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Autore: ally rose    17/08/2010    1 recensioni
non sono umano... non sono un demone... adoro gli amori che finiscono in fretta adoro gli amori che uccidono le donne... ma se un amore riuscisse ad uccidere me?  
Genere: Fantasy, Malinconico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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16 aprile 1820

 

Quella mattina feci fatica ad alzarmi

Ricordavo di aver passato una serata all’insegna del divertimento e della lussuria in un palazzo fuori città.

Il profumo della primavera si precipitavano nella stanza.

Avevo la faccia ancora affondata nel cuscino.

A tastoni cercai qualcosa da mettermi addosso ma la mia mano sfiorò un seno dalla pelle morbida e profumata. Pensai che l’aroma di fiori che inondava la stanza provenisse da colei che mi dormiva a fianco.

Alzai lentamente la testa e innanzi a me si prostrò una tale bellezza che mi abbagliò.

Da un mare di riccioli rossi spuntava un visino delicato, pallido, forse anche troppo giovane per essere nel mio letto. Aveva un naso così sublime!...per non parlare delle sue guance e delle sue ciglia… così lunghe e preziose…

Era distesa su di un fianco e dal suo respiro dedussi che stava dormendo. Le sue labbra erano rosse come il sangue e la sua carnagione così chiara che se il suo corpo non avesse accennato un sussulto avrei di certo creduto che fosse morta. Indosso aveva una veste di seta bianca abbassata fin sotto i seni. Era minuta, sembrava fragile, indifesa. Quando piegai leggermente la testa per baciarla sentì un dolore lancinante al collo, mi ritrassi subito da quel bacio. Mi alzai, presi i miei calzoni, la mia camicia e mi rivestì…il disordine della stanza e i vestiti sparsi dappertutto mi confermarono che quella notte tra noi due era successo di sicuro qualcosa.

- buongiorno! – mi voltai immediatamente per sapere chi mi aveva salutato e trovai la donna che per una notte era stata mia in ginocchio sul letto…

I suoi occhi mi incantarono, erano dorati, intensi, giovani…

Le sue labbra descrivevano il sorriso malizioso tipico delle ragazze di strada, ma lei non poteva essere una di loro, ne ero certo.

Si passò la lingua tra le labbra e intravidi qualcosa di strano ai suoi denti…ma non ci feci molto caso, anzi me ne dimenticai…

Con la grazia di un capriolo si alzò, si sistemò la veste e sgattaiolò fuori della stanza, diretta chissà dove , senza neanche lasciarmi il tempo di ricambiarle il saluto…

 

*****

Scesi le larghe scale di marmo nero che dal salone grande portavano alla sala da pranzo e vi trovai un tavolo di ciliegio imbandito a festa ma vi erano solo due posti apparecchiati.

Un cameriere mi fece un inchino e mi fece accomodare a capotavola. Aveva la pelle molto scura, proveniva sicuramente dall’africa, aveva due piccoli occhi neri inespressivi e un grande naso a patata…le sue labbra erano gonfie e rosee. Indossava dei calzoni neri e una  camicia malconcia. In testa aveva i resti maltagliati di quelli che un tempo erano sicuramente stati dei capelli ricci, neri come il petrolio. Era scalzo e sul viso aveva i segni delle percosse…

Un altro cameriere mi portò un piatto d’argento con affettato e salumi, formaggi e pane di diversi tipi. Non avevo fame e la cosa era molto strana. Di solito dopo una sbornia e una bella dormita avevo una fame da lupi… Non toccai cibo. C’era un calice argentato adornato di rubini e smeraldi davanti a me, con una sostanza rossa, densa. Bagnai le mie labbra con quel liquido per assaggiarne il sapore. Appena la mia lingua sfiorò il liquido mi misi a bere velocemente, avidamente, come se fossi un beduino che non beveva da giorni. Stavo ancora bevendo dal calice quando il cameriere che mi aveva accolto suonò una piccola campanella che emise un tintinnio poco piacevole . In cima alle scale comparve la mia donna, con un abito sfarzoso e tutta la grazia con cui mi aveva lasciato. L’abito era composto da un bustino nero ricamato di rosso, non aveva spalline e le metteva in evidenza tutta la sua femminilità. La gonna non era molto ampia. Anch’essa era rossa, forse di velluto.Scese le scale e rimanendo con lo sguardo fisso su di me si mise seduta al posto vuoto. Il cameriere che mi aveva servito le porse il piatto dei salumi ma lei lo rifiutò con un cenno della mano e il cameriere si allontanò con un inchino. Le sue dita avvolsero un bicchiere di cristallo bordato d’argento. Anch’esso conteneva lo strano liquido rosso. Lo portò lentamente alle labbra. Ne bevve un sorso e poi lo appoggiò sul tavolo. In quel momento fui felice che non vi avesse visto bere pochi secondi prima, altrimenti la mia figura sarebbe stata di certo sminuita. Si alzò e si avvicinò a me, mi mise una mano sulla spalla e mi girò intorno, poi mi prese la mano…- vieni con me, ti devo mostrare una cosa –la sua voce era melodica, incantevole, ipnotica. Mi alzai e la seguii ad uno specchio. Era antico, molto grande. Si voltò verso di me e mi sorrise…questa volta notai che aveva  due canini esageratamente lunghi e affilati. Istintivamente mi guardai il collo allo specchio dove quella mattina avevo avvertito il dolore e vi trovai due piccole ferite circolari. Ne fui inorridito. Mi guardai in volto e notai che i miei occhi stavano passando dall’azzurro di sempre al dorato della donna che mi stava accanto. Corsi al tavolo, afferrai il bicchiere e ne annusai il contenuto….sangue!

Guardai la donna ed ella mi sorrise – Benvenuto a peggior vita!-. sul suo volto tornò il sorriso di quella mattina

Spaventato corsi nella mia camera e chiusi a chiave la porta. Non ci potevo credere, non ci volevo credere! Quella donna, la mia donna, mi aveva trasformato in un mostro. Mi gettai in un angolo e mi sedetti per terra con le spalle al muro. Urlai di rabbia mista a dolore. Piansi. Abbassai lo sguardo. Chiusi gli occhi.

 

*****

Quando li riaprì era già notte. Non avevo dormito, avevo pensato…Non poteva essere vero.

Mi alzai, mi tolsi la camicia, notai che la mia pelle era più fredda di sempre. Mi guardai allo specchio e nei miei occhi era scomparsa ogni traccia di azzurro e adesso primeggiava un’iride dorata. Aprì la bocca e mi accorsi che i miei canini avevano raggiunto forma e dimensione di quelli della donna che avevo amato per una notte, della donna che ora odiavo più di qualsiasi cosa al mondo. Mi guardai intorno per pensare al da farsi. Il mio sguardo si fermò su una lama scintillante.

Presi uno spadino d’argento che tenevo in camera  e mi incamminai alla ricerca della donna. La trovai sul balcone, affacciata a guardare il mondo dall’alto. Era bella, bella come nient’altro al mondo. La sua pelli brillava alla luce della luna, le sue spalle erano leggermente inarcate. Appena la vidi la mia ira divampò e le piantai lo spadino nella schiena, dritto al cuore.

Quel esile corpo si accasciò su se stesso e morì. Una brezza leggera si levò in aria e mi accarezzò il volto. Dai miei occhi scese una lacrima, ero diventato un assassino. Guardai il suo corpo disteso lì, ai miei piedi , alcuni riccioli le coprivano il volto. Con delicatezza glieli scansai per vedere di nuovo il suo volto, Tornai nella mia camera e scrissi un biglietto. Lo presi e tornai al balcone ma invece del suo corpo trovai un mucchio di cenere. La brezza si rialzò e portò via le sue ceneri che danzarono nel vento.

La prima donna amata.

Il primo omicidio.

Un biglietto con su scritto “ tuo per sempre…James” nelle mie mani

Una notte giovane.

Una consapevolezza in più…da li in poi sarei per sempre stato un vampiro.

Una decisione improvvisa…. Ucciderò per sempre per amore

 

 

E FU L’ALBA DI UNA NUOVA VITA….

   
 
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