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Autore: Aurora Barone    16/08/2010    1 recensioni
Reika una ragazza ricca e annoiata decide di aprire il club dei tuttofare trascinando le sue amiche in questa sua bizzarra iniziativa.
Natsuko, amica di Reika si innamora di Hideki il solito playboy.
Ma Natsuko fin troppo Inesperta in fatto di ragazzi si lascia completamente ingannare dalle apparenze,nonostante Reika la metta in guardia come se conoscesse fin troppo bene Hideki.
Inoltre al club di Reika si iscrive come al solito Ryueki definito da Natsuko un otaku fissato,ma forse finirà col ricredersi sul suo conto?E Reika e Hideki in realtà si conoscono già?
(storia narrata da tre punti di vista)
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Eccomi qui con il capitolo 10, in realtà era già pronto ma me lo tenevo da parte perchè ancora non ho finito il capitolo 11, però adesso è sulla buona strada per la conclusione!

Sono stata molto contenta nel ricevere il tuo commento Conan, mi ha incoraggiato molto! Il mio primissimo commento e forse anche l'ultimo XD però vabbè io tanto scrivo lo stesso! E ciò mi ha fatto ancor più piacere è stato che era un commento positivo, mi ha fatto veramente piacere il tuo commento spero che commenterai anche questo capitolo!

Comunque anche le critiche mi vanno più che bene...forse ci rimarrei un pò maluccio...ma in effetti questa fanfiction è diversa dalle altre pubblicate e l'ho scritta con un pò di difficoltà, di solito non tiro molto per le cose quotidiane...preferisco cose più drammatiche e complicate, quindi magari ho fatto degli errori un pò contestabili sia sulla trama e sulla grammatica...per quelli di grammatica ho fatto almeno quel che potevo...diverse revisioni... e per quanto riguarda la trama bè ecco...non so volevo fare una commedia sentimentale spensierata prendendo ispirazione da qualche anime! Cmq basta non mi voglio dilungare più di tanto, mi limito col dire che anche le critiche mi vanno bene, certo maggari ci rimarrei un pò male però anche le delusioni servono a farmi migliorare!


Tornata a casa, dopo quella giornata trascorsa con Hideki guardando Gintama, passai il resto della giornata a specchiarmi.
Doveva esserci qualcosa che non andava in me, perché altrimenti non mi avrebbe rifiutato.
Il mio orgoglio femminile era rimasto ferito da quell'interruzione, ma non era solo questo.
Mi sentivo un vuoto allo stomaco, un malessere interiore che non riuscivo a comprendere.
Ecco, lo sapevo! Per colpa di quell'idiota stavo soffrendo come una delle tante sgalettate interessate a lui.
Mi struccai il viso e il collo in cui riapparve quel succhiotto coperto da litri di fondo tinta.
Lo sfiorai con le dita. Per qualche strana ragione non mi dispiaceva.
Il giorno seguente, ero arrivata a scuola più presto del solito.
Non vedevo l'ora di sfoggiare tutto il mio fascino dinanzi ad Hideki.
Mi ero truccata più del solito, era l'unica cosa che potessi fare per mettere in maggiore risalto la mia bellezza.
Purtroppo la divisa scolastica era obbligatoria, quindi non potevo mettermi un bel vestitino per poter sfoggiare al meglio il mio sex appeal.
Anche lui era arrivata presto. Lo scorsi vicino ad alcuni ragazzi della scuola.
Colsi al volo quell'occasione, andandogli incontro.
Inizialmente gli feci un cenno con la mano, poi mi avvicinai al suo viso reggendomi sulle punte dei piedi.

Gli dissi un ciao sussurrato e roco, poi lasciai che il mio respiro sfiorasse la sua pelle e le sue labbra.

Strinsi il suo viso fra le mie mani, contemplando la sua bellezza per un istante. Rimase sbigottito dal mio gesto, non gli avevo neppure dato il tempo di rispondere al mio saluto.
I suoi occhi color castagna incontrarono i miei. Stavo perdendo tutta la mia sicurezza osservandoli. Così mi affrettai a dargli un bacio sulla guancia, ignorando che questo mio gesto avrebbe potuto comportare delle reazioni da parte sua.
“Reika....” disse guardandomi con un'attenzione esagerata.
“Si, mio caro...” dissi sfiorando appena il suo petto col palmo della mia mano.
Sentivo dalla maglietta quel corpo muscoloso che non era stato mio e pensai che fosse un vero spreco.
Ero andata a letto con tanti di quei ragazzi, ma nessuno di loro possedeva muscoli come questi.
Doveva fare tanta palestra pensai, contemplando la bellezza del suo corpo.
“Reika... stai bene?” chiese preoccupato.
“Si, benissimo!” affermai continuando a sfiorare il suo petto.
“Non è da te, essere così affettuosa nei miei confronti...” esclamò sorridendo.
Mi alzai sulle punte dei piedi per avvicinarmi al suo orecchio,ma lui ridendo disse “Mia cara nanerottola non ti preoccupare mi prendo io il disturbo di chinarmi!” disse con presunzione.
Mi aveva chiamato nanerottola? Nanerottola a me? Che ero tra le ragazze più alte dell'istituto, ma come cazzo si permetteva?
Feci la superiore, non volevo dar troppo peso alle sue parole e lo lasciai chinare pensando con soddisfazione che per altre ragazze non si sarebbe mai preso tanto disturbo.
“Vorrei finire ciò che non abbiamo concluso ieri” gli dissi in tono sensuale soffiando nel suo orecchio.
Fingevo di essere completamente padrona di me stessa, ma in realtà ero a disagio.
Temevo di ricevere un rifiuto e non avrei potuto sopportarlo.
Era una questione di orgoglio, non poteva rifiutare una come me, nessuno rifiutava Hanamei Reika!
Lo stavo provocando per quello, volevo portare a termine ciò che non avevamo concluso per puro godimento personale, non c'erano altre ragioni.
Lui mi guardò con un espressione indecifrabile, non capivo se volesse fare sesso con me o meno.
Le mie mani s allontanarono dal suo petto in attesa di una risposta.
Ma quella risposta tardava ad arrivare, forse non sarebbe mai arrivata, così infuriata senza riuscire a dar freno alla mia bocca dissi“Non capisco, cos'è che non va in me? Ti scopi tutte e poi rifiuti una come me? Come ti permetti?”
“Ah, così dunque ho ferito l'orgoglio di Hanamei Reika” affermò come se improvvisamente gli fosse chiaro tutto.
“Ma figurati, piuttosto...dovresti ringraziarmi...ti sto offrendo un'altra chance quindi ti converrebbe non giocartela!” affermai con presunzione.
“Spiacente, ma non sono interessato, sei una mia amica di infanzia...sarebbe come scopare mia sorella!” affermò con cattiveria.
“Eppure quando mi hai baciato, non mi sembravi della stessa opinione...” gli feci notare perdendo del tutto le staffe.
“E' stato solo un momento di follia...tutto qui...” esclamò tranquillamente.
“Te ne pentirai! te ne pentirai amaramente!” gli risposi inferocita, andandomene via.
Stavo piangendo? No, doveva essere l' eccessivo trucco che avevo messo a farmi lacrimare gli occhi.
Ma per quanto lo negassi, io stavo davvero piangendo per il rifiuto di Hideki, era palese, non potevo negarlo a me stessa.
Era solo un capriccio come altri, piangevo sempre quando non riuscivo ad ottenere ciò che volessi ed Hideki non era da meno, però di solito non provavo questa forte stretta al cuore che mi impedisse di respirare normalmente.
Un ragazzo mi venne incontro, era uno di quelli con la quale ero stata a letto.
Non spiccava molto per bellezza, anche il suo fisico lasciava molto a desiderare, però era sempre stato dolce e buono nei miei confronti.
Ero stata io a mollarlo spezzandogli il cuore, quando mi incrociò mi salutò con preoccupazione.
“Reika, stai piangendo?”mi chiese pronto a darmi conforto.
Mi accolse fra le sue esili braccia, lo lasciai fare, mi lasciai cullare da quella stretta chiudendo gli occhi.
Immaginavo che fossero le forti braccia di Hideki ad avvolgermi, invece quando riaprii gli occhi notai con amarezza che appartenessero a quel insulso ragazzo.
Hideki ci stava fissando sentivo il peso del suo sguardo, anche altri ragazzi che attendevano il suono della campanella ci fissarono molto intensamente rivolgendo sguardi di invidia al ragazzo.
Dopo riuscii in qualche modo ad allontanarmi da lui, inventandomi una scusa come un'altra.
Vidi Haruna e Natsuko in una parte del giardino in attesa che la campanella suonasse. Le andai incontro, prima però asciugai le mie lacrime e mi aggiustai il trucco usando uno specchietto.
“Ciao!” dissero in coro.
“Reika, ma hai gli occhi rossi, non avrai per caso pianto?” chiese Natsuko.
“Perché era così dannatamente perspicace!” Pensai tra me.
“No è solo il trucco... questa matita deve avermi fatto allergia” dissi giustificando i miei occhi arrossati.
“Hideki ci sta fissando!” disse Haruna.
Dannazione, forse si era accorto delle mie lacrime.
Gli avevo dato senza volere la soddisfazione di avermi fatto piangere.
Dopo la scuola, pranzai insieme ad Haruna e Natsuko.
Natsuko era in collera “Non ci posso credere che tu mi abbia lasciata da sola con quel tipo”
“Com'è andata?” le chiesi maliziosamente. Parlare della situazione sentimentale di Natsuko mi aiutava a dimenticare la mia.
No, non era neppure una situazione sentimentale, era solo una questione ormonale!
Hideki, era solo colui che poteva darmi piacere sessuale, non c'era più alcun sentimento, non era più quell'Hideki che avevo amato.
“Guarda che mi doveva spiegare la matematica, mica era un appuntamento!” affermò Natsuko.
“E tu Haruna, hai sbaciucchiato il tuo Takeru?” chiesi ridendo.
Lei arrossii di botto, le andò persino il cibo di traverso.
“No...” affermò rossa di vergogna.
“Che noia che siete tutte e due!” sbuffai.
“E tu Reika, hai fatto nuove conquiste?” mi chiese Natsuko.
“No, nessuna” mi affrettai a rispondere.
“Hideki continua ad infastidirti?” domandò Natsuko con un espressione alterata.
“Di cosa stai parlando?” le chiesi sorpresa.
“Stamattina non faceva altro che fissarti e poi... l'hai fatto iscrivere al nostro club perché ti ha minacciata” disse con un espressione infuriata, anche Haruna si intromise chiedendo“ E' stato lui a farti piangere stamattina?”
Non le avevo mai viste così arrabbiate, mi faceva piacere che fossero così protettive nei miei confronti, però non volevo neppure che andassero da Hideki a fargli qualche scenata.
“No, vi sbagliate...è solo questa matita che mi dà fastidio...” esclamai cercando di apparire convincente.
Dopo tornammo a scuola per dirigerci nel nostro club.
Ero in ansia, non volevo vederlo, non dopo la figuraccia di stamattina.
Hideki arrivò nel medesimo istante in cui tenni le dita incrociate sperando che non venisse.
Si sedette su un banco vicino agli altri, poi qualcosa attirò la sua attenzione, il numero di “Bleach” che aveva tra le mani Ryueki.
“Ma questa è l'edizione speciale” esclamò Hideki meravigliato.
“Si...” rispose Ryueki piuttosto svogliatamente.
Era palese che Ryueki lo odiasse dopo tutto quello che avesse combinato con Natsuko, ma lui non ci fece caso.
“Quanto vuoi per questo numero?” chiese Hideki.
“Spiacente ma non te lo voglio vendere!” affermò Ryueki con un espressione sdegnata.
“Avanti, scommetto che non hai mai visto tanti soldi in vita tua!” disse tirando fuori dal portafogli una somma spropositata di yen.
“Tu credi che tutto si possa comprare con i soldi?” chiese Ryueki guardandolo malamente.
“Si” rispose lui guardando Natsuko, come se volesse lasciar intendere a Ryueki che poteva anche riuscire a comprare la ragazza che gli piaceva oltre al suo numero di “Bleach”.
Era una delle sue minacce: ” Vendimi il numero o ti sottraggo la ragazza”
Ryueki era furibondo doveva aver intenso la minaccia che gli era stata lanciata, mentre Natsuko era alterata per la presunzione di Hideki.
“Tu credi di poter comprare tutto con i soldi, sei così superficiale!” disse insultandolo.
Anche Ryueki lo insultò, persino Takeru il più pacato del gruppo incominciò ad offenderlo, poi tirarono in ballo anche me dicendo “Devi lasciare in pace Reika, uno come te non è degno di una ragazza come lei!”
Sputarono fuori tutti i pensieri negativi su di lui in una sola volta, ne dissero così tante che non riuscivo neppure a stargli dietro, persino Hideki smise di volersi difendere da tutti quegli insulti.
Alcuni mi parvero gratuiti, ok Hideki non era un santo, però era anche lui un ragazzo con un cuore e con dei sentimenti, non bisognava essere così duri con lui.
Hideki mi osservò speranzoso, mentre io rimanevo in silenzio senza sapere cosa dire.
Una parte di me, mi diceva di prendere le sue difese, ma l'altra voleva vendicarsi del rifiuto subito.
La sua espressione mi parve turbata, non era più l'Hideki spavaldo e presuntuoso, quello era l' Hideki debole che richiedeva il mio aiuto come quando eravamo bambini.
Uscii dall'aula del club sbattendo con violenza la porta dietro di sé, mentre gli altri continuavano ad offenderlo.
Dopo calò il silenzio, tutti guadarono verso la mia direzione poiché era stata la sola a non averlo insultato.
Dopo queste lunghe occhiate, la giornata trascorse come al solito: Ryueki aiutava Natsuko con gli esercizi di matematica ed io e Haruna inventavamo una scusa per lasciarli soli.
Takeru e Haruna se ne andarono insieme,mentre io uscii dalla scuola pensando ad Hideki.
Percorsi il giardino di scuola pensando a lui e aspettando il mio autista che tardava ad arrivare.
Dopo in lontananza notai un ragazzo steso per terra, sembrava morto. Corsi preoccupata verso di lui.
Lo osservai attentamente nonostante le botte ricevuto che lo rendevano quasi irriconoscibile, capii subito che si trattava di Hideki.
Preoccupata con il cuore che mi batteva fortissimo, mi chinai per sentire se il suo cuore batteva ancora.
Non appena lo sentii battere ripresi a respirare normalmente. Mi affrettai a chiamare il pronto soccorso, fortunatamente non aveva nulla di grave, a parte graffi,lividi, occhi neri e qualche slogatura.
Rimasi ad osservarlo mentre l'infermiera gli disinfettava le ferite, non aveva ancora ripreso conoscenza.
Quando l'infermiera se ne andò, mi avvicinai al suo letto.
Strinsi la sua mano, ricordandomi del giorno precedente in cui gli avevo stretto la mano e lui mi disse “ Don't let the moment pass!”
Lo osservai era così bello nonostante i lividi sul viso, riuscivo ancora ad ammirare quel naso all' insù e quelle labbra che mi avevano baciato.
Il suo corpo era mezzo coperto, riuscivo a vedere vagamente una parte del suo muscoloso petto che avevo accarezzato sopra la maglietta. quella stessa mattina.
Riprese improvvisamente conoscenza, i suoi occhi color castagna incrociarono ancora una volta i miei.
“Dove sono?” chiese con quel po' di voce che gli era rimasta, non aveva neppure la forza di parlare.
“Sei in ospedale...” mi affrettai a rispondere per calmarlo.
“Credevo di essere morto”disse in un sussurro appena percettibile.
“Chi ti ha ridotto in questo stato?” gli chiesi tentando di apparire disinteressata.
“cinque bestioni” affermò continuando a fissarmi con insistenza.
“Che cosa hai combinato?” gli domandai seccata.
“Le solite cazzate...” disse rimanendo sul vago.
“Cioè?” gli chiesi tentando di liberare la mia mano dalla sua.
“Sono andato a letto con una ragazza e l'ho fatta soffrire” disse con un espressione cupa.
“Lasciami la mano!” urlai mentre cercavo di liberarmi dalla sua stretta.
“Reika,ti prego!” disse in tono di supplica.
Ero furiosa, rifiutava me però con le altre ci andava a letto e per di più queste mandavano il fratello e i propri amici a picchiarlo.
“Non mi hai ancora spiegato perché piangevi stamattina!” disse lui mettendomi in difficoltà.
“Ah tu vuoi sapere il perché?” chiesi facendo una risata isterica.
“Si” disse accarezzando la mia mano.
Non sapevo cosa rispondergli, non sapevo neanch'io perché avessi pianto di preciso.
Era solo un capriccio che non era stato soddisfatto, dovevo aver pianto per questo, ma quella fitta al cuore la diceva lunga.
Riuscii finalmente a liberare la mia mano dalla sua, così mi alzai pronta ad andarmene, ma lui si alzò dal letto per fermarmi.
Lo osservai rimanendo di stucco per la visione dei suoi pettorali scoperti, aveva solo lo stomaco fasciato e poi sotto solo i boxer.
Mi sentii a disagio, i miei occhi guardavano le sue parti bassi senza che io volessi, era un gesto puramente involontario.
Ma che andavo pensando, piuttosto non doveva alzarsi dal letto, doveva ancora ristabilirsi del tutto.
“Ma sei pazzo?! Rimettiti a letto!” gli dissi preoccupata per la sua salute, ma lui non mi stava neppure ascoltando.
Barcollò verso la mia direzione tentando inutilmente di afferrare la mia mano che era troppo distante dalla sua.
Tossii e cadde per terra facendo un gran tonfo.
Scossa mi abbassai per aiutarlo a rialzarsi e a rimettersi nel letto.
Era troppo pesante, per quanto mi sforzassi non riuscivo a sorreggere il peso del suo corpo,le mie braccia e la mia schiena erano indolenzite per l'eccessivo sforzo ed il contatto diretto con la sua pelle mi provocava una sensazione di stordimento che non era affatto di aiuto.
Stremata dalla fatica mollai di colpo la presa, lui finii sopra di me.
Era una scena che avevo già vissuto, anche se in una situazione ben diversa.
Sentivo il peso del suo corpo sopra il mio, così il mio cuore riprese a battere più del solito.
“Ti amo...” disse in un sussulto.
Chiusi gli occhi non riuscendo a sostenere il suo sguardo, incominciai a sudare e a sentire l'aria mancarmi.
Sicuramente stava delirando, tutte quelle botte dovevano avergli fatto male.
“Ti amo” disse ancora, lo ripeteva con insistenza agitandosi sopra di me.
Per qualche strana ed inspiegabile ragione gli avrei risposto istintivamente “ Anch'io ti amo” ma misi a freno quell'impulso poiché tutto ciò non aveva senso.
Io non amavo lui, amavo l'Hideki dei miei ricordi passati e anche quell' Hideki non amava me, diceva di amarmi soltanto perché era ancora scombussolato dalle bastonate prese.
Dopo un po' entro l'infermiera, aiutò Hideki a rialzarsi e a rimettersi nel letto.
Rimasi a tenergli compagnia finchè non si riaddormentò.

Hideki:

Ero furioso, Reika mi aveva salutato in quel modo solo per una questione di orgoglio personale.
Non ero andato a letto con lei, mentre con le altre si a danno del suo fottuto orgoglio femminile, ma quando la vidi correre piangendo iniziai a chiedermi se fosse davvero stata tutta una questione di orgoglio.
Mi diedi mentalmente dell'idiota, come al solito sapevo solo farla incazzare o piangere.

Stendiamo un velo pietoso sugli altri eventi della giornata, avevo provocato Ryueki senza volere.
Possibile che ogni volta mi comportassi sempre in quel modo sgradevole, ignorando che i miei comportamenti avessero delle conseguenze.
Infatti le reazioni non tardarono ad arrivare, fui ricoperto di insulti persino da Takeru e Haruna, mentre per quanto riguardava gli altri due non mi stupivo più di tanto.
Natsuko aveva tutte le ragioni del mondo per avercela con me dopo i fotomontaggi ed anche Ryueki che avevo chiaramente provocato, ma gli insulti gratuiti della coppietta Haruna- Takeru così sdolcinata da far cadere il latte alle ginocchia non me li spiegavo affatto.
Osservai Reika che era rimasta in silenzio, speravo che lei intervenisse in mia difesa, invece rimase in silenzio, anche lei mi detestava quanto gli altri.
Uscii dall'aula del club sbattendo con violenza la porta.
Avrei voluto smettere di essere Sezunaki Hideki almeno per un momento, per sapere se mi fossi sentito meglio diventando qualcun' altro.
Ma mentre uscivo dalla scuola mi imbatto in cinque bestioni, che hanno tutta l'aria di non avere delle buone intenzioni.
Non ero più tanto figo dinanzi a quei ragazzi giganteschi, anzi incominciavo a sentirmi cappuccetto rosso in mezzo a tanti lupi cattivi.
“Tu sei Sezunaki Hideki?” chiese il più corpulento digrignando i denti.
Aveva i capelli lunghi e tinti di un biondo platino, un naso schiacciato da pugile e le labbra gonfie.
Indossava una canottiera che mostrava le sue gigantesche braccia, nel braccio sinistro aveva tatuato un serpente e poi aveva delle spalle enormi, sembrava un armadio a 3 ante.
Avevo una così fottuta paura da non avere il coraggio di parlare.
Solo dopo un po' mi affrettai a dire di non essere Sezunaki Hideki, ma loro non mi credettero. Il biondo disse “ Io sono sicuro che sei tu l'Hideki che ha fatto soffrire la mia amata sorellina Yuka!”
Era il fratello di quella Yuka? La Yuka che mi ero scopato urlando il nome di Reika?
Non centrava nulla con l'esile figura della sorella, pensai incredulo.
“Ecco... posso spiegare...” dissi tremando.
“Spiegare?” Ripeteva lui con un espressione minacciosa insieme ai suoi scagnozzi.
“Ecco io...” dissi balbettando, non sapevo come cazzo giustificare la mia pessima condotta con la sorella.
“Ecco io?” chiese ripetendole mie parole con un espressione torva
“Possiamo risolvere la questione pacificamente...” dissi agitato.
“Ovvero?” chiese lui.
“Ecco tieni!” dissi dandogli il mio portafogli con tutti i soldi che avevo.
“Credi che la sofferenza di Yuka si possa risolvere con il denaro?” chiese sbraitando.
Mi mollò un pugno sul naso, poi altri ancora sullo stomaco e in altre parti del corpo, tentai inutilmente di difendermi, ma si immischiarono gli altri quattro.
Non avevo mai ricevuto così tanti calci e pugni, poi per giunta tutti insieme.
Ad ogni loro colpo mi sentii morire, le mie ossa scrosciarono e il dolore divenne sempre più intenso.
Caddi più volte su quel verde prato senza avere la forza di rialzarmi, ma loro mi prendevano di peso per potermi percuotere ancora con i loro violenti colpi.
Tentai inutilmente di liberarmi, ma le loro braccia così dure e forti mi tenevano fermo mentre il biondo mi picchiava.
Li supplicai di lasciarmi andare ormai giunto al limite e piansi dinanzi a loro implorando perdono al biondo.
Era diventata una scena patetica e umiliante poiché il mio istinto di sopravvivenza non conosceva né orgoglio né dignità.
Non ero più Sezunaki Hideki, il ragazzo figo che tutte le ragazze amavano, in quel momento ero debole e vigliacco come tutti gli altri.
Oltre ad avvertire dolori in ogni tessuto e fibra del corpo, sentivo le forze abbandonarmi e del sangue colarmi giù dal viso.
Ricevetti un altro pugno ed altri abbondanti rivoli di sangue scesero giù dal viso, nonostante le suppliche e i pianti non si fermavano.
Dopo un po' si fermarono, ammirarono soddisfatti il loro “capolavoro” e poi mi lasciarono stare. Nel momento in cui persi il loro sostegno, finii per terra perdendo i sensi.
“Sono morto” pensai vedendo tutto buio come se qualcuno avesse spento la luce. Non riuscivo a riaprire gli occhi, nonostante i ripetuti tentativi, continuavo a vedere tutto scuro.
Dopo sentii una voce familiare, un tocco caloroso e familiare e poi sentii un profumo inondarmi le narici, lo conoscevo fin troppo bene, era il sublime odore di Reika.
Dopo un po' sentii il suono di una sirena, era quella dell'autoambulanza.
E poi tanti mormorii confusi, c'erano tante persone che parlavano, le loro voci erano serie e sconosciute, non lo avevo mai udite fino a quel giorno.
Mi sentii sollevare da qualcosa, da qualcuno...poi il mio corpo fu appoggiato a qualcosa di morbido, successivamente sentii qualcosa muoversi, forse ero dentro l'autoambulanza in movimento.
Quando riaprii gli occhi, mi sentii confuso e disorientato però avvertii un calore familiare, che mi calmò, era la mano di Reika che stringeva la mia.
“Dove sono?” le chiesi per soddisfare tutta al più una curiosità, non mi importava più di tanto dove fossi se c'era lei con me.
“In ospedale” rispose lei.
“Credevo di essere morto”dissi in un sussurro, non riuscivo ancora a parlare.
“Chi ti ha ridotto in questo stato?”chiese lei.
“cinque bestioni” affermai continuando a contemplare la sua bellezza.
“Che cosa hai combinato?”
“Le solite cazzate...” dissi rimanendo sul vago.
“Cioè?” mi chiesi tentando di liberare la mia mano dalla sua.
“Sono andato a letto con una ragazza e l'ho fatta soffrire” dissi con un espressione cupa, temevo che si sarebbe infuriata.
“Lasciami la mano!” urlò mentre cercava di liberarsi dalla mia stretta.
Si, era arrabbiata!
“Reika,ti prego!” dissi in tono di supplica.
Ma lei non voleva darmi ascolto, era pronta per andarsene via da me, abbandonandomi in quello stato di convalescenza.
Mi alzai dal letto per raggiungerla, era l'unica fonte di consolazione che avessi dopo tutto quello che mi fosse successo e non volevo che se ne andasse.
Ogni passo che facevo, risultava faticosissimo e l'equilibrio delle mie gambe risultò precario.
Caddi per terra ormai privo di forze. Reika mi aiutò ad alzarmi, ma il suo esile corpo non riusciva a sostenere il mio, così in poco tempo mollò la presa e finii sopra di lei.
Il dolore era troppo forte: avevo i crampi, mi sentivo le ossa come se fossero fracassate e ad ogni mio movimento le sentivo scrosciare rumorosamente, poi mi venne anche una forte emicrania che non mi era affatto di aiuto.
In quel momento pensai che forse stavo morendo, non c'era altra spiegazione.
Troppi dolori...l'unica modo per porvi fine era la morte.
“Ti amo” dissi raccogliendo tutte le forze che avessi in corpo.
Non volevo morire senza averle detto quelle paroline magiche, volevo che versasse almeno una lacrima per la mia morte, me ne bastava anche una per poter morire contento.
“Ti amo” dissi agitandomi per il dolore che provavo.
Osservavo la mia amata per un ultimo istante, era sorpresa per quelle paroline magiche che spesso avevo detto senza dargli un vero significato.
Avevo detto ti amo a tante ragazze, ma mai con convinzione, non avevo mai creduto che tali parole per uno come me potessero avere un valore e invece con Reika esse acquistavano un significato speciale.
Quelle parole spiegavano e riassumevano ciò che provavo per lei in 5 semplici lettere, davano un senso al mio battito accelerato e spiegavano la ragione per cui non facessi che rinvangare quei vecchi ricordi.
Avevo sempre desiderato che il tempo si fermasse, volevo rimanere un bambino se questo mi permetteva di rimanere per sempre al fianco di Reika, ma non si può fermare l'inesorabile scorrere del tempo perché esso è più forte di noi.
Dopo avvertii un rumore, era la porta della stanza che si apriva, era l'infermiera.
La osservai, era giovane e carina, un bel seno, un bel culo insomma aveva ogni cosa in regola per poter entrare nella lista delle mie conquiste, ma in quel momento potevo anche far a meno dell'infermiera sexy, nonostante fosse una delle mie fantasie ricorrenti.
L'infermiera e Reika mi aiutarono a rimettermi a letto, le lasciai fare , in quel momento ero come una marionetta nelle loro mani.
Dopo l' infermiera ci lasciò soli, Reika rimase con me finchè non mi addormentai.


Natsuko:

E' stata una giornata piuttosto bizzarra, l'inizio poi non ne parliamo.
Reika che piangeva?
Era una cosa che non si vedeva tutti i giorni e non la trovai affatto gradevole, perché lei era quella che pensava sempre e solo a ridere e a divertirsi, lei era quella che risvegliava il buon umore a me e ad Haruna.
Lei era quella che parlava di cose futili allontanandoci dalla nostra serietà, a volte era anche logorroica parlava e straparlava di pettegolezzi e di altre stupidaggini, bè se non altro ci teneva aggiornate sulle dicerie del nostro istituto che era meglio di una telenovelas.
Già mi immaginavo il titolo “ Selou il liceo dell' amore e dei tradimenti”
perché questo titolo? Bè è semplicissimo, nella mia scuola c'erano tante ragazze che si lasciavano con i propri ragazzi e poi ci si rimettevano, oppure nascevano storie d'amore tra professori e alunne, infatti gli scandali non tardavano ad arrivare.
Anche i tradimenti non mancavano, poi c'erano quelle coppie incomprensibili che si facevano le corna a vicenda,ma naturalmente nessuno dei due lo sapeva a parte tutto il resto della scuola, insomma era davvero avvincente e intrigante quanto una telernovelas che non poteva non appassionare Reika,
Quel giorno però non disse nulla riguardo i pettegolezzi, sembrava turbata, nonostante si ostinasse a fingere di stare perfettamente bene.
Haruna ci fece notare che c'era Hideki che guardava dalla nostra direzione, allora capì, era stato lui ad averla fatta piangere.
“Quel bastardo! Figlio di puttana! Stronzo...” pensai molte altre e innumerevoli parolacce, ma se facessi tutto l'elenco di quelle dette non finirei più e persino quelle non bastavano. Per uno come lui non sarebbe bastato neppure l' elenco di tutte le parolacce esistenti al mondo poiché non esistevano insulti all'altezza della sua bastardaggine.
Lei negò tutto, disse che era stata la matita ad averle fatto allergia.
La matita per gli occhi non le aveva mai fatto allergia! Questa era una stronzata bella e buona!
Dopo la scuola mangiammo insieme, così lasciai cadere l'argomento Ryueki non riuscivo a sopportare di rientrare nel progetto “organizza matrimoni” di Reika.
“Non ci posso credere che tu mi abbia lasciata da sola con quel tipo” affermai in collera.
“Com'è andata?” mi chiese maliziosamente.
“Guarda che mi doveva spiegare la matematica, mica era un appuntamento!” mi affrettai a rispondere, anche se lo avevo detto quasi con un certo sconforto.
“E tu Haruna, hai sbaciucchiato il tuo Takeru?” chiese ridendo rivolgendosi ad Haruna,
Lei arrossii di botto, le andò persino il cibo di traverso.
“No...” affermò rossa di vergogna.
“Che noia che siete tutte e due!” sbuffò, non eravamo di certo intriganti come le altre ragazze dell'istituto che non facevano altro che cambiare di continuo ragazzo come se fossero vestiti vecchi.
“E tu Reika, hai fatto nuove conquiste?” le chiesi osservandola attentamente, aveva qualcosa che non andava ne ero sicura.
“No, nessuna” disse fingendosi quieta, ma dalla sua faccia riuscivo a percepire una certa irrequietezza.
“Hideki continua ad infastidirti?” le domandai alterata, al solo pronunciare quel nome mi saltarono i nervi.
“Di cosa stai parlando?” mi chiese fingendosi sorpresa.
“Stamattina non faceva altro che fissarti e poi... l'hai fatto iscrivere al nostro club perché ti ha minacciata” dissi con un espressione infuriata, anche Haruna si intromise chiedendo“ E' stato lui a farti piangere stamattina?”
Eravamo tutte e due irritate da quel tizio che facese piangere la nostra amica, ma Reika continuava a negare l'evidenza, non voleva forse che ci preoccupassimo per lei.
Continuava ad insistere con questa versione sua dell' allergia alla matita per nulla credibile.
Dopo aver finito di mangiare, andammo al club in cui c'era Ryueki, Takeru e poi arrivò anche lui, il bastardo.
Ryueki mi salutò, io per qualche strana e bizzarra ragione arrossii di botto.
Lui tirò fuori un manga dalla sua cartella smettendo di considerarmi, poi Hideki si sedette accanto a noi e osservò Ryueki con quel manga, gli chiese se era l'edizione speciale e così gli propose di venderglielo.
Ryueki non era affatto disposto a venderglielo, ma Hideki come al solito credeva che tutto si potesse risolvere con il denaro e tirò fuori una quantità esorbitante di yen, poi per qualche strana ragione quando Ryueki gli chiese “Tu credi che tutto si possa comprare con i soldi” lui rispose di si guardando verso la mia direzione.
Non era riuscito a comprarmi quindi doveva smettere di far intendere cose che non erano, così mi infuriai anch'io, così alla fine lo insultammo, glie ne avevamo dette di tutti i colori finchè non esaurimmo il nostro vocabolario, persino la coppia quieta Takeru-Haruna che di solito si facevano sempre i fatti loro si immischiarono agitandosi quanto noi, mentre Reika non prese posizione, rimase in silenzio ad osservare allibita quella scena.
Hideki non riusciva più a difendersi,mi fece quasi pena, mi parve indifeso quasi come un bambino, ma se lo meritava, l' aveva combinata grossa sia con me che con Reika.
Per far piangere Reika doveva di sicuro averla combinata grossa, anche se non sapeva cosa avesse combinato di preciso, ero sicura che dovesse trattarsi di qualcosa di grave.
Hideki se ne andò sbattendo la porta, stava scappando da noi poiché non era più in grado di difendersi.
Dopo questa scena piuttosto soddisfacente, arriva la parte più sconveniente in cui Reika, Takeru e Haruna mi mollano ancora una volta lasciandomi da sola con Ryueki che doveva spiegarmi la matematica.
Mi alzai per fermarle, ma Ryueki imitando il professore Takazuma mi disse “Signorina dove sta andando?”
“Ecco voglio solo fermarle, non possono ogni volta fare così” dissi imbarazzata.
“Non crede che sia meglio, così potrei spiegarle gli esercizi in tutta tranquillità senza che nessuno ci disturbi!” quest'ultima frase la disse in modo quasi ambiguo, non so mi parve piuttosto allusiva “senza che nessuno ci disturbi!”
Arrossii di botto e rimasi per un attimo ferma a ripensare a quelle parole, sentivo ripetere quelle parole “ Senza che nessuno ci disturbi!” più la sentivo e più aumentava il suo tono ambiguo e allusivo.
“Kanamichi! Piglia questo quaderno!” disse lui sventolando la sua mano vicino al mio volto per risvegliarmi dal mio stato di trance.
“Ti capita spesso?” chiese squadrandomi.
“Cosa?” chiesi irrigidendomi a causa delle sue continue occhiate.
“Di dissociarti dalla realtà che ti circonda?”
“ Ero solo sovrappensiero” gli risposi allontanando la mia sedia dalla sua, eravamo troppo vicini.
“Ei dove stai andando?” disse riavvicinando la sedia.
Incominciai a sentire tanto caldo poiché aveva di nuovo ristretto il mio spazio vitale.
“Ho bisogno del mio spazio vitale... io soffro di claustrofobia” dissi per avere una giustificazione valida per allontanarmi.
“Si ma a tre metri di distanza non ti posso spiegare per bene la matematica!” disse spostando di pochi centimetri la mia sedia dalla sua.
Stava osservando gli esercizi che avevo fatto a casa, tenevo le dita incrociate sperando che fossero giusti, ma la sua espressione era incomprensibile, non riuscivo a capire se volesse dire “Vanno bene” oppure “ Ma che cazzo ha combinato questa?”
Poi vidi la sua penna posarsi sul quaderno, così pensai ecco cazzo sono tutte cose sbagliate ora li taglierà tutti con quella penna e li dovrò rifare da capo.
La sua penna però rimaneva ferma, non si affrettava a segnare nulla, così rimasi in ansia con le dita incrociate sperando che fossero giusti.
“Sono giusti o sbagliati?” chiesi ormai stanca di tutta quella suspance.
Lui sollevò lo sguardo dal quaderno per guardarmi e mi chiese con un espressione divertita “Secondo te sono giusti o sbagliati?”
“Non ne ho idea!” gli risposi scocciata.
“Li hai fatti tu...dovresti saperlo tu se sono giusti o sbagliati!”
“Sei tu l'esperto di matematica non io!” affermai sbuffando.
“Comunque sono giusti, ma data la tua insicurezza te ne farò fare altri di questi esercizi”
“Ma se ho altri esercizi da fare!” obbiettai.
“La prossima volta pensaci due volte prima di rispondermi non ne ho idea! Devi essere sicura di quello che hai capito altrimenti farai sempre tanti errori a causa dell'insicurezza”
Mi fece fare tanti di quei esercizi a causa del mio “ non ne ho idea”, non ci potevo far nulla era nella mia natura rispondere in quel modo, non ero mai stata sicura di me stessa figuriamoci della me stessa che svolgeva gli esercizi di matematica.
Era un ragazzo senza cuore, mi aveva fatto rifare tanti di quei esercizi finchè non gli rispondessi come volesse lui, ovvero “si, sono sicurissima che sono giusti”, ma quando gli risposi così combinai un vero disastro colossale.
Mi picchiettò la testa con la suo birò poi sbuffò dicendo “ Deve essere la stanchezza ad averti fatto sbagliare, ma penso che tu li abbia capiti...” poi propose cogliendomi di sorpresa “ Facciamo una pausa”
“Sul serio?” chiesi sbalordita.
“Certo, ci vuole una pausa per farti riprendere dalla stanchezza” disse con naturalezza.
L'idea di rimanere in silenzio a fissarci,non mi parve un'ottima prospettiva, quasi quasi era meglio fare quegli odiosi esercizi di matematica.
Ancora silenzio, nessuno dei due sapeva cosa dire, come iniziare una conversazione.
Mi schiarii la voce nell'attesa, stava cercando di pensare a qualcosa da dire che non sembrasse stupido, ma i miei sforzi erano vani.
Tutte le volte che cercavo di dire cose interessanti dicevo cose stupide e quando volevo dire cose stupide mi venivano in mente cose interessanti, ero un controsenso vivente.
“Simpatico tuo padre...” disse sorridendo mettendo in mostra i suoi bianchi denti.
“Sven non è mio padre, è il mio patrigno...”dissi sorridendo all'idea che pensasse che Sven fosse realmente mio padre.
“In effetti non vi somigliate affatto” disse scrutando attentamente il mio viso.
Mi metteva a disagio quando mi guardava così.
“E il tuo vero padre?” chiese cogliendomi alla sprovvista.
Parlare del mio vero padre non mi metteva quasi mai di buon umore, perché lui aveva abbandonato mia madre, me e Fuka come se niente fosse, nonostante gli duri sforzi di mia madre che sopportava in silenzio i suoi tradimenti.
Non si direbbe ma mia madre in realtà non è forte come fa credere di essere,forse adesso conoscendo Sven è cambiata, adesso si potrebbe dire che sia lei l'uomo di casa, poiché Sven è spesso succube di mia madre, ma prima lei non era così, piangeva sempre per quell'idiota di mio padre.
Ripensando a mio padre, pensai che forse era nel mio dna l'essere attratta da uomini belli e stronzi perché mio padre era una sorta di Hideki maturo, però forse si poteva sfuggire a questo qualcosa intrinseco nel dna, dopotutto mia madre aveva trovato un uomo dolce come Sven, certo forse un po' troppo zerbino per i miei gusti, però lei ci stava bene.
“Mio padre ecco...ci ha lasciati molto tempo fa, si è fatto un'altra famiglia penso o almeno credo...non so onestamente non mi interessa sapere che cosa faccia” dissi con una certa amarezza.
“Scusa, non volevo turbarti” disse con dispiacere.
“Non fa niente”gli risposi tranquillamente.
Poi lo vidi prendere la cartella di scuola dalla quale tirò fuori dei biscotti, erano i miei biscotti preferiti con la crema al cioccolato.
“Tieni” disse porgendomi il cellofan con i biscotti.
Ne addentai subito uno ringraziandolo di cuore, lo divorai in un solo boccone, ero già pronta per un altro biscotto.
Lui ne prese uno, non lo aveva ancora finito, mangiava piuttosto lentamente, non era un grande divoratore di biscotti come me.
Mi stava forse lasciando un po' troppo andare, ma ero fatta così quando mi mettevano davanti qualcosa di appetitoso davanti gli occhi, dovevo divorarlo in un solo secondo, molto probabilmente perché in casa mia vigeva la politica che chi tardi arriva non mangia bene, ovvero quando c'erano biscotti e gelati, tutti erano autorizzati a mangiarseli quindi tutto stava nell'arrivare prima che l'altro se li fosse divorati tutti.
“Mamma mia sei una vera golosona” commentò sorridendo.
Imbarazzata tentai di darmi una regolata dopotutto i biscotti erano suoi, non era giusto finirseli tutti.
“Sono davvero buoni questi biscotti, ma li hai comprati oppure sono fatti in casa?” gli chiesi curiosa.
“Li ha fatti mia sorella” disse osservandomi con un espressione incomprensibile.
“Quindi hai una sorella... e quanti anni ha?”
“25” disse continuando a fissarmi in quello strano modo.
“E tu hai sorelle?” chiese incuriosito.
“Si una sorella di 10 anni, si chiama Fuka”
“Deve essere davvero adorabile” disse con un espressione affettuosa.
“Si, anche se a volte è una peste! Comunque molti dicono che è la versione Natsuko in miniatura!” dissi ridendo.
“Allora deve essere davvero carina come la sorella!” disse con un espressione terribilmente seria.
Arrossii di colpo, incominciava a mancarmi l' ossigeno e un biscotto mi andò di traverso, tossii rumorosamente, così lui mi porse una bottiglietta d'acqua.
Bevevo cercando di non guardarlo altrimenti sarei scoppiata a ridere, non so per quale strana ragione mi facesse quest'effetto.
Quando finii di bere, mi diede un manga dicendo “ L'altra volta credo che tu non abbia apprezzato il mio numero di Naruto, così ti ho portato qualcosa che ti possa piacere, uno shoujo”
“Non è che non abbia apprezzato...” dissi mentendo spudoratamente.
“Ti si legge tutto in faccia , è inutile che menti” disse puntandomi il dito contro come un detective che ha colto sul fatto l'assassino.
“D'' accordo lo ammetto sono colpevole!” dissi scherzosamente, poi accettai quel manga con un certo imbarazzo dicendo un timido grazie, poi però non potei fare a meno di fargli quella domanda “ Ma che cos'è uno shoujo?”
Quando gli feci quella domanda gli caddero quasi le braccia, poi mi chiese “Ma sei sicura di essere giapponese?”
“Si, certo è solo che non mi sono mai interessata a questo genere di cose...tutto qui...”
“Gli shoujo sono i manga rivolti alle ragazze, infatti parlano di storie d'amore...” disse sorridendomi.
Il suo sorriso era disarmante, mi metteva troppo a disagio e anche i suoi occhi non erano da meno,così incominciai a sentire ancora e ancora caldo.
Terminata la pausa continuammo quei maledetti esercizi di matematica, fortunatamente riuscii a farli tutti giusti, anche se me ne mancano ancora 20 da finire, infatti la prossima volta che ci saremo visti mi avrebbe corretto quelli che dovevo finire a casa.
“Grazie...a domani” dissi pronta per andarmene.
“Aspetta ti accompagno a casa...” disse ancora con quel sorriso.
“Sei davvero molto gentile e ti ringrazio molto per il pensiero ma non c'è bisogno...” dissi imbarazzata.
Ma era tutto inutile, aveva deciso tutto da solo, doveva accompagnarmi a casa e non voleva sentire ragioni.
Durante il tragitto parlammo del più e del meno, era piacevole parlare con lui e quasi quasi pensai che non era niente male come ragazzo.
Poi alcuni dei nostri interessi erano simili, anche lui ascoltava i “Plastic tree” e moltissimi altri gruppi musicali che mi piacevano e che molti nostri coetanei disconoscevano, però in altre cose non eravamo d'accordo, infatti sorsero anche degli accessi dibattiti musicali riguardo i “Versailles”e altri gruppi musicali troppo rumorosi per i miei gusti.
Poi lui dibatteva che “Tommy Heavenly6” fosse una pessima copia di “Avril Lavigne” ed io non ero per nulla d'accordo, mi piaceva quella cantante e non la volevo toccata.
Alla fine concludevamo le nostre lunghe discussioni musicali ridendo, accorgendoci che era piacevole discutere di queste cose , dato che con altri non potevamo farlo perché tiravamo fuori innumerevoli nomi di gruppi musicali che alcuni neppure sapevano che esistessero, ma fra di noi continuava ad esserci qualche diverbio musicale e anche esso in fondo non ci dispiaceva.
Per tutto il tragitto non avevamo fatto altro che parlare e parlare di musica, anche di film, manga, libri, infilavamo nel discorso persino i nostri non comuni interessi.
Lui tentava di spingermi verso il suo mondo fatto di anime e manga ed io invece lo spingevo verso il mio fatto di libri, ma nessuno dei due cercava di prevalere sull'altro, tutti e due aspettavamo che l'altro finisse, prima di spingere l'altro verso il proprio interesse.
Sapeva essere molto persuasivo con quel sorriso e con quegli splendidi occhi che brillavano più del dovuto quando parlava della sua fervida passione per i manga e gli anime e anch'io non ero da meno quando gli parlavo di libri.
Non ci accorgemmo neppure di essere arrivati davanti la porta di casa mia, scoppiammo a ridere sorpresi quando mia madre aprii la porta , molto probabilmente doveva aver sentito da dentro casa un brusio provenire da fuori poi guardando dallo spioncino ci aveva visto e ci aveva aperto.
Mia madre salutò Ryueki e lo ringraziò per avermi accompagnata ancora una volta a casa, poi però ci guardò interrogativa e sospettosa chiedendo “Perchè ridevate?”
“Niente ma'!” affermai sbuffando, sapevo già che si stava facendo delle strane idee per la testa, peccato che tutti i disegni mentali che si faceva lei non corrispondessero mai a come realmente stessero le cose.
Così alla fine fui costretta a salutarlo davanti a mia madre che ci guardava dinanzi la porta di casa, lo ringraziai ancora una volta per le lezioni di matematica, per lo shoujo che mi aveva regalato e anche per i biscotti.

   
 
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