Ma tante notti in bianco te ne danno anche troppo, le idee si accalcano una sull’altra, iniziano a confondersi tra di loro e niente ha più dei contorni definiti: in breve ci si ritrova a guardare il mondo con occhi confusi come se si stesse ribaltati a pancia all’aria sott’acqua, si vede il cielo, e nuvole e il sole ma tutto è confuso, intricato a seconda di come il vento riesce ad increspare l’acqua sulla superficie.
Io mi sento così oggi, so dove vado perché ci sono già stato centinaia di volte e so che devo andare: in pratica attingo energie dal moto perpetuo o dalla forza d’inerzia: chissà se questa  funziona anche quando c’è da suonare, perché sinceramente non credo che oggi sia il mio giorno di maggior splendore dal punto di vista del lavoro.
Per tutti gli dei spero gli altri non mi facciano domande, non mi tocchino, non mi guardino, non mi respirino vicino: si sono anche irritabile oltre che tremendamente stanco, confuso e affamato dato che non ho nemmeno fatto colazione e sono le 5 di pomeriggio.
Di solito dopo una prova generale prima di un concerto per il fan club andiamo a mangiare fuori qualcosa di diverso dal solito: oggi sarebbe il turno della cucina indiana, in uno dei locali che preferisco, ma non credo che andrò nemmeno se pagasse la casa discografica per una buona volta; e comunque è troppo tardi per fare qualunque cosa tra mezz‘ora inizia il concerto.
E non parliamo di Uruha: se solo mi si avvicina lo uccido, lo voglio dall’altra parte della stanza nel caso dovessimo starci tutti e due e dall’altra parte del palco, per quando piccolo possa essere.
Lascio la moto nel parcheggio dietro al locale dove  ci esibiamo sempre per il nostro sempre più enorme gruppo di fan e mi dirigo verso la porta sul retro aprendola facendo pressione sul maniglione antipanico con la schiena mantenendo gli occhi fissi a terra, studiando i sassolini staccati dall’asfalto attraverso le lenti degli occhiali scuri.
A perché non posso rimanere qui fuori, almeno oggi che c’è una simpatica ragazzetta che può prendere il mio posto? Non mi sembra di chiedere tanto.
Appena metto piede dentro però mi sembra di essere entrato dentro all’inferno che ogni J-rocker vede nei suoi incubi peggiori, di quelli che si fanno dopo un’un indigestione di molluschi però: maglie, felpe, giubbetti, pantaloni, gonne, scarpe con tacco e non, stivali, scarpe del tennis di tutto e di più inondava il corridoio che avevo davanti come se il nostro costumista si sia dato ai fuochi d’artificio con il guardaroba vecchio.
‘Reita!’
Dal fondo del corridoio il mega-capo-dio-manager mi corre incontro e mi afferra per un braccio trascinandomi dentro: avevo chiesto di non toccarmi, bene lasciamo stare.
‘Dove sei stato gli altri sono qui da stamattina alle 9, e non sai che rogne abbiamo passato: non abbiamo nemmeno provato siamo stati fino ad adesso a studiare insieme l’immagine delle ragazze. Beh non ho tempo di spiegarti, entra in camerino e mentre ti fai aggiornare renditi presentabile.’
Con la mano libera mi tolgo gli occhiali mostrando al mondo le profonde occhiaie che mi solcano come due mezze lune la faccia già tirata, il mega-capo-ultra si avete capito, mi guarda e storce il naso.
‘E ti prego di alla truccatrice di andarci pesane sembri un panda, io vado a sistemare le ultime cose con gli addetti all’audio. Mi raccomando.’
Mi da una pacca sulla spalla e mi lascia davanti alla porta del camerino: scosto una maglia appoggiata alla maniglia e entro nella stanza color crema piena di specchi e stracolma di gente agitata.
‘Oh Reita alla buon’ora’
‘Taci non è giornata.’
‘Bene molto bene, abbiamo due bassisti su due fuori gioco. E che cazzo!’
Mi siedo su una sedia e aspetto che la parrucchiera inizi il suo lavoro su quelli che una volta erano i miei capelli: ora mi sembrano più un barboncino passato sotto un camion.
‘Qualcuno mi riassume cos’è successo stamattina, sembra di stare nel quartiere commerciale di Tokyo dopo un uragano.’
‘Cos’è successo? Ehehe … di tutto e di più carino, ed è tutta colpa tua!’
Giro la sedia di scatto e salto in piedi all’accusa di Aoi, questa proprio non si può sentire!
‘Io? E cosa avrei fatto!’
‘Diccelo tu cosa hai combinato ieri sera con Tomoyo!’
‘Ieri sera, Uruha?’
Piego la testa da un lato e poi dall’altro facendo schioccare le vertebre con un sorrisetto maligno, facendo schioccare anche le dita delle mani chiuse a pungo.
‘Ieri sera ho perso la possibilità di ucciderti!’
‘Ma che dici idiota!’
Con uno scatto afferro Uruha per il collo della maglia e tiro indietro il braccio come per tirargli un pugno: Kai mi salta addosso e mi tira indietro mentre Ruki allontana Uruha ancora sorpreso ma che si sta rapidamente riprendendo, passando alla sorpresa alla rabbia più acuta.
‘è colpa tua deficiente! Sei stato tu a spaventarla!’
‘Si certo e tu allora ? Ma ti sembra il caso di portarti fuori una ragazza che conosci da meno di un mese e che, cosa più importante lavora con te! Anzi… PER TE!’
‘Ma che hai capito! Non trarre conclusioni per conto tuo, che tanto sono tutte cazzate!’
Una delle ragazze si intromette e cerca di metterci a tacere entrambi anche perché se potessimo prenderci a calci ora lo faremmo e Kai e Ruki non credo riuscirebbero a fermarci.
‘Ragazzi vi volete calmare non è il momento di litigare!’
La porta si apre silenziosamente e ci fermiamo tutti pensando che si tratti del manager, e litigare di fronte a lui non è proprio la migliore delle cose, sarebbe in grado di annullare tutto il live e spedirci dopo una sonora ramanzina a casa per poi tenerci ‘ in castigo ’ per mesi, annullando qualunque impegno che sia anche una visita dal dentista.
Invece al posto della voce eccitata solita del nostro grande-capo, l’unico suono che riempie la stanza è quello di un poderoso pugno che mi prende sulla guancia sinistra e mi manda lungo disteso per terra dopo avermi strappato dalla presa di Kai.
Sento la mascella che urla di dolore, vedo solo tante stelline rosse e bianche e anche se ci deve essere un sacco di trambusto non riesco a sentire nulla se non dei fruscii appena accennati: spero di non essermi rotto nulla, anche perché ho tirato una bella botta per terra.
Sento qualcuno che mi prende le spalle, mi aiuta a sollevarmi di poco dal terreno mentre mi agita una mano davanti agli occhi e schiocca le dita per farti tornare in me.
‘Reita, ehy! Torna in te … Ryo!’
‘Reita-senpai ?’
Sembra tutti parecchio preoccupati tutto d’un tratto, fino a poco fa mi guardavano come se mi volessero riempire di schiaffi e pugni, ora che qualcuno lo ha fatto stanno qui a preoccuparsi.
Appena riesco a rimettere a fuoco la vista la inquadro su chi stava ancora in piedi davanti alla porta e probabilmente ha sferrato il pugno: magna pantaloni in pelle nera lucida e anfibi oltre a un giubbetto da motociclista verde.
‘Tomoyo.’
‘Tzè.’
Non vi potete nemmeno immaginare cosa vedono ora i miei occhi, per quanto possa sembrare strano la ragazza che sta sulla porta e che mi sta fissando attraverso un paio di occhiali neri dalla montatura finissima e le lenti enormi a forma di goccia non assomiglia nemmeno lontanamente a Tomoyo a come ho avuto la possibilità di conoscerla nell’ultimo periodo: anzi è peggio dei primi giorni in cui ha iniziato a lavorare con noi.
Ha un aspetto aggressivo e non più semplicemente antipatico: ma non è l’unica cosa cambiata in lei. Ha tagliato i capelli e li ha tinti, ora le arrivano al massimo alle spalle e sono scalati tanto che i ciuffi più corti le sparano in aria senza bisogno di gel o lacca e sono talmente neri da sembrare petrolio a parte per alcuni colpi di rosso sparsi qui e la.  Ora che sono più corti si notano tantissimo il numero di orecchini che porta, non ci avevo mai fatto caso ma ora tutto di lei mi inspira timore: i sei piercing che porta a ogni orecchio però non sono i soli che noto solo ora, no anzi sono sicuro che questi altri non li avesse ieri sera. Ne ha uno al labbro inferiore, un piccolo cerchietto d’argento che le fascia la punta del labbro tirato in un sorrisetto sbieco; un altro invece però di forma simile a una piccola sfera d’acciaio le spunta vicino al sopracciglio destro, fuggendo da dietro la lente dell’occhiale. Sono certo che questi ieri non li avesse.
‘Tomoyo dico ma sei impazzita ?’
‘Devo colpire anche te.’
Con una mano coperta da un guanto scuro senza dita si porto alle labbra una sigaretta accesa: qui in camerino non è vietato fumare, ci è concesso come piccolo sfogo per scaricare i nervi, ma non sapevo che lei fumasse e questo mi lascia ancora più sorpreso.
‘Beh che avete tutti da guardarmi così, sono venuta a cercare il costumista, tornatevene pure ai fatti vostri.’
Con un po’ di fatica e appoggiandomi alla spalla di Aoi , perché alla fine era lui a tenermi sollevato da terra insieme a Haru che se ricordate è la chitarrista delle Aka, sta di fatto che riesco a rimettermi in piedi e a fronteggiare con un po’ più di contegno la ragazza che attende il costumista intento a raccogliere svariati pezzi d’abbigliamento prima di accompagnarla ai camerini dove cambiarsi.
Anche se del mio contegno mi è rimasto ben poco credo, sono praticamente accecato dal dolore, la mascella mi pulsa come non mai e sento anche la rabbia per quel gesto insensato che cresce sempre di più.
‘Fatto ?’
‘Si andiamo.’
‘Bene ci vediamo sul palco ragazze.’
Con uno schianto si richiude la porta alle spalle lasciandoci tutti nel più totale silenzio; con un po’ di fatica torno a sedermi sulla mia sedia toccandomi la faccia per assicurarmi di non avere nulla di rotto. Rompermi la mascella per colpa di quella sarebbe veramente il massimo dell’umiliazione, ma vi immaginate le voci …
‘è stato mandato in ospedale da una ragazza.’
‘Si si dice gli abbia sfasciato la mascella con un pugno.’
‘Che vergogna uno come lui atterrato da una ragazzina.’
No non ci tengo proprio a fare una figura del genere, sarebbe troppo umiliante e poi chissà che effetto avrebbe sulla mia carriera : diciamocelo una parte del merito per il nostro successo va alla nostra immagine forte e determinata … non vorrei dare problemi anche agli altri.
‘Ecco a cosa le serve il kickboxing …’
‘Reita ti ha sfasciato la mascella ?’
Haru mi si avvicina e mi fa inclinare la testa per esporre a una maggior luce la mia guancia rossa e gonfia.
‘Cavoli che botta. Io non sarei mai riuscito a mandare a terra Ryo con un solo colpo.’
‘Fa male amico ? Cavoli ti ha preso proprio bene.’
‘Kai tu non sai quanto fa male, percui fai silenzio. Mi sento già abbastanza umiliato.’
Qualcuno è andato a prendere una borsa del ghiaccio e ora me la appoggia sulla botta che diventa scura sempre più velocemente, facendomi urlare come un bambino.
‘Almeno non ti ha tagliato, almeno quello.’
La porta si apre di nuovo e questa volta è veramente il manager che sorridendo ci raggiunge: basta uno sguardo alla borsa del ghiaccio e a come sono ridotto perché anche lui prenda la ricorsa e tenti di strozzare Uruha, come se sapesse che prima per poco non arrivavamo alle mani.
‘Che hai fatto cretino! Ora sembra un panda più di prima! Come faccio a mandarlo sul palco in quelle condizioni!’
‘Ma io non ho fatto nulla! Tomoyo mi ha anticipato!’
‘Tom-tom… Tomoyo ?’
Trascinandosi dietro Uruha mi toglie la borsa del ghiaccio di dosso e mi tocca la grossa botta facendomi urlare.
‘Ti sembra che una ragazza possa fare una cosa del genere.’
Alzo una mano mentre con l’altra riagguanto la borsa del ghiaccio e me la rimetto godendo dello stato ti intorpidimento al quale il freddo intenso mi porta.
‘Testimonio in quanto vittima, che è stata lei.’
‘Adesso le vado a parlare e poi vede !’
‘No lascia stare non è un problema me lo sono meritato’
Che palla! O santissimo che palla enorme, ma perché proteggo quella piccola stupida, non ha senso.
‘Beh comunque ragazze avete cinque minuti per prepararvi psicologicamente e …’
Dalla porta aperta entra Tomoyo vestita nel miglior stile visual che io abbia mai visto su una ragazza e si affianca alle altre che solo ora noto sono perfettamente vestite, pettinate e truccate: la cosa più sorprendente è che, oltre a un paio di guanti rossi uguali per tutte, sicuramente un richiamo al loro nome, hanno tutte un qualcosa, un particolare accessorio che riporta a noi altri.
Così Tomoyo ha una bandana tirata fino a sopra il naso a coprirle la metà inferiore del viso, Makoto è truccata come Ruki e Eiko porta una maglia di Kai riadattata sulle sue misure.
Mi sono perso metà del discorso del capo ma va beh.
‘E ricordatevi come vi dovete presentare!’
‘Si Makoto e Tomoyo non eistono: al suo posto esistono Maki e Raiha.’
Raiha? Che razza di nome è!
‘E ricordate se avete problemi fateci un cenno vi vedremo da dietro le quinte.’
‘Si.’
‘Makoto mi raccomando non preoccuparti presenta il gruppo parla con il pubblico, Tomoyo se vedi che ha problemi intervieni tu che hai più esperienza.’
La porta si apre e un tecnico fa segno alle ragazze di seguirlo, ma il manager a quanto pare non ha ancora finito, le guarda con gli occhi che brillano e continua a parlare: probabilmente è soddisfatto del lavoro che è riuscito a fare con loro.
‘E voi altre ricordate Maki e Raiha sono i due elementi forti del gruppo ma anche voi fatevi notare. È la prima volta non vi preoccupate anche se sbagliate, cercate solo di fare bell’impressione. Se domani sentiremo parlare di voi allora potrete essere fiere di voi stesse. Ora in bocca al lupo .’
Con un veloce inchino le ragazze corsero fuori in corridoio verso il piccolo palco che da sulla saletta probabilmente già strapiena di fan urlanti: chissà come prenderanno il loro ingresso.
Giro la borsa del ghiaccio per ottenere un po’ più di freddo.
‘Dite che se la caveranno ?’
‘Ovviamente ci riusciranno: sono forti!’
‘Si spaccheranno tutto e a noi non resterà nulla …’
Cala un attimo di silenzio, il che solitamente tra di noi vuol dire che qualcuno sta per uscire con un idea geniale che scatenerà solo confusione.
‘CHI ARRIVA ULTIMO PAGA DA MANGIARE!’
In meno di tre secondi sono tutti corsi fuori e anche li seguo lasciandomi indietro il ghiaccio gocciolante e sciolto, arriviamo ai piedi del palco e sbirciamo la gente in sala: come al solito è anche fin troppo piena e il vociare supera perfino il suono degli strumenti che le ragazze stanno finendo di  accordare, probabilmente più per ansia che per necessità i loro strumenti.
Fisso insistentemente Tomoyo che al contrario delle altre è abbastanza calma e sta abbassando il microfono alla sua altezza, giusto per dare fastidio perché dopo dovrò stare li a rialzarlo: porta il basso blu scuro sulle spalle al posto che a tracolla diciamo sul davanti, così sembra che abbia un arco o un terzo braccio attaccato alla schiena.
‘Sembrano nervose …’
‘Kai lo eri anche tu la prima volta, mi ricordo che non lasciavi stare le grancassa: mentre ci presentavamo in pratica urlavamo perché qualcuno aveva il piede salterino’
‘Eh … eh …’
Oddio come me la ricordo quella volta se Kai al posto che seduto fosse stato in piedi sarebbe tranquillamente potuto passare per un coniglio pazzo, lo si vedeva che saltellava sullo sgabello con gli occhi indemoniati: fortuna ha perso il vizio.
‘Scusate … emh … scusate ?’
Nessuno in sala sembra aver notato Makoto che poco a poco sotto gli strati di trucco inizia a diventare rossa.
‘è un piacere essere qui con voi, noi siamo le Aka e …’
Niente è come se fossero anche loro parte della scenografia, nessuno che si gira, a parte forse due o tre ragazzi qua e la che lanciano un fischio di approvazione per poi tornare ai fatti loro.
Tomoyo si avvicina alla compagna che intanto si è aggrappata all’asta del microfono come se fosse un bastano da passeggio e ha nascosto il viso tra le braccia, fissando il pavimento: gli da una piccola botta su una spalla e quando Maky si rialza le sorride prima di prende il microfono in mano e schiarirsi la voce con un colpo di tosse.
Sta macchinando qualcosa lo riesco a capire dalla piega della bocca e da come le brillano malignamente gli occhi ….
‘Prima ho tirato un pugno a Reita-senpai credo che cadendo abbia tirato una craniata al terreno e sia andato in coma …’
…..
…..
Non vola una mosca e credo di essere rimasto in sospensione per almeno dieci minuti perché quando mi riprendo dalla sala tutti stanno ridendo e gli altri mi guardano cercando di trattenere le risate.
‘Cosa ha detto!’
‘Beh ora il pubblico le sta ascoltando però...’
‘E per questo deve inscenare la mia pseudo morte ?’
Concentrandomi di nuovo sul palco vedo che l’aria è decisamente più leggera di prima: Tomoyo sta tentando di proteggersi dagli schiaffi di cui Eiko la sta sommergendo, Maky sta tra una risata e l’altra presentando le altre ragazze, Koyo e Haru invece si stano facendo i cavoli loro armeggiando con una piccola fotocamera digitale ed alcuni cavi che tentano di collegare ad un proiettore a sua volta puntato su uno sfondo bianco.
‘Si però lasciamela la bassista mi serve!’
A furia di ritrarsi dai colpi della batterista la ragazza dai capelli neri e rossi così incomprensibili per me, soprattutto dopo quello che mi ha detto ieri sera, si è trovata isolata e inerpicata in cima a una cassa come una capra su uno spuntone di roccia.
Intanto le due che si improvvisavano tecniche riuscirono a collegare la fotocamera e sullo sfondo bianco iniziarono a scorrere un fiotto di foto sia loro che alcune nostre: una foto del primo giorno in sala prove, svariate foto in cui sono ritratte le ragazze in tutte le pose possibili, una foto di Uruha che dorme con a bocca aperta rivolta al soffitto, una di Tomoyo in sella alla moto con il casco in braccio, una mia e di Tomoyo ognuno sulla sua moto, Ruki con la chitarra di Aoi in spalla, di nuovo Uruha che  pisola.
Ma cosa sono queste, paparazzi?
Dalla sala però salgono risate e richieste di rivedere alcune fotografie, soprattutto le più imbarazzanti e inguardabili.
‘Emh Maky ma dove diavolo l’hai caricata quell’immagine ?’
‘Ma li da qualche parte!’
Tomoyo urla dal suo rifugio in cima alla casse ai cui piedi la batterista tenta ora di raggiungerla agitando le bacchette.
‘Provate dopo quelle della montagna dell’anno scorso: l’ho caricata io li per trovarla prima!’
‘A si trovata!’
Al posto delle nostre foto ora lo sfondo bianco è coperto dal disegno di una grande rosa rossa i cui rametti contorti e pieni di spine disegnano altri fiori e la scritta ‘Aka’ in un angolo: hanno tagliato così tanto i fondi  che si sono dovuta fare da sole pure il logo della band! Però è venuto bene.
‘Yo, Haru bel lavoro: ora però possiamo iniziare ?’
‘No sai che dobbiamo intrattenere i cui presenti signori fan fino a che i ragazzi sono pronti.’
‘Si e allora ?’
‘Beh fino a che non si schiodano da dietro le quinte è complicato che riescano a prepararsi.’
Con uno scatto in sincro delle teste le ragazze puntano lo sguardo verso di noi e ci guardano in cagnesco cercando di farci fuggire: e vi dico che ci riescono! Almeno con gli altri …
Io mi ritrovo imbavagliato al volo e spedito a calci sul palco da una presenza che mi ha raggiunto alle spalle, calci nemmeno troppo delicati aggiungerei: appena vengo illuminato dalle luci caldissime e chiare, dal pubblico salgono grida di gioia e il mio nome viene ripetuto più volte con tono sempre più acuto.
Mi giro a guardare la ragazza che con il basso ancora in spalla si avvicina al microfono e sorride sollevando il bordo del labbro con il piercing ora visibile dato che la sua bandana è finita in faccia me.
‘Beh come potete vedere è ancora vivo percui, non mi potete odiare.’
Alcune persone si mettono a ridere e altre continuano ad urlare sempre più entusiaste per lo spettacolo al quale stanno assistendo: spettacolo del tutto inaspettato.
Con un veloce inchino mi defilo dietro le quinte scure il più velocemente possibile.
Appena metto piede nel bianco artificiale del corridoio mi sento già più sicuro, mi abbasso la bandana con un gesto stizzito e mi fermo ad ascoltare i primi accordi che arrivano dal palco: battuta dopo battuta il volume sale ed anche il vociare della gente, fino a quando una voce dolce rompe la confusione generale mettendo tutti a tacere.

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Chiedo perdono per tutto il tempo che ci ho messo a scrivere questo capitolo ma sapete cosa mi ha portato via più tempo? Scegliere come vestire le ragazze... e come avrete ben notato alla fine ho lasciato stare x°D a parte alcuni particolari accennati qui e la ho preferito fare l'indiana.... beh l'idea iniziale non era di scrivere questo, insomma non volevo far pestare Reita però il cervello è degenerato... in pratica, non so nemmeno io cosa succederà ora dato che devo risistemare tutto *w* ahaha come complicarsi la vita inutilmente -___-' *mette cerottino a Reita e fa pat pat in testa*
*Darky

P.s.
Ruki get well soon!
   
 
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