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Autore: Kerian    12/10/2005    7 recensioni
*It's hard to explain. I say the right thing, but act the wrong way*
1979. Una notte nella vita e nei pensieri di Sirius Black
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sirius Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Some words before read: e così, alla fine l’ho scritta

Due parole prima della lettura: e così, alla fine l’ho scritta. Cioè, io odio Sirius Black. Lo trovo letteralmente osceno. Eppure ho scritto una fanfiction su di lui, in prima persona, e mi è piaciuto da morire.

Insomma, mi sono crollate delle certezze °_° probabilmente, questo sarà un segno di un conflittuale rapporto di amore-odio che io non voglio ammettere.
Ma comunque…
Tutto è nato a scuola. Stavo dicendo, scherzando ovviamente, alla mia compagna di banco che avrei scritto una Sirius-Lily (è un pairing piuttosto unconventional, no? Comunque non l’intera storia è incentrata su questo)

Poi, tra una risata isterica e l’altra, l’ho scritta davvero. Il titolo viene da una canzone dei The Strokes (Hard to explain) proprio come le parole iniziali. Penso che descriva bene la mia idea di Sirius.
E beh, ecco qui la one-shot.
Oh mon Dieu! Temo sia una vera puttanata.

Mi aspetto comunque i vostri commenti ;)

 

 

Hard to explain

 

It's hard to explain
I say the right thing
But act the wrong way

 

Non sarebbe dovuta andare così.
Ci avevano detto che sarebbe stata una missione semplice e noi –come eravamo stati ingenui!- avevamo fatto il viaggio fino a quella maledetta città ridendo e scherzando come dei ragazzini alla loro prima gita a Hosmegade. Fabian Prewett aveva raccontato una buffa storia a proposito di una sua punizione ai tempi di Howgards e io e James, che palesemente non aspettavamo altro che un pretesto, abbiamo incominciato a rivangare le imprese dei Malandrini negli anni passati alla torre grifondoro. E che imprese ci sembravano!
In realtà, rubare i compiti a Mocciosus, lanciare caccabombe nello stanzino delle scope di Gazza o anche diventare Animagus erano solo giochi dettati dalla noia, dalla voglia di avventura, dal desiderio di far vedere quanto valessimo.
Il fatto è che, nonostante ora mia sia chiaro, all’epoca non ce ne accorgevamo affatto e sono quasi sicuro di potermelo dimenticare la prossima volta che ci sarà da divertirsi.
Se ci sarà una prossima volta.

Il mondo mi è crollato addosso, è crollato addosso a tutti noi, e lasciarsi alle spalle i bei tempi andati è una necessità.
Ecco perché in quel momento, su quel babbanissimo treno, sono stato bene come non mai.

 

Insomma, ho vent’anni e non so assolutamente cosa fare della mia vita.
Di più: non riesco neppure a pensare al futuro.
È sinceramente più forte di me: combattere per l’Ordine va bene, aver rotto con la mia famiglia è ottimo, ma oltre a questo prendo gli eventi come vengono, e basta.

Comunque, a mia parziale discolpa, posso dire che la mia vita non è semplice.

Quanti ventenni devono cercare di combattere un mago oscuro e potentissimo che vuole dominare il mondo? Quanti leggono il giornale ogni mattina temendo di trovarci l’annuncio della morte di un amico?
La maggior parte dei ragazzi della mia età, andando a dormire la sera, si preoccupa solo  della possibilità che il padre non gli passi più abbastanza soldi, o di come fare a spiegare che diavolo ci facesse con le mani della biancheria della ragazza del suo migliore amico.
Già, la ragazza del mio migliore amico.

 

Entrammo della casa che ci era stata indicata (n. 61, Elisabeth Road)
Era dipinta di giallo, all’esterno, e sembrava grande. Aprimmo al porta con grande facilità (questo avrebbe dovuto insospettirci!) ed entrammo, il più silenziosamente possibile. Avevamo le bacchette in mano, ma non eravamo realmente preoccupati: ci aspettavamo solo pochi Mangiamorte, di infimo livello e in più anche addormentati.

Per questo, quando arrivò lo schiantesimo, non ebbi il tempo di reagire. L’incantesimo mi scagliò contro uno dei raffinati muri dell’atrio di quella maledetta abitazione e picchiai violentemente il braccio. Questo, credo, fu una fortuna.

L’urto fu terribile, ma il dolore al braccio mi tenne cosciente.
Con fatica mi alzai in piedi, chiedendomi confusamente perché il mio avversario non mi avesse lanciato un’ Avada Kedavra e non l’avesse fatta finita subito.

“Perché così si perde tutto il divertimento, cuginetto!”
Bellatrix. Dannata Bellatrix; e dannata la sua Legimanzia!

Chiudere la mente non era mai stato così importante. 
 

La situazione era disperata. Erano presenti almeno una ventina di Mangiamorte; e –altro che infimo livello- questi erano in assoluto tra i migliori!
”Felpato, qui!” Sentii la voce di James dietro le mie spalle.
”Crucio” Urlò Bellatrix in quel momento, e io mi buttai a terra per evitare la sua maledizione. Riuscii a vedere, dietro di me, James, Alicia e uno dei fratelli Prewett (Fabian, forse) e capii che avrei dovuto raggiungerli in fretta. Una ritirata era l’unico modo per salvarsi.
Eppure..

Bellatrix stava ancora di fronte a me, un ghigno sarcastico sul viso.
Avevo una voglia matta di vederla contorcersi urlante a terra. Avevo davvero voglia di….
Esitai.
Così la mangiamorte dai capelli rossi lanciò un’Avada Kedavra, verso i miei compagni che stavano aspettando solo me.
Fabian Prewett morì sul colpo.

 

Ho un ricordo piuttosto confuso di quello che accadde dopo. Indietreggiai e ,non so come, mi ritrovai al fianco di James. Qualcuno poi evocò la nebbia (Alicia? Si deve essere stata lei.) e noi tutti fuggimmo.

 

Dopo poco ci ritrovammo, in piena notte, accucciati in una stradina poco trafficata.

È strano come certi particolari insignificanti siano notati così prontamente da una mente sconvolta. Io, per esempio, percepivo distintamente un odore di caffè.

“cos’è successo all’altro Prewett?” mi ritrovai, sorpreso, a chiedere.
”è morto.” Fu la risposta secca di James.

 

Un ombra sulla strada ci fece sobbalzare tutti.
”è solo un babbano. Ora se ne va.” Disse Alicia, con un filo di voce. Pensai a lei, a suo marito Frank. Sarebbe potuta morire, dopo neanche un mese di matrimonio, a vent’anni, con tutta la vita davanti.

 

“Se torno mi sposo” disse James all’improvviso. “ho aspettato anche troppo. Se torno sposo Lily. Non voglio morire e non averla sposata, e affanculo a tutto il resto.”
Lo capisco. Mi è sempre piaciuta Lily Evans.

Cioè, questa non è proprio la verità (ricordo ancora i commenti, non proprio gentili, sulla nuova ragazza di James) ma, comunque, ora mi piace.
Mi piace più di quanto dovrebbe piacermi.
Quando è cominciato tutto?

A scuola James aveva una vera cotta per Lily Evans, forse l’unica grifondoro che non l’avrebbe toccato nemmeno per scherzo. Questo comunque non gli impediva di divertirsi abbondantemente, che poi era quello che facevo anche io. James aveva a disposizione un  sacco di ragazze, più o meno belle e, beh.. non è che ci rinunciasse.
Ma, tra un “divertimento” e l’altro pensava alla Evans.
Ricordo che lo prendevo sempre in giro per questo.
All’inizio lui la odiava. Aveva dei voti più alti dei suoi e gli dava fastidio, o una cosa del genere. Poi, durante il quarto anno ammise che aveva delle gambe stupende.
Io ero d’accordo, ma lo sfottevo e dicevo che Lily era fuori dalla sua portata.
Lily, in effetti, mi è sempre sembrata attratta dai casi disperati. Si diceva in giro che avesse una storia perfino con Mocciosus, ma James non ci credeva, e comunque se era vero lo si tenne ben nascosto. Poi dev’essere successo qualcosa, alla fine del sesto anno tutti si accorsero che sorrideva molto meno. Questo era un male: lei è bella, ma non splendida, e si anima sorridendo. Il suo sorriso è..
Ma è meglio non pensare a questo.
Lily, all’inizio del settimo anno, si avvicinò a noi a causa di Remus. Quello che dice “due solitudini a contatto”. Loro due erano dolci e tristi, nello stesso modo, e si capivano più di quanto noi potessimo anche solo immaginare.

Un giorno poi, James ci riuscì. Lei cedette e loro due diventarono inseparabili (beh, a dire la verità James anche poi si è “divertito” un po’, ma ora dice che vuole smettere)

Credo che Lily fosse troppo sola, troppo disillusa, troppo stanca per non appoggiarsi alla spalla che lui le offriva. E così andò avanti per un bel pezzo.

 

“Sarebbe meglio dormire” disse Alicia stancamente “non possiamo muoverci di qui, qualcuno può fare la guardia e gli altri due riposarsi un po’.”
Aveva un grande taglio sulla fronte, che sarebbe dovuto essere curato al più presto.

Si vedeva che era stanca, troppo stanca; priva della forza necessaria per Smaterializzarsi. La gamba di James era ridotta anche peggio del mio braccio, e se non sbaglio lui si era beccato pure una cruciatus.
”Domani mattina ce ne andiamo” ho detto a fatica “riposatevi pure. Qui penso a tutto io.”
Alicia mi ha guardato diffidente(non si è mai fidata troppo di me, e non posso biasimarla) ma si è appoggiata al muro e ha chiuso gli occhi.

 

Io stavo pensando a Lily, non posso fare altro. Ho accuratamente evitato di osservare James, quasi temendo che lui avesse potuto leggere nei miei pensieri –non li avrebbe trovati affatto piacevoli-

 

Era sera, a casa mia. C’era stata una veloce riunione dell’Ordine, a cui avevano partecipato solo Silente e pochi altri. Tra questi Lily, ma non James che era in Francia in missione.

Avevamo bevuto dell’ottima Burrobirra ghiacciata e anche un grazioso cocktail alla fragola che Emmeline Vance aveva fatto comparire sul tavolo (“dovete proprio assaggiarlo!” aveva detto sorridendo)

Beh, io forse avevo bevuto un po’ troppo, ma è una cosa che faccio spesso e non mi da problemi. Credo infatti che quello che è successo dopo, non abbia alcun rapporto con l’alcool, almeno non per me.

Tutti erano usciti, ma Lily era ancora seduta su una poltrona nera, in un angolo del salotto. Stavamo parlando di morti. È una cosa comune, qui, parlare di morti. Questi li chiamano gli anni del terrore.

Io dissi: “almeno tu sei felice.”
Lei si alzò in piedi, mi guardò neglio occhi e disse, piegando appena le labbra: “Felice?”

Non so perché la baciai.

Era sola, indifesa e triste e io la baciai.

Sapeva di fragola.

“Non dovrei, Lily” le dissi quasi subito, ma (non so come o perché!) continuai a baciarla. Dopo nemmeno cinque minuti ci siamo trovati nella mia stanza e non pensavo più a chi fossimo noi due o a che cosa stessi facendo. Avevo un disperato bisogno di averla con me, in quel momento, sempre più vicina.
E io non ero più Sirius e lei non era più Lily; non esisteva nessun James in quel momento. E non c’era nessuna guerra, nessun motivo di essere stanchi, o delusi. C’era solo lei con gli occhi chiusi e i  capelli rossi sparsi sul cuscino, e solo io che la guardavo stupito mentre facevamo l’amore.
Era bellissima: come avevo fatto a non notarlo prima?

Semplicemente non riuscivo a staccarmi da lei, e non l’ho fatto se non la mattina successiva; quando mi ha sorriso ed è uscita da casa senza una parola.

 

Non abbiamo parlato più di questo.
A dire la verità, io e Lily non abbiamo parlato poi molto dopo quella notte; che temo –quanto vorrei che non fosse così!- debba essere annoverata come uno dei miei più madornali errori.

 

La nostra sventurata missione, comunque, finì bene – se così si può dire. Il braccio mi faceva molto male, ma riuscii a dormire mentre James mi dava il cambio sia nel fare la guarda, che, credo, nel pensare a Lily.

Nessuno, né babbano né mangiamorte, ci ritracciò.

Tempo della mattina successiva fummo, se non in piena forma, almeno in grado di smaterializzarci e arrivammo in un attimo a Londra.

Ora sono ancora qui, nel quartiere generale dell’Ordine, circondato da moltissima gente, ma fondamentalmente solo coi miei ricordi.

Ho tante cose da fare, tanti sbagli con cui convivere, tanti anni davanti a me.
James mi sorride e io non posso fare a meno di abbassare gli occhi.

 

 

 

Fine?

  
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