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Autore: Neffie    16/08/2010    1 recensioni
Dakota ha 15 anni,e come le sue coetanee dovrebbe pensare ai vestiti, ai ragazzi e ai suoi sogni. Ma Dakota è stata lacerata, uccisa dentro. Tornerà ad essere la ragazza felice di prima?
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Salve gente! Allora non so se questa Fanfiction vi piace,ma spero di sì. In questo capitolo Dakota fa un incontro particolare... Ah,la fine si interrompe su una frase che riprenderà con il prossimo capitolo. Buona lettura^^

 

Capitolo 1 Un nuovo professore 

Ero arrivata a scuola accompagnata in classe, come sempre da uno stuolo di occhiate e bisbigli. Quella lì è la drogata…è matta ma fa certe feste… oppure l’anoressica svitata! Quella lì finirà in manicomio! Preferivo sentire commenti cattivi piuttosto che commenti di commiserazione. Non volevo far pena. La prima ora era scrittura creativa. Perfetto. Pensai ironicamente. Un'altra ora senza fare un cazzo. Come al solito del resto. Arrivai in classe con un po’ di ritardo, ma il professore non era ancora arrivato. Mi sedetti al mio posto tra le occhiate dei miei compagni che, come in corridoio mi continuavano a fissare. La porta si aprì, ma invece che il signor Sheen, entrò invece un uomo, un po’ bassino con i capelli biondi e un sorriso smagliante. Andò verso la cattedra, e tutti gli alunni si zittirono per sentire ciò che aveva da dire quello sconosciuto. –Salve a tutti! Io sono il professore Max Swan. E’ per me un onore annunciare che, d’ora in poi sarò il vostro nuovo professore!- Esultò sorridendo.–E il signor Sheen?- Chiese una ragazza, mi pare si chiamasse Calista.–Il signor Sheen si è licenziato. Bene, allora inizierei subito conoscendoci un po’ meglio. Chiamerò ognuno di voi alla lavagna, voi verrete e mi direte le vostre paure. Per casa poi, farete un tema in cui scriverete il perché delle vostre paure. Qui in classe intanto ne discuteremo un po’.- Disse continuando a sorridere. Il primo pensiero che mi attraversò la mente fu: questo qui è pazzo. Pazzo più di me. E pensai di non essere l’unica a pensarlo.–Bene iniziamo con Beverly Arlene…- Disse controllando il registro. Andò avanti così, interrogando alunni imbarazzati che non sapevano che dire. Poi il professore annunciò- Dakota Marvell.-  Non avevo proprio voglia di alzarmi, ma malvolentieri lo feci, masticando la gomma a più non posso.  Il professore mi squadrò. Ma non lo fece né con cattiveria, né con compassione. Dopotutto, forse non era così malaccio. Andai alla cattedra  e il professore mi chiese- Qual è la tua paura più grande?- Lo inchiodai con i miei occhi color del ghiaccio.–Bisogna per forza avere paura di qualcosa?- Domandai con un sopracciglio alzato. Volevo metterlo in difficoltà. E il prof se lo era aspettato sin dall’inizio. Non so come ma avevo questa certezza alla bocca dello stomaco.– Sì. - Rispose lui semplicemente alzando le spalle.–E perché mai?- Domandai un po’ incazzata per la sua risposta.–Perché aver paura è umano. E’ noi siamo umani. Siamo fatti di carne e ossa. Proviamo sentimenti. E la paura è tra questi sentimenti. Non gli si può sfuggire. Prima o poi ti troverà.- Disse di nuovo scrollando le spalle. Ha ragione! Pensai meravigliata. Per la seconda volta pensai che non era niente male questo professore…proprio niente male. –Allora, adesso che ho risposto alla tua domanda, tu vuoi rispondere alla mia?- Domandò ancora scrutandomi dai suoi occhi azzurri.  –No. -  Volevo farlo incazzare. Più mi piaceva una persona più volevo che si guadagnasse il mio affetto. In questo mondo di merda, nulla è gratuito. Andai al posto e mi sedetti. Il professore mi guardò senza battere ciglio per qualche secondo e poi continuò il suo elenco. In verità c’era una cosa di cui avevo sul serio paura. Avevo paura di lui. Paura che tornasse. E che questa volta non mi lasciasse in vita. Avevo paura della ragione per cui avevo iniziato con la droga, il furto e l’anoressia. Avevo semplicemente che quel giorno di quattro mesi fa si ripetesse…Successe un giorno d’inverno. Un giorno di inverno che ritorna puntualmente nei miei incubi. Che non mi lascia in pace. Che mi tormenta e si dilania in me…. Quel giorno ero appena tornata da scuola….

   
 
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