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Autore: _Pulse_    18/08/2010    1 recensioni
Una volta usciti dall’acqua, ancora placcata da i due Jonas, il terzo si avvicinò e passò due asciugamani ai fratelli.
«Tante grazie!», gridai, fuori di me.
«Non iniziare a lagnarti! Vieni qui con me!», gridò il più piccolo, attirandomi a sé e avvolgendomi nel suo asciugamano con lui. Rimasi piacevolmente sorpresa da quel gesto e mi arresi al fatto che ormai non mi restava altro da fare che seguirli e scoprire che cosa volevano da me.
Genere: Fantasy, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Joe Jonas, Kevin Jonas, Nick Jonas, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 9

«No, no, no. Me lo sento, sarà un disastro», sussurrai, nascosta dietro un albero poco distante dal cancello in ferro battuto dell’immensa villa dei Jonas Brothers.

Ale, accanto a me, mi spinse, irritata. «La vuoi smettere di essere così pessimista? Devi almeno provarci, fallo per Nick!»

Possibile che avesse sempre ragione?
«Ok», feci un respiro profondo. «Siamo sempre in tempo a tornare indietro, sai?»

«Per favore!», sbuffò e mi trascinò con sé fino al cancello, al quale si appoggiò per guardare all’interno.
«Hai intenzione di restare imbambolata lì per molto? Tra un po’ fa notte, dai!», mi gridò, indicandomi il pulsante con il quale citofonare.

Deglutii e pigiai il pulsante, guardando nervosamente le due telecamere che sovrastavano il cancello e la terza che avevo di fronte.
Calma, Ary, calma. Non può succederti niente.
Ero fottutamente nervosa, non sarei riuscita a spiccicar parola di quel passo!

«Chi è?», rispose una voce di donna un po’ gracchiante, dall’altra parte del citofono.
Probabilmente mi stava guardando grazie a quella telecamera, ma io non potevo vedere lei.

«Ehm… salve, mi chiamo Arianna e sono un’amica di… di Nick, Joe e Kevin.»

Ci fu un attimo di silenzio e poi la voce gracchiante disse: «Non ti conosco, vattene.»

«Signora, signora la prego, aspetti!» Feci un respiro profondo, riordinando le idee. «Lei non mi conosce, è vero, ma le posso giurare che io conosco i suoi figli e so…»

«Rob, c’è una ragazza che si ostina a dire di conoscere i miei piccoli», sentii dire dalla donna che doveva essere proprio la madre dei Jonas; un’altra voce, da uomo, rispose: «Vuoi che la mandi via?»
Non udii alcuna risposta e pensai: chi tace acconsente…
Infatti, qualche minuto dopo, un omaccione dalla carnagione scura, alto e muscoloso, una specie di armadio, quello che identificai come Rob, uscì dalla porta e camminò a passo svelto sul vialetto, poi uscì dal cancello prendendoci per le magliette e dicendoci di andarcene o sarebbero stati guai grossi.

«Ehi, metti giù le mani!», gridò Ale, scalciando e dimenandosi, fino a quando non riuscì a toccare il suolo con i piedi.
Si voltò verso il bodyguard, fulminandolo con lo sguardo, e gli puntò un dito sul petto, con un’aria che doveva sembrare minacciosa. Beh, io mi sarei spaventata, ma lui non so…

«Senti un po’, se siamo qui c’è un motivo e non è carino mandarci via così! Vorremmo solo parlare con i genitori dei Jonas e –»

«Non è possibile», disse lui impassibile.

«Questo lo dici tu!», gridò. «Noi sappiamo tutto, che i Jonas non si sono ritirati, ma che sono scomparsi!»
Rob, a quelle parole, si irrigidì e sperai che anche la madre dei ragazzi avesse sentito tutto. La mia amica ci stava dando dentro!
«E la mia amica», mi indicò, «potrebbe sapere dove sono! Quindi, se potessimo entrare un attimo solo per spiegarvi come stanno le cose… Non ti preoccupare, non siamo né fans né giornaliste, ok?! Siamo qui solo per aiutarvi! Giusto, Ary?» Io la fissai sbalordita. «Giusto, ARY?!»

«Ah, sì! Sì, sì!», annuii.

L’armadio esitò ancora un po’, ma la voce gracchiante disse, dal citofono: «Lasciale entrare, Rob.»

Lui ci scrutò severamente e ci puntò le dita tozze contro, assottigliando gli occhi: «Se è una presa in giro la pagherete cara.»
Io deglutii, spaventata; Ale invece sollevò il naso all’insù, fiera, e mi prese per mano trascinandomi dentro l’enorme giardino di casa Jonas.

Appena entrammo in casa ci guardammo intorno, sbalordite. Era immensa, quella casa! Sembrava una reggia!
«Wow», squittì Ale. Io non ebbi la forza di fiatare.

Poco prima di entrare nell’ampio salotto, vidi un ragazzino, appoggiato al corrimano delle scale che portavano al piano superiore, che sbirciava nella nostra direzione senza farsi notare.
I nostri sguardi si incrociarono per un istante e mi dissi che non poteva essere nessun altro a parte Frankie, il fratellino più piccolo di Nick, Joe e Kevin.
Accennai un sorriso amaro, capendo perfettamente come si dovesse sentire visto che anche io avevo passato mesi senza sapere nulla di mio fratello. Lui distolse lo sguardo e si strinse nel suo stesso abbraccio.

«Accomodatevi», disse la donna, la madre dei Jonas, già seduta su una poltrona di pelle bianca.

Sia io che Ale annuimmo e ci mettemmo sedute vicine sul divano, strette per farci forza a vicenda, mentre Rob stava alle nostre spalle, sulla soglia del salotto, con le braccia incrociate e il viso corrucciato. Metteva soggezione.

«Come fate a sapere che sono scomparsi?», chiese grevemente.

Ale mi tirò uno schiaffettino sul braccio, ad informarmi che ero io che dovevo parlare. E non aveva tutti i torti, dopotutto… ero io quella con i superpoteri!

«Io… io li ho conosciuti, so dove sono», balbettai e alle mie parole la donna si sporse in avanti, gli occhi sgranati.

«Dove!? Dimmi dove sono!», gridò.

Chiusi gli occhi, stringendo i denti. «In una… dimensione parallela.»

Calò un silenzio che mi fece rabbrividire dalla testa ai piedi, tanto che non osai immediatamente aprire gli occhi.
Passarono diversi secondi, ma nulla mutò, fino a quando non sentii uno strepitio di gabbiani e il tipico rumore delle onde che si infrangevano sugli scogli.
Aprii di scatto di gli occhi, trovandomi seduta su uno scoglio, con le gambe a penzoloni sopra il mare. Sgranai gli occhi, mentre la testa iniziava a girarmi a causa dell’altezza, e poi, con cautela, mi tirai indietro, in modo da essere completamente sulla terra ferma.
Poi, dopo essermi calmata un attimo, mi guardai intorno e poco lontano da lì, su un precipizio a picco sul mare, nascosta dalla vegetazione, scorsi la villa dei Jonas in cui avevo trascorso settimane, nell’altra dimensione.

«Oh no, mi sono catapultata qui un’altra volta!», sbraitai, alzandomi in piedi e portandomi le mani nei capelli. «Ma porca miseria, non ho desiderato di scomparire! O forse sì, ma… uffa!»
Sbuffai pesantemente, calciando un sassolino che rotolò sullo scoglio e cadde giù, nel mare.
«Devo… devo tornare indietro, ho lasciato Ale là da sola!»
Ora, ciò che mi preoccupava maggiormente era lei, che per la prima volta mi aveva vista scomparire.

«EHI! ARY!»

Mi pietrificai sul posto, quando udii la voce di Joe chiamare il mio nome. Mi voltai e, coprendomi gli occhi con un braccio per non venire accecata dal sole del primo pomeriggio, lo vidi appoggiato al parapetto della terrazza che dava proprio sugli scogli: aveva gli occhi e la bocca spalancati, incredulo di vedermi lì.
Non feci in tempo a dire e/o a fare niente che con una corsetta rientrò nella villa. Era andato ad avvisare qualcuno?

Sgranai gli occhi, pensando a Nick, e mi portai le mani sulle tempie. «Dai, dai, dai! Devo andarmene da qui!»
E per la prima volta ci riuscii a comando.

Mi ritrovai immersa nell’acqua di una piscina, da quello che potevo vedere. Salii in superficie e, scostandomi i capelli bagnati dal viso, vidi Ale, la mamma dei Jonas e Rob sul bordo della piscina, con gli occhi sgranati e delle facce che più sconvolte di così non potevano essere.

«A-A-Ary, s-s-stai bene?», mi chiese Ale, porgendomi timidamente una mano.

«Sì, più o meno», tossii, sputacchiando un po’ d’acqua al sapore di cloro ed afferrando la mano che mi aveva offerto.
Uscii fuori dalla vasca e mi strizzai i capelli e la maglietta, fradici. Come aveva detti mio fratello, avevo ancora molto da imparare sugli “atterraggi”!

«Che cosa diamine è successo?», chiese la signora Jonas, guardandomi.

«Ecco… diciamo che sono andata nell’altra dimensione», spiegai, senza sollevare lo sguardo dal bordo della maglietta che stavo ancora stringendo fra le mani.

«È… è assurdo!», gridò e Ale annuì. Da che parte stava?!

«Lo so», sospirai. «Fin troppo bene, ma non è stata una mia scelta avere questo potere.»

«Ed è stata una scelta dei miei figli, finire in un’altra dimensione?!»

«No, assolutamente no. Per quanto riguarda l’andata non so niente, non conosco il motivo per il quale si viene teletrasportati di là… però so come farli tornare indietro.»

«Tutto questo è illogico», si portò le dita sulle tempie, lasciandosi cadere su uno sdraio dietro di sé. «Però ti ho anche vista sparire nel mio salotto e ricomparire dopo alcuni minuti nella mia piscina… quindi, ci crederò. Se questo serve a riavere i miei figli…» Aveva gli occhi lucidi, preoccupata come solo una mamma poteva essere.
Chissà se anche la mia aveva sofferto in quel modo, quando io e Davide eravamo finiti nell’altra dimensione…

«Questo basta», sorrisi.

***

«Beh, non è andata tanto male», mi sussurrò Ale.

«No», mugugnai, guardandomi intorno con circospezione.
Tutti, nel treno, mi lanciavano occhiate curiose: ero ancora bagnata dopo il tuffo in piscina.

«Ma quindi basta che qualcuno creda a questa cosa della dimensione parallela e può tornare indietro?»

«Non hai capito un cavolo, come al solito», sospirai. «Io posso far tornare di qua Nick, Joe e Kevin, a patto che qualcuno in questa dimensione sappia e creda alla dimensione parallela. Ora che loro madre ci crede, dovrei riuscirci.»

«E se avessi provato a portarli di qua senza che loro madre ci credesse?», chiese, incuriosita.

Io chiusi gli occhi, portando lo sguardo fuori dal finestrino. «Li avrei persi.»
Per sempre
.

***

«Nick, Nick, Nick!», gridò Joe, il fiato corto dopo aver fatto un’intera scalinata di corsa.

«Che hai?», gli chiese annoiato, senza distogliere lo sguardo dalla tv, stravaccato sul divano.

«Io… Sullo scoglio… Ary!»

A quel nome Nick si voltò di scatto e Joe gli indicò di seguirlo.
Salirono di corsa nella camera del mezzano e si sporsero sulla terrazza che dava sugli scogli.

«Allora?», chiese Nick, con un leggero fiatone. «Dov’è? Io non vedo nessuno!»

«Era… era là, te lo posso giurare!», gridò, indicando uno scoglio un po’ più in basso. «Non so dove sia finita!»

«Non importa», biascicò e rientrò dentro.

«Fratello…»
Nick, richiamato, si voltò verso di lui.
«Mi dispiace.»

«Anche a me, anche a me.»

«Dove vai?», gli domandò ancora Joe.

«A preparami: ho un appuntamento con Charlotte», rispose con una smorfia sul viso e si sbattè la porta alle spalle.

_________________________________________

Ciao a tutti! :)
È passata un’infinità dal mio ultimo aggiornamento o.o Un po' per la mia pigrizia, un po' per le vacanze... Insomma, spero mi perdoniate ;) E che perdoniate anche la “cortezza” di questo capitolo xD Beh, quello che conta è che vi sia piaciuto *-*
Ho una bella notizia da darvi. Durante questo periodo in cui sono sparita non ho pettinato le bambole, bensì ho scritto dei capitoli di questa storia! :D Quindi, essendo già pronti, ci metterò poco a postare. Siete felici? *-* Però, si da il caso che sia in vacanza e quindi fino a inizio settembre non so se avrò di nuovo internet -.- Beh, sicuramente a settembre avrete un nuovo capitolo! ;)
Bene, detto questo, non mi resta che ringraziare chi, diligentemente, ha lasciato una recensione allo scorso capitolo:

miusic__dreamer : Ciao! Mi fa davvero piacere che questa storia ti piaccia tanto da aspettare ogni morte di papa xD Inseparable era davvero perfetta per quelle due e piace molto anche a me! :) Spero che questo capitolo sia stato di tuo gradimento! Grazie, alla prossima, baci! *-*

nes95 : No, non è morta la rossa xD Mi dispiace ahahah xDD Il mio fratellino *-* Nick in questo capitolo è tornato, spero ti sia piaciuto! Grazie e alla prossima! :)

Grazie mille anche a chi ha letto soltanto! :)
Alla prossima! Vostra,

_Pulse_

   
 
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