Indifferenza
Mi
guardo distrattamente attorno: questo posto è pieno di
gente che non fa altro che spintonarmi a destra e a sinistra. Lancio
loro delle
occhiate che vogliono sembrare minacciose, ma loro non ci danno peso,
affrettati come sono.
Sono in un aeroporto, insieme a me c’è una donna
con un completo di Giorgio
Armani, una borsa di Louis Vuitton in mano, una valigia rossa alla sua
sinistra
e accanto a lei c’è un ragazzo di 19 anni vestito
in modo costosissimo anche
lui. E poi ci sono io, che sono rimasta indietro e corro con le valigie
per
raggiungerli. La donna vestita col completo di Armani è mia
madre, Vivienne,
mentre il ragazzo è Ewan, mio fratello.
Stiamo aspettando il nostro volo. Mio fratello si è appena
diplomato e i miei
parenti gli hanno regalato un viaggio a Miami Beach. I biglietti erano
tre,
così con grande gioia di mia madre, ci siamo accodate anche
noi due.
Mia madre comincia a guardare frenetica l’orologio di Breil
che ha al polso, ma
so che lo sta facendo solo per mettersi in mostra, per fare vedere
quanto lei
sia ricca e alla moda.
Ewan la guarda “Mamma, smettila” le dice in tono
seccato.
“Oh tesoro, lo so, lo so. Ti agito facendo così ma
il volo è in ritardo!”.
Calca l’ultima parola che per
lei è il contenuto della frase. Non è abituata ad
aspettare. Non le è mai
mancato nulla d’altronde.
Io sono seduta accanto a loro due, con un libro in mano. Mi immergo
nella
lettura per non ascoltare i loro discorsi stupidi ed altrettanto
infantili.
“Emily” mi dice mia madre con tono acido
“Smetti di leggere e di fare
l’asociale. Vorrei ricordarti che sei in compagnia”.
Abbasso il libro per vedere lo sguardo di mia madre, carico di
disprezzo. Ma
come potrebbe essere altrimenti? Sono solo un impiccio per lei.
A malincuore, ritiro il libro nella borsa e mi accomodo meglio sul
sedile,
sospirando.
Vorrei che mio padre fosse qui, ma purtroppo non è possibile.
Lui è un soldato, e ora è in missione in Iraq. Ho
paura per lui, non se lo
rivedrò ancora una volta. Vorrei tanto che si congedasse, ma
per lui, i suoi
compagni sono una seconda famiglia e non può abbandonarli.
Peccato, mio padre è l’unico che mi voglia davvero
bene, che mi faccia sentire speciale,
che mi rivolga sorrisi
calorosi e che si complimenti con me per ciò che faccio.
Esattamente il
contrario di mia madre. Per quanto mi sforzi, non sono mai riuscita ad
ottenere
un complimento o una gratificazione da parte sua.
Forse lei ha già usato tutte le belle parole per mio
fratello, il suo
preferito, il suo tesoro. Ewan sembra essere il cocco di tutti, a
partire da
mia madre. È il nipote preferito dei miei zii, dei miei
nonni … Persino la mia
migliore amica pagherebbe oro per stare con lui! Dice di essere
innamorata
pazza di mio fratello.
Ma lui non ha niente di speciale. È solo un ragazzino
viziato, con un quoziente
intellettivo di un bambino di un anno … Ma perché
lui è un bambino. Si
è diplomato con la sufficienza, ha fatto una scuola
mediocre ed è sempre andato relativamente male a scuola. Lo
studio non è mai
stato il suo forte. Tutti gli sforzi per studiare li ha fatti Matthew,
il
nostro, anzi suo insegnante di ripetizioni.
Lui non si è mai minimamente impegnato, eppure quando ha
ricevuto quel diploma,
mia madre si è messa a piangere, come se avesse preso il
massimo. Ma lui non ha preso il massimo,
mamma.
Io ho sempre dato il
massimo in tutto
quello che facevo, e solo per essere apprezzata da mia madre, ma lei
non mi ha
mai calcolata minimamente. Il suo mondo ruota attorno ad Ewan, solo ed
esclusivamente intorno ad Ewan.
Facciamo questo per Ewan, andiamo in questo posto per Ewan, non
guardiamo la
televisione perché rischiamo di disturbare Ewan che studia
(fa finta di
studiare).
Una volta, lo ricordo ancora adesso, io e mio fratello stavamo
disegnando
insieme. Lui si era preso una formina per riuscire a disegnare una
volpe,
mentre io ero riuscita a farla senza ed era molto più bella
della sua. Mio
padre mi sorrise, complimentandosi con me per la mia bravura nel
disegno e mi
disse “Diventerai una
pittrice!”. A mio
fratello invece disse “Puoi migliorare! Impegnati”
gli disse, ma senza essere
severo o altro.
Ewan non era abituato a non essere venerato da tutti. Mi prese il
disegno e me
lo strappò davanti agli occhi. Ovviamente io reagii. Ricordo
di essergli
saltata addosso e di avergli dato uno schiaffo. Non ero una bambina
violenta,
anzi ero la bimba più pacifica del pianeta.
Mia madre quando vide cosa era successo mi sgridò e mi diede
uno schiaffo sulla
guancia. Non me l’aveva dato forte ma per me fu come se mi
fosse arrivato un
tir addosso. “Ewan!” disse lei accorrendo dal suo
bambino “Ti sei fatto male,
piccolo?”.
Io fui messa in castigo: niente più televisione per un mese.
Punizione imposta
da mia madre.
Ewan invece ottenne un videogioco per consolazione! Il mio cuore si
frammentò
in tanti piccoli pezzi. Fu la prima volta che capii che mia madre non
mi voleva
bene. Avevo 6 anni.
Scossi la testa per scacciare quei brutti ricordi. Osservai mio
fratello
ascoltare la musica con il suo nuovissimo Ipod. Chissà come
mai lui poteva
sentire la musica e non stare in compagnia, mentre io non potevo
leggere in
santa pace il mio libro? Ah giusto che stupida. Io non sono Ewan, il
perfetto e
fantastico Ewan.
Non posso godere di tutti questi privilegi.
Afferrai il mio cellulare, tutt’altro che nuovo ed inviai un
messaggio a mio
padre sperando che mi rispondesse.
“Mamma” la chiamò mio fratello.
Lei si girò di scatto, sorridendo
“Dimmi”.
“Posso andare a prendere da bere?”.
“Certo tesoro. Tieni i soldi”.
Chiusi gli occhi, per non saltare addosso a mia madre o a mio fratello
e
strappare loro quel sorriso falso dalla faccia.
“Mamma” la chiamai, con tono estremamente dolce
quanto falso.
“Non vedi che sono impegnata?” chiese indicando la
rivista che aveva in mano.
Per Ewan non era impegnata, però.
“Posso prendermi qualcosa da bere?”.
Lei guardò di nuovo l’orologio
“No”.
“Perché no?”
dissi a denti stretti.
Mi indicò il tabellone “Tra meno di due minuti
partiremo. Non vorrai salire
sull’aereo con la coca cola o qualche altra schifezza che
prendi sempre,
vero?”.
Strinsi i pugni “Però Ewan ci è andato,
o sbaglio?”.
Vivienne sospirò, stanca “Non ricominciare,
Emily” disse in tono duro “Tuo
fratello me l’ha chiesto prima e poi lui beve più
in fretta”. Tornò a sfogliare
la rivista di Vogue che aveva in mano, dichiarando che il discorso era
chiuso.
Sbuffai, lasciando perdere la questione e feci un lungo respiro per
tentare di
calmarmi. Di questo passo, ero sicura che avrei ucciso o mio fratello o
Vivienne.
Lei mi odiava, ne ero quasi certa. Oppure se non mi odiava, non mi
voleva bene. Lei
non mi aveva mai voluto, questo lo
sapevo per certo. Ricordo di una volta in cui mi ero messa ad origliare
i
discorsi dei miei genitori.
Era sera inoltrata e io ero sola in camera. Mio fratello era andato in
giro con
i suoi amici. Stavo leggendo un libro, quando ad un tratto sentii che i
miei
genitori discutevano, così incuriosita, mi diressi
furtivamente verso la loro
stanza. Appoggiai un orecchio alla porta, riuscendo a sentire
perfettamente i
loro discorsi. Il motivo del litigio era il comportamento di mia madre
nei miei
confronti. Era l’ultimo giorno di scuola per via delle
vacanze Natalizie. C’era
stata la recita ed io avevo avuto il ruolo di protagonista. Tutti mi
avevano
detto che ero stata bravissima, una vera professionista e che se avessi
voluto
avrei potuto intraprendere la carriera d’attrice. Mio padre
mi era corso
incontro prendendomi in braccio ed abbracciandomi, persino mio fratello
aveva
abbozzato un sorriso, anche se somigliava più ad una
smorfia. Mia madre invece
rimase impassibile, anzi sembrava scocciata di rimanere lì.
“Hai visto, tesoro?
Nostra figlia è una futura attrice!” disse mio
padre al colmo della felicità.
Lei fece un mezzo sorriso, poi guardò l’orologio
“Ci muoviamo? Abbiamo delle
cose da fare, o sbaglio?”. Inutile descrivere la mia
delusione. Per poco
riuscii a trattenere le lacrime, ma mio padre aveva comunque notato il
mio
evidente stato d’animo e mi aveva sussurrato “Non
ti preoccupare, piccola. Sei
stata bravissima, Emily. Sei sempre la più brava di
tutti” mi disse dolcemente
mio padre, ma non servì a farmi sentire meglio. Quella sera,
appunto, Owen, mio
padre, stava discutendo con mia madre del suo comportamento freddo e
distaccato
nei miei confronti.
“Insomma possibile che tu non abbia mai qualche buona parola
per nostra
figlia?!” disse lui alterato.
“Lo sai, Owen” ribattè lei scocciata
“Sai perché mi comporto così e smettila
ogni volta di seccare per questa cosa”.
“Ma è tua figlia!” sbraitò
lui “Tua figlia che è una bambina dolcissima e che
si impegna per avere la tua approvazione e non capisce
perché tu non sia mai
felice per lei, non capisce perché tu non stia mai con lei,
perché tu non la
guardi mai!” disse tentando di calmarsi.
“Santo cielo, Owen! Non sono obbligata a comportarmi in un
certo modo, se non
voglio. Sai benissimo che io non volevo un altro figlio o
un’altra figlia, in
questo caso, ma tu, quando sono rimasta incinta, hai insistito tanto
perché la
tenessimo, soprattutto quando hai saputo che era una femmina! Era tutto
così
perfetto quando eravamo solo noi tre. Ewan completava la perfezione
…” poi si
riscosse e continuò “Sei tu che l’hai
voluta, e ora goditela”. Ricordo che
rimasi pietrificata da quelle parole. Erano così
… Ingiuste. Cosa avevo fatto
di male? Perché mia madre non mi voleva? A quel tempo ero
troppo piccola e
credulona per capirlo, ma ora l’avevo capito.
Lei voleva solo Ewan, perché era perfetto per lei.
Ritornai al presente quando una voce femminile proveniente dagli alto
parlanti
disse “Il volo 762 diretto a Miami è in partenza
alla pista 4”.
Sospirai affranta e presi le mie borse, seguendo mia madre e Ewan che
aveva
appena gettato via una lattina di coca cola. Fornimmo il passaporto,
dopodiché
ci imbarcammo sull’aereo.
Vivienne ci aveva prenotato dei posti in prima classe e arrivati a
Miami saremmo
andati in un hotel a –incredibile ma vero- 5 stelle. Mia
madre ama nuotare
nello sfarzo.
L’assistente di volo ci raccomandò di allacciare
le cinture e di spegnere
qualsiasi apparecchio elettronico.
Quando l’aereo decollò sospirai e guardai fuori
dall’oblò, e venni avvolta da
mille pensieri.
Non ero mai stata amata da mia madre e probabilmente non sarebbe mai
accaduto.
Tutto quello che avrebbe voluto dalla sua vita era una bella casa, un
marito e
un solo figlio maschio. Tutto era perfetto, fino a che non sono
arrivata io,
scombinando tutti i suoi piani. Il suo sogno era stato infranto. Ora
aveva
anche una figlia femmina. Non so cosa la spingesse ad odiarmi
così tanto, forse
perché appunto avevo distrutto il suo sogno più
prezioso, ma sapevo che anche se
mia madre non mi voleva bene, avevo pur sempre mio padre. Era
l’unica mia
consolazione, l’unica ragione per cui ero felice di essere
nata.
Volevo un bene infinito a Owen, mentre l’odio che Vivienne
aveva per me era
reciproco.
Sospirai. Questo sarebbe stato un lungo viaggio.
Passare una settimana insieme a loro sarebbe stata
l’esperienza più brutta di
tutta la mia vita, ma avrei fatto tutto il possibile per rilassarmi.
Finalmente ero riuscita ad accettare la dura realtà: mia
madre non mi voleva,
ma avevo mio padre che mi avrebbe dato la luna se solo
gliel’avessi chiesto.
Feci un breve calcolo: lui sarebbe ritornato dall’Iraq verso
l’inizio di
settembre. C’era ancora un buon mese e mezzo. Sbuffai,
sperando che questo mese
passasse in fretta. Non vedevo l’ora che ritornasse a casa.
Mi sentivo inadeguata insieme a loro, sbagliata, ma facevo pur sempre
parte
della famiglia. Loro erano della mia famiglia. Mi ero sempre sentita
terribilmente sbagliata ed impacciata a causa di mia madre ma non mi
importava
più niente del suo giudizio ormai. Tutto quello che avrei
fatto d’ora in poi,
l’avrei fatto solo ed esclusivamente per mio padre. Avrei
cancellato mia madre
dalla mia mente. Per me, lei non ci sarebbe più stata, non
l’avrei più trattata
bene come di solito, non l’avrei più calcolata,
come lei ha sempre fatto con
me. Non avrei più dato peso alle sue critiche semplicemente
perché non mi
sarebbe più importato niente di quello che diceva
poiché non mi sarebbe
importato di lei. Sarei stata indifferente nei suoi confronti. Forse
l’indifferenza era la cosa migliore.
Cominciai a scorgere una parte di mare. Sì, non sarebbe
stata poi così male
questa vacanza.
Spazio Autrice: Okay, questa
è la
peggiore fan fiction che io abbia mai scritto, ma sentivo il bisogno di
scriverla.
Non so perché e non so nemmeno come mi sia uscita fuori,
tuttavia ho cominciato
a riempire pagine e pagine di Word arrivando ad un totale di 4.
Beh, che dire? La protagonista non è amata da sua madre, la
quale non l’ha mai
voluta. Ho cercato di descrivere le emozioni della ragazza, ma temo di
non
esserci riuscita.
Di punto in bianco decide di non cercare più
l’approvazione della madre, ma di
esserle indifferente.
Spero che vi sia piaciuta, anche se solo lontanamente e che sia un
qualcosa di
minimamente leggibile.
Sarei felicissima se lasciaste una recensione.
Grazie mille.
Fra.