Titolo:
casa
Pevensie.
Autore:
SkAnNeRiZzAtA
Fandom:
le
Cronache di Narnia
Personaggio:
Eustachio
Clarence Scrubb, Jill Pole,
famiglia Pevensie
Avvertenze:
raccolta, il personaggio di Edmund è leggermente
OOC
Desclaimer:
i
personaggi della raccolta non sono miei,
ma appartengono alla fantasia di C.S.Lewis,
dling
dlong.
Ti
stringi nella tua
sciarpa rossa, mentre tengo con una mano l’ombrello e con
l’altra pigio
insistentemente sul campanello.
La
porta si spalanca e
la faccia sorridente di Edmund appare.
-
accidenti che freddo
– commenta, arricciando il naso.
-
alla buon ora! –
sbotto, entrando e scrollandomi di dosso la neve.
-
potete appoggiare lì
i cappotti – ci indica lui, entrando nella cucina.
-
ehi, Ma’, sono arrivati
– dice poi, rivolto alla madre, presa a fare la cioccolata.
-
buongiorno zia Helen.
–
-
ciao Eustachio. Come
stai? –
-
bene zia. Grazie –
-
Eusatchioooo! – Lucy
mi salta al collo, abbandonando i suoi compiti. Una volta staccatasi da
me ti
guarda.
-e
tu devi essere Jill,
giusto? Io sono Lucy, piacere! –
-
emh… piacere – fai
arrossendo.
-
Lucy! I compiti! – la
rimprovera la zia. –
voi salite pure…
Lucy vi raggiunge dopo aver finito i compiti. –
Saliamo
le scale. Entriamo
nella camera di Peter, che è anche
quella di Edmund.
-
ciao a tutti! –
esordisco entrando. Peter è seduto sul suo letto mentre
Susan sta alla
scrivania, a guardarsi le unghie.
-
ciao Eustachio! Ma
allora non sei morto! – mi dice Peter ironico.
-
no, non ancora! –
-
ciao. – Susan solleva
appena lo sguardo dalle sue unghie laccate di rosso. Arriccio il naso.
Edmund
sospira.
-
emh.. lei è Jill. La
mia migliore amica. – dico presentandoti.
-
oh… si. Ciao. – dici,
con un sorriso timido.
-
allora sei tu Jill! Siete tornati davvero a Narnia? – chiede
Peter. Annuisco.
Susan sbuffa impercettibilmente.
-
Edmund ci ha raccontato un po’ di cose. -
e mi lancia un’occhiata strana. Mi volto di
scatto e mi trattengo dal
tirare un pugno a Ed, che non si da la pena di nascondere il risolino
che gli è
salito alle labbra.
-
che cosa c’è? – mi chiedi curiosa.
Scuoto la testa.
-
nulla… -
-
ragazzii!! – Lucy entra correndo nella stanza. Susan la
guarda con rimprovero.
-
hai finito i compiti? – le chiede.
-
emh… no. però papà ha detto che mi
aiuta stasera. –
-
mmm –
-
ah, Sue, c’è Katy al telefono che ti vuole.
– comunica con aria solenne.
-
finalmente! – Susan esce dalla stanza, velocemente.
Chiudo
la porta, stando attento a non farla cigolare come al solito. Cala uno
strano
silenzio.
-
beh? Ci sarà pur qualcosa di cui parlare! – sbotta
Edmund. Mi viene in mente come
qualche anno fa lui odiasse parlare. Accidenti come cambiano le
persone.
-
Jill? Ti va di venire in camera mia? – chiede Lucy, saltando
su
improvvisamente. Poi ti afferra per una manica e ti trascina fuori,
dicendo:
-
lasciamo che parlino di cose da maschi. –
La
guardiamo uscire saltellando, allibiti.
-
ma che le è preso? –
******************************************************************
-
brr.. che freddo! – esclami, stringendoti nel cappotto. Apro
l’ombrello.
-
ci vediamo presto! – le facce sorridenti di Ed e Lucy ci
salutano mentre
usciamo sotto la neve. La porta viene richiusa.
Sospiri.
-
allora, come ti sembrano i miei cugini? – chiedo, mentre ti
attacchi al mio
braccio pur di stare sotto l’ombrello. La neve intorno a noi
continua a
fioccare.
-
sono… strani. A parte Susan. Lei mi sembra più
che normale. –
Annuisco.
-
e quindi? –
-
quindi… li adoro. – fai un gigantesco sorriso,
mentre le tue guancie si
colorano per il freddo. È un bellissimo sorriso il tuo. Non
riesco a smettere
di fissarlo.
-
bene – dico, un po’ imbarazzato, distogliendo lo
sguardo prima che tu te ne
accorga.
Arriviamo
a casa tua.
Suoni al citofono e aspetti che i tuoi ti aprano il cancello. Poi ti
volti
verso di me.
-
grazie mille
Eustachio. –
-
e di cosa? – rido io.
-
per tutto. Se non mi
avessi consolato quella volta in palestra non sarei mai andata a
Narnia, e io e
te non saremmo mai diventati amici. Grazie. – ti avvicini e
mi stampi un timido
bacio sulla guancia. Mi irrigidisco completamente. Sorridi e attraversi
il
cortile di casa tua. Arrivata alla porta ti giri e mi saluti. Poi entri
e
scompari dalla mia vista.
Mi
avvio meccanicamente
verso casa, ancora mezzo shockato. Ultimamente ci sono molte cose che
riescono
a sorprendermi. Prima o poi mi verrà una sottospecie di
infarto. Sorrido
inconsciamente. Grazie a te, Jill.