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Autore: Kessi    16/08/2010    1 recensioni
Mio padre è l’unico che mi voglia davvero bene, che mi faccia sentire speciale, che mi rivolga sorrisi calorosi e che si complimenti con me per ciò che faccio. Esattamente il contrario di mia madre. Per quanto mi sforzi, non sono mai riuscita ad ottenere un complimento o una gratificazione da parte sua.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Indifferenza

 

Mi guardo distrattamente attorno: questo posto è pieno di gente che non fa altro che spintonarmi a destra e a sinistra. Lancio loro delle occhiate che vogliono sembrare minacciose, ma loro non ci danno peso, affrettati come sono.
Sono in un aeroporto, insieme a me c’è una donna con un completo di Giorgio Armani, una borsa di Louis Vuitton in mano, una valigia rossa alla sua sinistra e accanto a lei c’è un ragazzo di 19 anni vestito in modo costosissimo anche lui. E poi ci sono io, che sono rimasta indietro e corro con le valigie per raggiungerli. La donna vestita col completo di Armani è mia madre, Vivienne, mentre il ragazzo è Ewan, mio fratello.
Stiamo aspettando il nostro volo. Mio fratello si è appena diplomato e i miei parenti gli hanno regalato un viaggio a Miami Beach. I biglietti erano tre, così con grande gioia di mia madre, ci siamo accodate anche noi due.
Mia madre comincia a guardare frenetica l’orologio di Breil che ha al polso, ma so che lo sta facendo solo per mettersi in mostra, per fare vedere quanto lei sia ricca e alla moda.
Ewan la guarda “Mamma, smettila” le dice in tono seccato.
“Oh tesoro, lo so, lo so. Ti agito facendo così ma il volo è in ritardo!”. Calca l’ultima parola che per lei è il contenuto della frase. Non è abituata ad aspettare. Non le è mai mancato nulla d’altronde.
Io sono seduta accanto a loro due, con un libro in mano. Mi immergo nella lettura per non ascoltare i loro discorsi stupidi ed altrettanto infantili.
“Emily” mi dice mia madre con tono acido “Smetti di leggere e di fare l’asociale. Vorrei ricordarti che sei in compagnia”.
Abbasso il libro per vedere lo sguardo di mia madre, carico di disprezzo. Ma come potrebbe essere altrimenti? Sono solo un impiccio per lei.
A malincuore, ritiro il libro nella borsa e mi accomodo meglio sul sedile, sospirando.
Vorrei che mio padre fosse qui, ma purtroppo non è possibile.
Lui è un soldato, e ora è in missione in Iraq. Ho paura per lui, non se lo rivedrò ancora una volta. Vorrei tanto che si congedasse, ma per lui, i suoi compagni sono una seconda famiglia e non può abbandonarli.
Peccato, mio padre è l’unico che mi voglia davvero bene, che mi faccia sentire speciale, che mi rivolga sorrisi calorosi e che si complimenti con me per ciò che faccio. Esattamente il contrario di mia madre. Per quanto mi sforzi, non sono mai riuscita ad ottenere un complimento o una gratificazione da parte sua.
Forse lei ha già usato tutte le belle parole per mio fratello, il suo preferito, il suo tesoro. Ewan sembra essere il cocco di tutti, a partire da mia madre. È il nipote preferito dei miei zii, dei miei nonni … Persino la mia migliore amica pagherebbe oro per stare con lui! Dice di essere innamorata pazza di mio fratello.
Ma lui non ha niente di speciale. È solo un ragazzino viziato, con un quoziente intellettivo di un bambino di un anno … Ma perché lui è un bambino. Si è diplomato con la sufficienza, ha fatto una scuola mediocre ed è sempre andato relativamente male a scuola. Lo studio non è mai stato il suo forte. Tutti gli sforzi per studiare li ha fatti Matthew, il nostro, anzi suo insegnante di ripetizioni.
Lui non si è mai minimamente impegnato, eppure quando ha ricevuto quel diploma, mia madre si è messa a piangere, come se avesse preso il massimo. Ma lui non ha preso il massimo, mamma.
Io ho sempre dato  il massimo in tutto quello che facevo, e solo per essere apprezzata da mia madre, ma lei non mi ha mai calcolata minimamente. Il suo mondo ruota attorno ad Ewan, solo ed esclusivamente intorno ad Ewan.
Facciamo questo per Ewan, andiamo in questo posto per Ewan, non guardiamo la televisione perché rischiamo di disturbare Ewan che studia (fa finta di studiare).
Una volta, lo ricordo ancora adesso, io e mio fratello stavamo disegnando insieme. Lui si era preso una formina per riuscire a disegnare una volpe, mentre io ero riuscita a farla senza ed era molto più bella della sua. Mio padre mi sorrise, complimentandosi con me per la mia bravura nel disegno e mi disse “Diventerai  una pittrice!”. A mio fratello invece disse “Puoi migliorare! Impegnati” gli disse, ma senza essere severo o altro.
Ewan non era abituato a non essere venerato da tutti. Mi prese il disegno e me lo strappò davanti agli occhi. Ovviamente io reagii. Ricordo di essergli saltata addosso e di avergli dato uno schiaffo. Non ero una bambina violenta, anzi ero la bimba più pacifica del pianeta.
Mia madre quando vide cosa era successo mi sgridò e mi diede uno schiaffo sulla guancia. Non me l’aveva dato forte ma per me fu come se mi fosse arrivato un tir addosso. “Ewan!” disse lei accorrendo dal suo bambino “Ti sei fatto male, piccolo?”.
Io fui messa in castigo: niente più televisione per un mese. Punizione imposta da mia madre.
Ewan invece ottenne un videogioco per consolazione! Il mio cuore si frammentò in tanti piccoli pezzi. Fu la prima volta che capii che mia madre non mi voleva bene. Avevo 6 anni.
Scossi la testa per scacciare quei brutti ricordi. Osservai mio fratello ascoltare la musica con il suo nuovissimo Ipod. Chissà come mai lui poteva sentire la musica e non stare in compagnia, mentre io non potevo leggere in santa pace il mio libro? Ah giusto che stupida. Io non sono Ewan, il perfetto e fantastico Ewan.
Non posso godere di tutti questi privilegi.
Afferrai il mio cellulare, tutt’altro che nuovo ed inviai un messaggio a mio padre sperando che mi rispondesse.
“Mamma” la chiamò mio fratello.
Lei si girò di scatto, sorridendo “Dimmi”.
“Posso andare a prendere da bere?”.
“Certo tesoro. Tieni i soldi”.
Chiusi gli occhi, per non saltare addosso a mia madre o a mio fratello e strappare loro quel sorriso falso dalla faccia.
“Mamma” la chiamai, con tono estremamente dolce quanto falso.
“Non vedi che sono impegnata?” chiese indicando la rivista che aveva in mano. Per Ewan non era impegnata, però.
“Posso prendermi qualcosa da bere?”.
Lei guardò di nuovo l’orologio “No”.
“Perché no?”  dissi a denti stretti.
Mi indicò il tabellone “Tra meno di due minuti partiremo. Non vorrai salire sull’aereo con la coca cola o qualche altra schifezza che prendi sempre, vero?”.
Strinsi i pugni “Però Ewan ci è andato, o sbaglio?”.
Vivienne sospirò, stanca “Non ricominciare, Emily” disse in tono duro “Tuo fratello me l’ha chiesto prima e poi lui beve più in fretta”. Tornò a sfogliare la rivista di Vogue che aveva in mano, dichiarando che il discorso era chiuso. Sbuffai, lasciando perdere la questione e feci un lungo respiro per tentare di calmarmi. Di questo passo, ero sicura che avrei ucciso o mio fratello o Vivienne.
Lei mi odiava, ne ero quasi certa. Oppure se non mi odiava, non mi voleva  bene. Lei non mi aveva mai voluto, questo lo sapevo per certo. Ricordo di una volta in cui mi ero messa ad origliare i discorsi dei miei genitori.
Era sera inoltrata e io ero sola in camera. Mio fratello era andato in giro con i suoi amici. Stavo leggendo un libro, quando ad un tratto sentii che i miei genitori discutevano, così incuriosita, mi diressi furtivamente verso la loro stanza. Appoggiai un orecchio alla porta, riuscendo a sentire perfettamente i loro discorsi. Il motivo del litigio era il comportamento di mia madre nei miei confronti. Era l’ultimo giorno di scuola per via delle vacanze Natalizie. C’era stata la recita ed io avevo avuto il ruolo di protagonista. Tutti mi avevano detto che ero stata bravissima, una vera professionista e che se avessi voluto avrei potuto intraprendere la carriera d’attrice. Mio padre mi era corso incontro prendendomi in braccio ed abbracciandomi, persino mio fratello aveva abbozzato un sorriso, anche se somigliava più ad una smorfia. Mia madre invece rimase impassibile, anzi sembrava scocciata di rimanere lì. “Hai visto, tesoro? Nostra figlia è una futura attrice!” disse mio padre al colmo della felicità.
Lei fece un mezzo sorriso, poi guardò l’orologio “Ci muoviamo? Abbiamo delle cose da fare, o sbaglio?”. Inutile descrivere la mia delusione. Per poco riuscii a trattenere le lacrime, ma mio padre aveva comunque notato il mio evidente stato d’animo e mi aveva sussurrato “Non ti preoccupare, piccola. Sei stata bravissima, Emily. Sei sempre la più brava di tutti” mi disse dolcemente mio padre, ma non servì a farmi sentire meglio. Quella sera, appunto, Owen, mio padre, stava discutendo con mia madre del suo comportamento freddo e distaccato nei miei confronti.
“Insomma possibile che tu non abbia mai qualche buona parola per nostra figlia?!” disse lui alterato.
“Lo sai, Owen” ribattè lei scocciata “Sai perché mi comporto così e smettila ogni volta di seccare per questa cosa”.
“Ma è tua figlia!” sbraitò lui “Tua figlia che è una bambina dolcissima e che si impegna per avere la tua approvazione e non capisce perché tu non sia mai felice per lei, non capisce perché tu non stia mai con lei, perché tu non la guardi mai!” disse tentando di calmarsi.
“Santo cielo, Owen! Non sono obbligata a comportarmi in un certo modo, se non voglio. Sai benissimo che io non volevo un altro figlio o un’altra figlia, in questo caso, ma tu, quando sono rimasta incinta, hai insistito tanto perché la tenessimo, soprattutto quando hai saputo che era una femmina! Era tutto così perfetto quando eravamo solo noi tre. Ewan completava la perfezione …” poi si riscosse e continuò “Sei tu che l’hai voluta, e ora goditela”. Ricordo che rimasi pietrificata da quelle parole. Erano così … Ingiuste. Cosa avevo fatto di male? Perché mia madre non mi voleva? A quel tempo ero troppo piccola e credulona per capirlo, ma ora l’avevo capito.
Lei voleva solo Ewan, perché era perfetto per lei.
Ritornai al presente quando una voce femminile proveniente dagli alto parlanti disse “Il volo 762 diretto a Miami è in partenza alla pista 4”.
Sospirai affranta e presi le mie borse, seguendo mia madre e Ewan che aveva appena gettato via una lattina di coca cola. Fornimmo il passaporto, dopodiché ci imbarcammo sull’aereo.
Vivienne ci aveva prenotato dei posti in prima classe e arrivati a Miami saremmo andati in un hotel a –incredibile ma vero- 5 stelle. Mia madre ama nuotare nello sfarzo.
L’assistente di volo ci raccomandò di allacciare le cinture e di spegnere qualsiasi apparecchio elettronico.
Quando l’aereo decollò sospirai e guardai fuori dall’oblò, e venni avvolta da mille pensieri.
Non ero mai stata amata da mia madre e probabilmente non sarebbe mai accaduto. Tutto quello che avrebbe voluto dalla sua vita era una bella casa, un marito e un solo figlio maschio. Tutto era perfetto, fino a che non sono arrivata io, scombinando tutti i suoi piani. Il suo sogno era stato infranto. Ora aveva anche una figlia femmina. Non so cosa la spingesse ad odiarmi così tanto, forse perché appunto avevo distrutto il suo sogno più prezioso, ma sapevo che anche se mia madre non mi voleva bene, avevo pur sempre mio padre. Era l’unica mia consolazione, l’unica ragione per cui ero felice di essere nata.
Volevo un bene infinito a Owen, mentre l’odio che Vivienne aveva per me era reciproco.
Sospirai. Questo sarebbe stato un lungo viaggio.
Passare una settimana insieme a loro sarebbe stata l’esperienza più brutta di tutta la mia vita, ma avrei fatto tutto il possibile per rilassarmi.
Finalmente ero riuscita ad accettare la dura realtà: mia madre non mi voleva, ma avevo mio padre che mi avrebbe dato la luna se solo gliel’avessi chiesto. Feci un breve calcolo: lui sarebbe ritornato dall’Iraq verso l’inizio di settembre. C’era ancora un buon mese e mezzo. Sbuffai, sperando che questo mese passasse in fretta. Non vedevo l’ora che ritornasse a casa.
Mi sentivo inadeguata insieme a loro, sbagliata, ma facevo pur sempre parte della famiglia. Loro erano della mia famiglia. Mi ero sempre sentita terribilmente sbagliata ed impacciata a causa di mia madre ma non mi importava più niente del suo giudizio ormai. Tutto quello che avrei fatto d’ora in poi, l’avrei fatto solo ed esclusivamente per mio padre. Avrei cancellato mia madre dalla mia mente. Per me, lei non ci sarebbe più stata, non l’avrei più trattata bene come di solito, non l’avrei più calcolata, come lei ha sempre fatto con me. Non avrei più dato peso alle sue critiche semplicemente perché non mi sarebbe più importato niente di quello che diceva poiché non mi sarebbe importato di lei. Sarei stata indifferente nei suoi confronti. Forse l’indifferenza era la cosa migliore.
Cominciai a scorgere una parte di mare. Sì, non sarebbe stata poi così male questa vacanza.

 


Spazio Autrice: Okay, questa è la peggiore fan fiction che io abbia mai scritto, ma sentivo il bisogno di scriverla.
Non so perché e non so nemmeno come mi sia uscita fuori, tuttavia ho cominciato a riempire pagine e pagine di Word arrivando ad un totale di 4.
Beh, che dire? La protagonista non è amata da sua madre, la quale non l’ha mai voluta. Ho cercato di descrivere le emozioni della ragazza, ma temo di non esserci riuscita.
Di punto in bianco decide di non cercare più l’approvazione della madre, ma di esserle indifferente.
Spero che vi sia piaciuta, anche se solo lontanamente e che sia un qualcosa di minimamente leggibile.
Sarei felicissima se lasciaste una recensione.
Grazie mille.
Fra.

  
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