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Autore: Mary15389    17/08/2010    1 recensioni
Uno strano incontro può cambiare la vita di una giovane italiana appena sbarcata a Washington?
Genere: Introspettivo, Romantico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Spencer Reid
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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My life has just begun CAP2 CAPITOLO 2

La sala era strapiena. Forse questo “profiling” doveva essere qualcosa di particolarmente interessante o importante. Anche se i visi che riuscivo a scorgere erano tutti di giovani… ipotizzavo studenti del college. Forse la mia scelta di partecipare non era stata così sbagliata.
Mi divincolai un po’ tra la folla e finalmente trovai un posto a sedere. Avevo fatto appena in tempo. Mi ero sistemata e un applauso accoglieva un uomo che si andava ad accomodare sul bordo della scrivania messa al centro della sala prendendo un microfono. Ancora non parlava.
Lo scrutavo da brava osservatrice, doveva aver passato la cinquantina, alto, fisico normale. Un buffo pizzetto con dei baffi che rendevano il suo viso, come dire, buono. Ma niente che mi potesse aiutare a capire di cosa avrebbe parlato di lì a poco.
“Chiedo scusa per l’attesa. Il mio collega è in ritardo e non vorrei cominciare senza di lui...” disse con sguardo un po’ imbarazzato, ma con un sorriso appena visibile.
Pochi secondi dopo, una porta vicino alla scrivania, da cui prima era entrato l’uomo, si apriva e io non potevo credere ai miei occhi. Il giovane che avevo incrociato, o forse sarebbe meglio dire urtato, fuori dall’ascensore si avvicinava all’uomo più grande e gli diceva qualcosa. Poi si metteva in piedi accanto alla scrivania.
“Ora possiamo cominciare...io sono l’Agente Speciale David Rossi e questo è il mio collega, il Dottor Spencer Reid. Vi do il benvenuto a questa conferenza sul profiling. Come sapete siamo dell’FBI, dell’unità analisi comportamentale, la BAU, e siamo qui per spiegarvi come si diventa profiler.”
Cercavo di riprendermi dallo shock. Non era possibile che quello che avevo incontrato era un agente dell’FBI. Un'altra caratteristica da aggiungere a quelle che mi erano venute in mente quando lo avevo visto la prima volta. E tutte così maledettamente positive. Ma almeno la conferenza che stavo ascoltando parlava di qualche possibilità lavorativa. Inutile non sarebbe risultata, anche se una ragazza come me, così lontana da questo mondo fatto di divise, distintivi e pistole, non ne avrebbe potuto beneficiare per nulla.
“Io sono stato il fondatore storico di questa unità, che si occupa di affiancare la polizia dei vari stati nelle indagini federali, cercando di fornire un profilo psicologico di quello che noi preferiamo definire S.I., ovvero il Soggetto Ignoto, colui che ha commesso il reato.” Continuò l’Agente Rossi.
Mi ero già persa. L’istinto era quello di alzarmi e andar via prima. Ma un qualcosa di inspiegabile mi tratteneva lì.
“Il nostro lavoro è quello di raccogliere più indizi possibili analizzando diversi fattori: la scena dei crimine, la vittimologia, il tipo di ferite o l’arma usata, a seconda del tipo di reato.” Ora era il più giovane a parlare. “Ogni dettaglio può essere utile per capire le motivazioni che hanno spinto l’S.I. ad agire in un determinato modo.”
I miei dubbi crescevano, ma quella vocina mi faceva rimanere incollata alla sedia. Il Dottor Reid cominciava allora a mostrare con un proiettore alcuni esempi di casi che avevano risolto in passato, soffermandosi ovviamente sul come erano riusciti a cogliere i particolari necessari a risalire a questo famoso Soggetto Ignoto. Più andavano avanti con queste dimostrazioni, più la vocina dentro di me cresceva e si emozionava per l’acutezza e bellezza di alcune risoluzioni. L’unica nota stonata erano le continue statistiche che il ragazzo riportava come se fosse un computer, o un’enciclopedia, proprio come se le stesse leggendo davanti a sé. Aveva proprio bisogno di questo sfoggio di cultura?
“È importante sottolineare che…” concludeva l’agente anziano “…qualsiasi sia il vostro corso di studi, potete tentare di entrare all’Accademia e fare l’addestramento per diventare ottimi profiler. Quindi considerate questa idea. Se vi sentite acuti osservatori e sentite di voler provare...beh, noi siamo sempre in cerca di giovani menti da aggiungere alle nostre squadre.”
Un applauso salutò gli agenti che lasciavano la sala. E io non potevo trattenermi dall’ascoltare un commento, fatto da due ragazze che sedevano davanti a me: “Io non potrei mai, ho troppa paura del sangue..ci pensi a dover vedere cadaveri tutti i giorni?”. E l’amica, guardandosi le unghia finemente curate, rispondeva: “Cara...io per poter avere a che fare con quel giovane dottore farei carte false. Provo a seguire il loro consiglio.”
Certo che se le motivazioni per provare un tale addestramento erano queste...nella mia ottica ci volevano cuore, passione, abilità. E poi, il ragazzo poteva anche essere carino, ma continuavo a non approvare questo suo modo di fare da so-tutto-io. Mi sembrava troppo sicuro della sua cultura.
E se avessi provato anche io? Con motivazioni certamente diverse da quelle che avevo sentito, volevo provare. D’altronde non avevo nulla da perdere.
Lasciai la stanza delle conferenze e tornai a recuperare le valigie. Chiamai un nuovo taxi. Arrivato, caricai le valigie e mi rilassai sul sedile posteriore lungo la strada per la mia nuova casa. Continuavo a pensare alla conferenza, e alle strane sensazioni che aveva suscitato dentro di me. Sentii vibrare qualcosa. Il mio cellulare.
“Pronto?”
“Tesoro, come stai?”
“Mamma…ma che ora è lì in Italia??? Sarà notte fonda...” Niente da fare, mia madre non sarebbe cambiata mai...
“Ero in pensiero...trovata la casa?”
“Ci stavo giusto andando ora. È molto carina...quando tu e papà verrete a trovarmi la troverete fantastica.” Sorridevo perché sapevo che lei non avrebbe lasciato mai l’Italia per un luogo che la spaventava così tanto. Nemmeno per farmi una visita.
“Lo sai come la penso...hai già trovato un modo per mantenerti?”
Mi allargai in un incontrollabile sorriso. "Ho qualcosa sotto mano..."
  
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